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Diabete – Mellito - Insipido




        Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né
        a consigli medici – Consultare sempre e in ogni caso il proprio medico di fiducia.


Diabete è     un   termine    derivato     dal greco διαβαίνειν,     che    significa passare     attraverso e
identifica   alcune   malattie     caratterizzate     da poliuria (abbondante        produzione     di   urina)
e polidipsia (abbondante ingestione di acqua).

Si è universalmente accettato che il termine greco sia stato utilizzato in idraulica, indicando
principalmente il sifone attraverso cui passa l'acqua. Quindi il termine medico alluderebbe al
frequente passaggio di urinaprovocato dalla malattia.
                            provocato

A questa spiegazione si è opposto Émile Benveniste, facendo osservare come il verbo greco
                                                  ,
significhi, sì, attraversare, ma non è stato mai riferito ai liquidi, perché ha il senso proprio
                            ,
di tenere le gambe allargate, divaricate tanto è vero che con diabetes si indicano anche vari
                              divaricate,
strumenti:    compasso,       livella   perpendicolare,      il   sifone   stesso,    fatto    appunto     a U.
E da quest'ultima accezione si è tratto il metaforico malattia, perché, come lo strumento che,
applicato ad un vaso, quando il recipiente è pieno fino all'orlo, fa colare il liquido, così il diabete
                                                                     colare
causa l'impulso intrattenibile ad urinare: metafora spiegata in questi termini dal medico
                                  urinare:
greco Sorano d'Efeso, quando la voce entrò nel vocabolario greco (sec. II d.C.).
                    ,                          vocabolario

Tipologie

   Diabete mellito - le urine contengono grandi quantità di zucchero; ne fanno parte:
       il diabete tipo I, a patogenesi autoimmune
       il diabete tipo II, familiare non autoimmune
   Diabete insipido - viene eliminata con le urine non solo acqua, ma pochissimi soluti.

Voci correlate

   Emoglobina glicosilata
   Glicemia

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Diabete Mellito




         Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né
         a consigli medici – Consultare sempre e in ogni caso il proprio medico di fiducia.


Il Diabete Mellito o DM comprende un gruppo di disturbi metabolici accomunati dal fatto di
presentare una persistente instabilità del livello glicemico del sangue, passando da condizioni
di iperglicemia,[1] più frequente, a condizioni di ipoglicemia.

Sebbene     il   termine diabete si     riferisca   nella
                                                    nella   pratica    comune     alla   sola    condizione    di
diabete mellito (chiamato così dagli antichi greci per la presenza di urine dolci), esiste un'altra
condizione patologica detta diabete insipido. Tali malattie sono accomunate dal solo fatto di
                                    insipido.
presentare abbondanti quantità di urine, non presentando infatti cause, né altri sintomi,
                                  urine,
comuni.

Etimologia

Il   termine diabete fu     coniato da Areteo di Cappadocia (81-133AD). In greco antico il
                                                                133AD).
                                          (dià: attraverso; baino: vado)[2] alludendo al fluire
verbo diabainein significa "attraversare" (
dell'acqua, come in un sifone, poiché il sintomo più appariscente è l'eccessiva produzione
di urina.          Nel Medioevo la             parola           fu          "latinizzata"           in diabètés.
Il suffisso mellito (dal latino mel: miele, dolce) è stato aggiunto dall'inglese Thomas Willis nel
                                mel:
1675 per il fatto che il sangue e le urine dei pazienti diabetici avevano un sapore dolce,
caratteristica peraltro conosciuta da lungo tempo dagli Indiani,[3] Greci, Cinesi ed Egiziani. La
                               uta
malattia era chiamata Shoukachi (malattia della sete) fino al XVIII secolo in Giappone.[

Cenni storici

Storia antica

Mentre il primo accenno scritto su un qualcosa assimilabile al diabete lo si ritrova verso il 1500
a.C. su un papiro egiziano di Ebers, fu invece Areteo di Cappadocia nel 300 a.C. circa a


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descrivere i particolari della patologia.[5]

Galeno (129-200) la descriveva come una malattia che provocava danni ai reni.[6]

La prima divisione per quanto riguarda i due tipi principali di diabete (il tipo 1 e il tipo 2) sono
stati eseguiti da Avicenna (980-1037) intorno all'anno 1000.[7]

Nel Medioevo in tutta Europa i medici facevano diagnosi di DM assaggiando letteralmente le
urine dei pazienti, questa pratica può essere ancora apprezzata in una grande varietà di opere
d'arte del periodo Gotico.

Storia moderna

Nel 1774, grazie a Matthew Dobson (1732-1784) si scoprì che il sapore dolce delle urine era
dovuto alla diminuzione del glucosio.[6]

La scoperta del ruolo del pancreas nel DM è da ascriversi a Joseph von Mering (1849-1908) e
a Oskar     Minkowski (1858-1931),              ricercatori    austriaci   che    nel 1889 osservarono          che
nel cane privato sperimentalmente del pancreas prima della morte insorgevano i segni e i
sintomi del DM.[3]

Nel 1910 Sir Edward          Albert    Sharpey-Schafer da Edimburgo (1850-1935)                 suggerì   che    le
persone affette da DM in realtà fossero carenti di una particolare sostanza prodotta dal
pancreas: egli la battezzò insulina poiché prodotta dalle isole di Langerhans localizzate appunto
nel pancreas.

L'insulina, grazie al lavoro dei medici canadesi Frederick Grant Banting (1891-1941) e Charles
Herbert Best (1899-1978), venne isolata nel 1921, portando alla deduzione che il diabete era
una malattia endocrinologica dovuta alla deficienza di insulina.[8]

Un ulteriore passo avanti rispetto agli studi precedenti: cambiarono la storia della medicina e
salvarono       la    vita   a   milioni   di   persone       scoprendo    che   la   condizione    di    DM    nel
cane pancreasectomizzato poteva essere risolta somministrando insulina estratta dalle isole di
Langerhans di un cane sano. Il primo paziente fu trattato, da loro e dal loro staff, nel 1921 e
nel 1923, Frederick Banting e John Macleod ricevettero il Premio Nobel per la Medicina.[9]

La distinzione tra quelli che attualmente sono riconosciuti come DM di tipo 1 e DM di tipo 2 è
stata   fatta        nel 1935 da    Sir Harold    Percival     Himsworth (1905-1993)        e    pubblicata     nel
gennaio 1936.

Classificazione

La prima classificazione prevedeva una distinzione sulla base dell'età distinguendosi diabete
giovanile dal diabete dall'età matura[10] poi nel 1977 Irvine propose una classificazione che
riguardava la presenza di anticorpi antiinsulina-pancreatica rivelati o meno durante la diagnosi



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della malattia, ipotesi che fu presto scartata per vari problemi[11]

Altra classificazione che ebbe notevole diffusione in passato fu quella per stadi, che divideva la
patologia in 4 fasi:[12]


   Diabete potenziale
   Diabete latente
   Diabete asintomatico
   Diabete clinico
                                                                               [13]
Nel 1979 il National Diabetes Data Group propose una classificazione                  ripresa in seguito
dalle più grandi organizzaioni a livello mondiale (nel 1999 l'OMS e la società Europea per lo
studio     del     diabete)      con      riguardo      all'eziologia di    stampo       immunologico.
Attualmente si divide il diabete mellito in tipo 1 e tipo 2.

Diabete di tipo 1

Caratterizzato dalla distruzione delle cellule B pancreatiche, (linfociti CD4+ e CD8+ e
infiltrazione dei macrofagi nelle isole pancreatiche),[14] comportando solitamente l'associazione
alla insulino deficienza.[15]

Esistono due sottoforme:


   Tipo 1A (Immunomeditato)
   Tipo 1B (idiopatico), senza che l'eziologia sia nota, colpisce maggiormente giovani africani
   e asiatici di età inferiore rispetto all'altra forma.[16]

Comprende solo il 5-10% di tutte le forme

Diabete di tipo 2

A patogenesi      non immunitaria. È correlato alla presenza di             geni in prossimità del
sito HLA sul cromosoma            6.        È         detto         anche       non           chetosico.
Ha basi genetiche più salde della I forma, sebbene la modalità di trasmissione non sia nota.
Questo diversamente dalla specifica variante

Comprende quasi la totalità dei casi, il 90-95% di tutte le forme

Altri tipi di diabete

Oltre alle due forme principali esistono altre identificate dal'associazione americana del
diabete.[17]

Difetti genetici della funzione beta cellulare

Si ritrovano mutazioni a carico di:



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   HNF, MODY 1
   Glucochinasi, MODY 2
   HNF-1 alfa, MODY 3
   IPF1, MODY 4
   HNF-1 beta, MODY 5
   NeuroD1, MODY6
   DNA mitocondriale
   Convertitori specifici (proinsulina - insulina)

           Gene     -
Tipo[18]              Sintomatologia                    Trattamento       Note
           Cromosoma



       HNF    4α       -
                                                        Ipoglicemizzanti Età di insorgenza
Mody 1 20q12-              *
                                                        orali eInsulina  15-25 anni|[20]
       q13.1[19]



                                                                           Costituisce la forma
           Glucochinasi -                               Dieta equilibrata
Mody 2                    *                                                più            benigna
           7p15-p13                                     - esercizio fisico           [21]
                                                                           possibile.



                                                                         Fra le varie forme di
           HNF   1α    - Retinopatia, microalbuminuria, Ipoglicemizzanti
Mody 3                                                                   Mody     è    la  più
           12q24.2       complicanzecardiache[22]       orali                     [23]
                                                                         comune.



                                                                         Raramente collegata
           IPF-1                                        Ipoglicemizzanti
Mody 4                     *                                             al diabete in età
           13q12.1                                      orali eInsulina
                                                                         neonatale.[24]



                                                                          Causa             una
                                                                          malformazione nelle
           HNF 1beta -                                                    cellule     epiteliali
Mody 5                 Complicanze a livello renale     insulina
           17cen-q21.3                                                    pancreariche che si
                                                                          riscontra    durante
                                                                          l'organogenesi.[25]



       NeuroD1
       chiamato
Mody 6                     *                            Insulina          *
       anche
       BETA2[26]


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Difetti generici relativi all'azione insulinica


      Insulinoresistenza di tipo A
      Leprecaunismo
      Sindrome di Rabson-Mendenhall
      Sindromi lipodistrofiche

Causato da malattie del pancreas

Fibrosi cistica, pancreatite, forme tumorali, emocromatosi.

Causato da endocrinopatie

Malattie                            come                       (acromegalia, sindrome                               di
Cushing, glucagonoma, feocromocitoma, ipertiroidismo, somatostatinoma, aldosteronoma);

Causato da farmaci

Fra i farmaci che possono causare forme diabetiche si ritrovano il Vacor utilizzato come veleno
per     i     topi, pentamidina, acido       nicotinico, glucocorticoidi, ormoni      tiroidei, diazossido, β-
agonisti, tiazidici, fenitoina,interferon a, inibitori delle proteasi, clozapina, β-bloccanti);

Causato da infezioni

Alcune         infezioni        possono     comportare         l'insorgere      di   diabete              come      la
(rosolia congenita, citomegalovirus, coxackievirus);

Sindromi diabetiche

Come nel caso della Sindrome dell'uomo rigido.

Sindromi genetiche

Fra le numerose patologie genetiche si ritravovano la sindrome di Down, sindrome di
Turner, sindrome           di    Klinefelter, corea   di      Huntington, sindrome        di         Laurence-Moon-
Biedl, porfiria.

Diabete Mellito Gestazionale

Chiamato anche (DMG): nel 7% (media fra i vari studi condotti, arrivando sino al 14%[27])
delle gravidanze capita che la madre sviluppi una condizione di DM, tale evento risulta essere
del    tutto    transitorio     e   facilmente   trattabile    tuttavia   può   causare        dei     problemi   per
              [28]
il neonato           che variano da un peso aumentato alla nascita fino alla morte del nascituro, e per
la madre (rappresenta un importante fattore di rischio di sviluppare DM, dal 20 al 50% delle
donne che hanno sofferto di DMG sviluppano DM di tipo 2 nel corso della vita).




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Epidemiologia

Generale

La percentuale di popolazione mondiale affetta viene stimata intorno al 5%, circa il 90% della
popolazione diabetica è affetta da DM di tipo 2. In Italia la percentuale di individui affetti da
tale patologia è mediamente del 3%.

Nel 2002 si sono contati nei soli USA più di 18 milioni di persone affette da tale patologia[29] e
si calcola che una persona ogni 5 anziani di età superiore ai 65 anni ne sa affetto[30]

L'OMS stima che ci sarà un fortissimo incremento di prevalenza di DM negli USA, in Medio
Oriente e nel Sud-Est asiatico mentre in Europa l'incremento sarà modesto, arrivando nel 2030
a più di 360 milioni di persone malate.[31]

Sesso

Si è rilevata una maggiore prevalenza nel sesso femminile - (m:f = 1:1,25). Uno studio sui
giovani di 15-29 anni affetti da diabete tipo 1 ha registrato una maggiore incidenza nei maschi
rispetto alle femmine, forse dovuta a fattori quali gli ormoni sessuali o una diversa esposizione
alle tossine ambientali[32]. Questa differenza non è però stata               confermata da studi
             [33][34]
successivi              .

Età

Si calcola che nel 2005 interessò più di 180.000 persone in età inferiore ai 20 anni, mentre in
età superiore ai 60 anni si calcolarono più di 12 milioni di casi.[35] Nella sola Italia nelle fasce di
età inferiori ai 35 anni è dello 0,5%, al di sopra dei 65 supera il 10%).

Il DM di tipo 1 esordisce in circa la metà dei casi in età inferiore ai 20 anni (proprio per questo
in passato veniva chiamato "diabete giovanile") e più frequentemente nel corso della pubertà.

Specifica

In vari paesi la percentuale cambia:

DM1:


   Finlandia, 36 su 100.000
   Cina 1-3 su 100.000
   USA 8-17 su 100.000, anche se in costante crescita (si arriva dal 2% al 5% a seconda degli
   studi)[36]




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Patogenesi

Diabete di tipo 1

la forma di tipo 1a ha un'eziologia che si costituisce con il passare del tempo:


   Predisposizione genetica, fra i vari geni responsabili quello localizzato nella regione HLA del
   cromosoma 6
   Stimolo immunologico

Questa fase, nota come luna di miele, dura per alcuni mesi, dopodiché i sintomi si presentano
nuovamente e permangono stabilmente dando luogo, definitivamente, allo stato di diabete. La
spiegazione    di   questo   fenomeno   è   da   ricercarsi   nell'iperproduzione    compensatoria
di insulina da parte delle cellule β.

Diabete di tipo 2

Il diabete di tipo 2 ha una eziologia multifattoriale, in quanto è causato dal concorso di più
fattori, sia genetici che ambientali.

Il riscontro di DM di tipo 2 è molto spesso casuale nel corso di esami di laboratorio a cui il
paziente si sottopone per altri motivi, questo perché la patologia si instaura molto lentamente
e occorre molto tempo prima che la sintomatologia possa divenire clinicamente manifesta;
d'altro canto in molti pazienti sintomi di iperglicemia e glicosuria non compaiono mai.



I fattori causali responsabili (eziologici) provocano la malattia attraverso il concorso di due
meccanismi principali (patogenesi): l'alterazione della secrezione di insulina e la ridotta
sensibilità dei tessuti bersaglio (muscolo, fegato e tessuto adiposo) alla sua azione (insulino-
resistenza).
Difetti della secrezione di insulina sono presenti non solo nei pazienti diabetici di Tipo 2, ma
molto spesso anche nei gemelli sani e nei familiari di primo grado; in questi ultimi è stata
rilevata frequentemente anche resistenza all'insulina. Si pensa pertanto che il diabete Tipo 2
sia preceduto da una fase prediabetica, in cui la resistenza dei tessuti periferici all'azione
dell'insulina sia compensata da un aumento della secrezione pancreatica di insulinica
(iperinsulinemia). Soltanto quando si aggravano sia i difetti di secrezione insulinica sia
l'insulino-resitenza (in seguito all'invecchiamento, alla obesità, all'inattività fisica o alla
gravidanza), si renderebbe manifesta prima l'iperglicemia post-prandiale e poi l'iperglicemia a
digiuno.
L'obesità viscerale (o centrale) riveste un ruolo di primo piano nello sviluppo della resistenza
all'insulina. Il tessuto adiposo è, infatti, in grado di produrre una serie di sostanze (leptina,
TFN-α, acidi grassi liberi, resistina, adiponectina), che concorrono allo sviluppo della insulino-
resistenza. Inoltre nell'obesità, il tessuto adiposo è sede di uno stato di infiammazione cronica

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a bassa intensità, che rappresenta una fonte di mediatori chimici, che aggravano la resistenza
all'insulina. Di conseguenza, i markers di infiammazione, come interleuchina 6 e proteina C-
reattiva, sono spesso elevati in questo tipo di diabete.

Fattori di rischio

L'esistenza di una predisposizione genetica è suggerita dal fatto che, nel caso di gemelli, il
diabete Tipo 2 è presente in entrambi in una elevatissima percentuale, molto superiore rispetto
a quanto accade per il diabete di Tipo 1. Probabilmente intervengono difetti a carico di più geni
(malattia poligenica) coinvolti nella produzione di insulina e nel metabolismo del glucosio; il
tipo di deficit varierebbe da un paziente all'altro, dal momento che fino ad oggi non è stato
possibile identificare anomalie genetiche comuni a tutti i pazienti di Tipo 2.

Tra i fattori di rischio si riscontrano:[37]


    Obesità (BMI maggiore o uguale a 25 kg/m2 per il DM2)
    Inattività fisica.
    Ipertensione (maggiore o uguale a 140 mmHg)
    Colesterolo HDL (minore o uguale a 35 mg/dl)
    Trigliceridi (maggiori o uguali a 250 mg/dl)

Anche l'età favorisce la comparsa del diabete, poiché essa si accompagna ad una riduzione
fisiologica della sensibilità dei tessuti periferici all'insulina.




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                                                                         [38]
Differenze                          DM1                           DM2



Età iniziale                        minore di 30 anni             Sopra la terza decade



                                    Non    si    presenta
Obesità                                                   Costituisce fattore di rischio
                                    alcuna associazione



Livelli plasmatici di insulina                                    Varia a seconda dell'insulina (resistenza -
                               Irrilevanti
endogena                                                          difetto di secrezione), può essere elevata



Rapporto con antigeni HLA-D SI                                    NO



Rilevazione di anticorpi anti-
                               SI                                 NO
insulae



In  terapia     efficacia  dei L'iperglicemia               non Inizialmente      si            hanno         effetti
farmaci ipoglicemizzanti orali diminuisce                       sull'iperglicemia



                                    elevato        (50%     dei
Rapporto con gemelli                                              quasi totale (90% dei casi)
                                    casi)




   Disturbi del sonno, che favoriscono l'insorgenza della forma 2.[39]

Metabolismo del glucosio

Il glucosio rappresenta la più importante fonte di energia per le cellule del nostro organismo e
proprio per questo, oltre ad essere utilizzato immediatamente, viene anche immagazzinato in
riserve di glicogeno. Ilglucosio, dunque, dal sangue (nel quale viene disciolto dopo il processo
di digestione degli    alimenti)    deve      essere      trasportato     all'interno    delle cellule per   essere
utilizzato e immagazzinato.

L'insulina è   il     principale    ormone         che     regola       l'ingresso      del glucosio dal     sangue
nelle cellule (principalmente        le cellule muscolari e adipose;            non      nelle cellule del Sistema
Nervoso), il deficit di secrezione insulinica o l'insensibilità alla sua azione sono proprio i due
meccanismi principali attraverso cui si espleta il DM. La gran parte dei carboidrati nel cibo
viene   convertita     entro   un    paio     di   ore    in glucosio.     L'insulina è     prodotta    dallecellule


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β del pancreas come esatta risposta all'innalzamento dei livelli di glucosio nel sangue (per
esempio dopo un pasto), le cellule β del pancreas sono infatti stimolate dagli alti valori
di glicemia e inibite dai valori bassi.

Se la disponibilità di insulina è insufficiente (deficit di insulina) o se le cellule rispondono
inadeguatamente           ad    essa     (insulinoresistenza)           o   se   l'insulina prodotta    è    difettosa,
il glucosio non può essere efficacemente utilizzato dal nostro organismo: la conseguenza di ciò
è di uno stato di carenza di glucosio con elevati valori di glicemia (di glucosio ce n'è in
abbondanza nel torrente sanguigno ma non può essere utilizzato).

Quando la glicemia a digiuno supera i 126 mg/dl si parla di DM, mentre per valori compresi tra
101 e 125 mg/dl si parla di "alterata glicemia a digiuno" (fattore di rischio per la futura
comparsa di DM). Il glucosiocompare nelle urine (glicosuria) per valori di glicemia maggiori di
180/200 mg/dl.

Resistenza all'insulina

La   ridotta        capacità   dell'insulina di    agire         in   maniera    efficace   sui    tessuti   bersaglio
(muscoli e fegato) è la caratteristica principale del DM di tipo 2. Si tratta di una resistenza
"relativa"     in    quanto    livelli   sovrafisiologici        diinsulinemia provocano     una     normalizzazione
della glicemia. Si ritiene che questo tipo di resistenza sia dovuto a difetti post-recettoriali, per
la precisione sembra coinvolto il gene IRS-1, indispensabile per la sintesi delle proteine IRS
coinvolte in una serie di vie metaboliche che in ultima istanza promuovono l'ingresso
del glucosio nelle cellule diminuendo così la glicemia.

La resistenza cronica all'insulina è definita come un fabbisogno giornaliero di insulina superiore
a    200        Ui      per    parecchi        giorni       in        assenza     di   infezione       o chetoacidosi.
Le cause più comuni sono rappresentate dall'obesità e da anticorpi antinsulina di tipo IgG. La
conseguenza             più      importante         è            il     mancato        controllo       della glicemia.
In quasi tutti i pazienti diabetici, entro i 60 giorni dall'inizio della terapia insulinica, si
sviluppano anticorpi. Si pensa che il loro legame all'insulina sia la causa più importante di
severa resistenza, ma la correlazione fra il titolo anticorpale e la resistenza non è sempre
stretta.

Studi recenti individuano come una precoce terapia insulinica possa scongiurare una
progressione delle due forme di diabete, per questo l'assunzione di zuccheri deve essere
diminuita.

Alterazioni della secrezione insulinica

Nel momento in cui si instaura una insulino-resistenza si ha inizialmente un aumento
compensatorio di secrezione di insulina (iperinsulinemia) da parte delle cellule β pancreatiche,
tuttavia la patologia ha un decorso ingravescente che porta a una vera e propria insufficienza


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dei meccanismi di compenso. Nella patogenesi del progressivo deficit della secrezione
insulinica hanno un ruolo determinante la necrosi e l'apoptosi della cellule beta, alle quali
concorrono la dislipidemia (lipotossicità) e la iperglicemia cronica (glucotossicità), attraverso
meccanismi biochimici complessi, che, tra l'altro, provocano un aumento della produzione di
radicali   liberi   (stress   ossidativo),   un     disaccoppiamento    della   fosforilazione   ossidativa
mitocondriale e alterazioni del reticolo endoplasmatico (stress reticolare).

Aumento della produzione epatica di glucosio

Come si vedrà in seguito, il DM provoca un aumento di corpi chetonici in circolo, ciò
metabolicamente equivale allo sviluppo di una ingannevole condizione di "digiuno cronico"
(anche se il paziente si nutre normalmente): in condizioni di digiuno si assiste a un aumento
della glicogenolisi (liberazione     di   riserve     glucidiche)   e gluconeogenesi (sintesi ex-novo di
glucosio). Tutto ciò provoca un ulteriore peggioramento dello stato di iperglicemia.

Clinica

Segni e sintomi

Fra i sintomi e i segni si riscontrano:


    Iperglicemia
    Dispepsia[40]
    Poliuria
    Polidipsia (secondaria alla poliuria),
    Polifagia paradossa (il paziente mangia molto ma dimagrisce), spesso il sintomo di esordio
    è costituito dalla chetoacidosi diabetica, presente soprattutto nella forma di tipo1;[41]
    Perdita di peso[42]
    Nausea
    Vomito
    Senso di fatica, irritabilità.[43]
    Astenia
    Cefalea
    Parestesie
    Ulcere cutanee
    Necrobiosis lipodica diabeticorum
    Acantosi nigricans
    Xerodermia
    Prurito

La forma 2 sovente è asintomatica, non presenta alcun sintomo.

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Criteri Diagnostici

Per confermare un sospetto clinico di DM, è necessario che sia soddisfatto uno dei seguenti
criteri varati dall'OMS[42]


   glicemia a digiuno superiore o uguale a 126 mg/dl (o 7 mmol/l);
   glicemia superiore a 200 mg/dl (o 11,1 mmol/l) 2 ore dopo aver assunto per os 75 g di
   glucosio (test di tolleranza al glucosio);
   glicemia random maggiore o uguale di 200 mg/dl (o 11,1 mmol/l).

La positività a uno dei suddetti test va confermata con l'esecuzione di almeno un altro dei due
rimanenti, questo per porre con certezza pressoché assoluta diagnosi di DM.

L'emoglobina A1 non è considerato un test diagnosco sufficiente.[44]

Complicanze

Complicanze acute metaboliche




Esame del fundus oculare in un paziente affetto da retinopatia diabetica


Chetoacidosi diabetica

Si tratta di una concentrazione eccessiva di corpi chetonici nel sangue dovuta alla carenza
di insulina e al conseguente eccesso di glucagone tipica del DM di tipo 1 e scatenata da
forti stress (infezioni, traumi, interventi chirurgici). In condizioni normali i trigliceridi vengono
immagazzinati nelle VLDL (particolari lipoproteine con funzione di trasporto); nelle condizioni
di digiuno e di eccesso di glucagone accompagnato a deficit di insulina si attiva la via di
formazione     dei corpi      chetonici:   il   passaggio    di   questi   nel   sangue    è   alla   base
dell'acidosi metabolica (fino a valori di pH prossimi a 7,0) che si può sviluppare nei pazienti
affetti da DM. Presenti: livelli molto elevati di iperglicemia ( tra i 500 e i 700 mg/dl)
eglicosuria con    notevole disidratazione,       dolori    addominali, anoressia, vomito, nausea.      In
questa fase non va commesso un errore molto comune: pensare di trovarsi di fronte a una
patologia gastroenterica e conseguentemente sospendere la somministrazione di insulina. Ciò
potrebbe portare il paziente a una condizione di coma chetoacidosico potenzialmente mortale.
Inoltre anche l'eccesso di cortisolo, o l'ormone della crescita o similare, può portare a tale
complicanza.[45]



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Stato iperosmolare iperglicemico

Caratteristico del DM di tipo 2, si osserva per lo più in pazienti anziani nei quali la condizione
diabetica è aggravata da eventi ricorrenti (per es. infezioni o ictus cerebrale) e la capacità di
bere è menomata così da rendere impossibile il compenso della diuresi osmotica. Sintomi:
stato confusionale fino a coma e, se non trattato, morte (che comunque sopraggiunge anche
nella metà dei pazienti tempestivamente trattati). Sempre presente glicosuria abnorme (sopra
i                                             1000                                          mg/dl).
La chetoacidosi è assente, perché forse la concentrazione di insulina nella vena porta è
sufficientemente alta da prevenire la piena attivazione della chetogenesi epatica. I livelli sierici
degli acidi grassi liberi sono generalmente più bassi che nella chetosi del DM I. Nella terapia di
tale forma di coma occorrono parecchi litri di soluzioni saline isotoniche, seguiti da ipotoniche e
poi da soluzioni glucosate al 5%, quando la glicemia raggiunge livelli normali. Anche l'insulina
è necessaria, ma a dosi più basse rispetto al coma chetoacidosico del DM I.




Aspetto microscopico di un glomerulo in corso di glomerulosclerosi diabetica


Complicanze a lungo termine


    Macroangiopatia diabetica: tendenza a sviluppare più precocemente e più intensamente di
    fenomeni di aterosclerosi, l'eccesso di glucosio nel sangue favorisce la glicazione (che, a
    differenza della glicosilazione, è un processo non enzimatico) delle lipoproteine a bassa
    densità (LDL) che è alla base dell'aterosclerosi;
    Ulcera diabetica: frequente lo sviluppo di piaghe in prossimità degli arti inferiori dovuto a
    sfregamenti (es. scarpe troppo strette), per questo il diabetico deve curare moltissimo la
    propria igiene.
    Malattia di Dupuytren
    Sindrome del tunnel carpiale
    Glaucoma

Complicanze cardiache

I pazienti diabetici possono per via dell'elevata glicemia e insulinemia nel sangue mostrare
l'aterosclerosi, con manifestazioni molto pericolose dall'angina pectoris, ad ictus a infarto del
miocardio, per ridurre il irschio non è sufficiente controllare i glicredi.


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Microangiopatia

Sono 3 le forme più famose e importanti di complicanza del diabete mellito:


    nefropatia diabetica, affligge il rene
    retinopatia diabetica, affligge la retina
    neuropatia diabetica),affligge il sistema nervoso periferico

Nefropatia diabetica

Causa sovente l'insufficienza renale, la malattia di base non si mostra fino a quando si
riscontra o l'insufficienza o la sindrome nefrosica.

Retinopatia diabetica

Complicanza visiva molto pericolosa, comporta negli adulti la perdita totale della vista, l'esame
del fondo oculare è l'unico esame per comprendere il suo manifestarsi che può essere lento o
rapido.[46]

Neuropatia diabetica

Esistono diverse forme di neuropatia che si possono mostrare.

Trattamento

Le linee guida per attuare una razionale terapia in caso di DM non complicato prevedono
l'adozione da parte del paziente di uno stile di vita (dieta ed esercizio fisico) adeguato e
funzionale al trattamento farmacologico impostato.

Senza voler prescindere dall'importanza di una dieta con apporto limitato di zuccheri semplici,
studi recenti individuano come una precoce terapia insulinica possa scongiurare una
progressione del diabete di tipo 2 in una percentuale maggiore che non gli ipoglicemizzanti
orali.[47]

Naturale

Molti studi hanno evidenziato l'importanza del cambiamento dello stile di vita nelle persone
affette da diabete mellito,[48] inoltre sembra che l'allattamento al seno riduca la possibilità di
sviluppare il diabete da adulti.[49]

Dieta

Un regime dietetico in cui i rapporti tra carboidrati, proteine, acidi grassi saturi e insaturi siano
ben controllati è fondamentale affinché la terapia farmacologica riesca a controllare
efficacemente la glicemia.


     1. Contrariamente a quanto avveniva in passato, non si prescrivono più regimi nutrizionali



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    2. ipoglucidici, ma si ritiene che l'apporto di carboidrati debba costituire il 50-55% del
        totale giornaliero di calorie, l'apporto digrassi circa il 30% (cercando di ridurre i grassi
        saturi a meno del 10%) e l'apporto proteico intorno al 10-20% (non più di 0,8-1
        gr/kg/die).
    3. L'alcool va assunto in quantità modesta se il paziente è ben compensato; è
        assolutamente sconsigliato nei pazienti in sovrappeso, con livelli di glicemia non
        ottimali nonostante la terapia, nei pazienti conipertrigliceridemia.
    4. Ultimamente si è dimostrato che le fibre, in quantità di 20-30 gr/die, sono utilissime nel
        controllo glicemico, dei trigliceridi, del peso corporeo attraverso un aumento del senso
        di sazietà.     Un      diabetico       deve       quindi       incrementare           l'assunzione
        di frutta, verdura e cereali (soprattutto integrali).

Esercizio fisico

Il diabetes prevention program, (DPP, letteralmente il programma di pervenzione del diabete)
ha dimostrato che un modesto esercizio fisico giova sopratutto alla forma DM2 nella
maggioranza dei casi[50] indicando come un esercizio fisico della durata di 30 minuti circa per 5
giorni alla settimana possano produrre effetti positivi, sia a livello di prevenzione che per
quanto riguarda il ritardarsi dei possibili effetti.[51] A meno che non sia controindicato per la
coesistenza di altre patologie, l'esercizio riduce l'intolleranza al glucosio (migliorando la
sensibilità all'insulina) e diminuisce i fattori di rischio cardiovascolari. La diminuzione del peso
conseguente all'esercizio svolto è un altro incentivo visto che la riduzione del peso corporeo è
un intervento basilare nella terapia del diabete di Tipo 2.[52]L'effetto positivo lo si riscontra in
entrambi i sessi e a qualunque età. Contrariamente a quanto si può pensare capita che durante
lo sforzo fisico la glicemia aumenti. Ciò che accade è che durante l'attività ormoni come
l'adrenalina e il glucagone vengono prodotti causando perciò un aumento della glicemia. Prima
e/o dopo l'attività sportiva potrebbe essere opportuno diminuire l'insulina in quanto lo sforzo
fisico aiuta la funzione dell'insulina, si calcola infatti che sotto sforzo l'azione dell'insulina sia
potenziata   del   20/30%.    Basandosi     sulle   indicazioni   del   proprio   medico       curante   ed
eventualmente sui riscontri glicemici è quindi necessario apportare i dovuti cambiamenti alla
terapia insulinica tenendo conto di tali informazioni.

Farmacologico

                                 Siringhe da insulina per il diabete (campioni dimostrativi)


                                 Insulina

                                 Nel DM di tipo 1, nel quale esiste carenza assoluta di insulina, e
                                 nel DM di tipo 2 resistente alla terapia dietetica e agli
                                 antidiabetici orali questo ormone deve essere somministrato



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come terapia     sostitutiva mettendo     in   atto   un   protocollo    di terapia      insulinica.    Oggi    si
usano insuline umane ricavate per sostituzione aminoacidica dell'insulina suina o prodotte da
ceppi di Escherichia coli con opportuni inserimenti genetici.

Esistono diversi tipi di preparazioni insuliniche classificate solitamente in base alla loro durata
d'azione:

                                                                                   AZIONE (ore)
TIPO                                                   Agente ritardante
                                                                                   inizio      picco durata


Ad azione rapida
                                                                                   0,5         1,5      6-7
                                                       -
     Insulina umana regolare o solubile


Analoghi ad azione rapida

                                                       -                           0,1         0,75     4-5
     insulina lispro
     insulina aspart
     insulina glulisina


Ad azione intermedia

                                                       protamina / zinco           1-3         4-7      10-16
     insulina umana NPH
     insulina umana lenta


A lunga durata d'azione
                                                       Zinco                       4,5         8-10     16-20

     insulina umana ultralenta

Analoghi ad azione ritardata
                                                       Punto isoelettrico: 7,4 1,5             -        >24
     insulina glargine
     insulina detemir

La       somministrazione           di insulina avviene         mediante           iniezione          nel tessuto
sottocutaneo (preferibilmente dell'addome)

Lo   schema     terapeutico   più    vantaggioso      prevede    tre   iniezioni    di insulina regolare       da
somministrare prima dei pasti. A queste è utile associare prima di cena o prima di coricarsi
un'insulina ad azione intermedia per coprire il fabbisogno notturno.

Altri protocolli prevedono un'iniezione quotidiana di insulina glargine, che copre il fabbisogno



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basale, ed iniezioni ai pasti di insulina ad azione rapida o ultrarapida. Le insuline ad azione
rapida permettono un più efficace controllo della glicemia postprandiale ma risultano meno
efficaci nel mantenimento della glicemia nel corso dell'intera giornata; le insuline ad azione
intermedia non sono risultate soddisfacenti per via del rischio concreto di ipoglicemie durante
le prime ore della notte e di iperglicemia al risveglio.

La somministrazione può avvenire mediante l'uso di un microinfusore che eroga insulina ad
azione ultrarapida in maniera continua e modulata per le 24 ore. All'occorrenza (cioè
principalmente ai pasti ma anche per correggere eventuali iperglicemie) l'apparecchio eroga un
bolo, cioè una dose unica, regolabile in base alle necessità terapeutiche contingenti.

Poco tempo fa la FDA ha approvato la commercializzazione negli Stati Uniti di una forma
di insulina da assumere per via respiratoria.

Le varie preparazioni servono a rendere più flessibile la terapia insulinica, adattandola alle
differenti richieste metaboliche dei pazienti.

Antidiabetici orali

Sono disponibili 4 categorie di ipoglicemizzanti orali:


    1. Insulino-stimolanti
            Sulfaniluree
            Composti non-sulfanilureici: repaglinide, nateglinide
    2. Insulino-sensibilizzanti
            Biguanidi: metformina
            Tiazolidindioni: rosiglitazone, pioglitazone
    3. Inibitori delle a-glicosidasi intestinali
            acarbosio, miglitolo
    4. Farmaci agenti sull'asse delle incretine
            incretino-mimetici (exenatide)
            inibitori della dipeptidil-peptidasi IV (sitagliptin, vildagliptin)

Per una opportuna descrizione del meccanismo d'azione degli antidiabetici orali, consulta
le voci relative.

Follow up

Il controllo continuo della terapia è obbligatorio nel DM in quanto il paziente rischia di non
rendersi conto dell'eventuale inadeguatezza della terapia o della dieta, essendo il DM patologia
che decorre asintomatica per lungo tempo. Classicamente il follow-up lo esegue il paziente
stesso    attraverso   il glucometro:   effettuando    una    serie   di   dosaggi   del   proprio livello
glicemico durante tutta la giornata (eventualmente anche durante la notte), verifica che i


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valori siano correttamente mantenuti dalla terapia in atto. A queste si può associare
(soprattutto al risveglio mattutino, ma anche nel corso di tutta la giornata)il dosaggio,
mediante stick reattivi, di glucosio e corpi chetonici eventualmente contenuti nelle urine.

Il paziente deve verificare la correttezza del regime terapeutico adottato e del proprio stile di
vita ed il medico ha l'obbligo e il diritto di verificare l'efficacia dei presidi messi in atto; proprio
per questo ai controlli quotidiani si associa un controllo periodico di tipo ambulatoristico-
strumentale della emoglobina glicata e delle proteine plasmatiche glicate (riunite sotto il
termine "fruttosamina"). Questi dosaggi si basano sul legame irreversibile e non enzimatico
(glicazione)glucosio-emoglobina e glucosio-proteine plasmatiche che                              avviene
proporzionalmente al livello glicemico. L'emoglobina ha una lunga emivita (circa 120 giorni) e
si è visto che la sua glicazione rispecchia l'andamento glicemico delle ultime 6-8 settimane. Per
quanto riguarda la fruttosamina, essa riflette l'andamento metabolico degli ultimi 10-15 giorni.

Chirurgia

Trapianto del pancreas

Il trapianto del pancreas ha come obiettivo ridurre il bisogno di insulina esogena eliminando al
contempo alcuni delle manifestazioni più pericolose come iperglicemia e ipoglicemia[53] i
risultati   sono      soddisfacenti,[54]ma   in   determinati   pazienti   per    via    della   terapia
immunosopressiva che potrebbe risultare pericolosa.

Trapianto delle isole di Langerhans

Il trapianto di isole di Langerhans HLA compatibili per via portografica ha dato risultati
promettenti, sebbene ancora in studio.

Ha una minor invasività rispetto al trapianto chirurgico di pancreas, che richiede fino al 30% di
reintervento. Necessita comunque di immunosopressione.

Le fasi sono quelle di estrazione, isolamento e purificazione delle isole di donatore cadavere e
quindi trapianto mediante infusione lenta attraverso la vena porta. Le isole vanno a finire negli
spazi portali tra le cellule epatiche.

Può essere associato a trapianto renale: ricordiamo infatti che nel diabete spesso si
ha insufficienza renale con complicanze uremiche. Il trapianto di isole è correlato a un
miglioramento dell'uremia.[55]

A cinque anni vi è l'80% di sopravvivenza di isole, ma già dopo 2 anni è necessario instaurare
terapia insulinica.

Trattamento bariatrico

Una scoperta abbastanza recente che sta suscitando interesse da parte della comunità
scientifica è rappresentata da un miglioramento del DM2 dopo interventi di chirurgia


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bariatrica[56], con le seguenti percentuali:


   Procedure restrittive: miglioramento del diabete mellito di tipo 2 nel 40-70% dei casi
   (Bendaggio gastrico: 48%; Gastroplastiche: 72%).
   By-Pass Gastrico: miglioramento nell’84% dei casi.
   Diversione Biliopancreatica: miglioramento nella quasi totalità dei casi.

La chirurgia bariatrica quindi, uno strumento chirurgico di dimagrimento, può avere effetti
positivi sulla cura del diabete.

La posizione dell'American Diabetes Association è che gli interventi chirurgici per trattare
l'obesità possono in alcune situazioni essere favorevoli a miglioramenti nel diabetico.
Tuttavia gli studi di lunga durata rimangono limitati, poiché i pazienti diabetici sono ad elevato
rischio per la mortalità cardiovascolare postoperatoria.

Note


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       Diagnostic     Testing     pag      29,    Amer.    Assoc.      for    Clinical     Chemistry,
       2002.ISBN9781890883621
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       Springer-Verlag, 2008. ISBN 978-88-470-0707-9
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       of lactation and incidence of type 2 diabetes". JAMA 294 (20): 2601–10.
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       (ottobre 2008). Translating the Diabetes Prevention Program into the community. The
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       McGraw-Hill, 2007. ISBN 978-88-386-3921-0
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       metabolismo 4° edizione pag 422, Milano, McGraw-Hill, 2006. ISBN 88-386-2392-9
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       1,000 pancreas transplants at a single institution. Ann Surg. 2001;233:463-501
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   57. ^ Bariatric Surgery for Patients With Diabetes Aaron W. Eckhauser, William O.
       Richards, Michael J. Fowler in Clinical Diabetes 25:83-89, 2007

Voci correlate

   Chetoacidosi diabetica
   Diabete insipido
   Diabete renale
   Acidosi Metabolica
   Digiuno
   Glicemia




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   Indice glicemico
   Retinopatia diabetica
   Aceruloplasminemia
   Pancreas Artificiale
   Terapie innovative: Incretine

Bibliografia

In lngua italiana


   Carlo M. Rotella; Edoardo Mannucci, Barbara Cresci, Il diabete mellito. Criteri diagnostici e
   terapia: un aggiornamento, SEE Editrice Firenze, 1999. ISBN 9788884650092
   G. Restori, Il diabete mellito. Fisiopatologia, clinica e terapia., Piccin, 1991. ISBN
   9788829909155
   D.    Andreani;      G.   Menzinger,     G.   Menzinger, Trattato      di    diagnostica     funzionale
   endocrinologica, Piccin, 1984. ISBN 9788829901968
   Jameson       J.   Larry, Harrison:   Endocrinologia   clinica,   Casarile   (Milano),     McGraw-Hill,
   2007. ISBN 978-88-386-3921-0
   Giovanni Faglia; Paolo Beck-Peccoz, Malattie del sistema endocrino e del metabolismo 4°
   edizione, Milano, McGraw-Hill, 2006. ISBN 88-386-2392-9
   Research Laboratories Merck, The Merck Manual quinta edizione, Milano, Springer-Verlag,
   2008. ISBN 978-88-470-0707-9

In lngua inglese


   William E. Winter; Maria Rita Signorino, Diabetes Mellitus: Pathophysiology, Etiologies,
   Complications, Management, and Laboratory Evaluation : Special Topics in Diagnostic
   Testing, Amer. Assoc. for Clinical Chemistry, 2002. ISBN9781890883621

Collegamenti esterni


   Diabete.it: portale per pazienti della Associazione medici diabetologi
   Progetto Diabete: Dal 1997, il primo portale italiano sul diabete.
   Elenco associazioni di diabetici sul territorio italiano
   Associazione Italiana Diabetici
   Associazione Italiana per la Difesa degli Interessi dei Diabetici
   Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici
   Il sito delle riviste Modus e Pediatria&Diabete
   diabetes.it
   Trattamento chirurgico del diabete


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   Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità Conseguenze del diabete sugli
   occhi


   (EN) International Diabetes Federation
   (EN) American Diabetes Association
                     etes
   (EN) Canadian Diabetes Association
   (EN) Diabetes UK
   (EN) Operation Diabetes in the Philippines
   (EN) OMS: The Diabetes Programme
   (EN) Center for Disease Control Diabetes Section
   (EN) MedlinePlus: Diabete, biblioteca U.S. National Library of Medicine
                                                        ibrary
   (EN) Juvenile Diabetes Research Foundation
   (EN) The Immunology of Diabetes Society
   (EN) OMS: Dieta, alimentazione e prevenzione di malattie croniche (fra cui il diabete)




Diabete Mellito




       Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né
       a consigli medici – Consultare sempre e in ogni caso il proprio medico di fiducia.




Il diabete insipido o DIN E23.2 è una malattia caratterizzata da urine abbondanti (
                                                                                  (poliuria) e
da astenuria, cioè da diminuita capacità d rene di concentrare le urine, quindi di eliminare la
            ,                            del                           ,
maggior densità di soluti.

Eziologia

   La forma più frequente è centrale, per mancanza di ADH


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         1. Idiopatico, circa 1/3 dei casi.
                  Alcuni casi sono a trasmissione dominante.
                  In altri si trovano anticorpi contro le cellule produttrici di vasopressina.
         2. Secondario, circa 2/3 dei casi.
                  Per tumori ipofisari o in prossimità, o per metastasi
                  Per traumatismi, operazioni neurochirurgiche
                  Encefalite, meningite e altri.
     Diabete nefrogenico (DIN), raro


forma congenita in due varianti


DIN recessivo legato al cromosoma X, gene mutante Xq28 che codifica per i recettori di tipo 2


della vasopressina


DIN autosomico recessivo. Il gene in questione codifica per l'acquaporina 2, che deficia a livello
dei tubuli collettori renali.


Affezioni secondarie a danni tubulari, ipokaliemia, ipercalcemia, farmaci.

Patologia

Il mancato controllo da parte dell'ADH compromette il riassorbimento tubulare distale e
collettore,   con poliuria (emissione      di      5-25     litri   di    urina   nelle    24h)    e astenuria.
Per riflesso il paziente presenta una sete incoercibile (polidipsia). Nei bambini al di sotto dei 2
anni              si            può             avere diarrea invece                 della                 poliuria.
La mancanza di nicturia esclude praticamente la diagnosi di diabete.

Diagnosi [modifica]

La     diagnosi    differenziale   si   pone    con       la polidipsia    psicogena,     il diabete       mellito e
l'abuso di diuretici.

La determinazione dell'osmolarità urinaria dopo prova di assetamento o dopo amministrazione
di arginina-vasopressina è diagnostica.


     Prova                                          di                                         assetamento.
     In un soggetto sano comporta un aumento dell'osmolarità. Nel diabete insipido questa
     resta    <300mOsm/L,             mentre       l'osmolarità plasmatica è         superiore         a       295.
     Non bere per lungo tempo può provocare una disidratazione ipertonica.
     Test                                                                           secondo Hickey-Hare.
     Se si sospetta un'assunzione di liquidi durante la prova di assetamento, si somministrano


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                                                                                                                      26
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      soluzioni ipertoniche che procurano risultati fisiologici e patologici identici alla prova da
      assetamento.
      Test                                                                           alla desmopressina.
      Controindicata    in   caso   di insufficienza     coronarica per   i   suoi    effetti   vasospastici.
      Dopo questa somministrazione l'osmolarità urinaria aumenta in caso di diabete insipido
      centrale, ma non nel nefrogenico.

La determinazione dell'ADH è raramente necessaria. In caso di polidipsia psicogena sia l'ADH
che                    l'osomolarità                   urinaria                si                   elevano.
Occorre        escludere       un      tumore          ipofisario   o ipotalamico mediante Tomografia
computerizzata o Imaging a risonanza magnetica.




Trattamento

Il trattamento dev'essere eziologico, cioè occorre curare l'affezione sottostante. Utile la
desmopressina orale o intranasale in caso di diabete insipido centrale. Il diabete nefrogenico si
cura paradossalmente con diuretici tiazidici come per esempio il clortalidone, tali farmaci sono
poi aiutati dai FANS, come per esempio l' indometacina, perchè riducono la filtrazione
glomerulare.

Voci correlate


      Sindrome da inappropriata secrezione di ADH




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Diabete

  • 1. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it Diabete – Mellito - Insipido Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici – Consultare sempre e in ogni caso il proprio medico di fiducia. Diabete è un termine derivato dal greco διαβαίνειν, che significa passare attraverso e identifica alcune malattie caratterizzate da poliuria (abbondante produzione di urina) e polidipsia (abbondante ingestione di acqua). Si è universalmente accettato che il termine greco sia stato utilizzato in idraulica, indicando principalmente il sifone attraverso cui passa l'acqua. Quindi il termine medico alluderebbe al frequente passaggio di urinaprovocato dalla malattia. provocato A questa spiegazione si è opposto Émile Benveniste, facendo osservare come il verbo greco , significhi, sì, attraversare, ma non è stato mai riferito ai liquidi, perché ha il senso proprio , di tenere le gambe allargate, divaricate tanto è vero che con diabetes si indicano anche vari divaricate, strumenti: compasso, livella perpendicolare, il sifone stesso, fatto appunto a U. E da quest'ultima accezione si è tratto il metaforico malattia, perché, come lo strumento che, applicato ad un vaso, quando il recipiente è pieno fino all'orlo, fa colare il liquido, così il diabete colare causa l'impulso intrattenibile ad urinare: metafora spiegata in questi termini dal medico urinare: greco Sorano d'Efeso, quando la voce entrò nel vocabolario greco (sec. II d.C.). , vocabolario Tipologie Diabete mellito - le urine contengono grandi quantità di zucchero; ne fanno parte: il diabete tipo I, a patogenesi autoimmune il diabete tipo II, familiare non autoimmune Diabete insipido - viene eliminata con le urine non solo acqua, ma pochissimi soluti. Voci correlate Emoglobina glicosilata Glicemia +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 1
  • 2. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it Diabete Mellito Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici – Consultare sempre e in ogni caso il proprio medico di fiducia. Il Diabete Mellito o DM comprende un gruppo di disturbi metabolici accomunati dal fatto di presentare una persistente instabilità del livello glicemico del sangue, passando da condizioni di iperglicemia,[1] più frequente, a condizioni di ipoglicemia. Sebbene il termine diabete si riferisca nella nella pratica comune alla sola condizione di diabete mellito (chiamato così dagli antichi greci per la presenza di urine dolci), esiste un'altra condizione patologica detta diabete insipido. Tali malattie sono accomunate dal solo fatto di insipido. presentare abbondanti quantità di urine, non presentando infatti cause, né altri sintomi, urine, comuni. Etimologia Il termine diabete fu coniato da Areteo di Cappadocia (81-133AD). In greco antico il 133AD). (dià: attraverso; baino: vado)[2] alludendo al fluire verbo diabainein significa "attraversare" ( dell'acqua, come in un sifone, poiché il sintomo più appariscente è l'eccessiva produzione di urina. Nel Medioevo la parola fu "latinizzata" in diabètés. Il suffisso mellito (dal latino mel: miele, dolce) è stato aggiunto dall'inglese Thomas Willis nel mel: 1675 per il fatto che il sangue e le urine dei pazienti diabetici avevano un sapore dolce, caratteristica peraltro conosciuta da lungo tempo dagli Indiani,[3] Greci, Cinesi ed Egiziani. La uta malattia era chiamata Shoukachi (malattia della sete) fino al XVIII secolo in Giappone.[ Cenni storici Storia antica Mentre il primo accenno scritto su un qualcosa assimilabile al diabete lo si ritrova verso il 1500 a.C. su un papiro egiziano di Ebers, fu invece Areteo di Cappadocia nel 300 a.C. circa a +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 2
  • 3. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it descrivere i particolari della patologia.[5] Galeno (129-200) la descriveva come una malattia che provocava danni ai reni.[6] La prima divisione per quanto riguarda i due tipi principali di diabete (il tipo 1 e il tipo 2) sono stati eseguiti da Avicenna (980-1037) intorno all'anno 1000.[7] Nel Medioevo in tutta Europa i medici facevano diagnosi di DM assaggiando letteralmente le urine dei pazienti, questa pratica può essere ancora apprezzata in una grande varietà di opere d'arte del periodo Gotico. Storia moderna Nel 1774, grazie a Matthew Dobson (1732-1784) si scoprì che il sapore dolce delle urine era dovuto alla diminuzione del glucosio.[6] La scoperta del ruolo del pancreas nel DM è da ascriversi a Joseph von Mering (1849-1908) e a Oskar Minkowski (1858-1931), ricercatori austriaci che nel 1889 osservarono che nel cane privato sperimentalmente del pancreas prima della morte insorgevano i segni e i sintomi del DM.[3] Nel 1910 Sir Edward Albert Sharpey-Schafer da Edimburgo (1850-1935) suggerì che le persone affette da DM in realtà fossero carenti di una particolare sostanza prodotta dal pancreas: egli la battezzò insulina poiché prodotta dalle isole di Langerhans localizzate appunto nel pancreas. L'insulina, grazie al lavoro dei medici canadesi Frederick Grant Banting (1891-1941) e Charles Herbert Best (1899-1978), venne isolata nel 1921, portando alla deduzione che il diabete era una malattia endocrinologica dovuta alla deficienza di insulina.[8] Un ulteriore passo avanti rispetto agli studi precedenti: cambiarono la storia della medicina e salvarono la vita a milioni di persone scoprendo che la condizione di DM nel cane pancreasectomizzato poteva essere risolta somministrando insulina estratta dalle isole di Langerhans di un cane sano. Il primo paziente fu trattato, da loro e dal loro staff, nel 1921 e nel 1923, Frederick Banting e John Macleod ricevettero il Premio Nobel per la Medicina.[9] La distinzione tra quelli che attualmente sono riconosciuti come DM di tipo 1 e DM di tipo 2 è stata fatta nel 1935 da Sir Harold Percival Himsworth (1905-1993) e pubblicata nel gennaio 1936. Classificazione La prima classificazione prevedeva una distinzione sulla base dell'età distinguendosi diabete giovanile dal diabete dall'età matura[10] poi nel 1977 Irvine propose una classificazione che riguardava la presenza di anticorpi antiinsulina-pancreatica rivelati o meno durante la diagnosi +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 3
  • 4. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it della malattia, ipotesi che fu presto scartata per vari problemi[11] Altra classificazione che ebbe notevole diffusione in passato fu quella per stadi, che divideva la patologia in 4 fasi:[12] Diabete potenziale Diabete latente Diabete asintomatico Diabete clinico [13] Nel 1979 il National Diabetes Data Group propose una classificazione ripresa in seguito dalle più grandi organizzaioni a livello mondiale (nel 1999 l'OMS e la società Europea per lo studio del diabete) con riguardo all'eziologia di stampo immunologico. Attualmente si divide il diabete mellito in tipo 1 e tipo 2. Diabete di tipo 1 Caratterizzato dalla distruzione delle cellule B pancreatiche, (linfociti CD4+ e CD8+ e infiltrazione dei macrofagi nelle isole pancreatiche),[14] comportando solitamente l'associazione alla insulino deficienza.[15] Esistono due sottoforme: Tipo 1A (Immunomeditato) Tipo 1B (idiopatico), senza che l'eziologia sia nota, colpisce maggiormente giovani africani e asiatici di età inferiore rispetto all'altra forma.[16] Comprende solo il 5-10% di tutte le forme Diabete di tipo 2 A patogenesi non immunitaria. È correlato alla presenza di geni in prossimità del sito HLA sul cromosoma 6. È detto anche non chetosico. Ha basi genetiche più salde della I forma, sebbene la modalità di trasmissione non sia nota. Questo diversamente dalla specifica variante Comprende quasi la totalità dei casi, il 90-95% di tutte le forme Altri tipi di diabete Oltre alle due forme principali esistono altre identificate dal'associazione americana del diabete.[17] Difetti genetici della funzione beta cellulare Si ritrovano mutazioni a carico di: +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 4
  • 5. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it HNF, MODY 1 Glucochinasi, MODY 2 HNF-1 alfa, MODY 3 IPF1, MODY 4 HNF-1 beta, MODY 5 NeuroD1, MODY6 DNA mitocondriale Convertitori specifici (proinsulina - insulina) Gene - Tipo[18] Sintomatologia Trattamento Note Cromosoma HNF 4α - Ipoglicemizzanti Età di insorgenza Mody 1 20q12- * orali eInsulina 15-25 anni|[20] q13.1[19] Costituisce la forma Glucochinasi - Dieta equilibrata Mody 2 * più benigna 7p15-p13 - esercizio fisico [21] possibile. Fra le varie forme di HNF 1α - Retinopatia, microalbuminuria, Ipoglicemizzanti Mody 3 Mody è la più 12q24.2 complicanzecardiache[22] orali [23] comune. Raramente collegata IPF-1 Ipoglicemizzanti Mody 4 * al diabete in età 13q12.1 orali eInsulina neonatale.[24] Causa una malformazione nelle HNF 1beta - cellule epiteliali Mody 5 Complicanze a livello renale insulina 17cen-q21.3 pancreariche che si riscontra durante l'organogenesi.[25] NeuroD1 chiamato Mody 6 * Insulina * anche BETA2[26] +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 5
  • 6. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it Difetti generici relativi all'azione insulinica Insulinoresistenza di tipo A Leprecaunismo Sindrome di Rabson-Mendenhall Sindromi lipodistrofiche Causato da malattie del pancreas Fibrosi cistica, pancreatite, forme tumorali, emocromatosi. Causato da endocrinopatie Malattie come (acromegalia, sindrome di Cushing, glucagonoma, feocromocitoma, ipertiroidismo, somatostatinoma, aldosteronoma); Causato da farmaci Fra i farmaci che possono causare forme diabetiche si ritrovano il Vacor utilizzato come veleno per i topi, pentamidina, acido nicotinico, glucocorticoidi, ormoni tiroidei, diazossido, β- agonisti, tiazidici, fenitoina,interferon a, inibitori delle proteasi, clozapina, β-bloccanti); Causato da infezioni Alcune infezioni possono comportare l'insorgere di diabete come la (rosolia congenita, citomegalovirus, coxackievirus); Sindromi diabetiche Come nel caso della Sindrome dell'uomo rigido. Sindromi genetiche Fra le numerose patologie genetiche si ritravovano la sindrome di Down, sindrome di Turner, sindrome di Klinefelter, corea di Huntington, sindrome di Laurence-Moon- Biedl, porfiria. Diabete Mellito Gestazionale Chiamato anche (DMG): nel 7% (media fra i vari studi condotti, arrivando sino al 14%[27]) delle gravidanze capita che la madre sviluppi una condizione di DM, tale evento risulta essere del tutto transitorio e facilmente trattabile tuttavia può causare dei problemi per [28] il neonato che variano da un peso aumentato alla nascita fino alla morte del nascituro, e per la madre (rappresenta un importante fattore di rischio di sviluppare DM, dal 20 al 50% delle donne che hanno sofferto di DMG sviluppano DM di tipo 2 nel corso della vita). +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 6
  • 7. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it Epidemiologia Generale La percentuale di popolazione mondiale affetta viene stimata intorno al 5%, circa il 90% della popolazione diabetica è affetta da DM di tipo 2. In Italia la percentuale di individui affetti da tale patologia è mediamente del 3%. Nel 2002 si sono contati nei soli USA più di 18 milioni di persone affette da tale patologia[29] e si calcola che una persona ogni 5 anziani di età superiore ai 65 anni ne sa affetto[30] L'OMS stima che ci sarà un fortissimo incremento di prevalenza di DM negli USA, in Medio Oriente e nel Sud-Est asiatico mentre in Europa l'incremento sarà modesto, arrivando nel 2030 a più di 360 milioni di persone malate.[31] Sesso Si è rilevata una maggiore prevalenza nel sesso femminile - (m:f = 1:1,25). Uno studio sui giovani di 15-29 anni affetti da diabete tipo 1 ha registrato una maggiore incidenza nei maschi rispetto alle femmine, forse dovuta a fattori quali gli ormoni sessuali o una diversa esposizione alle tossine ambientali[32]. Questa differenza non è però stata confermata da studi [33][34] successivi . Età Si calcola che nel 2005 interessò più di 180.000 persone in età inferiore ai 20 anni, mentre in età superiore ai 60 anni si calcolarono più di 12 milioni di casi.[35] Nella sola Italia nelle fasce di età inferiori ai 35 anni è dello 0,5%, al di sopra dei 65 supera il 10%). Il DM di tipo 1 esordisce in circa la metà dei casi in età inferiore ai 20 anni (proprio per questo in passato veniva chiamato "diabete giovanile") e più frequentemente nel corso della pubertà. Specifica In vari paesi la percentuale cambia: DM1: Finlandia, 36 su 100.000 Cina 1-3 su 100.000 USA 8-17 su 100.000, anche se in costante crescita (si arriva dal 2% al 5% a seconda degli studi)[36] +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 7
  • 8. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it Patogenesi Diabete di tipo 1 la forma di tipo 1a ha un'eziologia che si costituisce con il passare del tempo: Predisposizione genetica, fra i vari geni responsabili quello localizzato nella regione HLA del cromosoma 6 Stimolo immunologico Questa fase, nota come luna di miele, dura per alcuni mesi, dopodiché i sintomi si presentano nuovamente e permangono stabilmente dando luogo, definitivamente, allo stato di diabete. La spiegazione di questo fenomeno è da ricercarsi nell'iperproduzione compensatoria di insulina da parte delle cellule β. Diabete di tipo 2 Il diabete di tipo 2 ha una eziologia multifattoriale, in quanto è causato dal concorso di più fattori, sia genetici che ambientali. Il riscontro di DM di tipo 2 è molto spesso casuale nel corso di esami di laboratorio a cui il paziente si sottopone per altri motivi, questo perché la patologia si instaura molto lentamente e occorre molto tempo prima che la sintomatologia possa divenire clinicamente manifesta; d'altro canto in molti pazienti sintomi di iperglicemia e glicosuria non compaiono mai. I fattori causali responsabili (eziologici) provocano la malattia attraverso il concorso di due meccanismi principali (patogenesi): l'alterazione della secrezione di insulina e la ridotta sensibilità dei tessuti bersaglio (muscolo, fegato e tessuto adiposo) alla sua azione (insulino- resistenza). Difetti della secrezione di insulina sono presenti non solo nei pazienti diabetici di Tipo 2, ma molto spesso anche nei gemelli sani e nei familiari di primo grado; in questi ultimi è stata rilevata frequentemente anche resistenza all'insulina. Si pensa pertanto che il diabete Tipo 2 sia preceduto da una fase prediabetica, in cui la resistenza dei tessuti periferici all'azione dell'insulina sia compensata da un aumento della secrezione pancreatica di insulinica (iperinsulinemia). Soltanto quando si aggravano sia i difetti di secrezione insulinica sia l'insulino-resitenza (in seguito all'invecchiamento, alla obesità, all'inattività fisica o alla gravidanza), si renderebbe manifesta prima l'iperglicemia post-prandiale e poi l'iperglicemia a digiuno. L'obesità viscerale (o centrale) riveste un ruolo di primo piano nello sviluppo della resistenza all'insulina. Il tessuto adiposo è, infatti, in grado di produrre una serie di sostanze (leptina, TFN-α, acidi grassi liberi, resistina, adiponectina), che concorrono allo sviluppo della insulino- resistenza. Inoltre nell'obesità, il tessuto adiposo è sede di uno stato di infiammazione cronica +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 8
  • 9. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it a bassa intensità, che rappresenta una fonte di mediatori chimici, che aggravano la resistenza all'insulina. Di conseguenza, i markers di infiammazione, come interleuchina 6 e proteina C- reattiva, sono spesso elevati in questo tipo di diabete. Fattori di rischio L'esistenza di una predisposizione genetica è suggerita dal fatto che, nel caso di gemelli, il diabete Tipo 2 è presente in entrambi in una elevatissima percentuale, molto superiore rispetto a quanto accade per il diabete di Tipo 1. Probabilmente intervengono difetti a carico di più geni (malattia poligenica) coinvolti nella produzione di insulina e nel metabolismo del glucosio; il tipo di deficit varierebbe da un paziente all'altro, dal momento che fino ad oggi non è stato possibile identificare anomalie genetiche comuni a tutti i pazienti di Tipo 2. Tra i fattori di rischio si riscontrano:[37] Obesità (BMI maggiore o uguale a 25 kg/m2 per il DM2) Inattività fisica. Ipertensione (maggiore o uguale a 140 mmHg) Colesterolo HDL (minore o uguale a 35 mg/dl) Trigliceridi (maggiori o uguali a 250 mg/dl) Anche l'età favorisce la comparsa del diabete, poiché essa si accompagna ad una riduzione fisiologica della sensibilità dei tessuti periferici all'insulina. +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 9
  • 10. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it [38] Differenze DM1 DM2 Età iniziale minore di 30 anni Sopra la terza decade Non si presenta Obesità Costituisce fattore di rischio alcuna associazione Livelli plasmatici di insulina Varia a seconda dell'insulina (resistenza - Irrilevanti endogena difetto di secrezione), può essere elevata Rapporto con antigeni HLA-D SI NO Rilevazione di anticorpi anti- SI NO insulae In terapia efficacia dei L'iperglicemia non Inizialmente si hanno effetti farmaci ipoglicemizzanti orali diminuisce sull'iperglicemia elevato (50% dei Rapporto con gemelli quasi totale (90% dei casi) casi) Disturbi del sonno, che favoriscono l'insorgenza della forma 2.[39] Metabolismo del glucosio Il glucosio rappresenta la più importante fonte di energia per le cellule del nostro organismo e proprio per questo, oltre ad essere utilizzato immediatamente, viene anche immagazzinato in riserve di glicogeno. Ilglucosio, dunque, dal sangue (nel quale viene disciolto dopo il processo di digestione degli alimenti) deve essere trasportato all'interno delle cellule per essere utilizzato e immagazzinato. L'insulina è il principale ormone che regola l'ingresso del glucosio dal sangue nelle cellule (principalmente le cellule muscolari e adipose; non nelle cellule del Sistema Nervoso), il deficit di secrezione insulinica o l'insensibilità alla sua azione sono proprio i due meccanismi principali attraverso cui si espleta il DM. La gran parte dei carboidrati nel cibo viene convertita entro un paio di ore in glucosio. L'insulina è prodotta dallecellule +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 10
  • 11. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it β del pancreas come esatta risposta all'innalzamento dei livelli di glucosio nel sangue (per esempio dopo un pasto), le cellule β del pancreas sono infatti stimolate dagli alti valori di glicemia e inibite dai valori bassi. Se la disponibilità di insulina è insufficiente (deficit di insulina) o se le cellule rispondono inadeguatamente ad essa (insulinoresistenza) o se l'insulina prodotta è difettosa, il glucosio non può essere efficacemente utilizzato dal nostro organismo: la conseguenza di ciò è di uno stato di carenza di glucosio con elevati valori di glicemia (di glucosio ce n'è in abbondanza nel torrente sanguigno ma non può essere utilizzato). Quando la glicemia a digiuno supera i 126 mg/dl si parla di DM, mentre per valori compresi tra 101 e 125 mg/dl si parla di "alterata glicemia a digiuno" (fattore di rischio per la futura comparsa di DM). Il glucosiocompare nelle urine (glicosuria) per valori di glicemia maggiori di 180/200 mg/dl. Resistenza all'insulina La ridotta capacità dell'insulina di agire in maniera efficace sui tessuti bersaglio (muscoli e fegato) è la caratteristica principale del DM di tipo 2. Si tratta di una resistenza "relativa" in quanto livelli sovrafisiologici diinsulinemia provocano una normalizzazione della glicemia. Si ritiene che questo tipo di resistenza sia dovuto a difetti post-recettoriali, per la precisione sembra coinvolto il gene IRS-1, indispensabile per la sintesi delle proteine IRS coinvolte in una serie di vie metaboliche che in ultima istanza promuovono l'ingresso del glucosio nelle cellule diminuendo così la glicemia. La resistenza cronica all'insulina è definita come un fabbisogno giornaliero di insulina superiore a 200 Ui per parecchi giorni in assenza di infezione o chetoacidosi. Le cause più comuni sono rappresentate dall'obesità e da anticorpi antinsulina di tipo IgG. La conseguenza più importante è il mancato controllo della glicemia. In quasi tutti i pazienti diabetici, entro i 60 giorni dall'inizio della terapia insulinica, si sviluppano anticorpi. Si pensa che il loro legame all'insulina sia la causa più importante di severa resistenza, ma la correlazione fra il titolo anticorpale e la resistenza non è sempre stretta. Studi recenti individuano come una precoce terapia insulinica possa scongiurare una progressione delle due forme di diabete, per questo l'assunzione di zuccheri deve essere diminuita. Alterazioni della secrezione insulinica Nel momento in cui si instaura una insulino-resistenza si ha inizialmente un aumento compensatorio di secrezione di insulina (iperinsulinemia) da parte delle cellule β pancreatiche, tuttavia la patologia ha un decorso ingravescente che porta a una vera e propria insufficienza +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 11
  • 12. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it dei meccanismi di compenso. Nella patogenesi del progressivo deficit della secrezione insulinica hanno un ruolo determinante la necrosi e l'apoptosi della cellule beta, alle quali concorrono la dislipidemia (lipotossicità) e la iperglicemia cronica (glucotossicità), attraverso meccanismi biochimici complessi, che, tra l'altro, provocano un aumento della produzione di radicali liberi (stress ossidativo), un disaccoppiamento della fosforilazione ossidativa mitocondriale e alterazioni del reticolo endoplasmatico (stress reticolare). Aumento della produzione epatica di glucosio Come si vedrà in seguito, il DM provoca un aumento di corpi chetonici in circolo, ciò metabolicamente equivale allo sviluppo di una ingannevole condizione di "digiuno cronico" (anche se il paziente si nutre normalmente): in condizioni di digiuno si assiste a un aumento della glicogenolisi (liberazione di riserve glucidiche) e gluconeogenesi (sintesi ex-novo di glucosio). Tutto ciò provoca un ulteriore peggioramento dello stato di iperglicemia. Clinica Segni e sintomi Fra i sintomi e i segni si riscontrano: Iperglicemia Dispepsia[40] Poliuria Polidipsia (secondaria alla poliuria), Polifagia paradossa (il paziente mangia molto ma dimagrisce), spesso il sintomo di esordio è costituito dalla chetoacidosi diabetica, presente soprattutto nella forma di tipo1;[41] Perdita di peso[42] Nausea Vomito Senso di fatica, irritabilità.[43] Astenia Cefalea Parestesie Ulcere cutanee Necrobiosis lipodica diabeticorum Acantosi nigricans Xerodermia Prurito La forma 2 sovente è asintomatica, non presenta alcun sintomo. +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 12
  • 13. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it Criteri Diagnostici Per confermare un sospetto clinico di DM, è necessario che sia soddisfatto uno dei seguenti criteri varati dall'OMS[42] glicemia a digiuno superiore o uguale a 126 mg/dl (o 7 mmol/l); glicemia superiore a 200 mg/dl (o 11,1 mmol/l) 2 ore dopo aver assunto per os 75 g di glucosio (test di tolleranza al glucosio); glicemia random maggiore o uguale di 200 mg/dl (o 11,1 mmol/l). La positività a uno dei suddetti test va confermata con l'esecuzione di almeno un altro dei due rimanenti, questo per porre con certezza pressoché assoluta diagnosi di DM. L'emoglobina A1 non è considerato un test diagnosco sufficiente.[44] Complicanze Complicanze acute metaboliche Esame del fundus oculare in un paziente affetto da retinopatia diabetica Chetoacidosi diabetica Si tratta di una concentrazione eccessiva di corpi chetonici nel sangue dovuta alla carenza di insulina e al conseguente eccesso di glucagone tipica del DM di tipo 1 e scatenata da forti stress (infezioni, traumi, interventi chirurgici). In condizioni normali i trigliceridi vengono immagazzinati nelle VLDL (particolari lipoproteine con funzione di trasporto); nelle condizioni di digiuno e di eccesso di glucagone accompagnato a deficit di insulina si attiva la via di formazione dei corpi chetonici: il passaggio di questi nel sangue è alla base dell'acidosi metabolica (fino a valori di pH prossimi a 7,0) che si può sviluppare nei pazienti affetti da DM. Presenti: livelli molto elevati di iperglicemia ( tra i 500 e i 700 mg/dl) eglicosuria con notevole disidratazione, dolori addominali, anoressia, vomito, nausea. In questa fase non va commesso un errore molto comune: pensare di trovarsi di fronte a una patologia gastroenterica e conseguentemente sospendere la somministrazione di insulina. Ciò potrebbe portare il paziente a una condizione di coma chetoacidosico potenzialmente mortale. Inoltre anche l'eccesso di cortisolo, o l'ormone della crescita o similare, può portare a tale complicanza.[45] +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 13
  • 14. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it Stato iperosmolare iperglicemico Caratteristico del DM di tipo 2, si osserva per lo più in pazienti anziani nei quali la condizione diabetica è aggravata da eventi ricorrenti (per es. infezioni o ictus cerebrale) e la capacità di bere è menomata così da rendere impossibile il compenso della diuresi osmotica. Sintomi: stato confusionale fino a coma e, se non trattato, morte (che comunque sopraggiunge anche nella metà dei pazienti tempestivamente trattati). Sempre presente glicosuria abnorme (sopra i 1000 mg/dl). La chetoacidosi è assente, perché forse la concentrazione di insulina nella vena porta è sufficientemente alta da prevenire la piena attivazione della chetogenesi epatica. I livelli sierici degli acidi grassi liberi sono generalmente più bassi che nella chetosi del DM I. Nella terapia di tale forma di coma occorrono parecchi litri di soluzioni saline isotoniche, seguiti da ipotoniche e poi da soluzioni glucosate al 5%, quando la glicemia raggiunge livelli normali. Anche l'insulina è necessaria, ma a dosi più basse rispetto al coma chetoacidosico del DM I. Aspetto microscopico di un glomerulo in corso di glomerulosclerosi diabetica Complicanze a lungo termine Macroangiopatia diabetica: tendenza a sviluppare più precocemente e più intensamente di fenomeni di aterosclerosi, l'eccesso di glucosio nel sangue favorisce la glicazione (che, a differenza della glicosilazione, è un processo non enzimatico) delle lipoproteine a bassa densità (LDL) che è alla base dell'aterosclerosi; Ulcera diabetica: frequente lo sviluppo di piaghe in prossimità degli arti inferiori dovuto a sfregamenti (es. scarpe troppo strette), per questo il diabetico deve curare moltissimo la propria igiene. Malattia di Dupuytren Sindrome del tunnel carpiale Glaucoma Complicanze cardiache I pazienti diabetici possono per via dell'elevata glicemia e insulinemia nel sangue mostrare l'aterosclerosi, con manifestazioni molto pericolose dall'angina pectoris, ad ictus a infarto del miocardio, per ridurre il irschio non è sufficiente controllare i glicredi. +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 14
  • 15. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it Microangiopatia Sono 3 le forme più famose e importanti di complicanza del diabete mellito: nefropatia diabetica, affligge il rene retinopatia diabetica, affligge la retina neuropatia diabetica),affligge il sistema nervoso periferico Nefropatia diabetica Causa sovente l'insufficienza renale, la malattia di base non si mostra fino a quando si riscontra o l'insufficienza o la sindrome nefrosica. Retinopatia diabetica Complicanza visiva molto pericolosa, comporta negli adulti la perdita totale della vista, l'esame del fondo oculare è l'unico esame per comprendere il suo manifestarsi che può essere lento o rapido.[46] Neuropatia diabetica Esistono diverse forme di neuropatia che si possono mostrare. Trattamento Le linee guida per attuare una razionale terapia in caso di DM non complicato prevedono l'adozione da parte del paziente di uno stile di vita (dieta ed esercizio fisico) adeguato e funzionale al trattamento farmacologico impostato. Senza voler prescindere dall'importanza di una dieta con apporto limitato di zuccheri semplici, studi recenti individuano come una precoce terapia insulinica possa scongiurare una progressione del diabete di tipo 2 in una percentuale maggiore che non gli ipoglicemizzanti orali.[47] Naturale Molti studi hanno evidenziato l'importanza del cambiamento dello stile di vita nelle persone affette da diabete mellito,[48] inoltre sembra che l'allattamento al seno riduca la possibilità di sviluppare il diabete da adulti.[49] Dieta Un regime dietetico in cui i rapporti tra carboidrati, proteine, acidi grassi saturi e insaturi siano ben controllati è fondamentale affinché la terapia farmacologica riesca a controllare efficacemente la glicemia. 1. Contrariamente a quanto avveniva in passato, non si prescrivono più regimi nutrizionali +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 15
  • 16. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it 2. ipoglucidici, ma si ritiene che l'apporto di carboidrati debba costituire il 50-55% del totale giornaliero di calorie, l'apporto digrassi circa il 30% (cercando di ridurre i grassi saturi a meno del 10%) e l'apporto proteico intorno al 10-20% (non più di 0,8-1 gr/kg/die). 3. L'alcool va assunto in quantità modesta se il paziente è ben compensato; è assolutamente sconsigliato nei pazienti in sovrappeso, con livelli di glicemia non ottimali nonostante la terapia, nei pazienti conipertrigliceridemia. 4. Ultimamente si è dimostrato che le fibre, in quantità di 20-30 gr/die, sono utilissime nel controllo glicemico, dei trigliceridi, del peso corporeo attraverso un aumento del senso di sazietà. Un diabetico deve quindi incrementare l'assunzione di frutta, verdura e cereali (soprattutto integrali). Esercizio fisico Il diabetes prevention program, (DPP, letteralmente il programma di pervenzione del diabete) ha dimostrato che un modesto esercizio fisico giova sopratutto alla forma DM2 nella maggioranza dei casi[50] indicando come un esercizio fisico della durata di 30 minuti circa per 5 giorni alla settimana possano produrre effetti positivi, sia a livello di prevenzione che per quanto riguarda il ritardarsi dei possibili effetti.[51] A meno che non sia controindicato per la coesistenza di altre patologie, l'esercizio riduce l'intolleranza al glucosio (migliorando la sensibilità all'insulina) e diminuisce i fattori di rischio cardiovascolari. La diminuzione del peso conseguente all'esercizio svolto è un altro incentivo visto che la riduzione del peso corporeo è un intervento basilare nella terapia del diabete di Tipo 2.[52]L'effetto positivo lo si riscontra in entrambi i sessi e a qualunque età. Contrariamente a quanto si può pensare capita che durante lo sforzo fisico la glicemia aumenti. Ciò che accade è che durante l'attività ormoni come l'adrenalina e il glucagone vengono prodotti causando perciò un aumento della glicemia. Prima e/o dopo l'attività sportiva potrebbe essere opportuno diminuire l'insulina in quanto lo sforzo fisico aiuta la funzione dell'insulina, si calcola infatti che sotto sforzo l'azione dell'insulina sia potenziata del 20/30%. Basandosi sulle indicazioni del proprio medico curante ed eventualmente sui riscontri glicemici è quindi necessario apportare i dovuti cambiamenti alla terapia insulinica tenendo conto di tali informazioni. Farmacologico Siringhe da insulina per il diabete (campioni dimostrativi) Insulina Nel DM di tipo 1, nel quale esiste carenza assoluta di insulina, e nel DM di tipo 2 resistente alla terapia dietetica e agli antidiabetici orali questo ormone deve essere somministrato +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 16
  • 17. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it come terapia sostitutiva mettendo in atto un protocollo di terapia insulinica. Oggi si usano insuline umane ricavate per sostituzione aminoacidica dell'insulina suina o prodotte da ceppi di Escherichia coli con opportuni inserimenti genetici. Esistono diversi tipi di preparazioni insuliniche classificate solitamente in base alla loro durata d'azione: AZIONE (ore) TIPO Agente ritardante inizio picco durata Ad azione rapida 0,5 1,5 6-7 - Insulina umana regolare o solubile Analoghi ad azione rapida - 0,1 0,75 4-5 insulina lispro insulina aspart insulina glulisina Ad azione intermedia protamina / zinco 1-3 4-7 10-16 insulina umana NPH insulina umana lenta A lunga durata d'azione Zinco 4,5 8-10 16-20 insulina umana ultralenta Analoghi ad azione ritardata Punto isoelettrico: 7,4 1,5 - >24 insulina glargine insulina detemir La somministrazione di insulina avviene mediante iniezione nel tessuto sottocutaneo (preferibilmente dell'addome) Lo schema terapeutico più vantaggioso prevede tre iniezioni di insulina regolare da somministrare prima dei pasti. A queste è utile associare prima di cena o prima di coricarsi un'insulina ad azione intermedia per coprire il fabbisogno notturno. Altri protocolli prevedono un'iniezione quotidiana di insulina glargine, che copre il fabbisogno +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 17
  • 18. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it basale, ed iniezioni ai pasti di insulina ad azione rapida o ultrarapida. Le insuline ad azione rapida permettono un più efficace controllo della glicemia postprandiale ma risultano meno efficaci nel mantenimento della glicemia nel corso dell'intera giornata; le insuline ad azione intermedia non sono risultate soddisfacenti per via del rischio concreto di ipoglicemie durante le prime ore della notte e di iperglicemia al risveglio. La somministrazione può avvenire mediante l'uso di un microinfusore che eroga insulina ad azione ultrarapida in maniera continua e modulata per le 24 ore. All'occorrenza (cioè principalmente ai pasti ma anche per correggere eventuali iperglicemie) l'apparecchio eroga un bolo, cioè una dose unica, regolabile in base alle necessità terapeutiche contingenti. Poco tempo fa la FDA ha approvato la commercializzazione negli Stati Uniti di una forma di insulina da assumere per via respiratoria. Le varie preparazioni servono a rendere più flessibile la terapia insulinica, adattandola alle differenti richieste metaboliche dei pazienti. Antidiabetici orali Sono disponibili 4 categorie di ipoglicemizzanti orali: 1. Insulino-stimolanti Sulfaniluree Composti non-sulfanilureici: repaglinide, nateglinide 2. Insulino-sensibilizzanti Biguanidi: metformina Tiazolidindioni: rosiglitazone, pioglitazone 3. Inibitori delle a-glicosidasi intestinali acarbosio, miglitolo 4. Farmaci agenti sull'asse delle incretine incretino-mimetici (exenatide) inibitori della dipeptidil-peptidasi IV (sitagliptin, vildagliptin) Per una opportuna descrizione del meccanismo d'azione degli antidiabetici orali, consulta le voci relative. Follow up Il controllo continuo della terapia è obbligatorio nel DM in quanto il paziente rischia di non rendersi conto dell'eventuale inadeguatezza della terapia o della dieta, essendo il DM patologia che decorre asintomatica per lungo tempo. Classicamente il follow-up lo esegue il paziente stesso attraverso il glucometro: effettuando una serie di dosaggi del proprio livello glicemico durante tutta la giornata (eventualmente anche durante la notte), verifica che i +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 18
  • 19. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it valori siano correttamente mantenuti dalla terapia in atto. A queste si può associare (soprattutto al risveglio mattutino, ma anche nel corso di tutta la giornata)il dosaggio, mediante stick reattivi, di glucosio e corpi chetonici eventualmente contenuti nelle urine. Il paziente deve verificare la correttezza del regime terapeutico adottato e del proprio stile di vita ed il medico ha l'obbligo e il diritto di verificare l'efficacia dei presidi messi in atto; proprio per questo ai controlli quotidiani si associa un controllo periodico di tipo ambulatoristico- strumentale della emoglobina glicata e delle proteine plasmatiche glicate (riunite sotto il termine "fruttosamina"). Questi dosaggi si basano sul legame irreversibile e non enzimatico (glicazione)glucosio-emoglobina e glucosio-proteine plasmatiche che avviene proporzionalmente al livello glicemico. L'emoglobina ha una lunga emivita (circa 120 giorni) e si è visto che la sua glicazione rispecchia l'andamento glicemico delle ultime 6-8 settimane. Per quanto riguarda la fruttosamina, essa riflette l'andamento metabolico degli ultimi 10-15 giorni. Chirurgia Trapianto del pancreas Il trapianto del pancreas ha come obiettivo ridurre il bisogno di insulina esogena eliminando al contempo alcuni delle manifestazioni più pericolose come iperglicemia e ipoglicemia[53] i risultati sono soddisfacenti,[54]ma in determinati pazienti per via della terapia immunosopressiva che potrebbe risultare pericolosa. Trapianto delle isole di Langerhans Il trapianto di isole di Langerhans HLA compatibili per via portografica ha dato risultati promettenti, sebbene ancora in studio. Ha una minor invasività rispetto al trapianto chirurgico di pancreas, che richiede fino al 30% di reintervento. Necessita comunque di immunosopressione. Le fasi sono quelle di estrazione, isolamento e purificazione delle isole di donatore cadavere e quindi trapianto mediante infusione lenta attraverso la vena porta. Le isole vanno a finire negli spazi portali tra le cellule epatiche. Può essere associato a trapianto renale: ricordiamo infatti che nel diabete spesso si ha insufficienza renale con complicanze uremiche. Il trapianto di isole è correlato a un miglioramento dell'uremia.[55] A cinque anni vi è l'80% di sopravvivenza di isole, ma già dopo 2 anni è necessario instaurare terapia insulinica. Trattamento bariatrico Una scoperta abbastanza recente che sta suscitando interesse da parte della comunità scientifica è rappresentata da un miglioramento del DM2 dopo interventi di chirurgia +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 19
  • 20. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it bariatrica[56], con le seguenti percentuali: Procedure restrittive: miglioramento del diabete mellito di tipo 2 nel 40-70% dei casi (Bendaggio gastrico: 48%; Gastroplastiche: 72%). By-Pass Gastrico: miglioramento nell’84% dei casi. Diversione Biliopancreatica: miglioramento nella quasi totalità dei casi. La chirurgia bariatrica quindi, uno strumento chirurgico di dimagrimento, può avere effetti positivi sulla cura del diabete. La posizione dell'American Diabetes Association è che gli interventi chirurgici per trattare l'obesità possono in alcune situazioni essere favorevoli a miglioramenti nel diabetico. Tuttavia gli studi di lunga durata rimangono limitati, poiché i pazienti diabetici sono ad elevato rischio per la mortalità cardiovascolare postoperatoria. Note 1. ^ Jameson J. Larry, Harrison: Endocrinologia clinica Pag 309, Casarile (Milano), McGraw-Hill, 2007. ISBN 978-88-386-3921-0 2. ^ F. Bernoville; Paolo Beck-Peccoz, Diabetes Mellitus pag 7, Jain Publishers, 1999. ISBN 9788170216131 a b 3. ^ Ahmed AM. (aprile 2002). History of diabetes mellitus. . Saudi Med J. 23: 373- 378. 4. ^ Kosaka K. (1994). History of medicine and changes in concept of diabetes mellitus in Japan . Diabetes Res Clin Pract. s1-s5. 5. ^ G. Restori, Il diabete mellito. Fisiopatologia, clinica e terapia. Pag 1, Piccin, 1991. ISBN 9788829909155 a b 6. ^ Eknoyan G, Nagy J. (aprile 2005). A history of diabetes mellitus or how a disease of the kidneys evolved into a kidney disease. . Adv Chronic Kidney Dis. 12: 223-229.. 7. ^ G. Restori, Il diabete mellito. Fisiopatologia, clinica e terapia. Pag 2, Piccin, 1991. ISBN 9788829909155 8. ^ Eknoyan G. (1973). A history of diabetes mellitus -- a disease of the kidneys that became a kidney disease. . Cardiol Prat.. 9. ^ King KM, Rubin G. (ottobre 2003). A history of diabetes: from antiquity to discovering insulin . Br J Nurs. 12: 1091-1095.. 10. ^ Carlo M. Rotella; Edoardo Mannucci, Barbara Cresci, Il diabete mellito. Criteri diagnostici e terapia: un aggiornamento. Pag 23, SEE Editrice Firenze, 1999. ISBN 9788884650092 11. ^ Irvine WJ. (giuno 1977). Classification of diabetes mellitus. . Lancet 1: 1202-1203.. +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 20
  • 21. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it 12. ^ D. Andreani; G. Menzinger, G. Menzinger, Trattato di diagnostica funzionale endocrinologica. Pag 433, Piccin, 1984.ISBN 9788829901968 13. ^ National Diabetes Data Group (1979). Classification and diagnosis of diabetes mellitus and other categories of glucose intolerance. . Cardiol Prat.. 14. ^ Foulis AK, McGill M, Farquharson MA. Insulitis in type 1 (insulin-dependent) diabetes mellitus in man — macrophages, lymphocytes, and interferon-gamma containing cells. J Pathol 1991;165:97-103. 15. ^ Carlo M. Rotella; Edoardo Mannucci, Barbara Cresci, Il diabete mellito. Criteri diagnostici e terapia: un aggiornamento. Pag 29, SEE Editrice Firenze, 1999. ISBN 9788884650092 16. ^ Urakami T, Inami I, Morimoto S, Kubota S, Owada M. (marzo 2002). Clinical characteristics of non-immune-mediated, idiopathic type 1 (type 1B) diabetes mellitus in Japanese children and adolescents. . J Pediatr Endocrinol Metab. 15: 283-8.. 17. ^ Testo riformulato da American Diabetes Association Diagnosis and classification of diabetes mellitus, Diabetes Care 29: S:43- 48, 2006 18. ^ Riformulazione dello schema proposto in Jameson J. Larry, Harrison: Endocrinologia clinica p. 406, Casarile (Milano), McGraw-Hill, 2007. ISBN 978-88-386-3921-0 19. ^ Odom, DT, et al. Control of pancreas and liver gene expression by HNF transcription factors. Science. 2004;303:1378–1381 20. ^ BMJ. 1998 February 14; 316(7131): 618–620. PMCID: PMC1112641 - British Medical Journal -The new genetics in clinical practice -John Bell, 21. ^ Gérard J. (maggio-giugno 2005). MODY types of diabetes mellitus . Rev Med Liege. 60: 439-41. 22. ^ Tsakiris D, Ioannou K. (settembre - ottobre 2004). An underdiagnosed type of diabetes: the MODY syndromes. Pathophysiology, clinical presentation and renal disease progression. . J Nephrol. 17: 637-41. 23. ^ Palomo Atance E, Ballester Herrera MJ, Giralt Muiña P, López Garrido P. (2008). Childhood-onset diabetes treated with sulphonylureas . An Pediatr (Barc). 69: 568-71. 24. ^ Michel Polak, Hélène Cavé (2007). Neonatal diabetes mellitus: a disease linked to multiple mechanisms . Orphanet J Rare Dis 2: 12. 25. ^ Coffinier C, Barra J, Babinet C, Yaniv M. (1999). Expression of the vHNF1/HNF1beta homeoprotein gene during mouse organogenesis. . Mech Dev. 89: 211-3.. 26. ^ Malecki MT, Jhala US, Antonellis A, Fields L, Doria A, Orban T, Saad M, Warram JH, Montminy M, Krolewski AS. (novembre 1999). Mutations in NEUROD1 are associated with the development of type 2 diabetes mellitus. . Nat Genet.. 27. ^ Lapaire O, Huhn E, Hartog M, Zanetti-Daellenbach R. (novembre 2008). Gestational 28. diabetes - practical approach in the clinic . Cardiol Prat. 64: 675-680. +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 21
  • 22. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it 29. ^ Weeks JW, Major CA, de Veciana M, Morgan MA. (ottobre 1994). Gestational diabetes: does the presence of risk factors influence perinatal outcome? . Am J Obstet Gynecol. 171: 1003-7. 30. ^ Centers for Disease Control and Prevention. Atlanta, GA: U.S. Department of Health and Human Services, Centers for Disease Control and Prevention; National diabetes fact sheet: general information and national estimates on diabetes in the United States, 2003. 31. ^ Centers for Disease Control and Prevention. Atlanta, GA: U.S.; National Center for Chronic Disease Prevention and Health Promotion 32. ^ Kenneth Maiese (marzo 2008). Diabetic stress: new triumphs and challenges to maintain vascular longevity . Expert Rev Cardiovasc Ther. 6: 281–284.. 33. ^ Bruno G. Sex differences in incidence of IDDM in age-group 15-29yr. Higher risk in males in province of Turin, Italy. Diabetes Care 1993 34. ^ Grzywa M.A. Incidence of IDDM in the province of Rzeszow, Poland, 0-29 age-group, 1980-1992. Diabetes Care 1995 35. ^ Altobelli E. Incidence of insulin-dependent diabetes mellitus (0-14) in the Abruzzo region, Italy, 1990-1995: results from a population register. J.Pediatr. Endocrinol. Metabol. 1998 36. ^ (EN) American Diabetes Association (2005). 37. ^ Contreras F, Rivera M, Vasquez J, De la Parte MA, Velasco M. (aprile 2000). Diabetes and hypertension physiopathology and therapeutics. . J Hum Hypertens.. 38. ^ American Diabetes Association: Standard of medical care in diabetes - 2006, Diabetes care 29 (suppl 1):S4, 2006 39. ^ Riformulazione del testo presente in Research Laboratories Merck, The Merck Manual quinta edizione pag 1349, Milano, Springer-Verlag, 2008. ISBN 978-88-470-0707-9 40. ^ Cunha MC, Zanetti ML, Hass VJ. (settembre-ottobre 2008). Sleep quality in type 2 diabetics. . Rev Lat Am Enfermagem. 16. 41. ^ Osipenko MF, Zhuk EA, Medvedeva OV. (2008). Diabetes mellitus and dyspepsia syndrome . Klin Med (Mosk).: 86.DOI:13-16. 42. ^ Giovanni Faglia; Paolo Beck-Peccoz, Malattie del sistema endocrino e del metabolismo 4° edizione pag 410, Milano, McGraw-Hill, 2006. ISBN 88-386-2392-9 a b 43. ^ American Diabetes Association. (gennaio 2009). Diagnosis and classification of diabetes mellitus. . Diabetes Care. 32. 44. ^ G. Restori, Il diabete mellito. Fisiopatologia, clinica e terapia., Piccin, 1991. ISBN 9788829909155 45. ^ William E. Winter; Maria Rita Signorino, Diabetes Mellitus: Pathophysiology, Etiologies, Complications, Management, and Laboratory Evaluation : Special Topics in +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 22
  • 23. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it Diagnostic Testing pag 29, Amer. Assoc. for Clinical Chemistry, 2002.ISBN9781890883621 46. ^ Fasanmade OA, Odeniyi IA, Ogbera AO. (giugno 2008). Diabetic ketoacidosis: diagnosis and management . Afr J Med Med Sci. 37: 99-105. 47. ^ Research Laboratories Merck, The Merck Manual quinta edizione. Pag 1351, Milano, Springer-Verlag, 2008. ISBN 978-88-470-0707-9 48. ^ Raccah D. Options for the intensification of insulin therapy when basal insulin is not enough in type 2 diabetes mellitus. Diabetes Obes Metab. 2008 Jul;10 Suppl 2:76-82. 49. ^ Knowler W, Barrett-Connor E, Fowler S, Hamman R, Lachin J, Walker E, Nathan D (2002). "Reduction in the incidence of type 2 diabetes with lifestyle intervention or metformin.". N Engl J Med 346 (6): 393-403. 50. ^ Stuebe AM, Rich-Edwards JW, Willett WC, Manson JE, Michels KB (2005). "Duration of lactation and incidence of type 2 diabetes". JAMA 294 (20): 2601–10. 51. ^ Ackermann RT, Finch EA, Brizendine E, Zhou H, Marrero DG. (ottobre 2008). Translating the Diabetes Prevention Program into the community. The DEPLOY Pilot Study . Am J Prev Med. 35: 357-363. 52. ^ Jameson J. Larry, Harrison: Endocrinologia clinica Pag 319, Casarile (Milano), McGraw-Hill, 2007. ISBN 978-88-386-3921-0 53. ^ Otto AD, Garcia DO, Jakicic JM. (ottobre 2008). Lifestyle intervention strategies to prevent and control type 2 diabetes. . Curr Diab Rep. 8: 407-412. 54. ^ Giovanni Faglia; Paolo Beck-Peccoz, Malattie del sistema endocrino e del metabolismo 4° edizione pag 422, Milano, McGraw-Hill, 2006. ISBN 88-386-2392-9 55. ^ Sutherland DE, Gruessner RW, Dunn DL, et al. Lessons learned from more than 1,000 pancreas transplants at a single institution. Ann Surg. 2001;233:463-501 56. ^ Fiorina P. Improvement of vascular dysfunction, and reduction of cardiovascular morbidity and mortality Diabetes Care 26:1129-1136, 2003. 57. ^ Bariatric Surgery for Patients With Diabetes Aaron W. Eckhauser, William O. Richards, Michael J. Fowler in Clinical Diabetes 25:83-89, 2007 Voci correlate Chetoacidosi diabetica Diabete insipido Diabete renale Acidosi Metabolica Digiuno Glicemia +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 23
  • 24. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it Indice glicemico Retinopatia diabetica Aceruloplasminemia Pancreas Artificiale Terapie innovative: Incretine Bibliografia In lngua italiana Carlo M. Rotella; Edoardo Mannucci, Barbara Cresci, Il diabete mellito. Criteri diagnostici e terapia: un aggiornamento, SEE Editrice Firenze, 1999. ISBN 9788884650092 G. Restori, Il diabete mellito. Fisiopatologia, clinica e terapia., Piccin, 1991. ISBN 9788829909155 D. Andreani; G. Menzinger, G. Menzinger, Trattato di diagnostica funzionale endocrinologica, Piccin, 1984. ISBN 9788829901968 Jameson J. Larry, Harrison: Endocrinologia clinica, Casarile (Milano), McGraw-Hill, 2007. ISBN 978-88-386-3921-0 Giovanni Faglia; Paolo Beck-Peccoz, Malattie del sistema endocrino e del metabolismo 4° edizione, Milano, McGraw-Hill, 2006. ISBN 88-386-2392-9 Research Laboratories Merck, The Merck Manual quinta edizione, Milano, Springer-Verlag, 2008. ISBN 978-88-470-0707-9 In lngua inglese William E. Winter; Maria Rita Signorino, Diabetes Mellitus: Pathophysiology, Etiologies, Complications, Management, and Laboratory Evaluation : Special Topics in Diagnostic Testing, Amer. Assoc. for Clinical Chemistry, 2002. ISBN9781890883621 Collegamenti esterni Diabete.it: portale per pazienti della Associazione medici diabetologi Progetto Diabete: Dal 1997, il primo portale italiano sul diabete. Elenco associazioni di diabetici sul territorio italiano Associazione Italiana Diabetici Associazione Italiana per la Difesa degli Interessi dei Diabetici Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici Il sito delle riviste Modus e Pediatria&Diabete diabetes.it Trattamento chirurgico del diabete +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 24
  • 25. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità Conseguenze del diabete sugli occhi (EN) International Diabetes Federation (EN) American Diabetes Association etes (EN) Canadian Diabetes Association (EN) Diabetes UK (EN) Operation Diabetes in the Philippines (EN) OMS: The Diabetes Programme (EN) Center for Disease Control Diabetes Section (EN) MedlinePlus: Diabete, biblioteca U.S. National Library of Medicine ibrary (EN) Juvenile Diabetes Research Foundation (EN) The Immunology of Diabetes Society (EN) OMS: Dieta, alimentazione e prevenzione di malattie croniche (fra cui il diabete) Diabete Mellito Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici – Consultare sempre e in ogni caso il proprio medico di fiducia. Il diabete insipido o DIN E23.2 è una malattia caratterizzata da urine abbondanti ( (poliuria) e da astenuria, cioè da diminuita capacità d rene di concentrare le urine, quindi di eliminare la , del , maggior densità di soluti. Eziologia La forma più frequente è centrale, per mancanza di ADH +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 25
  • 26. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it 1. Idiopatico, circa 1/3 dei casi. Alcuni casi sono a trasmissione dominante. In altri si trovano anticorpi contro le cellule produttrici di vasopressina. 2. Secondario, circa 2/3 dei casi. Per tumori ipofisari o in prossimità, o per metastasi Per traumatismi, operazioni neurochirurgiche Encefalite, meningite e altri. Diabete nefrogenico (DIN), raro forma congenita in due varianti DIN recessivo legato al cromosoma X, gene mutante Xq28 che codifica per i recettori di tipo 2 della vasopressina DIN autosomico recessivo. Il gene in questione codifica per l'acquaporina 2, che deficia a livello dei tubuli collettori renali. Affezioni secondarie a danni tubulari, ipokaliemia, ipercalcemia, farmaci. Patologia Il mancato controllo da parte dell'ADH compromette il riassorbimento tubulare distale e collettore, con poliuria (emissione di 5-25 litri di urina nelle 24h) e astenuria. Per riflesso il paziente presenta una sete incoercibile (polidipsia). Nei bambini al di sotto dei 2 anni si può avere diarrea invece della poliuria. La mancanza di nicturia esclude praticamente la diagnosi di diabete. Diagnosi [modifica] La diagnosi differenziale si pone con la polidipsia psicogena, il diabete mellito e l'abuso di diuretici. La determinazione dell'osmolarità urinaria dopo prova di assetamento o dopo amministrazione di arginina-vasopressina è diagnostica. Prova di assetamento. In un soggetto sano comporta un aumento dell'osmolarità. Nel diabete insipido questa resta <300mOsm/L, mentre l'osmolarità plasmatica è superiore a 295. Non bere per lungo tempo può provocare una disidratazione ipertonica. Test secondo Hickey-Hare. Se si sospetta un'assunzione di liquidi durante la prova di assetamento, si somministrano +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 26
  • 27. TRANSFER.FACTOR.PLUS@4LIFEGROUP.COM www.4lifegroup.it soluzioni ipertoniche che procurano risultati fisiologici e patologici identici alla prova da assetamento. Test alla desmopressina. Controindicata in caso di insufficienza coronarica per i suoi effetti vasospastici. Dopo questa somministrazione l'osmolarità urinaria aumenta in caso di diabete insipido centrale, ma non nel nefrogenico. La determinazione dell'ADH è raramente necessaria. In caso di polidipsia psicogena sia l'ADH che l'osomolarità urinaria si elevano. Occorre escludere un tumore ipofisario o ipotalamico mediante Tomografia computerizzata o Imaging a risonanza magnetica. Trattamento Il trattamento dev'essere eziologico, cioè occorre curare l'affezione sottostante. Utile la desmopressina orale o intranasale in caso di diabete insipido centrale. Il diabete nefrogenico si cura paradossalmente con diuretici tiazidici come per esempio il clortalidone, tali farmaci sono poi aiutati dai FANS, come per esempio l' indometacina, perchè riducono la filtrazione glomerulare. Voci correlate Sindrome da inappropriata secrezione di ADH +39 0121/32.66.66 - +39 328/431.24.89 – skype: giorgio.ubc.fingroup 27