1. Università degli studi di Padova
Corso di Laurea Magistrale in Politiche dell’Unione Europea
Lo sviluppo sostenibile nelle politiche
dell’Unione Europea
Padova 17 marzo 2008
di Pierfrancesco Fighera
pfighera@formez.it
Formez – Centro di Formazione Studi
Centro di competenza
Strumenti e politiche per la sostenibilità ambientale
2. Trend Economici
Il mondo è urbanizzato per circa il 50% e in crescente urbanizzazione
Crescono gli abitanti, i consumi oltre che gli impatti sull’ambiente
Persistenza ed aumento della disoccupazione e della povertà
Aumento del gap fra paesi ricchi e paesi poveri
Aumento delle diseguaglianze tra ricchi e poveri all’interno dei paesi
Finanziarizzazione dell’economia e delocalizzazizzazione delle attività
Trend Sociali
Incremento costante della popolazione mondiale (nel 1950 circa 2 miliardi, oggi oltre
6 miliardi, nel 2025 si stimano 8 miliardi di abitanti)
Più di 1 miliardo gli abitanti delle bidonville
1.2 miliardi vive senza acqua e servizi igenici primari
Più di 1 miliardo di persone vive con meno di 1$ al giorno
Incremento della percezione delle ingiustizie e delle diseguaglianze sociali
La povertà e l’esclusione si concentra sempre di più nelle aree urbane
Trend Ambientali
Riscaldamento globale ed effetto serra
Rischi di disastri naturali
Rischi di disastri ambientali derivanti da rischio tecnologico
Esaurimento fonti non rinnovabili
Deterioramento delle risorse naturali
Rapporto fra salute e ambiente
7. Le risposte politiche e culturali:
lo sviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibile rappresenta la principale risposta culturale,
tecnica e politica ad una serie di tendenze che riguardano la
dimensione economica, sociale e ambientale dello sviluppo su scala
globale.
Il concetto viene introdotto dalla Commissione Bruntland nel 1987
introducendo riferimenti importanti al concetto di bisogno e al
principio di equità inter-generazionale.
“Lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i bisogni
delle generazioni presenti senza compromettere
le possibilità per le generazioni future
di soddisfare i propri bisogni”
9. Le prime interpretazioni e declinazioni (1)
Our common future (Rapporto della Commissione Brundtland) World
Commission onEnvironment & Development, 1987
1. Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che soddisfa i bisogni
attuali, senza compromettere la possibilità di soddisfare i bisogni
delle generazioni future.
2. …lo sviluppo sostenibile non è una condizione di equilibrio statico,
ma piuttosto un processo dinamico di cambiamento in cui lo
sfruttamento delle risorse, l’orientamento del progresso tecnologico
e i cambiamenti istituzionali sono realizzati tenendo conto dei bisogni
futuri, oltre che di quelli presenti.
Caring for the Earth (IUCN, WWF, UNEP), 1991
Sviluppo sostenibile significa migliorare le proprie condizioni di vita
senza superare la capacità di carico degli ecosistemi.
Trattato di Maastricht sull’Unione Europea (articolo 2), 1992
Lo Sviluppo Sostenibile è uno sviluppo delle attività economiche
equilibrato e ponderato ed una crescita sostenibile, non
inflazionistica e rispettosa dell’ambiente.
10. Le prime interpretazioni e declinazioni (2)
Quinto programma di azione ambientale della Comunità Europea (CEC), 1993
Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo economico e sociale continuativo senza
detrimento delle risorse naturali dalle quali dipendono le attività umane e le
possibilità di sviluppo futuro.
International Council of Local Environmental Initiatives (ICLEI)
Lo Sviluppo Sostenibile è quello sviluppo che distribuisce i servizi ambientali,
sociali ed economici a tutti i residenti di una comunità, senza minacciare la
sopravvivenza degli stessi sistemi sociali, naturali ed artificiali da cui questi
servizi dipendono.
The green economy, Michael Jacobs, 1991
Sostenibilità significa che l’ambiente dovrebbe essere protetto
in un modo e ad un livello tale che la capacità dell’ambiente (a
svolgere le sue peculiari funzioni) sia mantenuta nel tempo,
almeno ad un livello tale da fornire alle generazioni future
l’opportunità di usufruire dell’ambiente in modo paragonabile
a quello attuale.
11. Quante sostenibilità…
…per quale sviluppo?
da Blueprint for a green economy, (David Pearce et al., 1989)
1.Sostenibilità debole
Alle generazioni future devono essere garantiti (soltanto) gli stock aggregati
di capitali (naturale, sociale, tecnologico…) senza distinguerne la natura; i
capitali sono interscambiabili tra loro. Quello che interessa è l’aggregato
complessivo mentre ci sono diverse possibilità di sostituzione della
ricchezza prodotta dall’uomo con quella relativa a beni ambientali
2. Sostenibilità rilevante
Non sono tollerate ulteriori riduzioni degli stock di risorse naturali critiche,
mentre sono consentiti sostituzioni tra altre risorse naturali non sfruttate a
livello critico e beni prodotti dall’uomo
3. Sostenibilità forte
Non è consentita la diminuzione dello stock complessivo di capitale naturale
(la diminuzione di una risorsa può essere compensata dall’aumento di
un’altra)
4. Sostenibilità eccessiva
Non è tollerata alcuna sostituzione tra le diverse tipologie di capitale
naturale, ogni stock deve mantenere nel tempo i livelli attuali
12. Le resistenze al paradigma della
sostenibilità
Secondo Hirischman (1995) esistono almeno tre retoriche reazionarie
che, per motivi diversi ma accomunabili, si oppongono allo
sviluppo sostenibile:
Le retoriche che si oppongono al concetto di sostenibilità:
1. Gli effetti non previsti dell’azione
2. Il libero mercato e le dinamiche dello sviluppo
3. Gli stili e la qualità della vita
13. Le politiche ambientali in Europa
Le politiche ambientali da sempre in ambito europeo hanno
rappresentato un fattore di aggregazione ed un elemento su cui
misurare il processo di integrazione.
Il processo di integrazione europea è stato segnato, forse in parte
anche legittimato, dalla costruzione di una politica ambientale
europea: una serie di interventi non solo normativi sui temi
ambientali che a partire dagli anni Cinquanta accompagna il
processo di integrazione e, a partire dagli anni Settanta, trova
sistematizzazione all’interno dei primi Programmi ambientali.
I primi interventi in materia ambientale sono stati di tipo
reattivo o correttivo, erano orientati a fissare limiti tecnici.
Si pensi ad esempio alla Direttiva Seveso sulle sostanze
chimiche pericolose
14. Le politiche ambientali dell’UE: cenni storici
I primi interventi normativi, intervenuti molto spesso a valle di
disastri o sulla scia di conferenze internazionali, hanno aperto la
strada ad una progressiva centralità della questione
ambientale nelle politiche comunitarie.
Nel Trattato di Roma del 1957, così come ancora nell’Atto
Unico del 1987, non esiste un riferimento esplicito alla
dimensione ambientale tuttavia è possibile assistere in quel
periodo ad una incessante attività legislativa (che all’epoca
prevedeva il consenso unanime del Consiglio dei Ministri), che
tentava di armonizzare procedure e standard nei differenti
settori ambientali: circa un centinaio gli atti prodotti.
15. Le politiche ambientali dell’UE: cenni storici
Occorre giungere al 1973 per trovare il Primo programma di
azione ambientale. Vengono esplicitati i principi della politica
europea e gli obiettivi su cui dovrà misurarsi. A partire da questo
momento si è assistito ad una intensificazione dell’attività del
legislatore con provvedimenti che hanno trovato spesso il
consenso degli Stati membri ma quasi sempre quello dei cittadini.
Si sono avviati cicli di programmazione di medio e lungo
periodo che hanno favorito l’introduzione di un modo
differente di intendere le politiche pubbliche per
l’ambiente e per la regolazione dello sviluppo: un modo
che si propone di porre più attenzione ai risultati finali che
alle risposte messe in campo.
Gli obiettivi ambientali trovano un definitivo riconoscimento nel
1992 e nel 1997, con il Trattato di Maastricht e poi
successivamente con il Trattato di Amsterdam.
16. Lo sviluppo sostenibile in Europa
Un riferimento che si considera di fondamentale importanza e che è
all’origine dell’impostazione delle Strategie europee è contenuto
all’interno dell’articolo 6 del Trattato di Amsterdam che
introduce il principio di integrazione e il concetto di sostenibilità:
<<le esigenze connesse alla tutela dell’ambiente devono
essere integrate nella definizione e attuazione delle
politiche ed azioni comunitarie di cui all’articolo 3 in
particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo
sostenibile>>
Il riferimento all’artico 3 è molto importante perché all’interno di
tale articolo sono elencate tutte le aree dell’azione comunitaria.
17. Le politiche ambientali dell’UE: cenni storici
Con il V Programma (anni 90) agli obiettivi di protezione e
miglioramento ambientale vengono affiancati nuovi obiettivi.
Il ventaglio di intervento delle politiche ambientali si allarga (dalla
conservazione naturale alla tutela della salute, all’uso efficiente
delle risorse, alla gestione dei rifiuti ecc).Si introducono questioni
globali come ad esempio il cambiamento climatico favorendo
l’introduzione di nuovi principi e logiche che sottendono le politiche
e gli strumenti.
I principi di precauzione, chi inquina paga, di correzione
alla fonte e di prevenzione informano l’approccio del
nuovo programma.
Agli approcci e agli strumenti tradizionali si affiancano approcci
innovativi introdotti con il concetto di sostenibilità per far fronte a
problemi sempre più complessi.
18. Sviluppo sostenibile e principio di
integrazione
Il principio di integrazione ha ispirato il così detto processo di
Cardiff (1998) ed ha importanti riflessi anche sugli assetti
istituzionali e organizzativi a livello comunitario, nazionale e
locale. La dimensione organizzativa ed istituzionale assume una
rilevanza crescente nei processi orientati alla sostenibilità dello
sviluppo.
Per la definizione e l’attuazione di uno sviluppo equilibrato e
sostenibile, a livello comunitario, concorrono processi e
strumenti diversi che nel corso del tempo si sono sviluppati
secondo varie modalità. La Valutazione globale del V Piano
d’Azione Ambientale per uno sviluppo durevole e sostenibile ha
fornito una serie di indirizzi per la definizione del VI Piano
d’Azione Ambientale (2000-2010):“Ambiente 2010: Il nostro
futuro la nostra scelta”
19. Le innovazioni del VI Programma di
azione ambientale
Si tratta del primo adottato in co-decisione dal Parlamento e dal Consiglio:
individua un deficit di attuazione degli obbiettivi dei precedenti
programmi, ritardi nel raggiungimento dei target e si propone un
nuovo modo di operare.
Il VI Piano introduce elementi di discontinuità proponendo un nuovo
approccio focalizzato più sui nuovi metodi di attuazione delle
politiche ambientali che su nuovi obiettivi o azioni.
Gli obiettivi vengono quantificati e forniscono un contesto attendibile per i
soggetti pubblici e privati all’interno di 4 aree tematiche prioritarie:
1. Cambiamento climatico
2. Natura e biodiversità
3. Ambiente e salute
4. Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei rifiuti
“La politica ambientale deve assumere un approccio
innovativo e creare nuovi modi di collaborare con un
ampio spaccato della società”
20. Il VI Programma dell’UE: “Ambiente 2010:
il nostro futuro, la nostra scelta”
Al Consiglio dei Ministri dell'Ambiente del 7/8 giugno 2001 in Lussemburgo è
stata adottata, in prima lettura, una posizione comune sul Sesto Piano di
Azione per l'Ambiente:
“Un aspetto centrale nonché il fattore determinante per il suo
successo sarà il coinvolgimento delle parti interessate, che
dovrà permeare ogni fase del processo politico, dalla fissazione
degli obiettivi alla concretizzazione delle misure”
Per il raggiungimento dei target il Piano individua alcune linee di
intervento:
1. Migliorare l’attuazione della legislazione negli Stati membri
2. Migliorare e approfondire l’integrazione dell’ambiente nelle
politiche di settore che esercitano pressioni sull’ambiente
3. Maggiore responsabilizzazione dei cittadini e delle imprese:
indurre il mercato a “lavorare per l’ambiente”
21. Gli strumenti del VI Programma di azione
Il VI programma d'azione poggia su sette strategie tematiche. Le
strategie rispondono ad un obiettivo di razionalizzazione e di
modernizzazione secondo il quale invece di tanti singoli atti
legislativi si preferirebbero quadri giuridici e strategici più flessibili.
I settori coperti sono:
– Inquinamento atmosferico
– Ambiente marino
– Utilizzo sostenibile delle risorse, la
prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti
– Pesticidi
– Qualità del suolo
– Ambiente urbano
22. Le leve del cambiamento: gli strumenti di
governance per la sostenibilità ambientale
VIA – Valutazione di Impatto Ambientale delle opere (Dir. 1985/337/CEE)
Valutazione d’Incidenza - Rete Natura 2000 per la tutela di Aree di
pregio naturalistico (Dir. 1992/42/CEE)
Eco-label per prodotti e servizi (Reg. CEE 880/92 e successivo Reg. CE
1980/2000)
EMAS – Sistema di gestione ambientale per i siti produttivi (Reg. CE
1836/1993)
IPPC - Autorizzazione integrata ambientale per i siti produttivi (Dir.
1996/61/CE)
EMAS II – Piano e sistema di gestione ambientale applicato ai
territori/distretti/amministrazioni (Reg. CE 761/2001)
Responsabilità sociale delle imprese (COM 2002/347)
Green Public Procurement – Acquisti verdi introdotti dal Libro Verde del
1996 (la Dir. 2004/18/CE riconosce la possibilità di inserire la variabile
ambientale come criterio di valorizzazione dell’offerta)
VAS – Valutazione ambientale di Piani e programmi (Dir. 2001/42/CEE)
Diritto di accesso del pubblico all’informazione ambientale in
attuazione alla Convenzione di Aarhus (Dir. 2003/4/CE)
Diritto di partecipazione nei piani/programmi di interesse ambientale
(Dir. 2003/35/CE)
23. L’idea di ambiente e sviluppo in Europa
Il VI Programma e la Strategia Europea per lo Sviluppo
Sostenibile forniscono il quadro strategico per le iniziative
europee, nazionali e locali.
La revisione della Strategia Europea (2005) prende le mosse dalla
Dichiarazione sui principi guida per lo sviluppo sostenibile
in cui si affermano principi, strategie, strumenti ed obiettivi. In
particolare si afferma che lo sviluppo sostenibile:
“si fonda sui principi della democrazia e dello stato di diritto nonché
sul rispetto dei diritti fondamentali, comprese libertà e pari
opportunità per tutti. Determina la solidarietà intra e inter-
generazionale. Intende promuovere un’economia dinamica con un
elevato livello di occupazione ed istruzione, di tutela sanitaria, di
coesione sociale e territoriale e di protezione dell’ambiente in un
mondo in pace e sicuro, che rispetta la diversità culturale”
24. Le politiche e le strategie europee
Gli indirizzi strategici definiti a livello Europeo:
1. Strategia di Lisbona (2000)
La strategia di Lisbona si è articolata in una serie di riforme
strutturali negli ambiti dell'occupazione, dell'innovazione, delle
riforme economiche e della coesione sociale per diventare
l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del
mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con
nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale
(entro il 2010)
2. Strategia di Goteborg (2001)
Viene aggiunto un quinto ambito di intervento, la sostenibilità
ambientale (obiettivo già assunto e riconosciuto nel Trattato di
Amsterdam e nel testo della Convenzione Europea)
25. Da Lisbona a Goteborg
In occasione del Consiglio Europeo di Goteborg nel 2001
(paragrafo 23), si approva la Strategia Europea per lo
sviluppo sostenibile e si invitano gli Stati membri a
delineare le proprie Strategie nazionali al fine di migliorare
il coordinamento delle politiche a livello di Stati membri dando
seguito agli impegni assunti a livello internazionale.
Il Consiglio indica alcune modalità operative per l’elaborazione ed
attuazione degli interventi sottolineando in particolare
l’importanza di un’ampia consultazione di tutti i soggetti
interessati e invitando a definire processi consultativi
appropriati.
26. L’attuazione delle strategie
Gli indirizzi della prima strategia per lo sviluppo sostenibile del 2001
suggerivano di migliorare il coordinamento, favorire la partecipazione
di tutti i livelli di governo e l’integrazione della dimensione ambientale
nella definizione ed attuazione degli interventi.
Nel 2005 la Strategia di Lisbona ha subito un processo di valutazione
intermedia che ha portato al rilancio della stessa attraverso un
approccio differente e maggiormente integrato fra le questioni relative
allo sviluppo, alla competitività e al miglioramento ambientale. Nelle
conclusioni del Consiglio si propone di dare nuovo impulso alla
strategia “puntando principalmente sulla conoscenza, l’innovazione e il
potenziamento del capitale umano”
Per il raggiungimento degli obiettivi occorre mobilitare tutti i mezzi
nazionali e comunitari (compresa la politica di coesione) e che
tutti gli attori coinvolti si approprino della strategia e
partecipino attivamente alla realizzazione dei suoi obiettivi.
27. La sostenibilità come modello europeo
L’Europa sembra aver scelto la direzione dello sviluppo sostenibile:
“In occasione del rilancio della strategia di Lisbona, il Consiglio Europeo
riafferma che questa strategia si inscrive essa stessa nel contesto più
vasto del bisogno di sviluppo sostenibile secondo cui conviene
rispondere ai bisogni presenti senza compromettere la capacità delle
generazioni future di soddisfare i loro”
La sostenibilità ambientale sembra poter divenire il motore di un nuovo
sviluppo. La dimensione locale assume un ruolo strategico, non solo
nell’attuazione degli interventi, ma sempre di più lungo l’intero ciclo di
vita delle policy. Il Consiglio suggerisce un nuovo approccio basato
su tre elementi interconnessi:
1. identificazione più chiara delle priorità
2. miglioramento della messa in atto delle priorità con un più
forte coinvolgimento degli Stati e delle Regioni
3. razionalizzazione delle procedure di follow-up
28. Le innovazioni della nuova strategia
Gli elementi di innovazione introdotti dalla riformata EU-SDS fanno
riferimento più ai processi di attuazione che agli obiettivi:
1. Si individuano 7 sfide principali e i relativi target
integrando pienamente gli aspetti internazionali
2. Si introducono politiche trasversali a sostegno
3. Si introduce un sostanziale cambiamento del processo di
attuazione e monitoraggio nell’UE e negli Stati Membri
4. Si propone di far uso di reti e comunità per facilitare lo scambio
di buone pratiche ed esperienze come ad esempio la European
Sustainable Development Network (ESDN) o la European
Network Environmental Autority (ENEA)
5. Si invita a rafforzare o istituire consigli consultivi
indipendenti sullo sviluppo sostenibile
6. Si invita a rivedere le strategie nazionali per lo sviluppo
sostenibile in funzione e in coerenza con quella comunitaria
29. Dichiarazione sui Principi Direttori
dello Sviluppo Sostenibile: Obiettivi chiave
Conclusioni della Presidenza - Bruxelles, 16 e 17 giugno 2005
1. TUTELA DELL'AMBIENTE
Salvaguardare la capacità del pianeta di sostenere tutte le diverse forme di
vita, rispettare i limiti delle sue risorse naturali e garantire un elevato livello di
protezione e miglioramento della qualità dell’ambiente. Prevenire e ridurre
l’inquinamento ambientale e promuovere la produzione e il consumo sostenibili
per spezzare il vincolo tra crescita economica e degrado ambientale.
2. EQUITÀ SOCIALE E COESIONE
Promuovere una società democratica, socialmente inclusiva, coesa, sana,
sicura e giusta rispettando i diritti fondamentali e la diversità culturale che crea
pari opportunità e combatte ogni forma di discriminazione.
30. Dichiarazione sui Principi Direttori
dello Sviluppo Sostenibile: Obiettivi chiave
3. PROSPERITÀ ECONOMICA
Promuovere un’economia prospera, innovativa, ricca di conoscenze, competitiva ed
ecologicamente efficiente che determini un elevato tenore di vita nonché
l’occupazione piena e qualificata in tutta l’Unione europea.
4. ASSUMERCI LE NOSTRE RESPONSABILITÀ A LIVELLO INTERNAZIONALE
Promuovere la costituzione in tutto il mondo di istituzioni democratiche, fondate sulla
pace, la sicurezza e la libertà, e difenderne la stabilità. Promuovere attivamente lo
sviluppo sostenibile a livello mondiale e garantire che le politiche interne ed esterne
dell’Unione europea siano coerenti con lo sviluppo sostenibile globale e gli impegni
internazionali dell’Unione.
31. Principi direttori delle politiche (1)
1. PROMOZIONE E PROTEZIONE DEI DIRITTI FONDAMENTALI
Porre gli esseri umani al centro delle politiche dell'Unione europea,
promuovendo i diritti fondamentali, lottando contro tutte le forme di
discriminazione e contribuendo alla lotta contro la povertà e all'eliminazione
dell'emarginazione sociale nel mondo intero.
2. SOLIDARIETÀ INTRAGENERAZIONALE ED INTERGENERAZIONALE
Rispondere alle esigenze delle generazioni attuali senza compromettere la
capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze, nell'Unione
europea e altrove.
3. UNA SOCIETÀ APERTA E DEMOCRATICA
Garantire ai cittadini la possibilità di esercitare il proprio diritto d'accesso
all'informazione e garantire loro l'accesso alla giustizia. Offrire canali di
consultazione e partecipazione a tutte le parti interessate ed alle associazioni.
32. Principi direttori delle politiche (2)
4. PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI
Rafforzare la partecipazione dei cittadini al processo decisionale. Informare e
sensibilizzare meglio l'opinione pubblica sullo sviluppo sostenibile. Informare i
cittadini in merito alla loro influenza sull'ambiente ed ai vari modi in cui possono
operare delle scelte più sostenibili.
5. PARTECIPAZIONE DELLE IMPRESE E DELLE PARTI SOCIALI
Rafforzare il dialogo sociale, la responsabilità sociale delle imprese ed i
partenariati pubblico/privato al fine di favorire la cooperazione e la condivisione di
responsabilità riguardo all'attuazione di metodi di produzione e di consumo
sostenibili.
6. COERENZA DELLE POLITICHE E GOVERNANCE
Promuovere la coerenza tra tutte le politiche dell'Unione europea e tra le azioni
condotte a livello locale, regionale, nazionale e mondiale, al fine di aumentare il
loro contributo allo sviluppo sostenibile.
33. Principi direttori delle politiche (3)
7. INTEGRAZIONE DELLE POLITICHE
Promuovere l'integrazione delle considerazioni di natura economica, sociale e
ambientale, affinché siano coerenti e si rafforzino reciprocamente, sfruttando
appieno gli strumenti finalizzati a legiferare meglio, quali la valutazione equilibrata
dell'impatto e le consultazioni tra le parti interessate.
8. SFRUTTAMENTO DELLE MIGLIORI CONOSCENZE DISPONIBILI
Adoperarsi affinché le politiche siano elaborate, valutate ed eseguite in base alle
migliori conoscenze disponibili e accertarsi che siano sane sotto il profilo
economico, sociale e ambientale ed abbiano un buon rapporto costi/benefici.
9. PRINCIPIO DI PRECAUZIONE
In caso di incertezza scientifica, effettuare le procedure di valutazione e adottare
le misure preventive adatte al fine di evitare danni alla salute umana e
all'ambiente.
10. PRINCIPIO quot;CHI INQUINA PAGAquot;
Assicurarsi che i prezzi riflettano i costi reali, per la società, delle attività di
produzione e di consumo e che coloro che inquinano paghino per i danni causati
alla salute umana e all'ambiente.
34. Sfida prioritaria 1: Cambiamento climatico
ed energia pulita
Traguardi operativi
Gli Stati membri dell’UE si sono impegnati nell’ambito del protocollo di Kyoto a
raggiungere traguardi di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2008-
2012: per l’UE-15, il traguardo della riduzione dell'8% delle emissioni rispetto ai livelli
del 1990; mirare a che le temperature medie di superficie a livello planetario non
salgano di oltre 2°C rispetto alle temperature del periodo pre-industriale;
Entro il 2010, coprire con le fonti rinnovabili il 12% del consumo di energia, in media, e
il 21% del consumo di energia elettrica, come traguardo comune ma differenziato,
nell'eventuale prospettiva di aumentarne la percentuale al 15% entro il 2015;
Entro il 2010, coprire con i biocarburanti il 5,75% del consumo di combustibile per i
trasporti, come traguardo indicativo (direttiva 2003/30/CE), nell'eventuale prospettiva di
aumentarne la percentuale all'8% entro il 2015;
Realizzare un risparmio complessivo pari al 9% nel consumo finale di energia nell'arco
di un periodo di nove anni fino al 2017, come indicato nella direttiva concernente
l'efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici
35. Sfida prioritaria 2: Trasporti sostenibili
Traguardi operativi
Dissociare la crescita economica dalla domanda di trasporto al fine di ridurre l'impatto
sull'ambiente;
Ridurre il consumo di energia nei trasporti e ridurre le emissioni di gas a effetto serra;
Ridurre le emissioni inquinanti dovute ai trasporti a livelli che minimizzino gli e effetti
negativi sulla salute umana e/o sull’ambiente;
Realizzare un passaggio equilibrato a modi di trasporto ecocompatibili ai fini di un
sistema sostenibile di trasporto e di mobilità;
Ridurre l’inquinamento acustico sia all’origine sia tramite misure di attenuazione per
garantire che i livelli globali di esposizione minimizzino gli effetti negativi sulla salute;
Entro il 2010 modernizzare il quadro europeo dei servizi di trasporto pubblico di
passeggeri per incoraggiare a una maggiore efficienza e a prestazioni migliori;
In linea con la strategia dell'UE sulle emissioni di CO2 dei veicoli utilitari leggeri, mirare a
ridurre le emissioni di CO2 delle autovetture nuove, in media, a 140g/km (2008-2009) e
a 120g/km (2012);
Entro il 2010 dimezzare il numero di decessi dovuti a incidenti stradali rispetto al 2000
36. Sfida prioritaria 3: Consumo e
produzione sostenibili
Traguardi operativi
Promuovere il consumo e la produzione sostenibili inquadrando lo sviluppo sociale ed
economico nei limiti della capacità di carico degli ecosistemi e dissociare la crescita
economica dal degrado ambientale;
Migliorare le prestazioni ambientali e sociali dei prodotti e processi e incoraggiare le
imprese e i consumatori a tenerle presenti;
Mirare a raggiungere nell'UE, entro il 2010, un livello medio di ecologizzazione delle
commesse pubbliche nell'UE pari a quello su cui si attestano attualmente gli Stati
membri più performanti;
L'UE dovrebbe cercare di aumentare la sua quota del mercato globale nel settore delle
tecnologie ambientali e delle innovazioni ecologiche;
37. Sfida prioritaria 4: Conservazione e
gestione delle risorse naturali
Traguardi operativi
Migliorare l’efficacia dei processi per ridurre lo sfruttamento complessivo delle risorse
naturali non rinnovabili e gli impatti prodotti dallo sfruttamento delle materie prime,
usando risorse naturali rinnovabili compatibilmente con le capacità di rigenerazione;
Acquisire vantaggi concorrenziali migliorando l'efficienza delle risorse, anche tramite la
promozione delle innovazioni ecoefficienti;
Migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili,
quali le risorse alieutiche, la biodiversità, l’acqua, l’aria, il suolo, l'atmosfera, ripristinare
gli ecosistemi marini degradati entro il 2015 (Johannesburg);
Arrestare la perdita di biodiversità e contribuire a ridurre sensibilmente il tasso mondiale
di perdita di biodiversità entro il 2010;
Apportare un contributo efficace affinché siano conseguiti entro il 2015 i quattro obiettivi
globali per le foreste dell'ONU;
Evitare la generazione di rifiuti e aumentare l'efficienza nello sfruttamento delle risorse
naturali ragionando in termini di ciclo di vita e promuovendo il riutilizzo e il riciclaggio
38. Sfida prioritaria 5: Salute Pubblica
Traguardi operativi
Migliorare la protezione contro le minacce sanitarie potenziando la capacità di
rispondervi in modo coordinato;
Migliorare la normativa sui prodotti alimentari e i mangimi, rivedendo la legislazione
sull’etichettatura dei prodotti alimentari;
Promuovere norme rigorose in materia di salute e benessere degli animali nell’Unione
europea e a livello internazionale;
Arrestare l’aumento delle malattie legate allo stile di vita e quelle croniche, soprattutto tra
i gruppi e nelle zone svantaggiate sotto il profilo socioeconomico;
Ridurre le ineguaglianze in materia di salute sia all'interno degli Stati membri sia tra di
essi affrontando la questione dei fattori determinanti generali della salute e attuando
strategie adatte di promozione della salute e prevenzione delle malattie;
Far sì che entro il 2020 le sostanze chimiche, antiparassitari compresi, siano prodotte,
maneggiate e utilizzate in modi che non pongano rischi gravi per la salute umana e
l’ambiente (reg. REACH);
Migliorare l’informazione su inquinamento e conseguenze negative sulla salute;
Migliorare la salute psichica e intervenire per affrontare i rischi di suicidio;
39. Sfida prioritaria 6: Inclusione sociale,
demografica e immigrazione
Traguardi operativi
Riduzione del numero di persone a rischio povertà e esclusione sociale entro il 2010,
(accento sulla povertà infantile)
Assicurare un alto grado di coesione sociale e territoriale, nonché il rispetto della
diversità culturale;
Sostenere gli Stati membri nel modernizzare la protezione sociale in vista dei
cambiamenti demografici;
Aumentare in modo significativo la partecipazione al mercato del lavoro delle donne e
dei lavoratori più anziani e aumentare l'occupazione dei migranti entro il 2010;
Sviluppare una politica di migrazione dell'UE accompagnata da politiche d'integrazione;
Ridurre gli effetti negativi della globalizzazione per i lavoratori e le loro famiglie e
promuovere l'aumento di assunzioni di giovani;
Intensificare gli sforzi per ridurre al 10% la dispersione scolastica e per l'istruzione
secondaria superiore
Aumentare la partecipazione delle persone con disabilità al mercato del lavoro
40. Sfida prioritaria 7: Povertà mondiale e
sfide dello sviluppo
Traguardi operativi
Compiere progressi significativi verso il rispetto degli impegni dell'UE (obiettivi e i
traguardi) concordati a livello internazionale: Dichiarazione sul millennio e Vertice
mondiale sullo sviluppo sostenibile (Johannesburg – 2002) e i processi connessi
(consenso di Monterrey sul finanziamento dello sviluppo, l’Agenda di Doha per lo
sviluppo e la dichiarazione di Parigi sull'armonizzazione degli aiuti ecc.);
Contribuire al miglioramento del governo mondiale dell'ambiente, specie nel contesto del
follow-up dei risultati del Vertice mondiale e al rafforzamento degli accordi ambientali
multilaterali (MEA);
Aumentare il volume di aiuti allo sviluppo fino a raggiungere lo 0,7% del reddito
nazionale lordo (R L) nel 2015, con un obiettivo intermedio dello 0,56% nel 2010
41. Le politiche trasversali
1. L’istruzione e la formazione
2. La ricerca e lo sviluppo
3. Strumenti economici di finanziamento
4. Comunicazione, mobilitazione degli attori e
moltiplicazione dei successi
5. Atttuazione, monitoraggio e seguito
42. Le trasformazioni nel contesto europeo
Obiettivi così ambiziosi e complessi implicano politiche e strumenti
profondamente innovativi e il coinvolgimento di tutti gli attori, politici
economici e sociali. In Europa le trasformazioni in corso vanno ad
incrociare alcuni fenomeni peculiari dell’epoca attuale:
• aumento delle disuguaglianze sociali, territoriali ed ambientali
• spostamento del baricentro della politica di coesione verso est
• aggravarsi della situazione occupazionale
• persistenza di alcuni sistemi economici obsoleti e in forte declino
La declinazione dei principi, delle strategie e delle politiche passa nei contesti locali attraverso
il processo di europeizzazione.
Alcuni quesiti restano aperti:
- In che modo vengono recepiti principi, strumenti e strategie a livello locale (nazionale,
regionale …)?
- Quali sono gli impatti sui sistemi economici, politici e sociali sia livello locale che globale?
- Esiste un modello europeo di sviluppo?
- Come si manifestano nei differenti territori tali trasformazioni?
- Quali trasformazioni intervengo nei processi di elaborazione ed attuazione delle politiche e
nei meccanismi della rappresentanza?
43. La programmazione degli interventi
L’Unione Europea e i sui governi locali sono impegnati nella ri-
programmazione dei Fondi Strutturali (Politica di coesione). Si tratta di
uno degli strumenti di maggior rilievo per affermare il ruolo di indirizzo e
coordinamento nelle politiche nazionali e locali. Meccanismi finanziari che
sostengono azioni finalizzate a ridurre i divari fra le differenti regioni
perseguendo gli obiettivi strategici dell’UE.
Gli Stati e le Regioni sono chiamati a programmare gli interventi tenendo
conto delle valutazioni delle ricadute economiche, sociali ed
ambientali del precedente periodo di programmazione, distinguendo le
programmazioni dei singoli fondi attraverso l’applicazione di metodologie
e strumenti innovativi.
Il processo implica la sedimentazione di uno schema logico che vorrebbe
introdurre nelle organizzazioni pubbliche logiche incrementali e di
apprendimento organizzativo, un approccio “cognitivo” alla
definizione ed attuazione delle politiche pubbliche.
44. Il ruolo dei governi locali
I governi locali sono chiamati quindi a svolgere un ruolo fondamentale
per la coesione attraverso il rilancio della competitività, la corretta
gestione ambientale e la salvaguardia del modello sociale e dovranno
impegnarsi ad adeguare il modo di elaborare ed attuare le politiche, le
loro strutture e le proprie modalità organizzative per far fronte alle
nuove sfide.
In modo differenziato a seconda dei contesti e dalle logiche assunte dai
diversi attori in gioco i sistemi politici ed amministrativi a livello locale
sono chiamati a rispondere a nuove domande endogene ed esogene,
si dotano di nuovi strumenti e metodologie, sperimentano nuove
soluzioni normative e procedurali, adottano innovazioni nei
processi decisionali, nelle modalità di attuazione delle politiche,
nelle modalità operative e negli assetti organizzativi ed istituzionali.
45. La dimensione istituzionale ed organizzativa
della sostenibilità
Il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità dipende in gran parte dalle
pratiche di governance, in particolare dall’implementazione delle
strategie la cui finalità ed essenza è di integrare le decisioni
governative in campo economico, sociale ed ambientale e di
considerare le implicazioni a lungo termine di tutte le politiche. Lo
sviluppo sostenibile non deve intendersi come una meta da
raggiungere, ma piuttosto come un insieme di condizioni che devono
essere rispettate nel governo delle trasformazioni del pianeta.
Di questo insieme di condizioni fa parte significativa l'assunzione di
obiettivi espliciti di qualità e di quantità dei beni ambientali, sociali ed
economici, calibrati in base al loro mantenimento a lungo termine.
Tali obiettivi devono informare tutte le decisioni di trasformazione e di
sviluppo, tutti i piani e i programmi ad ogni livello di governo.
La quarta dimensione dello sviluppo sostenibile, la dimensione
istituzionale ed organizzativa, assume una rilevanza crescente.
46. Assetti istituzionali e innovazioni organizzative
Lo sviluppo sostenibile, nonostante tutte le ambiguità del concetto, induce
ad una profonda rivisitazione dei processi di formulazione ed
attuazione delle politiche pubbliche sia a livello centrale che
locale andando ad incrociare il processo di europeizzazione e di
revisione della governance europea.
L’osservazione delle innovazioni delle politiche ambientali diviene
un punto di vista privilegiato per l’osservazione delle trasformazioni
del sistema politico e amministrativo a livello europeo.
Il dibattito sulla governance e sulle trasformazioni dei paradigmi
istituzionali, sulla sostenibilità dello sviluppo e sulle modalità di
attuazione del processo di europeizzazione, sono destinati a trovare
punti di incontro significativi.
Le evoluzioni del concetto di ambiente e delle politiche ambientali
sembrano seguire ed incardinarsi all’interno delle evoluzioni dei
paradigmi istituzionali e delle logiche di azione in ambito pubblico.
49. La dimensione istituzionale nelle strategie
internazionali
In ambito internazionale nel 1992 a Rio si era convenuto di dotarsi di
apposite istituzioni, programmi e strategie nazionali e locali, per dare
seguito agli obiettivi assunti con l’approvazione della AGENDA 21. In
occasione del Vertice di Johannesburg del 2002 gli impegni sono
stati rilanciati .
Già nel 1992 era chiaramente riconosciuta l’importanza della
dimensione istituzionale ed organizzativa dello sviluppo
sostenibile, del coinvolgimento e del rafforzamento di tutti gli attori
istituzionali e dei gruppi sociali, per favorire l’integrazione ambientale e
la partecipazione.
Molto interessanti a tal proposito ci sembrano il particolare 3 dei 40 capitoli
della Agenda 21:
Cap. 8: integrazione del processo decisionale su ambiente e
sviluppo
Cap. 28: iniziative delle collettivita’ locali in appoggio alla
azione 21
Cap. 40: l'informazione per la decisione
50. Innovazioni organizzative ed istituzionali in
Europa
In Europa sotto la spinta delle politiche per lo sviluppo sostenibile, alcune
pratiche innovative si sperimentano e si diffondono: strumenti di
supporto al processo decisionale introducono modelli di regolazione,
assetti istituzionali ed organizzativi, principi di riferimento e idee
nuove nelle agende politiche e nelle azioni dei governi. Nascono le
agenzie ambientali, si costituiscono dipartimenti e commissioni dedicate
alla sostenibilità, si sviluppano reti di soggetti pubblici e privati.
Dal punto di vista delle modalità attuative, oltre alle pratiche di
programmazione e valutazione inter-istituzionale introdotte sulla spinta
delle indicazioni e dei regolamenti comunitari per la programmazione
delle politiche di sviluppo, nuovi strumenti e metodologie, di
regolazione, accountability e partecipazione, sembrano diffondersi,
interessando il livello operativo e quello decisionale, le relazioni fra i
settori di azione, tra i differenti livelli di governo, tra le amministrazioni e
fra queste ed altri enti (società, agenzie, enti strumentali, autorità
indipendenti e di regolazione, forum civici, organizzazioni sociali e i
cittadini, …) in particolar modo a livello locale.
51. Paradigmi istituzionali ed organizzativi
Paradigma
New Public Management New Public governance
Burocratico
Caratteristiche
Gerarchico
Modello di
Privatistico Reticolare
regolazione
Principi Legalità
Efficienza ed efficacia Efficacia e pertinenza
di riferimento
Logiche di Autorità attraverso le regole Competizione: domanda e Partecipazione: negoziazione e
azione offerta concertazione
Prospettiva Medio periodo
Breve periodo Medio e lungo periodo
temporale
Integrazione di differenti
Modello
Ministeri Agenzie e autorità soggetti che svolgono funzioni
organizzativo
pubbliche
Discipline di Scienze giuridiche Scienze economiche e Scienze sociali ed approcci
riferimento management interdisciplinari
Primo scenario: ambiente è ciò Secondo scenario: ambiente
Terzo scenario o approccio
Significati di che è intorno o insieme delle come l’interazione fra l’insieme
ecologico: ambiente è l’insieme
ambiente risorse naturali delle risorse naturali e l’attività
di tutte le risorse disponibili
umana
Strumenti di Comando e controllo Regolazione, partecipazione e
Pianificazione e gestione
governance rendicontazione
Apprendimento continuo,
Approcci
Sviluppo delle competenze
Addestramento sviluppo organizzativo,
formativi
comunità di pratiche
52. Gli strumenti di governace in Italia
Anche in Italia, sulla spinta delle trasformazioni delle politiche europee
cresce il ruolo degli enti locali, sempre più responsabili di politiche
attraverso servizi prodotti da altri soggetti, costretti a ridefinire il loro
modo di operare, a sviluppare nuove competenze e capacità.
Migliorare la capacità di pianificazione, di coordinamento, controllo e
valutazione, ma anche le funzioni di ascolto, le strutture di advocacy
democratica o le funzioni e le capacità di accountability diviene sempre
più urgente. Si tratta di competenze che si inquadrano all’interno di
quattro specifiche aree funzionali:
La valutazione
•
La comunicazione (integrazione e partecipazione)
•
La rendicontazione (o della responsabilità, accountability)
•
La pianificazione
•
53. Lo sviluppo sostenibile in Italia
In Italia i principi e le strategie sono stati recepiti principalmente attraverso la
Strategia nazionale per la sostenibilità ambientale approvata dal
CIPE nell’estate del 2002 (Delibera CIPE agosto 2002) e la
programmazione delle iniziative dei fondi sturtturali.
Il disegno strategico prefigurato era fortemente ancorato alla realtà europea
ed ai temi del VI Programma che vengono ripresi integralmente. La logica
che sottende la strategia era quella di individuare elementi capaci di
orientare i diversi processi decisionali in direzione degli obiettivi
di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. L’approccio
orizzontale al tema ambientale appare evidente, il tentativo era quello di
fargli trovare adeguata sintesi nel principale documento programmatico
(Dpef) con gli aspetti socio-economici.
La strategia si ispirava a tre principi di fondo:
1. la progressiva de-materializzazione del sistema economico
2. la diminuzione dei rischi connessi a specifiche forme di
inquinamento o degrado ambientale
3. la partecipazione consapevole
54. La sostenibilità nel Quadro Strategico
Nazionale 2007-2013
“Gli obiettivi dei fondi sono perseguiti nel quadro dello sviluppo
sostenibile e della promozione, da parte della Comunità,
dell’obiettivo di tutelare l’ambiente conformemente all’art. 6 del
Trattato” (art. 17 del Reg. CEE 1083/2006)
Il QSN: “La strategia è volta a potenziare le sinergie tra la dimensione
economica, sociale ed ambientale della politica regionale, attraverso
l’integrazione degli aspetti ambientali nella definizione e attuazione
della politica stessa, nell’ottica dello sviluppo sostenibile”.
Il principio dovrebbe caratterizzare l’intera strategia delle politiche di
sviluppo regionali. Alcune priorità sono dedicate in modo diretto:
1. Priorità 3 “Energia e ambiente: uso sostenibile ed efficiente
delle risorse per lo sviluppo”
2. Priorità 5 “Valorizzazione delle risorse naturali e culturali per
l’attrattività per lo sviluppo”
55. La sostenibilità ambientale nei PO ob.1:
dalla vecchia alla nuova programmazione
Disposizioni finanziarie FESR 2007-
La sostenibilità ambientale nei PO Disposizioni finanziarie 2000-06
13
1. Sostenibilità ambientale ed attrattività 2.025.000.000 Euro (Asse 1); 1.953.200.009 Euro (Asse I quot;Risorse
Campania culturale e turistica 300.000.000 Euro (Asse 3); naturaliquot;)
3. Energia Totale POR 6.864.795.198 Euro Totale POR 7.748.172.780 Euro
II. Uso sostenibile e efficiente delle
risorse ambientali ed energetiche
908.000.000 Euro (Asse II); 1.239.697.000 Euro (Asse I quot;Risorse
per lo sviluppo
Puglia 392.000.000 Euro (Asse IV); naturaliquot;)
IV. Valorizzazione delle risorse naturali e
Totale POR 5.238.043.956 Euro Totale POR 5.281.537.000 Euro
culturali per l'attrattività e lo
sviluppo
III. Energia 187.184.735 Euro (Asse 3); 1.041.260.000 Euro (Asse I quot;Risorse
Sardegna IV. Ambiente, Attrattività Naturale, 382.877.868 Euro (Asse 4); naturaliquot;)
Culturale e Turismo Totale POR 1.701.679.413 Euro Totale POR 3.914.430.000 Euro
209.876.804 Euro (Asse II)
II. Energia 1.081.230.000 Euro (Asse I quot;Risorse
359.788.806 Euro (Asse III)
III. Ambiente naturaliquot;)
Calabria
V. Risorse naturali, culturali e Turismo 359.788.808 Euro (Asse V)
Totale POR 4.036.398.002 Euro
sostenibile Totale POR 2.998.240.052 Euro
2. Uso efficiente delle risorse naturali
1.602.203.250 E (Asse II); 2.025.096.921 Euro (Asse I quot;Risorse
3. Valorizzazione delle identità culturali e
Sicilia 1.471.411.148 E (Asse III); naturaliquot;)
delle risorse paesaggistico-
Totale POR 6.539.605.100 Euro Totale POR 8.459.909.318 Euro
ambientali per l'attrattività turistica
e lo sviluppo
180.000.000 Euro (Asse IV) 311.028.000 Euro (Asse I quot;Risorse
IV.Valorizzazione dei beni culturali e
naturaliquot;)
Basilicata naturali 171.000.000 E (Asse V)
VII. Energia e sviluppo sostenibile Totale POR 1.696.070.000
Totale POR 752.186.372 Euro
56. La sostenibilità nel Quadro Strategico
Nazionale 2007-2013
Valenza trasversale assumono altre iniziative, in materia di
informazione, formazione ambientale, oltre a quelle relative al
miglioramento della governance.
In realtà la partita della sostenibilità si gioca in modo
trasversale, in tutti i settori (o priorità) di intervento.
Le questioni ambientali sono integrate tra le priorità strategiche del
QSN 2007-2013 ma nonostante questo la commissione ha
espresso alcune perplessità in relazione all’impostazione della
strategia nazionale e alla capacità di integrare tutti gli ambiti di
intervento.
La commissione, ad esempio, ha richiesto un vincolo di
destinazione sostenibile per le risorse relative alla priorità 3
Energia…(segue)
57. QSN 2007-13 e sostenibilità ambientale
…segue:
“La descrizione della strategia trasversale per lo sviluppo
sostenibile nell'introduzione generale del QSN appare ancora carente, e
non è stato inserito alcun vincolo di destinazione per le risorse
relative a questa priorità. Come concordato in sede di negoziato informale,
questi aspetti vanno compiutamente trattati nel testo del QSN.”
“Con riferimento al paragrafo generale che tratta dello sviluppo sostenibile,
sebbene più di una priorità contribuisca alla lotta al cambiamento climatico
ed alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, questo
obiettivo non è sufficientemente tenuto in considerazione nella
strategia e nell'individuazione delle priorità, mentre l'analisi illustra
come l'Italia abbia aumentato le proprie emissioni di gas a effetto
serra e come lo stato della qualità dell'aria nell'ambiente urbano sia
preoccupante. Si chiede pertanto di approfondire la trattazione di
questi argomenti…”.
58. Dalle priorità agli obiettivi di servizio
Per evitare di incorrere in alcuni errori commessi nel precedente periodo di
programmazione, nel nuovo ciclo si introducono misure di premialità
legate ai risultati effettivi, misurati in relazione ad alcuni indicatori e
target concordati fra i differenti livelli di governo.
Sono stati individuati 4 obiettivi di servizio che rappresentano servizi
fondamentali per cittadini ed imprese, ambiti indispensabili per
assicurare la sostenibilità delle scelte di sviluppo, per creare opportunità e
condizioni favorevoli allo sviluppo, all’attrattività e alla qualità della vita:
1. qualità dell’educazione,
2. cura dell’infanzia e degli anziani,
3. gestione dei rifiuti
4. gestione del servizio idrico
L’obiettivo è di evitare ulteriori casi come quello del 2004 della concessione
della premialità sui rifiuti in Campania: a fronte del rispetto formale degli
indirizzi comunitari, viene riconosciuto dall’UE un premio per la capacità
di attuazione degli interventi, che si misurava come capacità di spesa,
senza considerare l’efficacia e la coerenza delle iniziative.
59. Diffusione dell’innovazione e logiche di
attuazione in Italia
In Italia i progressi istituzionali non sembrano aver ancora
prodotto il cambiamento necessario a coniugare equamente
ecologia, economia e equità sociale.
In particolare in alcune aree territoriali del paese le politiche
del passato influenzano ancora troppo quelle del presente, le
logiche consolidate fanno fatica ad essere superate e a
lasciare spazio ai nuovi approcci, ai nuovi principi, alle
nuove metodologie e ai nuovi strumenti introdotti molto
spesso su iniziativa dell’Unione Europea.
Alcuni contesti sembrano opporre una forte resistenza al
cambiamento. Altri sembrano più capaci di governare i
processi in corso, di partecipare in modo attivo e
consapevole alla realizzazione di un nuovo modello di
sviluppo.
60. Diffusione regionale per tipologia di
strumento (numero)
0 10 20 30 40 50 60 70
B a s ilic a t a
C a m p a n ia
M o lis e
Sud
P u g lia
S a rd e g na
S ic ilia
C a la b r ia
F r iu li V e n e z ia G iu lia
L ig u r ia
Nord
L o m b a r d ia
P ie m o n t e
T r e n t in o A lt o - A d ig e
V a lle d ' A o s t a
V eneto
A b ruz z o
Centro
E m ilia R o m a g n a
L a z io
M a rc he
T o s cana
U m b r ia
A 2 1 lo c ale B i l an c i o am b i e n tal e B i l an c i o d i m an d ato
B i l an c i o d i s o s te n i b i l i tà B ilan c io so c iale EM AS
GPP
61. Diffusione comparata per tipologia di
strumento (numero)
Bilancio d i s o s tenib ilità
Bilancio d i mand ato
Green Pub lic Pro curment
Bilancio amb ientale
EM AS
Bilancio s o ciale
Ag end a 2 1 lo cale
0 20 40 60 80 10 0 12 0
rile va zio ne 2004 rile va zio ne 2007
62. Distribuzione percentuale degli
strumenti per tipologia
% sul % sul
Totale Totale % Esperienze
Tipologia di strumento (2004) (2007) consolidate
Agenda 21 locale 51,1 46,9 61,1 %
Bilancio sociale 17,6 15,6 59,0 %
EMAS 9,5 14,3 100,0 %
Bilancio ambientale 10,0 11,6 77,3 %
Green Public Procurment 4,1 4,8 77,8 %
Bilancio di mandato 5,4 4,1 50,0 %
Bilancio di sostenibilità 2,3 2,7 80,0 %
Totale 100 100
(Numero) (221) (147) 66,5 %
63. Distribuzione territoriale degli
strumenti
% sul Totale % sul Totale
Area geografica (2004) (2007)
centro (%) 54,8 61,2
nord (%) 36,2 33,3
sud e isole (%) 9,0 5,4
Totale Italia 100,0 100,0
(Numero) (221) (147)
64. Distribuzione per area geografica (Numero
strumenti/1.000.000 di residenti)
10,0
9,0
7,2
8,0
7,0
5,4
6,0
5,0 3,8 3,6
4,0
2,5 2,2
3,0
2,0 1,0
0,4
1,0
0,0
2004 2007
Italia Centro Nord Sud
65. Distribuzione regione per numero di residenti
Numero Numero N. strumenti per N. strumenti per
esperienze esperienze Esperienze Popolazione residente (dati milione di milione di
Regione (2004) (2007) consolidate (%) ISTAT 2006) abitanti (2004) residenti (2007)
Emilia Romagna 70 56 80,0 4.187.557 16,7 13,4
Valle d'Aosta 2 1 50,0 123.978 16,1 8,1
Umbria 12 7 58,3 867.878 13,8 8,1
Liguria 15 10 66,7 1.610.134 9,3 6,2
Marche 9 7 77,8 1.528.809 5,9 4,6
Trentino A.A. 3 3 100,0 985.128 3,0 3,0
Toscana 17 11 64,7 3.619.872 4,7 3,0
Friuli V.G. 4 3 75,0 1.208.278 3,3 2,5
Abruzzo 3 3 100,0 1.305.307 2,3 2,3
Lombardia 32 18 56,3 9.475.202 3,4 1,9
Piemonte 11 7 63,6 4.341.733 2,5 1,6
Veneto 13 7 53,8 4.738.313 2,7 1,5
Puglia 7 5 71,4 4.071.518 1,7 1,2
Lazio 10 4 40,0 5.304.778 1,9 0,8
Sardegna 2 1 50,0 1.655.677 1,2 0,6
Campania 7 2 28,6 5.790.929 1,2 0,3
Sicilia 2 0 0,0 5.017.212 0,4 0,0
Basilicata 1 0 0,0 594.086 1,7 0,0
Molise 1 0 0,0 320.907 3,1 0,0
Calabria 0 0 0,0 2.004.415 0,0 0,0
Italia 221 145 65,6 58.751.711 3,8 2,5
Centro 121 90 74,4 22.603.255 7,2 5,4
Nord 80 49 61,3 17.248.222 3,6 2,2
Sud 20 8 40,0 10.987.716 1,0 0,4
66. Caratteristiche della distribuzione in Italia
Una panoramica sulla diffusione di alcuni degli strumenti innovativi
evidenzia una distribuzione relativa per regione e aree territoriali che
sembra confermare alcune differenze significative che caratterizzano il
contesto nazionale. Oltre alla diffusione rilevanti sembrano i dati
relativi alla sedimentazione delle sperimentazioni.
La maggior parte delle esperienza rilevate si colloca nell’area del
centro: la distribuzione non sembra seguire in modo univoco gli indici
di distribuzione della ricchezza ma sembra ricalcare viceversa la
geografia derivante da altri indici integrati come, ad esempio, quello di
Sviluppo Umano definito dalle Nazioni Unite o altri indicatori di
benessere, qualità della vita, culturali…
Oltre ai livelli di ricchezza delle regioni, la disponibilità di risorse,
probabilmente, altre sono le cause di una simile distribuzione e vanno
ricercate nella dimensione culturale, nella cultura politica e
amministrativa di riferimento, nel capitale sociale a disposizione.
67. La declinazione della sostenibilità in Italia
In Italia le strategie hanno trovato declinazione principalmente attraverso la
programmazione degli interventi co-finanziati dai fondi strutturali e nella
Strategia Nazionale per la sostenibilità ambientale. In entrambi i casi gli
sforzi compiuti non sembrano aver ottenuto i risultati auspicati:
L’ambiente resta un settore di intervento da aggiungere agli altri
ambiti: il principio di sostenibilità non riesce a permeare gli altri settori
di intervento (trasporti, energia, industria, turismo…)
Le strutture dedicate al presidio della sostenibilità ambientale in
particolare nel Mezzogiorno, palesano ancora ritardi, competenze non
del tutto adeguate e inadeguato riconoscimento politico ed
istituzionale
Le competenze degli attori sociali ed economici non sembrano essere
sempre adeguate
Le priorità nelle agende politiche sembrano essere molto spesso
altre…(riforme previdenziali, livelli di tassazione, ecc.) nonostante i
progetti esistano oramai da tempo
68. I progetti ci sono…
…ciò che a volte ci sembra ancora mancare è la
matura volontà, politica, sociale ed istituzionale,
da un lato e le capacità tecniche, organizzative e
gestionali dall’altro…
69. Per approfondire:
http://www.formambiente.org/corsionline/
Corso: Politiche e strumenti di governance per la sostenibilità
ambientale
Spunti Bibliografici
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