SlideShare a Scribd company logo
1 of 2
Download to read offline
Il diritto di avere diritti
Un diritto all’oblio
Le altre forme o livelli di garanzia riguardano la permanenza delle informazioni già raccolte. In
un Regolamento sulla protezione dei dati personali pubblicato il 25 gennaio 2012 dalla Commissione
europea si traggono le conclusioni di una ormai lunga e diffusa riflessione su questo tema e, all’art.
16, si disciplina il «diritto all’oblio» e alla cancellazione dei dati personali. Emerge così, nel
nuovissimo mondo della rete, un tema antico.
Dalla cancellazione alla imposizione. Ieri la damnatio memoriae, oggi l’obbligo del ricordo. Che
cosa diviene la vita nel tempo in cui «Google ricorda sempre»? L’implacabile memoria collettiva di
Internet, dove l’accumularsi d’ogni nostra traccia ci rende prigionieri d’un passato destinato a non
passare mai, sfida la costruzione della personalità libera dal peso d’ogni ricordo, impone un continuo
scrutinio sociale da parte di una infinita schiera di persone che possono facilmente conoscere le
informazioni sugli altri. Nasce da qui il bisogno di difese adeguate, che prende la forma della richiesta
di diritti nuovi – il diritto all’oblio, il diritto di non sapere, di non essere «tracciato», di «rendere
silenzioso» il chip grazie al quale si raccolgono i dati personali.
Si è già ricordato che la cancellazione della memoria, l’oblio forzato sono antiche tecniche sociali,
come testimoniano l’istituto della damnatio memoriae o l’Editto di Nantes, che ci indicano nella
liberazione dalle tossine del ricordo la via verso il ritorno alla normalità sociale. Rovesciata questa
impostazione con l’esperienza delle commissioni per la verità e la riconciliazione e l’affermazione di
un diritto alla verità, la vera damnatio, per le persone, è ormai rappresentata dalla conservazione, non
dalla distruzione della memoria. Che cosa diventa la persona quando viene consegnata alle banche
dati e alle loro interconnessioni, ai motori di ricerca che rendono immediato l’accesso a qualsiasi
informazione, quando le viene negato il diritto di sottrarsi allo sguardo indesiderato, di ritirarsi dietro
le quinte, in una zona d’ombra?
Questa domanda è occasionata da un cambiamento tecnologico, ma illustra un mutamento
antropologico. Non a caso si parla di persona «digitale», disincarnata, tutta risolta nelle informazioni
che la riguardano, unica e «vera» proiezione nel mondo dell’essere di ciascuno. Non un «doppio»
virtuale, dunque, che si affianca e accompagna la persona reale, ma la rappresentazione istantanea di
un intero percorso di vita, un’espansione senza limiti della memoria sociale che condiziona la
memoria individuale. Il mutamento di qualità della memoria sociale nasce dapprima con la creazione
di banche dati sempre più gigantesche, che rendono possibile la raccolta di tutte le informazioni
disponibili, i loro collegamenti, la loro massiccia diffusione. Ma il vero cambiamento si ha quando
Internet fa sì che quelle informazioni siano accessibili a tutti attraverso motori di ricerca che le
«indicizzano», le organizzano e le rendono suscettibili non solo di più diffusa conoscenza, ma di
rielaborazioni continue.
Si crea così un contesto che neutralizza le modalità che storicamente avevano consentito il
sottrarsi a una sorta di dittatura implacabile della memoria sociale. Limitate, fino a ieri, le possibilità
di raccolta delle informazioni; ardua o impossibile una loro conservazione totale; lontani o
difficilmente accessibili gli archivi; ristrette le opportunità di una diffusione su larga scala. In alcuni
casi, in particolare quello americano, vi era poi il contrappeso della «frontiera», dimensione non
soltanto fisica come ci ha ricordato Frederick Turner, ma luogo d’ogni opportunità e di rinascita della
persona libera dal passato. E poi la possibilità di scomparire, cambiando nome, immergendosi nella
«folla solitaria» delle metropoli.
Tutto questo è oggi cancellato dalla «tracciabilità» consentita dalle raccolte di massa delle
informazioni, dal fatto che la folla non è più solitaria, ma «nuda», restituita a una realtà nella quale
ogni individuo è scrutato, schedato, ricondotto a una misura che lo rende riconoscibile e riconosciuto.
Sembra scomparire l’antica alternativa intorno alla quale tanti si sono affaticati. La memoria come
accumulo di esperienza e saggezza o peso insostenibile del quale liberarsi? L’oblio come condanna
o come risorsa? Se pure vi fosse un fiume Lete dove abbeverarsi, per cancellare ogni ricordo, Internet
rimarrebbe lì, implacabile, con la «sua» memoria che si imporrebbe alla nostra. Infatti, mentre la
velocità dei tempi e dei cambiamenti, il vivere in un eterno tempo presente sembrano trascinare tutto
verso l’oblio, la memoria della rete è invece lì, sempre pronta a far riemergere qualsiasi cosa.
Qui è la ragione di una discussione sul «diritto all’oblio» che si diffonde in ogni luogo. Liberarsi
dall’oppressione dei ricordi, da un passato che continua a ipotecare pesantemente il presente, diviene
un traguardo di libertà. Il diritto all’oblio si presenta come diritto a governare la propria memoria, per
restituire a ciascuno la possibilità di reinventarsi, di costruire personalità e identità affrancandosi dalla
tirannia di gabbie nelle quali una memoria onnipresente e totale vuole rinchiudere tutti. Il passato non
può essere trasformato in una condanna che esclude ogni riscatto. Non a caso, già prima della
rivoluzione tecnologica, era prevista la scomparsa da archivi pubblici di determinate informazioni
trascorso un certo numero di anni. La successiva «vita buona» era considerata ragione sufficiente per
vietare la circolazione di informazioni relative a cattivi comportamenti del passato. Soprattutto negli
Stati Uniti le leggi prevedono minuziose casistiche riguardanti le attività economiche, tanto che dopo
quattordici anni non si può dare notizia neppure d’una bancarotta fraudolenta. Ombra protettrice di
Max Weber, con l’etica protestante a dare una mano a chi, benedetto dal successo negli affari, doveva
considerarsi assolto da ogni precedente peccato, liberato appunto dalle scorie d’un passato che non
rappresentano più la persona quale è effettivamente divenuta?
Nelle regole di oggi, rinvenibili nei paesi più diversi, si va dal diritto della persona di chiedere la
cancellazione di determinate informazioni al potere di impedirne la stessa raccolta; al divieto di
conservare i dati personali oltre un tempo determinato e di trasmetterli a specifiche categorie di
persone (i datori di lavoro, ad esempio); all’obbligo di predisporre meccanismi di «privacy by
design», affidando la tutela a strumenti tecnologici che provvedono alla cancellazione automatica di
determinate informazioni dopo un certo tempo dalla loro raccolta. E si prospettano ipotesi radicali: la
cancellazione della gran parte delle informazioni dopo dieci anni, una tabula rasa che consentirebbe
a ciascuno di ripartire liberamente da zero e riscatterebbe la persona dalla servitù d’essere considerata
come semplice produttore d’informazioni. Soluzioni estreme, e in definitiva non praticabili, ma che
sottolineano come la dinamica del vivere, la libera costruzione della personalità si oppongano per se
stesse alla vischiosità d’un passato costruito come incancellabile e disponibile per un numero
crescente di soggetti.
Il punto chiave sta nel rapporto tra memoria individuale e memoria sociale. Può il diritto della
persona di chiedere la cancellazione di alcuni dati trasformarsi in un diritto all’autorappresentazione,
alla riscrittura stessa della storia, con l’eliminazione di tutto quel che contrasta con l’immagine che
la persona vuol dare di sé? Così il diritto all’oblio può pericolosamente inclinare verso la
falsificazione della realtà e divenire strumento per limitare il diritto all’informazione, la libera ricerca
storica, la necessaria trasparenza che deve accompagnare in primo luogo l’attività politica. Il diritto
all’oblio contro verità e democrazia? O come inaccettabile tentativo di restaurare una privacy
scomparsa come norma sociale, secondo l’interessata versione dei nuovi padroni del mondo che
vogliono usare senza limiti tutti i dati raccolti?
Internet deve imparare a dimenticare, si è detto, anche per sfuggire al destino del Funes di Borges,
condannato a tutto ricordare. La via di una memoria sociale selettiva, legata al rispetto dei
fondamentali diritti della persona, può indirizzarci verso l’equilibrio necessario nel tempo della
grande trasformazione tecnologica.
Stefano Rodotà, Il Diritto Di Avere Diritti, Roma, Laterza & Figli, 2012, pp. 404-407

More Related Content

Similar to Il diritto di avere diritti

Diritto all'oblio digitale
Diritto all'oblio digitaleDiritto all'oblio digitale
Diritto all'oblio digitaleMarco Giacomello
 
Raimondo Villano - Sicurezza e reati informatici: problemi tecnici, giuridici...
Raimondo Villano - Sicurezza e reati informatici: problemi tecnici, giuridici...Raimondo Villano - Sicurezza e reati informatici: problemi tecnici, giuridici...
Raimondo Villano - Sicurezza e reati informatici: problemi tecnici, giuridici...Raimondo Villano
 
Raimondo Villano - Impatto spaziale delle nuove tlc
Raimondo Villano - Impatto spaziale delle nuove tlc Raimondo Villano - Impatto spaziale delle nuove tlc
Raimondo Villano - Impatto spaziale delle nuove tlc Raimondo Villano
 
Google e il diritto all'oblio di Paolo Bottazzini
Google e il diritto all'oblio di Paolo BottazziniGoogle e il diritto all'oblio di Paolo Bottazzini
Google e il diritto all'oblio di Paolo BottazziniLe Macchine Volanti
 
R. Villano - Verso la società globale dell'informazione: -problematiche ed a...
R. Villano  - Verso la società globale dell'informazione: -problematiche ed a...R. Villano  - Verso la società globale dell'informazione: -problematiche ed a...
R. Villano - Verso la società globale dell'informazione: -problematiche ed a...Raimondo Villano
 
R. Villano - Società globale dell'informazione: problematiche e azioni poli...
  R. Villano - Società globale dell'informazione: problematiche e azioni poli...  R. Villano - Società globale dell'informazione: problematiche e azioni poli...
R. Villano - Società globale dell'informazione: problematiche e azioni poli...Raimondo Villano
 
Sostenibilità virtualità ambiente verso un potere gentile 20110615
Sostenibilità virtualità ambiente   verso un potere gentile 20110615Sostenibilità virtualità ambiente   verso un potere gentile 20110615
Sostenibilità virtualità ambiente verso un potere gentile 20110615Stefano Lariccia
 
anteprima-del-libro-novus-ordo-seclorum
 anteprima-del-libro-novus-ordo-seclorum anteprima-del-libro-novus-ordo-seclorum
anteprima-del-libro-novus-ordo-seclorumiannumerosei
 
20151120 Intervento Convegno Este - Public version - No Download
20151120 Intervento Convegno Este - Public version - No Download20151120 Intervento Convegno Este - Public version - No Download
20151120 Intervento Convegno Este - Public version - No DownloadFederico Costantini
 
Raimondo Villano - Azione pubblico interesse
Raimondo Villano - Azione pubblico interesse Raimondo Villano - Azione pubblico interesse
Raimondo Villano - Azione pubblico interesse Raimondo Villano
 
Democrazia digitale
Democrazia digitaleDemocrazia digitale
Democrazia digitaleRosa Regine
 
Raimondo Villano - Aspetti filosofici, morali ed esistenziali della società...
  Raimondo Villano - Aspetti filosofici, morali ed esistenziali della società...  Raimondo Villano - Aspetti filosofici, morali ed esistenziali della società...
Raimondo Villano - Aspetti filosofici, morali ed esistenziali della società...Raimondo Villano
 
Anteprima del libro annuit coeptis
Anteprima del libro annuit coeptisAnteprima del libro annuit coeptis
Anteprima del libro annuit coeptisiannumerosei
 
R. Villano - cap. 9- Verso la Società globale dell'informazione -impatto so...
  R. Villano - cap. 9- Verso la Società globale dell'informazione -impatto so...  R. Villano - cap. 9- Verso la Società globale dell'informazione -impatto so...
R. Villano - cap. 9- Verso la Società globale dell'informazione -impatto so...Raimondo Villano
 
R. Villano - verso la società globale info-conclusioni
  R. Villano - verso la società globale info-conclusioni  R. Villano - verso la società globale info-conclusioni
R. Villano - verso la società globale info-conclusioniRaimondo Villano
 
Aaron Swartz - Una vita per la cultura libera e la giustizia sociale
Aaron Swartz - Una vita per la cultura libera e la giustizia socialeAaron Swartz - Una vita per la cultura libera e la giustizia sociale
Aaron Swartz - Una vita per la cultura libera e la giustizia socialeAmmLibera AL
 
R. Villano - Analisi settoriale principali applicazioni telematiche
R. Villano - Analisi settoriale principali applicazioni telematicheR. Villano - Analisi settoriale principali applicazioni telematiche
R. Villano - Analisi settoriale principali applicazioni telematicheRaimondo Villano
 

Similar to Il diritto di avere diritti (20)

Diritto all'oblio digitale
Diritto all'oblio digitaleDiritto all'oblio digitale
Diritto all'oblio digitale
 
Diritto all'oblio
Diritto all'oblioDiritto all'oblio
Diritto all'oblio
 
Raimondo Villano - Sicurezza e reati informatici: problemi tecnici, giuridici...
Raimondo Villano - Sicurezza e reati informatici: problemi tecnici, giuridici...Raimondo Villano - Sicurezza e reati informatici: problemi tecnici, giuridici...
Raimondo Villano - Sicurezza e reati informatici: problemi tecnici, giuridici...
 
Infosfera 2018
Infosfera 2018Infosfera 2018
Infosfera 2018
 
Raimondo Villano - Impatto spaziale delle nuove tlc
Raimondo Villano - Impatto spaziale delle nuove tlc Raimondo Villano - Impatto spaziale delle nuove tlc
Raimondo Villano - Impatto spaziale delle nuove tlc
 
Google e il diritto all'oblio di Paolo Bottazzini
Google e il diritto all'oblio di Paolo BottazziniGoogle e il diritto all'oblio di Paolo Bottazzini
Google e il diritto all'oblio di Paolo Bottazzini
 
R. Villano - Verso la società globale dell'informazione: -problematiche ed a...
R. Villano  - Verso la società globale dell'informazione: -problematiche ed a...R. Villano  - Verso la società globale dell'informazione: -problematiche ed a...
R. Villano - Verso la società globale dell'informazione: -problematiche ed a...
 
R. Villano - Società globale dell'informazione: problematiche e azioni poli...
  R. Villano - Società globale dell'informazione: problematiche e azioni poli...  R. Villano - Società globale dell'informazione: problematiche e azioni poli...
R. Villano - Società globale dell'informazione: problematiche e azioni poli...
 
Sostenibilità virtualità ambiente verso un potere gentile 20110615
Sostenibilità virtualità ambiente   verso un potere gentile 20110615Sostenibilità virtualità ambiente   verso un potere gentile 20110615
Sostenibilità virtualità ambiente verso un potere gentile 20110615
 
anteprima-del-libro-novus-ordo-seclorum
 anteprima-del-libro-novus-ordo-seclorum anteprima-del-libro-novus-ordo-seclorum
anteprima-del-libro-novus-ordo-seclorum
 
20151120 Intervento Convegno Este - Public version - No Download
20151120 Intervento Convegno Este - Public version - No Download20151120 Intervento Convegno Este - Public version - No Download
20151120 Intervento Convegno Este - Public version - No Download
 
Raimondo Villano - Azione pubblico interesse
Raimondo Villano - Azione pubblico interesse Raimondo Villano - Azione pubblico interesse
Raimondo Villano - Azione pubblico interesse
 
Democrazia digitale
Democrazia digitaleDemocrazia digitale
Democrazia digitale
 
Raimondo Villano - Aspetti filosofici, morali ed esistenziali della società...
  Raimondo Villano - Aspetti filosofici, morali ed esistenziali della società...  Raimondo Villano - Aspetti filosofici, morali ed esistenziali della società...
Raimondo Villano - Aspetti filosofici, morali ed esistenziali della società...
 
Anteprima del libro annuit coeptis
Anteprima del libro annuit coeptisAnteprima del libro annuit coeptis
Anteprima del libro annuit coeptis
 
R. Villano - cap. 9- Verso la Società globale dell'informazione -impatto so...
  R. Villano - cap. 9- Verso la Società globale dell'informazione -impatto so...  R. Villano - cap. 9- Verso la Società globale dell'informazione -impatto so...
R. Villano - cap. 9- Verso la Società globale dell'informazione -impatto so...
 
R. Villano - verso la società globale info-conclusioni
  R. Villano - verso la società globale info-conclusioni  R. Villano - verso la società globale info-conclusioni
R. Villano - verso la società globale info-conclusioni
 
NewSton4
NewSton4NewSton4
NewSton4
 
Aaron Swartz - Una vita per la cultura libera e la giustizia sociale
Aaron Swartz - Una vita per la cultura libera e la giustizia socialeAaron Swartz - Una vita per la cultura libera e la giustizia sociale
Aaron Swartz - Una vita per la cultura libera e la giustizia sociale
 
R. Villano - Analisi settoriale principali applicazioni telematiche
R. Villano - Analisi settoriale principali applicazioni telematicheR. Villano - Analisi settoriale principali applicazioni telematiche
R. Villano - Analisi settoriale principali applicazioni telematiche
 

Il diritto di avere diritti

  • 1. Il diritto di avere diritti Un diritto all’oblio Le altre forme o livelli di garanzia riguardano la permanenza delle informazioni già raccolte. In un Regolamento sulla protezione dei dati personali pubblicato il 25 gennaio 2012 dalla Commissione europea si traggono le conclusioni di una ormai lunga e diffusa riflessione su questo tema e, all’art. 16, si disciplina il «diritto all’oblio» e alla cancellazione dei dati personali. Emerge così, nel nuovissimo mondo della rete, un tema antico. Dalla cancellazione alla imposizione. Ieri la damnatio memoriae, oggi l’obbligo del ricordo. Che cosa diviene la vita nel tempo in cui «Google ricorda sempre»? L’implacabile memoria collettiva di Internet, dove l’accumularsi d’ogni nostra traccia ci rende prigionieri d’un passato destinato a non passare mai, sfida la costruzione della personalità libera dal peso d’ogni ricordo, impone un continuo scrutinio sociale da parte di una infinita schiera di persone che possono facilmente conoscere le informazioni sugli altri. Nasce da qui il bisogno di difese adeguate, che prende la forma della richiesta di diritti nuovi – il diritto all’oblio, il diritto di non sapere, di non essere «tracciato», di «rendere silenzioso» il chip grazie al quale si raccolgono i dati personali. Si è già ricordato che la cancellazione della memoria, l’oblio forzato sono antiche tecniche sociali, come testimoniano l’istituto della damnatio memoriae o l’Editto di Nantes, che ci indicano nella liberazione dalle tossine del ricordo la via verso il ritorno alla normalità sociale. Rovesciata questa impostazione con l’esperienza delle commissioni per la verità e la riconciliazione e l’affermazione di un diritto alla verità, la vera damnatio, per le persone, è ormai rappresentata dalla conservazione, non dalla distruzione della memoria. Che cosa diventa la persona quando viene consegnata alle banche dati e alle loro interconnessioni, ai motori di ricerca che rendono immediato l’accesso a qualsiasi informazione, quando le viene negato il diritto di sottrarsi allo sguardo indesiderato, di ritirarsi dietro le quinte, in una zona d’ombra? Questa domanda è occasionata da un cambiamento tecnologico, ma illustra un mutamento antropologico. Non a caso si parla di persona «digitale», disincarnata, tutta risolta nelle informazioni che la riguardano, unica e «vera» proiezione nel mondo dell’essere di ciascuno. Non un «doppio» virtuale, dunque, che si affianca e accompagna la persona reale, ma la rappresentazione istantanea di un intero percorso di vita, un’espansione senza limiti della memoria sociale che condiziona la memoria individuale. Il mutamento di qualità della memoria sociale nasce dapprima con la creazione di banche dati sempre più gigantesche, che rendono possibile la raccolta di tutte le informazioni disponibili, i loro collegamenti, la loro massiccia diffusione. Ma il vero cambiamento si ha quando Internet fa sì che quelle informazioni siano accessibili a tutti attraverso motori di ricerca che le «indicizzano», le organizzano e le rendono suscettibili non solo di più diffusa conoscenza, ma di rielaborazioni continue. Si crea così un contesto che neutralizza le modalità che storicamente avevano consentito il sottrarsi a una sorta di dittatura implacabile della memoria sociale. Limitate, fino a ieri, le possibilità di raccolta delle informazioni; ardua o impossibile una loro conservazione totale; lontani o difficilmente accessibili gli archivi; ristrette le opportunità di una diffusione su larga scala. In alcuni casi, in particolare quello americano, vi era poi il contrappeso della «frontiera», dimensione non soltanto fisica come ci ha ricordato Frederick Turner, ma luogo d’ogni opportunità e di rinascita della persona libera dal passato. E poi la possibilità di scomparire, cambiando nome, immergendosi nella «folla solitaria» delle metropoli. Tutto questo è oggi cancellato dalla «tracciabilità» consentita dalle raccolte di massa delle informazioni, dal fatto che la folla non è più solitaria, ma «nuda», restituita a una realtà nella quale ogni individuo è scrutato, schedato, ricondotto a una misura che lo rende riconoscibile e riconosciuto. Sembra scomparire l’antica alternativa intorno alla quale tanti si sono affaticati. La memoria come
  • 2. accumulo di esperienza e saggezza o peso insostenibile del quale liberarsi? L’oblio come condanna o come risorsa? Se pure vi fosse un fiume Lete dove abbeverarsi, per cancellare ogni ricordo, Internet rimarrebbe lì, implacabile, con la «sua» memoria che si imporrebbe alla nostra. Infatti, mentre la velocità dei tempi e dei cambiamenti, il vivere in un eterno tempo presente sembrano trascinare tutto verso l’oblio, la memoria della rete è invece lì, sempre pronta a far riemergere qualsiasi cosa. Qui è la ragione di una discussione sul «diritto all’oblio» che si diffonde in ogni luogo. Liberarsi dall’oppressione dei ricordi, da un passato che continua a ipotecare pesantemente il presente, diviene un traguardo di libertà. Il diritto all’oblio si presenta come diritto a governare la propria memoria, per restituire a ciascuno la possibilità di reinventarsi, di costruire personalità e identità affrancandosi dalla tirannia di gabbie nelle quali una memoria onnipresente e totale vuole rinchiudere tutti. Il passato non può essere trasformato in una condanna che esclude ogni riscatto. Non a caso, già prima della rivoluzione tecnologica, era prevista la scomparsa da archivi pubblici di determinate informazioni trascorso un certo numero di anni. La successiva «vita buona» era considerata ragione sufficiente per vietare la circolazione di informazioni relative a cattivi comportamenti del passato. Soprattutto negli Stati Uniti le leggi prevedono minuziose casistiche riguardanti le attività economiche, tanto che dopo quattordici anni non si può dare notizia neppure d’una bancarotta fraudolenta. Ombra protettrice di Max Weber, con l’etica protestante a dare una mano a chi, benedetto dal successo negli affari, doveva considerarsi assolto da ogni precedente peccato, liberato appunto dalle scorie d’un passato che non rappresentano più la persona quale è effettivamente divenuta? Nelle regole di oggi, rinvenibili nei paesi più diversi, si va dal diritto della persona di chiedere la cancellazione di determinate informazioni al potere di impedirne la stessa raccolta; al divieto di conservare i dati personali oltre un tempo determinato e di trasmetterli a specifiche categorie di persone (i datori di lavoro, ad esempio); all’obbligo di predisporre meccanismi di «privacy by design», affidando la tutela a strumenti tecnologici che provvedono alla cancellazione automatica di determinate informazioni dopo un certo tempo dalla loro raccolta. E si prospettano ipotesi radicali: la cancellazione della gran parte delle informazioni dopo dieci anni, una tabula rasa che consentirebbe a ciascuno di ripartire liberamente da zero e riscatterebbe la persona dalla servitù d’essere considerata come semplice produttore d’informazioni. Soluzioni estreme, e in definitiva non praticabili, ma che sottolineano come la dinamica del vivere, la libera costruzione della personalità si oppongano per se stesse alla vischiosità d’un passato costruito come incancellabile e disponibile per un numero crescente di soggetti. Il punto chiave sta nel rapporto tra memoria individuale e memoria sociale. Può il diritto della persona di chiedere la cancellazione di alcuni dati trasformarsi in un diritto all’autorappresentazione, alla riscrittura stessa della storia, con l’eliminazione di tutto quel che contrasta con l’immagine che la persona vuol dare di sé? Così il diritto all’oblio può pericolosamente inclinare verso la falsificazione della realtà e divenire strumento per limitare il diritto all’informazione, la libera ricerca storica, la necessaria trasparenza che deve accompagnare in primo luogo l’attività politica. Il diritto all’oblio contro verità e democrazia? O come inaccettabile tentativo di restaurare una privacy scomparsa come norma sociale, secondo l’interessata versione dei nuovi padroni del mondo che vogliono usare senza limiti tutti i dati raccolti? Internet deve imparare a dimenticare, si è detto, anche per sfuggire al destino del Funes di Borges, condannato a tutto ricordare. La via di una memoria sociale selettiva, legata al rispetto dei fondamentali diritti della persona, può indirizzarci verso l’equilibrio necessario nel tempo della grande trasformazione tecnologica. Stefano Rodotà, Il Diritto Di Avere Diritti, Roma, Laterza & Figli, 2012, pp. 404-407