3. Chiudiamo le scuole?
Dalle provocazioni e dalle utopie di Papini,
Freinet, Illich, Montessori, Milani e tanti altri
pedagogisti innovativi, nonché di architetti
come Aldo Rossi, Colin Ward e Giancarlo de
Carlo, la ricerca prosegue sulla via di un
radicale cambiamento della città e
dell’educazione.
4. • Diffidiamo de' casamenti di grande
superficie, dove molti uomini si rinchiudono
o vengono rinchiusi. Prigioni, Chiese,
Ospedali, Parlamenti, Caserme, Manicomi,
Scuole, Ministeri, Conventi. Codeste
pubbliche architetture son di malaugurio:
segni irrecusabili di malattie generali.
Giovanni Papini 1914
5. • Ma cosa hanno mai fatto i ragazzi, gli
adolescenti, i giovanotti che dai sei fino ai
dieci, ai quindici, ai venti, ai ventiquattro anni
chiudete tante ore del giorno nelle vostre
bianche galere per far patire il loro corpo e
magagnare il loro cervello?
6. Ivan Illich 1971
• La scuola è ancor meno efficiente quando si
tratta di preparare le condizioni che
favoriscano un uso aperto, esplorativo, delle
capacità acquisite, cioè quella che io
chiamerò “educazione liberale”.
Descolarizzare?
7. Discreta organizzazione
Aldo Rossi 1990
• L’edificio deve diventare puro teatro, ma
teatro della vita anche se già previsto. Perché
nell’edificio tutto è previsto ma è una discreta
previsione che permette la libertà; è come un
appuntamento, un viaggio d’amore, una
vacanza e tutto ciò che è contemplato che
possa accadere…
8. • Pur amando l’incerto ho sempre pensato che
solo persone con poca fantasia siano
contrarie ad una discreta organizzazione.
Perché solo questa organizzazione permette i
contrattempi, le variazioni, le gioie e le
delusioni…Una organizzazione come in
natura, dove l‘errore e l‘incidente sono
previsti e fanno crescere.
9. “La scuola diffusa: oltre le aule”
Una scuola non concentrata e non
accentrata
10. • Superare l’edificio scolastico per un territorio
complesso dell’apprendimento: la città è
scuola. Una provocazione che potrebbe
diventare un modello di ricerca per una
scuola del futuro che agisse in nuovi spazi
reali e virtuali per diventare un locus
diffuso dell'educare
11. La memoria: una scuola rurale e la
scuola attiva
una unica aula da cui si partiva e si tornava da e per il
mondo
14. Y’a pas d’heure pour créer
• Una esperienza di apprendimento diffuso a
Liegi nel 2012 in un Workshop Grundtwig de
Les ateliers d’Art Contemporain
• Anziani (o bambini e ragazzi) che apprendono
l’arte (o le lettere, la matematica, la vita) in
vari luoghi della città, in piccoli gruppi, seguiti
da maestri
15. • Educazione diffusa in luoghi diffusi
• “Mai più aule tra muri e studenti che volgono
lo sguardo teso alla fuga al di là dei vetri
chiusi”
• Il portale e le vie, le strade, le piazze e le
radure dell’educazione
16. • Maestri formali e informali in luoghi informali. I
mèntori.
• Pochi edifici dedicati come “portali” verso tanti
spazi diffusi nella città e nel territorio
• La mobilità degli studenti e la città che educa
• I social network “ripuliti” e resi veicoli di
educazione ed istruzione diffusa, insieme ai
luoghi fisici delle città, invece che strumenti di
“distruzione” diffusa e di neoanalfabetismo
17. Una simulazione per continuare la
ricerca
• Gli architetti e la gente disegnano i
“portali” multifunzione e collettivi e
organizzano la rete di un nuovo sistema
integrato di mobilità (mezzi elettrici, bici,
risciò, omnibus ecologici, piccoli tram..)
• Gli educatori definiscono i tempi e i luoghi
del nuovo apprendere in una città
ridisegnata insieme agli architetti
18. • L’enorme economia di scala e di risorse che si
verificherà servirà a configurare una rete
aperta, flessibile e integrata
• Una simulazione di una settimana “oltre le
aule” in cui si possa studiare ed imparare
diffondendosi in gruppi piccoli e grandi nella
città e nei suoi luoghi adatti ad apprendere,
dall’infanzia all’università.
19. Un percorso non facile
• Un nuovo modello di educazione ed
insegnamento
• L’organizzazione dei tempi e degli spazi
• La tutela e la responsabilità
• I nuovi maestri
• La mobilità
• La trasformazione di luoghi e architetture
della città per accogliere e far apprendere
• Il destino delle “vecchie” scuole
20. “Il Manifesto dell’educazione
diffusa”
Giuseppe Campagnoli e Paolo Mottana
2016-2019
Cesena, Settembre 2016: Anteprima del libro
Cattolica, Maggio 2017: Presentazione del libro
Milano, Maggio 2018: Lancio del Manifesto
Roma, Luglio 2018: Pubblicazione del Manifesto
27. I riferimenti bibliografici minimi del
progetto
• L’architettura della scuola. Giuseppe Campagnoli. Franco Angeli Milano 2007
• Piccolo manuale di controeducazione. Paolo Mottana Mimesis Edizioni 2011
• La città educante. Manifesto della educazione diffusa. Paolo Mottana e
Giuseppe Campagnoli. Asterios editore Trieste 2016
• Il Manifesto della educazione diffusa. Pubblicazione Comune-info Roma
Luglio 2018
• Montessori incontra. Sonia Coluccelli Le Guide Erickson 2018
• In preparazione un Manuale per l’educazione diffusa, una sorta di istruzioni
per l’uso