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calabria
A cura del Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione - Regione Calabria
Luglio-Settembre
2014
FotoGiuseppeSignorino
Il nuovo PSR 2014-2020
E la sfida (ri)parte
FOCUS
L’assessore
Trematerra:
l’agricoltura
settore
in crescita
Il dirigente
generale
Zimbalatti:
filiera
bosco-legno:
l’impegno
continua
Sicurezza
sul lavoro.
Il vademecum
per gli operatori
del settore
SETTORE 1
AFFARI GENERALI,
RISORSE UMANE,
SERVIZI TERRITORIALI,
ENTI STRUMENTALI
E SUB-REGIONALI
Reggente
ing. Fernando Bafaro
f.bafaro@regcal.it
Servizio 1
AA.GG., Contenzioso
e Usi Civici,
Rapporti
con l’Organismo
Pagatore Regionale
e con gli Enti
Strumentali
e di Bonifica
Dirigente
avv. Domenico Ferrara
domenico.ferrara@regcal.it
Servizio 2
Area Territoriale
Meridionale
Reggio Calabria
Dirigente
dott.ssa Caterina Loddo
ca.loddo@regcal.it
Servizio 3
Area Territoriale
Settentrionale Cosenza
Dirigenteadinterim
ing. Fernando Bafaro
f.bafaro@regcal.it
SETTORE 2
VALORIZZAZIONE
E PROMOZIONE,
PRODUZIONI AGRICOLE
E FILIERA PRODUTTIVA
Dirigente
dott. Giacomo Giovinazzo
g.giovinazzo@regcal.it
Servizio 4
Sistema Qualità -
Valorizzazione,
Produzioni Agricole,
Mercato e Sicurezza
Alimentare,
Valorizzazione
Filiera Produttiva
Dirigente
ing. Carmelo Salvino
c.salvino@regcal.it
Servizio 5
Promozione e Marketing
dei Prodotti Agricoli
e Agroalimentari,
Fiere e Mercati,
Osservatori
ed Educazione
Alimentare
Dirigente
dott. Giorgio Piraino
g.piraino@regcal.it
SETTORE 3
SVILUPPO RURALE,
ZOOTECNIA,
CREDITO, RIORDINO
E TRASFORMAZIONE
FONDIARIA
Dirigente
dott. Giovanni Aramini
g.aramini@regcal.it
Servizio 6
Sviluppo della Zootecnia,
Riordino
e Trasformazione
Fondiaria
Dirigente
ing. Pasquale Celebre
pasquale.celebre@regcal.it
Servizio 7
Sviluppo Rurale,
Leader Plus,
Agriturismo,
Paesaggio Rurale
Dirigente
dott.ssa Alessandra Celi
a.celi@regcal.it
Servizio 8
Sviluppo Rurale,
Credito Agrario,
Fondo di Solidarietà
Dirigente ad interim
dott. Giovanni Aramini
g.aramini@regcal.it
SETTORE 4
SERVIZI DI SVILUPPO
AGRICOLO
FITOSANITARIO
E VALORIZZAZIONE
PATRIMONIO ITTICO
E FAUNISTICO
Reggente
ing. Carmelo Salvino
c.salvino@regcal.it
Servizio 9
Patrimonio Ittico
e Faunistico,
Caccia e Pesca
Dirigente
dott. Cosimo Caridi
c.caridi@regcal.it
Servizio 10
Ricerca e Dimostrazioni,
Divulgazione,
Formazione, Vivaismo
e Fitosanitario
Dirigente
dott.ssa Carmela Barbalace
ca.barbalace@regcal.it
SETTORE 5
FORESTE
E FORESTAZIONE,
POLITICHE
DELLA MONTAGNA,
DIFESA DEL SUOLO
E BONIFICA
Dirigente
dott. Giuseppe Oliva
g.oliva@regcal.it
Servizio 11
Forestazione, Tutela
Boschi, Valorizzazione
delle Montagne,
Sistemi Agricoli
e Montani,
Filiere Silvopastorali
Dirigente ad interim
ing. Pasquale Celebre
pasquale.celebre@regcal.it
Servizio 12
Difesa del Suolo, Bonifica
e Irrigazione,
Valorizzazione dei Sistemi
e Infrastrutture Rurali
Dirigente ad interim
dott. Giuseppe Oliva
g.oliva@regcal.it
D IPART IMEN TO N. 6
A GRICOLT URA, FORE S TE E FORES TAZI ONE
Via Enrico Molè - 88100 Catanzaro
Assessore dott. Michele Trematerra
michele.trematerra@regcal.it
Dirigente Generale prof. Giuseppe Zimbalatti
gzimbalatti@regcal.it
Autorità di Gestione PSR Calabria 2007-2013 avv. Alessandro Zanfino
alessandro.zanfino@regcal.it
21 F O C U S . N U O V O P S R 2 0 1 4 - 2 0 2 0 . P R O N T I , S I ( R I ) P A R T E
22 Con il nuovo PSR riparte una sfida
che vogliamo vincere
M I C H E L E T R E M A T E R R A
24Il ruolo dei Gal per sostenere le aree più deboli
A L E S S A N D R O Z A N F I N O
27 Combattereilconsumodisuolo
primoobiettivostrategico
G I O VA N N I A R A M I N I
A N T O N E L L A C O S T A
30Le misure climatico-ambientali:
una nuova opportunità
G I O VA N N I A R A M I N I
E N Z O C O R R A D O
R A F F A E L E PA O N E
33 Ruolo e funzione di Arcea
per la certificazione della spesa
M A U R I Z I O N I C O L A I
36 S I C U R E Z Z A
Vademecum per la sicurezza sul lavoro:
come muoversi e, soprattutto, cosa fare
M I C H E L A V E L L O
S I R I O C I V I D I N O
R I N O G U B I A N I
39 A L I M E N T A Z I O N E
39 Bergamotto, il miracolo delle statine naturali
L E O N A R D O D I D O N N A
G I O VA N N I S I N D O N A
E Z I O P I Z Z I
41 Il vino come prevenzione dei disturbi del cuore
V I N C E N Z O M O N T E M U R R O
46 P A T - P R O D O T T I A G R O A L I M E N T A R I T R A D I Z I O N A L I
Altre perle di Calabria
R O S A R I O F R A N C O
P I A R I S P O L I
Il cedro
Il pomodoro di Belmonte
L’arancia di Villa San Giuseppe
L’annona o anona
48 L E G G I - T U T T I I P R O V V E D I M E N T I
Leultimenovitàinmateriadilegislazione
M A N U E L A L A C A R I A
Sommario
Calabria Rurale
A cura dell’Assessorato Agricoltura, Foreste e Forestazione
Dipartimento 6 Settore 3 della Regione Calabria
Via Molè - 88100 Catanzaro
Telefono 0961 853132 – 0961 853125
Direttore responsabile
Massimo Antonio Calabrò
Vicedirettore
Manuela Lacaria
Coordinamento editoriale
Bruno Bernardi, Vincenzo Carè, Anna Maria Corea,
Rosario Franco, Giuseppina Statti, Edoardo Vigetti
Hanno collaborato
Giovanni Aramini, Antonio Brunori, Raffaele Cavalli,
Sebastiano Cerullo, Sirio Cividino, Enzo Corrado,
Antonella Costa, Leonardo Di Donna,
Rino Gubiani, Manuela Lacaria, Vincenzo Montemurro,
Maurizio Nicolai, Raffaele Paone, Ezio Pizzi, Pia Rispoli,
Giovanni Sindona, Michele Trematerra, Michela Vello,
Alessandro Zanfino, Giuseppe Zimbalatti
Registrazione Tribunale di Catanzaro n. 7 del 22.10.2013
Distribuito in allegato ad Agrisole - Gruppo Il Sole 24 Ore
Spedizione in abbonamento postale DL 253/2009
(conv. in L. 27.2.2004 n. 46) art. 1 comma 1
Progetto, impaginazione e realizzazione
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Soveria Mannelli (Catanzaro)
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www.calabriapsr.it - psrcalabria@regcal.it
2 L ’ E D I T O R I A L E
2 Più aziende e più giovani: l’agricoltura cresce e sta bene
M I C H E L E T R E M A T E R R A
5 L A F I L I E R A B O S C O - L E G N O
5 Filiera bosco-legno: l’impegno continua
G I U S E P P E Z I M B A L A T T I
8 Meccanizzazione forestale
e sviluppo sostenibile
R A F F A E L E C AVA L L I
11 La certificazione forestale sostenibile: il marchio PEFC
A N T O N I O B R U N O R I
14 La certificazione forestale sostenibile: il marchio FSC
A C U R A D I F S C I T A L I A
17 Il contrasto al commercio illegale del legno:
il nuovo Regolamento europeo
S E B A S T I A N O C E R U L L O
L’EDITORIALE
2
L’obiettivo che ci siamo preposti come
Assessorato, quando è iniziato il cam-
mino di questa legislatura, è stato quello
di consegnare ai calabresi una Calabria
agricola migliore, più aperta all’innova-
zione e alla modernità e più efficiente
anche in ambito amministrativo. E in
tutta sincerità credo di poter affermare
che, insieme al mio Dirigente Generale,
ai miei Dirigenti e a tutto il Dipartimento
Agricoltura, Foreste e Forestazione,
siamo riusciti, nonostante le difficoltà
inerenti la crisi economica internazio-
nale, nel nostro intento.
Un buon lavoro quindi, come certificato
dallo stato di salute dell’Agricoltura e del-
l’Agro-alimentare calabrese, che, secondo
i dati forniti sia da Bankitalia che da
Unioncamere, risulta essere uno dei po-
chissimi settori vitali in questo momento
congiunturale particolarmente negativo:
il quinto in Italia in termini di valore ag-
giunto e che, tra la fine del 2013 e il primo
trimestre del 2014, in controtendenza ri-
spetto alla maggior parte dei settori cala-
bresi, è cresciuto dell’1,5%. Il rapporto
stilato da Unioncamere, inoltre, mostra
che nel secondo trimestre del 2014, il nu-
mero delle nuove aziende agricole cala-
bresi ha superato di gran lunga i relativi
dati di mortalità e quindi indica un saldo
positivo, in termini assoluti, tra iscrizioni
alle Camere di Commercio regionali e ces-
sazioni di attività. Dato nettamente supe-
riore alla media nazionale.
Grandi soddisfazioni per chi, in questi
anni, ha lavorato duramente per risolle-
vare, valorizzare e supportare adeguata-
mente un settore che non attraversava un
Più aziende e più giovani:
l’agricoltura cresce
e sta bene
Secondo i dati
di Bankitalia
e Unioncamere,
è uno dei pochi settori
vitali nel panorama
economico italiano:
il quinto in termini
di valore aggiunto
con un saldo positivo
tra nuove iscrizioni
alle Camere
di Commercio regionali
e cessazioni di attività
nettamente superiore
alla media nazionale
M I C H E L E T R E M A T E R R A
Assessore all’Agricoltura
della Regione Calabria
buon periodo ma che, in una regione dalla
profonda cultura rurale come la Calabria,
costituiva comunque un comparto dalle
enormi potenzialità. E per fare questo ab-
biamo operato delle scelte, a volte risul-
tate impopolari, ma tese allo sviluppo e al
benessere dei territori regionali, che ci
hanno consentito di dedicare spazio e ri-
sorse ai comparti che abbiamo reputato
concretamente in grado di spingere in
avanti l’economia regionale, e di dare ri-
sultati sia in termini occupazionali che di
Prodotto interno lordo.
La Regione Calabria, in questi anni, è riu-
scita a invertire il trend di spesa dei fondi
comunitari, passando dal ventesimo al
settimo posto per capacità di spesa, riu-
scendo a impiegare tutte le risorse a di-
sposizione dell’Agricoltura calabrese e
favorendo, con le varie misure del PSR, gli
insediamenti in agricoltura di tanti gio-
vani e la creazione e l’ammodernamento
di numerose nuove aziende, quasi rad-
doppiando, ad esempio, la Misura 121,
uno degli assi portanti del Programma di
Sviluppo Rurale. Una Calabria che si è di-
mostrata veramente capace di gestire le
risorse finanziarie e che è una tra le poche
regioni italiane a vantare un organismo
pagatore regionale, Arcea, che media-
mente eroga ogni anno 400 milioni di
euro tra PSR e Domanda Unica, in inter-
valli di tempo che si restringono di anno
in anno.
C’è da dire comunque che il comparto del-
l’Agricoltura, al pari di tutti gli altri set-
tori economici, non si è potuto sottrarre
alle politiche di contenimento della spesa,
ulteriormente aggravate dalla brusca in-
3Luglio-Settembre 2014
impegnati da tempo nella promozione
delle nostre eccellenze sui mercati nazio-
nali e internazionali, partecipando a fiere
di prestigio e a eventi in grado di far co-
noscere e apprezzare i prodotti calabresi
in tutto il mondo. Non solo. Stiamo per-
seguendo infatti con grande convinzione e
impegno la strada dell’ottenimento della
certificazione IGP, Indicazione Geogra-
fica Protetta, dell’olio extra vergine
d’oliva calabrese, convinti che la nostra
produzione olearia, dalle caratteristiche
peculiari uniche, risulterebbe molto più
appetibile per i consumatori fuori
dai confini regionali e nazionali.
E certi che questo riconoscimento
farebbe crescere molto di più il
comparto dell’olivicoltura e che
potrebbe sopperire alla bassa red-
ditività delle aziende calabresi che
con tanti sacrifici producono olio
di qualità. Anche per combattere
la crisi delle nettarine questa
Giunta si sta spendendo con
grande impegno, avendo già dato
il via all’erogazione di 3,5 milioni
di euro, attraverso il finanzia-
mento di progetti di promozione,
che mirano a valorizzare queste
eccellenze calabresi e a far decol-
lare nuovamente la relativa eco-
nomia. Così come ingenti risorse sono
state messe a disposizione della zona di
Gioia Tauro con un apposito piano
agrumi.
terruzione degli importanti finanziamenti
nazionali, sempre garantiti fino al 2009.
Il Dipartimento Agricoltura, però, ha sa-
puto porre rimedio a questa situazione,
avvalendosi di risorse regionali e comuni-
tarie.
Detto questo, ripercorro le scelte di po-
licy e i provvedimenti che in questo qua-
driennio ho posto in essere e penso ad
esempio ai notevoli risultati ottenuti nel
comparto della Forestazione, un settore
che era abbandonato a se stesso: con
l’Afor in liquidazione e priva di prospet-
tive e soprattutto con una pesantissima
situazione debitoria a carico dell’intero
comparto. In pochissimi anni, però, que-
sta Amministrazione regionale ha ripri-
stinato l’ordine, approvando innanzitutto
una legge per riorganizzare l’intero com-
parto, creando l’azienda “Calabria Verde”,
che accoglie anche i dipendenti delle
soppresse comunità montane, dando loro
finalmente un futuro certo e che racco-
glie in sé, oltre alle attività di foresta-
zione, anche le politiche della montagna.
Il tutto con un’attenzione particolare per
la filiera bosco-legno, per la quale
stiamo lavorando sodo affinché si arrivi a
ottenere una certificazione del legname
calabrese e affinché tutte le fasi di lavo-
razione del legno restino tra in confini
regionali. Nel frattempo, un’incisiva
azione amministrativa ha portato anche
alla notevole riduzione della massa de-
bitoria del comparto. Percorso di rinno-
vamento che abbiamo intrapreso anche
per il settore agricolo dando vita alla
nuova “Azienda Regionale per lo Svi-
luppo dell’Agricoltura Calabrese
(ARSAC)”
Non meno importante l’attività riforma-
trice di questo Dipartimento che, con l’ap-
provazione della Giunta Regionale, è
riuscito a colmare dei clamorosi vuoti le-
gislativi, per settori fondamentali per la
nostra regione rappresentati proprio dal
patrimonio forestale e da quello olivicolo,
redigendo sia la legge per la “Gestione,
tutela e valorizzazione del patrimonio fo-
restale regionale” che quella per la “Tutela
e valorizzazione del patrimonio olivicolo
della Calabria”. La cultura dell’olio extra
vergine d’oliva calabrese, infatti, è un
altro fiore all’occhiello di questo Diparti-
mento e di questo Assessorato, che sono
In pochi anni
il settore forestale
è stato
riorganizzato
valorizzandone
le potenzialità
in termini
di sviluppo
economico
e sociale
“La spinta delle politiche
riformatrici attuate
dalla Regione
ha accompagnato
questo processo di sviluppo”.
L’EDITORIALE
Lo stesso impegno lo stiamo dedicando ad
alcune filiere di nicchia, come quella del
bergamotto, comparto che abbiamo rilan-
ciato con una serie di interventi mirati e di
investimenti importanti.
Abbiamo inoltre deciso di rafforzare le fi-
liere autoctone zootecniche, triplicando
in pochi anni i fondi per il benessere ani-
male e ampliando gli investimenti nel set-
tore biologico.
Per quanto riguarda la pesca, il Diparti-
mento ha messo in atto una serie di po-
litiche destinate a determinare profondi
cambiamenti di sistema. Il Fondo comu-
nitario FEP ha
fatto registrare
nell’ultima fase
una accelerazio-
ne delle proce-
dure con l’istrut-
toria in corso
delle oltre 400
domande di aiu-
to presentate a
valere sulla Mi-
sura 1.5 “Com-
pensazioni socio-
economiche”,
particolarmente
importante dato il periodo di crisi per i pe-
scatori. In corso di istruttoria anche le mi-
sure relative ai porti di pesca e ai proget-
ti pilota destinati ad avere un riflesso im-
portante per l’apertura di nuove prospet-
tive produttive. Sono avviati inoltre i pro-
getti già finanziati con l’Asse IV dei Grup-
pi di Azione Costiera, per i quali la Regio-
ne Calabria si trova attualmente ai verti-
ci nazionali relativamente all’avanzamen-
to fisico e di spesa delle operazioni speci-
fiche. Contemporaneamente la Regione Ca-
labria ha attivato, attraverso Fincalabra, mi-
sure di sollievo per le famiglie dei pesca-
tori, con la costituzione di un apposito fon-
do di garanzia per microcredito. Inoltre, nel-
l’ottica del coinvolgimento di tutti i por-
tatori d’interesse, è stato costituito il ta-
volo tecnico regionale sulla pesca che si oc-
cuperà delle politiche di settore, nonché
della programmazione del prossimo fondo
comunitario 2014/2020 FEAMP.
In questi anni abbiamo lavorato contem-
poraneamente, con grande senso di re-
sponsabilità e non pochi sacrifici, su
molteplici e impegnativi fronti. Lavoro che
sta già dando i suoi frutti nel presente, ma
che, sono certo, ne darà ancora di più nel
futuro, perché svolto con una prospettiva
ampia e mirata allo sviluppo economico
della regione. E in questa ottica abbiamo
cercato di redigere il miglior Programma
di Sviluppo Rurale della Calabria 2014-
2020 possibile: dopo aver raccolto le
istanze dei singoli imprenditori e delle as-
sociazioni di categoria, nei tavoli istitu-
zionali e in giro per i vari territori,
abbiamo cercato di fare del nostro meglio
perché il nuovo PSR fosse realmente utile
a coloro che vivono di agricoltura e alla
popolazione calabrese in generale e che
fosse scritto a misura di ogni imprenditore
agricolo calabrese. Così come ci è stato
chiesto di fare. Certi che il futuro della
nostra agricoltura sarà sempre più verde.
L’Assessorato
all’Agricoltura
ha lavorato
con grande senso
di responsabilità
impegnandosi
su diversi fronti
e realizzando
fra l’altro il miglior
Programma
di Sviluppo Rurale
possibile, quello
2014-2020,
uno strumento
che sarà utile
a chi vive
di agricoltura
e all’intera
popolazione
calabrese
4
5Luglio-Settembre 2014
Filiera bosco-legno:
l’impegno continua
Abbiamo riscoperto e valorizzato un patrimonio
che può costituire un vero pilastro dell’economia regionale
G I U S E P P E Z I M B A L A T T I
Dirigente Generale
del Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione -
Regione Calabria
Da sempre, quando si parla di boschi, per
l’Italia (e per la Calabria a maggior ra-
gione), vale l’espressione di Alfonso Ales-
sandrini che, negli anni ’80, la definì un
“Paese ricco di boschi poveri”. Ma, come
già fanno molti esperti del settore, anche
a me piace pensarla ricca di boschi non
gestiti, piuttosto che di boschi poveri. Non
voglio soffermarmi sui numeri e caratteri-
stiche del nostro patrimonio forestale, lo
abbiamo già fatto negli scorsi numeri e
sempre con il supporto di alcuni tra i
maggiori esperti del campo. Basti un solo
dato, ovvero l’indice di boscosità che, con
il 41%, risulta essere
di gran lunga supe-
riore alla media nazio-
nale. Ma, tuttavia,
posso affermare che,
durante questi ultimi
anni, la Calabria ha
iniziato un virtuoso
percorso di “restitu-
zione” della giusta di-
gnità alla propria
montagna, attraverso
la riscoperta e valorizzazione di un patri-
monio, che – non credo di esagerare –
può, economicamente parlando, al di là
degli ulteriori benefici ritraibili (idrogeo-
logico, paesaggistico, valorizzazione del-
l’ambiente rurale, etc.), costituire un vero
pilastro, forse “il terzo”, dell’economia re-
gionale. Anche se rischio di ripetermi, non
posso, per l’importanza che essa rivestirà,
appena sarà resa operativa attraverso gli
appositi “regolamenti”, non ricordare la
Legge Regionale n. 45 del 12 ottobre
2012, per la “Gestione, tutela e valoriz-
zazione del patrimonio forestale”. Que-
sta, in sintesi, definisce i principi di
indirizzo per incentivare la gestione fore-
stale sostenibile ivi compresa la certifica-
zione forestale di processo e di prodotto al
fine di tutelare il territorio e contenere il
cambiamento climatico, attivando e raf-
forzando così l’intera filiera forestale dalla
sua base produttiva e garantendo, nel
lungo temine, la multifunzionalità e la di-
versità delle risorse forestali. Una legge
frutto di un’attività
coordinata tra il
Dipartimento Agri-
coltura, Foreste e
Forestazione della
Regione Calabria, il
Corpo Forestale
dello Stato, l’Acca-
demia Italiana di
Scienze Forestali, le
Università di Pa-
dova e Reggio Ca-
labria, Federlegno, le associazioni forestali
e la Federazione Regionale Agronomi e
Forestali. Una legge per la montagna,
realizzata da chi “ama” la montagna, e
che in Calabria, tra le ultime regioni fo-
restali a dotarsene, ancora mancava. Una
legge che ha tracciato un solco di novità,
quello della gestione sostenibile, che
potrà avere solo ricadute positive, se com-
presa appieno e correttamente applicata.
La Legge per la gestione, tutela
e valorizzazione dei nostri boschi
ha rappresentato un vero e proprio
momento di svolta e di concreto
impegno per il cambiamento
LAFILIERABOSCO-LEGNO
A supporto di ciò, molto può fare, in tal
senso, l’innovazione tecnologica di cui
oggi disponiamo (ma che in Calabria
stenta a decollare), sia nel campo delle
utilizzazioni che in quello della lavora-
zione. Così come le nuove soluzioni che si
stanno sperimentando per i nostri mate-
riali legnosi. È l’Europa che ci chiede di es-
sere al passo coi tempi e a questa
chiamata noi abbiamo cercato di rispon-
dere “presente”, anche attraverso un mi-
gliore impiego dei fondi comunitari a
disposizione del settore. Con la nuova
programmazione 2014-2020 la Misura 8,
denominata Investimenti nello sviluppo
delle aree forestali e nel miglioramento
della redditività delle foreste, rappresen-
terà lo strumento fondamentale per poter
attuare il nuovo programma di sviluppo
rurale. Grazie a questa Misura, sarà data
maggiore visibilità e operatività al settore
forestale sia attraverso interventi in
campo più mirati, ma soprattutto attra-
verso una più forte finalizzazione all’inno-
vazione tecnologica del settore forestale e
della prima trasformazione, e alla sele-
zione e certificazione delle produzioni.
Infatti, in Calabria esistono ancora spazi
non pienamente utilizzati per valorizzare
al meglio il patrimonio forestale e ciò a
causa di una ridotta innovazione tecnolo-
gica e commerciale in cui operano le
aziende della filiera foresta-legno.
La Misura è finalizzata a sostenere
un’azione di mantenimento e sviluppo
sostenibile delle risorse forestali regio-
nali nell’ambito dei terreni siti in aree
idonee definite sulla base della carta
d’uso dei suoli della Regione Calabria cui
vengono associati obiettivi di natura
economica, nell’ambito di una strategia
di intervento sostenibile delle risorse. In
tale contesto, la nuova programmazione
agisce rispetto a due macro obiettivi:
mantenere e sviluppare, in una logica di
sostenibilità, le superfici forestali, sia per
finalità economiche che per quelle am-
bientali; innovando l’intero comparto
delle tecnologie forestali della trasfor-
mazione, mobilitazione e commercializ-
zazione dei prodotti provenienti dalle
foreste calabresi. Inoltre, secondo i più
avanzati e moderni criteri di sostenibilità
ambientale e resilienza ai cambiamenti
climatici, la Misura sosterrà l’imboschi-
mento delle aree non agricole e delle
aree agricole.
La Misura supporterà, inoltre, investi-
menti finalizzati ad accrescere la resi-
lienza e il pregio ambientale degli
ecosistemi forestali attraverso un’azione
rivolta al perseguimento di impegni di tu-
tela ambientale, miglioramento dell’effi-
cienza economica degli ecosistemi
forestali, mitigazione ed adattamento ai
cambiamenti climatici, offerta di servizi
eco sistemici e alla valorizza-
zione in termini di pubblica
utilità delle aree boschive.
Compito della Misura è inol-
tre quello di sostenere il va-
lore economico delle foreste
e l’innovazione dell’intero si-
stema delle tecnologie fore-
stali e, nella trasformazione,
mobilitazione e commercia-
lizzazione dei prodotti fore-
stali, con la finalità di
migliorare la selezione e la
qualità delle produzioni fore-
stali, conseguire un maggiore
valore aggiunto e la compo-
sizione delle filiere dei pro-
dotti delle foreste.
L’intervento della Misura si
articola attraverso l’azione
di cinque Sub-Misure/opera-
zioni:
Panorama delle Serre
6
• Sub-Misura/opera-
zione 8.1 – Imbo-
schimento e
creazione di aree
boscate;
• Sub-Misura/opera-
zione 8.3 – Preven-
zione delle foreste
danneggiate da in-
cendi, calamità na-
turali;
• Sub-Misura/opera-
zione 8.4 – Ripri-
stino delle foreste
danneggiate da in-
cendi, calamità na-
turali ed eventi
catastrofici;
• Sub-Misura/opera-
zione 8.5 – Investimenti diretti ad ac-
crescere la resilienza, il pregio
ambientale e il potenziale di mitiga-
zione degli ecosistemi forestali;
• Sub-Misura/operazione 8.6 – Investi-
menti in tecnologie forestali e nella tra-
sformazione, mobilitazione e
commercializzazione dei prodotti delle
foreste.
L’attuazione della Misura sarà attivata
attraverso investimenti presentati da
soggetti beneficiari singoli o loro asso-
ciazioni; da beneficiari che operano nel-
l’ambito di progetti di cooperazione con
progetti pilota e di sviluppo di nuovi pro-
dotti e tecnologie nel settore forestale e
nell’ambito di progetti integrati o inve-
stimenti collettivi, come definiti dalla
stessa Misura.
Le varie azioni di intervento delle Sub-Mi-
sure contribuiranno al raggiungimento di
due importanti obiettivi trasversali che
sono richiamati in tutta la programma-
zione: ambiente e clima. In particolare, le
azioni di intervento a favore dell’ambiente
consentiranno la salvaguardia, il ripristino
e il miglioramento della biodiversità dei
sistemi forestali ponendosi l’obiettivo di
migliorare e/o mantenere la qualità dei
suoli e di mitigare il rischio erosione, at-
traverso azioni di prevenzione ed azioni di
ripristino del patrimonio boschivo dan-
neggiato e sostenendo i processi di svi-
luppo della filiera agro-energetica. Invece,
per contrastare gli effetti negativi dovuti
ai cambiamenti climatici, la Misura inter-
viene mantenendo le funzioni climalte-
ranti dei sistemi forestali, attraverso
azioni di prevenzione dei principali rischi
e azioni di ripristino del patrimonio bo-
schivo danneggiato; potenziando e svi-
luppando le funzioni di assorbimento di
CO2 che svolgono le foreste. La nuova po-
litica di sviluppo rurale prevede uno spe-
cifico sostegno ai gestori forestali per
l’erogazione di servizi silvo-ambientali e
per lo sviluppo di filiere energetiche so-
stenibili. Rispetto alla precedente e at-
tuale programmazione, inoltre, va
evidenziata la particolare enfasi che viene
data alla fornitura di beni e servizi pub-
blici collegata allo svolgimento di attività
selvicolturali tradizionali e sostenibili.
Questo aspetto consente di valorizzare ul-
teriormente le foreste in considerazione
delle esternalità che esse sono potenzial-
mente in grado di generare. Si pensi, ad
esempio, alla funzione paesaggistica o alle
funzioni di conservazione della biodiver-
sità e di regolazione del ciclo dell’acqua
che possono derivare da una corretta ge-
stione dei boschi. Di seguito, attraverso il
contributo di ulteriori voci tra le più au-
torevoli del campo, cercheremo di capire
meglio termini nuovi come sostenibilità,
certificazione e legalità del legno. Spe-
rando che, le poche pagine a seguire,
siano l’ennesimo, piccolo tassello di un
mosaico, che è la crescita del settore fo-
restale, che giorno dopo giorno stiamo
cercando di completare, assieme. Buona
lettura.
7Luglio-Settembre 2014
All’interno della nuova
programmazione
2014-2020,
la Misura 8,
con le sue 5 specifiche
Sub-Misure,
rappresenta un forte
strumento finalizzato
all’innovazione
tecnologica
e al sostegno
di una politica
per lo sviluppo
sostenibile
Quando ci si riferisce a sostenibilità viene
subito da pensare al concetto definito
nel rapporto Brundtland, elaborato nel
1987 dalla Commissione mondiale sul-
l’ambiente e lo sviluppo che riporta come
la sostenibilità, o meglio lo sviluppo so-
stenibile, sia riferibile a quattro compo-
nenti fondamentali: la sostenibilità
economica, intesa come capacità di ge-
nerare reddito e lavoro per il sostenta-
mento della popolazione; la sostenibilità
sociale, intesa come capacità di garan-
tire condizioni di benessere umano (sicu-
rezza, salute, istruzione) equamente
distribuite per classi e genere; la soste-
nibilità ambientale, intesa come capacità
di mantenere qualità e riproducibilità
delle risorse naturali; la sostenibilità isti-
tuzionale, intesa come capacità di assi-
curare condizioni di stabilità,
democrazia, partecipazione, giustizia.
Nel coniugare sostenibilità a meccanizza-
zione forestale è immediato esaltare la
componente ambientale, rendendo meno
appariscenti altre due componenti alle
quali deve essere, invece, riconosciuta
eguale importanza, ossia la sostenibilità
economica e la sostenibilità sociale.
È naturale, infatti, che, affrontando le te-
matiche inerenti la meccanizzazione fo-
restale che fornisce strumenti di
attuazione alle utilizzazioni forestali, si
tengano in grande considerazione le inte-
razioni che si creano tra l’impiego delle
macchine e le componenti ambientali:
suolo, acqua, aria, fauna, vegetazione. La
sostenibilità ambientale di un sistema di
meccanizzazione può essere perciò valu-
tata sulla base degli impatti arrecati, di-
rettamente o indirettamente, a una o più
delle componenti ambientali. Compatta-
zione ed erosione del suolo, intorbida-
mento e aumento del sedimento nelle
acque superficiali, modifica della qualità
delle acque sotterranee, disturbi alla
fauna terrestre e acquatica, danni al so-
prassuolo residuo, modifica della qualità
dell’aria sono alcuni degli effetti che pos-
sono derivare dall’impiego di macchine e
attrezzature negli ambienti semi-naturali
rappresentati dai boschi e dalle foreste
sottoposti a utilizzazione.
Impiegando attrezzature adatte e proce-
dure operative idonee è possibile limi-
tare al minimo gli impatti arrecati
all’ambiente: ad esempio il ricorso al-
l’esbosco aereo mediante gru a cavo ri-
duce notevolmente gli impatti al suolo e
alle acque e modera quelli al soprassuolo
residuo, rispetto all’esbosco per via ter-
restre, operato mediante strascico con
trattore e verricello. Ma anche nel-
l’esbosco per via terrestre è possibile
adottare sistemi a impatto limitato:
l’impiego di pneumatici a larga sezione o
di semicingolature sulle ruote dei veicoli
che circolano sul terreno forestale con-
tribuisce a ridurre la compattazione e
l’erosione del suolo, diminuendo nello
stesso tempo la quantità di sedimento
nelle acque superficiali e il conseguente
intorbidamento delle stesse.
Il ricorso poi a combustibili alchilati nel-
l’alimentazione dei motori a due tempi
che equipaggiano motoseghe e decespu-
gliatori coadiuva il limitare dell’emissione
nell’atmosfera di sostanze inquinanti, così
come l’utilizzo di oli lubrificanti e di fluidi
Meccanizzazione forestale
e sviluppo sostenibile
Le componenti che incidono su uno sviluppo rispettoso dell’ambiente sono
molteplici e possono essere coniugate tenendo presente alcune semplici regole
8
R A F F A E L E C AVA L L I
Università
degli Studi di Padova
LAFILIERABOSCO-LEGNO
idraulici di origine vegetale attenua il ri-
schio di inquinamento delle acque sotter-
ranee in caso di accidentale sversamento
sul terreno.
È ovvio che non esiste ancora un sistema
di meccanizzazione forestale neutrale nei
confronti dell’ambiente e che ogni attività
di utilizzazione comporta un più o meno
elevato impatto. Per assicurare la sosteni-
bilità ambientale è importante che tali
impatti non comportino modificazioni
permanenti e, soprattutto, non arrechino
nocumento alla resilienza degli ambienti
naturali.
Come però accennato in precedenza, la
giusta attenzione che deve essere data
alla sostenibilità ambientale non deve di-
minuire l’importanza che la meccanizza-
zione forestale ha sia sulla sostenibilità
economica sia sulla sostenibilità sociale
degli interventi di raccolta del legname.
Gli effetti della meccanizzazione forestale
sulla sostenibilità eco-
nomica del settore
delle utilizzazioni fo-
restali possono essere
in qualche modo con-
trastanti. Infatti, l’au-
mento del livello di
meccanizzazione, os-
sia il passaggio da si-
stemi semi-meccaniz-
zati, basati principal-
mente sull’abbatti-
mento e allestimento
con motosega e sull’esbosco a strascico
con trattore, a sistemi totalmente mec-
canizzati, impostati sull’abbattimento e
allestimento con harvester ed esbosco con
forwarder, può contribuire a ridurre i co-
sti per unità di prodotto accatastato a
bordo strada. Ma lo stesso processo evo-
lutivo può comportare anche un incre-
mento degli investimenti in macchine, un
9Luglio-Settembre 2014
aumento dei costi della gestione azien-
dale e una riduzione del numero degli ad-
detti, creando un effetto depressivo del-
la sostenibilità economica. L’analisi a
riguardo delle re-
lazioni tra mec-
canizzazione fo-
restale e sosteni-
bilità economica
non può però es-
sere limitata allo
stretto ambito
delle utilizzazioni
forestali. Infatti,
favorire l’innalza-
mento del livello
di meccanizzazio-
ne costituisce uno strumento strategico
per aiutare il mantenimento delle imprese
forestali e rappresenta una chiave di suc-
cesso per coinvolgere giovani lavoratori
nell’attività aziendale e imprenditoriale,
elemento questo di importanza fonda-
mentale in particolare nei cambi gene-
razionali che avvengono nelle imprese fo-
restali stesse.
Il processo evolutivo può comportare
un incremento degli investimenti
in macchine, un aumento dei costi
di gestione e una riduzione
del numero degli addetti,
con un effetto economico depressivo
L’impiego
di pneumatici
a larga sezione
dei veicoli
che circolano
sul terreno forestale
contribuisce a ridurre
la compattazione
e l’erosione del suolo
Strettamente connesse con questi aspetti
risultano le relazioni tra meccanizza-
zione forestale e sostenibilità sociale, de-
clinata come capacità di garantire
condizioni di benessere umano (sicu-
rezza, salute, istruzione). Infatti, anche
in quest’ambito l’adozione di sistemi di
meccanizzazione con prestazioni sempre
più elevate comporta un innalzamento
dei livelli di sicurezza nelle diverse fasi
delle utilizzazioni e positive ricadute
sulla salute degli operatori, meno sotto-
posti a rischi di incidente e a stress fisici.
Ciò determina una sorta di meccanismo
di retroazione anche sulla sostenibilità
economica poiché la riduzione degli in-
cidenti da attività lavorativa si traduce
in minori costi sia per l’impresa sia per la
collettività.
Va detto che l’innalzamento del livello di
meccanizzazione non è scevro da proble-
matiche di tipo ergonomico e psico-fisico
per quanto concerne gli addetti, ma l’in-
tensità con cui si manifestano tali incon-
venienti è certamente inferiore a quella
dei sistemi semi-meccanizzati.
La sostenibilità sociale è influenzata
dalla meccanizzazione forestale anche
in relazione al fabbisogno di formazione
e addestramento richiesto nell’impiego
delle diverse macchine e attrezzature.
È necessario garantire adeguate cono-
scenze e competenze agli addetti in
modo che siano in grado di operare in
maniera efficace ed efficiente.
Il coinvolgimento della componente
umana è dunque indispensabile affinché
l’applicazione delle tecnologie mecca-
niche alle operazioni forestali assicuri i
migliori risultati. A questo riguardo la
formazione e l’addestramento giocano
un ruolo strategico mediante l’adozione
di attrezzature didattiche innovative,
quali i simulatori; di programmi forma-
tivi focalizzati non solo sull’impiego
delle tecnologie, ma anche sulla loro
gestione; di programmi formativi im-
perniati sulle diverse figure professio-
nali che devono essere preparate
dall’operatore all’imprenditore.
Nello sviluppare tali programmi formativi
e, in particolare, le metodologie didatti-
che si deve tener conto che in generale le
informazioni sono prontamente e facil-
mente accessibili; che gli aggiornamenti
tecnologici avvengono con tale rapidità
da far risultare superati i tradizionali si-
stemi di formazione e addestramento; che
la conoscenza impartita per discipline ri-
sulta inappropriata per preparare a ope-
rare nei luoghi di lavoro e nelle comunità
moderne; l’apprendimento si sta sempre
più allineando con le caratteristiche della
realtà operativa; le moderne organizza-
zioni richiedono flessibilità nella capacità
di apprendimento; che infine è sempre più
diffuso il fabbisogno di un apprendimento
immediato.
Alla luce di queste considerazioni appare
chiaro come la meccanizzazione forestale
possa contribuire ef-
ficacemente a uno
sviluppo sostenibile
agendo su tre impor-
tanti componenti:
quella ambientale,
quella economica e
quella sociale. Consi-
derate le interazioni
che s’instaurano tra le
diverse componenti è
palese l’attenzione
che deve essere posta
nella scelta tra i vari
sistemi di meccaniz-
zazione che devono
essere sempre di più
valutati con criteri
basati su un approc-
cio di tipo olistico.
10
ERRATA CORRIGE
Pubblichiamo la versione
aggiornata dell’adesivo
attestante il superamento
del controllo funzionale
delle macchine irroratrici,
che sostituisce
quella pubblicata
a pagina 14 del numero
scorso di Calabria Rurale.
LAFILIERABOSCO-LEGNO
La certificazione forestale
sostenibile:
il marchio PEFCL’adozione del marchio PEFC
cambia le regole del mercato
e ne garantisce i processi
A N T O N I O B R U N O R I
Segretario Generale
PEFC Italia
La certificazione forestale è un mecca-
nismo che si avvale della verifica in
campo da parte di organismi di certifi-
cazione indipendenti per garantire che
una foresta sia gestita in conformità a
degli standard gestionali riconosciuti a
livello internazionale basati sulla soste-
nibilità.
La certificazione forestale garantisce
anche la tracciabilità dei prodotti fore-
stali e l’uso di un’etichettatura di mer-
cato, cioè il marchio PEFC. II logo potrà
essere apposto ai prodotti costituiti da
materia prima che provengono da fore-
ste certificate PEFC, quindi non solo
legno e suoi derivati (come la carta), ma
anche i prodotti forestali non legnosi
(come funghi, tartufi, miele, sughero,
castagne, ecc.).
Quali sono le caratteristiche
di una gestione forestale sostenibile?
Un foresta viene gestita in modo sosteni-
bile quando:
• la quantità di legname tagliato non è
mai superiore alla quantità che cresce
in foresta;
• dopo il taglio, gli alberi verranno ri-
piantati o verranno aiutati a rinnovare
naturalmente;
• vengono tutelati gli habitat per piante
e animali selvatici e tutte quelle fun-
zioni di protezione che normalmente la
foresta svolge nei confronti del clima,
del suolo e dell’acqua;
• devono essere rispettati i diritti e il be-
nessere dei lavoratori, delle popolazioni
locali e dei proprietari forestali, ovvero
di tutti coloro che si guadagnano da
vivere in bosco o grazie ad esso;
• viene incoraggiato lo sviluppo locale
perché da esso dipende il benessere e
la sopravvivenza del bosco stesso.
La procedure di certificazione
La certificazione forestale PEFC è la ga-
ranzia che la materia prima legnosa per car-
ta e prodotti in legno deriva da foreste ge-
stite in maniera sostenibile attraverso
controlli di parte terza. La gestione delle fo-
reste certificate è quindi regolarmente
verificata da ispettori competenti e indi-
pendenti, a loro volta controllati da Accredia
(organismo di accreditamento nazionale).
11Luglio-Settembre 2014
I principi che devono essere applicati e
che sono parte integrante della gestione
forestale PEFC sono:
• la conservazione della foresta come
habitat per animali e piante;
• il mantenimento della funzione protet-
tiva delle foreste nei confronti dell’ac-
qua, del terreno e del clima;
• la tutela della biodiversità degli ecosi-
stemi forestali;
• la verifica dell’origine delle materie
prime legnose;
• la regolazione del taglio delle piante ri-
spettando il naturale ritmo di crescita
della foresta;
• l’obbligo che le aree soggette al taglio
vengano rimboschite o preferibilmente
rigenerate e rinnovate naturalmente;
• la tutela dei diritti e della salute dei la-
voratori;
• la promozione delle filiere corte;
• la garanzia dei diritti delle popolazioni
locali e dei proprietari forestali.
12
I L R E G O L A M E N T O E U R O P E O E L ’A D O Z I O N E D E L S I S T E M A I N T E R N O D I “ D O V U T A D I L I G E N Z A ”
Il 3 marzo 2013 è entrato
in vigore il Regolamento
(EU) 995/2010, meglio
noto come EU Timber
Regulation (EU-TR), che
si applica al legno e a
tutti i prodotti da esso
derivati, inclusa la carta.
Per le aziende che
introducono nel mercato
europeo prodotti a base
legnosa, il regolamento
vieta l’immissione
e il commercio di prodotti
di origine illegale
e obbliga l’adozione
di un sistema interno
di “dovuta diligenza”
(Due diligence).
L’Unione Europea ha
approvato questo
regolamento per
prevenire il commercio
di legname illegale
in Europa, secondo
quanto già avviene,
ma su base volontaria,
con l’attuazione della
certificazione di catena
di custodia PEFC.
La EU-TR, attraverso
il Regolamento
di Esecuzione (UE)
n. 607/2012 però non
qualifica le certificazioni
forestali come prova
automatica (green lane)
di rispondenza ai requisiti
del Regolamento 995/2010,
ma la riconosce tra le
certificazioni che servono
come base di partenza
per l’implementazione
di un sistema di Diligenza
Dovuta che garantisca la
provenienza legale delle
loro forniture di materia
di origine forestale.
Il sistema di certificazione
forestale PEFC ha
sviluppato fin dal 2010
un proprio sistema di Due
diligence, interno alla
certificazione di catena di
custodia, che può essere
usato come base per un
sistema di Due diligence
in accordo ai requisiti
della EU-TR.
La certificazione
di CoC PEFC è quindi
tecnicamente
considerata adeguata
per minimizzare il rischio
di commercializzazione
(nel mercato comunitario)
di legname e/o prodotti
in legno di origine
illegale, rischio che,
secondo la terminologia
utilizzata dalla EU-TR,
sarebbe così considerato
“trascurabile”.
Quindi qualsiasi azienda
del settore foresta legno
può certificarsi PEFC,
anche per dare garanzia
che il proprio legname
proviene da “Fonti
Controllate”, se ha
correttamente applicato
alla propria azienda
il sistema di Diligenza
Dovuta proposto dal
PEFC, comprese le azioni
di analisi del rischio
per escludere l’acquisto
di legno proveniente
da fonti controverse.
Si ricorda che il concetto
del controllo su chi
“immette il legname per
la prima volta nel
mercato europeo” non
coinvolge solamente gli
importatori del legname
da fuori Europa,
ma anche coloro che,
abbattendo un bosco o
una piantagione in Italia,
vendono i tronchi o i loro
derivati (legna da ardere,
cippato, etc), immettendo
quindi per la prima volta
quel materiale legnoso
nel mercato.
Ora è più facile combattere il commercio illegale
LAFILIERABOSCO-LEGNO
La garanzia
del prodotto finito
La garanzia della corretta ori-
gine del materiale certificato
si ottiene attraverso la Certi-
ficazione di Catena di Custo-
dia PEFC, che è un sistema
per tracciare il materiale cer-
tificato dalla foresta al pro-
dotto finito, fornendo così
garanzia che il prodotto pro-
venga a tutti gli effetti da
una foresta certificata. Anche
la certificazione di Catena di
Custodia viene emessa da un
organismo di certificazione
indipendente e accreditato
che verifica che il sistema di
registrazione del flusso del
legno di un’azienda soddisfi i
precisi requisiti dello schema
di certificazione PEFC.
L’organizzazione PEFC
Il PEFC è un’organizzazione mondiale non
governativa, no-profit indipendente, che
promuove la gestione sostenibile delle fore-
ste attraverso una certificazione, ricono-
sciuta a livello internazionale, rilasciata da
un organismo di certificazione esterno total-
mente indipendente rispetto al PEFC stesso.
PEFC è l’acronimo di Programme for En-
dorsement of Forest Certification schemes
che significa Programma per il Riconosci-
mento di Schemi di Certificazione Fore-
stale. Il marchio identifica i prodotti
costituiti da materia prima legnosa che
proviene da foreste certificate per la ge-
stione sostenibile delle loro risorse.
Il PEFC gode a livello internazionale del
sostegno di numerosi soggetti apparte-
nenti al settore foresta-legno:
• proprietari forestali;
• amministrazioni pubbliche;
• organizzazioni e associazioni per la
commercializzazione del legno;
• associazioni di categoria e della società
civile;
• sindacati dei lavoratori;
• organizzazioni non governative e orga-
nizzazioni ambientaliste.
13Luglio-Settembre 2014
L’area forestale certificata PEFC al 31
agosto 2013 è di 821.933,69 ettari (9,38%
della superficie forestale totale italiana,
pari a 8.759.200 ettari). L’area a maggior
certificazione è quella gestita dal Bauer-
nbund - Unione Agricoltori di Bolzano
(con 289.015 ettari), seguita dall’area ge-
stita dal Consorzio dei Comuni Trentini –
AR Trentino (con 247.634,52 ettari, dal-
l’area gestita dal Gruppo PEFC Veneto
(con 85.307,21 ettari, l’8,8%) e dall’area
gestita dall’Associazione Regionale FVG –
Legno Servizi (con 81.008,45 ettari).
A seguire vengono le foreste del Pie-
monte, della Lombardia, della Toscana e
Abruzzo. In Calabria, attualmente, non
esistono foreste certifi-
cate, anche se l’interesse
per questo potente stru-
mento di marketing (per la
promozione dei prodotti
locali, ma anche di aree
forestali note a tutti ma a
cui manca un riconosci-
mento formale) sta cre-
scendo proprio in questi
ultimi mesi.
Le aziende del settore
legno-carta con certifica-
zione di Catena di Custodia
PEFC in Italia sono 898.
Purtroppo la Calabria è
l’unica regione italiana a
non avere neanche una
azienda con la certifica-
zione di tracciabilità PEFC.
La certificazione forestale
sostenibile:
il marchio FSC
Le grandi catene del commercio e della distribuzione
che operano nel settore dell’arredamento,
ma anche la pubblica amministrazione e l’edilizia
richiedono l’adozione di standard di gestione condivisi
14
A cura di FSC Italia
La sua mission è quella di promuovere una
gestione delle foreste che sia rispettosa
dell’ambiente, per assicurare che la pro-
duzione e raccolta dei prodotti legnosi e
non legnosi del bosco mantenga la bio-
diversità e i processi ecologici, una ge-
stione forestale che sia socialmente uti-
le, che aiuti quindi sia la popolazione lo-
cale sia la società in generale a godere di
benefici a lungo termine e infine una ge-
stione che sia economicamente sosteni-
bile, il che significa che le operazioni fo-
restali devono essere organizzate e ge-
stite in modo da essere sufficientemen-
te redditizie, senza generare profitti a sca-
pito della tutela delle risorse forestali, del-
l’ecosistema, o delle comunità interessate.
A livello internazionale FSC muove i
primi passi nel 1992 quando, sulla scia
della conferenza ONU sullo sviluppo
sostenibile, rappresentanti delle im-
prese interessate, gruppi sociali e or-
ganizzazioni ambientaliste si sono
riuniti e hanno istituito il Forest Ste-
wardship Council, che assumerà una
forma ufficiale, legalmente ricono-
sciuta, nel 1994 in Messico.
Un paio di anni dopo, in Italia, presso
il Dipartimento TeSAF dell’Università
di Padova, si forma il primo gruppo di
lavoro per la definizione degli stan-
dard nazionali di Gestione Forestale: è
questo il nucleo dal quale nascerà, nel
2001, il Gruppo FSC Italia1
, associa-
zione di volontariato, indipendente e
senza scopo di lucro, ufficialmente ri-
conosciuta come Iniziativa Nazionale
da FSC internazionale nel 2002 e, suc-
cessivamente, come Ufficio Nazionale
nel 2013.
FSC Italia ha tra i suoi membri proprie-
tari forestali, aziende del legno e del
settore carta-stampa, organizzazioni
ambientaliste, associazioni, sindacati,
professionisti, enti di certificazione.
Si dedica a numerose attività, tra cui:
• coordinare la definizione degli
standard nazionali di buona ge-
stione forestale, sulla base dell’in-
sieme dei principi e criteri definiti
su scala internazionale;
• fornire un supporto informativo a
chi è interessato alla certificazione;
• organizzare corsi di formazione;
• promuovere la buona gestione fo-
restale tramite eventi informativi e
campagne di sensibilizzazione;
• rilasciare licenze d’uso promozio-
nale dei marchi ai soggetti per i
quali non è prevista la certifica-
zione e controllarne l’eventuale
utilizzo illecito.
Origini di FSC®
Il Forest Stewardship Council® è
un’organizzazione non governativa in-
ternazionale, indipendente e senza
scopo di lucro, che riunisce gruppi
ambientalisti e sociali, comunità indi-
gene, proprietari forestali, industrie
che lavorano e commerciano il legno,
scienziati e tecnici.
1. Dal 2012 il nome legale dell’organizzazione è Associazione Italiana per la Gestione Forestale Responsabile
LAFILIERABOSCO-LEGNO
15Luglio-Settembre 2014
La diffusione
della certificazione forestale
A livello internazionale, a partire dal
1994, la certificazione si diffonde ini-
zialmente soprattutto nel Nord Ame-
rica e Nord Europa raggiungendo i
primi 10 milioni di ettari nel 1998 e i
100 milioni nel 2008, in 79 paesi, in-
clusi alcuni dell’America latina (Bra-
sile e Bolivia in primis) e dell’Africa
(Sudafrica e Gabon). Oggi gli ettari
certificati sono quasi 185 milioni in 80
paesi, con almeno 150.000 piccoli
proprietari coinvolti, inclusi alcuni
proprietari italiani privati e pubblici.
Purtroppo però, nonostante il discreto
patrimonio forestale di cui è dotato il
nostro paese, la diffusione della certi-
ficazione non ha seguito il trend in-
ternazionale perché l’incidenza
economica delle attività forestali è, da
qualche decennio, molto bassa cau-
sando crescenti fenomeni di abban-
dono gestionale del bosco.
Nonostante questo, alcune realtà ita-
liane hanno comunque perseguito ed
ottenuto la certificazione FSC e l’hanno
saputa mantenere nel corso degli anni,
come nel caso della Magnifica Comu-
nità di Fiemme (TN) che per prima in
Italia e in tutto l’arco alpino, nel 1997,
ha potuto fregiarsi di questo riconosci-
mento. Altre proprietà poi si sono ag-
giunte nel corso degli anni, arrivando
ad una superficie certificata comples-
siva di oltre 51.000 ettari, fra i quali si
contano anche i boschi della Comunità
Montana Colline Metallifere, le foreste
gestite dalla Regione Lombardia (tra-
mite l’ERSAF) e – più di recente – quelle
di alcuni piccoli proprietari sud-tirolesi
riuniti in gruppo e coordinati da un
consulente tecnico-commerciale che
coordina anche la commercializzazione
del legname.
I vantaggi della certificazione
La certificazione FSC è uno strumento
credibile e trasparente a garanzia di
un uso responsabile delle foreste e
delle piantagioni. Per i proprietari e i
gestori forestali è un’opportunità per
migliorare la gestione delle foreste,
per valorizzare il proprio patrimonio
boschivo e i prodotti sul mercato, per
consolidare e migliorare i rapporti con
i diversi soggetti interessati (ditte bo-
schive, clienti, ma anche ambientali-
sti, autorità di controllo, turisti), per
rafforzare il legame tra foresta e ter-
ritori di elevata qualità ambientale.
Per le aziende e industrie che produ-
cono, trasformano o commercializ-
zano prodotti forestali è uno
strumento credibile per dimostrare il
proprio impegno ad un uso corretto e
responsabile delle risorse forestali e
quindi per migliorare la propria repu-
tazione aziendale. Il marchio FSC per-
mette alle aziende certificate di
differenziare i propri prodotti, acqui-
sendo un vantaggio competitivo e ri-
spondendo alla crescente domanda di
mercato.
Per potersi certificare, una volta sta-
bilita la tipologia di certificazione che
si vuole richiedere (Gestione Forestale,
per proprietari e gestori forestali, o
Catena di custodia, per imprese di tra-
sformazione e/o commercio di pro-
dotti forestali), il primo passo da
compiere è la presa visione degli stan-
dard di riferimento, così da definire re-
quisiti e obblighi previsti, eventual-
mente con il supporto di un consu-
lente esterno che supporti l’azienda in
fase di preparazione.
Deve poi essere individuato un ente di
certificazione, in possesso di accredi-
tamento FSC ad opera dell’organizza-
zione indipendente Accreditation
Services International (ASI), al quale
inoltrare la domanda di certificazione.
Tale ente si incarica di condurre una
verifica ispettiva presso la foresta o
l’azienda, allo scopo di verificare il ri-
spetto degli standard. Il buon esito di
tale verifica determina la possibilità di
conseguire la certificazione FSC.
Per tutta la durata del certificato
(massimo 5 anni) l’ente di certifica-
zione provvede a verifiche di sorve-
glianza annuali volte a garantire che
il rispetto degli standard da parte
dell’azienda sia mantenuto nel
tempo.
16
crescita costante del 10% anche nel-
l’ultimo anno.
Le aziende italiane sono fra le più im-
portanti fornitrici di grandi retailer in-
ternazionali dell’arredamento e del fai-
da-te che richiedono in maniera crescente
prodotti certificati FSC per raggiunge-
re i propri obiettivi di responsabilità
ambientale, per non parlare del crescen-
te interesse del settore cartario, editoriale
e del packaging per i prodotti certifica-
ti FSC che, oltre ad un impegno am-
bientale consentono anche di persegui-
re efficaci strategie di marketing o di ri-
spondere alle politiche di acquisto pub-
blico responsabile che anche la pubbli-
ca amministrazione del nostro Paese sta
adottando in maniera più incisiva.
Infine, segnali di interesse crescente
derivano anche dal settore dell’arreda-
mento e dell’edilizia privata e pubblica,
grazie alla diffusione di diversi standard
per l’edilizia responsabile (ad esempio,
la certificazione LEED del Green Buil-
dingCouncil) che richiedono l’adozione
di prodotti legnosi certificati quando
inseriti nei capitolati. Circa il 15% delle
certificazioni FSC di Catena di custo-
dia rilasciate in Italia riguardano pro-
prio questi settori e il trend è crescente.
Ci sono quindi tutte le condizioni, in
Italia e nello specifico in Calabria, per
ricostruire un legame tra offerta di pro-
dotti forestali e domanda industriale,
qualificate con lo standard di certifica-
zione della gestione forestale respon-
sabile che è il più riconosciuto dai
consumatori, quello maggiormente uti-
lizzato dall’industria, il più rigoroso
negli standard e governato da una bi-
lanciata rappresentanza dei diversi rap-
presentanti del settore: il Forest
Stewardship Council, appunto.
I requisiti per la certificazione
della gestione forestale in Italia
Gli standard di riferimento per la cer-
tificazione della gestione forestale
fanno riferimento ai 10 Principi e 56
Criteri definiti a livello internazionale
dai membri del Forest Stewardship
Council fin dalle origini e rimasti so-
stanzialmente immutati fino ad oggi
(si veda il Quadro 1).
Tali principi e criteri necessitano di es-
sere adattati ai diversi contesti nazio-
nali attraverso la definizione di una
serie di indicatori verificabili sul
campo da parte degli enti di certifica-
zione.
Oltre al rispetto di tali indicatori, un
requisito fondamentale per l’otteni-
mento della certificazione è il coin-
volgimento e la consultazione di
tutte le parti interessate (i cosiddetti
stakeholder) alla gestione forestale in
un determinato contesto, inclusi i
rappresentanti di organizzazioni am-
bientaliste e quelle a difesa dei diritti
dei lavoratori.
Per quanto riguarda il contesto ita-
liano, il principio che spesso risulta più
difficile da rispettare è quello che ob-
bliga e redigere preventivamente un
piano di gestione forestale che sia
anche approvato dagli organi compe-
tenti. Purtroppo la complessità della
macchina burocratica e lo scarso in-
teresse di alcune autorità pubbliche
per il settore forestale, fanno sì che
tale requisito risulti di ostacolo per il
buon esito di una certificazione, di
fatto impedendola o prorogandola per
tempi incompatibili con le esigenze
dei gestori e del mercato.
La posizione dell’Italia nel mercato
dei prodotti certificati FSC
Il nostro Paese copre un ruolo determi-
nante nel mercato dei prodotti di origine
forestale certificati FSC grazie alla sua
consolidata vocazione di Paese “trasfor-
matore” di legno e cellulosa (per lo più
importati da Paesi Est-europei ed extra-
europei). Con oltre 1.850 certificazioni
di Catena di Custodia
risultiamo infatti al 5°
posto a livello mon-
diale e al 3° in Europa,
con una crescita di
operatività costante
anche in piena crisi
economica. Nel resto
del mondo le certifi-
cazioni CoC riguar-
dano oltre 28.000
operatori, con una
prevalenza di quelli
nordamericani e
asiatici e con una
1. Rispetto delle leggi nazionali e accordi internazionali
2. Tutela diritti di proprietà e d’uso delle risorse forestali
3. Riconoscimento e tutela diritti popolazione indigena
4. Rispetto diritti dei lavoratori, benessere comunità locali
5. Uso efficiente prodotti e servizi da foreste
6. Impatti ambientali: conservazione biodiversità, paesaggio…
7. Attuazione di un piano di gestione forestale
8. Monitoraggio/valutazione della foresta e della gestione
9. Salvaguardia delle foreste di grande valore ambientale
10. Gestione responsabile delle piantagioni
NB: 10 Principi e 56 Criteri verranno sostituiti nel 2015
dai 10 Principi e 70 Criteri approvati a livello internazionale nel 2012
Quadro 1 - I 10 Principi internazionali di FSC
per la gestione forestale responsabile
LAFILIERABOSCO-LEGNO
Il contrasto al commercio
illegale del legno:
il nuovo Regolamento europeo
S E B A S T I A N O C E R U L L O
Segretario Generale Conlegno
Il Regolamento in sintesi
Il 3 marzo 2013 è entrato in vigore in
tutti gli Stati membri dell’Unione Euro-
pea il nuovo Regolamento n. 995/2010
(European Union Timber Regulation,
cioè EUTR o RBUE in Francia o Re-
golamento Legno in Italia), una norma
innovativa e attesa da tanti, promossa
per contrastare il commercio di le-
gname illegale.
I prodotti. L’EUTR comprende un
ampio ventaglio di prodotti, sia im-
portati sia realizzati internamente e
spazia dalla carta alla pasta di cellu-
losa ai prodotti di legno massiccio, al
legno per pavimenti, fino ad alcuni
tipi di mobili e rientra nel quadro
degli impegni in corso negli Stati eu-
ropei, per affrontare il problema della
deforestazione selvaggia dovuta al
taglio illegale.
Cosa vieta? La legislazione, che inte-
ressa tutti coloro che lavorano nel
mondo del legno come dei suoi pro-
dotti, vieta la commercializzazione del
legno illegalmente recuperato, inter-
venendo nei controlli sia sulla mate-
ria legno raccolta nei Paesi dell’Unione
Europea sia su quello immesso da
Paesi extra UE nei nostri mercati eu-
ropei con il fine e l’impegno comune
di risolvere il crescente problema del
taglio illegale in tutto il mondo.
Come centra l’obiettivo? La norma
stabilisce le procedure per coloro che
lavorano nel settore al fine di ridurre
al minimo il rischio che venga usato
e immesso nelle proprie filiere legno
illegale. Ciò significa che gli opera-
tori, definiti come coloro che immet-
tono per la prima volta un prodotto
di legno sul mercato della EU, devono
impegnarsi con un sistema di “Do-
vuta Diligenza” che è un insieme di
provvedimenti e procedure che ridu-
cono al minimo il rischio di immet-
tere legname o prodotti di legno
illegali. Inoltre, i commercianti, defi-
niti come coloro che acquistano o
vendono il legname già immesso sul
mercato UE, devono conservare le in-
formazioni sul legname e i prodotti
che commercializzano, in modo che
questi prodotti possano essere facil-
mente rintracciati.
Dove si applica? Il Regolamento Euro-
peo del Legno, tuttavia, non è una mi-
sura che viene applicata alle aree
doganali, anzi, le spedizioni di fatto
non verranno controllate obbligato-
riamente in ingresso alle frontiere del-
l’Unione Europea, ma sull’intero
territorio, nei magazzini degli impor-
tatori come negli esercizi commerciali
che trattano legno e prodotti da esso
derivati.
Cosa cambia e cosa cambierà dopo l’entrata in vigore
del nuovo Regolamento Europeo. Gli organismi di controllo
17Luglio-Settembre 2014
18
Cosa succede senza regole
Il taglio illegale ha gravi conseguenze
ambientali, economiche e sociali in al-
cune delle foreste più importanti del
pianeta e sulle Comunità che dipen-
dono direttamente da esse.
Gli impatti del taglio illegale sono di
tre tipi:
• ambientali: sono associati alla
deforestazione, al cambiamento
climatico e alla perdita di biodi-
versità;
• economici: comportano perdita di
proventi e compromettono gli
sforzi degli operatori legittimi;
• sociali: sono legati a conflitti per
terre e risorse e alla perdita di po-
tere delle comunità locali.
Il taglio illegale (raccolta del le-
gname con modalità che violano le
leggi o i regolamenti nel paese di ta-
glio) non solo provoca irresponsabili
processi di deforestazione, ma con-
tribuisce al cambiamento climatico e
minaccia anche gli sforzi e l’esi-
stenza degli operatori legittimi, ali-
mentando allo stesso tempo conflitti
legati al controllo del territorio e
delle risorse.
Applicando il Regolamento Legno su
questo tema, l’Italia, insieme agli altri
27 paesi della EU che lo applicano, in-
fluenza le pratiche forestali in tutta
Europa e nel mondo e contribuisce a
contrastare il taglio illegale e il com-
mercio illegale di legno e prodotti da
esso derivati. L’Unione Europea rap-
presenta un mercato importante per
le esportazioni di molti paesi in cui il
taglio illegale delle foreste è una pra-
tica diffusa; per i 28 Paesi, non porsi
troppe domande sull’origine del le-
gname – non dando piena e concreta
applicazione a questo regolamento –
significherebbe continuare a finan-
ziare i reati forestali, vanificando gli
sforzi compiuti per far applicare la
legge in alcuni dei Paesi produttori di
legno più poveri del mondo. Oggi con
questa norma gli operatori che desi-
derano commercializzare il legname
sul mercato dell’UE devono avere la
ragionevole certezza che il legno pre-
sente nei propri prodotti sia stato rac-
colto in conformità alla legislazione
applicabile del paese di taglio.
Il cuore della norma
L’EUTR, che si applica a diversi tipi di
legname e prodotti a base di legno
elencati nell’Allegato del Regolamento
Legno, esclude però alcune categorie
e fissa tre obblighi chiave:
• vieta l’immissione sul mercato UE
di legname raccolto illegalmente e
dei prodotti da esso derivati;
• obbliga gli operatori, definiti come
coloro che commercializzano i pro-
dotti del legno nel mercato UE per
la prima volta, ad esercitare la Do-
vuta Diligenza (Due Diligence);
• impone ai commercianti, definiti
come coloro che acquistano o ven-
dono legname o prodotti del legno
già immessi nel mercato del-
l’Unione Europea, di conservare le
informazioni sui fornitori ed i
clienti, in modo che possano essere
facilmente tracciabili.
Sistema di controllo:
privato o collettivo?
Gli operatori ai sensi del Regolamento
Legno, devono esercitare la Dovuta Di-
ligenza. Le imprese possono ideare un
loro sistema o usarne uno ideato, ag-
giornato continuamente e verificato
da un organismo di controllo.
Questa seconda opzione si rivela
quella maggiormente praticabile, con-
siderati i vincoli che l’EUTR impone.
Il sistema, infatti, richiede:
Accesso alle informazioni. Si deve
avere accesso alle seguenti informa-
zioni sul legname: descrizione (incluso
il nome commerciale, il tipo di pro-
dotto e il nome comune/nome scienti-
fico completo delle specie); paese di
raccolta (e, se possibile, la regione di
taglio e la relativa concessione per la
raccolta, ovvero un contratto che con-
ferisca il diritto di raccogliere legname
in un’area definita); quantità (espressa
in volume, peso o numero di unità);
nome e indirizzo del fornitore; nome e
indirizzo dell’acquirente (commer-
ciante) che acquista il legname; docu-
menti o altre informazioni che
attestino il rispetto della legislazione
vigente relativamente al legname e ai
prodotti da esso derivati.
Valutazione del rischio. Si deve ana-
lizzare e valutare il rischio che il le-
gname che si intende acquistare non
provenga da raccolta illegale. Nello
svolgere tale valutazione, si devono
prendere in considerazione i seguenti
criteri: (a) garanzia di conformità alla
LAFILIERABOSCO-LEGNO
19Luglio-Settembre 2014
legislazione vigente, che può includere
una certificazione o un altro schema
verificato da terzi, comprendente
anche la conformità alla legislazione
vigente; (b) prevalenza di raccolta il-
legale di determinate specie di alberi;
(c) prevalenza di raccolta o pratiche il-
legali nel paese di taglio e/o nella re-
gione dove il legname è stato raccolto,
inclusa la considerazione della preva-
lenza di conflitti armati; (d) sanzioni
imposte dal Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite o dal Consiglio
dell’Unione Europea sulle esportazioni
e le importazioni di legname; (e) com-
plessità della catena di approvvigio-
namento del legname e dei prodotti
del legno.
Attenuazione del rischio. Se non si è
certi che il rischio di immettere sul
mercato legname raccolto illegal-
mente sia trascurabile, si devono
adottare provvedimenti per attenuare
il rischio. Essi possono includere: (a) la
richiesta di maggiori informazioni da
parte dei propri fornitori; (b) la richie-
sta di ulteriori documenti da parte dei
propri fornitori; (c) la richiesta di veri-
fiche di terze parti e così via.
Controlli delle autorità competenti
Sono gli enti governativi responsabili
dell’applicazione e dell’esecuzione
del Regolamento EUTR e devono veri-
ficare se gli operatori sono conformi
ai requisiti. Organizzano controlli e
ispezioni casuali presso le sedi degli
operatori, per verificare se si stiano
attenendo a un corretto sistema di
Dovuta Diligenza e se abbiano im-
messo legno illegale sul mercato. Le
autorità competenti devono effet-
tuare anche controlli periodici sugli
organismi di controllo per assicurarsi
che questi adempiano effettivamente
agli obblighi previsti dal Regola-
mento Legno.
Inoltre, dovrebbero adoperarsi per ef-
fettuare controlli ove dispongano di
informazioni pertinenti, tra cui indica-
zioni comprovate fornite da terzi. Ogni
Stato Membro designa una o più Au-
torità responsabili dell’applicazione
del Regolamento, ma ad oggi ogni
Paese europeo ha nominato un’unica
Autorità.
È opportuno che tali enti verifichino la
conformità effettiva degli Operatori
agli obblighi dell’EUTR e, se del caso,
effettuino controlli ufficiali sulla base
di un piano, compresi eventuali con-
trolli nei locali degli operatori e verifi-
che in situ. È naturale che debbano
essere in grado di obbligare gli opera-
tori a intervenire per porre rimedio alla
situazione laddove necessario. È al-
tresì opportuno che le Autorità com-
petenti si impegnino a effettuare
controlli ove dispongano di informa-
zioni pertinenti, tra cui indicazioni
comprovate fornite da terzi.
Le autorità competenti tengono un re-
gistro dei controlli e rendono accessi-
bili le informazioni pertinenti,
conformemente alla Direttiva sull’ac-
cesso del pubblico all’informazione
ambientale.
La Direzione competente per l’appli-
cazione del Regolamento in Europa è
la Direzione generale dell’Ambiente,
Commissione Europea, Avenue de Be-
aulieu 5, 1160 Auderghem, Bruxelles,
Belgio (DG ENV).
Autorità competente in Italia
L’Italia ha designato la propria Auto-
rità Competente il 4 maggio 2012,
circa 11 mesi dopo quanto previsto dal
Regolamento, con la notifica n. DPE
0003497 del 4 maggio 2012 del Di-
partimento per le Politiche Europee
della Presidenza del Consiglio dei mi-
nistri alla Rappresentanza permanente
d’Italia presso l’Unione Europea; il no-
stro paese ha individuato l’ente com-
petente nel Ministero delle Risorse
Agricole Alimentari e Forestali (MI-
PAAF).
Organismi di controllo (MO)
Gli Organismi di controllo (MO, dal
termine inglese Monitoring Organisa-
tion) sono le società o le organizza-
zioni, previste dal Regolamento (UE) n.
995/2010, che aiuteranno gli opera-
tori a conformarsi al Regolamento
Legno. Le MO devono sviluppare si-
stemi di Dovuta Diligenza che poi gli
operatori possono utilizzare per ga-
rantire il rispetto di quanto stabilito
nel Regolamento. Esse devono: (a)
mantenere e valutare periodicamente
un sistema di Dovuta Diligenza di cui
all’Articolo 6 del Regolamento Legno
e conferire agli operatori il diritto di
usarlo; (b) verificare l’uso corretto del
suo sistema di Dovuta Diligenza da
parte di tali operatori; (c) compiere gli
opportuni interventi qualora un ope-
ratore non usi adeguatamente il pro-
prio sistema di Dovuta Diligenza,
informando, fra l’altro, le autorità
competenti in caso di rilevante o rei-
terata inadempienza da parte del-
l’operatore.
Gli operatori hanno la libertà di sce-
gliere fra implementare un proprio si-
stema di Dovuta Diligenza (ed
esercitare da sé la Dovuta Diligenza) o
utilizzare quello predisposto da un Or-
ganismo di controllo.
Le MO devono essere riconosciute uf-
ficialmente dalla Commissione Euro-
pea e il loro lavoro verificato
periodicamente da parte delle Auto-
rità Competenti degli Stati Membri
dell’UE; potrebbero essere private del
riconoscimento ufficiale qualora si ac-
certi che non stanno espletando le
funzioni in conformità alle disposi-
zioni legali. Se un operatore decide di
sviluppare un proprio sistema di Do-
vuta Diligenza, non sarà necessario
che esso sia precedentemente appro-
vato dalla Commissione Europea. È
possibile ipotizzare che le autorità
competenti nazionali sottopongano a
controlli meno intensivi quegli opera-
tori che utilizzano un sistema di Do-
vuta Diligenza ufficialmente
approvato e fornito da un Organismo
di controllo riconosciuto rispetto a
quegli operatori che invece scelgono
di utilizzare un sistema di Dovuta Di-
ligenza proprio.
Attualmente sono in attesa di valuta-
zione più di 30 domande di organismi
di controllo che hanno richiesto il ri-
conoscimento alla Direzione Generale
20
Conlegno: prima MO europea
con Nepcon e prima MO in Italia
Conlegno, attivo dal 2002, è un Con-
sorzio di diritto privato senza scopo di
lucro, promosso dalle associazioni na-
zionali dell’Industria (Assocarta e Fe-
derlegnoArredo con le sue associazioni
Assolegno e Assoimballaggi), del com-
mercio (Fedecomlegno) e delle PMI
della filiera del legno (CNA – Produ-
zione Legno Arredo, Confartigianato
Legno Arredo, Unital-Confapi). In linea
con le prescrizioni del Regolamento
EUTR e con il Regolamento delegato
(UE) della Commissione Europea n.
363/2012, nel dicembre 2012 Conle-
gno ha inviato alla DG Ambiente della
Commissione Europea (CE) domanda
di riconoscimento come organismo di
controllo.
La Commissione Europea ha ricono-
sciuto Conlegno, il 19 agosto 2013,
come organismo di controllo, prima
entità privata italiana legalmente
stabilita nell’Unione ad essere rico-
nosciuta a livello europeo. Tale rico-
noscimento comporta il rispetto dei
requisiti richiesti dall’art. 8 del Rego-
lamento (UE) n. 995/2010, come ad
esempio la valutazione periodica del
Sistema di Due Diligence conferendo
agli operatori il diritto di usarlo, veri-
ficarne l’uso corretto e compiere op-
portuni interventi qualora un
operatore non usi adeguatamente il
sistema.
Conlegno ha sviluppato la propria at-
tività predisponendo un Vademecum
operativo “LegnOK” nel quale vengono
definite le due possibilità messe a di-
sposizione alle aziende del settore
legno e prodotti da esso derivati: la
prima è quella di avvalersi dei Servizi
LegnOK: in questo caso l’azienda sce-
glie di non aderire all’Organismo di
controllo ma di utilizzarne solo i ser-
vizi che consentono all’azienda di
avere tutte le informazioni necessarie
alla propria valutazione del rischio,
mentre la seconda è quella di aderire
interamente a Conlegno in qualità di
organismo di controllo, essere sotto-
posti al controllo da parte di un ente
di certificazione LegnOK accreditato e
formato direttamente da Conlegno ed
ottenere in concessione d’uso il mar-
chio “LegnOK”.
La struttura implementata ed il suo
funzionamento trovano applicazione
anche grazie alla partnership con il
WWF Italia e la sua rete Traffic che
è stata sviluppata nell’ambito del
Centro di Informazione sul Legno col
fine di fornire una indicazione ine-
rente la completezza dei dati inse-
riti all’interno della documentazione
e la ricostruzione della filiera di ap-
provvigionamento del legno e/o pro-
dotti da esso derivati importati,
dalla foresta fino alla prima immis-
sione sul mercato europeo.
Conlegno ha predisposto una piatta-
forma informatica chiamata LegnOK-
WEB che consentirà alle aziende del
settore legno-carta di sviluppare il si-
stema di Due Diligence “LegnOK”, le
proprie analisi e ottenere l’accesso agli
aggiornamenti sulle informazioni ne-
cessarie all’implementazione del si-
stema di Due Diligence.
Conclusioni
In estrema sintesi possiamo affer-
mare che i forti impatti nel mercato
del legno dovuti dell’applicazione
dell’EUTR devono ancora arrivare in
quanto non c’è ancora una piena
applicazione in Europa della Due Di-
ligence. D’altra parte, la prima revi-
sione del Regolamento UE n.
995/2010, prevista nel 2015, sarà
fondamentale per andare a miglio-
rare e chiarire alcuni aspetti del Re-
golamento Legno che in questo
primo periodo hanno creato e
stanno creando confusione e diver-
sità di applicazione nei diversi paesi
dell’Unione Europea.
Di fondamentale importanza avere in
Italia un organismo di controllo che
conosce molto bene il territorio e le
problematiche legate alle imprese per
l’implementazione a basso costo di
questo regolamento europeo.
Ambiente (DG ENV) a livello di UE. Nel
2013 solo due organismi di controllo
sono stati riconosciuti dalla DG ENV,
cioè il Consorzio Servizi Legno-Su-
ghero (Conlegno) con domanda di ap-
plicazione solo in Italia, e Nepcon, con
domanda di applicazione in tutti i
Paesi dell’Unione Europea (il 19 agosto
2013) (http://ec.europa.eu/environ-
ment/forests/pdf/monitoring_organi-
sations190813.pdf).
Il 27 marzo 2014 sono state ricono-
sciute come organismi di controllo
(MO) Control Union e Bureau Veritas
con domanda di applicazione in tutti i
paesi dell’Unione Europea (anche se
Bureau Veritas ha successivamente ri-
nunciato all’Italia per collaborazioni in
essere).
Nel corso del 2014 ulteriori organismi
di controllo dovrebbero essere ricono-
sciuti oltre a Control Union ed a Bu-
reau Veritas. È importante sottolineare
che l’Italia in questo caso è l’unico
paese che può vantare ad oggi la pre-
senza di più organismi di controllo ed
è l’unico ad avere il primo organismo
di controllo riconosciuto in Europa
100% Made in Italy.
È interessante notare che in Europa
diversi associazioni di commercianti
del legno hanno fatto domanda di ri-
conoscimento come organismo di
controllo nei propri paesi, fra cui AEIM
(Spanish Timber Trade Federation, Da-
nish Timber Trade Federation (Danske-
traeforening), LCB, Le Commerce du
Bois (France), GD Holz, German Tim-
ber Trade Federation.
LAFILIERABOSCO-LEGNO
I L F O C U S
ƒNuovo Psr 2014-2020
Pronti, si (ri)parte
terventi e che intercettasse precisi
target di beneficiari.
Diversi sono stati i comparti dei quali ci
siamo occupati nel dettaglio, nei vari
incontri organizzati in giro per la Cala-
bria. Abbiamo ad esempio invitato a
interagire con noi gli operatori dei set-
tori dell’agrumicoltura, dell’olivicol-
tura, della vitivinicoltura, della
zootecnia, della filiera bosco-legno, e
con ognuno di loro abbiamo analizzato
le situazioni, le problematiche e le pro-
poste per uno sviluppo concreto dei re-
lativi comparti. Sempre durante la fase
che ha preceduto la stesura del PSR,
abbiamo affrontato inoltre gli impor-
tantissimi argomenti degli strumenti fi-
nanziari a disposizione del mondo
agricolo e forestale e dell’accesso al
credito relativamente alla nuova pro-
grammazione e, prima regione in Ita-
lia, abbiamo istituito un tavolo tecnico
con interlocutori del calibro di Ismea,
Abi, Inea e Rete Rurale Nazionale, che
hanno rimarcato la lungimiranza del-
l’iniziativa del nostro Dipartimento.
Contemporaneamente alla fase di
ascolto, abbiamo realizzato una pagina
web dedicata al PSR Calabria 2014-
2020 con l’obiettivo di permettere la
massima condivisione dei documenti
regolamentari e le linee strategiche del
PSR, per favorire la partecipazione e
gli apporti del partenariato e del terri-
torio alla fase di programmazione.
Il confronto con il partenariato re-
gionale, però, è stato una costante
anche nella fase di stesura del Pro-
gramma, durante la quale non ab-
biamo mai sospeso le interlocuzioni
e anzi, non solo abbiamo lasciato
aperte le porte del Dipartimento, ma
abbiamo ripetutamente invitato gli
attori del mondo rurale calabrese a
farci pervenire in forma scritta i pro-
pri suggerimenti e le proprie istanze.
In totale, sono stati circa 700 i con-
tributi raccolti nel corso dei dician-
nove incontri con il partenariato, che
hanno fatto registrare circa 2.500
presenze, e i portatori d’interesse di
tutto il territorio regionale, in forma
di interventi, questionari sommini-
strati e contributi pervenuti in Dipar-
timento online e in forma cartacea.
Una volta redatto, approvato da
Giunta e Consiglio Regionale, il 22 lu-
glio scorso il PSR Calabria 2014-2020
è stato inviato alla Commissione Eu-
ropea, che dovrà dare la sua approva-
zione o darci indicazioni su eventuali
modifiche da apportare entro sei mesi.
Il PSR Calabria 2014-2020, che ge-
stirà oltre 1 miliardo e 103 milioni di
euro, costituisce lo strumento di pro-
grammazione per lo sviluppo rurale
regionale che concorre, assieme agli
altri fondi strutturali e di investimento
europei, alla realizzazione delle prio-
rità della strategia Europa 2020, nel
quadro dell’Accordo di partenariato tra
lo Stato italiano e l’Unione Europea.
La proposta di Programma, comun-
que, presenta diversi elementi inno-
vativi rispetto al passato. Le Misure
attivate, innanzitutto, saranno 14, in-
sieme a 37 interventi (Sub-misure),
che contribuiranno al raggiungi-
mento degli obiettivi fissati nel qua-
dro della 6 Priorità europee, articolate
a loro volta in 18 Focus area.
Tra le principali caratteristiche delle
Con il nuovo PSR riparte
una sfida che vogliamo vincere
Lo strumento programmatore è stato scritto ascoltando il territorio,
le diverse istanze coinvolte e tutti i protagonisti delle filiere produttive
22
Il Programma di Sviluppo Rurale della
Calabria 2014-2020 nasce dall’ascolto
del territorio. Un percorso che parte da
lontano, iniziato dallo studio accurato
dei precedenti periodi di programma-
zione, dall’analisi dei punti di forza e
delle criticità riscontrate, e terminato
con una proficua fase di ascolto delle
istanze del mondo agricolo e forestale,
che ci ha messo nelle condizioni di re-
digere un Programma che fosse quanto
più aderente possibile alla realtà e alle
necessità degli imprenditori calabresi.
Il PSR Calabria 2014-2020, infatti, è
frutto di una lunga serie di interlocu-
zioni tra il Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione e il mondo del-
l’imprenditoria, dell’associazionismo, i
partner istituzionali, economici e so-
ciali, i quali, sono stati da noi invitati,
in diverse occasioni e sedi, a fornirci
spunti e indicazioni per la redazione
del Programma. Un Programma che
oggi e nei prossimi sette anni sia in
grado di cogliere le diverse sfumature
di ognuno dei territori calabresi e
possa valorizzare e supportare concre-
tamente, con interventi differenziati e
ad hoc, i vari comparti economici le-
gati all’agricoltura e alla forestazione.
Nei mesi passati, il Dipartimento ha
promosso una serie di incontri volti
a comprendere le esigenze prioritarie
dei territori, sulla base delle quali si
è deciso di effettuare scelte strategi-
che e mirate. Il nostro intento, in-
fatti, era quello di scrivere un
Programma che non fosse più gene-
ralizzato e che contenesse tutto e il
contrario di tutto. Bensì che fosse
concentrato su specifici settori e in-
ƒM I C H E L E T R E M A T E R R A
Assessore all’Agricoltura
della Regione Calabria
Misure la flessibilità, per consentire
eventuali adattamenti durante l’intero
periodo di programmazione. All’in-
terno della stessa Misura sono state
definite inoltre più linee di intervento,
in modo da differenziare le azioni a
seconda dei diversi tipi di target di be-
neficiari, territori e prodotti, ad esem-
pio attraverso bandi monotematici,
diversificati anche in termini di com-
parto produttivo, tipologia di inter-
venti prioritari, soglie di investimento
e obiettivi specifici dei programmi di
investimento. In particolare mi riferi-
sco alla Misura 4 Investimenti in im-
mobilizzazioni materiali, rivolta a
sostenere i processi di miglioramento
delle prestazioni economiche e am-
bientali delle imprese agricole e di
quelle che operano nella trasforma-
zione, commercializzazione e/o nello
sviluppo dei prodotti agricoli. L’im-
portante novità è che le aziende sono
state delimitate in quattro specifici
target, in base alla dimensione econo-
mica delle stesse, per consentirci di re-
digere bandi specifici e mirati a
ognuno di loro e per concentrare le ri-
sorse su specifiche linee di sviluppo ri-
tenute più adeguate per le diverse
tipologie di target di azienda e contri-
buire quindi a determinare un impatto
più equilibrato ed efficace rispetto alle
politiche di sviluppo regionale.
Altri elementi fortemente innovativi
del PSR Calabria 2014-2020 sono rin-
tracciabili nella Misura 6, relativa allo
Sviluppo delle aziende agricole e delle
imprese, che si propone di stimolare lo
sviluppo delle aree rurali regionali at-
traverso il sostegno dell’entrata di
nuovi giovani agricoltori professiona-
lizzati, lo sviluppo delle piccole im-
prese agricole ed extra-agricole e la
diversificazione delle attività agricole.
A tal proposito abbiamo previsto lo
start up alle micro imprese extra-agri-
cole nelle aree rurali e alle “piccole
imprese agricole”, nonché il supporto
agli investimenti per la creazione e lo
sviluppo di attività extra-agricole. In
particolare viene delimitato con mag-
giore precisione l’aiuto all’insedia-
mento del “giovane agricoltore”,
attraverso l’introduzione di soglie di
investimento massimo e minimo e
viene finalizzato l’intervento a soste-
gno della diversificazione delle
aziende agricole. La Misura 6 tende a
favorire lo sviluppo di sinergie posi-
tive tra il sistema delle micro imprese
extra-agricole e le produzioni agricole,
zootecniche, agroalimentari e silvi-
cole, agevolando anche la relazione
con le risorse ambientali e paesaggi-
stiche, e agendo contemporaneamente
sullo sviluppo dei servizi alle imprese
e dei servizi alla popolazione rurale,
per migliorare la qualità dell’ambiente
imprenditoriale e la qualità della vita
della popolazione. Ma la nota più rile-
vante è a mio avviso il sostegno allo
sviluppo delle piccole aziende agricole
che operano in territori regionali in
cui sono presenti particolari svantaggi
orografici, climatici e socioeconomici,
che limitano il potenziale di sviluppo
della stessa azienda e della sua com-
petitività. Parlo di aeree nelle quali si
pratica l’agricoltura eroica o l’agricol-
tura custode: territori regionali che in-
tendiamo valorizzare e supportare,
con un premio agli imprenditori che si
impegnano a portare avanti l’attività
agricola in queste zone per almeno
cinque anni dalla data di corretta at-
tuazione del piano di sviluppo azien-
dale, al fine di mantenere l’agricoltura
in queste aree disagiate.
Una delle scelte fondamentali da noi
effettuate per la nuova programma-
zione, inoltre, riguarda l’intenzione di
investire in maniera particolare sulle
misure “a premio”. Con la Misura 10
Pagamenti agro-climatico-ambientali
ci si propone di promuovere i cambia-
menti delle pratiche agricole che con-
tribuiscono favorevolmente all’am-
biente e al clima e di tutelare
l’ambiente, il paesaggio e le sue carat-
teristiche, le risorse naturali, il suolo e
la diversità genetica. Contestualmente
viene assegnato un valore economico
più evidente e diffuso sui territori re-
gionali al ruolo di presidio ambientale
dell’agricoltura e degli agricoltori,
anche per compensare la riduzione
degli aiuti al reddito del primo pila-
stro. Attraverso la Misura 11, che si
riferisce all’Agricoltura biologica, ab-
biamo inteso incoraggiare sempre più
gli agricoltori a introdurre e mante-
nere tecniche di coltivazione agricola
compatibili con l’ambiente. Abbiamo
previsto premi più importanti anche
con la Misura 13 Indennità a favore
delle zone soggette a vincoli naturali o
ad altri vincoli specifici, per garantire
il presidio e la salvaguardia del terri-
torio, al fine di assicurare la conserva-
zione dell’ambiente naturale,
prevenire fenomeni di abbandono
delle zone interne ed evitare fenomeni
di dissesto idrogeologico. Un’atten-
zione maggiore sarà riservata anche al
Benessere degli animali, trattato nella
Misura 14, che è finalizzata alla rea-
lizzazione di sistemi di produzione che
applicano standard di benessere ani-
male più elevati rispetto ai requisiti
minimi previsti dalla legislazione vi-
gente. Le azioni della Misura sono
volte a ridurre in maniera significativa
lo stress degli animali, in relazione al
contesto climatico, ambientale e terri-
toriale nel quale insiste l’azienda zoo-
tecnica, attraverso un miglioramento
delle condizioni di allevamento, di ali-
mentazione e di prevenzione di alcune
malattie.
Il mio auspicio è innanzitutto che la
transizione tra le due programma-
zioni avvenga in modo efficiente e
rapido, e che il PSR 2014-2020 possa
contribuire in maniera efficace allo
sviluppo economico della Calabria e
al miglioramento delle condizioni di
vita nei nostri territori. Saperne co-
gliere i frutti sarà la nuova sfida che
cercheremo, come sempre, di vincere
assieme.
I L F O C U S
Luglio-Settembre 2014 23
ƒ
sario considerato che la capacità di
spesa del PSR Calabria, ad oggi, si
attesta intorno al 70%, mentre
quella dei Gal si ferma al 29%. Dati
che ci hanno indotto a cercare di
sburocratizzare, semplificare e ve-
locizzare le interlocuzioni tra gli
enti e allo stesso tempo a far sì che
le funzioni del PSR e dei Gruppi di
Azione Locale non si sovrappon-
gano: la strategia di intervento Lea-
der, infatti, è programmata rispetto
a un gruppo di ambiti tematici in
grado di esprimere complementa-
rietà e rafforzamento rispetto all’at-
tuazione delle Misure del PSR, per
quanto concerne i servizi alle po-
polazioni rurali. Non più quindi,
come spesso si è verificato in pas-
sato, sovrapposizione tra i diversi
soggetti, ma collaborazione e ra-
zionalizzazione dell’organizza-
zione dei diversi ruoli.
Questo Dipartimento, inoltre, punta
a promuovere una maggiore qualità
della progettazione locale, privile-
giando una progettazione per
obiettivi tangibili, attraverso un
utilizzo innovativo, flessibile e co-
ordinato delle Misure standard del
Programma, per far sì che i Gruppi
di Azione Locale siano degli stru-
menti trasversali al Programma di
Sviluppo Rurale.
Strumenti che, attraverso interventi
integrati e multi-settoriali mirati,
rafforzino il sistema economico lo-
Lo sviluppo sostenibile a livello
sub-regionale delle aree rurali più
deboli. Questo dovrà essere l’obiet-
tivo primario dei Gal, Gruppi di
Azione Locale, nel contesto della
nuova programmazione, 2014-
2020, dei fondi comunitari nei
comparti agricolo e forestale cala-
bresi. Organismi che rispetto al pas-
sato abbiamo inteso rivedere, in
modo da promuovere una maggiore
efficacia del modello di governance
della strategia di sviluppo locale a
lungo termine, per intervenire sulle
criticità riscontrate nei passati pe-
riodi di programmazione. I Gal, di-
fatti, anche secondo le indicazioni
della CE, rivestono un ruolo fonda-
mentale per l’economia e la vita
delle aree rurali. E nella program-
mazione 2014-2020 ci aspettiamo
che si rendano veramente attori
principali dei processi di sviluppo e
progresso locale. Innanzitutto, fa-
cendo da collante tra i territori re-
gionali – dei quali i Gal dovranno
farsi portavoce – e il Dipartimento
Agricoltura: solo chi ha la chiara
consapevolezza delle esigenze e chi
raccoglie quotidianamente le
istanze dei territori, infatti, può
contribuire a uno sviluppo che
parta dal basso e che sia endogeno.
Contestualmente, infatti, abbiamo
ripensato anche i rapporti tra Gal,
Dipartimento Agricoltura e Auto-
rità di Gestione. Intervento neces-
Il ruolo dei Gal
per sostenere
le aree più deboli
Un nuovo modello di governance per una strategia di sviluppo locale
e una nuova organizzazione
nel rapporto con questi importanti attori del territorio
A L E S S A N D R O Z A N F I N O
Autorità di Gestione PSR Calabria
2007-2013
24
ƒ
La strategia Leader elaborata dai
Gal innanzitutto dovrà essere ne-
cessariamente basata su un’accu-
rata analisi del territorio, che tenga
conto di fabbisogni e criticità, e su
obiettivi che siano chiari e misu-
rabili. Per la maggiore efficacia del
modello di governance delle strate-
gie di sviluppo locale, è previsto
un organismo di coordinamento
Leader, composto dall’Autorità di
Gestione, dal Dipartimento Agri-
coltura e dall’Organismo Pagatore.
Gli ambiti tematici di programma-
zione della strategia Leader nel PSR
Calabria sono sviluppo e innova-
zione delle filiere e dei sistemi
produttivi locali, turismo sosteni-
bile, cura e tutela del paesaggio,
dell’uso del suolo e della biodiver-
sità, valorizzazione e gestione delle
risorse ambientali e naturali, valo-
rizzazione di beni culturali e del pa-
trimonio artistico legato al
territorio, inclusione sociale di
gruppi svantaggiati o marginali,
reti e comunità intelligenti.
I piani di azione da selezionare do-
vranno concentrarsi al massimo su
tre ambiti di intervento e avere
obiettivi misurabili e coerenti con
il PSR. L’Autorità di Gestione sta-
bilirà i rispettivi ruoli del Gruppo
di Azione Locale e delle autorità
responsabili dell’esecuzione dei
programmi interessati concernenti
tutti i compiti attuativi connessi
alla strategia di sviluppo locale di
tipo partecipativo, provvedendo
anche affinché i Gal scelgano al
loro interno un partner capofila
per le questioni amministrative e
finanziarie, affinché si riuniscano
in una struttura comune legal-
mente costituita.
La Misura 19 si articola in quattro
Sub-Misure: 19.1 Supporto pre-
paratorio alla definizione e attua-
zione della strategia locale, 19.2
Sostegno all’esecuzione delle ope-
razioni in ambito della strategia,
19.3 Preparazione e attuazione
attività di cooperazione dei Gal e,
19.4 Costi di Gestione ed anima-
zione.
La gestione finanziaria della Misura
sarà interamente programmata nel-
l’ambito della Focus Area 6b Sti-
molare lo sviluppo locale delle zone
rurali, relativa alla Priorità 6 dello
Sviluppo Rurale “Adoperarsi per
l’inclusione sociale, la riduzione
della povertà e lo sviluppo econo-
mico nelle zone rurali”.
Ci si aspetta che i progetti che sa-
ranno realizzati nell’ambito delle
strategie di sviluppo locale do-
vranno produrre, per il loro carat-
tere integrato e multi–settoriale,
effetti multipli in vari settori, con-
tribuendo quindi a più priorità dello
Sviluppo Rurale e a più Focus Area
programmati:
• migliorare le prestazioni econo-
miche delle aziende agricole e
incoraggiare l’ammodernamento
delle stesse, al fine di aumentare
la partecipazione al mercato e
l’orientamento, nonché la diver-
sificazione agricola;
I L F O C U S
cale, fronteggiando l’attuale crisi
economica, migliorando l’uso delle
risorse locali e la qualità dei sistemi
produttivi, consolidando la coe-
sione territoriale e l’identità locale.
Non solo: ai Gal viene attribuito un
ruolo fondamentale per quanto ri-
guarda l’inclusione sociale e l’atte-
nuamento del rischio di disagio
culturale, nonché l’importantissimo
compito legato all’attività forma-
tiva di nuove professionalità in set-
tori cruciali per l’economia locale,
quali agricoltura, artigianato, turi-
smo e ristorazione, con particolare
attenzione al coinvolgimento delle
fasce cosiddette più deboli, come
giovani, donne, disabili.
È la Misura 19 del nuovo Pro-
gramma di Sviluppo Rurale della
Calabria che regola la progettazione
e la gestione degli interventi per lo
sviluppo da parte degli attori locali
associati in partnership, che affi-
dano un ruolo operativo al Gal.
25Luglio-Settembre 2014
qualora i programmi di coopera-
zione non dimostrino l’attuazione
di progetti concreti, di concordare
con i Gal beneficiari di selezionare
direttamente i progetti di coopera-
zione.
Il sostegno ai costi di gestione, in-
fine, ha gli obiettivi di garantire
un’adeguata gestione dell’attua-
zione della strategia di sviluppo
locale da parte del Gruppo di
Azione Locale, un buon funziona-
mento del partenariato e delle
strutture tecnico-operative e am-
ministrative, e di sostenere una
migliore crescita delle capacità
progettuali, organizzative e gestio-
nali a livello locale.
All’organismo di coordinamento
Leader viene affidato il compito di
consentire l’avvio tempestivo
dello strumento Leader e di pre-
stare un’attività di assistenza tec-
nica e controllo ai Gal in tutte le
fasi di attuazione e gestione della
strategia di sviluppo locale appro-
vata, secondo le modalità e i con-
tenuti stabiliti dall’Autorità di
Gestione.
L’assistenza tecnica prestata dal-
l’organismo di coordinamento Lea-
der, in particolare, fornisce le linee
guida per i bandi al fine di garan-
tire uniformità di procedure su
tutto il territorio regionale interes-
sato da Leader e sburocratizzare il
carico amministrativo dei gruppi di
azione locale.
Proprio in questo momento il Di-
partimento Agricoltura è impe-
gnato nella pubblicazione di una
manifestazione di interesse per
aprire la fase negoziale per la co-
stituzione del partenariato, alla
quale seguirà l’emanazione del
bando di selezione dei Gruppi di
Azione Locale.
Il nostro auspicio è che i Gruppi di
Azione Locale, grazie agli strumenti
forniti dal nuovo Programma di
Sviluppo Rurale, diventino vere e
proprie agenzie di sviluppo locale
mature e innovative, concreta-
mente al servizio dei territori e delle
popolazioni delle aree rurali.
operazioni in ambito della strategia,
prevede il sostegno all’implementa-
zione dei Piani di Sviluppo Locale,
basati su una metodologia di pro-
grammazione per progetti “su scala
locale”, con un uso integrato e fles-
sibile delle Misure dello Sviluppo
Rurale stabilite dalla Misura 19.
La programmazione della strategia
deve svolgersi nel rispetto degli in-
dirizzi, degli obiettivi e delle priorità
indicati per il sostegno nell’ambito
di Leader dall’Accordo di Partena-
riato, nel Programma di Sviluppo
Rurale della Regione Calabria e
nella Misura 19. La strategia deve
essere presentata attraverso un PSL,
Piano di Sviluppo Locale, in uno
degli ambiti territoriali omogenei
presenti nella nostra regione.
La Sub-Misura 19.3 prevede il sup-
porto tecnico preparatorio per la
cooperazione del Gal all’interno
delle aree rurali, il sostegno alla
cooperazione inter-territoriale e alla
cooperazione transnazionale (ri-
spettivamente cooperazione tra ter-
ritori all’interno di uno stesso Stato
membro e cooperazione tra terri-
tori di più Stati membri e con terri-
tori di Paesi terzi). L’importante fi-
nalità è quella di attuare scambi di
esperienze e trasferimenti di buone
pratiche, nonché ampliare la pro-
spettiva locale e promuovere l’in-
novazione delle azioni di sviluppo
locale, insieme all’accrescimento
della competitività dei territori.
I Gal devono prevedere la descri-
zione di un programma delle atti-
vità di cooperazione che dimostri
l’attuazione di un
progetto concreto.
All’Autorità di Ge-
stione il compito,
qualora le strategie
di sviluppo locale
presentino pro-
grammi di coope-
razione per i quali
è possibile conse-
guire un maggiore
valore aggiunto se
attivati a livello re-
gionale, oppure
• migliorare la competitività dei
produttori primari, attraverso una
loro migliore integrazione nella
catena agroalimentare, attraverso
i regimi di qualità, aggiungendo
valore ai prodotti agricoli e zoo-
tecnici, la promozione dei mercati
locali e delle filiere corte, le asso-
ciazioni interprofessionali e le or-
ganizzazioni di produttori;
• preservare e sostenere la biodi-
versità attraverso interventi non
produttivi volti al ripristino di
elementi del paesaggio agrario e
rurale e la promozione della coo-
perazione locale verso forme di
utilizzo economico sostenibile
delle risorse genetiche agricole e
forestali;
• facilitare la diversificazione, la
creazione e lo sviluppo di nuove
piccole imprese, nonché la cre-
scita occupazionale;
• favorire l’ammodernamento del
sistema economico delle aree ru-
rali anche attraverso il migliora-
mento dell’accessibilità, dell’uso
e della qualità delle tecnologia
dell’informazione e della comu-
nicazione.
La Misura, inoltre, contribuisce agli
obiettivi trasversali ambiente,
clima e innovazione.
Per Sostegno preparatorio (Sub-Mi-
sura 19.1) si intende il supporto ai
partenariati per le strategie di svi-
luppo locale, e quindi il rafforza-
mento delle capacità, la formazione
e il networking per l’elaborazione e
l’attuazione delle attività. Il sup-
porto invece all’esecuzione delle
26
Il suolo e le sue funzioni
Uno spazio fisico sul quale ancorare
fabbricati civili e infrastrutture in-
dustriali. È questo il concetto di
“suolo” che è prevalso a partire dalla
metà del secolo scorso. Uno spazio
da occupare in funzione delle più
svariate esigenze legate all’afferma-
zione di un modello di sviluppo che
non ha tenuto conto dei limiti di di-
sponibilità di alcune risorse naturali.
In realtà il suolo costituisce, in una
visione antropocentrica, un crocevia
molto complesso di funzioni fonda-
mentali per la permanenza stessa
della vita sulla terra e, più in gene-
rale, per l’equilibrio dei sistemi na-
turali e paesaggistici. Al suolo può
innanzitutto essere ascritta una fun-
zione produttiva, essendo elemento
essenziale per garantire la sicurezza
alimentare per una popolazione che
si stima prossima, nel 2050, a 9 mi-
liardi di persone. La domanda di
prodotti agricoli crescerà, secondo
stime della Commissione europea,
del 70%. Il suolo rappresenta l’habi-
tat naturale di svariate specie di or-
ganismi essenziali per il ciclo
biochimico degli elementi nutritivi,
carbonio, azoto, fosforo e zolfo in
primo luogo. La sostanza organica
contenuta nei suoli agrari e forestali
svolge un ruolo di primo piano nella
mitigazione dei cambiamenti clima-
tici a livello planetario (funzione
sink). Piccole variazioni nel conte-
nuto di sostanza organica nei suoli
determinano rilevanti flussi di bios-
sido di carbonio, che rappresenta
uno dei principali gas climalteranti
nell’atmosfera. Anche l’idrologia su-
perficiale è fortemente condizionata
dall’efficienza del “sistema suolo”.
Il ciclo dell’acqua, anche in occa-
sione di eventi meteorici estremi,
presuppone l’infiltrazione di quote
rilevanti delle precipitazioni con
conseguente rallentamento del de-
flusso verso valle. L’aumento della
velocità del deflusso, che risulta
massima in assenza di suolo (suolo
impermeabilizzato), è spesso la
causa principale delle sempre più
frequenti esondazioni dei corsi d’ac-
qua e delle conseguenti inondazioni
delle zone di pianura. Un evento
meteorico di rilevante entità ma non
straordinario, ad esempio di 150
mm, in un bacino imbrifero imper-
meabilizzato per il 50% della super-
ficie, equivale ad un evento di 300
mm di pioggia con conseguenze, in
questo caso, di portata straordinaria.
Il suolo ha una elevata capacità de-
purativa nei confronti di sostanze
inquinanti e svolge una funzione
protettiva rispetto ai corpi idrici
sottostanti.
A fronte di una elevata resilienza,
tuttavia, il suolo risulta essere una
risorsa naturale finita e non ripro-
ducibile.
L’impermeabilizzazione,
un fenomeno che avanza
La strategia tematica per la prote-
zione del suolo, adottata dalla
Commissione europea, riconosce
l’impermeabilizzazione (soil sea-
ling) come una delle principali
cause di perdita di funzionalità del
suolo.
I numeri relativi alla superficie
“consumata” per espansione delle
aree urbanizzate o comunque desti-
nate ad infrastrutture, esprimono la
drammaticità del fenomeno. A li-
vello europeo, seppur in maniera
diversificata nei diversi Paesi, si
stima un consumo annuo pari a
circa 100.000 ettari di suoli preva-
lentemente agricoli. Secondo i dati
elaborati a partire dalle cartografie
Corine Land Cover (Clc) l’84% delle
aree urbanizzate (1.600.000 ettari)
nel periodo 1990-2006 sono state
sottratte all’agricoltura.
In Italia dal 1950 ad oggi, a fronte
di una popolazione cresciuta del
28%, la cementificazione è cre-
sciuta del 166%. I dati Istat indi-
cano un consumo di suolo al 2008
pari a 2.100.000 ettari corrispon-
denti al 7% della superficie nazio-
nale, in altri termini, l’equivalente
della Calabria e della Basilicata
messe insieme. Tenendo conto che i
I L F O C U S
27Luglio-Settembre 2014
Combattere il consumo di suolo
primo obiettivo strategico
G I O VA N N I A R A M I N I
Dirigente del Settore 3
del Dipartimento
Agricoltura, Foreste e
Forestazione -
Regione Calabria
A N T O N E L L A C O S T A
Geologa, esperta
in tematiche ambientali
ƒL’era dei servizi, della promozione delle qualità e delle specificità territoriali
ha ormai sostituito quella dei capannoni: si passa cioè sempre
più velocemente da una politica tradizionale a una innovativa e dinamica
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Il contrasto al commercio illegale del legno: il nuovo Regolamento europeo (2014)

  • 1. calabria A cura del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione - Regione Calabria Luglio-Settembre 2014 FotoGiuseppeSignorino Il nuovo PSR 2014-2020 E la sfida (ri)parte FOCUS L’assessore Trematerra: l’agricoltura settore in crescita Il dirigente generale Zimbalatti: filiera bosco-legno: l’impegno continua Sicurezza sul lavoro. Il vademecum per gli operatori del settore
  • 2. SETTORE 1 AFFARI GENERALI, RISORSE UMANE, SERVIZI TERRITORIALI, ENTI STRUMENTALI E SUB-REGIONALI Reggente ing. Fernando Bafaro f.bafaro@regcal.it Servizio 1 AA.GG., Contenzioso e Usi Civici, Rapporti con l’Organismo Pagatore Regionale e con gli Enti Strumentali e di Bonifica Dirigente avv. Domenico Ferrara domenico.ferrara@regcal.it Servizio 2 Area Territoriale Meridionale Reggio Calabria Dirigente dott.ssa Caterina Loddo ca.loddo@regcal.it Servizio 3 Area Territoriale Settentrionale Cosenza Dirigenteadinterim ing. Fernando Bafaro f.bafaro@regcal.it SETTORE 2 VALORIZZAZIONE E PROMOZIONE, PRODUZIONI AGRICOLE E FILIERA PRODUTTIVA Dirigente dott. Giacomo Giovinazzo g.giovinazzo@regcal.it Servizio 4 Sistema Qualità - Valorizzazione, Produzioni Agricole, Mercato e Sicurezza Alimentare, Valorizzazione Filiera Produttiva Dirigente ing. Carmelo Salvino c.salvino@regcal.it Servizio 5 Promozione e Marketing dei Prodotti Agricoli e Agroalimentari, Fiere e Mercati, Osservatori ed Educazione Alimentare Dirigente dott. Giorgio Piraino g.piraino@regcal.it SETTORE 3 SVILUPPO RURALE, ZOOTECNIA, CREDITO, RIORDINO E TRASFORMAZIONE FONDIARIA Dirigente dott. Giovanni Aramini g.aramini@regcal.it Servizio 6 Sviluppo della Zootecnia, Riordino e Trasformazione Fondiaria Dirigente ing. Pasquale Celebre pasquale.celebre@regcal.it Servizio 7 Sviluppo Rurale, Leader Plus, Agriturismo, Paesaggio Rurale Dirigente dott.ssa Alessandra Celi a.celi@regcal.it Servizio 8 Sviluppo Rurale, Credito Agrario, Fondo di Solidarietà Dirigente ad interim dott. Giovanni Aramini g.aramini@regcal.it SETTORE 4 SERVIZI DI SVILUPPO AGRICOLO FITOSANITARIO E VALORIZZAZIONE PATRIMONIO ITTICO E FAUNISTICO Reggente ing. Carmelo Salvino c.salvino@regcal.it Servizio 9 Patrimonio Ittico e Faunistico, Caccia e Pesca Dirigente dott. Cosimo Caridi c.caridi@regcal.it Servizio 10 Ricerca e Dimostrazioni, Divulgazione, Formazione, Vivaismo e Fitosanitario Dirigente dott.ssa Carmela Barbalace ca.barbalace@regcal.it SETTORE 5 FORESTE E FORESTAZIONE, POLITICHE DELLA MONTAGNA, DIFESA DEL SUOLO E BONIFICA Dirigente dott. Giuseppe Oliva g.oliva@regcal.it Servizio 11 Forestazione, Tutela Boschi, Valorizzazione delle Montagne, Sistemi Agricoli e Montani, Filiere Silvopastorali Dirigente ad interim ing. Pasquale Celebre pasquale.celebre@regcal.it Servizio 12 Difesa del Suolo, Bonifica e Irrigazione, Valorizzazione dei Sistemi e Infrastrutture Rurali Dirigente ad interim dott. Giuseppe Oliva g.oliva@regcal.it D IPART IMEN TO N. 6 A GRICOLT URA, FORE S TE E FORES TAZI ONE Via Enrico Molè - 88100 Catanzaro Assessore dott. Michele Trematerra michele.trematerra@regcal.it Dirigente Generale prof. Giuseppe Zimbalatti gzimbalatti@regcal.it Autorità di Gestione PSR Calabria 2007-2013 avv. Alessandro Zanfino alessandro.zanfino@regcal.it
  • 3. 21 F O C U S . N U O V O P S R 2 0 1 4 - 2 0 2 0 . P R O N T I , S I ( R I ) P A R T E 22 Con il nuovo PSR riparte una sfida che vogliamo vincere M I C H E L E T R E M A T E R R A 24Il ruolo dei Gal per sostenere le aree più deboli A L E S S A N D R O Z A N F I N O 27 Combattereilconsumodisuolo primoobiettivostrategico G I O VA N N I A R A M I N I A N T O N E L L A C O S T A 30Le misure climatico-ambientali: una nuova opportunità G I O VA N N I A R A M I N I E N Z O C O R R A D O R A F F A E L E PA O N E 33 Ruolo e funzione di Arcea per la certificazione della spesa M A U R I Z I O N I C O L A I 36 S I C U R E Z Z A Vademecum per la sicurezza sul lavoro: come muoversi e, soprattutto, cosa fare M I C H E L A V E L L O S I R I O C I V I D I N O R I N O G U B I A N I 39 A L I M E N T A Z I O N E 39 Bergamotto, il miracolo delle statine naturali L E O N A R D O D I D O N N A G I O VA N N I S I N D O N A E Z I O P I Z Z I 41 Il vino come prevenzione dei disturbi del cuore V I N C E N Z O M O N T E M U R R O 46 P A T - P R O D O T T I A G R O A L I M E N T A R I T R A D I Z I O N A L I Altre perle di Calabria R O S A R I O F R A N C O P I A R I S P O L I Il cedro Il pomodoro di Belmonte L’arancia di Villa San Giuseppe L’annona o anona 48 L E G G I - T U T T I I P R O V V E D I M E N T I Leultimenovitàinmateriadilegislazione M A N U E L A L A C A R I A Sommario Calabria Rurale A cura dell’Assessorato Agricoltura, Foreste e Forestazione Dipartimento 6 Settore 3 della Regione Calabria Via Molè - 88100 Catanzaro Telefono 0961 853132 – 0961 853125 Direttore responsabile Massimo Antonio Calabrò Vicedirettore Manuela Lacaria Coordinamento editoriale Bruno Bernardi, Vincenzo Carè, Anna Maria Corea, Rosario Franco, Giuseppina Statti, Edoardo Vigetti Hanno collaborato Giovanni Aramini, Antonio Brunori, Raffaele Cavalli, Sebastiano Cerullo, Sirio Cividino, Enzo Corrado, Antonella Costa, Leonardo Di Donna, Rino Gubiani, Manuela Lacaria, Vincenzo Montemurro, Maurizio Nicolai, Raffaele Paone, Ezio Pizzi, Pia Rispoli, Giovanni Sindona, Michele Trematerra, Michela Vello, Alessandro Zanfino, Giuseppe Zimbalatti Registrazione Tribunale di Catanzaro n. 7 del 22.10.2013 Distribuito in allegato ad Agrisole - Gruppo Il Sole 24 Ore Spedizione in abbonamento postale DL 253/2009 (conv. in L. 27.2.2004 n. 46) art. 1 comma 1 Progetto, impaginazione e realizzazione Pierrestampa srl Viale di Villa Grazioli, 5 - 00198 Roma www.pierrestampa.it Stampa Rubbettino srl Soveria Mannelli (Catanzaro) www.rubbettinoprint.it www.calabriapsr.it - psrcalabria@regcal.it 2 L ’ E D I T O R I A L E 2 Più aziende e più giovani: l’agricoltura cresce e sta bene M I C H E L E T R E M A T E R R A 5 L A F I L I E R A B O S C O - L E G N O 5 Filiera bosco-legno: l’impegno continua G I U S E P P E Z I M B A L A T T I 8 Meccanizzazione forestale e sviluppo sostenibile R A F F A E L E C AVA L L I 11 La certificazione forestale sostenibile: il marchio PEFC A N T O N I O B R U N O R I 14 La certificazione forestale sostenibile: il marchio FSC A C U R A D I F S C I T A L I A 17 Il contrasto al commercio illegale del legno: il nuovo Regolamento europeo S E B A S T I A N O C E R U L L O
  • 4. L’EDITORIALE 2 L’obiettivo che ci siamo preposti come Assessorato, quando è iniziato il cam- mino di questa legislatura, è stato quello di consegnare ai calabresi una Calabria agricola migliore, più aperta all’innova- zione e alla modernità e più efficiente anche in ambito amministrativo. E in tutta sincerità credo di poter affermare che, insieme al mio Dirigente Generale, ai miei Dirigenti e a tutto il Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione, siamo riusciti, nonostante le difficoltà inerenti la crisi economica internazio- nale, nel nostro intento. Un buon lavoro quindi, come certificato dallo stato di salute dell’Agricoltura e del- l’Agro-alimentare calabrese, che, secondo i dati forniti sia da Bankitalia che da Unioncamere, risulta essere uno dei po- chissimi settori vitali in questo momento congiunturale particolarmente negativo: il quinto in Italia in termini di valore ag- giunto e che, tra la fine del 2013 e il primo trimestre del 2014, in controtendenza ri- spetto alla maggior parte dei settori cala- bresi, è cresciuto dell’1,5%. Il rapporto stilato da Unioncamere, inoltre, mostra che nel secondo trimestre del 2014, il nu- mero delle nuove aziende agricole cala- bresi ha superato di gran lunga i relativi dati di mortalità e quindi indica un saldo positivo, in termini assoluti, tra iscrizioni alle Camere di Commercio regionali e ces- sazioni di attività. Dato nettamente supe- riore alla media nazionale. Grandi soddisfazioni per chi, in questi anni, ha lavorato duramente per risolle- vare, valorizzare e supportare adeguata- mente un settore che non attraversava un Più aziende e più giovani: l’agricoltura cresce e sta bene Secondo i dati di Bankitalia e Unioncamere, è uno dei pochi settori vitali nel panorama economico italiano: il quinto in termini di valore aggiunto con un saldo positivo tra nuove iscrizioni alle Camere di Commercio regionali e cessazioni di attività nettamente superiore alla media nazionale M I C H E L E T R E M A T E R R A Assessore all’Agricoltura della Regione Calabria buon periodo ma che, in una regione dalla profonda cultura rurale come la Calabria, costituiva comunque un comparto dalle enormi potenzialità. E per fare questo ab- biamo operato delle scelte, a volte risul- tate impopolari, ma tese allo sviluppo e al benessere dei territori regionali, che ci hanno consentito di dedicare spazio e ri- sorse ai comparti che abbiamo reputato concretamente in grado di spingere in avanti l’economia regionale, e di dare ri- sultati sia in termini occupazionali che di Prodotto interno lordo. La Regione Calabria, in questi anni, è riu- scita a invertire il trend di spesa dei fondi comunitari, passando dal ventesimo al settimo posto per capacità di spesa, riu- scendo a impiegare tutte le risorse a di- sposizione dell’Agricoltura calabrese e favorendo, con le varie misure del PSR, gli insediamenti in agricoltura di tanti gio- vani e la creazione e l’ammodernamento di numerose nuove aziende, quasi rad- doppiando, ad esempio, la Misura 121, uno degli assi portanti del Programma di Sviluppo Rurale. Una Calabria che si è di- mostrata veramente capace di gestire le risorse finanziarie e che è una tra le poche regioni italiane a vantare un organismo pagatore regionale, Arcea, che media- mente eroga ogni anno 400 milioni di euro tra PSR e Domanda Unica, in inter- valli di tempo che si restringono di anno in anno. C’è da dire comunque che il comparto del- l’Agricoltura, al pari di tutti gli altri set- tori economici, non si è potuto sottrarre alle politiche di contenimento della spesa, ulteriormente aggravate dalla brusca in-
  • 5. 3Luglio-Settembre 2014 impegnati da tempo nella promozione delle nostre eccellenze sui mercati nazio- nali e internazionali, partecipando a fiere di prestigio e a eventi in grado di far co- noscere e apprezzare i prodotti calabresi in tutto il mondo. Non solo. Stiamo per- seguendo infatti con grande convinzione e impegno la strada dell’ottenimento della certificazione IGP, Indicazione Geogra- fica Protetta, dell’olio extra vergine d’oliva calabrese, convinti che la nostra produzione olearia, dalle caratteristiche peculiari uniche, risulterebbe molto più appetibile per i consumatori fuori dai confini regionali e nazionali. E certi che questo riconoscimento farebbe crescere molto di più il comparto dell’olivicoltura e che potrebbe sopperire alla bassa red- ditività delle aziende calabresi che con tanti sacrifici producono olio di qualità. Anche per combattere la crisi delle nettarine questa Giunta si sta spendendo con grande impegno, avendo già dato il via all’erogazione di 3,5 milioni di euro, attraverso il finanzia- mento di progetti di promozione, che mirano a valorizzare queste eccellenze calabresi e a far decol- lare nuovamente la relativa eco- nomia. Così come ingenti risorse sono state messe a disposizione della zona di Gioia Tauro con un apposito piano agrumi. terruzione degli importanti finanziamenti nazionali, sempre garantiti fino al 2009. Il Dipartimento Agricoltura, però, ha sa- puto porre rimedio a questa situazione, avvalendosi di risorse regionali e comuni- tarie. Detto questo, ripercorro le scelte di po- licy e i provvedimenti che in questo qua- driennio ho posto in essere e penso ad esempio ai notevoli risultati ottenuti nel comparto della Forestazione, un settore che era abbandonato a se stesso: con l’Afor in liquidazione e priva di prospet- tive e soprattutto con una pesantissima situazione debitoria a carico dell’intero comparto. In pochissimi anni, però, que- sta Amministrazione regionale ha ripri- stinato l’ordine, approvando innanzitutto una legge per riorganizzare l’intero com- parto, creando l’azienda “Calabria Verde”, che accoglie anche i dipendenti delle soppresse comunità montane, dando loro finalmente un futuro certo e che racco- glie in sé, oltre alle attività di foresta- zione, anche le politiche della montagna. Il tutto con un’attenzione particolare per la filiera bosco-legno, per la quale stiamo lavorando sodo affinché si arrivi a ottenere una certificazione del legname calabrese e affinché tutte le fasi di lavo- razione del legno restino tra in confini regionali. Nel frattempo, un’incisiva azione amministrativa ha portato anche alla notevole riduzione della massa de- bitoria del comparto. Percorso di rinno- vamento che abbiamo intrapreso anche per il settore agricolo dando vita alla nuova “Azienda Regionale per lo Svi- luppo dell’Agricoltura Calabrese (ARSAC)” Non meno importante l’attività riforma- trice di questo Dipartimento che, con l’ap- provazione della Giunta Regionale, è riuscito a colmare dei clamorosi vuoti le- gislativi, per settori fondamentali per la nostra regione rappresentati proprio dal patrimonio forestale e da quello olivicolo, redigendo sia la legge per la “Gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio fo- restale regionale” che quella per la “Tutela e valorizzazione del patrimonio olivicolo della Calabria”. La cultura dell’olio extra vergine d’oliva calabrese, infatti, è un altro fiore all’occhiello di questo Diparti- mento e di questo Assessorato, che sono In pochi anni il settore forestale è stato riorganizzato valorizzandone le potenzialità in termini di sviluppo economico e sociale “La spinta delle politiche riformatrici attuate dalla Regione ha accompagnato questo processo di sviluppo”.
  • 6. L’EDITORIALE Lo stesso impegno lo stiamo dedicando ad alcune filiere di nicchia, come quella del bergamotto, comparto che abbiamo rilan- ciato con una serie di interventi mirati e di investimenti importanti. Abbiamo inoltre deciso di rafforzare le fi- liere autoctone zootecniche, triplicando in pochi anni i fondi per il benessere ani- male e ampliando gli investimenti nel set- tore biologico. Per quanto riguarda la pesca, il Diparti- mento ha messo in atto una serie di po- litiche destinate a determinare profondi cambiamenti di sistema. Il Fondo comu- nitario FEP ha fatto registrare nell’ultima fase una accelerazio- ne delle proce- dure con l’istrut- toria in corso delle oltre 400 domande di aiu- to presentate a valere sulla Mi- sura 1.5 “Com- pensazioni socio- economiche”, particolarmente importante dato il periodo di crisi per i pe- scatori. In corso di istruttoria anche le mi- sure relative ai porti di pesca e ai proget- ti pilota destinati ad avere un riflesso im- portante per l’apertura di nuove prospet- tive produttive. Sono avviati inoltre i pro- getti già finanziati con l’Asse IV dei Grup- pi di Azione Costiera, per i quali la Regio- ne Calabria si trova attualmente ai verti- ci nazionali relativamente all’avanzamen- to fisico e di spesa delle operazioni speci- fiche. Contemporaneamente la Regione Ca- labria ha attivato, attraverso Fincalabra, mi- sure di sollievo per le famiglie dei pesca- tori, con la costituzione di un apposito fon- do di garanzia per microcredito. Inoltre, nel- l’ottica del coinvolgimento di tutti i por- tatori d’interesse, è stato costituito il ta- volo tecnico regionale sulla pesca che si oc- cuperà delle politiche di settore, nonché della programmazione del prossimo fondo comunitario 2014/2020 FEAMP. In questi anni abbiamo lavorato contem- poraneamente, con grande senso di re- sponsabilità e non pochi sacrifici, su molteplici e impegnativi fronti. Lavoro che sta già dando i suoi frutti nel presente, ma che, sono certo, ne darà ancora di più nel futuro, perché svolto con una prospettiva ampia e mirata allo sviluppo economico della regione. E in questa ottica abbiamo cercato di redigere il miglior Programma di Sviluppo Rurale della Calabria 2014- 2020 possibile: dopo aver raccolto le istanze dei singoli imprenditori e delle as- sociazioni di categoria, nei tavoli istitu- zionali e in giro per i vari territori, abbiamo cercato di fare del nostro meglio perché il nuovo PSR fosse realmente utile a coloro che vivono di agricoltura e alla popolazione calabrese in generale e che fosse scritto a misura di ogni imprenditore agricolo calabrese. Così come ci è stato chiesto di fare. Certi che il futuro della nostra agricoltura sarà sempre più verde. L’Assessorato all’Agricoltura ha lavorato con grande senso di responsabilità impegnandosi su diversi fronti e realizzando fra l’altro il miglior Programma di Sviluppo Rurale possibile, quello 2014-2020, uno strumento che sarà utile a chi vive di agricoltura e all’intera popolazione calabrese 4
  • 7. 5Luglio-Settembre 2014 Filiera bosco-legno: l’impegno continua Abbiamo riscoperto e valorizzato un patrimonio che può costituire un vero pilastro dell’economia regionale G I U S E P P E Z I M B A L A T T I Dirigente Generale del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione - Regione Calabria Da sempre, quando si parla di boschi, per l’Italia (e per la Calabria a maggior ra- gione), vale l’espressione di Alfonso Ales- sandrini che, negli anni ’80, la definì un “Paese ricco di boschi poveri”. Ma, come già fanno molti esperti del settore, anche a me piace pensarla ricca di boschi non gestiti, piuttosto che di boschi poveri. Non voglio soffermarmi sui numeri e caratteri- stiche del nostro patrimonio forestale, lo abbiamo già fatto negli scorsi numeri e sempre con il supporto di alcuni tra i maggiori esperti del campo. Basti un solo dato, ovvero l’indice di boscosità che, con il 41%, risulta essere di gran lunga supe- riore alla media nazio- nale. Ma, tuttavia, posso affermare che, durante questi ultimi anni, la Calabria ha iniziato un virtuoso percorso di “restitu- zione” della giusta di- gnità alla propria montagna, attraverso la riscoperta e valorizzazione di un patri- monio, che – non credo di esagerare – può, economicamente parlando, al di là degli ulteriori benefici ritraibili (idrogeo- logico, paesaggistico, valorizzazione del- l’ambiente rurale, etc.), costituire un vero pilastro, forse “il terzo”, dell’economia re- gionale. Anche se rischio di ripetermi, non posso, per l’importanza che essa rivestirà, appena sarà resa operativa attraverso gli appositi “regolamenti”, non ricordare la Legge Regionale n. 45 del 12 ottobre 2012, per la “Gestione, tutela e valoriz- zazione del patrimonio forestale”. Que- sta, in sintesi, definisce i principi di indirizzo per incentivare la gestione fore- stale sostenibile ivi compresa la certifica- zione forestale di processo e di prodotto al fine di tutelare il territorio e contenere il cambiamento climatico, attivando e raf- forzando così l’intera filiera forestale dalla sua base produttiva e garantendo, nel lungo temine, la multifunzionalità e la di- versità delle risorse forestali. Una legge frutto di un’attività coordinata tra il Dipartimento Agri- coltura, Foreste e Forestazione della Regione Calabria, il Corpo Forestale dello Stato, l’Acca- demia Italiana di Scienze Forestali, le Università di Pa- dova e Reggio Ca- labria, Federlegno, le associazioni forestali e la Federazione Regionale Agronomi e Forestali. Una legge per la montagna, realizzata da chi “ama” la montagna, e che in Calabria, tra le ultime regioni fo- restali a dotarsene, ancora mancava. Una legge che ha tracciato un solco di novità, quello della gestione sostenibile, che potrà avere solo ricadute positive, se com- presa appieno e correttamente applicata. La Legge per la gestione, tutela e valorizzazione dei nostri boschi ha rappresentato un vero e proprio momento di svolta e di concreto impegno per il cambiamento
  • 8. LAFILIERABOSCO-LEGNO A supporto di ciò, molto può fare, in tal senso, l’innovazione tecnologica di cui oggi disponiamo (ma che in Calabria stenta a decollare), sia nel campo delle utilizzazioni che in quello della lavora- zione. Così come le nuove soluzioni che si stanno sperimentando per i nostri mate- riali legnosi. È l’Europa che ci chiede di es- sere al passo coi tempi e a questa chiamata noi abbiamo cercato di rispon- dere “presente”, anche attraverso un mi- gliore impiego dei fondi comunitari a disposizione del settore. Con la nuova programmazione 2014-2020 la Misura 8, denominata Investimenti nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste, rappresen- terà lo strumento fondamentale per poter attuare il nuovo programma di sviluppo rurale. Grazie a questa Misura, sarà data maggiore visibilità e operatività al settore forestale sia attraverso interventi in campo più mirati, ma soprattutto attra- verso una più forte finalizzazione all’inno- vazione tecnologica del settore forestale e della prima trasformazione, e alla sele- zione e certificazione delle produzioni. Infatti, in Calabria esistono ancora spazi non pienamente utilizzati per valorizzare al meglio il patrimonio forestale e ciò a causa di una ridotta innovazione tecnolo- gica e commerciale in cui operano le aziende della filiera foresta-legno. La Misura è finalizzata a sostenere un’azione di mantenimento e sviluppo sostenibile delle risorse forestali regio- nali nell’ambito dei terreni siti in aree idonee definite sulla base della carta d’uso dei suoli della Regione Calabria cui vengono associati obiettivi di natura economica, nell’ambito di una strategia di intervento sostenibile delle risorse. In tale contesto, la nuova programmazione agisce rispetto a due macro obiettivi: mantenere e sviluppare, in una logica di sostenibilità, le superfici forestali, sia per finalità economiche che per quelle am- bientali; innovando l’intero comparto delle tecnologie forestali della trasfor- mazione, mobilitazione e commercializ- zazione dei prodotti provenienti dalle foreste calabresi. Inoltre, secondo i più avanzati e moderni criteri di sostenibilità ambientale e resilienza ai cambiamenti climatici, la Misura sosterrà l’imboschi- mento delle aree non agricole e delle aree agricole. La Misura supporterà, inoltre, investi- menti finalizzati ad accrescere la resi- lienza e il pregio ambientale degli ecosistemi forestali attraverso un’azione rivolta al perseguimento di impegni di tu- tela ambientale, miglioramento dell’effi- cienza economica degli ecosistemi forestali, mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici, offerta di servizi eco sistemici e alla valorizza- zione in termini di pubblica utilità delle aree boschive. Compito della Misura è inol- tre quello di sostenere il va- lore economico delle foreste e l’innovazione dell’intero si- stema delle tecnologie fore- stali e, nella trasformazione, mobilitazione e commercia- lizzazione dei prodotti fore- stali, con la finalità di migliorare la selezione e la qualità delle produzioni fore- stali, conseguire un maggiore valore aggiunto e la compo- sizione delle filiere dei pro- dotti delle foreste. L’intervento della Misura si articola attraverso l’azione di cinque Sub-Misure/opera- zioni: Panorama delle Serre 6
  • 9. • Sub-Misura/opera- zione 8.1 – Imbo- schimento e creazione di aree boscate; • Sub-Misura/opera- zione 8.3 – Preven- zione delle foreste danneggiate da in- cendi, calamità na- turali; • Sub-Misura/opera- zione 8.4 – Ripri- stino delle foreste danneggiate da in- cendi, calamità na- turali ed eventi catastrofici; • Sub-Misura/opera- zione 8.5 – Investimenti diretti ad ac- crescere la resilienza, il pregio ambientale e il potenziale di mitiga- zione degli ecosistemi forestali; • Sub-Misura/operazione 8.6 – Investi- menti in tecnologie forestali e nella tra- sformazione, mobilitazione e commercializzazione dei prodotti delle foreste. L’attuazione della Misura sarà attivata attraverso investimenti presentati da soggetti beneficiari singoli o loro asso- ciazioni; da beneficiari che operano nel- l’ambito di progetti di cooperazione con progetti pilota e di sviluppo di nuovi pro- dotti e tecnologie nel settore forestale e nell’ambito di progetti integrati o inve- stimenti collettivi, come definiti dalla stessa Misura. Le varie azioni di intervento delle Sub-Mi- sure contribuiranno al raggiungimento di due importanti obiettivi trasversali che sono richiamati in tutta la programma- zione: ambiente e clima. In particolare, le azioni di intervento a favore dell’ambiente consentiranno la salvaguardia, il ripristino e il miglioramento della biodiversità dei sistemi forestali ponendosi l’obiettivo di migliorare e/o mantenere la qualità dei suoli e di mitigare il rischio erosione, at- traverso azioni di prevenzione ed azioni di ripristino del patrimonio boschivo dan- neggiato e sostenendo i processi di svi- luppo della filiera agro-energetica. Invece, per contrastare gli effetti negativi dovuti ai cambiamenti climatici, la Misura inter- viene mantenendo le funzioni climalte- ranti dei sistemi forestali, attraverso azioni di prevenzione dei principali rischi e azioni di ripristino del patrimonio bo- schivo danneggiato; potenziando e svi- luppando le funzioni di assorbimento di CO2 che svolgono le foreste. La nuova po- litica di sviluppo rurale prevede uno spe- cifico sostegno ai gestori forestali per l’erogazione di servizi silvo-ambientali e per lo sviluppo di filiere energetiche so- stenibili. Rispetto alla precedente e at- tuale programmazione, inoltre, va evidenziata la particolare enfasi che viene data alla fornitura di beni e servizi pub- blici collegata allo svolgimento di attività selvicolturali tradizionali e sostenibili. Questo aspetto consente di valorizzare ul- teriormente le foreste in considerazione delle esternalità che esse sono potenzial- mente in grado di generare. Si pensi, ad esempio, alla funzione paesaggistica o alle funzioni di conservazione della biodiver- sità e di regolazione del ciclo dell’acqua che possono derivare da una corretta ge- stione dei boschi. Di seguito, attraverso il contributo di ulteriori voci tra le più au- torevoli del campo, cercheremo di capire meglio termini nuovi come sostenibilità, certificazione e legalità del legno. Spe- rando che, le poche pagine a seguire, siano l’ennesimo, piccolo tassello di un mosaico, che è la crescita del settore fo- restale, che giorno dopo giorno stiamo cercando di completare, assieme. Buona lettura. 7Luglio-Settembre 2014 All’interno della nuova programmazione 2014-2020, la Misura 8, con le sue 5 specifiche Sub-Misure, rappresenta un forte strumento finalizzato all’innovazione tecnologica e al sostegno di una politica per lo sviluppo sostenibile
  • 10. Quando ci si riferisce a sostenibilità viene subito da pensare al concetto definito nel rapporto Brundtland, elaborato nel 1987 dalla Commissione mondiale sul- l’ambiente e lo sviluppo che riporta come la sostenibilità, o meglio lo sviluppo so- stenibile, sia riferibile a quattro compo- nenti fondamentali: la sostenibilità economica, intesa come capacità di ge- nerare reddito e lavoro per il sostenta- mento della popolazione; la sostenibilità sociale, intesa come capacità di garan- tire condizioni di benessere umano (sicu- rezza, salute, istruzione) equamente distribuite per classi e genere; la soste- nibilità ambientale, intesa come capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali; la sostenibilità isti- tuzionale, intesa come capacità di assi- curare condizioni di stabilità, democrazia, partecipazione, giustizia. Nel coniugare sostenibilità a meccanizza- zione forestale è immediato esaltare la componente ambientale, rendendo meno appariscenti altre due componenti alle quali deve essere, invece, riconosciuta eguale importanza, ossia la sostenibilità economica e la sostenibilità sociale. È naturale, infatti, che, affrontando le te- matiche inerenti la meccanizzazione fo- restale che fornisce strumenti di attuazione alle utilizzazioni forestali, si tengano in grande considerazione le inte- razioni che si creano tra l’impiego delle macchine e le componenti ambientali: suolo, acqua, aria, fauna, vegetazione. La sostenibilità ambientale di un sistema di meccanizzazione può essere perciò valu- tata sulla base degli impatti arrecati, di- rettamente o indirettamente, a una o più delle componenti ambientali. Compatta- zione ed erosione del suolo, intorbida- mento e aumento del sedimento nelle acque superficiali, modifica della qualità delle acque sotterranee, disturbi alla fauna terrestre e acquatica, danni al so- prassuolo residuo, modifica della qualità dell’aria sono alcuni degli effetti che pos- sono derivare dall’impiego di macchine e attrezzature negli ambienti semi-naturali rappresentati dai boschi e dalle foreste sottoposti a utilizzazione. Impiegando attrezzature adatte e proce- dure operative idonee è possibile limi- tare al minimo gli impatti arrecati all’ambiente: ad esempio il ricorso al- l’esbosco aereo mediante gru a cavo ri- duce notevolmente gli impatti al suolo e alle acque e modera quelli al soprassuolo residuo, rispetto all’esbosco per via ter- restre, operato mediante strascico con trattore e verricello. Ma anche nel- l’esbosco per via terrestre è possibile adottare sistemi a impatto limitato: l’impiego di pneumatici a larga sezione o di semicingolature sulle ruote dei veicoli che circolano sul terreno forestale con- tribuisce a ridurre la compattazione e l’erosione del suolo, diminuendo nello stesso tempo la quantità di sedimento nelle acque superficiali e il conseguente intorbidamento delle stesse. Il ricorso poi a combustibili alchilati nel- l’alimentazione dei motori a due tempi che equipaggiano motoseghe e decespu- gliatori coadiuva il limitare dell’emissione nell’atmosfera di sostanze inquinanti, così come l’utilizzo di oli lubrificanti e di fluidi Meccanizzazione forestale e sviluppo sostenibile Le componenti che incidono su uno sviluppo rispettoso dell’ambiente sono molteplici e possono essere coniugate tenendo presente alcune semplici regole 8 R A F F A E L E C AVA L L I Università degli Studi di Padova LAFILIERABOSCO-LEGNO
  • 11. idraulici di origine vegetale attenua il ri- schio di inquinamento delle acque sotter- ranee in caso di accidentale sversamento sul terreno. È ovvio che non esiste ancora un sistema di meccanizzazione forestale neutrale nei confronti dell’ambiente e che ogni attività di utilizzazione comporta un più o meno elevato impatto. Per assicurare la sosteni- bilità ambientale è importante che tali impatti non comportino modificazioni permanenti e, soprattutto, non arrechino nocumento alla resilienza degli ambienti naturali. Come però accennato in precedenza, la giusta attenzione che deve essere data alla sostenibilità ambientale non deve di- minuire l’importanza che la meccanizza- zione forestale ha sia sulla sostenibilità economica sia sulla sostenibilità sociale degli interventi di raccolta del legname. Gli effetti della meccanizzazione forestale sulla sostenibilità eco- nomica del settore delle utilizzazioni fo- restali possono essere in qualche modo con- trastanti. Infatti, l’au- mento del livello di meccanizzazione, os- sia il passaggio da si- stemi semi-meccaniz- zati, basati principal- mente sull’abbatti- mento e allestimento con motosega e sull’esbosco a strascico con trattore, a sistemi totalmente mec- canizzati, impostati sull’abbattimento e allestimento con harvester ed esbosco con forwarder, può contribuire a ridurre i co- sti per unità di prodotto accatastato a bordo strada. Ma lo stesso processo evo- lutivo può comportare anche un incre- mento degli investimenti in macchine, un 9Luglio-Settembre 2014 aumento dei costi della gestione azien- dale e una riduzione del numero degli ad- detti, creando un effetto depressivo del- la sostenibilità economica. L’analisi a riguardo delle re- lazioni tra mec- canizzazione fo- restale e sosteni- bilità economica non può però es- sere limitata allo stretto ambito delle utilizzazioni forestali. Infatti, favorire l’innalza- mento del livello di meccanizzazio- ne costituisce uno strumento strategico per aiutare il mantenimento delle imprese forestali e rappresenta una chiave di suc- cesso per coinvolgere giovani lavoratori nell’attività aziendale e imprenditoriale, elemento questo di importanza fonda- mentale in particolare nei cambi gene- razionali che avvengono nelle imprese fo- restali stesse. Il processo evolutivo può comportare un incremento degli investimenti in macchine, un aumento dei costi di gestione e una riduzione del numero degli addetti, con un effetto economico depressivo L’impiego di pneumatici a larga sezione dei veicoli che circolano sul terreno forestale contribuisce a ridurre la compattazione e l’erosione del suolo
  • 12. Strettamente connesse con questi aspetti risultano le relazioni tra meccanizza- zione forestale e sostenibilità sociale, de- clinata come capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicu- rezza, salute, istruzione). Infatti, anche in quest’ambito l’adozione di sistemi di meccanizzazione con prestazioni sempre più elevate comporta un innalzamento dei livelli di sicurezza nelle diverse fasi delle utilizzazioni e positive ricadute sulla salute degli operatori, meno sotto- posti a rischi di incidente e a stress fisici. Ciò determina una sorta di meccanismo di retroazione anche sulla sostenibilità economica poiché la riduzione degli in- cidenti da attività lavorativa si traduce in minori costi sia per l’impresa sia per la collettività. Va detto che l’innalzamento del livello di meccanizzazione non è scevro da proble- matiche di tipo ergonomico e psico-fisico per quanto concerne gli addetti, ma l’in- tensità con cui si manifestano tali incon- venienti è certamente inferiore a quella dei sistemi semi-meccanizzati. La sostenibilità sociale è influenzata dalla meccanizzazione forestale anche in relazione al fabbisogno di formazione e addestramento richiesto nell’impiego delle diverse macchine e attrezzature. È necessario garantire adeguate cono- scenze e competenze agli addetti in modo che siano in grado di operare in maniera efficace ed efficiente. Il coinvolgimento della componente umana è dunque indispensabile affinché l’applicazione delle tecnologie mecca- niche alle operazioni forestali assicuri i migliori risultati. A questo riguardo la formazione e l’addestramento giocano un ruolo strategico mediante l’adozione di attrezzature didattiche innovative, quali i simulatori; di programmi forma- tivi focalizzati non solo sull’impiego delle tecnologie, ma anche sulla loro gestione; di programmi formativi im- perniati sulle diverse figure professio- nali che devono essere preparate dall’operatore all’imprenditore. Nello sviluppare tali programmi formativi e, in particolare, le metodologie didatti- che si deve tener conto che in generale le informazioni sono prontamente e facil- mente accessibili; che gli aggiornamenti tecnologici avvengono con tale rapidità da far risultare superati i tradizionali si- stemi di formazione e addestramento; che la conoscenza impartita per discipline ri- sulta inappropriata per preparare a ope- rare nei luoghi di lavoro e nelle comunità moderne; l’apprendimento si sta sempre più allineando con le caratteristiche della realtà operativa; le moderne organizza- zioni richiedono flessibilità nella capacità di apprendimento; che infine è sempre più diffuso il fabbisogno di un apprendimento immediato. Alla luce di queste considerazioni appare chiaro come la meccanizzazione forestale possa contribuire ef- ficacemente a uno sviluppo sostenibile agendo su tre impor- tanti componenti: quella ambientale, quella economica e quella sociale. Consi- derate le interazioni che s’instaurano tra le diverse componenti è palese l’attenzione che deve essere posta nella scelta tra i vari sistemi di meccaniz- zazione che devono essere sempre di più valutati con criteri basati su un approc- cio di tipo olistico. 10 ERRATA CORRIGE Pubblichiamo la versione aggiornata dell’adesivo attestante il superamento del controllo funzionale delle macchine irroratrici, che sostituisce quella pubblicata a pagina 14 del numero scorso di Calabria Rurale. LAFILIERABOSCO-LEGNO
  • 13. La certificazione forestale sostenibile: il marchio PEFCL’adozione del marchio PEFC cambia le regole del mercato e ne garantisce i processi A N T O N I O B R U N O R I Segretario Generale PEFC Italia La certificazione forestale è un mecca- nismo che si avvale della verifica in campo da parte di organismi di certifi- cazione indipendenti per garantire che una foresta sia gestita in conformità a degli standard gestionali riconosciuti a livello internazionale basati sulla soste- nibilità. La certificazione forestale garantisce anche la tracciabilità dei prodotti fore- stali e l’uso di un’etichettatura di mer- cato, cioè il marchio PEFC. II logo potrà essere apposto ai prodotti costituiti da materia prima che provengono da fore- ste certificate PEFC, quindi non solo legno e suoi derivati (come la carta), ma anche i prodotti forestali non legnosi (come funghi, tartufi, miele, sughero, castagne, ecc.). Quali sono le caratteristiche di una gestione forestale sostenibile? Un foresta viene gestita in modo sosteni- bile quando: • la quantità di legname tagliato non è mai superiore alla quantità che cresce in foresta; • dopo il taglio, gli alberi verranno ri- piantati o verranno aiutati a rinnovare naturalmente; • vengono tutelati gli habitat per piante e animali selvatici e tutte quelle fun- zioni di protezione che normalmente la foresta svolge nei confronti del clima, del suolo e dell’acqua; • devono essere rispettati i diritti e il be- nessere dei lavoratori, delle popolazioni locali e dei proprietari forestali, ovvero di tutti coloro che si guadagnano da vivere in bosco o grazie ad esso; • viene incoraggiato lo sviluppo locale perché da esso dipende il benessere e la sopravvivenza del bosco stesso. La procedure di certificazione La certificazione forestale PEFC è la ga- ranzia che la materia prima legnosa per car- ta e prodotti in legno deriva da foreste ge- stite in maniera sostenibile attraverso controlli di parte terza. La gestione delle fo- reste certificate è quindi regolarmente verificata da ispettori competenti e indi- pendenti, a loro volta controllati da Accredia (organismo di accreditamento nazionale). 11Luglio-Settembre 2014
  • 14. I principi che devono essere applicati e che sono parte integrante della gestione forestale PEFC sono: • la conservazione della foresta come habitat per animali e piante; • il mantenimento della funzione protet- tiva delle foreste nei confronti dell’ac- qua, del terreno e del clima; • la tutela della biodiversità degli ecosi- stemi forestali; • la verifica dell’origine delle materie prime legnose; • la regolazione del taglio delle piante ri- spettando il naturale ritmo di crescita della foresta; • l’obbligo che le aree soggette al taglio vengano rimboschite o preferibilmente rigenerate e rinnovate naturalmente; • la tutela dei diritti e della salute dei la- voratori; • la promozione delle filiere corte; • la garanzia dei diritti delle popolazioni locali e dei proprietari forestali. 12 I L R E G O L A M E N T O E U R O P E O E L ’A D O Z I O N E D E L S I S T E M A I N T E R N O D I “ D O V U T A D I L I G E N Z A ” Il 3 marzo 2013 è entrato in vigore il Regolamento (EU) 995/2010, meglio noto come EU Timber Regulation (EU-TR), che si applica al legno e a tutti i prodotti da esso derivati, inclusa la carta. Per le aziende che introducono nel mercato europeo prodotti a base legnosa, il regolamento vieta l’immissione e il commercio di prodotti di origine illegale e obbliga l’adozione di un sistema interno di “dovuta diligenza” (Due diligence). L’Unione Europea ha approvato questo regolamento per prevenire il commercio di legname illegale in Europa, secondo quanto già avviene, ma su base volontaria, con l’attuazione della certificazione di catena di custodia PEFC. La EU-TR, attraverso il Regolamento di Esecuzione (UE) n. 607/2012 però non qualifica le certificazioni forestali come prova automatica (green lane) di rispondenza ai requisiti del Regolamento 995/2010, ma la riconosce tra le certificazioni che servono come base di partenza per l’implementazione di un sistema di Diligenza Dovuta che garantisca la provenienza legale delle loro forniture di materia di origine forestale. Il sistema di certificazione forestale PEFC ha sviluppato fin dal 2010 un proprio sistema di Due diligence, interno alla certificazione di catena di custodia, che può essere usato come base per un sistema di Due diligence in accordo ai requisiti della EU-TR. La certificazione di CoC PEFC è quindi tecnicamente considerata adeguata per minimizzare il rischio di commercializzazione (nel mercato comunitario) di legname e/o prodotti in legno di origine illegale, rischio che, secondo la terminologia utilizzata dalla EU-TR, sarebbe così considerato “trascurabile”. Quindi qualsiasi azienda del settore foresta legno può certificarsi PEFC, anche per dare garanzia che il proprio legname proviene da “Fonti Controllate”, se ha correttamente applicato alla propria azienda il sistema di Diligenza Dovuta proposto dal PEFC, comprese le azioni di analisi del rischio per escludere l’acquisto di legno proveniente da fonti controverse. Si ricorda che il concetto del controllo su chi “immette il legname per la prima volta nel mercato europeo” non coinvolge solamente gli importatori del legname da fuori Europa, ma anche coloro che, abbattendo un bosco o una piantagione in Italia, vendono i tronchi o i loro derivati (legna da ardere, cippato, etc), immettendo quindi per la prima volta quel materiale legnoso nel mercato. Ora è più facile combattere il commercio illegale LAFILIERABOSCO-LEGNO
  • 15. La garanzia del prodotto finito La garanzia della corretta ori- gine del materiale certificato si ottiene attraverso la Certi- ficazione di Catena di Custo- dia PEFC, che è un sistema per tracciare il materiale cer- tificato dalla foresta al pro- dotto finito, fornendo così garanzia che il prodotto pro- venga a tutti gli effetti da una foresta certificata. Anche la certificazione di Catena di Custodia viene emessa da un organismo di certificazione indipendente e accreditato che verifica che il sistema di registrazione del flusso del legno di un’azienda soddisfi i precisi requisiti dello schema di certificazione PEFC. L’organizzazione PEFC Il PEFC è un’organizzazione mondiale non governativa, no-profit indipendente, che promuove la gestione sostenibile delle fore- ste attraverso una certificazione, ricono- sciuta a livello internazionale, rilasciata da un organismo di certificazione esterno total- mente indipendente rispetto al PEFC stesso. PEFC è l’acronimo di Programme for En- dorsement of Forest Certification schemes che significa Programma per il Riconosci- mento di Schemi di Certificazione Fore- stale. Il marchio identifica i prodotti costituiti da materia prima legnosa che proviene da foreste certificate per la ge- stione sostenibile delle loro risorse. Il PEFC gode a livello internazionale del sostegno di numerosi soggetti apparte- nenti al settore foresta-legno: • proprietari forestali; • amministrazioni pubbliche; • organizzazioni e associazioni per la commercializzazione del legno; • associazioni di categoria e della società civile; • sindacati dei lavoratori; • organizzazioni non governative e orga- nizzazioni ambientaliste. 13Luglio-Settembre 2014 L’area forestale certificata PEFC al 31 agosto 2013 è di 821.933,69 ettari (9,38% della superficie forestale totale italiana, pari a 8.759.200 ettari). L’area a maggior certificazione è quella gestita dal Bauer- nbund - Unione Agricoltori di Bolzano (con 289.015 ettari), seguita dall’area ge- stita dal Consorzio dei Comuni Trentini – AR Trentino (con 247.634,52 ettari, dal- l’area gestita dal Gruppo PEFC Veneto (con 85.307,21 ettari, l’8,8%) e dall’area gestita dall’Associazione Regionale FVG – Legno Servizi (con 81.008,45 ettari). A seguire vengono le foreste del Pie- monte, della Lombardia, della Toscana e Abruzzo. In Calabria, attualmente, non esistono foreste certifi- cate, anche se l’interesse per questo potente stru- mento di marketing (per la promozione dei prodotti locali, ma anche di aree forestali note a tutti ma a cui manca un riconosci- mento formale) sta cre- scendo proprio in questi ultimi mesi. Le aziende del settore legno-carta con certifica- zione di Catena di Custodia PEFC in Italia sono 898. Purtroppo la Calabria è l’unica regione italiana a non avere neanche una azienda con la certifica- zione di tracciabilità PEFC.
  • 16. La certificazione forestale sostenibile: il marchio FSC Le grandi catene del commercio e della distribuzione che operano nel settore dell’arredamento, ma anche la pubblica amministrazione e l’edilizia richiedono l’adozione di standard di gestione condivisi 14 A cura di FSC Italia La sua mission è quella di promuovere una gestione delle foreste che sia rispettosa dell’ambiente, per assicurare che la pro- duzione e raccolta dei prodotti legnosi e non legnosi del bosco mantenga la bio- diversità e i processi ecologici, una ge- stione forestale che sia socialmente uti- le, che aiuti quindi sia la popolazione lo- cale sia la società in generale a godere di benefici a lungo termine e infine una ge- stione che sia economicamente sosteni- bile, il che significa che le operazioni fo- restali devono essere organizzate e ge- stite in modo da essere sufficientemen- te redditizie, senza generare profitti a sca- pito della tutela delle risorse forestali, del- l’ecosistema, o delle comunità interessate. A livello internazionale FSC muove i primi passi nel 1992 quando, sulla scia della conferenza ONU sullo sviluppo sostenibile, rappresentanti delle im- prese interessate, gruppi sociali e or- ganizzazioni ambientaliste si sono riuniti e hanno istituito il Forest Ste- wardship Council, che assumerà una forma ufficiale, legalmente ricono- sciuta, nel 1994 in Messico. Un paio di anni dopo, in Italia, presso il Dipartimento TeSAF dell’Università di Padova, si forma il primo gruppo di lavoro per la definizione degli stan- dard nazionali di Gestione Forestale: è questo il nucleo dal quale nascerà, nel 2001, il Gruppo FSC Italia1 , associa- zione di volontariato, indipendente e senza scopo di lucro, ufficialmente ri- conosciuta come Iniziativa Nazionale da FSC internazionale nel 2002 e, suc- cessivamente, come Ufficio Nazionale nel 2013. FSC Italia ha tra i suoi membri proprie- tari forestali, aziende del legno e del settore carta-stampa, organizzazioni ambientaliste, associazioni, sindacati, professionisti, enti di certificazione. Si dedica a numerose attività, tra cui: • coordinare la definizione degli standard nazionali di buona ge- stione forestale, sulla base dell’in- sieme dei principi e criteri definiti su scala internazionale; • fornire un supporto informativo a chi è interessato alla certificazione; • organizzare corsi di formazione; • promuovere la buona gestione fo- restale tramite eventi informativi e campagne di sensibilizzazione; • rilasciare licenze d’uso promozio- nale dei marchi ai soggetti per i quali non è prevista la certifica- zione e controllarne l’eventuale utilizzo illecito. Origini di FSC® Il Forest Stewardship Council® è un’organizzazione non governativa in- ternazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che riunisce gruppi ambientalisti e sociali, comunità indi- gene, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici. 1. Dal 2012 il nome legale dell’organizzazione è Associazione Italiana per la Gestione Forestale Responsabile LAFILIERABOSCO-LEGNO
  • 17. 15Luglio-Settembre 2014 La diffusione della certificazione forestale A livello internazionale, a partire dal 1994, la certificazione si diffonde ini- zialmente soprattutto nel Nord Ame- rica e Nord Europa raggiungendo i primi 10 milioni di ettari nel 1998 e i 100 milioni nel 2008, in 79 paesi, in- clusi alcuni dell’America latina (Bra- sile e Bolivia in primis) e dell’Africa (Sudafrica e Gabon). Oggi gli ettari certificati sono quasi 185 milioni in 80 paesi, con almeno 150.000 piccoli proprietari coinvolti, inclusi alcuni proprietari italiani privati e pubblici. Purtroppo però, nonostante il discreto patrimonio forestale di cui è dotato il nostro paese, la diffusione della certi- ficazione non ha seguito il trend in- ternazionale perché l’incidenza economica delle attività forestali è, da qualche decennio, molto bassa cau- sando crescenti fenomeni di abban- dono gestionale del bosco. Nonostante questo, alcune realtà ita- liane hanno comunque perseguito ed ottenuto la certificazione FSC e l’hanno saputa mantenere nel corso degli anni, come nel caso della Magnifica Comu- nità di Fiemme (TN) che per prima in Italia e in tutto l’arco alpino, nel 1997, ha potuto fregiarsi di questo riconosci- mento. Altre proprietà poi si sono ag- giunte nel corso degli anni, arrivando ad una superficie certificata comples- siva di oltre 51.000 ettari, fra i quali si contano anche i boschi della Comunità Montana Colline Metallifere, le foreste gestite dalla Regione Lombardia (tra- mite l’ERSAF) e – più di recente – quelle di alcuni piccoli proprietari sud-tirolesi riuniti in gruppo e coordinati da un consulente tecnico-commerciale che coordina anche la commercializzazione del legname. I vantaggi della certificazione La certificazione FSC è uno strumento credibile e trasparente a garanzia di un uso responsabile delle foreste e delle piantagioni. Per i proprietari e i gestori forestali è un’opportunità per migliorare la gestione delle foreste, per valorizzare il proprio patrimonio boschivo e i prodotti sul mercato, per consolidare e migliorare i rapporti con i diversi soggetti interessati (ditte bo- schive, clienti, ma anche ambientali- sti, autorità di controllo, turisti), per rafforzare il legame tra foresta e ter- ritori di elevata qualità ambientale. Per le aziende e industrie che produ- cono, trasformano o commercializ- zano prodotti forestali è uno strumento credibile per dimostrare il proprio impegno ad un uso corretto e responsabile delle risorse forestali e quindi per migliorare la propria repu- tazione aziendale. Il marchio FSC per- mette alle aziende certificate di differenziare i propri prodotti, acqui- sendo un vantaggio competitivo e ri- spondendo alla crescente domanda di mercato. Per potersi certificare, una volta sta- bilita la tipologia di certificazione che si vuole richiedere (Gestione Forestale, per proprietari e gestori forestali, o Catena di custodia, per imprese di tra- sformazione e/o commercio di pro- dotti forestali), il primo passo da compiere è la presa visione degli stan- dard di riferimento, così da definire re- quisiti e obblighi previsti, eventual- mente con il supporto di un consu- lente esterno che supporti l’azienda in fase di preparazione. Deve poi essere individuato un ente di certificazione, in possesso di accredi- tamento FSC ad opera dell’organizza- zione indipendente Accreditation Services International (ASI), al quale inoltrare la domanda di certificazione. Tale ente si incarica di condurre una verifica ispettiva presso la foresta o l’azienda, allo scopo di verificare il ri- spetto degli standard. Il buon esito di tale verifica determina la possibilità di conseguire la certificazione FSC. Per tutta la durata del certificato (massimo 5 anni) l’ente di certifica- zione provvede a verifiche di sorve- glianza annuali volte a garantire che il rispetto degli standard da parte dell’azienda sia mantenuto nel tempo.
  • 18. 16 crescita costante del 10% anche nel- l’ultimo anno. Le aziende italiane sono fra le più im- portanti fornitrici di grandi retailer in- ternazionali dell’arredamento e del fai- da-te che richiedono in maniera crescente prodotti certificati FSC per raggiunge- re i propri obiettivi di responsabilità ambientale, per non parlare del crescen- te interesse del settore cartario, editoriale e del packaging per i prodotti certifica- ti FSC che, oltre ad un impegno am- bientale consentono anche di persegui- re efficaci strategie di marketing o di ri- spondere alle politiche di acquisto pub- blico responsabile che anche la pubbli- ca amministrazione del nostro Paese sta adottando in maniera più incisiva. Infine, segnali di interesse crescente derivano anche dal settore dell’arreda- mento e dell’edilizia privata e pubblica, grazie alla diffusione di diversi standard per l’edilizia responsabile (ad esempio, la certificazione LEED del Green Buil- dingCouncil) che richiedono l’adozione di prodotti legnosi certificati quando inseriti nei capitolati. Circa il 15% delle certificazioni FSC di Catena di custo- dia rilasciate in Italia riguardano pro- prio questi settori e il trend è crescente. Ci sono quindi tutte le condizioni, in Italia e nello specifico in Calabria, per ricostruire un legame tra offerta di pro- dotti forestali e domanda industriale, qualificate con lo standard di certifica- zione della gestione forestale respon- sabile che è il più riconosciuto dai consumatori, quello maggiormente uti- lizzato dall’industria, il più rigoroso negli standard e governato da una bi- lanciata rappresentanza dei diversi rap- presentanti del settore: il Forest Stewardship Council, appunto. I requisiti per la certificazione della gestione forestale in Italia Gli standard di riferimento per la cer- tificazione della gestione forestale fanno riferimento ai 10 Principi e 56 Criteri definiti a livello internazionale dai membri del Forest Stewardship Council fin dalle origini e rimasti so- stanzialmente immutati fino ad oggi (si veda il Quadro 1). Tali principi e criteri necessitano di es- sere adattati ai diversi contesti nazio- nali attraverso la definizione di una serie di indicatori verificabili sul campo da parte degli enti di certifica- zione. Oltre al rispetto di tali indicatori, un requisito fondamentale per l’otteni- mento della certificazione è il coin- volgimento e la consultazione di tutte le parti interessate (i cosiddetti stakeholder) alla gestione forestale in un determinato contesto, inclusi i rappresentanti di organizzazioni am- bientaliste e quelle a difesa dei diritti dei lavoratori. Per quanto riguarda il contesto ita- liano, il principio che spesso risulta più difficile da rispettare è quello che ob- bliga e redigere preventivamente un piano di gestione forestale che sia anche approvato dagli organi compe- tenti. Purtroppo la complessità della macchina burocratica e lo scarso in- teresse di alcune autorità pubbliche per il settore forestale, fanno sì che tale requisito risulti di ostacolo per il buon esito di una certificazione, di fatto impedendola o prorogandola per tempi incompatibili con le esigenze dei gestori e del mercato. La posizione dell’Italia nel mercato dei prodotti certificati FSC Il nostro Paese copre un ruolo determi- nante nel mercato dei prodotti di origine forestale certificati FSC grazie alla sua consolidata vocazione di Paese “trasfor- matore” di legno e cellulosa (per lo più importati da Paesi Est-europei ed extra- europei). Con oltre 1.850 certificazioni di Catena di Custodia risultiamo infatti al 5° posto a livello mon- diale e al 3° in Europa, con una crescita di operatività costante anche in piena crisi economica. Nel resto del mondo le certifi- cazioni CoC riguar- dano oltre 28.000 operatori, con una prevalenza di quelli nordamericani e asiatici e con una 1. Rispetto delle leggi nazionali e accordi internazionali 2. Tutela diritti di proprietà e d’uso delle risorse forestali 3. Riconoscimento e tutela diritti popolazione indigena 4. Rispetto diritti dei lavoratori, benessere comunità locali 5. Uso efficiente prodotti e servizi da foreste 6. Impatti ambientali: conservazione biodiversità, paesaggio… 7. Attuazione di un piano di gestione forestale 8. Monitoraggio/valutazione della foresta e della gestione 9. Salvaguardia delle foreste di grande valore ambientale 10. Gestione responsabile delle piantagioni NB: 10 Principi e 56 Criteri verranno sostituiti nel 2015 dai 10 Principi e 70 Criteri approvati a livello internazionale nel 2012 Quadro 1 - I 10 Principi internazionali di FSC per la gestione forestale responsabile LAFILIERABOSCO-LEGNO
  • 19. Il contrasto al commercio illegale del legno: il nuovo Regolamento europeo S E B A S T I A N O C E R U L L O Segretario Generale Conlegno Il Regolamento in sintesi Il 3 marzo 2013 è entrato in vigore in tutti gli Stati membri dell’Unione Euro- pea il nuovo Regolamento n. 995/2010 (European Union Timber Regulation, cioè EUTR o RBUE in Francia o Re- golamento Legno in Italia), una norma innovativa e attesa da tanti, promossa per contrastare il commercio di le- gname illegale. I prodotti. L’EUTR comprende un ampio ventaglio di prodotti, sia im- portati sia realizzati internamente e spazia dalla carta alla pasta di cellu- losa ai prodotti di legno massiccio, al legno per pavimenti, fino ad alcuni tipi di mobili e rientra nel quadro degli impegni in corso negli Stati eu- ropei, per affrontare il problema della deforestazione selvaggia dovuta al taglio illegale. Cosa vieta? La legislazione, che inte- ressa tutti coloro che lavorano nel mondo del legno come dei suoi pro- dotti, vieta la commercializzazione del legno illegalmente recuperato, inter- venendo nei controlli sia sulla mate- ria legno raccolta nei Paesi dell’Unione Europea sia su quello immesso da Paesi extra UE nei nostri mercati eu- ropei con il fine e l’impegno comune di risolvere il crescente problema del taglio illegale in tutto il mondo. Come centra l’obiettivo? La norma stabilisce le procedure per coloro che lavorano nel settore al fine di ridurre al minimo il rischio che venga usato e immesso nelle proprie filiere legno illegale. Ciò significa che gli opera- tori, definiti come coloro che immet- tono per la prima volta un prodotto di legno sul mercato della EU, devono impegnarsi con un sistema di “Do- vuta Diligenza” che è un insieme di provvedimenti e procedure che ridu- cono al minimo il rischio di immet- tere legname o prodotti di legno illegali. Inoltre, i commercianti, defi- niti come coloro che acquistano o vendono il legname già immesso sul mercato UE, devono conservare le in- formazioni sul legname e i prodotti che commercializzano, in modo che questi prodotti possano essere facil- mente rintracciati. Dove si applica? Il Regolamento Euro- peo del Legno, tuttavia, non è una mi- sura che viene applicata alle aree doganali, anzi, le spedizioni di fatto non verranno controllate obbligato- riamente in ingresso alle frontiere del- l’Unione Europea, ma sull’intero territorio, nei magazzini degli impor- tatori come negli esercizi commerciali che trattano legno e prodotti da esso derivati. Cosa cambia e cosa cambierà dopo l’entrata in vigore del nuovo Regolamento Europeo. Gli organismi di controllo 17Luglio-Settembre 2014
  • 20. 18 Cosa succede senza regole Il taglio illegale ha gravi conseguenze ambientali, economiche e sociali in al- cune delle foreste più importanti del pianeta e sulle Comunità che dipen- dono direttamente da esse. Gli impatti del taglio illegale sono di tre tipi: • ambientali: sono associati alla deforestazione, al cambiamento climatico e alla perdita di biodi- versità; • economici: comportano perdita di proventi e compromettono gli sforzi degli operatori legittimi; • sociali: sono legati a conflitti per terre e risorse e alla perdita di po- tere delle comunità locali. Il taglio illegale (raccolta del le- gname con modalità che violano le leggi o i regolamenti nel paese di ta- glio) non solo provoca irresponsabili processi di deforestazione, ma con- tribuisce al cambiamento climatico e minaccia anche gli sforzi e l’esi- stenza degli operatori legittimi, ali- mentando allo stesso tempo conflitti legati al controllo del territorio e delle risorse. Applicando il Regolamento Legno su questo tema, l’Italia, insieme agli altri 27 paesi della EU che lo applicano, in- fluenza le pratiche forestali in tutta Europa e nel mondo e contribuisce a contrastare il taglio illegale e il com- mercio illegale di legno e prodotti da esso derivati. L’Unione Europea rap- presenta un mercato importante per le esportazioni di molti paesi in cui il taglio illegale delle foreste è una pra- tica diffusa; per i 28 Paesi, non porsi troppe domande sull’origine del le- gname – non dando piena e concreta applicazione a questo regolamento – significherebbe continuare a finan- ziare i reati forestali, vanificando gli sforzi compiuti per far applicare la legge in alcuni dei Paesi produttori di legno più poveri del mondo. Oggi con questa norma gli operatori che desi- derano commercializzare il legname sul mercato dell’UE devono avere la ragionevole certezza che il legno pre- sente nei propri prodotti sia stato rac- colto in conformità alla legislazione applicabile del paese di taglio. Il cuore della norma L’EUTR, che si applica a diversi tipi di legname e prodotti a base di legno elencati nell’Allegato del Regolamento Legno, esclude però alcune categorie e fissa tre obblighi chiave: • vieta l’immissione sul mercato UE di legname raccolto illegalmente e dei prodotti da esso derivati; • obbliga gli operatori, definiti come coloro che commercializzano i pro- dotti del legno nel mercato UE per la prima volta, ad esercitare la Do- vuta Diligenza (Due Diligence); • impone ai commercianti, definiti come coloro che acquistano o ven- dono legname o prodotti del legno già immessi nel mercato del- l’Unione Europea, di conservare le informazioni sui fornitori ed i clienti, in modo che possano essere facilmente tracciabili. Sistema di controllo: privato o collettivo? Gli operatori ai sensi del Regolamento Legno, devono esercitare la Dovuta Di- ligenza. Le imprese possono ideare un loro sistema o usarne uno ideato, ag- giornato continuamente e verificato da un organismo di controllo. Questa seconda opzione si rivela quella maggiormente praticabile, con- siderati i vincoli che l’EUTR impone. Il sistema, infatti, richiede: Accesso alle informazioni. Si deve avere accesso alle seguenti informa- zioni sul legname: descrizione (incluso il nome commerciale, il tipo di pro- dotto e il nome comune/nome scienti- fico completo delle specie); paese di raccolta (e, se possibile, la regione di taglio e la relativa concessione per la raccolta, ovvero un contratto che con- ferisca il diritto di raccogliere legname in un’area definita); quantità (espressa in volume, peso o numero di unità); nome e indirizzo del fornitore; nome e indirizzo dell’acquirente (commer- ciante) che acquista il legname; docu- menti o altre informazioni che attestino il rispetto della legislazione vigente relativamente al legname e ai prodotti da esso derivati. Valutazione del rischio. Si deve ana- lizzare e valutare il rischio che il le- gname che si intende acquistare non provenga da raccolta illegale. Nello svolgere tale valutazione, si devono prendere in considerazione i seguenti criteri: (a) garanzia di conformità alla LAFILIERABOSCO-LEGNO
  • 21. 19Luglio-Settembre 2014 legislazione vigente, che può includere una certificazione o un altro schema verificato da terzi, comprendente anche la conformità alla legislazione vigente; (b) prevalenza di raccolta il- legale di determinate specie di alberi; (c) prevalenza di raccolta o pratiche il- legali nel paese di taglio e/o nella re- gione dove il legname è stato raccolto, inclusa la considerazione della preva- lenza di conflitti armati; (d) sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o dal Consiglio dell’Unione Europea sulle esportazioni e le importazioni di legname; (e) com- plessità della catena di approvvigio- namento del legname e dei prodotti del legno. Attenuazione del rischio. Se non si è certi che il rischio di immettere sul mercato legname raccolto illegal- mente sia trascurabile, si devono adottare provvedimenti per attenuare il rischio. Essi possono includere: (a) la richiesta di maggiori informazioni da parte dei propri fornitori; (b) la richie- sta di ulteriori documenti da parte dei propri fornitori; (c) la richiesta di veri- fiche di terze parti e così via. Controlli delle autorità competenti Sono gli enti governativi responsabili dell’applicazione e dell’esecuzione del Regolamento EUTR e devono veri- ficare se gli operatori sono conformi ai requisiti. Organizzano controlli e ispezioni casuali presso le sedi degli operatori, per verificare se si stiano attenendo a un corretto sistema di Dovuta Diligenza e se abbiano im- messo legno illegale sul mercato. Le autorità competenti devono effet- tuare anche controlli periodici sugli organismi di controllo per assicurarsi che questi adempiano effettivamente agli obblighi previsti dal Regola- mento Legno. Inoltre, dovrebbero adoperarsi per ef- fettuare controlli ove dispongano di informazioni pertinenti, tra cui indica- zioni comprovate fornite da terzi. Ogni Stato Membro designa una o più Au- torità responsabili dell’applicazione del Regolamento, ma ad oggi ogni Paese europeo ha nominato un’unica Autorità. È opportuno che tali enti verifichino la conformità effettiva degli Operatori agli obblighi dell’EUTR e, se del caso, effettuino controlli ufficiali sulla base di un piano, compresi eventuali con- trolli nei locali degli operatori e verifi- che in situ. È naturale che debbano essere in grado di obbligare gli opera- tori a intervenire per porre rimedio alla situazione laddove necessario. È al- tresì opportuno che le Autorità com- petenti si impegnino a effettuare controlli ove dispongano di informa- zioni pertinenti, tra cui indicazioni comprovate fornite da terzi. Le autorità competenti tengono un re- gistro dei controlli e rendono accessi- bili le informazioni pertinenti, conformemente alla Direttiva sull’ac- cesso del pubblico all’informazione ambientale. La Direzione competente per l’appli- cazione del Regolamento in Europa è la Direzione generale dell’Ambiente, Commissione Europea, Avenue de Be- aulieu 5, 1160 Auderghem, Bruxelles, Belgio (DG ENV). Autorità competente in Italia L’Italia ha designato la propria Auto- rità Competente il 4 maggio 2012, circa 11 mesi dopo quanto previsto dal Regolamento, con la notifica n. DPE 0003497 del 4 maggio 2012 del Di- partimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei mi- nistri alla Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unione Europea; il no- stro paese ha individuato l’ente com- petente nel Ministero delle Risorse Agricole Alimentari e Forestali (MI- PAAF). Organismi di controllo (MO) Gli Organismi di controllo (MO, dal termine inglese Monitoring Organisa- tion) sono le società o le organizza- zioni, previste dal Regolamento (UE) n. 995/2010, che aiuteranno gli opera- tori a conformarsi al Regolamento Legno. Le MO devono sviluppare si- stemi di Dovuta Diligenza che poi gli operatori possono utilizzare per ga- rantire il rispetto di quanto stabilito nel Regolamento. Esse devono: (a) mantenere e valutare periodicamente un sistema di Dovuta Diligenza di cui all’Articolo 6 del Regolamento Legno e conferire agli operatori il diritto di usarlo; (b) verificare l’uso corretto del suo sistema di Dovuta Diligenza da parte di tali operatori; (c) compiere gli opportuni interventi qualora un ope- ratore non usi adeguatamente il pro- prio sistema di Dovuta Diligenza, informando, fra l’altro, le autorità competenti in caso di rilevante o rei- terata inadempienza da parte del- l’operatore. Gli operatori hanno la libertà di sce- gliere fra implementare un proprio si- stema di Dovuta Diligenza (ed esercitare da sé la Dovuta Diligenza) o utilizzare quello predisposto da un Or- ganismo di controllo. Le MO devono essere riconosciute uf- ficialmente dalla Commissione Euro- pea e il loro lavoro verificato periodicamente da parte delle Auto- rità Competenti degli Stati Membri dell’UE; potrebbero essere private del riconoscimento ufficiale qualora si ac- certi che non stanno espletando le funzioni in conformità alle disposi- zioni legali. Se un operatore decide di sviluppare un proprio sistema di Do- vuta Diligenza, non sarà necessario che esso sia precedentemente appro- vato dalla Commissione Europea. È possibile ipotizzare che le autorità competenti nazionali sottopongano a controlli meno intensivi quegli opera- tori che utilizzano un sistema di Do- vuta Diligenza ufficialmente approvato e fornito da un Organismo di controllo riconosciuto rispetto a quegli operatori che invece scelgono di utilizzare un sistema di Dovuta Di- ligenza proprio. Attualmente sono in attesa di valuta- zione più di 30 domande di organismi di controllo che hanno richiesto il ri- conoscimento alla Direzione Generale
  • 22. 20 Conlegno: prima MO europea con Nepcon e prima MO in Italia Conlegno, attivo dal 2002, è un Con- sorzio di diritto privato senza scopo di lucro, promosso dalle associazioni na- zionali dell’Industria (Assocarta e Fe- derlegnoArredo con le sue associazioni Assolegno e Assoimballaggi), del com- mercio (Fedecomlegno) e delle PMI della filiera del legno (CNA – Produ- zione Legno Arredo, Confartigianato Legno Arredo, Unital-Confapi). In linea con le prescrizioni del Regolamento EUTR e con il Regolamento delegato (UE) della Commissione Europea n. 363/2012, nel dicembre 2012 Conle- gno ha inviato alla DG Ambiente della Commissione Europea (CE) domanda di riconoscimento come organismo di controllo. La Commissione Europea ha ricono- sciuto Conlegno, il 19 agosto 2013, come organismo di controllo, prima entità privata italiana legalmente stabilita nell’Unione ad essere rico- nosciuta a livello europeo. Tale rico- noscimento comporta il rispetto dei requisiti richiesti dall’art. 8 del Rego- lamento (UE) n. 995/2010, come ad esempio la valutazione periodica del Sistema di Due Diligence conferendo agli operatori il diritto di usarlo, veri- ficarne l’uso corretto e compiere op- portuni interventi qualora un operatore non usi adeguatamente il sistema. Conlegno ha sviluppato la propria at- tività predisponendo un Vademecum operativo “LegnOK” nel quale vengono definite le due possibilità messe a di- sposizione alle aziende del settore legno e prodotti da esso derivati: la prima è quella di avvalersi dei Servizi LegnOK: in questo caso l’azienda sce- glie di non aderire all’Organismo di controllo ma di utilizzarne solo i ser- vizi che consentono all’azienda di avere tutte le informazioni necessarie alla propria valutazione del rischio, mentre la seconda è quella di aderire interamente a Conlegno in qualità di organismo di controllo, essere sotto- posti al controllo da parte di un ente di certificazione LegnOK accreditato e formato direttamente da Conlegno ed ottenere in concessione d’uso il mar- chio “LegnOK”. La struttura implementata ed il suo funzionamento trovano applicazione anche grazie alla partnership con il WWF Italia e la sua rete Traffic che è stata sviluppata nell’ambito del Centro di Informazione sul Legno col fine di fornire una indicazione ine- rente la completezza dei dati inse- riti all’interno della documentazione e la ricostruzione della filiera di ap- provvigionamento del legno e/o pro- dotti da esso derivati importati, dalla foresta fino alla prima immis- sione sul mercato europeo. Conlegno ha predisposto una piatta- forma informatica chiamata LegnOK- WEB che consentirà alle aziende del settore legno-carta di sviluppare il si- stema di Due Diligence “LegnOK”, le proprie analisi e ottenere l’accesso agli aggiornamenti sulle informazioni ne- cessarie all’implementazione del si- stema di Due Diligence. Conclusioni In estrema sintesi possiamo affer- mare che i forti impatti nel mercato del legno dovuti dell’applicazione dell’EUTR devono ancora arrivare in quanto non c’è ancora una piena applicazione in Europa della Due Di- ligence. D’altra parte, la prima revi- sione del Regolamento UE n. 995/2010, prevista nel 2015, sarà fondamentale per andare a miglio- rare e chiarire alcuni aspetti del Re- golamento Legno che in questo primo periodo hanno creato e stanno creando confusione e diver- sità di applicazione nei diversi paesi dell’Unione Europea. Di fondamentale importanza avere in Italia un organismo di controllo che conosce molto bene il territorio e le problematiche legate alle imprese per l’implementazione a basso costo di questo regolamento europeo. Ambiente (DG ENV) a livello di UE. Nel 2013 solo due organismi di controllo sono stati riconosciuti dalla DG ENV, cioè il Consorzio Servizi Legno-Su- ghero (Conlegno) con domanda di ap- plicazione solo in Italia, e Nepcon, con domanda di applicazione in tutti i Paesi dell’Unione Europea (il 19 agosto 2013) (http://ec.europa.eu/environ- ment/forests/pdf/monitoring_organi- sations190813.pdf). Il 27 marzo 2014 sono state ricono- sciute come organismi di controllo (MO) Control Union e Bureau Veritas con domanda di applicazione in tutti i paesi dell’Unione Europea (anche se Bureau Veritas ha successivamente ri- nunciato all’Italia per collaborazioni in essere). Nel corso del 2014 ulteriori organismi di controllo dovrebbero essere ricono- sciuti oltre a Control Union ed a Bu- reau Veritas. È importante sottolineare che l’Italia in questo caso è l’unico paese che può vantare ad oggi la pre- senza di più organismi di controllo ed è l’unico ad avere il primo organismo di controllo riconosciuto in Europa 100% Made in Italy. È interessante notare che in Europa diversi associazioni di commercianti del legno hanno fatto domanda di ri- conoscimento come organismo di controllo nei propri paesi, fra cui AEIM (Spanish Timber Trade Federation, Da- nish Timber Trade Federation (Danske- traeforening), LCB, Le Commerce du Bois (France), GD Holz, German Tim- ber Trade Federation. LAFILIERABOSCO-LEGNO
  • 23. I L F O C U S ƒNuovo Psr 2014-2020 Pronti, si (ri)parte
  • 24. terventi e che intercettasse precisi target di beneficiari. Diversi sono stati i comparti dei quali ci siamo occupati nel dettaglio, nei vari incontri organizzati in giro per la Cala- bria. Abbiamo ad esempio invitato a interagire con noi gli operatori dei set- tori dell’agrumicoltura, dell’olivicol- tura, della vitivinicoltura, della zootecnia, della filiera bosco-legno, e con ognuno di loro abbiamo analizzato le situazioni, le problematiche e le pro- poste per uno sviluppo concreto dei re- lativi comparti. Sempre durante la fase che ha preceduto la stesura del PSR, abbiamo affrontato inoltre gli impor- tantissimi argomenti degli strumenti fi- nanziari a disposizione del mondo agricolo e forestale e dell’accesso al credito relativamente alla nuova pro- grammazione e, prima regione in Ita- lia, abbiamo istituito un tavolo tecnico con interlocutori del calibro di Ismea, Abi, Inea e Rete Rurale Nazionale, che hanno rimarcato la lungimiranza del- l’iniziativa del nostro Dipartimento. Contemporaneamente alla fase di ascolto, abbiamo realizzato una pagina web dedicata al PSR Calabria 2014- 2020 con l’obiettivo di permettere la massima condivisione dei documenti regolamentari e le linee strategiche del PSR, per favorire la partecipazione e gli apporti del partenariato e del terri- torio alla fase di programmazione. Il confronto con il partenariato re- gionale, però, è stato una costante anche nella fase di stesura del Pro- gramma, durante la quale non ab- biamo mai sospeso le interlocuzioni e anzi, non solo abbiamo lasciato aperte le porte del Dipartimento, ma abbiamo ripetutamente invitato gli attori del mondo rurale calabrese a farci pervenire in forma scritta i pro- pri suggerimenti e le proprie istanze. In totale, sono stati circa 700 i con- tributi raccolti nel corso dei dician- nove incontri con il partenariato, che hanno fatto registrare circa 2.500 presenze, e i portatori d’interesse di tutto il territorio regionale, in forma di interventi, questionari sommini- strati e contributi pervenuti in Dipar- timento online e in forma cartacea. Una volta redatto, approvato da Giunta e Consiglio Regionale, il 22 lu- glio scorso il PSR Calabria 2014-2020 è stato inviato alla Commissione Eu- ropea, che dovrà dare la sua approva- zione o darci indicazioni su eventuali modifiche da apportare entro sei mesi. Il PSR Calabria 2014-2020, che ge- stirà oltre 1 miliardo e 103 milioni di euro, costituisce lo strumento di pro- grammazione per lo sviluppo rurale regionale che concorre, assieme agli altri fondi strutturali e di investimento europei, alla realizzazione delle prio- rità della strategia Europa 2020, nel quadro dell’Accordo di partenariato tra lo Stato italiano e l’Unione Europea. La proposta di Programma, comun- que, presenta diversi elementi inno- vativi rispetto al passato. Le Misure attivate, innanzitutto, saranno 14, in- sieme a 37 interventi (Sub-misure), che contribuiranno al raggiungi- mento degli obiettivi fissati nel qua- dro della 6 Priorità europee, articolate a loro volta in 18 Focus area. Tra le principali caratteristiche delle Con il nuovo PSR riparte una sfida che vogliamo vincere Lo strumento programmatore è stato scritto ascoltando il territorio, le diverse istanze coinvolte e tutti i protagonisti delle filiere produttive 22 Il Programma di Sviluppo Rurale della Calabria 2014-2020 nasce dall’ascolto del territorio. Un percorso che parte da lontano, iniziato dallo studio accurato dei precedenti periodi di programma- zione, dall’analisi dei punti di forza e delle criticità riscontrate, e terminato con una proficua fase di ascolto delle istanze del mondo agricolo e forestale, che ci ha messo nelle condizioni di re- digere un Programma che fosse quanto più aderente possibile alla realtà e alle necessità degli imprenditori calabresi. Il PSR Calabria 2014-2020, infatti, è frutto di una lunga serie di interlocu- zioni tra il Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione e il mondo del- l’imprenditoria, dell’associazionismo, i partner istituzionali, economici e so- ciali, i quali, sono stati da noi invitati, in diverse occasioni e sedi, a fornirci spunti e indicazioni per la redazione del Programma. Un Programma che oggi e nei prossimi sette anni sia in grado di cogliere le diverse sfumature di ognuno dei territori calabresi e possa valorizzare e supportare concre- tamente, con interventi differenziati e ad hoc, i vari comparti economici le- gati all’agricoltura e alla forestazione. Nei mesi passati, il Dipartimento ha promosso una serie di incontri volti a comprendere le esigenze prioritarie dei territori, sulla base delle quali si è deciso di effettuare scelte strategi- che e mirate. Il nostro intento, in- fatti, era quello di scrivere un Programma che non fosse più gene- ralizzato e che contenesse tutto e il contrario di tutto. Bensì che fosse concentrato su specifici settori e in- ƒM I C H E L E T R E M A T E R R A Assessore all’Agricoltura della Regione Calabria
  • 25. Misure la flessibilità, per consentire eventuali adattamenti durante l’intero periodo di programmazione. All’in- terno della stessa Misura sono state definite inoltre più linee di intervento, in modo da differenziare le azioni a seconda dei diversi tipi di target di be- neficiari, territori e prodotti, ad esem- pio attraverso bandi monotematici, diversificati anche in termini di com- parto produttivo, tipologia di inter- venti prioritari, soglie di investimento e obiettivi specifici dei programmi di investimento. In particolare mi riferi- sco alla Misura 4 Investimenti in im- mobilizzazioni materiali, rivolta a sostenere i processi di miglioramento delle prestazioni economiche e am- bientali delle imprese agricole e di quelle che operano nella trasforma- zione, commercializzazione e/o nello sviluppo dei prodotti agricoli. L’im- portante novità è che le aziende sono state delimitate in quattro specifici target, in base alla dimensione econo- mica delle stesse, per consentirci di re- digere bandi specifici e mirati a ognuno di loro e per concentrare le ri- sorse su specifiche linee di sviluppo ri- tenute più adeguate per le diverse tipologie di target di azienda e contri- buire quindi a determinare un impatto più equilibrato ed efficace rispetto alle politiche di sviluppo regionale. Altri elementi fortemente innovativi del PSR Calabria 2014-2020 sono rin- tracciabili nella Misura 6, relativa allo Sviluppo delle aziende agricole e delle imprese, che si propone di stimolare lo sviluppo delle aree rurali regionali at- traverso il sostegno dell’entrata di nuovi giovani agricoltori professiona- lizzati, lo sviluppo delle piccole im- prese agricole ed extra-agricole e la diversificazione delle attività agricole. A tal proposito abbiamo previsto lo start up alle micro imprese extra-agri- cole nelle aree rurali e alle “piccole imprese agricole”, nonché il supporto agli investimenti per la creazione e lo sviluppo di attività extra-agricole. In particolare viene delimitato con mag- giore precisione l’aiuto all’insedia- mento del “giovane agricoltore”, attraverso l’introduzione di soglie di investimento massimo e minimo e viene finalizzato l’intervento a soste- gno della diversificazione delle aziende agricole. La Misura 6 tende a favorire lo sviluppo di sinergie posi- tive tra il sistema delle micro imprese extra-agricole e le produzioni agricole, zootecniche, agroalimentari e silvi- cole, agevolando anche la relazione con le risorse ambientali e paesaggi- stiche, e agendo contemporaneamente sullo sviluppo dei servizi alle imprese e dei servizi alla popolazione rurale, per migliorare la qualità dell’ambiente imprenditoriale e la qualità della vita della popolazione. Ma la nota più rile- vante è a mio avviso il sostegno allo sviluppo delle piccole aziende agricole che operano in territori regionali in cui sono presenti particolari svantaggi orografici, climatici e socioeconomici, che limitano il potenziale di sviluppo della stessa azienda e della sua com- petitività. Parlo di aeree nelle quali si pratica l’agricoltura eroica o l’agricol- tura custode: territori regionali che in- tendiamo valorizzare e supportare, con un premio agli imprenditori che si impegnano a portare avanti l’attività agricola in queste zone per almeno cinque anni dalla data di corretta at- tuazione del piano di sviluppo azien- dale, al fine di mantenere l’agricoltura in queste aree disagiate. Una delle scelte fondamentali da noi effettuate per la nuova programma- zione, inoltre, riguarda l’intenzione di investire in maniera particolare sulle misure “a premio”. Con la Misura 10 Pagamenti agro-climatico-ambientali ci si propone di promuovere i cambia- menti delle pratiche agricole che con- tribuiscono favorevolmente all’am- biente e al clima e di tutelare l’ambiente, il paesaggio e le sue carat- teristiche, le risorse naturali, il suolo e la diversità genetica. Contestualmente viene assegnato un valore economico più evidente e diffuso sui territori re- gionali al ruolo di presidio ambientale dell’agricoltura e degli agricoltori, anche per compensare la riduzione degli aiuti al reddito del primo pila- stro. Attraverso la Misura 11, che si riferisce all’Agricoltura biologica, ab- biamo inteso incoraggiare sempre più gli agricoltori a introdurre e mante- nere tecniche di coltivazione agricola compatibili con l’ambiente. Abbiamo previsto premi più importanti anche con la Misura 13 Indennità a favore delle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici, per garantire il presidio e la salvaguardia del terri- torio, al fine di assicurare la conserva- zione dell’ambiente naturale, prevenire fenomeni di abbandono delle zone interne ed evitare fenomeni di dissesto idrogeologico. Un’atten- zione maggiore sarà riservata anche al Benessere degli animali, trattato nella Misura 14, che è finalizzata alla rea- lizzazione di sistemi di produzione che applicano standard di benessere ani- male più elevati rispetto ai requisiti minimi previsti dalla legislazione vi- gente. Le azioni della Misura sono volte a ridurre in maniera significativa lo stress degli animali, in relazione al contesto climatico, ambientale e terri- toriale nel quale insiste l’azienda zoo- tecnica, attraverso un miglioramento delle condizioni di allevamento, di ali- mentazione e di prevenzione di alcune malattie. Il mio auspicio è innanzitutto che la transizione tra le due programma- zioni avvenga in modo efficiente e rapido, e che il PSR 2014-2020 possa contribuire in maniera efficace allo sviluppo economico della Calabria e al miglioramento delle condizioni di vita nei nostri territori. Saperne co- gliere i frutti sarà la nuova sfida che cercheremo, come sempre, di vincere assieme. I L F O C U S Luglio-Settembre 2014 23
  • 26. ƒ sario considerato che la capacità di spesa del PSR Calabria, ad oggi, si attesta intorno al 70%, mentre quella dei Gal si ferma al 29%. Dati che ci hanno indotto a cercare di sburocratizzare, semplificare e ve- locizzare le interlocuzioni tra gli enti e allo stesso tempo a far sì che le funzioni del PSR e dei Gruppi di Azione Locale non si sovrappon- gano: la strategia di intervento Lea- der, infatti, è programmata rispetto a un gruppo di ambiti tematici in grado di esprimere complementa- rietà e rafforzamento rispetto all’at- tuazione delle Misure del PSR, per quanto concerne i servizi alle po- polazioni rurali. Non più quindi, come spesso si è verificato in pas- sato, sovrapposizione tra i diversi soggetti, ma collaborazione e ra- zionalizzazione dell’organizza- zione dei diversi ruoli. Questo Dipartimento, inoltre, punta a promuovere una maggiore qualità della progettazione locale, privile- giando una progettazione per obiettivi tangibili, attraverso un utilizzo innovativo, flessibile e co- ordinato delle Misure standard del Programma, per far sì che i Gruppi di Azione Locale siano degli stru- menti trasversali al Programma di Sviluppo Rurale. Strumenti che, attraverso interventi integrati e multi-settoriali mirati, rafforzino il sistema economico lo- Lo sviluppo sostenibile a livello sub-regionale delle aree rurali più deboli. Questo dovrà essere l’obiet- tivo primario dei Gal, Gruppi di Azione Locale, nel contesto della nuova programmazione, 2014- 2020, dei fondi comunitari nei comparti agricolo e forestale cala- bresi. Organismi che rispetto al pas- sato abbiamo inteso rivedere, in modo da promuovere una maggiore efficacia del modello di governance della strategia di sviluppo locale a lungo termine, per intervenire sulle criticità riscontrate nei passati pe- riodi di programmazione. I Gal, di- fatti, anche secondo le indicazioni della CE, rivestono un ruolo fonda- mentale per l’economia e la vita delle aree rurali. E nella program- mazione 2014-2020 ci aspettiamo che si rendano veramente attori principali dei processi di sviluppo e progresso locale. Innanzitutto, fa- cendo da collante tra i territori re- gionali – dei quali i Gal dovranno farsi portavoce – e il Dipartimento Agricoltura: solo chi ha la chiara consapevolezza delle esigenze e chi raccoglie quotidianamente le istanze dei territori, infatti, può contribuire a uno sviluppo che parta dal basso e che sia endogeno. Contestualmente, infatti, abbiamo ripensato anche i rapporti tra Gal, Dipartimento Agricoltura e Auto- rità di Gestione. Intervento neces- Il ruolo dei Gal per sostenere le aree più deboli Un nuovo modello di governance per una strategia di sviluppo locale e una nuova organizzazione nel rapporto con questi importanti attori del territorio A L E S S A N D R O Z A N F I N O Autorità di Gestione PSR Calabria 2007-2013 24 ƒ
  • 27. La strategia Leader elaborata dai Gal innanzitutto dovrà essere ne- cessariamente basata su un’accu- rata analisi del territorio, che tenga conto di fabbisogni e criticità, e su obiettivi che siano chiari e misu- rabili. Per la maggiore efficacia del modello di governance delle strate- gie di sviluppo locale, è previsto un organismo di coordinamento Leader, composto dall’Autorità di Gestione, dal Dipartimento Agri- coltura e dall’Organismo Pagatore. Gli ambiti tematici di programma- zione della strategia Leader nel PSR Calabria sono sviluppo e innova- zione delle filiere e dei sistemi produttivi locali, turismo sosteni- bile, cura e tutela del paesaggio, dell’uso del suolo e della biodiver- sità, valorizzazione e gestione delle risorse ambientali e naturali, valo- rizzazione di beni culturali e del pa- trimonio artistico legato al territorio, inclusione sociale di gruppi svantaggiati o marginali, reti e comunità intelligenti. I piani di azione da selezionare do- vranno concentrarsi al massimo su tre ambiti di intervento e avere obiettivi misurabili e coerenti con il PSR. L’Autorità di Gestione sta- bilirà i rispettivi ruoli del Gruppo di Azione Locale e delle autorità responsabili dell’esecuzione dei programmi interessati concernenti tutti i compiti attuativi connessi alla strategia di sviluppo locale di tipo partecipativo, provvedendo anche affinché i Gal scelgano al loro interno un partner capofila per le questioni amministrative e finanziarie, affinché si riuniscano in una struttura comune legal- mente costituita. La Misura 19 si articola in quattro Sub-Misure: 19.1 Supporto pre- paratorio alla definizione e attua- zione della strategia locale, 19.2 Sostegno all’esecuzione delle ope- razioni in ambito della strategia, 19.3 Preparazione e attuazione attività di cooperazione dei Gal e, 19.4 Costi di Gestione ed anima- zione. La gestione finanziaria della Misura sarà interamente programmata nel- l’ambito della Focus Area 6b Sti- molare lo sviluppo locale delle zone rurali, relativa alla Priorità 6 dello Sviluppo Rurale “Adoperarsi per l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo econo- mico nelle zone rurali”. Ci si aspetta che i progetti che sa- ranno realizzati nell’ambito delle strategie di sviluppo locale do- vranno produrre, per il loro carat- tere integrato e multi–settoriale, effetti multipli in vari settori, con- tribuendo quindi a più priorità dello Sviluppo Rurale e a più Focus Area programmati: • migliorare le prestazioni econo- miche delle aziende agricole e incoraggiare l’ammodernamento delle stesse, al fine di aumentare la partecipazione al mercato e l’orientamento, nonché la diver- sificazione agricola; I L F O C U S cale, fronteggiando l’attuale crisi economica, migliorando l’uso delle risorse locali e la qualità dei sistemi produttivi, consolidando la coe- sione territoriale e l’identità locale. Non solo: ai Gal viene attribuito un ruolo fondamentale per quanto ri- guarda l’inclusione sociale e l’atte- nuamento del rischio di disagio culturale, nonché l’importantissimo compito legato all’attività forma- tiva di nuove professionalità in set- tori cruciali per l’economia locale, quali agricoltura, artigianato, turi- smo e ristorazione, con particolare attenzione al coinvolgimento delle fasce cosiddette più deboli, come giovani, donne, disabili. È la Misura 19 del nuovo Pro- gramma di Sviluppo Rurale della Calabria che regola la progettazione e la gestione degli interventi per lo sviluppo da parte degli attori locali associati in partnership, che affi- dano un ruolo operativo al Gal. 25Luglio-Settembre 2014
  • 28. qualora i programmi di coopera- zione non dimostrino l’attuazione di progetti concreti, di concordare con i Gal beneficiari di selezionare direttamente i progetti di coopera- zione. Il sostegno ai costi di gestione, in- fine, ha gli obiettivi di garantire un’adeguata gestione dell’attua- zione della strategia di sviluppo locale da parte del Gruppo di Azione Locale, un buon funziona- mento del partenariato e delle strutture tecnico-operative e am- ministrative, e di sostenere una migliore crescita delle capacità progettuali, organizzative e gestio- nali a livello locale. All’organismo di coordinamento Leader viene affidato il compito di consentire l’avvio tempestivo dello strumento Leader e di pre- stare un’attività di assistenza tec- nica e controllo ai Gal in tutte le fasi di attuazione e gestione della strategia di sviluppo locale appro- vata, secondo le modalità e i con- tenuti stabiliti dall’Autorità di Gestione. L’assistenza tecnica prestata dal- l’organismo di coordinamento Lea- der, in particolare, fornisce le linee guida per i bandi al fine di garan- tire uniformità di procedure su tutto il territorio regionale interes- sato da Leader e sburocratizzare il carico amministrativo dei gruppi di azione locale. Proprio in questo momento il Di- partimento Agricoltura è impe- gnato nella pubblicazione di una manifestazione di interesse per aprire la fase negoziale per la co- stituzione del partenariato, alla quale seguirà l’emanazione del bando di selezione dei Gruppi di Azione Locale. Il nostro auspicio è che i Gruppi di Azione Locale, grazie agli strumenti forniti dal nuovo Programma di Sviluppo Rurale, diventino vere e proprie agenzie di sviluppo locale mature e innovative, concreta- mente al servizio dei territori e delle popolazioni delle aree rurali. operazioni in ambito della strategia, prevede il sostegno all’implementa- zione dei Piani di Sviluppo Locale, basati su una metodologia di pro- grammazione per progetti “su scala locale”, con un uso integrato e fles- sibile delle Misure dello Sviluppo Rurale stabilite dalla Misura 19. La programmazione della strategia deve svolgersi nel rispetto degli in- dirizzi, degli obiettivi e delle priorità indicati per il sostegno nell’ambito di Leader dall’Accordo di Partena- riato, nel Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria e nella Misura 19. La strategia deve essere presentata attraverso un PSL, Piano di Sviluppo Locale, in uno degli ambiti territoriali omogenei presenti nella nostra regione. La Sub-Misura 19.3 prevede il sup- porto tecnico preparatorio per la cooperazione del Gal all’interno delle aree rurali, il sostegno alla cooperazione inter-territoriale e alla cooperazione transnazionale (ri- spettivamente cooperazione tra ter- ritori all’interno di uno stesso Stato membro e cooperazione tra terri- tori di più Stati membri e con terri- tori di Paesi terzi). L’importante fi- nalità è quella di attuare scambi di esperienze e trasferimenti di buone pratiche, nonché ampliare la pro- spettiva locale e promuovere l’in- novazione delle azioni di sviluppo locale, insieme all’accrescimento della competitività dei territori. I Gal devono prevedere la descri- zione di un programma delle atti- vità di cooperazione che dimostri l’attuazione di un progetto concreto. All’Autorità di Ge- stione il compito, qualora le strategie di sviluppo locale presentino pro- grammi di coope- razione per i quali è possibile conse- guire un maggiore valore aggiunto se attivati a livello re- gionale, oppure • migliorare la competitività dei produttori primari, attraverso una loro migliore integrazione nella catena agroalimentare, attraverso i regimi di qualità, aggiungendo valore ai prodotti agricoli e zoo- tecnici, la promozione dei mercati locali e delle filiere corte, le asso- ciazioni interprofessionali e le or- ganizzazioni di produttori; • preservare e sostenere la biodi- versità attraverso interventi non produttivi volti al ripristino di elementi del paesaggio agrario e rurale e la promozione della coo- perazione locale verso forme di utilizzo economico sostenibile delle risorse genetiche agricole e forestali; • facilitare la diversificazione, la creazione e lo sviluppo di nuove piccole imprese, nonché la cre- scita occupazionale; • favorire l’ammodernamento del sistema economico delle aree ru- rali anche attraverso il migliora- mento dell’accessibilità, dell’uso e della qualità delle tecnologia dell’informazione e della comu- nicazione. La Misura, inoltre, contribuisce agli obiettivi trasversali ambiente, clima e innovazione. Per Sostegno preparatorio (Sub-Mi- sura 19.1) si intende il supporto ai partenariati per le strategie di svi- luppo locale, e quindi il rafforza- mento delle capacità, la formazione e il networking per l’elaborazione e l’attuazione delle attività. Il sup- porto invece all’esecuzione delle 26
  • 29. Il suolo e le sue funzioni Uno spazio fisico sul quale ancorare fabbricati civili e infrastrutture in- dustriali. È questo il concetto di “suolo” che è prevalso a partire dalla metà del secolo scorso. Uno spazio da occupare in funzione delle più svariate esigenze legate all’afferma- zione di un modello di sviluppo che non ha tenuto conto dei limiti di di- sponibilità di alcune risorse naturali. In realtà il suolo costituisce, in una visione antropocentrica, un crocevia molto complesso di funzioni fonda- mentali per la permanenza stessa della vita sulla terra e, più in gene- rale, per l’equilibrio dei sistemi na- turali e paesaggistici. Al suolo può innanzitutto essere ascritta una fun- zione produttiva, essendo elemento essenziale per garantire la sicurezza alimentare per una popolazione che si stima prossima, nel 2050, a 9 mi- liardi di persone. La domanda di prodotti agricoli crescerà, secondo stime della Commissione europea, del 70%. Il suolo rappresenta l’habi- tat naturale di svariate specie di or- ganismi essenziali per il ciclo biochimico degli elementi nutritivi, carbonio, azoto, fosforo e zolfo in primo luogo. La sostanza organica contenuta nei suoli agrari e forestali svolge un ruolo di primo piano nella mitigazione dei cambiamenti clima- tici a livello planetario (funzione sink). Piccole variazioni nel conte- nuto di sostanza organica nei suoli determinano rilevanti flussi di bios- sido di carbonio, che rappresenta uno dei principali gas climalteranti nell’atmosfera. Anche l’idrologia su- perficiale è fortemente condizionata dall’efficienza del “sistema suolo”. Il ciclo dell’acqua, anche in occa- sione di eventi meteorici estremi, presuppone l’infiltrazione di quote rilevanti delle precipitazioni con conseguente rallentamento del de- flusso verso valle. L’aumento della velocità del deflusso, che risulta massima in assenza di suolo (suolo impermeabilizzato), è spesso la causa principale delle sempre più frequenti esondazioni dei corsi d’ac- qua e delle conseguenti inondazioni delle zone di pianura. Un evento meteorico di rilevante entità ma non straordinario, ad esempio di 150 mm, in un bacino imbrifero imper- meabilizzato per il 50% della super- ficie, equivale ad un evento di 300 mm di pioggia con conseguenze, in questo caso, di portata straordinaria. Il suolo ha una elevata capacità de- purativa nei confronti di sostanze inquinanti e svolge una funzione protettiva rispetto ai corpi idrici sottostanti. A fronte di una elevata resilienza, tuttavia, il suolo risulta essere una risorsa naturale finita e non ripro- ducibile. L’impermeabilizzazione, un fenomeno che avanza La strategia tematica per la prote- zione del suolo, adottata dalla Commissione europea, riconosce l’impermeabilizzazione (soil sea- ling) come una delle principali cause di perdita di funzionalità del suolo. I numeri relativi alla superficie “consumata” per espansione delle aree urbanizzate o comunque desti- nate ad infrastrutture, esprimono la drammaticità del fenomeno. A li- vello europeo, seppur in maniera diversificata nei diversi Paesi, si stima un consumo annuo pari a circa 100.000 ettari di suoli preva- lentemente agricoli. Secondo i dati elaborati a partire dalle cartografie Corine Land Cover (Clc) l’84% delle aree urbanizzate (1.600.000 ettari) nel periodo 1990-2006 sono state sottratte all’agricoltura. In Italia dal 1950 ad oggi, a fronte di una popolazione cresciuta del 28%, la cementificazione è cre- sciuta del 166%. I dati Istat indi- cano un consumo di suolo al 2008 pari a 2.100.000 ettari corrispon- denti al 7% della superficie nazio- nale, in altri termini, l’equivalente della Calabria e della Basilicata messe insieme. Tenendo conto che i I L F O C U S 27Luglio-Settembre 2014 Combattere il consumo di suolo primo obiettivo strategico G I O VA N N I A R A M I N I Dirigente del Settore 3 del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione - Regione Calabria A N T O N E L L A C O S T A Geologa, esperta in tematiche ambientali ƒL’era dei servizi, della promozione delle qualità e delle specificità territoriali ha ormai sostituito quella dei capannoni: si passa cioè sempre più velocemente da una politica tradizionale a una innovativa e dinamica