ALTER EGO. Riflessioni ed aforismi del cuore e della mente.Fausto Intilla
Sintesi del libro:
Con questa miscellanea di pensieri (aforismi e riflessioni) ad alto “potenziale soggettivo” (atti a svelare il “lato umano” dell’autore), al lettore, viene lasciata la libertà di sfogliare il libro in qualsiasi punto ed iniziare a leggere ciò che desidera; senza il timore di perdere quel classico “filo logico conduttore” che lega solitamente l’inizio e la fine di ogni libro (caratteristica letteraria volutamente omessa in quest’opera). L’autore, lungi dalla presunzione di voler impartire qualche “lezione di vita” ai lettori più “esigenti”, affida questi suoi pensieri a tutti coloro che vorranno aprire le proprie menti verso una migliore conoscenza di sé stessi e del mondo in cui viviamo, non attraverso le sue idee e considerazioni personali, ma attraverso ciò che essi stessi saranno in grado di cogliere ed elaborare con il proprio intelletto e le proprie capacità associative, tra gli innumerevoli spunti di riflessione presenti in quest’opera. Il testo è piuttosto scorrevole e non richiede particolari conoscenze tecnico-scientifiche nel campo della fisica o della chimica (prerogativa invece essenziale per tutti gli altri libri finora pubblicati dallo stesso autore). Immagine di copertina: “Sostanzialità Eterna”, olio su tela, 60cm x 80cm, 1988, di Fausto Intilla.
“La gioia non può rivelare la sincerità di un sentimento reciproco, mentre la sofferenza sì. Forse ogni verità esige un sacrificio interiore involontario, irrazionale, incondizionato, per essere espressa in modo gratuito, verso chi non ci ha mai chiesto nulla”. F.I.
ontology poiesis....
Ontologia dell’opera d’arte mah…essere per la salvezza dell’essere significa essere per la salvezza dell’arte? E l’opera d’arte aiuterà l’essere a salvarsi? Mah… solo l’opera d’arte ci può salvare? E solo l’arte salverà l’essere o il mito ontoteologico della salvezza della mondità? Solo l’arte ci potrà salvare? Solo il mito dell’opera d’arte può salvare il mito delle muse della poiesis o dell’ontopoiesis? Ma l’arte è anche la salvezza del musagete, quale essere divinità che si dà all’arte o dà all’arte la fondatezza del mito? O che disvela con l’arte l’ontologia ontopoietica dell’opera dell’esser-arte-nella mondità come nella mondanità, o esser-arte-per-la-morte dell’arte…  Già nelle origini della ermeneutica poetica la mimesis disvela la fondatezza della physis: aldilà della classicità simulativa, imitativa, clonante, tautologica, la mimesis quale apprensività attraverso lo sguardo, cattura con la vista, con gli occhi l’essere che si disvela nella sua physis. E’ l’esserci che com-prende contemplando l’eventuarsi della physis dell’essere, della natura dell’essere, dell’essere-nella-mondità. E’ la mimesis del disvelarsi dell’essere poetante…o l’ontologia dell’icona della physis quale ontologia dell’ikona dell’essere nel mondo. O l’ontologia della temporalità della physis che si disvela nel mondo quale spazialità immaginaria nella radura immaginaria ove s’eventua quale opera d’arte immaginaria… anzi l’ontologia fluttuante dell’essenza dell’essere poetante dà senso e dà alla luce la physis, non la imita o la modella o la ricorda, la divela quand’era abbandonata nell’oblio dalla fuga precipitosa degli dei epistemici, mitici, tecnici, ontoteologici quali il deus ex machina, la macchina poetica aristotelica. E’ indispensabile intraprendere gli studi e le ricerche dell’ontologia dell’opera d’arte, giacchè nel nuovo millennio tutte le configurazioni del sapere epistemico, ma anche le ontologie ermeneutiche, hanno evidenziato i propri confini aldiqua dell’essere-opera-d’arte, per concentrarsi solo sull’ontica, sulle entità narrate o sulle superentità ontoteologiche. L’epistemica dell’opera d’arte si è confinata nella sua ortogonalità calcolante, l’interpretanza ermeneutica ed intenzionale non si cura di offrire una fondatezza né alla nuova epistemica, né alla matesis virtuale, né alla physis immaginaria, né alla temporalità ontologica, men che mai dà fondamenta stabili alla struttura ontologica dell’opera d’arte. Solo il pensiero della disvelatezza resiste, o persiste nella sua re-esistenza, sostenuto dalla sua struttura ontologica fondata sull’essenza dell’essere-opera-d’arte-nel-mondo-per-la-morte. Ma la sua origine, o originalità o singolarità, non dispiega la sua pregnanza oltre la soglia del pensiero poetante che contempla poeticamente l’opera d’arte o la interpreta infinitamente nella temporalità kairos-logica più tosto che cronologica. Per raggiungere anche i sentieri interrotti della physis poetante dell’opera d’arte e quindi anche la fondatezza non tecnica della teknè, o il fondamento non epistemico dell’epistemica, la physis dell’opera d’arte si dovrà eventuare nella struttura ontologica dell’essere animati, aldilà dall’essere solo opera inanimata, per gettare le fondamenta nella radura, nel vuoto quantico epistemico, della topologia fluttuante dell’essere opera d’arte che si dà alla mondità per inter-essere o inter-esserci opera d’arte dell’essere animato che getta quale icona dell’essere-nel-mondo-della-morte-dell’arte. Può l’ontolgia dell’opera d’arte raccogliere gli eventi gettati nel sentiero dell’essere ed intraprendere la biforcazione dell’oltre che conduce alla radura, alla spazialità topologica sgombra dalle temporalità epistemiche o anche ermeneutiche, per approdare alla libera
ALTER EGO. Riflessioni ed aforismi del cuore e della mente.Fausto Intilla
Sintesi del libro:
Con questa miscellanea di pensieri (aforismi e riflessioni) ad alto “potenziale soggettivo” (atti a svelare il “lato umano” dell’autore), al lettore, viene lasciata la libertà di sfogliare il libro in qualsiasi punto ed iniziare a leggere ciò che desidera; senza il timore di perdere quel classico “filo logico conduttore” che lega solitamente l’inizio e la fine di ogni libro (caratteristica letteraria volutamente omessa in quest’opera). L’autore, lungi dalla presunzione di voler impartire qualche “lezione di vita” ai lettori più “esigenti”, affida questi suoi pensieri a tutti coloro che vorranno aprire le proprie menti verso una migliore conoscenza di sé stessi e del mondo in cui viviamo, non attraverso le sue idee e considerazioni personali, ma attraverso ciò che essi stessi saranno in grado di cogliere ed elaborare con il proprio intelletto e le proprie capacità associative, tra gli innumerevoli spunti di riflessione presenti in quest’opera. Il testo è piuttosto scorrevole e non richiede particolari conoscenze tecnico-scientifiche nel campo della fisica o della chimica (prerogativa invece essenziale per tutti gli altri libri finora pubblicati dallo stesso autore). Immagine di copertina: “Sostanzialità Eterna”, olio su tela, 60cm x 80cm, 1988, di Fausto Intilla.
“La gioia non può rivelare la sincerità di un sentimento reciproco, mentre la sofferenza sì. Forse ogni verità esige un sacrificio interiore involontario, irrazionale, incondizionato, per essere espressa in modo gratuito, verso chi non ci ha mai chiesto nulla”. F.I.
ontology poiesis....
Ontologia dell’opera d’arte mah…essere per la salvezza dell’essere significa essere per la salvezza dell’arte? E l’opera d’arte aiuterà l’essere a salvarsi? Mah… solo l’opera d’arte ci può salvare? E solo l’arte salverà l’essere o il mito ontoteologico della salvezza della mondità? Solo l’arte ci potrà salvare? Solo il mito dell’opera d’arte può salvare il mito delle muse della poiesis o dell’ontopoiesis? Ma l’arte è anche la salvezza del musagete, quale essere divinità che si dà all’arte o dà all’arte la fondatezza del mito? O che disvela con l’arte l’ontologia ontopoietica dell’opera dell’esser-arte-nella mondità come nella mondanità, o esser-arte-per-la-morte dell’arte…  Già nelle origini della ermeneutica poetica la mimesis disvela la fondatezza della physis: aldilà della classicità simulativa, imitativa, clonante, tautologica, la mimesis quale apprensività attraverso lo sguardo, cattura con la vista, con gli occhi l’essere che si disvela nella sua physis. E’ l’esserci che com-prende contemplando l’eventuarsi della physis dell’essere, della natura dell’essere, dell’essere-nella-mondità. E’ la mimesis del disvelarsi dell’essere poetante…o l’ontologia dell’icona della physis quale ontologia dell’ikona dell’essere nel mondo. O l’ontologia della temporalità della physis che si disvela nel mondo quale spazialità immaginaria nella radura immaginaria ove s’eventua quale opera d’arte immaginaria… anzi l’ontologia fluttuante dell’essenza dell’essere poetante dà senso e dà alla luce la physis, non la imita o la modella o la ricorda, la divela quand’era abbandonata nell’oblio dalla fuga precipitosa degli dei epistemici, mitici, tecnici, ontoteologici quali il deus ex machina, la macchina poetica aristotelica. E’ indispensabile intraprendere gli studi e le ricerche dell’ontologia dell’opera d’arte, giacchè nel nuovo millennio tutte le configurazioni del sapere epistemico, ma anche le ontologie ermeneutiche, hanno evidenziato i propri confini aldiqua dell’essere-opera-d’arte, per concentrarsi solo sull’ontica, sulle entità narrate o sulle superentità ontoteologiche. L’epistemica dell’opera d’arte si è confinata nella sua ortogonalità calcolante, l’interpretanza ermeneutica ed intenzionale non si cura di offrire una fondatezza né alla nuova epistemica, né alla matesis virtuale, né alla physis immaginaria, né alla temporalità ontologica, men che mai dà fondamenta stabili alla struttura ontologica dell’opera d’arte. Solo il pensiero della disvelatezza resiste, o persiste nella sua re-esistenza, sostenuto dalla sua struttura ontologica fondata sull’essenza dell’essere-opera-d’arte-nel-mondo-per-la-morte. Ma la sua origine, o originalità o singolarità, non dispiega la sua pregnanza oltre la soglia del pensiero poetante che contempla poeticamente l’opera d’arte o la interpreta infinitamente nella temporalità kairos-logica più tosto che cronologica. Per raggiungere anche i sentieri interrotti della physis poetante dell’opera d’arte e quindi anche la fondatezza non tecnica della teknè, o il fondamento non epistemico dell’epistemica, la physis dell’opera d’arte si dovrà eventuare nella struttura ontologica dell’essere animati, aldilà dall’essere solo opera inanimata, per gettare le fondamenta nella radura, nel vuoto quantico epistemico, della topologia fluttuante dell’essere opera d’arte che si dà alla mondità per inter-essere o inter-esserci opera d’arte dell’essere animato che getta quale icona dell’essere-nel-mondo-della-morte-dell’arte. Può l’ontolgia dell’opera d’arte raccogliere gli eventi gettati nel sentiero dell’essere ed intraprendere la biforcazione dell’oltre che conduce alla radura, alla spazialità topologica sgombra dalle temporalità epistemiche o anche ermeneutiche, per approdare alla libera
Adaptive landscapes: A case study of metaphors, models, and synthesis in evol...Emanuele Serrelli
TALK
Emanuele Serrelli Final discussion, XXIII cycle, January 17th 2011 PhD School in Human Sciences University of Milano Bicocca Coordinator: prof. Ottavia Albanese Advisor: prof. Dietelmo Pievani
a successione di Fibonacci è una successione di numeri interi naturali definibile assegnando i valori dei due primi termini, F0:= 0 ed F1:= 1, e chiedendo che per ogni successivo sia Fn := Fn-1 + Fn-2 con n>1. In pratica si tratta di una successione di numeri in cui un numero è il risultato della somma dei due precedenti.
This document describes a proposed social networking website that would understand users' tastes and preferences using an ontology and machine learning. The website would allow users to create profiles, post articles and comments. A Java program would query an ontology defined in Protege using classes like tastes and wines. It would retrieve user preferences using SPARQL and update a database with clusters of similar users. The system aims to continuously learn from user interactions to improve its understanding of customers.
1) A new cosmological model is proposed where the universe is spontaneously created from nothing via quantum tunneling into a de Sitter space.
2) After tunneling, the model evolves according to the inflationary scenario, avoiding the big bang singularity and not requiring initial conditions.
3) The model suggests that the universe was created via quantum tunneling from a state of literally nothing into a de Sitter space, which then evolved into the expanding universe we observe according to known physics.
Adaptive landscapes: A case study of metaphors, models, and synthesis in evol...Emanuele Serrelli
TALK
Emanuele Serrelli Final discussion, XXIII cycle, January 17th 2011 PhD School in Human Sciences University of Milano Bicocca Coordinator: prof. Ottavia Albanese Advisor: prof. Dietelmo Pievani
a successione di Fibonacci è una successione di numeri interi naturali definibile assegnando i valori dei due primi termini, F0:= 0 ed F1:= 1, e chiedendo che per ogni successivo sia Fn := Fn-1 + Fn-2 con n>1. In pratica si tratta di una successione di numeri in cui un numero è il risultato della somma dei due precedenti.
This document describes a proposed social networking website that would understand users' tastes and preferences using an ontology and machine learning. The website would allow users to create profiles, post articles and comments. A Java program would query an ontology defined in Protege using classes like tastes and wines. It would retrieve user preferences using SPARQL and update a database with clusters of similar users. The system aims to continuously learn from user interactions to improve its understanding of customers.
1) A new cosmological model is proposed where the universe is spontaneously created from nothing via quantum tunneling into a de Sitter space.
2) After tunneling, the model evolves according to the inflationary scenario, avoiding the big bang singularity and not requiring initial conditions.
3) The model suggests that the universe was created via quantum tunneling from a state of literally nothing into a de Sitter space, which then evolved into the expanding universe we observe according to known physics.
This document discusses recent work in cosmology that attempts to explain the Big Bang itself using insights from particle physics. Some physicists argue that the notion of "quantum tunneling from nothing," which accounts for the emergence of subatomic particles from a vacuum, can provide an explanation for the creation of the universe from nothing. However, in examining apparent theological and philosophical implications, we must carefully understand different senses of "nothing" and the "origin of the universe," as well as the distinction between creation and change. Creation is a metaphysical and theological concept beyond the realm of natural sciences.
This document provides a translator's introduction and translations of three texts by Martin Heidegger: "What is Metaphysics?" (1929), a postscript to that work from 1949, and an introduction Heidegger wrote for the lecture in 1949 called "Getting to the Bottom of Metaphysics." The introduction discusses translating Heidegger into English and presents the three texts in chronological order of their composition rather than logical order. It explores Heidegger's use of language and ambiguity in addressing fundamental questions about the nature and ground of metaphysics.
1
Paolo Parrini
La scienza come ragione pensante1
Dice Heidegger alla fine del saggio del 1943 dedicato a “La parola di Nietzsche „Dio è
morto‟”: “Il folle [ossia chi proclama la morte di Dio] … è colui che cerca Dio gridando „Dio‟ a
gran voce. Forse un pensante ha realmente gridato qui de profundis? E l‟orecchio del nostro
pensiero? Il grido continuerà a non essere udito finché non si inizierà a pensare. Ma il pensiero
inizierà solo quando avremo esperito che la ragione, glorificata da secoli, è la più accanita
avversaria del pensiero” ([2: vol. 5, p. 267 = p. 246 sg.] = [6, p. 315 sg.]; cfr. [5, p. 245 sg.]).
Compare in queste parole, in maniera particolarmente nitida, una contrapposizione fra
pensiero e ragione che, in vario modo, caratterizza l‟itinerario intellettuale di Heidegger ed acquista
maggiore forza dopo la svolta avvenuta negli anni immediatamente successivi al quinquennio 1927-
1932 - un quinquennio di importanza cruciale in cui si collocano, in rapida successione, la
pubblicazione di Essere e tempo e di Kant e il problema della metafisica (rispettivamente 1927 e
1929), l‟ormai famoso incontro di Davos con Cassirer e Carnap (1929) e l'attacco mosso dallo
stesso Carnap alla filosofia heideggeriana nel saggio Il superamento della metafisica attraverso
l’analisi logica del linguaggio (1932). La contrapposizione vede, da un lato, un pensiero pensante,
che sembra essere appannaggio della filosofia speculativa e, dall‟altro, una ragione che sembra
esaurire l‟attività intellettuale della scienza e della razionalità scientifica, confinate entrambe
nell‟ambito algoritmico o calcolistico delle procedure formali e astratte della logica, della
matematica e delle discipline esatte in generale. È da tale antitesi che maturano le considerazioni
heideggeriane sulla scienza e sulla tecnica esposte nelle lezioni dei primi anni Cinquanta su Che
cosa significa pensare, lezioni nelle quali compare la famosa (e per alcuni famigerata) frase che “la
scienza non pensa” ([2: vol. 8, p. 9] = [7, p. 41]).
È stato osservato che, esprimendo questo giudizio, Heidegger intendeva non tanto criticare la
scienza, quanto piuttosto indicare e circoscrivere l‟ambito in cui essa consapevolmente e
metodicamente si muove. Per il filosofo tedesco, cioè, sarebbe la scienza stessa a porsi il compito di
indagare qualcosa che essa assume come oggetto senza metterlo in questione come tale. La fisica,
per esempio, si occuperebbe a livello ontico della natura di certi enti (o essenti), ma non si porrebbe
la questione ontologica del modo d‟essere che compete a quegli enti e che va loro riconosciuto. La
1 Lectio magistralis tenuta a Firenze il 15 Novembre 2008, nella Sala Gonfalone del Consiglio Regionale della
Toscana, in occasione della consegna del Premio Giulio Preti 2008. Il testo è apparso nel volume Pianeta Galileo
2008, a cura di Alberto Peruzzi, Centro Stampa del Consiglio Regionale della Toscana, Firenze, 2009, pp. 235-242.
2
scienza dunque non pensa, perché il compito peculiare del pensiero sarebbe proprio quello di
andare al di là del procedere metodico sia della scienza in generale sia di qualunque disciplina
particolare per portare alla luce e mettere in questione i presupposti, accettati per lo più come ovvi e
scontati, che ne stanno alla base.
Può essere superfluo precisare che chi vi parla, e che ha avuto l‟onore di ricevere il premio
intitolato al suo maestro Giulio Preti, non può che muoversi in un orizzonte di idee assai diverso da
quello heideggeriano. Ma proprio la lezione di Preti invita ad assumere nei confronti del filosofo
Heidegger (e sottolineo la parola “filosofo” per indicare che non intendo parlare dell‟uomo
Heidegger e, tanto meno, del rettore Heidegger!) una posizione più cauta e in qualche modo più
articolata di quella che in genere è stata presa, soprattutto da noi, tanto dai suoi detrattori quanto dai
suoi estimatori. Io credo certamente - come risulterà ch
1. Il chaosmos è infinito, è infinitesimo
di
Giacinto Plescia
Esiste una discrasia o un vuoto o un intervallo, o un niente, o un nulla, o una tabula
rasa, o un “apeiron” tra la regione della topologia fluttuante, o di Planck e la
cronospazialità immaginaria di Hawking: o, se si desidera, tra Wheeler e la teoria
delle supercorde di Veneziano, al presente evoluta in teoria delle varietà o
membrane di Scheroh, Schwarz,Khuri, Minasian, Lu,Duff, Witten, Howe,
Howe,Kellogg, Hull,Townsend, Polchinsky, Dirichlet, Banks, Shenker, Susskind e
altri.
Se quella assenza interpretativa non esistesse, si penserà che qualcuno abbia risolto
il principio di indeterminazione.
Ma così, non ci sarebbero più problemi di cromodinamica quantica, o
supergravitazionale o relativistica.
Esiste, invece, tra la dimensione 10 - 35 e la 10- 18, ove si calcola l’unificazione di
tutte le interazioni fondamentali,una mondità o un cosmo infinitesimo o un chaos,
meglio un chaosmos infinito, tutto da esplorare.
Forse lì non c’è il nichilismo assoluto , non regna l’instabilità fluttuante del tempo e
della spazialità, ove il principio di indeterminatezza si svela quale principio
ermeneutico o d’interpretanza catastrofica.
Si potrà invece classificare una varietà topologica che disveli un’area, ove fluttuino
singolarità metastabili,interpretabili con una nuova ermeneutica quantistica, o se
non si creasse suscettibilità, una vera e propria ontologia quantica.
Là nella dimensione metastabile, compresa tra il 10- 18 ed il 10- 33, vigerà sempre
ed eternamente il principio di indeterminatezza, ma sarà presente, o
apparentemente assente,l’ermeneutica dell’interpretanza morfogenica, o
morfologica od ontologica.
C’è un chiasma di interagenza tra le due o tre mondità: la stabile o cronotopica
immaginaria; la instabile, fluttuante e chaotica; la
2. metastabile e metamorfica od ontologica, ove si svela la morfologia dell’ermeneutica
quantica.
Lì le singolarità si eventuano in trivarietà a densità assoluta o relativa.
Quando gli eventi virtuali trovano una morfogrnesi chaosmica in sé, la loro
metastabilità si disvelerà in una trivarietà a curvatura positiva o negativa, genesi di
eventuale materia, o energia, o antimateria.
La morfogenesi subquarkica è l’evento metastabile che genera più interessere: se si
desidera interpretare la sua morfologia dinamica superficiale,l’ermeneutica
coinciderà con le teorie delle supercorde o delle membrane, ove le dimensioni
energetiche sono eventuabili con la supersimmetria quantistica o graviquantica; se
invece si immergesse la sonda nell'intimità chaosmica della varietà, scelta trinitaria
per consentire una simmetria con gli eventi graviquantici, si disvelerà la mondità
autentica della ontologia quantica.
La trivarietà vuota, nella sua spazialità topologica, è abitata dall’orbita di un
superquark, o gluone, o gravitino, o leptone, o neutrino virtuale nel toroide di
destra, sinistra, centro; ma anche nella spazialità animata nucleare si eventueranno
presenze vuote, o nulle, o neutre, o virtuali, o immaginarie.
La loro morfologia sarà super simmetrica ai graviquark o fotogluoni, ma con
incastri inifitesimi ed infiniti dalla dimensione 10- 18 fino alla topologia fluttuante
del 10- 35. Si è in presenza di varietà supersimmetriche virtuali ed immaginarie e
metastabili,supergravitazionali,le quali si eventuano nel nucleo eccentrico animato
della trivarietà del subquark, o subgluone, o subgravitone declinabili e classificabili
con un ermeneutica quantica in: morfoquarks, o ontoquarks, o archiquarks
infinitesimi o chaosmici: ove sarà impredicibile ed imprevedibile l’essenza
ontologica, ma previsibile ed interpretabile l’essenza morfologica e topologica, tanto
da eventuare, anche una possibile epistemologia o modellistica matematica
computabile, ma, già da ora l’essenza di una ontologia quantica.
Là, si disvelerà l’essere chaosmico infinito ed infinitesimale degli arkquarks:
essenze virtuali ed immaginarie della cronotopia supersimmetrica delle trivarietà
metastabili, nella dimensione di Gödel, prossime e comprese tra la dimensione di
10- 18 e quella di
10- 33.
Al di là , o se si desidera al di sopra, della regione instabile di Planck o al di qua, o al
di sotto, della regione stabile o iperstabile del tempo immaginario di Hawking, c’è
l’area metastabile e chaosmica virtuale ed immaginaria di Gödel, ove s’eventuano le
varietà dell’ermeneutica quantica, o graviquantica, interpretabile e classificabile
con l’ontologia quantica.
Le singolarità morfogeniche disvelano modelli di arquarks orbitanti intorno ad
eccentrici ontoquarks: supersimmetrici e dimensionalmente sinestetici, si danno
3. quale fondatezza degli eventi virtuali ed immaginari metastabili,interpretabili quali
prodromi delle super
stringhe, o supergravità,supercorde, o membrane unificanti le interagenze
fondamentali, oppure potranno essere la morfogenesi degli eventi disvelati nelle
dimensioni dell’alterità chaosmica: buchi neri, sinergie delle cronotopie, solitoni
virtuali, tempo immaginario originario, metastabilità topologica della regione
fluttuante di Planck.
Lì, nell’universo, si presenteranno quali singolarità infinite; nella microfisica quali
physis infinitesima.
Le presenze di ontoquarks nell’animato vuoto eccentrico degli archiquarks, o la
loro assenza, eventueranno i modelli supersimmetrici dei gravifotoni o dei leptoni, la
loro carica elettromagnetica, la super gravità o gravità quantica e l’interagenza
deboleforte.
Dentro la monade trivarietà è possibile fermarsi nell’interpretanza superficiale o
dimensionale, o, se si desidera, è consentito inoltrarsi nella ermeneutica ontologica
della physis, fin là ove disvelasse l’instabilità assoluta o il chaos fluttuante di Planck.
Quelle singolarità metastabili chaosmiche, potranno essere, più formalmente, dei
vari attrattori quantistici o attanti quantici.
Meglio: gli arkquarks possono essere attrattori quantistici, prossimi alla teoria
della supergravità o superstringhe, o supercorde, o supermembrane
supersimmetriche o alle teorie della grande unificazione delle interazioni
fondamentali, là ove sarà vigente il principio di indeterminatezza, ma la cui
morfologia sarà interpretabile con l’ermeneutica quantica.
L’ontoquark potrà essere, invece, l’attante quantico, strano o chaosmico,che dà alla
luce le singolarità metastabili dal nulla,eternamente instabile, del kaos di Planck lì
vigerà, come sempre, l’indeterminatezza, ma la morfogenesi topologica, virtuale e
immaginaria, può essere passibile d’interpretanza con l’ontologia quantica.
La sinestesia tra l’attante e l’attrattore chaosmici, o strani, o virtuali, o immaginari,
darà senso all’essere degli eventi morfogenici metastabili: quando le orbite
topologiche della trivarietà saranno abitate dagli ontoquarks e le trisfere animate
eccentriche vuote, l’attante arkquark disvelerà le interegenze
leptoniche,gravimagnetiche, neutriniche,gluoniche,fotoniche.
Qualora le orbite della trivarietà topologica si presentassero vuote, mentre le
eccentriche animate trisfere abitate singolarmente, o totalmente, o perzialmente
dagli ontoquarks, l’attante arquark svelerà le supersimmetrie nucleari
dell’interagenza forte, le forze elettrodeboli, i fenomeni polari, i paradossi della
quinta antigravità o supergravitazionali, le singolarità chaosmiche dei buchi neri
aggettanti e dissipanti raggi fotonici.
4. Si è in presenza d’una ermeneutica quantica, utile per creare il sintagma delle
interagenze fondamentali ma lì si eventuerà la morfogenesi primigenia della
ontologia quantica della physis animata.