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Michael Centanni
IST 350 – Mangia!
Il Riposo della Polpetta e altre storie intorno al cibo
2 Maggio 2016
Il Riposo della Polpetta e altre storie intorno al cibo di Massimo Montanari dà ai lettori
una prospettiva storica della gastronomia italiana e il suo progresso nel corso dei secoli, partendo
dal Medioevo (e a volte piu’ prima come nei tempi dei Romani antichi) ad oggi. Scrive
dell’evoluzione dei cibi, delle bevande, dei metodi di cuocere/mangiare, e facendo così si può
approfondire pure l’evoluzione della cultura italiana che viene sicuramente identificata dalla
gastronomia e dalla cucina in generale. Montanari dimostra gli incroci che compongono la
società umana, la quale può essere considerata fondata sullo scambio di alimenti. Lo sviluppo
dell’italianeità, per esempio, inizia il suo processo con “la Rete delle Città”, in quanto si
scambiavano gli alimenti e i beni tra le regioni, a seconda delle specialità alimentari della propria
regione. Questo libro spiega in modo molto piacevole e contemporaneo la conessione chiara del
cibo e la cultura. Secondo Montanari, il cibo è la cultura. Montanari prende un alimento
differente per ogni paragrafo, e include vari aspetti della religione, del razzismo, delle classi
sociali, della nobiltà, dell’economia, della politica, e certamente della cultura in generale che
coincidono direttamente con l’evoluzione della gastronomia italiana, e quindi con l’identità
italiana.
Una delle parti che mi ha colpito di più è stata la descrizione dell’evoluzione della birra.
Montanari spiega che furono i Romani a portare la birra quando entrarono dal nord, pur
imparando a conoscere il vino già stabilito nell’Italia. Questo mi ricorda della nostra
conversazione in classe di Napoleon che arrivò in Italia durante la sua conquista nel Ottocento.
Gli piacque subito il vino italiano proprio come piacque pure ai Romani antichi centinaia di anni
precedenti. Montanari spiega che la birra degli antichi era una birra molto più densa di quella che
conosciamo oggi. Poi spiega che le persone nel Medioevo sperimentava tanto con le bevande e
che la mescolanza di sapori contrastanti era tipica del gusto del tempo, e quindi qualcuno provò
ad aggiungere del luppolo al liquido in fermentazione. Questa sperimentazione introdusse un
sapore amarognolo che, mescolato al dolce, incontrò grande fortuna che godiamo tutti ancora
oggi. Poi la birra, addizionata di luppolo, si conservava meglio e più a lungo, che coincide pure
con la nostra discussione in classe dei diversi metodi di conservazione utilizzati dalle persone del
passato, le quali non avevano i frigoriferi come abbiamo oggi. Altri metodi di conservazione
vengono anche menzionati in molte sezioni del libro. Le spezie, per esempio, erano spesso usate
nella conservazione di ingredienti e alimenti del passato.
Mi è piaciuto in particolare il segmento del libro che si intitola “Il Piacere e la Salute”
che descrive la piacevolezza di mescolare i contrari. Riprende una frase dai medici latini del
passato, contraria contrariis sanantur: “i contrari si sanano con i contrari”. Mi ha colpito la
descrizione della mentalità di questi medici latini e delle persone intorne, cioè che la natura è
imperfetta e bisogna manipolarla e correggerla per ristabilire un equilibrio che in natura non
esiste, ma alla salute dell’uomo è necessario. Secondo me quest’idea di usare il cibo come
metodo di correzione della natura imperfetta e magari come una sorta di controllo sulla natura mi
sembra ancora presente nelle menti degli italiani d’oggi. Penso che gli italiano siano molto
consci della natura, e quindi prendano degli ingredienti o delle frutte, li portino in cucina, e li
mescolino e li aggiungano a diverse ricette per metterli nel proprio posto giusto, in modo che
corregano gli errori ovvero le imperfezioni della natura. Questo capitolo parla anche di un nostro
tema in classe, cioè la percezione del grasso. Montanari scrive, “...il grasso non è – a differenza
di oggi – un nemico da evitare, bensì un amico rispettato e desiderato. La differenza fra le due
prospettive è, molto semplicemente, la differenza fra la fame e l’abbondanza” (Montanari 124).
Questo è legato alla nostra discussione in classe del significato delle persone grasse nelle pitture
del periodo Barocco che abbiamo studiato. La loro grassezza rappresentò la loro richezza e la
loro fortezza. Sin dal Medioevo si aveva questa prospettiva del grasso, e Montanari nota che
ovviamente questa visione del grasso si è invertito da poco tempo. Descrive quella cultura del
passato come “un mondo dominato dalla fame...[con] un desiderio di cibo sempre insoddisfato”,
quindi è certamente praticale il fatto che avevano questa mentalità. Così di nuovo vediamo come
la gastronomia e gli effetti del cibo sul corpo influenzano il razzismo e l’identità sociale.
Montanari tocca pure all’infatuazione dell’uso dello zucchero dal Cinquecento fino al
Ottocento. Montanari descrive,
Poi arrivò lo zucchero, introdotto in Europa dagli arabi durante il Medioevo
esportato dagli europei in America dopo i viaggi di Colombo. Fu un trionfo:
la cucina del tardo Medioevo, del Rinascimento, dell’Età barocca è
letteralmente un profluvio di zucchero, utilizzato in ogni piatto, in ogni
perparazione, in ogni portata (Montanari 101).
Dai zuccherini e dal vino sino ai pesci e le carni, proprio l’intero pasto ne era attraversato. Lo
zucchero non mancava a nessun piatto. Diventò protagonista assoluto delle mense aristocratiche.
Lo zucchero sostituì il miele che prima dominò la dolcificazione dei piatti. Montanari anche
spiega però che la cucina povera consisteva ancora dell’uso del miele, che mostra ancora la
separazione tra i poveri e le élites. Nonostante ciò, l’inclusione del dolce era prominente e
sicuramente considerato da tutti.
Montanari usa la dieta del monaco per dimostrare la dieta di una persona religiosa. Nota
che i monachi tenevano conto della leggerezza del corpo. Cercavano di dimenticare che il corpo
esistasse: “Mangiavano come se non mangiassero, bevavano come se non bevessero”. Questo
tipo di dieta influenzò pure la dieta dei nobili, in quanto fece spostare le attenzioni dei nobili su
carni di tipo diverso, soprattutto volatili come fagiani, pernici, starne, quaglie, capponi. La dieta
del monaco fu il modello per i nobili che si sentivano obbligati a riconoscere i giorni di magra e i
giorni santi.
Insomma, Il riposo della polpetta e altre storie intorno al cibo offre una
bell’interpretazione dell’evoluzione della gastronomia italiana, inclusa i suoi ingredienti, le sue
ricette, i suoi metodi, le sue tradizioni, e indubbiamente il suo impatto sulla cultura italiana e il
suo progresso a fianco del cibo. Aggiungendo degli aspetti personali e delle esperienze ed
osservazioni sue, Montanari rende divertente e piacevole una storia molto densa e lunga.
Dimostra alcuni elementi che si sono sostenuti tra il corso della storia italiana, pur
menzionandone alcuni perduti ma sempre notevoli a causa del loro impatto sul progresso di
diversi piatti e diverse ricette. Il libro mi ha presentato tante informazioni e tanti elementi che
sono direttamente legati al nostro approfondimento di questi temi in classe. Soprattutto, è stato
una lettura molto piacevole che mi aiuta a capire le informazioni in classe e a approfondire gli
argomenti già stabiliti nelle nostre discussioni in classe.
Bibliografia
Montanari, Massimo. Il Riposo Della Polpetta E Altre Storie Intorno Al Cibo. Bari: Editori
Laterza, 2009. Print.

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  • 1. Michael Centanni IST 350 – Mangia! Il Riposo della Polpetta e altre storie intorno al cibo 2 Maggio 2016 Il Riposo della Polpetta e altre storie intorno al cibo di Massimo Montanari dà ai lettori una prospettiva storica della gastronomia italiana e il suo progresso nel corso dei secoli, partendo dal Medioevo (e a volte piu’ prima come nei tempi dei Romani antichi) ad oggi. Scrive dell’evoluzione dei cibi, delle bevande, dei metodi di cuocere/mangiare, e facendo così si può approfondire pure l’evoluzione della cultura italiana che viene sicuramente identificata dalla gastronomia e dalla cucina in generale. Montanari dimostra gli incroci che compongono la società umana, la quale può essere considerata fondata sullo scambio di alimenti. Lo sviluppo dell’italianeità, per esempio, inizia il suo processo con “la Rete delle Città”, in quanto si scambiavano gli alimenti e i beni tra le regioni, a seconda delle specialità alimentari della propria regione. Questo libro spiega in modo molto piacevole e contemporaneo la conessione chiara del cibo e la cultura. Secondo Montanari, il cibo è la cultura. Montanari prende un alimento differente per ogni paragrafo, e include vari aspetti della religione, del razzismo, delle classi sociali, della nobiltà, dell’economia, della politica, e certamente della cultura in generale che coincidono direttamente con l’evoluzione della gastronomia italiana, e quindi con l’identità italiana. Una delle parti che mi ha colpito di più è stata la descrizione dell’evoluzione della birra. Montanari spiega che furono i Romani a portare la birra quando entrarono dal nord, pur imparando a conoscere il vino già stabilito nell’Italia. Questo mi ricorda della nostra conversazione in classe di Napoleon che arrivò in Italia durante la sua conquista nel Ottocento. Gli piacque subito il vino italiano proprio come piacque pure ai Romani antichi centinaia di anni
  • 2. precedenti. Montanari spiega che la birra degli antichi era una birra molto più densa di quella che conosciamo oggi. Poi spiega che le persone nel Medioevo sperimentava tanto con le bevande e che la mescolanza di sapori contrastanti era tipica del gusto del tempo, e quindi qualcuno provò ad aggiungere del luppolo al liquido in fermentazione. Questa sperimentazione introdusse un sapore amarognolo che, mescolato al dolce, incontrò grande fortuna che godiamo tutti ancora oggi. Poi la birra, addizionata di luppolo, si conservava meglio e più a lungo, che coincide pure con la nostra discussione in classe dei diversi metodi di conservazione utilizzati dalle persone del passato, le quali non avevano i frigoriferi come abbiamo oggi. Altri metodi di conservazione vengono anche menzionati in molte sezioni del libro. Le spezie, per esempio, erano spesso usate nella conservazione di ingredienti e alimenti del passato. Mi è piaciuto in particolare il segmento del libro che si intitola “Il Piacere e la Salute” che descrive la piacevolezza di mescolare i contrari. Riprende una frase dai medici latini del passato, contraria contrariis sanantur: “i contrari si sanano con i contrari”. Mi ha colpito la descrizione della mentalità di questi medici latini e delle persone intorne, cioè che la natura è imperfetta e bisogna manipolarla e correggerla per ristabilire un equilibrio che in natura non esiste, ma alla salute dell’uomo è necessario. Secondo me quest’idea di usare il cibo come metodo di correzione della natura imperfetta e magari come una sorta di controllo sulla natura mi sembra ancora presente nelle menti degli italiani d’oggi. Penso che gli italiano siano molto consci della natura, e quindi prendano degli ingredienti o delle frutte, li portino in cucina, e li mescolino e li aggiungano a diverse ricette per metterli nel proprio posto giusto, in modo che corregano gli errori ovvero le imperfezioni della natura. Questo capitolo parla anche di un nostro tema in classe, cioè la percezione del grasso. Montanari scrive, “...il grasso non è – a differenza di oggi – un nemico da evitare, bensì un amico rispettato e desiderato. La differenza fra le due
  • 3. prospettive è, molto semplicemente, la differenza fra la fame e l’abbondanza” (Montanari 124). Questo è legato alla nostra discussione in classe del significato delle persone grasse nelle pitture del periodo Barocco che abbiamo studiato. La loro grassezza rappresentò la loro richezza e la loro fortezza. Sin dal Medioevo si aveva questa prospettiva del grasso, e Montanari nota che ovviamente questa visione del grasso si è invertito da poco tempo. Descrive quella cultura del passato come “un mondo dominato dalla fame...[con] un desiderio di cibo sempre insoddisfato”, quindi è certamente praticale il fatto che avevano questa mentalità. Così di nuovo vediamo come la gastronomia e gli effetti del cibo sul corpo influenzano il razzismo e l’identità sociale. Montanari tocca pure all’infatuazione dell’uso dello zucchero dal Cinquecento fino al Ottocento. Montanari descrive, Poi arrivò lo zucchero, introdotto in Europa dagli arabi durante il Medioevo esportato dagli europei in America dopo i viaggi di Colombo. Fu un trionfo: la cucina del tardo Medioevo, del Rinascimento, dell’Età barocca è letteralmente un profluvio di zucchero, utilizzato in ogni piatto, in ogni perparazione, in ogni portata (Montanari 101). Dai zuccherini e dal vino sino ai pesci e le carni, proprio l’intero pasto ne era attraversato. Lo zucchero non mancava a nessun piatto. Diventò protagonista assoluto delle mense aristocratiche. Lo zucchero sostituì il miele che prima dominò la dolcificazione dei piatti. Montanari anche spiega però che la cucina povera consisteva ancora dell’uso del miele, che mostra ancora la separazione tra i poveri e le élites. Nonostante ciò, l’inclusione del dolce era prominente e sicuramente considerato da tutti. Montanari usa la dieta del monaco per dimostrare la dieta di una persona religiosa. Nota che i monachi tenevano conto della leggerezza del corpo. Cercavano di dimenticare che il corpo esistasse: “Mangiavano come se non mangiassero, bevavano come se non bevessero”. Questo tipo di dieta influenzò pure la dieta dei nobili, in quanto fece spostare le attenzioni dei nobili su
  • 4. carni di tipo diverso, soprattutto volatili come fagiani, pernici, starne, quaglie, capponi. La dieta del monaco fu il modello per i nobili che si sentivano obbligati a riconoscere i giorni di magra e i giorni santi. Insomma, Il riposo della polpetta e altre storie intorno al cibo offre una bell’interpretazione dell’evoluzione della gastronomia italiana, inclusa i suoi ingredienti, le sue ricette, i suoi metodi, le sue tradizioni, e indubbiamente il suo impatto sulla cultura italiana e il suo progresso a fianco del cibo. Aggiungendo degli aspetti personali e delle esperienze ed osservazioni sue, Montanari rende divertente e piacevole una storia molto densa e lunga. Dimostra alcuni elementi che si sono sostenuti tra il corso della storia italiana, pur menzionandone alcuni perduti ma sempre notevoli a causa del loro impatto sul progresso di diversi piatti e diverse ricette. Il libro mi ha presentato tante informazioni e tanti elementi che sono direttamente legati al nostro approfondimento di questi temi in classe. Soprattutto, è stato una lettura molto piacevole che mi aiuta a capire le informazioni in classe e a approfondire gli argomenti già stabiliti nelle nostre discussioni in classe.
  • 5. Bibliografia Montanari, Massimo. Il Riposo Della Polpetta E Altre Storie Intorno Al Cibo. Bari: Editori Laterza, 2009. Print.