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TITOLO
I tre livelli di competenze e il problem solving
Docente: Spina Rosa Margherita
Lo sviluppo possibile della missione educativa porta alla formalizzazione di un modello di scuola
e di setting di apprendimento funzionante come contesto istituente e ciò in risposta alla domanda
sociale emergente nei confronti del sistema scolastico.( Salvatore, )
Fissiamo innanzitutto l’attenzione, tra le varie componenti del sistema scolastico, sui soggetti
dell’azione, per l’appunto, i giovani e le loro problematiche.
Per analizzare il mondo giovanile bisogna porsi nella prospettiva di considerare i giovani in quanto
portatori di specifici e autonomi modelli culturali (Venuleo, 2005).
In questa prospettiva, analizzare il mondo giovanile significa comprendere le forme attraverso le
quali gli attori delle nuove generazioni simbolizzano il contesto, elaborano il senso della propria
esperienza, costruiscono identità e scambio sociale. (Salvatore, ).
D’altra parte , da un punto di vista psicologico culturale la fenomenologia giovanile […] esprime
gli elementi di una peculiare forma simbolica che, volendo darle un nome, proponiamo di definire:
depotenziamento del riferimento.[…] Per molti giovani, per molti adolescenti, la difficoltà non
risiede tanto nel conflitto con le regole del mondo adulto, ma, ben più radicalmente, nella limitata
possibilità- di rappresentare tale mondo, nella sua opacità. [… ]In definitiva : il depotenziamento (
del riferimento) del linguaggio sta per ( simbolizza) l’esperienza che i giovani fanno
dell’indisponibilità dell’ambiente a darsi come riferimento.
Partendo da queste premesse, è stato elaborato un modello generale di competenza che deriva dalla
concezione della mente ed, in particolare, dalla concezione relativa allo sviluppo dei processi
cognitivi. Tali processi, infatti, possono essere differenziati in tre livelli, in base alle tre diverse
dimensioni di funzionamento della mente: processi di primo ordine, relativi all’elaborazione dei
contenuti; processi del secondo ordine , cioè contesti di significato che orientano le inferenze che
intervengono nella elaborazione di primo ordine; ed, infine, i processi del terzo ordine, relativi alla
metacognizione.
In corrispondenza biunivoca ai tre livelli di processo che riflettono le tre dimensioni del
funzionamento mentale, vengono distinti tre livelli/tipi di competenze, ciascuna delle quali realizza
una corrispondete funzione di orientare il pensiero allo scopo: la competenza d’oggetto, la
competenza di riconoscimento e la competenza riflessivo- generativa.
Nel modello proposto da Salvatore, la scansione delle competenze è articolata: a) le competenze di
primo ordine, che consistono nella capacità di utilizzare i segni attivi nell’enciclopedia del soggetto
( i dati, le informazioni, i contenuti organizzati di conoscenza ) entro i frame semantici/sistemi di
attività definiti; b) le competenze di secondo ordine, che permettono di riconoscere i frame
semantici, in modo da ottimizzare la selezione dei processi di primo ordine e/o selezionare
alternative maggiormente appropriate alle condizioni di scopo; c) le competenze di terzo ordine,
che alimentano l’elaborazione riflessiva della cornice affettiva che fonda/vincola la costruzione
semantica del sistema di attività, il che si traduce nella generazione di nuove opportunità di senso,
dunque in nuove forme di costruzione dei campi di esperienza. (Salvatore, )
L’esempio proposto dallo stesso autore, relativo al povero tecnico, appare emblematico della
spendibilità , in campo professionale, dei tre livelli di competenza. L’esempio, infatti, è volto a
mettere in luce i nessi di implicazione tra i tre livelli di competenze e i corrispondenti processi di
significazione che esse alimentano. Il possesso dei tre tipi di competenza, da parte del tecnico, si
traduce in un atteggiamento positivo nel modo di porsi davanti, di fronte, ad un contesto variabile e
complesso e di decidere di accettarne la sfida.
Porsi davanti ad un contesto variabile, dalla connotazione mal definita , in definitiva di fronte ad un
problema ci rimanda al senso che l’ etimologia del termine stesso, problema, ci suggerisce:“gettare
innanzi”.
Che tipo di problema è quello che si trova innanzi il povero tecnico, capace comunque di
trasformarlo in una risorsa?
E’ certamente un problema non banale. Un problema la cui soluzione è fuori dallo spazio del
problema, così come definito in ragione del frame semantico […]. In casi del genere la strategia di
risoluzione non passa per l’applicazione delle strategie disponibili, ma per una riorganizzazione
del problema, cioè per un riconoscimento/rielaborazione del frame semantico vincolante lo spazio
de problema. ( Salvatore, ).
In definitiva , stiamo inducendo il punto di vista di chi ritiene che l’acquisizione dei tre livelli di
competenza acquisiti in un determinato sistema, nella fattispecie il sistema scolastico, attraverso
particolari strategie, per esempio di problem solving, abbia o possa avere ricadute in campo
professionale.
Un altro esempio fornito dallo stesso autore ci appare emblematico di una ulteriore estensione delle
nostre considerazioni. La persona abituata a frequentare un certo cinema della propria città, che
propone sempre e solo film di un certo genere, thriller, dispone il soggetto a determinate strategie
di significazione e a utilizzare le competenze d’oggetto. E ciò avviene in presenza di un ambiente
stabile. Se l’offerta del cinema cambia e si apre ad altri generi di proiezione (film drammatici,
horror, d’avventura,..) lo spettatore sarà proiettato in un nuovo sistema di attività, in cui non potrà
dare più per scontato il frame di riferimento; il suo compito sarà quello di identificare il genere di
film cui sta assistendo.
Se ( per quanto si possa ritenere lecita l’ulteriore deduzione) terminata la visione del film, lo
spettatore incontra un’ amica che gli chiede “se valga la pena o meno di vedere il film e per quali
motivi”, egli ,per fornire una risposta, dovrà utilizzare competenze di terzo livello che si traducono
in trasformazioni culturali ed emozionali che offrono nuove opportunità di sviluppo al sistema di
attività. (Salvatore, ).
In questo esempio osserviamo che le competenze, ai tre diversi livelli, richieste allo spettatore
riguardano la spendibilità delle stesse non unicamente nell’ambito della propria attività
professionale, bensì nel vissuto della vita quotidiana sia a livello soggettivo-personale sia nella
relazione con altri soggetti, a livello inter-personale.
Abbiamo evidenziato la ricaduta che il possesso di competenze corrispondenti ai tre livelli presi in
esame comporterebbe in ambito professionale e, in senso lato, nella realtà di tutti i giorni.
E’ importante, allora, riflettere e mettere al vaglio nel processo di insegnamento – apprendimento la
coerenza della nostra progettualità con una didattica per competenze.
La scuola deve funzionare come luogo di costruzione di modelli metodologici di competenza
contestuale atti ad organizzare e mediare l’inscrizione sociale e professionale delle nuove
generazioni.[…]Queste competenze contestuali prendono forme e nomi diversi, in ragione dei
contenuti di cui si sostanzianoe della sfera sociale in cui sono movimentate: capacità di problem
solving, orientamento agli obiettivi, motivazione alla riuscita, competenza sociale, reciprocità…
Si tratta, comunque, di modelli che condividono una dimensione fondamentale: il loro essere
strutture cognitive complesse, espressione di processi di apprendimentodi secondo ordine, o, se si
vuole, di apprendimento di contesto. 1
Da questa prospettiva appare evidente, l’enorme portata della rivoluzione che stiamo vivendo: essa
implica, prima ancora di una trasformazione a livello professionale, una trasformazione culturale
dell'individuo, ( a 360°…!) che coinvolge il proprio sé e il modo di relazionarsi con gli altri. Essa
può caratterizzarsi con un modus explicandi meccanicistico, più o meno sovraordinato, per il
proprio carattere d’urgenza, o condiviso, o meglio attraverso una mediazione contingente tra i due
estremi di caratterizzazione.
In sintesi, Edgar Morin osserva che sono auspicabili riforma dell’insegnamento e riforma del
pensiero.
La trasformazione in atto chiede di confrontarci con una realtà in continua trasformazione,
caratterizzata dalla variabilità, dalla pluralità e dalla diversificazione demandando al sistema
scolastico un contributo molto più rilevante rispetto al passato.
1
Sergio Salvatore, La scuola come cliente: la funzione dello psicologo scolastico, F.Angeli,cop 2001
Nella pratica professionale, una didattica per competenze , la riflessione critica e la messa al vaglio
dell’attività didattica attraverso attività di resoconto, nelle sue varie forme, possono contribuire al
tentativo di “metterci in rete” per affrontare l’attuale complessità del divenire e le sfide che ci si
presentano dinnanzi.

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  • 1. TITOLO I tre livelli di competenze e il problem solving Docente: Spina Rosa Margherita Lo sviluppo possibile della missione educativa porta alla formalizzazione di un modello di scuola e di setting di apprendimento funzionante come contesto istituente e ciò in risposta alla domanda sociale emergente nei confronti del sistema scolastico.( Salvatore, ) Fissiamo innanzitutto l’attenzione, tra le varie componenti del sistema scolastico, sui soggetti dell’azione, per l’appunto, i giovani e le loro problematiche. Per analizzare il mondo giovanile bisogna porsi nella prospettiva di considerare i giovani in quanto portatori di specifici e autonomi modelli culturali (Venuleo, 2005). In questa prospettiva, analizzare il mondo giovanile significa comprendere le forme attraverso le quali gli attori delle nuove generazioni simbolizzano il contesto, elaborano il senso della propria esperienza, costruiscono identità e scambio sociale. (Salvatore, ). D’altra parte , da un punto di vista psicologico culturale la fenomenologia giovanile […] esprime gli elementi di una peculiare forma simbolica che, volendo darle un nome, proponiamo di definire: depotenziamento del riferimento.[…] Per molti giovani, per molti adolescenti, la difficoltà non risiede tanto nel conflitto con le regole del mondo adulto, ma, ben più radicalmente, nella limitata possibilità- di rappresentare tale mondo, nella sua opacità. [… ]In definitiva : il depotenziamento ( del riferimento) del linguaggio sta per ( simbolizza) l’esperienza che i giovani fanno dell’indisponibilità dell’ambiente a darsi come riferimento. Partendo da queste premesse, è stato elaborato un modello generale di competenza che deriva dalla concezione della mente ed, in particolare, dalla concezione relativa allo sviluppo dei processi cognitivi. Tali processi, infatti, possono essere differenziati in tre livelli, in base alle tre diverse dimensioni di funzionamento della mente: processi di primo ordine, relativi all’elaborazione dei contenuti; processi del secondo ordine , cioè contesti di significato che orientano le inferenze che intervengono nella elaborazione di primo ordine; ed, infine, i processi del terzo ordine, relativi alla metacognizione. In corrispondenza biunivoca ai tre livelli di processo che riflettono le tre dimensioni del funzionamento mentale, vengono distinti tre livelli/tipi di competenze, ciascuna delle quali realizza una corrispondete funzione di orientare il pensiero allo scopo: la competenza d’oggetto, la competenza di riconoscimento e la competenza riflessivo- generativa. Nel modello proposto da Salvatore, la scansione delle competenze è articolata: a) le competenze di primo ordine, che consistono nella capacità di utilizzare i segni attivi nell’enciclopedia del soggetto ( i dati, le informazioni, i contenuti organizzati di conoscenza ) entro i frame semantici/sistemi di attività definiti; b) le competenze di secondo ordine, che permettono di riconoscere i frame
  • 2. semantici, in modo da ottimizzare la selezione dei processi di primo ordine e/o selezionare alternative maggiormente appropriate alle condizioni di scopo; c) le competenze di terzo ordine, che alimentano l’elaborazione riflessiva della cornice affettiva che fonda/vincola la costruzione semantica del sistema di attività, il che si traduce nella generazione di nuove opportunità di senso, dunque in nuove forme di costruzione dei campi di esperienza. (Salvatore, ) L’esempio proposto dallo stesso autore, relativo al povero tecnico, appare emblematico della spendibilità , in campo professionale, dei tre livelli di competenza. L’esempio, infatti, è volto a mettere in luce i nessi di implicazione tra i tre livelli di competenze e i corrispondenti processi di significazione che esse alimentano. Il possesso dei tre tipi di competenza, da parte del tecnico, si traduce in un atteggiamento positivo nel modo di porsi davanti, di fronte, ad un contesto variabile e complesso e di decidere di accettarne la sfida. Porsi davanti ad un contesto variabile, dalla connotazione mal definita , in definitiva di fronte ad un problema ci rimanda al senso che l’ etimologia del termine stesso, problema, ci suggerisce:“gettare innanzi”. Che tipo di problema è quello che si trova innanzi il povero tecnico, capace comunque di trasformarlo in una risorsa? E’ certamente un problema non banale. Un problema la cui soluzione è fuori dallo spazio del problema, così come definito in ragione del frame semantico […]. In casi del genere la strategia di risoluzione non passa per l’applicazione delle strategie disponibili, ma per una riorganizzazione del problema, cioè per un riconoscimento/rielaborazione del frame semantico vincolante lo spazio de problema. ( Salvatore, ). In definitiva , stiamo inducendo il punto di vista di chi ritiene che l’acquisizione dei tre livelli di competenza acquisiti in un determinato sistema, nella fattispecie il sistema scolastico, attraverso particolari strategie, per esempio di problem solving, abbia o possa avere ricadute in campo professionale. Un altro esempio fornito dallo stesso autore ci appare emblematico di una ulteriore estensione delle nostre considerazioni. La persona abituata a frequentare un certo cinema della propria città, che propone sempre e solo film di un certo genere, thriller, dispone il soggetto a determinate strategie di significazione e a utilizzare le competenze d’oggetto. E ciò avviene in presenza di un ambiente stabile. Se l’offerta del cinema cambia e si apre ad altri generi di proiezione (film drammatici, horror, d’avventura,..) lo spettatore sarà proiettato in un nuovo sistema di attività, in cui non potrà dare più per scontato il frame di riferimento; il suo compito sarà quello di identificare il genere di film cui sta assistendo.
  • 3. Se ( per quanto si possa ritenere lecita l’ulteriore deduzione) terminata la visione del film, lo spettatore incontra un’ amica che gli chiede “se valga la pena o meno di vedere il film e per quali motivi”, egli ,per fornire una risposta, dovrà utilizzare competenze di terzo livello che si traducono in trasformazioni culturali ed emozionali che offrono nuove opportunità di sviluppo al sistema di attività. (Salvatore, ). In questo esempio osserviamo che le competenze, ai tre diversi livelli, richieste allo spettatore riguardano la spendibilità delle stesse non unicamente nell’ambito della propria attività professionale, bensì nel vissuto della vita quotidiana sia a livello soggettivo-personale sia nella relazione con altri soggetti, a livello inter-personale. Abbiamo evidenziato la ricaduta che il possesso di competenze corrispondenti ai tre livelli presi in esame comporterebbe in ambito professionale e, in senso lato, nella realtà di tutti i giorni. E’ importante, allora, riflettere e mettere al vaglio nel processo di insegnamento – apprendimento la coerenza della nostra progettualità con una didattica per competenze. La scuola deve funzionare come luogo di costruzione di modelli metodologici di competenza contestuale atti ad organizzare e mediare l’inscrizione sociale e professionale delle nuove generazioni.[…]Queste competenze contestuali prendono forme e nomi diversi, in ragione dei contenuti di cui si sostanzianoe della sfera sociale in cui sono movimentate: capacità di problem solving, orientamento agli obiettivi, motivazione alla riuscita, competenza sociale, reciprocità… Si tratta, comunque, di modelli che condividono una dimensione fondamentale: il loro essere strutture cognitive complesse, espressione di processi di apprendimentodi secondo ordine, o, se si vuole, di apprendimento di contesto. 1 Da questa prospettiva appare evidente, l’enorme portata della rivoluzione che stiamo vivendo: essa implica, prima ancora di una trasformazione a livello professionale, una trasformazione culturale dell'individuo, ( a 360°…!) che coinvolge il proprio sé e il modo di relazionarsi con gli altri. Essa può caratterizzarsi con un modus explicandi meccanicistico, più o meno sovraordinato, per il proprio carattere d’urgenza, o condiviso, o meglio attraverso una mediazione contingente tra i due estremi di caratterizzazione. In sintesi, Edgar Morin osserva che sono auspicabili riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero. La trasformazione in atto chiede di confrontarci con una realtà in continua trasformazione, caratterizzata dalla variabilità, dalla pluralità e dalla diversificazione demandando al sistema scolastico un contributo molto più rilevante rispetto al passato. 1 Sergio Salvatore, La scuola come cliente: la funzione dello psicologo scolastico, F.Angeli,cop 2001
  • 4. Nella pratica professionale, una didattica per competenze , la riflessione critica e la messa al vaglio dell’attività didattica attraverso attività di resoconto, nelle sue varie forme, possono contribuire al tentativo di “metterci in rete” per affrontare l’attuale complessità del divenire e le sfide che ci si presentano dinnanzi.