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ATTUALITÀ
Banca D’Italia,
rallenta il credito
all’economia
IMPRESE
Progetto
Agro Beo
APPROFONDIMENTO
Finanza agevolata,
importante strumento
per le imprese
CONSULENZA
La frode Carosello
AnnoIn.4·giugno2013·unacopia€3,00·PosteItalianeS.p.A.-SpedizioneinA.P.-D.L.353/2003conv.n.46art.1comma1Palermo
Speciale Start up
mensile del sistema economico e dell’intermediazione finanziaria
SICILIA
mensile del sistema economico e dell’intermediazione finanziaria
Inserto estraibile
JEREMIE SICILIA
Una guida per
la richiesta
dei finanziamenti
2 4/2013 - BANCA&IMPRESA
SICILIA
mensile del sistema economico e dell’intermediazione finanziaria
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SOMMARIO
Editoriale
03 Uno sguardo al futuro
Attualità
04 Banca D’Italia,
rallenta il credito
all’economia
Copertina
06 Start up che passione.
Dal decreto 2.0 agli
incubatori siciliani
08 E a Catania il
week end è Start up
11 Dall’Idea all’Exit,
le parole chiave
dell’ecosistema
Start up
12 Una Svpf per rendere
la Sicilia più veloce
13 Catania si candida
a diventare la prima
Start up city sul
modello di Old Street
15 Crowdfunding, la
nuova frontiera nella
raccolta di capitali
18 Le piattaforme di
crowdfunding in Italia
20 Due casi di successo
grazie alla raccolta
online
Approfondimento
22 Finanza agevolata,
importante strumento
per le imprese
Consulenza
30 Creazione fondi neri,
facciamo il punto sulla
tecnica contabile
33 La frode Carosello
Attualità
35 Banco popolare, nasce
il Comitato territoriale
Centro Sud
Imprese
37 Progetto Agro Beo:
ristorazione e
distribuzione prodotti
agroalimentari paesi
ex Jugoslavia - Est
Europa
Brevi
40 Palermo, Agrigento,
Caltanissetta, Catania
Nomine
46 Giuseppe Rovani,
Agostino Randazzo,
Venerando Faro,
Francesco Paolo
Ruffolo, Lorenzo Freni,
Mario Pagliaro
n. 4 · giugno 2013
34/2013 - BANCA&IMPRESA
EDITORIALE
B
anca & Impresa ha lavorato sul proprio restyling edi-
toriale e in contenuti. Da questo numero le nostre
uscite saranno monotematiche. Abbiamo pensato
infatti di dare, quindi, il giusto peso e la giusta attenzione
ai differenti temi che interessano le imprese e il settore
bancario e finanziario regionale. B&I SICILIA si fa così pon-
te culturale tra aziende, imprese e mondo bancario.
Realtà che meglio, forse, dovrebbero conoscersi e cooperare.
Questo primo numero monotematico di Banca&Impresa è
rivolto al mondo delle Start up. Un settore da porre sotto
la lente d’osservazione e studiare bene per capire come
interfacciarsi con nuove idee e nuove realtà. L’Italia della
ricerca scientifica (pubblica), lo sappiamo, è praticamente
ferma. I contributi a centri di ricerca, laboratori statali e
convenzionati, enti e Università vengono tagliati di Finan-
ziaria in Finanziaria, quando invece il mondo va in tutt’al-
tra direzione! Come possiamo pensare di competere e di
offrire soluzioni e prodotti innovativi al mercato se non lo
anticipiamo? E si sa, in questo i giovani sono sempre un
punto avanti.
di Massimo Mirabella
direttore Banca&Impresa
Uno sguardo al futuro
Buona Lettura
4 4/2013 - BANCA&IMPRESA
IL FINANZIAMENTO DELL’ECONOMIA
Nel 2012 i prestiti bancari alla clientela residente in Si-
cilia, già in rallentamento dalla seconda metà dell’anno
precedente, si sono ridotti dello 0,8 per cento (erano cre-
sciuti del 5,3 nel 2011). Il calo, sul quale hanno inciso
la debolezza della domanda e condizioni di offerta anco-
ra tese, ha interessato sia le famiglie consumatrici sia
le imprese, in particolare quelle di piccola dimensione
(-2,0 per cento). La contrazione del credito in Sicilia è
proseguita anche nei primi mesi del 2013 (-0,6 per cen-
to a marzo, -1,4 per cento per il solo settore privato). I
prestiti concessi dalle banche appartenenti ai primi cin-
que gruppi nazionali si sono ridotti del 2,2 per cento nel
2012, mentre il tasso di crescita dei finanziamenti delle
altre banche, seppure in rapida decelerazione dall’inizio
dell’anno, si è mantenuto positivo (0,7 per cento).
La fase di rialzo del costo dei finanziamenti erogati in
Sicilia, in atto dalla fine del 2010, è proseguita anche nel
2012; nel secondo semestre si sono osservati segnali di
attenuazione. Il tasso di interesse sui prestiti a breve ter-
mine praticato alla clientela regionale è salito al 7,8 per
cento a dicembre, in aumento rispetto al 7,4 della fine
dell’anno precedente, ma in ripiegamento dal picco regi-
strato a giugno (8,0 per cento). Il costo medio dei nuovi
finanziamenti a medio e a lungo termine è aumentato nel
primo trimestre del 2012 ed è tornato alla fine dell’anno
sui livelli dell’ultimo trimestre del 2011 (4,9 per cento).
IL CREDITO ALLE IMPRESE
In base ai dati della Centrale dei rischi, che comprendo-
no le segnalazioni delle banche e degli altri intermediari
finanziari, a dicembre del 2012 i prestiti al settore pro-
duttivo si sono ridotti dell’1,2 per cento su dodici mesi
(erano cresciuti del 3,0 nel 2011), riflettendo da un lato
la fase negativa del ciclo economico e la ridotta attività di
investimento, dall’altro il persistere di un atteggiamento
prudente nell’offerta di credito.
La riduzione dei prestiti ha interessato i servizi e il set-
tore delle costruzioni, sul quale pesa la perdurante de-
bolezza del mercato immobiliare. I finanziamenti sono
invece cresciuti nell’industria manifatturiera e, tra gli altri
settori, per le imprese dell’agricoltura e per quelle attive
nel comparto energetico.
Al netto dei passaggi a sofferenza, il calo dei mutui è sta-
to del 4,4 per cento (erano aumentati dell’1,7 nel 2011).
Tra le altre forme di finanziamento, la contrazione dei
crediti collegati alla gestione del portafoglio commerciale
(anticipi su fatture e altri crediti autoliquidanti) è stata
notevole (-12,8 per cento).
In base ai risultati dell’indagine della Banca d’Italia sulle
imprese industriali e dei servizi, nel 2012 solo il 40 per
cento delle imprese che hanno richiesto nuovi finanzia-
menti ha ottenuto l’intero importo, a fronte di quasi la
metà nel 2011.
Un’analisi riferita a un campione di circa 8mila società
di capitale con sede in regione, mostra che nel 2012
i prestiti bancari sono diminuiti per tutte le classi di ri-
schio delle imprese, classificate in base agli indicatori
della Centrale dei bilanci. La flessione è stata più accen-
tuata per le imprese vulnerabili e per quelle rischiose.
Per le imprese caratterizzate da condizioni di bilancio più
favorevoli, l’andamento del credito è stato differenziato in
base alla classe dimensionale di banca: gli intermediari
appartenenti ai primi 5 gruppi bancari nazionali hanno co-
minciato a contrarre i finanziamenti a questa categoria di
debitori dall’inizio dell’anno; il credito erogato dagli altri
intermediari alle imprese più solide ha invece continuato
ad aumentare fino alla prima metà del 2012, sebbene in
forte rallentamento rispetto al 2011, per poi ridursi nella
seconda parte dell’anno.
LA QUALITÀ DEL CREDITO
Tra il 2011 e il 2012 il flusso di nuove sofferenze ret-
tificate in rapporto ai prestiti vivi di inizio periodo (tas-
so di decadimento) è salito in Sicilia dal 2,6 al 3,2 per
cento. Il prolungarsi della fase congiunturale avversa ha
determinato un deciso peggioramento dell’indice per il
settore produttivo (dal 3,5 al 4,4 per cento); per le fami-
glie consumatrici il tasso di decadimento è cresciuto in
misura lieve (dall’1,7 all’1,8 per cento). Lo scadimento
del credito ha interessato in particolare i comparti delle
costruzioni e quello dei servizi; in quest’ultimo settore la
rischiosità ha raggiunto
il livello più elevato dall’inizio della crisi (4,6 per cento).
Per le imprese dell’industria manifatturiera l’indicatore si
è invece ridotto rispetto al 2011, anno nel quale si era
Banca D’Italia, rallenta
il credito all’economia
di Redazione B&I
estratto da: “Economie regionali.
L’economia della Sicilia” giugno 2013
ATTUALITÀ
54/2013 - BANCA&IMPRESA
registrato un elevato livello di insol-
venze. Il peggioramento della qualità
del credito è confermato anche dalla
dinamica dei finanziamenti caratteriz-
zati da un grado di anomalia minore
rispetto alle sofferenze. Tra il 2011 e
il 2012 l’incidenza dei crediti scadu-
ti, incagliati o ristrutturati sul totale
dei prestiti lordi è aumentata dal 6,8
all’ 8,9 per cento; anche in questo
caso l’incremento ha riguardato, tra
i principali settori, soprattutto le im-
prese. Alla fine del 2012 l’insieme
di tutti i crediti deteriorati (comprese
le sofferenze) rappresentava il 38,3
per cento dei finanziamenti al settore
produttivo (32,7 per cento nel 2011).
Gli indicatori prospettici basati sulle
transizioni delle posizioni tra le diver-
se classi di anomalia prefigurano un
ulteriore peggioramento del profilo di
rischio della clientela regionale.
La rapidità con cui i prestiti alle im-
prese si deteriorano, già elevata, è
ancora aumentata nel 2012: l’indice
di deterioramento netto, calcolato
come saldo tra i miglioramenti e i
peggioramenti della qualità dei credi-
ti, è passato da -6,8 a -8,5 per cen-
to. Il peggioramento si è concentrato
soprattutto nei prestiti in precedenza
privi di qualsiasi anomalia (in bonis)
e nel complesso è stato meno ac-
centuato di quello registrato nel Mez-
zogiorno.
Nonostante l’insorgere di nuove
sofferenze tra i crediti alle famiglie
consumatrici sia rimasto su livelli re-
lativamente contenuti, nel 2012, in
linea con la tendenza registrata nel
Mezzogiorno, sono tornate a cresce-
re in Sicilia le difficoltà di rimborso
dei mutui. L’indicatore delle situazio-
ni di anomalia, calcolato sui mutui
concessi nel corso dei tre anni pre-
cedenti a quello di riferimento, dopo
il calo registrato nel biennio succes-
sivo al picco del 2009, è salito al 2,7
per cento (2,1 per cento nel 2011; un
valore superiore sia a quello del Mez-
zogiorno sia alla media italiana (ri-
spettivamente 2,0 e 1,5 per cento). I
mutui concessi ai debitori più giovani
e agli immigrati hanno registrato un
tasso di anomalia lievemente inferio-
re a quello medio, anche per effetto
della maggiore selettività adottata
dalle banche nell’erogazione dei fi-
nanziamenti nei confronti di queste
categorie di prenditori.
Anche l’indice di deterioramento net-
to, che considera l’insieme di tutti i
prestiti erogati alle famiglie consu-
matrici, è peggiorato passando, tra
la fine del 2011 e la fine del 2012,
da -2,8 a -3,4 per cento. La dinami-
ca, concentratasi in particolare nel
secondo semestre dell’anno appena
trascorso, ha accresciuto il divario
sia con l’indice del Mezzogiorno sia
con quello medio italiano.
I RAPPORTI BANCA-IMPRESA
L’analisi su quasi 17mila imprese si-
ciliane, per le quali si dispone delle
segnalazioni alla Centrale dei rischi,
indica che tra il 2007 e il 2012 il nu-
mero medio di relazioni bancarie per
impresa, calcolato al netto delle ope-
razioni di fusione tra gli intermediari,
è rimasto stabile a 1,8 (3,0 conside-
rando le sole imprese pluriaffidate,
circa il 40 per cento del campione).
Sono invece diminuiti la quota del
credito concesso dalla banca prin-
cipale (dal 64,6 al 60,5 per cento)
e l’indice di Herfindahl (da 5.615 a
5.195), indicatore riassuntivo del
grado di concentrazione dei rapporti
tra banche e imprese.
Gli indicatori che descrivono le ca-
ratteristiche dei rapporti creditizi
presentano delle differenze
in funzione del settore di
appartenenza delle aziende
e dell’entità della loro espo-
sizione verso il sistema ban-
cario. A livello settoriale, il
grado di concentrazione è
più elevato nelle costruzio-
ni, dove maggiore è il peso
della banca principale e
minore è il numero di ban-
che con cui ogni azienda
intrattiene relazioni crediti-
zie. Indicazioni sulle carat-
teristiche dei rapporti con
le banche per classe dimen-
sionale di impresa possono essere
ottenute aggregando le informazioni
per classe di fido accordato. Al fine
di ottenere un campione maggior-
mente rappresentativo delle imprese
minori, è stato considerato il periodo
2009-2012, in modo da includere
anche le imprese con un ammontare
di credito accordato compreso tra 30
e 75mila euro, le cui posizioni debi-
torie erano, fino a dicembre 2008,
al di sotto della soglia di rilevazione
della Centrale dei rischi. L’analisi ha
evidenziato una sostanziale stabili-
tà del numero di relazioni creditizie
per tutte le classi di fido mentre la
diminuzione della quota della banca
principale ha interessato in misura
più marcata le imprese per le quali
le banche segnalavano un accordato
superiore a 5 milioni di euro.
Alla fine del 2012, la quota della
banca principale era pari all’88,8 per
cento nella classe di accordato mino-
re (fino a 250 mila euro); scendeva
al 46,5 per cento nella classe dimen-
sionale più elevata (oltre i 5 milioni
di euro). Mentre le imprese con fidi
sotto la soglia dei 250 mila euro ri-
sultavano sostanzialmente monoaffi-
date, quelle appartenenti alla classe
di accordato fino a un milione di euro
intrattenevano relazioni mediamente
con 2 banche, che salivano a 3 per
le imprese nella classe da 1 fino a 5
milioni di euro; oltre tale soglia, il nu-
mero medio di intermediari risultava
pari a circa 5.
Fonte: elaborazioni su dati Centrale dei rischi. Campione chiuso di imprese sempre
presenti nelle segnalazioni della Centrale dei rischi alla fine di dicembre di ogni anno
tra il 2009 e il 2012 e per le quali l’ammontare del credito utilizzato o accordato era
superiore a 30mila euro. (1) Dati riferiti al 2012 e rettificati per le operazioni di fusione
tra gli intermediari. Le classi di fido accordato sono definite sulla base degli importi
in migliaia di euro. – (2) Media ponderata per l’importo del credito utilizzato. Per ogni
censito e a ogni data, la banca principale è stata individuata sulla base del credito
utilizzato più elevato. – (3) Media semplice.
ATTUALITÀ
6 4/2013 - BANCA&IMPRESA
S
tart up che passione. Il
governo nazionale ne fa-
vorisce la nascita (il de-
creto 2.0) e tutti ne parlano. Un
linguaggio tecnico, importato da
altri settori, ma oramai non si può
fare a meno di parlare di seeds,
business angels, pitch eleva-
tor per legare all’economia una
speranza di ripresa. E che sulle
nuove imprese magari innovative
potrebbe ripartire il ciclo econo-
mico se ne sono accorti in tanti.
a partire dagli Stati Uniti dove la
crescita dell’occupazione è trai-
nata proprio dalle nuove imprese
che nascono. Ma anche in Sicilia
qualcosa si muove. Si muove il
pubblico ed anche il provato.
Da Palermo a Catania, passando
per Messina ma anche Trapani,
esiste nell’Isola un fermento nuo-
vo che potrebbe portare ad una
nuova classe imprenditoriale, mag-
giormente concentrata sulle pro-
prie risorse e sulle proprie capa-
cità e meno sull’aiuto della mano
pubblica. Un modello produttivo,
dunque, nuovo anche nell’Isola.
I semi di questo cambiamento
sembrano che siano stati gettati.
Complice la crisi economica ed i
cambiamenti vorticosi nel mondo
del lavoro, sono sopratutto i gio-
vani i primi ad avere capito che
per cambiare le cose conviene
rischiare. E rischio vuole dire in
questo caso voglia di fare impre-
sa. E se anche il governo nazio-
nale ha puntato sulle Start up,
allora vuole dire che qualcosa si
muove per davvero. E si muove
anche in Sicilia. Sono tre gli incu-
batori nell’Isola: il consorzio Arca
con sede a Palermo e quello di
Sviluppo Italia Sicilia con sede
a Catania e quello di Messina
gestito con Invitalia. In cantiere
anche il progetto di aprirne un
quarto (sempre tramite Sviluppo
Italia Sicilia - Invitalia) nell’Asi di
Termini Imerese.
A Palermo da tempo oramai (dal
2004) il consorzio Arca della Uni-
versità di Palermo promuove il
programma Start Cup che ogni
anno finanzia la crescita di una
idea imprenditoriale fino a farla
Start up che passione
Dal decreto 2.0
agli incubatori siciliani
di Luca De Stefani
Da Palemo a Catania, passando per Messina
e Termini Imerese, i casi di successo
“Sono tre gli incubatori
nell’Isola: il consorzio
Arca con sede a Palermo
e quello di Sviluppo Italia
Sicilia con sede a Catania”
COPERTINA
74/2013 - BANCA&IMPRESA
arrivare al mercato. Un vero e
proprio laboratorio di innovazio-
ne e creatività basato su busi-
ness plan e idee innovative. Un
modello del genere adesso si
vuole replicare anche per il Polo
decentrato di Trapani e che si vor-
rebbe esportare con la nascita di
un incubatore di impresa ai Can-
tieri Culturali della Zisa sotto le
insegne del Comune di Palermo.
Tutto bello? No. Ci sono anche
dei limiti, oltre alla tanta voglia di
fare. Quali? Secondo Fabio Mon-
tagnino, direttore del Consorzio
Arca il “limite rispetto a territori
più vocati industrialmente è una
scarsa cultura di impresa”. Per
usare una metafora come “piante
con le radici nude”.
Capire come funzionano i mecca-
nismi di impresa, quindi, prima di
avventurarsi in una avventura da
imprenditori. Altro anello debo-
le della catena, è poi il credito.
“Quello che manca è una fonda-
zione bancaria o una istituzione
che viene prima del mondo del
credito e che dia un imput incen-
trato su questo territorio”, ha ag-
giunto ancora Montagnino.
Ma non è solo l’Università che
si muove nel capoluogo. Ci sono
anche tante altre associazioni
che vogliono promuovere il fare
impresa. Tra queste Catamìati
(smuoviti, in siciliano) che “offre
creatività idee e risorse per lo
Start up di impresa”.
“Oltre al tradizionale spin off
universitario”, ha spiegato Mau-
rizio Giambalvo, uno dei soci di
Catamìati, “ci siamo noi che in-
tercettiamo una certa voglia di
fare impresa che parte dal basso
anche a Palermo”. Tra i problemi
riscontrati nel capoluogo ci sono
gli intoppi burocratici e, ancora
una volta, una difficoltà nell’ac-
cesso al credito.
Tutti gli istituti di credito, comun-
que, stanno iniziando a puntare
anche sulle Start Up con program-
mi e finanziamenti ad hoc, altri
hanno già prodotti a loro destinati.
Proprio per non perdere una fetta
di mercato che potrebbe rivelarsi
interessante e sulla quale hanno
puntato l’attenzione da tempo an-
che dei “concorrenti” come i fondi
di investimento, il private equity
o il crowdfounding . E il finanzia-
mento iniziale per una Start up è
di una cifra modesta “si parla di
circa 20-30 mila euro per portare
una idea di impresa alla operativi-
tà”, ha aggiunto Giambalvo.
Questo non perché i giovani im-
prenditori non siano coscienti di
cosa sia necessario “ma perchè
è cambiato anche il modo di lavo-
rare, adesso grazie alla rete più
snello veloce ed economico”, ha
aggiunto il responsabile della as-
sociazione palermitana.
Per quanto riguarda l’altro ver-
sante dell’Isola la punta di dia-
mante in Sicilia da questo punto
di vista sembra essere ancora
una volta Catania che si candida
a diventare una vera e propria
città delle Start up. Ma la storia
della classe imprenditoriale et-
nea è, in generale, più matura e
maggiormente radicata di quella
palermitana.
Qui è sopratutto la sezione gio-
vani di Confindustria, guidata da
Antonio Perdichizzi, che ha dato
il fuoco alle polveri delle Start
up riuscendo a creare un ecosi-
stema più attento a quello che
accade tra i giovani che vogliono
fare impresa. Anche l’università,
in questo caso, fa la sua parte
con la facoltà di economia che
da sempre studia le dinamiche
dell’innovazione e il modo di tra-
smettere buone pratiche dalle
imprese ai territori.
Palermo e Catania offrono servizi di tutoring e mentorship attraverso il pro-
prio staff e mettono a disposizione delle Start up i propri spazi e le attrezza-
ture e, nel caso di Palermo, anche un laboratorio per realizzare dei prototipi.
L’incubatore di Palermo si caratterizza per un maggiore legame con l’Uni-
versità e il mondo della ricerca, l’incubatore di Sviluppo Italia Sicilia ospita
principalmente aziende dell’indotto dell’elettronica e si caratterizza per l’of-
ferta di servizi di accesso alle fonti di finanziariamenti di debito (fondi per
il periodo post incubazione, garanzie sussidiarie, prestiti d’onore). Dall’inizio
delle attività di due incubatori hanno ospitato circa 80 Start up, Di queste
circa il 10% ha cessato l’attività durante o immediatamente dopo il periodo
di incubazione. Il processo di selezione della azienda da incubare avviene
attraverso candidature spontanee o, nel caso del consorzio Arca, attraverso
la competizio annuale Start Cup. Le aziende transitate presso l’incubatore
di Palermo sono attive principalmente nei settorei biomedicali, marketing,
servizi di ingegneria e telecomunicazioni. Presso l’incubatore di Catania pre-
valgono le aziende del settore elettronica, chimico e della progettazione.
Nel 2012 le 27 aziende complessivamente transitate presso il consorzio
Arca e ancora attive hanno registrato un fatturato di circa 3 milioni di euro,
occupando un totale di 120 persone. Nello stesso anno le 17 aziende attual-
mente presenti presso l’incubatore di Catania occupavano 180 lavoratori. Le
aziende ospitate presso gli incubatori siciliani hanno registrato in totale 10
brevetti, concentrati presso l’incubatore di Palermo. Per due aziende di que-
sto incubatore si sono avuti investimenti da parte di fondi di venture capital.
Cosa fanno gli incubatori nell’Isola
COPERTINA
8 4/2013 - BANCA&IMPRESA
F
ari puntati sulle Start up a Catania,
allo Zo Centro culture contempora-
nee, prima con una presentazione
di massa (con 60 secondi a disposizione
di ognuno) di idee e progetti di giovani
imprenditori e poi con il talk show “L’e-
conomia etica dell’industria non profit
italiana e dell’impresa sociale: le nuove
frontiere per uno sviluppo sostenibile”. A
concludere, il concerto di Legality Band
Project.
di Carlo Lo Re
Opportunità
di crescita
economica ma
anche sociale
E a Catania il week end
è Start up
Cornice complessiva è stata la kermes-
se “Start up Week End”, che ha visto
200 giovani aziende rappresentare il loro
modo di fare impresa con senso etico,
sociale e produttivo che guardi ai mercati
e all’economia con un occhio di sosteni-
bilità e progresso coerente ai territori.
L’imperativo odierno, lo sappiamo bene,
è risolvere il problema dell’occupazione,
soprattutto giovanile, ed è il tema cen-
trale, a giusto titolo, di questi ultimi anni
della discussione politica italiana ed eu-
ropea. Se l’incipit è dato anche da quei
6 miliardi già previsti dal programma
«Youth guarantee», la discussione si spo-
sta facilmente su quali strumenti attua-
re da subito perché si metta in atto una
politica duratura volta al cambiamento
sociale ed economico.
In tale scenario, l’economia etica co-
siddetta non profit si mostra come vera
occasione di evoluzione del sistema eco-
nomico odierno, mettendo in evidenza le
nuove frontiere di uno sviluppo sosteni-
bile e cogliendo le opportunità del mer-
cato nel momento della crisi economica
globale. Opportunità che sono di crescita
sociale, ma anche di consapevolezza di
un nuovo modo di essere attivi all’inter-
no della società civile ed economica del
proprio territorio glocalizzato.
COPERTINA
94/2013 - BANCA&IMPRESA
«Le organizzazioni, ma anche le imprese che porta-
no innovazione e cambiamento, lavorano attraverso
metodi nuovi nell’innovazione sociale, nello sviluppo
delle comunità locali, nella formazione dei talenti,
nella ricerca delle eccellenze e del merito e nella
qualità della democrazia, valorizzando e arricchendo
il mercato», ha spiegato a Banca&Impresa Antonio
Perdichizzi, presidente dei Giovani industriali di Con-
findustria Catania e vero cuore pulsante dell’impen-
nata siciliana di Start up negli ultimi anni. Per Perdi-
chizzi, «le caratteristiche, i punti di forza del modello
d’impresa sociale sono flessibilità, attenzione agli
aspetti relazionali, sviluppo del capitale umano, di-
mensione fortemente localizzata ma nel contempo
globale, organizzazione aperta al networking. Valo-
rizzando questi aspetti, l’impresa sociale può esse-
re utilizzata per un nuovo approccio della visione del
mondo industriale e del lavoro».
Lo “Start up week-end” presso Zo, nelle giornate del
24, 25 e 26 maggio, si è rivelato un contesto dav-
vero di primaria importanza per approfondire il tema
dell’«impresa giovane», come motore di innovazio-
ne di prodotti e servizi, incentivo allo sviluppo del
mercato del lavoro da porre al centro di una ripresa
economica locale e globale. Ovviamente, secondo
una prospettiva più etica, ecosostenibile e legale.
«Questa è la scelta obbligata dei nuovi imprenditori
di oggi, calati nel contesto del loro territorio», ha pro-
seguito Perdichizzi, «scatenare nuove imprese eco-
sostenibili e legali è l’arma per vincere su una crisi
culturale e sociale di un’economia che non guarda
più al futuro. Le nuove aziende sono un presidio
di legalità. La mafia non può chiedere il pizzo alle
“app”, visto che la loro sede è virtuale. Le Start up
nascono quindi nel rispetto delle regole e superano
i vincoli tradizionali di illegalità, infrastrutture, cre-
dito e burocrazia a suon di internazionalizzazione,
network e flessibilità».
Si stravolge la tradizionale suddivisione Stato-mer-
cato-non profit, insomma, perché l’innovazione so-
ciale è necessario che attraversi tutti i settori, che
li contamini e crei nuovi format di collaborazione e
nuovi schemi d’azione. «Si ampliano le visioni del
Il tavolo della giuria
COPERTINA
10 4/2013 - BANCA&IMPRESA
mondo delle Start up», ha notato Perdichizzi, «e ci
si apre all’incrocio dei network attivi. Interazione,
innovazione e collaborazione sono i principi base
dell’innovazione sociale, come ricorda “Il libro bian-
co dell’innovazione sociale” di Robin Murray, Julie
CaulierGrice e GeoffMulgan».
Del resto, coniugare utilità economica e utilità so-
ciale è possibile. «La chiave di volta per la costru-
zione del futuro dei giovani», ha sostenuto Umberto
Di Maggio, coordinatore Sicilia di Libera, «è proprio
nell’affidare le potenzialità del territorio alle ener-
gie e creatività imprenditoriali dei suoi giovani mi-
gliori. È per questo che l’educazione dei territori
passa attraverso l’educazione all’imprenditorialità
dei giovani».
Insomma, le Start up Italiane sono già un modello
inedito di innovazione tecnologica e sociale e pro-
babilmente finiranno con l’influenzare le tendenze
del mercato globale, trasformando l’economia che
lo anima. Perché quando l’innova-
zione oltre che tecnologica è an-
che sociale, il mercato si adegua
a una buona prassi che diventa
matrice di vero e duraturo svilup-
po economico e modifica anche
la governance, che oggi deve ne-
cessariamente essere tra tutte
parti sociali, elastica e attenta,
una sorta di convergenza d’inten-
ti volta ad azioni di sostegno per
connettere le reti e dare reali op-
portunità di lavoro ai giovani e di
crescita dei territori.
Uno dei progetti presentati
Sul palco con i vincitori
COPERTINA
114/2013 - BANCA&IMPRESA
“H
ow to be Silicon Valley”
è il memorabile arti-
colo del 2006 di Paul
Graham che descrive l’ecosistema
delle aziende digitali californiane,
patria delle maggiori Start up mon-
diali. Un luogo creativo che è cre-
sciuto, non si è costruito, perché le
Start up sono persone, non palazzi.
Punto focale dell’ecosistema sono
due tipi di persone che devono es-
sere necessariamente presenti per-
ché qualcosa accada: i Nerd e gli
Investitori.
I Nerd, o con sfumature diverse
Geek, Hacker o Maker, costituisco-
no il Team della Start up: gli Star-
tupper. Persone che, con passione,
coraggio e tenacia portano avanti la
loro Idea da realizzare. Per propor-
re l’Idea d’impresa occorre un di-
scorso, attentamente argomentato,
spesso presentato con il supporto
di slide: il Pitch, nel quale si descri-
vono il Mockup dell’Idea oppure un
suo Prototipo, il Business model,
indicando come si ha intenzione
di ricavare utili, i tempi e le risorse
necessarie per completare l’Execu-
tion del progetto. In molti casi gli
startupper sono aiutati dai Mentor,
persone che con competenza ed
esperienza contribuiscono allo svi-
luppo dell’idea.
Dall’altro lato del tavolo ci sono gli
Investitori. Generalmente i primi ad
investire su una nuova idea sono
i Business Angel, che sostengono
la Start up con il Seed, una parte-
cipazione finanziaria iniziale, con-
dividendo il know-how, i contatti e
partecipando al Consiglio di Ammi-
nistrazione. Il secondo livello di in-
vestimenti può arrivare dai Venture
Capitalist, investitori professionisti
o società d’investimenti che par-
tecipano finanziariamente in modo
cospicuo all’azienda, chiedendo
come contropartita un aumento an-
nuale del valore dell’azienda. Il pro-
cesso di conclude con le strategie
di Exit, la vendita della Start up nel
momento in cui si raggiunge il plus
valore del capitale. Tra le alternati-
ve: la vendita ad un’altra impresa
(Trade sale), il riacquisto da parte
del fondatore (Buy Back), la quota-
zione in borsa (Going Public).
Ovviamente l’ecosistema è molto
più complesso. Victor W. Hwang
e Greg Horowitt nel loro libro “The
Rainforest: The Secret to Building
the Next Silicon Valley” identifica-
no nelle «barriere sociali» (lingua,
di Francesco Passantino
Un modello americano che prende piede anche da noi
Dall’Idea all’Exit, le parole
chiave dell’ecosistema Start up
cultura, gruppi sociali, mancanza
di fiducia) il freno al potenziale in-
novativo, che impedisce gli scambi
(più proficui) tra individui profon-
damente diversi dal punto di vista
socio-culturale. L’efficacia del mo-
dello Rainforest è invece dovuta
all’esistenza di soggetti capaci di
connettere operatori economici di-
stanti tra loro e di creare un net-
work inclusivo. Ruolo svolto dai
Keystone che, grazie al carisma
ed all’autorevolezza, abbassano i
costi di transazione ed attenuano
i contrasti sociali.
Lo stesso Horowitt, lo scorso anno,
ha provato a definire il Rainforest
Canvas italiano, un ecosistema
molto vasto ed articolato costitui-
to da gruppi online (Italian Startup
Scene, Indigeni Digitali, …), even-
ti dal vivo (Codemotion, Startup
Weekend, TedX, European Maker
Faire, Spaghetti Open Data, …),
spazi reali come Coworking, Fablab,
e social incubators (The Hub, Talent
Garden, ...), Business Plan compe-
tition (StartCup, Premio nazionale
dell’Innovazione, Innovaction Lab,
Mind The Bridge, ItaliaCamp, ...),
Incubatori ed Acceleratori (Area
Science Park, Consorzio Arca,
Technopolis, Working Capital, Bar-
camper, H-Farm, Enlabs, Nana Bian-
ca, ...) e piattaforme di Crowdfun-
ding (Siamosoci, Eppela, …).
Anche in Italia quindi si compone il
modello. Per chi ha voglia di impa-
rare tanto e subito, per chi crede
che per avere successo bisogna
rischiare, per chi vuole creare una
cultura di lavoro diversa, per chi ha
la passione per l’idea, per chi vuole
essere autore del proprio destino.
Francesco Passantino
Dal 1990 Ricercatore, Consulente e Formatore nelle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione.
Ha fondato e lavorato per diverse Start up. Valutatore di imprese per banche ed altri enti. Ha fondato il
Google Developer Group di Palermo e co-fondato il progetto Sementor, che ad oggi ha portato 45 Start
up al pitch di fronte agli investitori. È Ambassador del progetto Working Capital di Telecom Italia e della
Maker Faire Rome. Svolge attività di Digital Strategist, con specializzazione in servizi Social Local Mobile.
COPERTINA
12 4/2013 - BANCA&IMPRESA
B
ella idea da Catania per coniugare solidarietà
e sviluppo economico. Si è infatti costituita,
presso l’Acceleratore Working Capital ospitato
da Telecom Italia la Svpf (Sicilian venture philanthropy
Foundation), una “Fondazione di partecipazione e co-
munità” che ha l’obiettivo di contribuire allo sviluppo di
un ecosistema dinamico per favorire l’imprenditorialità
sul territorio attraverso l’azione filantropica.
«Acceleriamo la Sicilia!» è il messaggio che unisce i
soci “pronti a mobilitarsi e sbracciarsi per sostenere
nuove generazioni e imprese” attraverso azioni volte
a migliorare la capacità di matching tra Start up ad
elevato potenziale di sviluppo. Il presidente è la pro-
fessoressa Elita Schillaci, già preside della facoltà di
Economia, che ha presentato le linee guida del pro-
gramma di attività, con riferimento all’interazione con
i soggetti leader nello screening delle idee imprendi-
toriali e all’attività di supporto legale per avvicinare i
neo-imprenditori e gli investitori della Fondazione.
Ma su quale scenario si muove la Fondazione? «Il siste-
ma economico e produttivo è in una fase di profondo
cambiamento, quest’ultimo è strutturale e non legato
unicamente alla crisi», ha spiegato la Schillaci, «una pri-
ma emergenza è la necessità di modificare alla radice
il nostro modello produttivo. Da crisi finanziaria, distan-
te e “per tecnici”, questa è diventata crisi economica,
sociale e istituzionale. È entrata nelle nostre famiglie,
ha toccato i nostri figli, ha chiuso le nostre aziende,
ha ridotto la nostra capacità di spesa, ha trasformato
l’eccellenza in eccedenza, ha aumentato il conflitto so-
ciale. Oggi la crisi sta dimostrando l’insostenibilità dei
modelli economici dominanti, dell’eccesso di consumi-
smo, di assetti fondati prevalentemente sul pubblico».
La risposta a questi fenomeni, di contro, è una vivace
attività di stimolo alla creazione d’impresa, che parte
proprio dal basso: la Fondazione, in quest’ottica, vuol
diventare uno strumento innovativo per collegare tutte
le realtà che creano questo fermento.
«La scommessa», ha proseguito Elita Schillaci, che è
già riuscita a coinvolgere diversi imprenditori in questo
progetto, «è quella di far diventare la Sicilia una “start
up Island” che possa offrire opportunità ed essere at-
trattiva per l’intera area euro-mediterranea. Non ci ser-
ve un ponte di ferro e cemento, ma un ponte digitale,
culturale, che leghi la nostra isola al resto del mondo.
Un ponte su cui transitino informazioni, idee, opportu-
nità. Questa è la strada e ci dobbiamo credere».
Come realizzare l’obiettivo? Sviluppando il capitale
di rischio attraverso una fondazione per la venture
philanthropy in Sicilia, capace di dare accesso al mer-
cato dei beni finali tramite il networking e colmando
l’assenza di una regia unica con un network tra per-
sone e associazioni che condividono valori e obietti-
vi. Questa è appunto l’Svpf.
Al centro la professoressa Schillaci
Un momento della presentazione
Una fondazione
per i neo imprenditori
Una Svpf per rendere
la Sicilia più veloce
di Carlo Lo Re
COPERTINA
134/2013 - BANCA&IMPRESA
P
iù di sessanta partecipan-
ti in rappresentanza di tre
diversi continenti (Europa,
America e Asia) e di undici diffe-
renti paesi sono intervenuti per
tre giorni a Catania fra il 23 e il
25 Maggio scorsi per discutere di
Start up, nuove iniziative d’impre-
sa ed ecosistemi imprenditoriali.
Un tema questo che è recente-
mente entrato a pieno titolo nel
dibattito sulle modalità di rilancio
della competitività dell’Italia in ge-
nerale e della Sicilia in particolare.
Si tratta dei lavori del convegno in-
ternazionale sull’imprenditorialità
dal titolo “Entrepreneurial Ecosy-
stems and the Diffusion of Star-
tups”, organizzato sotto gli auspici
dell’Academy of Management, divi-
sione imprenditorialità e animato
da quattro docenti, due americani
Sharon Alvarez (Ohio State Universi-
ty), Jay Barney (University of Utah),
e due siciliani Giovanni Battista
Dagnino e Rosario Faraci (questi
ultimi dell’Università di Catania). In
tale occasione è stato proposto un
programma con 26 relazioni basate
su paper di ricerca e 13 interventi
programmati, articolati in quattro ti-
pologie di sessioni per un totale di
nove parti oltre alla sessione inau-
gurale: tre sessioni presentazione
di lavori accademici, una sessione
di poster, due tavole rotonde, e in-
fine tre panel con esperti e pro-
fessionisti del settore. I tre panel,
in particolare, hanno concentrato
l’attenzione, rispettivamente, sui
programmi educativi per l’impren-
ditorialità, sull’esplorazione e sulla
creazione delle nuove opportunità
di business e, infine, sulle poten-
zialità di generazione di ecosistemi
imprenditoriali a livello locale.
Nel terzo panel, attraverso quat-
tro testimonianze di rilievo, fra cui
quella di un giovane studente uni-
versitario catanese di ingegneria
che, insieme alla sorella, ha dato
vita alla Start up flazio.com, ha as-
sunto ruolo preminente la presen-
tazione e la discussione dell’ecosi-
stema imprenditoriale di Catania,
la cui genesi e i processi attuali di
sviluppo hanno sollecitato notevole
coinvolgimento da parte dei parte-
cipanti stranieri e italiani.
La scelta della divisione impren-
ditorialità dell’Academy of Mana-
gement, la più grande accademia
mondiale di studiosi di discipline
aziendali e manageriali che conta
più di 25000 iscritti, non è stata
casuale. A Catania opera da diversi
anni una comunità di professori e
ricercatori che dell’imprenditorialità
ha fatto e continua a fare il cardi-
ne dei propri studi a livello italiano
e internazionale. E vi è una certa
esperienza accumulata nella pro-
mozione di incontri di presentazio-
ne di lavori di ricerca e di confronto
internazionale. Nel 2007 Catania
ospitò la Special Conference della
Strategic Management Society sul
tema delle nuove frontiere dell’im-
prenditorialità. Nel 2008 venne or-
ganizzato a Taormina, nella splen-
dida cornice del Grand Hotel San
Domenico, un workshop tematico
per operatori ed esperti su priva-
te equity e venture capital. Infine
nel 2010 si tenne a Roma, con
estensioni in alcune sedi italiane
(Catania compresa), il trentesimo
convegno mondiale della Strategic
Management Society.
A Catania inoltre si stanno creando
i presupposti per la realizzazione
Catania si candida a diventare
la prima Start up city
sul modello di Old Street
di Giovanni Battista Dagnino
e Rosario Faraci
COPERTINA
14 4/2013 - BANCA&IMPRESA
Rosario Faraci
Rosario Faraci è professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese nell’Università degli
Studi di Catania, dove è Presidente del corso di laurea in Economia Aziendale. È Presidente del
Capitt, il centro per l’aggiornamento delle professioni e il trasferimento tecnologico dell’Ateneo
catanese. Co-Editor della rivista “Journal of Management and Governance”, si occupa di imprendi-
torialità, corporate governance e imprese familiari. È giornalista pubblicista.
Giovanni Battista Dagnino
È professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese nell’Università degli Studi di Catania,
dove coordina il PhD in Economics and Management. È stato lead investigator dell’unità di ricerca
di Catania del progetto europeo FRIDA sullo sviluppo locale guidato dalle imprese àncora e dai loro
network di conoscenza e si occupa attivamente di sviluppo e innovazione a livello regionale, ecosi-
stemi imprenditoriali e Start up e strategie d’impresa.
di una Start up city con la progres-
siva formazione di un ecosistema
imprenditoriale locale che raccoglie
vari attori chiave del territorio: l’uni-
versità e le altre istituzioni a essa
collegate, le associazioni di catego-
ria, alcune grandi imprese (come
Telecom Italia che a Catania ha
recentemente inaugurato uno dei
tre acceleratori di impresa lancia-
ti in Italia) e una rete informale di
piccoli imprenditori, startuppers e
giovani universitari desiderosi di av-
viare una nuova impresa o di perfe-
zionare un progetto imprenditoriale
da condividere con altre imprese e
potenziali investitori.
Sempre a Catania, com’è noto, era
emersa qualche tempo fa l’Etna
Valley, un micro distretto dell’elet-
tronica e dell’informatica che ruota-
va intorno alla StMicroelectronics e
attraeva varie imprese che veniva-
no a operare sul territorio insieme
a numerose piccole e medie impre-
se di fornitura a elevata specializza-
zione. Negli ultimi anni l’Etna Valley
ha subito una graduale trasforma-
zione e oggi, alle pendici del vul-
cano più alto d’Europa che presto
diverrà patrimonio dell’Unesco, si
registra gran fermento per la nasci-
ta di una miriade di nuove iniziative
imprenditoriali non soltanto ad alta
tecnologia, che si realizza mediante
un’intensa rete di interconnessioni
e un clima di notevole informalità,
entusiasmo e passione tipico delle
fasi storiche in cui, nel nostro pae-
se, sorgevano i distretti industriali.
Nella Start up city proliferano le
opportunità per dare visibilità alle
idee e ai progetti dei giovani poten-
ziali e novelli imprenditori. Il corso
di laurea in Economia Aziendale, in-
sieme a Confindustria Giovani, da
un biennio conduce il concorso di
idee e progetti dal titolo “Start up
Academy”, che già dal prossimo
anno si avvia a divenire un’iniziati-
va tale da coinvolgere tutti i Dipar-
timenti dell’ateneo catanese. L’as-
sociazione Start up ha promosso,
per il secondo anno consecutivo,
Startup Weekend, un progetto di
tre giornate in cui i giovani incon-
trano docenti, professionisti, im-
prenditori e operatori finanziari per
poter riesaminare e affinare, insie-
me a occhi competenti, le proprie
idee imprenditoriali. Vi sono infine
alcune iniziative di livello nazionale,
come il contest di Working Capital
di Telecom Italia, che desta molto
interesse.
Sembra quasi che Catania voglia
imitare la vecchia Old Street dell’E-
ast End londinese, che recentemen-
te ha assunto notorietà a livello
globale quale centro elettivo delle
nuove iniziative imprenditoriali tec-
nologiche a rapido sviluppo. Tant’è
che ha persino cambiato nome,
assumendo l’appellativo di “Tech
City” o, più enfaticamente “Silicon
roundabout”, una nuova area ad
economia basata sulla creatività
che si auspica possa guidare il de-
stino della città nel ventunesimo
secolo. Cisco, Facebook, Google,
Intel, Vodafone e McKinsey insieme
a quattro atenei hanno già investito
capitali nell’area e così, nei cinque
anni dal 2008 al 2012, il numero
di iniziative tecnologiche presenti
è salito quasi vertiginosamente da
15 a circa 2000.
Eppure, come accade nel confron-
to in atto nella capitale inglese, ci
chiediamo se la retorica esistente
sulla Start up city corrisponda vera-
mente alla realtà catanese. Ovvero
ci troviamo davvero di fronte alla
gestazione di un cluster di nuove
iniziative innovative ad alta creati-
vità e ad alto potenziale di sviluppo
economico? Oppure occorre ancora
un po’ di tempo per giungervi? E
ancora: cosa è necessario fare per-
ché si possa assicurare alla città
etnea una nuova ondata vigorosa di
sviluppo innovativo? Le risposte po-
sitive a questi interrogativi potreb-
bero essere il volano per il futuro
della città e di una parte dell’Isola.
COPERTINA
154/2013 - BANCA&IMPRESA
“M
any things are impor-
tant factors, but fun-
ding from the ‘crowd’
is the base of which all else depen-
ds on and is built on”.
Quanto enunciato è il principio alla
base del concetto del crowdfun-
ding, battezzato nel 2006 da
Michael Sullivan. Parafrasando
potremmo dire che l’investimen-
to ed il sostegno all’innovazione
sono frutto della collaborazione,
e questa soprattutto ha bisogno
della “folla”.
Risale a poco più di un anno fa
la firma del Presidente degli Usa
Barak Obama del JOBS Act (Jum-
pstart Our Business Startups Act)
con cui si è legalizzato l’equity fun-
ding rivolto alle Start up negli Sta-
ti Uniti. Da allora si è fatta molta
strada per dare dignità e regola-
mentazione al sempre più accla-
mato sistema di raccolta del capi-
tale di rischio per i nuovi business,
alla luce della ristrettezza del si-
stema del credito bancario e delle
barriere all’ingresso poste dai tra-
dizionali investitori finanziari.
LO STATO DEL CROWDFUNDING
IN ITALIA
È recente l’articolo di Forbes
che parla dell’Italia come Pae-
se pioniere nel dotarsi di una
regolamentazione in materia di
crowdfunding, prima ancora degli
Usa, rimasti fermi al JOBS Act. A
scriverlo è David Drake, chairman
della LDJ, società di private equi-
ty newyorkese, sulla base della
recente normativa in materia pub-
blicata dalla Consob lo scorso 29
marzo, dopo poco più dei 90 gior-
ni previsti per l’attuazione della
norma del c.d. “Decreto Crescita
2.0”, che porta la firma dell’ex
Ministro dello Sviluppo Economi-
co e della sua task-force guidata
da Alessandro Fusacchia. Il rego-
lamento attuativo dell’art. 30 del
d.lgs n. 179/2012, ha introdotto
l’equity-based crowdfunding (“la
raccolta diffusa di capitali di ri-
schio tramite portali online”) nel
Testo Unico Finanziario. Il rego-
lamento è rimasto aperto per le
consultazioni pubbliche fino al 30
aprile scorso.
Crowdfunding, la nuova frontiera
nella raccolta di capitali
di Alessia di Raimondo
Per la rivista Forbes l’Italia paese pioniere
nella regolamentazione in materia
Le Start up innovative
potranno presto ricorrere
all’equity-based
crowdfunding fino ad un
totale di 5 mln di euro
COPERTINA
16 4/2013 - BANCA&IMPRESA
Le Start up innovative potranno
presto ricorrere all’equity-based
crowdfunding, ovvero potranno
emettere offerte di strumenti par-
tecipativi al capitale di rischio tra-
mite portali specializzati fino a un
totale di 5 milioni di euro.
Alla rilevazione del 27 maggio
2013 (consultabile nel dettaglio
a questo link http://startup.regi-
stroimprese.it/report/startup.pdf
le Start up innovative registrate
sono 811.
Queste alcune delle disposizioni
che sono contenute nel regola-
mento.
Istituzione di un registro che in-
clude i soggetti a cui è riservata
l’attività di gestione dei portali di
crowdfunding, inclusa una sezio-
ne speciale riservata ai “gestori
di diritto” (banche e istituti di fi-
nanziamento, inclusa la società
Poste Italiane) che comunicano
alla Consob lo svolgimento della
suddetta attività. Il registro è pub-
blicato online e liberamente con-
sultabile.
Sono richiesti i requisiti di ono-
rabilità e professionalità stabiliti
dalla Consob per la gestione delle
piattaforme. Tra i requisiti, figura
la capacità di valutare i progetti
imprenditoriali presentati sotto un
profilo economico-finanziario (piut-
tosto che tecnologico-innovativo).
La Consob riceve le domande di
ammissione al registro e risponde
entro 60 giorni.
Possono raccogliere capitali
online le Start up c.d. innovative.
La Start up può raccogliere un cor-
rispettivo totale di azioni di massi-
mo 5 milioni di euro.
Agli investitori professionali è
richiesta una percentuale di inve-
stimento obbligatoria pari al 5%
della totalità dell’offerta.
Vige l’obbligo per le Start up
innovative che intendono svolge-
re offerte di proprio capitale di
rischio tramite portali di inserire
nei propri statuti o atti costitutivi
misure idonee a garantire all’in-
vestitore una way out se la quota
di controllo passa di mano (clau-
sole convenzionali di recesso o di
tag along).
Altre disposizioni specifiche sono
relative al contenuto informativo
da fornire all’investitore, anche
per via multimediale.
L’Italia fa da apripista nel dotarsi
di una regolamentazione in ma-
teria di innovazione e sostegno
finanziario della stessa, e questo
è il segno che il nostro Paese
non sa solo imitare, ma anche
anticipare.
COME FUNZIONA IL
CROWDFUNDING? I MODELLI
DI RACCOLTA CAPITALI
Svariati i modelli di raccolta di ca-
pitali che possono essere adope-
rati dalle piattaforme.
Un primo modello di piattafor-
ma, il più diffuso, è il cosiddetto
reward-based. Questo si adotta
quando le persone che effettuano
una donazione per un progetto ri-
cevono in cambio una ricompensa
o un premio, siano essi tangibi-
li o intangibili (per es. un grazie
sul sito web). Questo può essere
ulteriormente diviso in due sotto-
classi principali: il modello “all-or-
nothing” - tutto o niente - di gran
lunga il più utilizzato, e il modello
“take-it-all” (prendi tutto).
Il primo si caratterizza per il limite
stringente posto dal tempo prefis-
sato entro il quale la somma tar-
get deve essere raggiunta, prima
che si effettui qualsiasi transa-
zione finanziaria. Se il target non
viene raggiunto, il finanziamento
si considera fallito, le transazioni
non avverranno e il denaro resterà
o verrà ritrasferito immediatamen-
te sul conto dei donatori. Noto
esempio al riguardo è la piattafor-
ma internazionale Kickstarter.
Il secondo - il “prendi tutto” - rila-
scia il finanziamento per il proget-
to a prescindere se esso raggiun-
ga o meno il proprio target entro la
scadenza prefissata. IndieGoGo è
uno degli esempi più noti (flexible
funding).
Un secondo modello di piattafor-
ma è l’ equity-based. Progettisti e
partner definiscono un periodo di
tempo e una somma target. Il tar-
get è poi diviso in migliaia di parti
uguali, che sono offerte tramite la
COPERTINA
174/2013 - BANCA&IMPRESA
piattaforma in forma di azioni a
prezzo fisso.
Le offerte vanno avanti fino a
quando non si raggiunge il target:
successivamente si entra nel vivo
dell’investimento. Il meccanismo
è decisamente più laborioso ed
un singolo progetto non giustifi-
cherebbe le procedure artificiose.
Negli scorsi due anni sono state
pensate due sottoclassi del mo-
dello per ovviare ai potenziali pro-
blemi: il modello cooperativa e il
modello club.
Il primo dei due - noto anche come
modello holding - crea una coope-
rativa in qualche modo fittizia che
funge da meccanismo di collezio-
ne dell’investimento: i contribuen-
ti individuali vengono radunati in
entità legali che investono nei pro-
getti. Un esempio è la piattaforma
italiana SiamoSoci.
Nel secondo si reclutano poten-
ziali investitori come membri di
un club di investimento chiuso.
L’offerta non viene fatta diretta-
mente al pubblico, potendo trarre
effettivo profitto dall’investimento
effettuato. Un esempio è costi-
tuito dalla piattaforma britannica
Crowdcube.
Tra i modelli social lending - o di
micro-finanza - si citano due clas-
si: il prestito peer-to-peer ed il
modello micro-prestiti. Il prestito
peer-to-peer è una transazione
finanziaria che avviene senza al-
cuna intermediazione: un gruppo
di persone presta piccole somme
di denaro alla stessa persona o
organizzazione. Questa è la logi-
ca delle italiane Smartika e Pre-
stiamoci. Il micro-prestito, invece,
fornisce servizi finanziari a clienti
con bassi redditi - consumatori e
lavoratori in proprio, per esempio -
raccogliendo il denaro da parte di
un gruppo di persone ed affidan-
done la gestione ad un interme-
diario locale. Kiva opera secondo
questo modello.
Di recente affermazione in Ita-
lia è il modello Do it Yourself
crowdfunding (DIY), ovvero proget-
ti di crowdfunding portati avanti
su piattaforme o siti web propri
piuttosto che su una piattaforma
di crowdfunding pubblica.
Ancora, esistono le piattaforme
che adoperano il modello do-
nation-based, secondo il quale
i fondi sono raccolti da una co-
munità per un’iniziativa divulgata
pubblicamente, ma non vi è alcun
ritorno finanziario per la folla. Il
ritorno può essere previsto sotto
forma di dono - come un libro, nel
caso di un editore, uno sconto,
un biglietto gratis per il concerto
di un gruppo pop - o non essere
previsto del tutto - come nell’a-
zione di crowdfunding attuata
per la campagna elettorale del
2008 del presidente degli Stati
Uniti B. Obama, che ha raccolto
oltre 137 milioni di dollari come
donazione.
LE CIFRE DEL CROWDFUNDING
IN ITALIA
Da un recente studio condotto da
Crowdfuture (www.crowdfuture.
net), la prima Convention italiana
sul tema, i numeri del crowdfun-
ding in Italia sono positivi. I pro-
getti ricevuti complessivamente
da tutte le piattaforme al mo-
mento del loro lancio sono più di
30mila - di cui oltre il 75% ricevu-
ti dalle piattaforme di social len-
ding - quelli pubblicati sono qua-
si 9mila, di cui il 28% ha avuto
buon esito, raccogliendo i fondi ri-
chiesti. Il valore complessivo dei
progetti finanziati è pari a 13 mi-
lioni, a cui concorrono in misura
rilevante le piattaforme di social
lending (78%) ed equity-based
(15%). Solo il 7% del valore tota-
le dei progetti finanziati è da im-
putarsi al reward/donation-based
crowdfunding.
I progetti ricevuti dalle piattafor-
me reward-based e donation-ba-
sed sono quasi 3000, di questi
1700 sono stati accettati ed il
22% è stato finanziato con suc-
cesso, per un totale che sfiora
il milione di euro. I progetti rice-
vuti dalle piattaforme di social
lending sono oltre 26000, di cui
oltre 5000 accettati, con una
percentuale di successo del 35%
(1855), per un totale di oltre 10
milioni di euro. Le piattaforme di
equity-based si fermano a circa 2
milioni di euro finanziati.
ALESSIA DI RAIMONDO
Dottoranda di ricerca in Economia e Gestione delle Imprese presso il Dipartimento di
Economia e Impresa dell’Università di Catania, con focus sulle tematiche di strategia d’im-
presa e venture capital. Visiting scholar presso il Dipartimento di “Strategic Management
and Entrepreneurship” della Rotterdam School of Management (Erasmus Universiteit, Rot-
terdam). Redattrice per la Sezione Tech di Fanpage.it e Vice Caporedattore per la Sezione
Business di Ninjamarketing.it. Alessia Di Raimondo ha recentemente avviato una collabo-
razione con A-tono, impresa del settore digital e mobile, come Product Marketing Manager
per i servizi premium. (Contatto mail: a.diraimondo@unict.it).
COPERTINA
18 4/2013 - BANCA&IMPRESA
COPERTINA
S
ono ventuno le piattaforme
di crowdfunding attive in
Italia (dato ad aprile 2013),
oltre le due in fase di lancio. Tra le
reward-based si registrano dodici
piattaforme, due sono equity-ba-
sed, due appartengono al modello
social lending e sette al modello
donation-based.
Segue una sintetica rassegna.
REWARD BASED - GENERALISTE
Boomstarter
www.boomstarter.com
Piattaforma nata a settembre 2011
partendo da un progetto di raccolta
fondi di 8mila euro, che adopera il
modello “take-it-all”.
Com-Unity
www.com-unity.it
Piattaforma lanciata nel marzo
2013 che adopera, in realtà, un
modello misto donation-reward, di
proprietà di Banca Interprovinciale
SpA e frutto della collaborazione
dello Studio SCOA. I progetti - a
contenuto umanitario, scientifico,
sociale e culturale - sono approvati
da un Comitato Etico, seguiti da un
Advisor, che ne valuta anche la fat-
tibilità e la rilevanza, ed affiancati
dalla Banca per ciò che concerne
l’erogazione delle somme raccolte.
Crowdfunding-Italia
www.crowdfunding-italia.com
Piattaforma datata ottobre 2012
che non prevede costi di registra-
zione e commissioni sulle transa-
zioni.
DeRev - www.derev.com
Lanciata a novembre 2012, la piat-
taforma ospita principalmente pro-
getti social, occupandosi anche di
petizioni e raccolta firme per attua-
re - da qui il nome - delle vere e
proprie rivoluzioni per il benessere
collettivo.
Eppela - www.eppela.com
Piattaforma aperta verso maggio
2011 che ha il suo focus di raccol-
ta fondi su progetti che spaziano
dall’arte alla tecnologia, dalla mu-
sica, all’innovazione sociale ed il
no-profit.
Kapipal - www.kapipal.com
Nasce nel 2009 e si rivolge a qual-
siasi progetto, anche di natura per-
sonale e modesta entità, come una
lista nozze o regali di compleanno.
Non richiede commissioni sulle
transazioni e la natura personale
dei progetti listati la rende il primo
esempio di crowdfunding platform
internazionale con tale focus.
Produzioni dal Basso - PdB
www.produzionidalbasso.com
Pioniera in Italia con la sua nascita
nel 2005, la piattaforma di Angelo
Rindone non prevede costi di regi-
strazione, commissioni ed interme-
diazione alcuna, mirando a finanzia-
re progetti autonomi e “dal basso”.
di Alessia di Raimondo
Le piattaforme di
crowdfunding in Italia
Starteed - www.starteed.com
Piattaforma operativa da settembre
2012 che integra la campagna di
raccolta fondi attraverso la commu-
nity con le successive fasi di svilup-
po e vendita del prodotto, diventan-
do piattaforma di e-commerce oltre
che di fundraising.
REWARD-BASED
LOCALI E/O SETTORIALI
Cineama - www.cineama.it
La piattaforma mista di
crowdsourcing e crowdfunding è
nata nel 2011. Questa è rivolta al
cinema, finanziando film, video mu-
sicali, cortometraggi, e quanto altro
correlato, coinvolgendo i cineamatori
in tutte le fasi pre- e post-creazione.
Finanziami il tuo futuro
www.finanziamiiltuofuturo.it
Piattaforma della Puglia (Valle d’I-
tria) destinata a sostenere progetti
per lo sviluppo territoriale. Nata ad
inizio 2013, è rivolta ai giovani dai
18 ai 35 anni residenti nei Comuni
di Alberobello (Ba), Cisternino (Br),
Locorotondo (Ba), Martina Franca
(Ta), Noci (Ba) e Putignano (Ba).
I progetti ammessi non possono
superare richieste dell’entità di
10mila euro e devono rientrare in
un orizzonte di attuazione dell’ope-
ra di massimo dodici mesi.
Kendoo - www.kendoo.it
La piattaforma operante nella pro-
vincia di Bergamo promossa da Me-
dia on (società editrice de “L’Eco di
Bergamo”) nasce nel 2013 ed è ri-
volta a progetti generalisti secondo
il modello “all-or-nothing”.
Musicraiser
www.musicraiser.com
Piattaforma fondata nell’ottobre
2012 dal cantante del gruppo Mar-
ta Sui Tubi, Giovanni Golino, e dalla
dj e producer Tania Varuni, che si
rivolge esclusivamente a proget-
ti musicali - tour, dischi, videoclip,
concerti.
194/2013 - BANCA&IMPRESA
COPERTINA
REWARD-BASED - DIY
CROWDFUNDING
Acquista con noi un pezzo di Sto-
ria (Torino) - www.palazzomadama-
torino.it/crowdfunding/
La campagna portata avanti dal
Palazzo Madama di Torino in 2
mesi ha raccolto quasi 90mila
euro, superando il target prefis-
sato di 80mila euro, per riportare
a Torino il servizio in porcellana
dei d’Azeglio. Il reward previsto in
cambio delle offerte consisteva in
entrate al museo, citazioni nei rin-
graziamenti, etc.
Community - Il film
www.communityilfilm.com/home
Il progetto mira a finanziare la
produzione di Community il Film,
una storia sociale raccontata at-
traverso un film comico. La rac-
colta si chiude a fine settembre e
dovrebbe raggiungere un target di
200mila euro.
Un Indovino Ci Disse - Il film
www.unindovinocidisse.it
La campagna è volta a finanziare
la produzione del film Un Indovino
Ci Disse, di Mario Zanot,
tratto dal libro Un Indovino Mi Dis-
se di Tiziano Terzani. A fine giugno
si chiuderà la raccolta, sperando
il raggiungimento del target di
500mila euro prefissato.
Vice Versa - Biennale di Venezia
http://viceversa2013.org/it/
crowdfunding-artisti-opere-arte
Raccolta fondi per sostenere la
produzione delle opere degli arti-
sti presenti alla mostra Vice Ver-
sa, in occasione della 55^ Bien-
nale di Venezia. La raccolta ha
una durata totale di 90 giorni e
finora ha raggiunto la cifra degli
85mila euro.
EQUITY-BASED
SiamoSoci - www.siamosoci.com
Si tratta di una piattaforma che
vuole favorire l’incontro tra inve-
stitori privati e Start up innovati-
ve - aziende non quotate, quindi
- anche attraverso investimenti di
gruppo (club deals). Il funding gap
che si intende colmare è quello
riscontrabile allo stadio del seed
investing. Stiamo parlando, quin-
di, di angel investor che agiscono
al primissimo stadio della “value
chain of capital”. Il background
imprenditoriale dei finanziatori è
un plus a vantaggio dei progetti in
fase di raccolta fondi.
We are starting
www.wearestarting.com
Piattaforma nata nel marzo 2013
per dare visibilità a progetti bril-
lanti e raccogliere i necessari ca-
pitali.
DONATION-BASED
BuonaCausa
www.buonacausa.org
La piattaforma consente ad as-
sociazioni, testimonial, aziende,
donatori e attivisti di collaborare
su iniziative e progetti di valore
sociale.
Fund for Culture
www.fundforculture.org
Piattaforma nata a Napoli nel
2010, ma ancora in fase “star-
tup”, che mira a finanziare inizia-
tive culturali - mostre, restauri,
archivi - promosse da artisti, as-
sociazioni no profit, fondazioni e
istituzioni pubbliche.
Iodono - www.iodono.com
Piattaforma di personal fundrai-
sing rivolta a progetti benefici ed
ONG. Nata nel 2010, la piattafor-
ma è opera della società milane-
se che opera nel database mana-
gement per i progetti editoriali e
no profit, Direct Channel.
Pubblico Bene
www.pubblicobene.it
Sostenuta dal progetto GECO
dell’Emilia Romagna, la piattafor-
ma è focalizzata sul giornalismo
d’inchiesta e vuole favorire la par-
tecipazione di lettori e giornalisti
allo sviluppo dell’editoria. Lo sco-
po è promuovere l’informazione
indipendente attraverso il modello
“community funded reporting”.
Rete del dono - www.retedeldono.
it
Piattaforma di personal fundrai-
sing nata nel 2011 e rivolta a pro-
getti no profit.
ShinyNote - www.shinynote.com
Nasce nel 2009, ma parte nel
2011 come piattaforma rappre-
sentativa di uno spazio condiviso
tra organizzazioni no profit e sem-
plici cittadini-utenti. Lo scopo è
narrare storie di persone comuni
e finanziare progetti di solidarietà.
Terzo Valore - www.terzovalore.
com
Servizio di Banca Prossima (Grup-
po Intesa SanPaolo) attraverso
cui le persone fisiche o giuridiche
(residenti in Italia, le prime, o con
sede legale in Italia, le seconde)
possono raccogliere fondi per i
clienti no profit di Banca Prossi-
ma. Il finanziamento della ban-
ca ammonta al 33% dei progetti,
più la parte non raccolta tramite
crowdfunding. Il tasso d’interesse
è fissato dal progettista ed aggiu-
stato, fino all’annullamento, dal
prestatore.
SOCIAL LENDING
Prestiamoci
www.prestiamoci.com
Piattaforma di personal fundrai-
sing volta allo scambio di capitali
tra privati senza alcuna forma di
intermediazione. Nasce nel 2010.
Smartika - www.smartika.it
Nata nel 2007, la piattaforma
parte nella prima metà del 2012
ad opera del gruppo Zopa Italia. Il
social lending è praticato secondo
le regole di vigilanza imposte da
Banca d’Italia.
20 4/2013 - BANCA&IMPRESA
A
l Behaviour Labs (nome che un po’ ricorda la
sezione di scienze del comportamento del-
l’Fbi, visto in tanti film e telefilm a stelle e
strisce) hanno una idea precisa: che un robot pos-
sa convivere con l’uomo, risultandogli anche utile.
Almeno quando si riuscirà a creare un rapporto
uomo-macchina in cui il robot non sia visto come
un’entità estranea.
L’azienda dei fratelli Marco e Daniele Lombardo,
basata a Catania, è senza dubbio una delle Start
up più innovative del panorama siciliano, tutta vol-
ta alla tematica dell’interazione uomo-robot, per la
verità introdotta da decenni da vari autori di scien-
ce fiction, uno per tutti Isaac Asimov. Mentre in
Giappone e Usa (ma, sorprendentemente, anche
in Francia) sia va verso una sociologia meta umana
in cui il robot è visto come un co-thinker e un co-
agent, alle falde dell’Etna i fratelli Lombardo stan-
no lavorando a un’applicazione di grande interesse
della robotica, quella terapeutica, soprattutto nel
campo dell’autismo.
«I bambini con autismo sono spesso attratti dal-
la tecnologia per la sua prevedibilità e per i ridot-
ti stimoli esterni da elaborare», hanno spiegato
a Banca&Impresa i fratelli Lombardo, «gli esperti
hanno poi recentemente evidenziato un aumento
del 30% del numero di interazioni sociali, nonché
una migliore comunicazione verbale in bambini con
autismo quando un si usa un robot».
E il miglioramento pare essere evidente non solo
nelle interazioni con il robot, ma anche nelle suc-
cessive interazioni con i genitori e terapisti.
«Tali promettenti risultati ci hanno spinto a studia-
re una soluzione per migliorare la vita quotidiana
dei bambini affetti da autismo, in modo da portare
speranza e conforto alle loro famiglie», ha eviden-
ziato i Lombardo, «anche considerando che oggi in
tutto il mondo, in più di venti istituzioni si educano
i bambini affetti da autismo utilizzando in classe
l’automa chiamato Nao come un compagno diver-
tente e interattivo».
I due fratelli catanesi non hanno dubbi: «corretta-
mente sviluppata, la nuova soluzione di “edutaining
robotica” rivoluzionerà il modo in cui la società si
avvicina alla cura dell’autismo, comprendo al me-
glio le esigenze dei bambini affetti dal grave proble-
ma». Del resto, è certo migliore la compagnia di un
robot che quella del cinico fratellastro interpretato
da Tom Cruise in Rain Man.
di Carlo Lo Re
Un robot per terapeuta
Due casi di successo gra
Un momento della presentazione del robot
COPERTINA
214/2013 - BANCA&IMPRESA
L
e Iotatola sono Serena Ganci
e Simona Norato, palermitane
doc il cui incontro avviene nel
marzo 2010, vincendo l’edizione di
Musicultura di quell’anno.
“Incontrarsi è stato come specchiar-
si riuscendo però a vedere la parte
meno manifesta di ciascuna, l’alter
ego” - dicono Serena, l’esuberante, e
Simona, la timida.
Le due artiste aggiungono: “Da quan-
do abbiamo cominciato a scrivere e
suonare insieme succedono cose
nuove, promettenti. In un anno ab-
biamo scritto un disco e lo abbiamo
pubblicato, abbiamo persino vinto
dei soldi veri. Un’altra grande verità
infine è che ci divertiamo moltissimo,
entrambe vogliamo sublimare la con-
dizione sognante di chi è rimasto im-
brigliato nella post-adolescenza.”
Nel 2011 pubblicano il primo disco
Divento Viola con Mafi/Rossodisera
e sotto la direzione artistica di Mauri-
zio Filardo. Serena Dandini le invita a
“Parla con me” per due puntate con-
secutive, consacrando così l’inizio di
un lungo tour Italiano.
Tra le altre partecipazioni: Musicultu-
ra tour (con Paola Turci); Premio Tenco
2011; Asiago Live (su Radio Rai); Per
fortuna che c’è Radio Due (condotto
da Simone Cristicchi e Nino Frassi-
ca); Radio Due Social Club (condot-
to da Luca Barbarossa); Pop Komm
(Berlino); Alimentation Generale (Pari-
gi). Ad oggi Serena e Simona, amanti
inguaribili della contaminazione, han-
no creato insieme ai Teatri Alchemici
il primo irreality show sull’ambizione
(B-Ambitious).
Nel 2013 hanno allestito un tributo
elettronico a Giuni Russo, autrice
conterranea tristemente dimenticata
dalla musica italiana.
COSA HA RAPPRESENTATO IL
CROWDFUNDING PER IOTATOLA?
Serena e Simona raccontano di es-
sersi avvicinate al crowdfunding - ri-
sorsa “ultra-democratica”, come la
definiscono - grazie a un caro amico,
Giovanni Gulino (cantante dei Marta
sui Tubi), che da un paio d’anni si oc-
cupa, in Italia, di Musicraiser (www.
musicraiser.com). La proposta di in-
serimento del loro progetto sulla piat-
taforma è parsa subito molto stimo-
di Alessia Di Raimondo
Iotatola: il successo
del crowdfunding
approda in Sicilia
lante, non solo per il reale contributo
economico che ne è conseguito, ma
anche e soprattutto perché ha dato
loro una buona percezione dell’affet-
to che i fan riservano alle due can-
tanti da sempre. Ha destato sorpre-
sa l’evidenza che tante anime non
imparentate con loro abbiano messo
le mani in tasca per sostenere il loro
progetto: la musica, la produzione
creativa, un disco.
E questa manifestazione di interesse
e partecipazione è giunta in un mo-
mento storico e sociale avverso per
la discografia italiane e per l’econo-
mia tutta del Paese.
Dall’avvio della raccolta hanno ricava-
to 4000 euro. Ad ogni quota versata
corrisponderà una ricompensa (una
copia autografata del disco in usci-
ta, un gadget, un concerto privato.),
come meccanismo tipicamente alla
base delle piattaforme reward-based,
quale Musicraiser è. Il disco, prodot-
to da Maurizio Filardo per Mafi/ros-
sodisera, si intitola Pop Corner e rap-
presenta un’evoluzione delle vecchie
sonorità delle Iotatola in una direzio-
ne più pop e più elettronica. Un super
ospite interpreta uno dei loro incisi,
Samuel dei Subsonica, artista eclet-
tico e fanatico della sperimentazione
che già negli anni novanta ispirava la
formazione musicale delle cantanti.
Forse questo è stato uno dei fattori
che hanno fatto da attrattore per con-
vincere la folla di musicraiser a crede-
re nel progetto. Poco conta il perché;
ciò che conta è che il meccanismo
ha funzionato ed un progetto sicilia-
no decollerà grazie al successo della
raccolta fondi partecipativa. Il tour
per il lancio del disco comincerà il 21
giugno ai Cantieri Culturali di Palermo
in occasione del Gay Pride 2013.
azie alla raccolta online
COPERTINA
22 4/2013 - BANCA&IMPRESA
“B
uonasera Dottore”
“Buonasera, mi dica”
“Ho un’idea imprenditoria-
le incredibilmente innovativa, che sul
mercato non potrebbe non avere suc-
cesso”
“Perfetto!”
“C’è fondo perduto?”
Ecco, arriva la domanda fatidica - il
fondo perduto - che a me lascia in-
terdetto, perché nasconde sempre
un’ insidia, la mancanza di spirito
di rischio da parte dell’imprenditore,
che aspetta solo l’aiuto dello stato o
della comunità europea per avviare
tali iniziative, o peggio ancora, vuole
lucrare sull’investimento.
Un mio illustre mentore mi disse: “se
ad un’idea per primo non ci crede un
imprenditore, così tanto da metterci i
soldi di tasca propria, perché dovreb-
be crederci lo stato?”, da quel mo-
mento ho cambiato ottica sulla piani-
ficazione aziendale, specie quando si
tratta di finanza agevolata.
È chiaro che “fare di tutta l’erba un
fascio” sull’imprenditoria che ricor-
re soltanto a forme di finanziamenti
agevolati per implementare o avviare
nuove iniziative, che mai come in que-
sto momento storico sono una tra le
pochissime modalità di impiego rima-
ste, è sbagliato e superficiale, ma la
consapevolezza di un impegno azien-
dale pianificato ed economicamente
perseguibile spesso si scontra con
una cultura manageriale alquanto de-
ficitaria (nella media) tra i proponenti.
L’approccio di strategia aziendale
che sfrutta le opportunità offerte dal-
la finanza agevolata, per rafforzare
ed implementare la propria attività
è sicuramente corretta, sana e diffi-
cilmente di breve durata (destinata
a perdurare nel lungo periodo). L’ap-
proccio all’imprenditoria perché c’è il
contributo in c/capitale da parte del-
lo stato, spesso si risolve in iniziative
già destinate a morire che lasciano
strascichi legali, fiscali e personali
non di poco conto.
Il compito del consulente che si in-
terfaccia continuamente con le pro-
poste imprenditoriali finalizzate alla
redazione di business plan per opera-
zioni straordinarie implica la capacità
di demarcare queste due categorie di
imprenditori, indirizzando la propria
prestazione alla massimizzazione del
risultato.
D’altro canto però dobbiamo prende-
re coscienza che in un contesto eco-
nomico sempre più dinamico e com-
petitivo (con poco supporto banca-
rio), diventa di importanza fondamen-
tale per tutte le imprese la capacità
di poter reperire e gestire le risorse
finanziarie in linea con l’evoluzione
tecnologica e le esigenze dei mercati.
La scelta delle migliori strategie fi-
nanziarie rappresenta quindi una
delle variabili che influenzano diretta-
mente le performance economiche e
reddituali delle imprese di qualsiasi
dimensione.
Tra gli strumenti finanziari a disposi-
zione dell’impresa per far fronte alle
esigenze sia di lungo che di breve
periodo, assumono particolare va-
lenza strategica le agevolazioni per
le attività economiche previste dalle
normative esistenti. Le autorità politi-
che sono quindi soggetti “fornitori” di
risorse finanziarie per l’impresa, ge-
neralmente a condizioni più favorevoli
rispetto al mercato, perché destinate
a favorire o sviluppare determinati
settori ritenuti prioritari, a controbi-
lanciare le disparità esistenti a livello
geografico o dimensionale, ad incre-
mentare l’occupazione, ecc.
La finanza agevolata può rappresen-
tare, quindi, un importante strumento
per le imprese che vogliono effettua-
re investimenti sia materiali che im-
materiali in vari ambiti:
-
dale: ottenimento di certificazioni di
qualità, acquisto di macchinari, terre-
ni o edifici, formazione del personale,
incremento della sicurezza sul lavoro,
aumento del risparmio energetico.
-
ne di studi di fattibilità, realizzazioni
di dimostratori tecnologici o di proto-
tipi industrializzabili.
I vantaggi che è possibile ottenere
attraverso la finanza agevolata sono
svariati e variano in funzione di vari
fattori, quali ad esempio le dimensioni
Finanza agevolata, importante
strumento per le imprese
di Vincenzo Petracca
Dottore commercialista
Linking srl
APPROFONDIMENTO
JEREMIE SICILIA
PER INFORMAZIONI:
REGIONE SICILIANA
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INSERTO
SPECIALE
C -
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PRODOTTO IN SINTESI
Beneficiari
Le micro imprese, anche ditte individuali (comprese le Start up), con sede
legale e/o unità produttiva nel territorio della Regione SICILIANA che rea-
lizzano investimenti materiali ed immateriali, materie prime e scorte.
CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO
Come funziona
L’agevolazione si concretizza in un finanziamento chirografario o ipo-
tecario costituito da una quota regolata a tasso variabile parametrato
all’Euribor 3 mesi e una quota regolata a tasso zero, grazie all’inter-
vento del FEI.
CONDIZIONI DEL FINANZIAMENTO
Importo: Importo massimo 25mila euro.
Durata: Fino a 72 mesi comprensivi del periodo di preammortamento
che non può eccedere 1/3 della durata complessiva del finanziamento
(durata inferiore in caso di finanziamento di solo circolante)
Modalità di rimborso: Addebito in conto corrente
Periodicità di rimborso: Trimestrale con scadenza trimestri solari
Modalità di erogazione: In un’unica soluzione o a Stato d’avanza-
mento lavori (max2)
Tasso:
SEDI UNICREDIT PER LA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE
DISTRETTO INDIRIZZO COMUNE PROVINCIA
DISTRETTO AGRIGENTO PIAZZALE ALDO MORO, 1 AGRIGENTO AGRIGENTO
DISTRETTO CASTELTERMINI CORSO UMBERTO I, 11/13 CASTELTERMINI AGRIGENTO
DISTRETTO FAVARA PIAZZA VESPRI, 4 FAVARA AGRIGENTO
DISTRETTO LICATA CORSO UMBERTO, 102 LICATA AGRIGENTO
DISTRETTO PORTO EMPEDOCLE VIA ROMA, 26/28 PORTO EMPEDOCLE AGRIGENTO
DISTRETTO RAFFADALI VIA NAZIONALE, 127 RAFFADALI AGRIGENTO
DISTRETTO RIBERA CORSO UMBERTO I, 44 RIBERA AGRIGENTO
DISTRETTO SCIACCA PIAZZA MARIANO ROSSI, 24 SCIACCA AGRIGENTO
DISTRETTO CALTANISSETTA CORSO UMBERTO I, 122 CALTANISSETTA CALTANISSETTA E ENNA
DISTRETTO ENNA VIA ROMA, 367/369/371 ENNA CALTANISSETTA E ENNA
DISTRETTO GELA CORSO VITTORIO EMANUELE, 257 GELA CALTANISSETTA E ENNA
DISTRETTO MAZZARINO CORSO VITTORIO EMANUELE, 153 MAZZARINO CALTANISSETTA E ENNA
DISTRETTO MUSSOMELI VIA PALERMO, 21 MUSSOMELI CALTANISSETTA E ENNA
DISTRETTO NICOSIA PIAZZA GARIBALDI, 11/13 NICOSIA CALTANISSETTA E ENNA
DISTRETTO PIAZZA ARMERINA PIAZZA BORIS GIULIANO, 5 PIAZZA ARMERINA CALTANISSETTA E ENNA
DISTRETTO ACIREALE VIA RUGGERO SETTIMO, 6 ACIREALE CATANIA
DISTRETTO ADRANO PIAZZA UMBERTO I,54 ADRANO CATANIA
DISTRETTO BRONTE PIAZZA CASTIGLIONE, 3 BRONTE CATANIA
DISTRETTO CATANIA CENTRO CORSO SICILIA, 8 CATANIA CATANIA
DISTRETTO CATANIA CORSO SICILIA CORSO SICILIA, 36 ANG. VIA GIACOMO PUCCINI CATANIA CATANIA
DISTRETTO CATANIA D’ANNUNZIO VIALE VITTORIO VENETO, 159 CATANIA CATANIA
DISTRETTO CATANIA S.EUPLIO VIA S.EUPLIO, 9 CATANIA CATANIA
DISTRETTO CATANIA VERGA PIAZZA G. VERGA, 43 CATANIA CATANIA
DISTRETTO ETNA SUD VIA GRAMSCI, 29 GRAVINA DI CATANIA CATANIA
DISTRETTO GIARRE PIAZZA MONSIGNORE BONADIES, 2 GIARRE CATANIA
DISTRETTO MISTERBIANCO CORSO CARLO MARX, 3 (1° piano) MISTERBIANCO CATANIA
DISTRETTO PATERNO’ VIA G.B. NICOLOSI, 74 PATERNO’ CATANIA
DISTRETTO MESSINA CAIROLI PIAZZA CAIROLI, 46 MESSINA MESSINA
DISTRETTO MESSINA GARIBALDI CORTINA DEL PORTO IS.3 - VIA GARIBALDI, 102 MESSINA MESSINA
DISTRETTO MESSINA LIBERTÀ VIA LIBERTÀ, 209/211- IS.517 MESSINA MESSINA
DISTRETTO TAORMINA VIA UMBERTO, 91 TAORMINA MESSINA
DISTRETTO VILLAFRANCA TIRRENA VIA NAZIONALE, 97 VILLAFRANCA TIRRENA MESSINA
DISTRETTO BARCELLONA POZZO DI GOTTO VIA ROMA, 86/88 BARCELLONA P. GOTTO MILAZZO E SANT’AGATA DI MILIT.
DISTRETTO CAPO D’ORLANDO VIA VITTORIO VENETO, 50 CAPO D’ORLANDO MILAZZO E SANT’AGATA DI MILIT.
DISTRETTO MILAZZO PIAZZA C. DUILIO, 1/3 MILAZZO MILAZZO E SANT’AGATA DI MILIT.
DISTRETTO MISTRETTA VIA NAZIONALE, 27 MISTRETTA MILAZZO E SANT’AGATA DI MILIT.
DISTRETTO PATTI PIAZZA MARIO SCIACCA, 10 PATTI MILAZZO E SANT’AGATA DI MILIT.
DISTRETTO SANT’AGATA DI MILIT. VIA MEDICI, 128 SANT’AGATA DI MILIT. MILAZZO E SANT’AGATA DI MILIT.
DISTRETTO PALERMO CORSO CALATAFIMI Via Roma 183 PALERMO PALERMO
DISTRETTO PALERMO CORSO DEI MILLE CORSO TUKORY, 10 a PALERMO PALERMO
DISTRETTO PARTINICO LARGO MODICA, 9 - ANGOLO CORSO DEI MILLE PARTINICO PALERMO PROVINCIA
DISTRETTO SAN GIUSEPPE JATO VIA UMBERTO I, 377 ANG. VIA NUOVA SAN GIUSEPPE JATO PALERMO PROVINCIA
DISTRETTO TERMINI IMERESE VIA FALCONE E BORSELLINO, 87 TERMINI IMERESE PALERMO PROVINCIA
DISTRETTO VILLABATE CORSO VITTORIO EMANUELE, 342/344 VILLABATE PALERMO PROVINCIA
DISTRETTO CALTAGIRONE PIAZZA UMBERTO I, 16/18 CALTAGIRONE RAGUSA
DISTRETTO COMISO PIAZZA FONTE DIANA, 19 COMISO RAGUSA
DISTRETTO MODICA VIALE MEDAGLIE D’ORO, 12/A MODICA RAGUSA
DISTRETTO PALAGONIA VIA VITTORIO EMANUELE, 86 PALAGONIA RAGUSA
DISTRETTO RAGUSA CORSO ITALIA CORSO ITALIA, 107 RAGUSA RAGUSA
DISTRETTO RAGUSA VITTORIO VENETO CORSO VITTORIO VENETO, 819 RAGUSA RAGUSA
DISTRETTO SCICLI PIAZZA ITALIA, 28 SCICLI RAGUSA
DISTRETTO VITTORIA VIA R. CANCELLIERI, 25 VITTORIA RAGUSA
DISTRETTO AUGUSTA VIA PRINCIPE UMBERTO, 60 AUGUSTA SIRACUSA
DISTRETTO PALERMO DA VINCI VIA PACINOTTI, 16 PALERMO PALERMO
DISTRETTO PALERMO DON BOSCO PIAZZA DON BOSCO, 5 PALERMO PALERMO
DISTRETTO PALERMO E. ORLANDO PIAZZA VITTORIO E. ORLANDO, 5 PALERMO PALERMO
DISTRETTO PALERMO LE CROCI VIA DELLA LIBERTÀ, 46 PALERMO PALERMO
DISTRETTO PALERMO RUGGERO SETTIMO VIA RUGGERO SETTIMO, 26 PALERMO PALERMO
DISTRETTO PALERMO UNITÀ D’ ITALIA PIAZZA UNITÀD’ITALIA, 16 PALERMO PALERMO
DISTRETTO PALERMO VIA DELLA LIBERTÀ VIA DELLA LIBERTÀ, 46 PALERMO PALERMO
DISTRETTO PALERMO VIA ROMA VIA ROMA, 183 PALERMO PALERMO
DISTRETTO PALERMO VIALE STRASBURGO VIALE STRASBURGO, 562 PALERMO PALERMO
DISTRETTO BAGHERIA CORSO UMBERTO I, 85 BAGHERIA PALERMO
DISTRETTO CARINI VIA UMBERTO I, 52 CARINI PALERMO
DISTRETTO CEFALU’ PIAZZA GARIBALDI, 2 CEFALU’ PALERMO
DISTRETTO CORLEONE PIAZZA NASCÈ, 12 CORLEONE PALERMO
DISTRETTO AVOLA VICO DOLFI, 8 ANGOLO VICO BELLINI AVOLA SIRACUSA
DISTRETTO FLORIDIA VIA ARCHIMEDE, 88 FLORIDIA SIRACUSA
DISTRETTO LENTINI PIAZZA RAFFAELLO, 5 LENTINI SIRACUSA
DISTRETTO PACHINO VIA LINCOLN, 7/11 PACHINO SIRACUSA
DISTRETTO SIRACUSA ARCHIMEDE PIAZZA ARCHIMEDE, 7 SIRACUSA SIRACUSA
DISTRETTO SIRACUSA TISIA VIALE TISIA, 122 SIRACUSA SIRACUSA
DISTRETTO ALCAMO PIAZZA CIULLO, 10 ALCAMO TRAPANI
DISTRETTO CASTELLAMMARE DEL GOLFO C.SO GARIBALDI, 145 - ANG. VIA QUINT. SELLA C.MARE DEL GOLFO TRAPANI
DISTRETTO MARSALA VIA XI MAGGIO, 91 MARSALA TRAPANI
DISTRETTO MAZARA DEL VALLO PIAZZA MOKARTA, 7 MAZARA DEL VALLO TRAPANI
DISTRETTO SALEMI VIA G. AMENDOLA, 112 SALEMI TRAPANI
DISTRETTO TRAPANI GARIBALDI VIA GIUSEPPE GARIBALDI, 9 TRAPANI TRAPANI
DISTRETTO TRAPANI MATTARELLA Corso Piersanti Mattarella 19/21 TRAPANI TRAPANI
REQUISITI SOGGETTIVI
E OGGETTIVI PER LA
PARTECIPAZIONE
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…ma anche scorte di prodotto
“La mia esperienza con Unicredit e Fondo JEREMIE è
ad ottenere un finanziamento per un importo di 25mila euro per acquistare scorte di ma-
Pozzo di Gotto, è legata al commercio all’ingrosso di prodotti per alimenti come conteni-
tori, buste, carta e attrezzi vari. Sono riuscito ad ottenere il finanziamento suddiviso tra
il 55% a carico della Unicredit e il restante 45% sul Fondo Jeremie. La restituzione dello
stesso avviene a mesi alterni permettendomi così di lavorare meglio senza scadenze
troppo vicine tra loro”.
Un mutuo per ripartire...
“Il mio impegno professionale è legato allo Studio di
consulenza dati fiscali che gestisco - così Massimo
Patti della Micale sas, studio di consulenza attivo a
Santo Stefano di Camastra, che ci racconta la sua
esperienza con il Fondo Jeremie per le imprese - eravamo già attivi dal 2005. Grazie ad
Unicredit siamo riusciti ad effettuare la ristrutturazione edilizia del nuovo studio per poter
lavorare meglio e integrare i servizi offerti ai miei utenti. Il prestito a cui ho avuto accesso
è un mutuo per ristrutturazione su 48 mesi per un totale di 25mila euro. Il 45% dell’im-
porto da restituire sarà a tasso 0 mentre la restante parte ad un tasso di mercato stan-
dard. Inoltre, come da contratto, inizieremo a pagare la prima rata del mutuo alla 17ma
mensilità. Per i primi sedici mesi infatti si va in pre-ammortamento. L’intera procedura per
l’ottenimento del mutuo è stata semplice e in quattro mesi avevo già avuto l’esito”.
274/2013 - BANCA&IMPRESA
della società e la tipologia di incentivi
a cui si accede. In generale la forma di
agevolazione che è possibile ottenere
può riguardare:
-
no generalmente erogati a fronte di
investimenti per lo sviluppo dell’a-
zienda.
-
buti erogati al fine di agevolare l’ac-
cesso al credito bancario da parte
delle società; tali contributi consento-
no di ottenere finanziamenti bancari
a tassi molto agevolati.
-
stinato a compensare le imposte do-
vute all’erario.
Non è oggetto di questo articolo il
puro tecnicismo sulla finanza agevo-
lata quanto una panoramica sulle for-
me di finanza agevolata attualmente
presenti in Italia e soprattutto le pro-
spettive future.
Attualmente, in una fase in cui i gran-
di programmi comunitari si stanno
esaurendo, essendo l’orizzonte tem-
porale basato su 7 anni (2007-2013)
sono pochi le misure agevolative
operative che mettono a disposizione
fondi per le imprese, concentrandosi
principalmente sui temi delle Start up
e dell’innovazione.
Per l’avvio di nuove iniziative (a conte-
nuto più o meno orientato alla R&S),
oltre al bando recentemente chiuso
sulle Start up innovative (che comun-
que ha riscosso notevole successo
con più di 350 domande presentate),
finanziato dal Miur, vi è un decreto del
6 Marzo 2013 che stanzia 190 mi-
lioni di euro per concedere aiuti per
l’avvio di nuove imprese e per le Start
up digitali e/o a contenuto tecnologi-
co nelle regioni Basilicata, Calabria,
Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia,
con notevoli interventi in conto capi-
tale ed in conto esercizio.
Le classiche misure di autoimpiego
e autoimprenditorialità gestite da In-
vitalia, che attendono di essere rifi-
nanziate, sono sempre strumenti utili
per le Start up (non commerciali) nel
mezzogiorno, a cui si affiancano altre
misure a sportello per grandi progetti
quali i “Contratti di Sviluppo” che si
articolano in uno o più programmi di
investimento di tipo industriale, turi-
stico o commerciale, riguardanti la re-
alizzazione di nuove unità produttive,
ampliamenti, diversificazione della
produzione e cambiamenti fondamen-
tali del processo di produzione, fina-
lizzate non soltanto alla crescita della
singola impresa ma all’intero indotto
territoriale.
Altro strumento a volte poco cono-
sciuto, ma di grande duttilità, rivolto a
Start up ad altissimo contenuto inno-
vativo, su cui intendo spendere alcune
parole,ossia D.L.vo 297/99 fondo
agevolazioni ricerca (f.a.r.) articolo 11
“progetti autonomamente presentati
per attività di ricerca proposte da co-
stituende società (spin off universita-
ri)” Più che un vero e proprio bando,
è una misura “a sportello”, dunque
sempre aperta: chi ha un progetto lo
presenta al ministero in qualsiasi mo-
mento, il dossier viene esaminato e -
se supera la valutazione - finanziato,
senza bisogno di entrare in una gra-
duatoria. È lo strumento di sostegno
agli spin-off previsto dal decreto mini-
steriale del Miur numero 593/2000,
che attuando quanto previsto dal de-
creto legislativo 297/1999 dal 2001
a oggi ha finanziato la creazione di 90
neoimprese, con 37,2 milioni di inve-
stimenti diretti da parte del Miur e altri
33,8 a carico dei privati. Da allora la
misura formalmente non si è mai chiu-
sa, ma nelle settimane scorse il Miur
ha deciso di stanziare altri 16 milioni,
di fatto confermando questo strumen-
to come uno dei più importanti per
il trasferimento tecnologico in Italia.
Soprattutto per chi opera in contesti
pubblici, visto che i soggetti autorizzati
a presentare la propria idea d’impresa
sono professori e ricercatori universi-
tari, personale dipendente di enti di
ricerca, dottorandi e titolari di assegni
di ricerca. È a loro che tocca firmare
la richiesta che va consegnata al Miur
insieme a un business plan quinquen-
nale in cui va tracciato il percorso di
sviluppo dell’impresa, dalle attività di
ricerca a quelle sperimentali, fino al
debutto sul mercato.
Accanto agli aspiranti imprendito-
ri, possono presentarsi le stesse
università o enti di ricerca di prove-
nienza, ma anche imprese, banche o
fondi di investimento, perché l’idea
è proprio quella di riunire, da subito,
tutte le competenze necessarie a ga-
rantire uno sviluppo virtuoso all’im-
presa. Anzi, proprio la presenza di
più partner è uno degli elementi che
può contribuire positivamente alla
valutazione del dossier, dal momento
che tra gli obiettivi della misura c’è
proprio quello di radunare ricercatori,
finanziatori e imprenditori intorno a
un’idea scientifica applicata, sottoli-
neando che il traguardo resta comun-
que un prodotto, processo o servizio
industrializzabile e commerciabile
dall’impresa di nuova costituzione. In
pratica, il mercato.
L’esperienza di questi primi dieci anni
dimostra che lo strumento di per sé
funziona, ma ha potenzialità ancora
in parte da scoprire: il fondo perdu-
to, la possibilità di finanziare fino a
500mila euro per intervento, l’eroga-
zione del 50% del contributo in antici-
po e senza la richiesta di garanzie da
parte dei proponenti fanno di questo
strumento uno dei più agili tra quelli a
disposizione, come avvenuto nell’ulti-
mo anno si riusciranno a contenere i
tempi di istruttoria. Per quanto riguar-
da i fondi erogati, in cima alla clas-
sifica c’è la Lombardia (20,2 milioni
di investimenti attivati, di cui la metà
a carico del Miur), seguita da Lazio
(10,4 milioni), Toscana (6,1), Emilia
Romagna (5,5) e Campania (4,4), la
Sicilia risulta tra le meno finanziate.
APPROFONDIMENTO
28 4/2013 - BANCA&IMPRESA
Dando uno sguardo al futuro, ossia
della nuova programmazione nazio-
nale per l’icentivazione all’attività
di impresa, il governo ha recepito le
indicazioni pervenute dalla comunità
Europea redigendo il documento «Ho-
rizon 2020 Italia» che si articola in
132 pagine ricche di dati e tabelle.
Punto di partenza è il ritardo che il
vecchio continente (in generale) e
l’Italia (in particolare) scontano sul
piano della ricerca e sviluppo. Come
dimostra l’indice Innovation union
scoreboard della Commissione euro-
pea, che misura la capacità innovati-
va dei vari sistemi economici e posi-
ziona l’Ue a 27 al quarto posto dietro
a Stati Uniti, Giappone e Corea. Con
alle sue spalle Cina e India pronte
a superarla. Un piazzamento dovuto
al trend negativo delle pubblicazioni
scientifiche e del numero di brevetti.
In questo contesto, già di per sé non
esaltante, l’Italia si colloca nei bassi-
fondi della graduatoria.
Horizon 2020 Italia, il documento con
cui il nostro paese traccia priorità
e strategie di ricerca per i prossimi
anni, è sostanzialmente questo: un
metodo nuovo per definire priorità na-
zionali e territoriali, per caratterizzare
gli attori della ricerca e dell’ innovazio-
ne e per valutare progressi e progetti.
Un metodo che vuole combattere la
crisi economica puntando su ricerca
e innovazione, e che ha come scopo
quello di ridurre la frammentazione e
la duplicazione di cui soffre il siste-
ma Europa. Passando alle azioni da
mettere in campo nei prossimi sette
anni il documento parte dalle propo-
ste emerse dalla consultazione pub-
blica, che è stata condotta dal Miur
dall’11 ottobre al 16 novembre 2012
e a cui hanno partecipato circa 6mila
cittadini e addetti ai lavori. Quattro
le linee di intervento individuate, da
collegare tra loro per produrre un ef-
fetto positivo a cascata:favorire l’in-
contro tra la domanda di ricerca e
innovazione espressa dai cittadini,
con l’offerta da parte di università e
imprese; mettere a punto un metodo
di programmazione che possa incre-
mentare l’efficacia e l’efficienza degli
investimenti su ricerca e innovazione;
aumentare l’attrattività del sistema
per una maggiore mobilità dei ricer-
catori in entrata ed in uscita; intercet-
tare quote crescenti di risorse euro-
pee. Da qui l’auspicio del ministero
ad avviare da subito - e in vista della
programmazione Ue 2014/2020 - un
«ciclo virtuoso» che parta da scuole
e università e arrivi a individuare la
domanda di innovazione proveniente
dai cittadini così da orientare l’offer-
ta attraverso i bandi e i programmi.
E dall’incontro tra domanda e offerta
- è la speranza del Miur - arriveranno
ricadute economiche e sociali posi-
tive per tutti. Nella convinzione che
una buona programmazione produca
un aumento del 50% delle risorse a
disposizione e inneschi così un ciclo
virtuoso ed un effetto moltiplicatore.
Ma quello di Horizon 2020 Italia non
è il solo strumento con cui il governo
intende rilanciare la ricerca, semplifi-
carne la partecipazione e far incon-
trare cittadini, imprese e innovazione.
Sempre oggi, infatti, è stato presenta-
to ResearchItaly, il nuovo portale bi-
lingue (inglese e italiano) sviluppato
dal consorzio Cineca per promuovere
la ricerca italiana di eccellenza. Un
sito rivolto al pubblico più diverso e
organizzato per questo in sezioni dif-
ferenti: conoscere (rivolto a tutti i cit-
tadini), innovare (pensato per i siste-
ma produttivo e quindi per promuo-
verne il coinvolgimento nella ricerca),
esplorare (per le scuole) e fare, una
sezione dedicata a chi fa ricerca che
fa da aggregatore per opportunità di
ricerca, lavoro, finanziamento e colla-
borazione.
Restano molteplici le misure attuali e
future in grado di incentivare l’attività
d’impresa attraverso le varie forme
di intervento pubblico, bisogna avere
un supporto corretto e professionale
per lo scouting del quadro comunita-
rio, nazionale e regionale, e che sia in
grado di seguire l’imprenditore sulle
tematiche riguardanti la pianificazio-
ne dell’idea imprenditoriale, la pro-
grammazione economico-finanziaria e
la presentazione dell’iniziativa, al fine
di massimizzare il risultato ottenibile
con l’accesso a queste misure.
Vincenzo Petracca
Commercialista e Direttore Amministrativo Linking s.r.l.Attraverso una fitta rete di relazioni imprendi-
toriali e una combinazione di professionalità acquisite nel marketing, nell’organizzazione aziendale
e nella strategia d’impresa, Linking è capace di supportare efficacemente i propri clienti nei progetti
di governance e di change management, con un approccio multi-disciplinare integrato che si con-
cretizza in un processo logico, strutturato e continuo. Nel settore della Finanza Agevolata europea,
nazionale e regionale, Linking attraverso i suoi consolidati rapporti di partenariato, si pone come
società leader in Italia nell’area della Consulenza agevolata e strutturata. Gli interventi al fianco dei
clienti vengono strutturati per accedere ad investimenti infrastrutturali (come ad esempio Contratti
di Sviluppo), a complessi progetti di ricerca e innovazione (sia a livello nazionale che regionale), o a
programmi di internazionalizzazione. Più recentemente, in funzione della profonda trasformazione
che si sta attuando nel mondo della finanza, la Società si è attivata per assistere i propri clienti
anche in merito ad eventuali Partecipazioni Temporanee di Minoranza e alla Finanza Straordinaria.
APPROFONDIMENTO
30 4/2013 - BANCA&IMPRESA
A
lcune recenti inchieste
giornalistiche hanno ripor-
tato all’attenzione dell’o-
pinione pubblica diversi scandali
di natura finanziaria che hanno
ad oggetto, fondamentalmente,
la creazione dei cosiddetti “fon-
di neri”. I “casi” relativi alla cre-
azione dei fondi neri stanno ad
indicare, genericamente, una
condotta illecita per consentire
a soggetti che intervengono a
vario titolo negli interessi azien-
dali di entrare in possesso di
disponibilità finanziarie al fine di
consentire agli stessi l’utilizzo di
tali disponibilità per il raggiungi-
mento di scopi di natura illegale.
La creazione dei “fondi neri” è
uno degli strumenti utilizzati per
favorire fenomeni corruttivi, di
riciclaggio e di evasione fiscale.
L’opportunità di attingere a tali
disponibilità occulte consente ai
soggetti, che spesso ricoprono
posizioni apicali all’interno degli
organigrammi aziendali, di rea-
lizzare condotte illecite per com-
pire turbative di aste pubbliche,
di gare private e di attività di rici-
claggio, con effetti spesso dirom-
penti sulla libera concorrenza dei
mercati.
Ma che cosa significa creare un
“fondo nero”? Tecnicamente un
fondo nero si crea per costituire
delle “riserve occulte di liquidità
monetarie”: le stesse rappresen-
tano accantonamenti di tipo pa-
trimoniale che non trovano, natu-
ralmente, espressione esplicita
all’interno del sistema contabile
aziendale. Tali riserve, nella mag-
gior parte dei casi, sfuggono al
controllo e pertanto possono es-
sere utilizzate per agevolare fe-
nomeni di tipo corruttivo.
La tecnica contabile consente di
creare tali disponibilità illecite ri-
correndo, fondamentalmente, a
manipolazioni sulle transazioni
aziendali. Per semplicità, si cita
l’esempio di un soggetto che,
al fine di creare un fondo nero
dispone un bonifico per il paga-
mento di una fattura su un conto
corrente di un altro soggetto giu-
stificando lo stesso sulla base di
una fattura o altro documento ri-
cevuto per un importo superiore
rispetto al valore della prestazio-
ne di beni e/o di servizi ricevu-
ti. Uno schema utilizzato per la
creazione di fondi neri, nell’am-
bito di un gruppo Societario è
lo schema “Raptor”. Con tale
schema attraverso la Società B,
il Soggetto controllante, simulan-
do la vendita dal Soggetto A, tra-
ferisce ricchezza (liquidità) alla
Società Raptor. In questo esem-
pio si sono creati 2 milioni di
euro di fondi neri che rimarranno
nella disponibilità della Società
Raptor.
La creazione di un “fondo nero”,
però, non deve necessariamente
avvenire al di fuori della “contabi-
lità aziendale”. Esistono altri ar-
tifizi di natura contabile che per-
mettono di allocare disponibilità
liquide extra - bilancio. Tali voci
contabili possono rientrare nel
bilancio della società sotto false
voci. Altri esempi di creazione di
fondi neri possono essere, per
esempio:
inesistenti: false fatturazioni, so-
vrafatturazioni o creazione di co-
sti inesistenti;
onerose: consulenze tecniche e
professionali che eccedono (di
molto) il loro valore di mercato,
spese pubblicitarie “gonfiate”;
“ad hoc” pensate per aggirare
la normativa civilistica e fiscale
dello Stato, come per esempio le
Creazione fondi neri, facciamo
il punto sulla tecnica contabile
di Michelangelo Calì
e Giuseppe Gerbino
CONSULENZA
314/2013 - BANCA&IMPRESA
assunzioni fittizie di personale, le
finte gare di appalto, il pagamen-
to di licenze e di concessioni con
valori di avviamento significativi.
L’iter del fondo nero è legato a tre
sostanziali passaggi, tutti con-
nessi tra di loro: il primo aspetto
riguarda la CREAZIONE del fondo,
il secondo attiene la GESTIONE,
mentre il terzo aspetto riguarda
la sua UTILIZZAZIONE.
La creazione, come detto, riguar-
da tutte quelle attività (illecite)
che permettono di allocare (o
accultare) al di fuori della conta-
bilità le risorse finanziarie, (come
per esempio l’emissione di fat-
ture false oppure le sovrafattu-
razioni, le operazioni finanziarie
fittizie, etc.). La creazione di tali
fondi però comporta la realizza-
zione di molteplici reati di na-
tura penale: il falso in bilancio,
la violazione della legge penale
tributaria e la violazione delle
norme amministrative e penali
sul divieto di riciclaggio. A pro-
posito del falso in bilancio, solo
per completezza, si ricorda che
la disciplina prevista in materia
introduce alcune soglie quantita-
tive di “tollerabilità”.
Tali soglie permettono di non
considerare punibili alcune fatti-
specie di reato quando le stes-
se non superano alcune soglie
quantitative di occultamento. Le
soglie sono grandezze variabili,
legate ad indicatori di tipo econo-
mico e patrimoniale. Vale la pena
osservare che, nella maggioran-
za dei casi, le soglie identificate
non consentono di farvi rientrare
molte delle fattispecie di reato re-
lative alle creazione di fondi neri
finanziari. Molto spesso la rea-
lizzazione di tale condotta nelle
creazione dei fondi neri necessi-
ta della partecipazione consape-
vole di soggetti terzi, esterni alla
società, che assumono la figura
di “intermediari” nella realizza-
zione di tale fattispecie illecita. Il
terzo soggetto può essere un pri-
vato, c.d. intermediario in senso
stretto, oppure una società crea-
ta appositamente per “allocare”
- spesso avente una residenza
estera - disponibilità finanziarie
alle quali attingere senza sot-
tostare ad alcun controllo. Ciò,
naturalmente, per “giustificare”
contabilmente un’uscita finanzia-
ria verso un soggetto “esterno”
che pone in essere, solamente
sulla “carta”, rapporti commer-
ciali e/o finanziari con la stessa
per consentire il pagamento del-
la relativa prestazione.
La fase della gestione del fon-
do espone il soggetto che ne ha
permesso la creazione alla ne-
cessità di allocare tale disponibi-
lità presso un circuito finanziario
che non debba subire controlli
da parte delle Autorità Governa-
tive. I Paesi all’interno dei quali
si possono creare tali disponibili-
tà finanziarie senza dover subire
controlli da parte delle autorità
si chiamano paesi “black list”,
ad indicare quelle nazioni che
non consentono all’autorità (sia
essa giudiziaria e/o di controllo)
di disporre verifiche in merito alla
legale costituzione di tali risorse
finanziarie. La terza fase è quel-
la della utilizzazione del fondo.
Prima di procedere all’utilizzo
del fondo e di consentire al sog-
getto che lo ha creato di poterne
disporre, è necessario “pulire” il
fondo nero attraverso la realizza-
zione di operazioni economiche
complesse, anche fittizie, che
consentano di riqualificare le di-
sponibilità economiche illecita-
mente create, trasformandole da
illecite a lecite. Questo aspetto
spiega, tra l’altro, la circostanza
secondo la quale alcune attività
commerciali mantengono po-
sizioni di mercato producendo
e/o vendendo per molto tempo
prodotti “sottocosto”. In questo
caso l’interesse della società in-
termediaria, quella creata per la
“pulizia” del fondo, non è quello
di produrre valore aggiunto con-
frontandosi con una concorrenza
sana ma è quello di rientrare in
possesso, attraverso un mecca-
nismo lecito, di risorse finanzia-
rie “legali”, ottenute a seguito
della vendita dei prodotti “sotto-
costo” acquisiti attraverso l’im-
piego di capitali costruiti illecita-
mente. Questo potrebbe spiega-
re il proliferare di alcune attività
economiche che sembrerebbero
non soddisfare, anche effettuan-
do gli opportuni approfondimenti
del caso, “alcun bisogno del con-
sumatore”. È evidente che tale
situazione, oltre che a costituire
una condotta fraudolenta ed il-
lecita, altera il sistema concor-
renziale e di impresa, mutando
i valori della correttezza profes-
sionale ed i principi di una sana
competizione aziendale.
Gli elementi delineati in prece-
denza assumono rilevanza nella
costruzione di condizioni di “con-
testo” utili a consentire ad un
sistema economico di funzionare
in modo regolare. La creazione
di fondi neri, oltre che a costi-
tuire un illecito penale, assume
anche un particolare valore nel-
la determinazione di condizioni
concorrenziali che possano con-
sentire al sistema economico di
svilupparsi virtuosamente e che
incidono, negativamente, soprat-
tutto nei confronti delle imprese
“legali”.
La rilevanza penale delle condot-
te delle quali ci si è fin qui oc-
cupati evidenzia un aspetto par-
CONSULENZA
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Speciale Startup di Banca&impresa - Giugno2013

  • 1. ATTUALITÀ Banca D’Italia, rallenta il credito all’economia IMPRESE Progetto Agro Beo APPROFONDIMENTO Finanza agevolata, importante strumento per le imprese CONSULENZA La frode Carosello AnnoIn.4·giugno2013·unacopia€3,00·PosteItalianeS.p.A.-SpedizioneinA.P.-D.L.353/2003conv.n.46art.1comma1Palermo Speciale Start up mensile del sistema economico e dell’intermediazione finanziaria SICILIA mensile del sistema economico e dell’intermediazione finanziaria Inserto estraibile JEREMIE SICILIA Una guida per la richiesta dei finanziamenti
  • 2. 2 4/2013 - BANCA&IMPRESA SICILIA mensile del sistema economico e dell’intermediazione finanziaria mensile del sistema economico Servizio abbonamenti e-mail: info@bancaimpresa.info internet: www.bancaimpresa.info Direttore responsabile: Massimo Mirabella Redazione: Luca De Stefani, Valeria Tusa Uffici e Redazione: Via Borrelli, 50 90139 Palermo - Tel. 091.2515362 e-mail: direttore@bancaimpresa.info internet: www.bancaimpresa.info Aspen Comunicazione Edizioni Stampa: Officinegrafiche Soc. Coop. Palermo Copyright © 2013 Aspen Comunicazione di Aspen Comunicazione Edizioni Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 conv.n.46 art.1 comma 1 Palermo Vietata la riproduzione parziale o totale di testi e illustrazioni a termini di legge. Aspen Comunicazione e i suoi prodotti Agrisicilia e Banca&Impresa aderiscono ad “Addiopizzo” Registrazione Tribunale di Trapani n. 326 del 02/02/2010 Registrazione Roc n. 19176 Tiratura n. 6.000 copie Chiuso in redazione il 17.6.2013 Abbonamenti quote 2013 € 33,00 (11 numeri annui) € 22,00 (quota speciale abbonamento studenti) Copie arretrate € 9,00 cadauna con contributo di € 2,60 per spese postali di spedizione SOMMARIO Editoriale 03 Uno sguardo al futuro Attualità 04 Banca D’Italia, rallenta il credito all’economia Copertina 06 Start up che passione. Dal decreto 2.0 agli incubatori siciliani 08 E a Catania il week end è Start up 11 Dall’Idea all’Exit, le parole chiave dell’ecosistema Start up 12 Una Svpf per rendere la Sicilia più veloce 13 Catania si candida a diventare la prima Start up city sul modello di Old Street 15 Crowdfunding, la nuova frontiera nella raccolta di capitali 18 Le piattaforme di crowdfunding in Italia 20 Due casi di successo grazie alla raccolta online Approfondimento 22 Finanza agevolata, importante strumento per le imprese Consulenza 30 Creazione fondi neri, facciamo il punto sulla tecnica contabile 33 La frode Carosello Attualità 35 Banco popolare, nasce il Comitato territoriale Centro Sud Imprese 37 Progetto Agro Beo: ristorazione e distribuzione prodotti agroalimentari paesi ex Jugoslavia - Est Europa Brevi 40 Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Catania Nomine 46 Giuseppe Rovani, Agostino Randazzo, Venerando Faro, Francesco Paolo Ruffolo, Lorenzo Freni, Mario Pagliaro n. 4 · giugno 2013
  • 3. 34/2013 - BANCA&IMPRESA EDITORIALE B anca & Impresa ha lavorato sul proprio restyling edi- toriale e in contenuti. Da questo numero le nostre uscite saranno monotematiche. Abbiamo pensato infatti di dare, quindi, il giusto peso e la giusta attenzione ai differenti temi che interessano le imprese e il settore bancario e finanziario regionale. B&I SICILIA si fa così pon- te culturale tra aziende, imprese e mondo bancario. Realtà che meglio, forse, dovrebbero conoscersi e cooperare. Questo primo numero monotematico di Banca&Impresa è rivolto al mondo delle Start up. Un settore da porre sotto la lente d’osservazione e studiare bene per capire come interfacciarsi con nuove idee e nuove realtà. L’Italia della ricerca scientifica (pubblica), lo sappiamo, è praticamente ferma. I contributi a centri di ricerca, laboratori statali e convenzionati, enti e Università vengono tagliati di Finan- ziaria in Finanziaria, quando invece il mondo va in tutt’al- tra direzione! Come possiamo pensare di competere e di offrire soluzioni e prodotti innovativi al mercato se non lo anticipiamo? E si sa, in questo i giovani sono sempre un punto avanti. di Massimo Mirabella direttore Banca&Impresa Uno sguardo al futuro Buona Lettura
  • 4. 4 4/2013 - BANCA&IMPRESA IL FINANZIAMENTO DELL’ECONOMIA Nel 2012 i prestiti bancari alla clientela residente in Si- cilia, già in rallentamento dalla seconda metà dell’anno precedente, si sono ridotti dello 0,8 per cento (erano cre- sciuti del 5,3 nel 2011). Il calo, sul quale hanno inciso la debolezza della domanda e condizioni di offerta anco- ra tese, ha interessato sia le famiglie consumatrici sia le imprese, in particolare quelle di piccola dimensione (-2,0 per cento). La contrazione del credito in Sicilia è proseguita anche nei primi mesi del 2013 (-0,6 per cen- to a marzo, -1,4 per cento per il solo settore privato). I prestiti concessi dalle banche appartenenti ai primi cin- que gruppi nazionali si sono ridotti del 2,2 per cento nel 2012, mentre il tasso di crescita dei finanziamenti delle altre banche, seppure in rapida decelerazione dall’inizio dell’anno, si è mantenuto positivo (0,7 per cento). La fase di rialzo del costo dei finanziamenti erogati in Sicilia, in atto dalla fine del 2010, è proseguita anche nel 2012; nel secondo semestre si sono osservati segnali di attenuazione. Il tasso di interesse sui prestiti a breve ter- mine praticato alla clientela regionale è salito al 7,8 per cento a dicembre, in aumento rispetto al 7,4 della fine dell’anno precedente, ma in ripiegamento dal picco regi- strato a giugno (8,0 per cento). Il costo medio dei nuovi finanziamenti a medio e a lungo termine è aumentato nel primo trimestre del 2012 ed è tornato alla fine dell’anno sui livelli dell’ultimo trimestre del 2011 (4,9 per cento). IL CREDITO ALLE IMPRESE In base ai dati della Centrale dei rischi, che comprendo- no le segnalazioni delle banche e degli altri intermediari finanziari, a dicembre del 2012 i prestiti al settore pro- duttivo si sono ridotti dell’1,2 per cento su dodici mesi (erano cresciuti del 3,0 nel 2011), riflettendo da un lato la fase negativa del ciclo economico e la ridotta attività di investimento, dall’altro il persistere di un atteggiamento prudente nell’offerta di credito. La riduzione dei prestiti ha interessato i servizi e il set- tore delle costruzioni, sul quale pesa la perdurante de- bolezza del mercato immobiliare. I finanziamenti sono invece cresciuti nell’industria manifatturiera e, tra gli altri settori, per le imprese dell’agricoltura e per quelle attive nel comparto energetico. Al netto dei passaggi a sofferenza, il calo dei mutui è sta- to del 4,4 per cento (erano aumentati dell’1,7 nel 2011). Tra le altre forme di finanziamento, la contrazione dei crediti collegati alla gestione del portafoglio commerciale (anticipi su fatture e altri crediti autoliquidanti) è stata notevole (-12,8 per cento). In base ai risultati dell’indagine della Banca d’Italia sulle imprese industriali e dei servizi, nel 2012 solo il 40 per cento delle imprese che hanno richiesto nuovi finanzia- menti ha ottenuto l’intero importo, a fronte di quasi la metà nel 2011. Un’analisi riferita a un campione di circa 8mila società di capitale con sede in regione, mostra che nel 2012 i prestiti bancari sono diminuiti per tutte le classi di ri- schio delle imprese, classificate in base agli indicatori della Centrale dei bilanci. La flessione è stata più accen- tuata per le imprese vulnerabili e per quelle rischiose. Per le imprese caratterizzate da condizioni di bilancio più favorevoli, l’andamento del credito è stato differenziato in base alla classe dimensionale di banca: gli intermediari appartenenti ai primi 5 gruppi bancari nazionali hanno co- minciato a contrarre i finanziamenti a questa categoria di debitori dall’inizio dell’anno; il credito erogato dagli altri intermediari alle imprese più solide ha invece continuato ad aumentare fino alla prima metà del 2012, sebbene in forte rallentamento rispetto al 2011, per poi ridursi nella seconda parte dell’anno. LA QUALITÀ DEL CREDITO Tra il 2011 e il 2012 il flusso di nuove sofferenze ret- tificate in rapporto ai prestiti vivi di inizio periodo (tas- so di decadimento) è salito in Sicilia dal 2,6 al 3,2 per cento. Il prolungarsi della fase congiunturale avversa ha determinato un deciso peggioramento dell’indice per il settore produttivo (dal 3,5 al 4,4 per cento); per le fami- glie consumatrici il tasso di decadimento è cresciuto in misura lieve (dall’1,7 all’1,8 per cento). Lo scadimento del credito ha interessato in particolare i comparti delle costruzioni e quello dei servizi; in quest’ultimo settore la rischiosità ha raggiunto il livello più elevato dall’inizio della crisi (4,6 per cento). Per le imprese dell’industria manifatturiera l’indicatore si è invece ridotto rispetto al 2011, anno nel quale si era Banca D’Italia, rallenta il credito all’economia di Redazione B&I estratto da: “Economie regionali. L’economia della Sicilia” giugno 2013 ATTUALITÀ
  • 5. 54/2013 - BANCA&IMPRESA registrato un elevato livello di insol- venze. Il peggioramento della qualità del credito è confermato anche dalla dinamica dei finanziamenti caratteriz- zati da un grado di anomalia minore rispetto alle sofferenze. Tra il 2011 e il 2012 l’incidenza dei crediti scadu- ti, incagliati o ristrutturati sul totale dei prestiti lordi è aumentata dal 6,8 all’ 8,9 per cento; anche in questo caso l’incremento ha riguardato, tra i principali settori, soprattutto le im- prese. Alla fine del 2012 l’insieme di tutti i crediti deteriorati (comprese le sofferenze) rappresentava il 38,3 per cento dei finanziamenti al settore produttivo (32,7 per cento nel 2011). Gli indicatori prospettici basati sulle transizioni delle posizioni tra le diver- se classi di anomalia prefigurano un ulteriore peggioramento del profilo di rischio della clientela regionale. La rapidità con cui i prestiti alle im- prese si deteriorano, già elevata, è ancora aumentata nel 2012: l’indice di deterioramento netto, calcolato come saldo tra i miglioramenti e i peggioramenti della qualità dei credi- ti, è passato da -6,8 a -8,5 per cen- to. Il peggioramento si è concentrato soprattutto nei prestiti in precedenza privi di qualsiasi anomalia (in bonis) e nel complesso è stato meno ac- centuato di quello registrato nel Mez- zogiorno. Nonostante l’insorgere di nuove sofferenze tra i crediti alle famiglie consumatrici sia rimasto su livelli re- lativamente contenuti, nel 2012, in linea con la tendenza registrata nel Mezzogiorno, sono tornate a cresce- re in Sicilia le difficoltà di rimborso dei mutui. L’indicatore delle situazio- ni di anomalia, calcolato sui mutui concessi nel corso dei tre anni pre- cedenti a quello di riferimento, dopo il calo registrato nel biennio succes- sivo al picco del 2009, è salito al 2,7 per cento (2,1 per cento nel 2011; un valore superiore sia a quello del Mez- zogiorno sia alla media italiana (ri- spettivamente 2,0 e 1,5 per cento). I mutui concessi ai debitori più giovani e agli immigrati hanno registrato un tasso di anomalia lievemente inferio- re a quello medio, anche per effetto della maggiore selettività adottata dalle banche nell’erogazione dei fi- nanziamenti nei confronti di queste categorie di prenditori. Anche l’indice di deterioramento net- to, che considera l’insieme di tutti i prestiti erogati alle famiglie consu- matrici, è peggiorato passando, tra la fine del 2011 e la fine del 2012, da -2,8 a -3,4 per cento. La dinami- ca, concentratasi in particolare nel secondo semestre dell’anno appena trascorso, ha accresciuto il divario sia con l’indice del Mezzogiorno sia con quello medio italiano. I RAPPORTI BANCA-IMPRESA L’analisi su quasi 17mila imprese si- ciliane, per le quali si dispone delle segnalazioni alla Centrale dei rischi, indica che tra il 2007 e il 2012 il nu- mero medio di relazioni bancarie per impresa, calcolato al netto delle ope- razioni di fusione tra gli intermediari, è rimasto stabile a 1,8 (3,0 conside- rando le sole imprese pluriaffidate, circa il 40 per cento del campione). Sono invece diminuiti la quota del credito concesso dalla banca prin- cipale (dal 64,6 al 60,5 per cento) e l’indice di Herfindahl (da 5.615 a 5.195), indicatore riassuntivo del grado di concentrazione dei rapporti tra banche e imprese. Gli indicatori che descrivono le ca- ratteristiche dei rapporti creditizi presentano delle differenze in funzione del settore di appartenenza delle aziende e dell’entità della loro espo- sizione verso il sistema ban- cario. A livello settoriale, il grado di concentrazione è più elevato nelle costruzio- ni, dove maggiore è il peso della banca principale e minore è il numero di ban- che con cui ogni azienda intrattiene relazioni crediti- zie. Indicazioni sulle carat- teristiche dei rapporti con le banche per classe dimen- sionale di impresa possono essere ottenute aggregando le informazioni per classe di fido accordato. Al fine di ottenere un campione maggior- mente rappresentativo delle imprese minori, è stato considerato il periodo 2009-2012, in modo da includere anche le imprese con un ammontare di credito accordato compreso tra 30 e 75mila euro, le cui posizioni debi- torie erano, fino a dicembre 2008, al di sotto della soglia di rilevazione della Centrale dei rischi. L’analisi ha evidenziato una sostanziale stabili- tà del numero di relazioni creditizie per tutte le classi di fido mentre la diminuzione della quota della banca principale ha interessato in misura più marcata le imprese per le quali le banche segnalavano un accordato superiore a 5 milioni di euro. Alla fine del 2012, la quota della banca principale era pari all’88,8 per cento nella classe di accordato mino- re (fino a 250 mila euro); scendeva al 46,5 per cento nella classe dimen- sionale più elevata (oltre i 5 milioni di euro). Mentre le imprese con fidi sotto la soglia dei 250 mila euro ri- sultavano sostanzialmente monoaffi- date, quelle appartenenti alla classe di accordato fino a un milione di euro intrattenevano relazioni mediamente con 2 banche, che salivano a 3 per le imprese nella classe da 1 fino a 5 milioni di euro; oltre tale soglia, il nu- mero medio di intermediari risultava pari a circa 5. Fonte: elaborazioni su dati Centrale dei rischi. Campione chiuso di imprese sempre presenti nelle segnalazioni della Centrale dei rischi alla fine di dicembre di ogni anno tra il 2009 e il 2012 e per le quali l’ammontare del credito utilizzato o accordato era superiore a 30mila euro. (1) Dati riferiti al 2012 e rettificati per le operazioni di fusione tra gli intermediari. Le classi di fido accordato sono definite sulla base degli importi in migliaia di euro. – (2) Media ponderata per l’importo del credito utilizzato. Per ogni censito e a ogni data, la banca principale è stata individuata sulla base del credito utilizzato più elevato. – (3) Media semplice. ATTUALITÀ
  • 6. 6 4/2013 - BANCA&IMPRESA S tart up che passione. Il governo nazionale ne fa- vorisce la nascita (il de- creto 2.0) e tutti ne parlano. Un linguaggio tecnico, importato da altri settori, ma oramai non si può fare a meno di parlare di seeds, business angels, pitch eleva- tor per legare all’economia una speranza di ripresa. E che sulle nuove imprese magari innovative potrebbe ripartire il ciclo econo- mico se ne sono accorti in tanti. a partire dagli Stati Uniti dove la crescita dell’occupazione è trai- nata proprio dalle nuove imprese che nascono. Ma anche in Sicilia qualcosa si muove. Si muove il pubblico ed anche il provato. Da Palermo a Catania, passando per Messina ma anche Trapani, esiste nell’Isola un fermento nuo- vo che potrebbe portare ad una nuova classe imprenditoriale, mag- giormente concentrata sulle pro- prie risorse e sulle proprie capa- cità e meno sull’aiuto della mano pubblica. Un modello produttivo, dunque, nuovo anche nell’Isola. I semi di questo cambiamento sembrano che siano stati gettati. Complice la crisi economica ed i cambiamenti vorticosi nel mondo del lavoro, sono sopratutto i gio- vani i primi ad avere capito che per cambiare le cose conviene rischiare. E rischio vuole dire in questo caso voglia di fare impre- sa. E se anche il governo nazio- nale ha puntato sulle Start up, allora vuole dire che qualcosa si muove per davvero. E si muove anche in Sicilia. Sono tre gli incu- batori nell’Isola: il consorzio Arca con sede a Palermo e quello di Sviluppo Italia Sicilia con sede a Catania e quello di Messina gestito con Invitalia. In cantiere anche il progetto di aprirne un quarto (sempre tramite Sviluppo Italia Sicilia - Invitalia) nell’Asi di Termini Imerese. A Palermo da tempo oramai (dal 2004) il consorzio Arca della Uni- versità di Palermo promuove il programma Start Cup che ogni anno finanzia la crescita di una idea imprenditoriale fino a farla Start up che passione Dal decreto 2.0 agli incubatori siciliani di Luca De Stefani Da Palemo a Catania, passando per Messina e Termini Imerese, i casi di successo “Sono tre gli incubatori nell’Isola: il consorzio Arca con sede a Palermo e quello di Sviluppo Italia Sicilia con sede a Catania” COPERTINA
  • 7. 74/2013 - BANCA&IMPRESA arrivare al mercato. Un vero e proprio laboratorio di innovazio- ne e creatività basato su busi- ness plan e idee innovative. Un modello del genere adesso si vuole replicare anche per il Polo decentrato di Trapani e che si vor- rebbe esportare con la nascita di un incubatore di impresa ai Can- tieri Culturali della Zisa sotto le insegne del Comune di Palermo. Tutto bello? No. Ci sono anche dei limiti, oltre alla tanta voglia di fare. Quali? Secondo Fabio Mon- tagnino, direttore del Consorzio Arca il “limite rispetto a territori più vocati industrialmente è una scarsa cultura di impresa”. Per usare una metafora come “piante con le radici nude”. Capire come funzionano i mecca- nismi di impresa, quindi, prima di avventurarsi in una avventura da imprenditori. Altro anello debo- le della catena, è poi il credito. “Quello che manca è una fonda- zione bancaria o una istituzione che viene prima del mondo del credito e che dia un imput incen- trato su questo territorio”, ha ag- giunto ancora Montagnino. Ma non è solo l’Università che si muove nel capoluogo. Ci sono anche tante altre associazioni che vogliono promuovere il fare impresa. Tra queste Catamìati (smuoviti, in siciliano) che “offre creatività idee e risorse per lo Start up di impresa”. “Oltre al tradizionale spin off universitario”, ha spiegato Mau- rizio Giambalvo, uno dei soci di Catamìati, “ci siamo noi che in- tercettiamo una certa voglia di fare impresa che parte dal basso anche a Palermo”. Tra i problemi riscontrati nel capoluogo ci sono gli intoppi burocratici e, ancora una volta, una difficoltà nell’ac- cesso al credito. Tutti gli istituti di credito, comun- que, stanno iniziando a puntare anche sulle Start Up con program- mi e finanziamenti ad hoc, altri hanno già prodotti a loro destinati. Proprio per non perdere una fetta di mercato che potrebbe rivelarsi interessante e sulla quale hanno puntato l’attenzione da tempo an- che dei “concorrenti” come i fondi di investimento, il private equity o il crowdfounding . E il finanzia- mento iniziale per una Start up è di una cifra modesta “si parla di circa 20-30 mila euro per portare una idea di impresa alla operativi- tà”, ha aggiunto Giambalvo. Questo non perché i giovani im- prenditori non siano coscienti di cosa sia necessario “ma perchè è cambiato anche il modo di lavo- rare, adesso grazie alla rete più snello veloce ed economico”, ha aggiunto il responsabile della as- sociazione palermitana. Per quanto riguarda l’altro ver- sante dell’Isola la punta di dia- mante in Sicilia da questo punto di vista sembra essere ancora una volta Catania che si candida a diventare una vera e propria città delle Start up. Ma la storia della classe imprenditoriale et- nea è, in generale, più matura e maggiormente radicata di quella palermitana. Qui è sopratutto la sezione gio- vani di Confindustria, guidata da Antonio Perdichizzi, che ha dato il fuoco alle polveri delle Start up riuscendo a creare un ecosi- stema più attento a quello che accade tra i giovani che vogliono fare impresa. Anche l’università, in questo caso, fa la sua parte con la facoltà di economia che da sempre studia le dinamiche dell’innovazione e il modo di tra- smettere buone pratiche dalle imprese ai territori. Palermo e Catania offrono servizi di tutoring e mentorship attraverso il pro- prio staff e mettono a disposizione delle Start up i propri spazi e le attrezza- ture e, nel caso di Palermo, anche un laboratorio per realizzare dei prototipi. L’incubatore di Palermo si caratterizza per un maggiore legame con l’Uni- versità e il mondo della ricerca, l’incubatore di Sviluppo Italia Sicilia ospita principalmente aziende dell’indotto dell’elettronica e si caratterizza per l’of- ferta di servizi di accesso alle fonti di finanziariamenti di debito (fondi per il periodo post incubazione, garanzie sussidiarie, prestiti d’onore). Dall’inizio delle attività di due incubatori hanno ospitato circa 80 Start up, Di queste circa il 10% ha cessato l’attività durante o immediatamente dopo il periodo di incubazione. Il processo di selezione della azienda da incubare avviene attraverso candidature spontanee o, nel caso del consorzio Arca, attraverso la competizio annuale Start Cup. Le aziende transitate presso l’incubatore di Palermo sono attive principalmente nei settorei biomedicali, marketing, servizi di ingegneria e telecomunicazioni. Presso l’incubatore di Catania pre- valgono le aziende del settore elettronica, chimico e della progettazione. Nel 2012 le 27 aziende complessivamente transitate presso il consorzio Arca e ancora attive hanno registrato un fatturato di circa 3 milioni di euro, occupando un totale di 120 persone. Nello stesso anno le 17 aziende attual- mente presenti presso l’incubatore di Catania occupavano 180 lavoratori. Le aziende ospitate presso gli incubatori siciliani hanno registrato in totale 10 brevetti, concentrati presso l’incubatore di Palermo. Per due aziende di que- sto incubatore si sono avuti investimenti da parte di fondi di venture capital. Cosa fanno gli incubatori nell’Isola COPERTINA
  • 8. 8 4/2013 - BANCA&IMPRESA F ari puntati sulle Start up a Catania, allo Zo Centro culture contempora- nee, prima con una presentazione di massa (con 60 secondi a disposizione di ognuno) di idee e progetti di giovani imprenditori e poi con il talk show “L’e- conomia etica dell’industria non profit italiana e dell’impresa sociale: le nuove frontiere per uno sviluppo sostenibile”. A concludere, il concerto di Legality Band Project. di Carlo Lo Re Opportunità di crescita economica ma anche sociale E a Catania il week end è Start up Cornice complessiva è stata la kermes- se “Start up Week End”, che ha visto 200 giovani aziende rappresentare il loro modo di fare impresa con senso etico, sociale e produttivo che guardi ai mercati e all’economia con un occhio di sosteni- bilità e progresso coerente ai territori. L’imperativo odierno, lo sappiamo bene, è risolvere il problema dell’occupazione, soprattutto giovanile, ed è il tema cen- trale, a giusto titolo, di questi ultimi anni della discussione politica italiana ed eu- ropea. Se l’incipit è dato anche da quei 6 miliardi già previsti dal programma «Youth guarantee», la discussione si spo- sta facilmente su quali strumenti attua- re da subito perché si metta in atto una politica duratura volta al cambiamento sociale ed economico. In tale scenario, l’economia etica co- siddetta non profit si mostra come vera occasione di evoluzione del sistema eco- nomico odierno, mettendo in evidenza le nuove frontiere di uno sviluppo sosteni- bile e cogliendo le opportunità del mer- cato nel momento della crisi economica globale. Opportunità che sono di crescita sociale, ma anche di consapevolezza di un nuovo modo di essere attivi all’inter- no della società civile ed economica del proprio territorio glocalizzato. COPERTINA
  • 9. 94/2013 - BANCA&IMPRESA «Le organizzazioni, ma anche le imprese che porta- no innovazione e cambiamento, lavorano attraverso metodi nuovi nell’innovazione sociale, nello sviluppo delle comunità locali, nella formazione dei talenti, nella ricerca delle eccellenze e del merito e nella qualità della democrazia, valorizzando e arricchendo il mercato», ha spiegato a Banca&Impresa Antonio Perdichizzi, presidente dei Giovani industriali di Con- findustria Catania e vero cuore pulsante dell’impen- nata siciliana di Start up negli ultimi anni. Per Perdi- chizzi, «le caratteristiche, i punti di forza del modello d’impresa sociale sono flessibilità, attenzione agli aspetti relazionali, sviluppo del capitale umano, di- mensione fortemente localizzata ma nel contempo globale, organizzazione aperta al networking. Valo- rizzando questi aspetti, l’impresa sociale può esse- re utilizzata per un nuovo approccio della visione del mondo industriale e del lavoro». Lo “Start up week-end” presso Zo, nelle giornate del 24, 25 e 26 maggio, si è rivelato un contesto dav- vero di primaria importanza per approfondire il tema dell’«impresa giovane», come motore di innovazio- ne di prodotti e servizi, incentivo allo sviluppo del mercato del lavoro da porre al centro di una ripresa economica locale e globale. Ovviamente, secondo una prospettiva più etica, ecosostenibile e legale. «Questa è la scelta obbligata dei nuovi imprenditori di oggi, calati nel contesto del loro territorio», ha pro- seguito Perdichizzi, «scatenare nuove imprese eco- sostenibili e legali è l’arma per vincere su una crisi culturale e sociale di un’economia che non guarda più al futuro. Le nuove aziende sono un presidio di legalità. La mafia non può chiedere il pizzo alle “app”, visto che la loro sede è virtuale. Le Start up nascono quindi nel rispetto delle regole e superano i vincoli tradizionali di illegalità, infrastrutture, cre- dito e burocrazia a suon di internazionalizzazione, network e flessibilità». Si stravolge la tradizionale suddivisione Stato-mer- cato-non profit, insomma, perché l’innovazione so- ciale è necessario che attraversi tutti i settori, che li contamini e crei nuovi format di collaborazione e nuovi schemi d’azione. «Si ampliano le visioni del Il tavolo della giuria COPERTINA
  • 10. 10 4/2013 - BANCA&IMPRESA mondo delle Start up», ha notato Perdichizzi, «e ci si apre all’incrocio dei network attivi. Interazione, innovazione e collaborazione sono i principi base dell’innovazione sociale, come ricorda “Il libro bian- co dell’innovazione sociale” di Robin Murray, Julie CaulierGrice e GeoffMulgan». Del resto, coniugare utilità economica e utilità so- ciale è possibile. «La chiave di volta per la costru- zione del futuro dei giovani», ha sostenuto Umberto Di Maggio, coordinatore Sicilia di Libera, «è proprio nell’affidare le potenzialità del territorio alle ener- gie e creatività imprenditoriali dei suoi giovani mi- gliori. È per questo che l’educazione dei territori passa attraverso l’educazione all’imprenditorialità dei giovani». Insomma, le Start up Italiane sono già un modello inedito di innovazione tecnologica e sociale e pro- babilmente finiranno con l’influenzare le tendenze del mercato globale, trasformando l’economia che lo anima. Perché quando l’innova- zione oltre che tecnologica è an- che sociale, il mercato si adegua a una buona prassi che diventa matrice di vero e duraturo svilup- po economico e modifica anche la governance, che oggi deve ne- cessariamente essere tra tutte parti sociali, elastica e attenta, una sorta di convergenza d’inten- ti volta ad azioni di sostegno per connettere le reti e dare reali op- portunità di lavoro ai giovani e di crescita dei territori. Uno dei progetti presentati Sul palco con i vincitori COPERTINA
  • 11. 114/2013 - BANCA&IMPRESA “H ow to be Silicon Valley” è il memorabile arti- colo del 2006 di Paul Graham che descrive l’ecosistema delle aziende digitali californiane, patria delle maggiori Start up mon- diali. Un luogo creativo che è cre- sciuto, non si è costruito, perché le Start up sono persone, non palazzi. Punto focale dell’ecosistema sono due tipi di persone che devono es- sere necessariamente presenti per- ché qualcosa accada: i Nerd e gli Investitori. I Nerd, o con sfumature diverse Geek, Hacker o Maker, costituisco- no il Team della Start up: gli Star- tupper. Persone che, con passione, coraggio e tenacia portano avanti la loro Idea da realizzare. Per propor- re l’Idea d’impresa occorre un di- scorso, attentamente argomentato, spesso presentato con il supporto di slide: il Pitch, nel quale si descri- vono il Mockup dell’Idea oppure un suo Prototipo, il Business model, indicando come si ha intenzione di ricavare utili, i tempi e le risorse necessarie per completare l’Execu- tion del progetto. In molti casi gli startupper sono aiutati dai Mentor, persone che con competenza ed esperienza contribuiscono allo svi- luppo dell’idea. Dall’altro lato del tavolo ci sono gli Investitori. Generalmente i primi ad investire su una nuova idea sono i Business Angel, che sostengono la Start up con il Seed, una parte- cipazione finanziaria iniziale, con- dividendo il know-how, i contatti e partecipando al Consiglio di Ammi- nistrazione. Il secondo livello di in- vestimenti può arrivare dai Venture Capitalist, investitori professionisti o società d’investimenti che par- tecipano finanziariamente in modo cospicuo all’azienda, chiedendo come contropartita un aumento an- nuale del valore dell’azienda. Il pro- cesso di conclude con le strategie di Exit, la vendita della Start up nel momento in cui si raggiunge il plus valore del capitale. Tra le alternati- ve: la vendita ad un’altra impresa (Trade sale), il riacquisto da parte del fondatore (Buy Back), la quota- zione in borsa (Going Public). Ovviamente l’ecosistema è molto più complesso. Victor W. Hwang e Greg Horowitt nel loro libro “The Rainforest: The Secret to Building the Next Silicon Valley” identifica- no nelle «barriere sociali» (lingua, di Francesco Passantino Un modello americano che prende piede anche da noi Dall’Idea all’Exit, le parole chiave dell’ecosistema Start up cultura, gruppi sociali, mancanza di fiducia) il freno al potenziale in- novativo, che impedisce gli scambi (più proficui) tra individui profon- damente diversi dal punto di vista socio-culturale. L’efficacia del mo- dello Rainforest è invece dovuta all’esistenza di soggetti capaci di connettere operatori economici di- stanti tra loro e di creare un net- work inclusivo. Ruolo svolto dai Keystone che, grazie al carisma ed all’autorevolezza, abbassano i costi di transazione ed attenuano i contrasti sociali. Lo stesso Horowitt, lo scorso anno, ha provato a definire il Rainforest Canvas italiano, un ecosistema molto vasto ed articolato costitui- to da gruppi online (Italian Startup Scene, Indigeni Digitali, …), even- ti dal vivo (Codemotion, Startup Weekend, TedX, European Maker Faire, Spaghetti Open Data, …), spazi reali come Coworking, Fablab, e social incubators (The Hub, Talent Garden, ...), Business Plan compe- tition (StartCup, Premio nazionale dell’Innovazione, Innovaction Lab, Mind The Bridge, ItaliaCamp, ...), Incubatori ed Acceleratori (Area Science Park, Consorzio Arca, Technopolis, Working Capital, Bar- camper, H-Farm, Enlabs, Nana Bian- ca, ...) e piattaforme di Crowdfun- ding (Siamosoci, Eppela, …). Anche in Italia quindi si compone il modello. Per chi ha voglia di impa- rare tanto e subito, per chi crede che per avere successo bisogna rischiare, per chi vuole creare una cultura di lavoro diversa, per chi ha la passione per l’idea, per chi vuole essere autore del proprio destino. Francesco Passantino Dal 1990 Ricercatore, Consulente e Formatore nelle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione. Ha fondato e lavorato per diverse Start up. Valutatore di imprese per banche ed altri enti. Ha fondato il Google Developer Group di Palermo e co-fondato il progetto Sementor, che ad oggi ha portato 45 Start up al pitch di fronte agli investitori. È Ambassador del progetto Working Capital di Telecom Italia e della Maker Faire Rome. Svolge attività di Digital Strategist, con specializzazione in servizi Social Local Mobile. COPERTINA
  • 12. 12 4/2013 - BANCA&IMPRESA B ella idea da Catania per coniugare solidarietà e sviluppo economico. Si è infatti costituita, presso l’Acceleratore Working Capital ospitato da Telecom Italia la Svpf (Sicilian venture philanthropy Foundation), una “Fondazione di partecipazione e co- munità” che ha l’obiettivo di contribuire allo sviluppo di un ecosistema dinamico per favorire l’imprenditorialità sul territorio attraverso l’azione filantropica. «Acceleriamo la Sicilia!» è il messaggio che unisce i soci “pronti a mobilitarsi e sbracciarsi per sostenere nuove generazioni e imprese” attraverso azioni volte a migliorare la capacità di matching tra Start up ad elevato potenziale di sviluppo. Il presidente è la pro- fessoressa Elita Schillaci, già preside della facoltà di Economia, che ha presentato le linee guida del pro- gramma di attività, con riferimento all’interazione con i soggetti leader nello screening delle idee imprendi- toriali e all’attività di supporto legale per avvicinare i neo-imprenditori e gli investitori della Fondazione. Ma su quale scenario si muove la Fondazione? «Il siste- ma economico e produttivo è in una fase di profondo cambiamento, quest’ultimo è strutturale e non legato unicamente alla crisi», ha spiegato la Schillaci, «una pri- ma emergenza è la necessità di modificare alla radice il nostro modello produttivo. Da crisi finanziaria, distan- te e “per tecnici”, questa è diventata crisi economica, sociale e istituzionale. È entrata nelle nostre famiglie, ha toccato i nostri figli, ha chiuso le nostre aziende, ha ridotto la nostra capacità di spesa, ha trasformato l’eccellenza in eccedenza, ha aumentato il conflitto so- ciale. Oggi la crisi sta dimostrando l’insostenibilità dei modelli economici dominanti, dell’eccesso di consumi- smo, di assetti fondati prevalentemente sul pubblico». La risposta a questi fenomeni, di contro, è una vivace attività di stimolo alla creazione d’impresa, che parte proprio dal basso: la Fondazione, in quest’ottica, vuol diventare uno strumento innovativo per collegare tutte le realtà che creano questo fermento. «La scommessa», ha proseguito Elita Schillaci, che è già riuscita a coinvolgere diversi imprenditori in questo progetto, «è quella di far diventare la Sicilia una “start up Island” che possa offrire opportunità ed essere at- trattiva per l’intera area euro-mediterranea. Non ci ser- ve un ponte di ferro e cemento, ma un ponte digitale, culturale, che leghi la nostra isola al resto del mondo. Un ponte su cui transitino informazioni, idee, opportu- nità. Questa è la strada e ci dobbiamo credere». Come realizzare l’obiettivo? Sviluppando il capitale di rischio attraverso una fondazione per la venture philanthropy in Sicilia, capace di dare accesso al mer- cato dei beni finali tramite il networking e colmando l’assenza di una regia unica con un network tra per- sone e associazioni che condividono valori e obietti- vi. Questa è appunto l’Svpf. Al centro la professoressa Schillaci Un momento della presentazione Una fondazione per i neo imprenditori Una Svpf per rendere la Sicilia più veloce di Carlo Lo Re COPERTINA
  • 13. 134/2013 - BANCA&IMPRESA P iù di sessanta partecipan- ti in rappresentanza di tre diversi continenti (Europa, America e Asia) e di undici diffe- renti paesi sono intervenuti per tre giorni a Catania fra il 23 e il 25 Maggio scorsi per discutere di Start up, nuove iniziative d’impre- sa ed ecosistemi imprenditoriali. Un tema questo che è recente- mente entrato a pieno titolo nel dibattito sulle modalità di rilancio della competitività dell’Italia in ge- nerale e della Sicilia in particolare. Si tratta dei lavori del convegno in- ternazionale sull’imprenditorialità dal titolo “Entrepreneurial Ecosy- stems and the Diffusion of Star- tups”, organizzato sotto gli auspici dell’Academy of Management, divi- sione imprenditorialità e animato da quattro docenti, due americani Sharon Alvarez (Ohio State Universi- ty), Jay Barney (University of Utah), e due siciliani Giovanni Battista Dagnino e Rosario Faraci (questi ultimi dell’Università di Catania). In tale occasione è stato proposto un programma con 26 relazioni basate su paper di ricerca e 13 interventi programmati, articolati in quattro ti- pologie di sessioni per un totale di nove parti oltre alla sessione inau- gurale: tre sessioni presentazione di lavori accademici, una sessione di poster, due tavole rotonde, e in- fine tre panel con esperti e pro- fessionisti del settore. I tre panel, in particolare, hanno concentrato l’attenzione, rispettivamente, sui programmi educativi per l’impren- ditorialità, sull’esplorazione e sulla creazione delle nuove opportunità di business e, infine, sulle poten- zialità di generazione di ecosistemi imprenditoriali a livello locale. Nel terzo panel, attraverso quat- tro testimonianze di rilievo, fra cui quella di un giovane studente uni- versitario catanese di ingegneria che, insieme alla sorella, ha dato vita alla Start up flazio.com, ha as- sunto ruolo preminente la presen- tazione e la discussione dell’ecosi- stema imprenditoriale di Catania, la cui genesi e i processi attuali di sviluppo hanno sollecitato notevole coinvolgimento da parte dei parte- cipanti stranieri e italiani. La scelta della divisione impren- ditorialità dell’Academy of Mana- gement, la più grande accademia mondiale di studiosi di discipline aziendali e manageriali che conta più di 25000 iscritti, non è stata casuale. A Catania opera da diversi anni una comunità di professori e ricercatori che dell’imprenditorialità ha fatto e continua a fare il cardi- ne dei propri studi a livello italiano e internazionale. E vi è una certa esperienza accumulata nella pro- mozione di incontri di presentazio- ne di lavori di ricerca e di confronto internazionale. Nel 2007 Catania ospitò la Special Conference della Strategic Management Society sul tema delle nuove frontiere dell’im- prenditorialità. Nel 2008 venne or- ganizzato a Taormina, nella splen- dida cornice del Grand Hotel San Domenico, un workshop tematico per operatori ed esperti su priva- te equity e venture capital. Infine nel 2010 si tenne a Roma, con estensioni in alcune sedi italiane (Catania compresa), il trentesimo convegno mondiale della Strategic Management Society. A Catania inoltre si stanno creando i presupposti per la realizzazione Catania si candida a diventare la prima Start up city sul modello di Old Street di Giovanni Battista Dagnino e Rosario Faraci COPERTINA
  • 14. 14 4/2013 - BANCA&IMPRESA Rosario Faraci Rosario Faraci è professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese nell’Università degli Studi di Catania, dove è Presidente del corso di laurea in Economia Aziendale. È Presidente del Capitt, il centro per l’aggiornamento delle professioni e il trasferimento tecnologico dell’Ateneo catanese. Co-Editor della rivista “Journal of Management and Governance”, si occupa di imprendi- torialità, corporate governance e imprese familiari. È giornalista pubblicista. Giovanni Battista Dagnino È professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese nell’Università degli Studi di Catania, dove coordina il PhD in Economics and Management. È stato lead investigator dell’unità di ricerca di Catania del progetto europeo FRIDA sullo sviluppo locale guidato dalle imprese àncora e dai loro network di conoscenza e si occupa attivamente di sviluppo e innovazione a livello regionale, ecosi- stemi imprenditoriali e Start up e strategie d’impresa. di una Start up city con la progres- siva formazione di un ecosistema imprenditoriale locale che raccoglie vari attori chiave del territorio: l’uni- versità e le altre istituzioni a essa collegate, le associazioni di catego- ria, alcune grandi imprese (come Telecom Italia che a Catania ha recentemente inaugurato uno dei tre acceleratori di impresa lancia- ti in Italia) e una rete informale di piccoli imprenditori, startuppers e giovani universitari desiderosi di av- viare una nuova impresa o di perfe- zionare un progetto imprenditoriale da condividere con altre imprese e potenziali investitori. Sempre a Catania, com’è noto, era emersa qualche tempo fa l’Etna Valley, un micro distretto dell’elet- tronica e dell’informatica che ruota- va intorno alla StMicroelectronics e attraeva varie imprese che veniva- no a operare sul territorio insieme a numerose piccole e medie impre- se di fornitura a elevata specializza- zione. Negli ultimi anni l’Etna Valley ha subito una graduale trasforma- zione e oggi, alle pendici del vul- cano più alto d’Europa che presto diverrà patrimonio dell’Unesco, si registra gran fermento per la nasci- ta di una miriade di nuove iniziative imprenditoriali non soltanto ad alta tecnologia, che si realizza mediante un’intensa rete di interconnessioni e un clima di notevole informalità, entusiasmo e passione tipico delle fasi storiche in cui, nel nostro pae- se, sorgevano i distretti industriali. Nella Start up city proliferano le opportunità per dare visibilità alle idee e ai progetti dei giovani poten- ziali e novelli imprenditori. Il corso di laurea in Economia Aziendale, in- sieme a Confindustria Giovani, da un biennio conduce il concorso di idee e progetti dal titolo “Start up Academy”, che già dal prossimo anno si avvia a divenire un’iniziati- va tale da coinvolgere tutti i Dipar- timenti dell’ateneo catanese. L’as- sociazione Start up ha promosso, per il secondo anno consecutivo, Startup Weekend, un progetto di tre giornate in cui i giovani incon- trano docenti, professionisti, im- prenditori e operatori finanziari per poter riesaminare e affinare, insie- me a occhi competenti, le proprie idee imprenditoriali. Vi sono infine alcune iniziative di livello nazionale, come il contest di Working Capital di Telecom Italia, che desta molto interesse. Sembra quasi che Catania voglia imitare la vecchia Old Street dell’E- ast End londinese, che recentemen- te ha assunto notorietà a livello globale quale centro elettivo delle nuove iniziative imprenditoriali tec- nologiche a rapido sviluppo. Tant’è che ha persino cambiato nome, assumendo l’appellativo di “Tech City” o, più enfaticamente “Silicon roundabout”, una nuova area ad economia basata sulla creatività che si auspica possa guidare il de- stino della città nel ventunesimo secolo. Cisco, Facebook, Google, Intel, Vodafone e McKinsey insieme a quattro atenei hanno già investito capitali nell’area e così, nei cinque anni dal 2008 al 2012, il numero di iniziative tecnologiche presenti è salito quasi vertiginosamente da 15 a circa 2000. Eppure, come accade nel confron- to in atto nella capitale inglese, ci chiediamo se la retorica esistente sulla Start up city corrisponda vera- mente alla realtà catanese. Ovvero ci troviamo davvero di fronte alla gestazione di un cluster di nuove iniziative innovative ad alta creati- vità e ad alto potenziale di sviluppo economico? Oppure occorre ancora un po’ di tempo per giungervi? E ancora: cosa è necessario fare per- ché si possa assicurare alla città etnea una nuova ondata vigorosa di sviluppo innovativo? Le risposte po- sitive a questi interrogativi potreb- bero essere il volano per il futuro della città e di una parte dell’Isola. COPERTINA
  • 15. 154/2013 - BANCA&IMPRESA “M any things are impor- tant factors, but fun- ding from the ‘crowd’ is the base of which all else depen- ds on and is built on”. Quanto enunciato è il principio alla base del concetto del crowdfun- ding, battezzato nel 2006 da Michael Sullivan. Parafrasando potremmo dire che l’investimen- to ed il sostegno all’innovazione sono frutto della collaborazione, e questa soprattutto ha bisogno della “folla”. Risale a poco più di un anno fa la firma del Presidente degli Usa Barak Obama del JOBS Act (Jum- pstart Our Business Startups Act) con cui si è legalizzato l’equity fun- ding rivolto alle Start up negli Sta- ti Uniti. Da allora si è fatta molta strada per dare dignità e regola- mentazione al sempre più accla- mato sistema di raccolta del capi- tale di rischio per i nuovi business, alla luce della ristrettezza del si- stema del credito bancario e delle barriere all’ingresso poste dai tra- dizionali investitori finanziari. LO STATO DEL CROWDFUNDING IN ITALIA È recente l’articolo di Forbes che parla dell’Italia come Pae- se pioniere nel dotarsi di una regolamentazione in materia di crowdfunding, prima ancora degli Usa, rimasti fermi al JOBS Act. A scriverlo è David Drake, chairman della LDJ, società di private equi- ty newyorkese, sulla base della recente normativa in materia pub- blicata dalla Consob lo scorso 29 marzo, dopo poco più dei 90 gior- ni previsti per l’attuazione della norma del c.d. “Decreto Crescita 2.0”, che porta la firma dell’ex Ministro dello Sviluppo Economi- co e della sua task-force guidata da Alessandro Fusacchia. Il rego- lamento attuativo dell’art. 30 del d.lgs n. 179/2012, ha introdotto l’equity-based crowdfunding (“la raccolta diffusa di capitali di ri- schio tramite portali online”) nel Testo Unico Finanziario. Il rego- lamento è rimasto aperto per le consultazioni pubbliche fino al 30 aprile scorso. Crowdfunding, la nuova frontiera nella raccolta di capitali di Alessia di Raimondo Per la rivista Forbes l’Italia paese pioniere nella regolamentazione in materia Le Start up innovative potranno presto ricorrere all’equity-based crowdfunding fino ad un totale di 5 mln di euro COPERTINA
  • 16. 16 4/2013 - BANCA&IMPRESA Le Start up innovative potranno presto ricorrere all’equity-based crowdfunding, ovvero potranno emettere offerte di strumenti par- tecipativi al capitale di rischio tra- mite portali specializzati fino a un totale di 5 milioni di euro. Alla rilevazione del 27 maggio 2013 (consultabile nel dettaglio a questo link http://startup.regi- stroimprese.it/report/startup.pdf le Start up innovative registrate sono 811. Queste alcune delle disposizioni che sono contenute nel regola- mento. Istituzione di un registro che in- clude i soggetti a cui è riservata l’attività di gestione dei portali di crowdfunding, inclusa una sezio- ne speciale riservata ai “gestori di diritto” (banche e istituti di fi- nanziamento, inclusa la società Poste Italiane) che comunicano alla Consob lo svolgimento della suddetta attività. Il registro è pub- blicato online e liberamente con- sultabile. Sono richiesti i requisiti di ono- rabilità e professionalità stabiliti dalla Consob per la gestione delle piattaforme. Tra i requisiti, figura la capacità di valutare i progetti imprenditoriali presentati sotto un profilo economico-finanziario (piut- tosto che tecnologico-innovativo). La Consob riceve le domande di ammissione al registro e risponde entro 60 giorni. Possono raccogliere capitali online le Start up c.d. innovative. La Start up può raccogliere un cor- rispettivo totale di azioni di massi- mo 5 milioni di euro. Agli investitori professionali è richiesta una percentuale di inve- stimento obbligatoria pari al 5% della totalità dell’offerta. Vige l’obbligo per le Start up innovative che intendono svolge- re offerte di proprio capitale di rischio tramite portali di inserire nei propri statuti o atti costitutivi misure idonee a garantire all’in- vestitore una way out se la quota di controllo passa di mano (clau- sole convenzionali di recesso o di tag along). Altre disposizioni specifiche sono relative al contenuto informativo da fornire all’investitore, anche per via multimediale. L’Italia fa da apripista nel dotarsi di una regolamentazione in ma- teria di innovazione e sostegno finanziario della stessa, e questo è il segno che il nostro Paese non sa solo imitare, ma anche anticipare. COME FUNZIONA IL CROWDFUNDING? I MODELLI DI RACCOLTA CAPITALI Svariati i modelli di raccolta di ca- pitali che possono essere adope- rati dalle piattaforme. Un primo modello di piattafor- ma, il più diffuso, è il cosiddetto reward-based. Questo si adotta quando le persone che effettuano una donazione per un progetto ri- cevono in cambio una ricompensa o un premio, siano essi tangibi- li o intangibili (per es. un grazie sul sito web). Questo può essere ulteriormente diviso in due sotto- classi principali: il modello “all-or- nothing” - tutto o niente - di gran lunga il più utilizzato, e il modello “take-it-all” (prendi tutto). Il primo si caratterizza per il limite stringente posto dal tempo prefis- sato entro il quale la somma tar- get deve essere raggiunta, prima che si effettui qualsiasi transa- zione finanziaria. Se il target non viene raggiunto, il finanziamento si considera fallito, le transazioni non avverranno e il denaro resterà o verrà ritrasferito immediatamen- te sul conto dei donatori. Noto esempio al riguardo è la piattafor- ma internazionale Kickstarter. Il secondo - il “prendi tutto” - rila- scia il finanziamento per il proget- to a prescindere se esso raggiun- ga o meno il proprio target entro la scadenza prefissata. IndieGoGo è uno degli esempi più noti (flexible funding). Un secondo modello di piattafor- ma è l’ equity-based. Progettisti e partner definiscono un periodo di tempo e una somma target. Il tar- get è poi diviso in migliaia di parti uguali, che sono offerte tramite la COPERTINA
  • 17. 174/2013 - BANCA&IMPRESA piattaforma in forma di azioni a prezzo fisso. Le offerte vanno avanti fino a quando non si raggiunge il target: successivamente si entra nel vivo dell’investimento. Il meccanismo è decisamente più laborioso ed un singolo progetto non giustifi- cherebbe le procedure artificiose. Negli scorsi due anni sono state pensate due sottoclassi del mo- dello per ovviare ai potenziali pro- blemi: il modello cooperativa e il modello club. Il primo dei due - noto anche come modello holding - crea una coope- rativa in qualche modo fittizia che funge da meccanismo di collezio- ne dell’investimento: i contribuen- ti individuali vengono radunati in entità legali che investono nei pro- getti. Un esempio è la piattaforma italiana SiamoSoci. Nel secondo si reclutano poten- ziali investitori come membri di un club di investimento chiuso. L’offerta non viene fatta diretta- mente al pubblico, potendo trarre effettivo profitto dall’investimento effettuato. Un esempio è costi- tuito dalla piattaforma britannica Crowdcube. Tra i modelli social lending - o di micro-finanza - si citano due clas- si: il prestito peer-to-peer ed il modello micro-prestiti. Il prestito peer-to-peer è una transazione finanziaria che avviene senza al- cuna intermediazione: un gruppo di persone presta piccole somme di denaro alla stessa persona o organizzazione. Questa è la logi- ca delle italiane Smartika e Pre- stiamoci. Il micro-prestito, invece, fornisce servizi finanziari a clienti con bassi redditi - consumatori e lavoratori in proprio, per esempio - raccogliendo il denaro da parte di un gruppo di persone ed affidan- done la gestione ad un interme- diario locale. Kiva opera secondo questo modello. Di recente affermazione in Ita- lia è il modello Do it Yourself crowdfunding (DIY), ovvero proget- ti di crowdfunding portati avanti su piattaforme o siti web propri piuttosto che su una piattaforma di crowdfunding pubblica. Ancora, esistono le piattaforme che adoperano il modello do- nation-based, secondo il quale i fondi sono raccolti da una co- munità per un’iniziativa divulgata pubblicamente, ma non vi è alcun ritorno finanziario per la folla. Il ritorno può essere previsto sotto forma di dono - come un libro, nel caso di un editore, uno sconto, un biglietto gratis per il concerto di un gruppo pop - o non essere previsto del tutto - come nell’a- zione di crowdfunding attuata per la campagna elettorale del 2008 del presidente degli Stati Uniti B. Obama, che ha raccolto oltre 137 milioni di dollari come donazione. LE CIFRE DEL CROWDFUNDING IN ITALIA Da un recente studio condotto da Crowdfuture (www.crowdfuture. net), la prima Convention italiana sul tema, i numeri del crowdfun- ding in Italia sono positivi. I pro- getti ricevuti complessivamente da tutte le piattaforme al mo- mento del loro lancio sono più di 30mila - di cui oltre il 75% ricevu- ti dalle piattaforme di social len- ding - quelli pubblicati sono qua- si 9mila, di cui il 28% ha avuto buon esito, raccogliendo i fondi ri- chiesti. Il valore complessivo dei progetti finanziati è pari a 13 mi- lioni, a cui concorrono in misura rilevante le piattaforme di social lending (78%) ed equity-based (15%). Solo il 7% del valore tota- le dei progetti finanziati è da im- putarsi al reward/donation-based crowdfunding. I progetti ricevuti dalle piattafor- me reward-based e donation-ba- sed sono quasi 3000, di questi 1700 sono stati accettati ed il 22% è stato finanziato con suc- cesso, per un totale che sfiora il milione di euro. I progetti rice- vuti dalle piattaforme di social lending sono oltre 26000, di cui oltre 5000 accettati, con una percentuale di successo del 35% (1855), per un totale di oltre 10 milioni di euro. Le piattaforme di equity-based si fermano a circa 2 milioni di euro finanziati. ALESSIA DI RAIMONDO Dottoranda di ricerca in Economia e Gestione delle Imprese presso il Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania, con focus sulle tematiche di strategia d’im- presa e venture capital. Visiting scholar presso il Dipartimento di “Strategic Management and Entrepreneurship” della Rotterdam School of Management (Erasmus Universiteit, Rot- terdam). Redattrice per la Sezione Tech di Fanpage.it e Vice Caporedattore per la Sezione Business di Ninjamarketing.it. Alessia Di Raimondo ha recentemente avviato una collabo- razione con A-tono, impresa del settore digital e mobile, come Product Marketing Manager per i servizi premium. (Contatto mail: a.diraimondo@unict.it). COPERTINA
  • 18. 18 4/2013 - BANCA&IMPRESA COPERTINA S ono ventuno le piattaforme di crowdfunding attive in Italia (dato ad aprile 2013), oltre le due in fase di lancio. Tra le reward-based si registrano dodici piattaforme, due sono equity-ba- sed, due appartengono al modello social lending e sette al modello donation-based. Segue una sintetica rassegna. REWARD BASED - GENERALISTE Boomstarter www.boomstarter.com Piattaforma nata a settembre 2011 partendo da un progetto di raccolta fondi di 8mila euro, che adopera il modello “take-it-all”. Com-Unity www.com-unity.it Piattaforma lanciata nel marzo 2013 che adopera, in realtà, un modello misto donation-reward, di proprietà di Banca Interprovinciale SpA e frutto della collaborazione dello Studio SCOA. I progetti - a contenuto umanitario, scientifico, sociale e culturale - sono approvati da un Comitato Etico, seguiti da un Advisor, che ne valuta anche la fat- tibilità e la rilevanza, ed affiancati dalla Banca per ciò che concerne l’erogazione delle somme raccolte. Crowdfunding-Italia www.crowdfunding-italia.com Piattaforma datata ottobre 2012 che non prevede costi di registra- zione e commissioni sulle transa- zioni. DeRev - www.derev.com Lanciata a novembre 2012, la piat- taforma ospita principalmente pro- getti social, occupandosi anche di petizioni e raccolta firme per attua- re - da qui il nome - delle vere e proprie rivoluzioni per il benessere collettivo. Eppela - www.eppela.com Piattaforma aperta verso maggio 2011 che ha il suo focus di raccol- ta fondi su progetti che spaziano dall’arte alla tecnologia, dalla mu- sica, all’innovazione sociale ed il no-profit. Kapipal - www.kapipal.com Nasce nel 2009 e si rivolge a qual- siasi progetto, anche di natura per- sonale e modesta entità, come una lista nozze o regali di compleanno. Non richiede commissioni sulle transazioni e la natura personale dei progetti listati la rende il primo esempio di crowdfunding platform internazionale con tale focus. Produzioni dal Basso - PdB www.produzionidalbasso.com Pioniera in Italia con la sua nascita nel 2005, la piattaforma di Angelo Rindone non prevede costi di regi- strazione, commissioni ed interme- diazione alcuna, mirando a finanzia- re progetti autonomi e “dal basso”. di Alessia di Raimondo Le piattaforme di crowdfunding in Italia Starteed - www.starteed.com Piattaforma operativa da settembre 2012 che integra la campagna di raccolta fondi attraverso la commu- nity con le successive fasi di svilup- po e vendita del prodotto, diventan- do piattaforma di e-commerce oltre che di fundraising. REWARD-BASED LOCALI E/O SETTORIALI Cineama - www.cineama.it La piattaforma mista di crowdsourcing e crowdfunding è nata nel 2011. Questa è rivolta al cinema, finanziando film, video mu- sicali, cortometraggi, e quanto altro correlato, coinvolgendo i cineamatori in tutte le fasi pre- e post-creazione. Finanziami il tuo futuro www.finanziamiiltuofuturo.it Piattaforma della Puglia (Valle d’I- tria) destinata a sostenere progetti per lo sviluppo territoriale. Nata ad inizio 2013, è rivolta ai giovani dai 18 ai 35 anni residenti nei Comuni di Alberobello (Ba), Cisternino (Br), Locorotondo (Ba), Martina Franca (Ta), Noci (Ba) e Putignano (Ba). I progetti ammessi non possono superare richieste dell’entità di 10mila euro e devono rientrare in un orizzonte di attuazione dell’ope- ra di massimo dodici mesi. Kendoo - www.kendoo.it La piattaforma operante nella pro- vincia di Bergamo promossa da Me- dia on (società editrice de “L’Eco di Bergamo”) nasce nel 2013 ed è ri- volta a progetti generalisti secondo il modello “all-or-nothing”. Musicraiser www.musicraiser.com Piattaforma fondata nell’ottobre 2012 dal cantante del gruppo Mar- ta Sui Tubi, Giovanni Golino, e dalla dj e producer Tania Varuni, che si rivolge esclusivamente a proget- ti musicali - tour, dischi, videoclip, concerti.
  • 19. 194/2013 - BANCA&IMPRESA COPERTINA REWARD-BASED - DIY CROWDFUNDING Acquista con noi un pezzo di Sto- ria (Torino) - www.palazzomadama- torino.it/crowdfunding/ La campagna portata avanti dal Palazzo Madama di Torino in 2 mesi ha raccolto quasi 90mila euro, superando il target prefis- sato di 80mila euro, per riportare a Torino il servizio in porcellana dei d’Azeglio. Il reward previsto in cambio delle offerte consisteva in entrate al museo, citazioni nei rin- graziamenti, etc. Community - Il film www.communityilfilm.com/home Il progetto mira a finanziare la produzione di Community il Film, una storia sociale raccontata at- traverso un film comico. La rac- colta si chiude a fine settembre e dovrebbe raggiungere un target di 200mila euro. Un Indovino Ci Disse - Il film www.unindovinocidisse.it La campagna è volta a finanziare la produzione del film Un Indovino Ci Disse, di Mario Zanot, tratto dal libro Un Indovino Mi Dis- se di Tiziano Terzani. A fine giugno si chiuderà la raccolta, sperando il raggiungimento del target di 500mila euro prefissato. Vice Versa - Biennale di Venezia http://viceversa2013.org/it/ crowdfunding-artisti-opere-arte Raccolta fondi per sostenere la produzione delle opere degli arti- sti presenti alla mostra Vice Ver- sa, in occasione della 55^ Bien- nale di Venezia. La raccolta ha una durata totale di 90 giorni e finora ha raggiunto la cifra degli 85mila euro. EQUITY-BASED SiamoSoci - www.siamosoci.com Si tratta di una piattaforma che vuole favorire l’incontro tra inve- stitori privati e Start up innovati- ve - aziende non quotate, quindi - anche attraverso investimenti di gruppo (club deals). Il funding gap che si intende colmare è quello riscontrabile allo stadio del seed investing. Stiamo parlando, quin- di, di angel investor che agiscono al primissimo stadio della “value chain of capital”. Il background imprenditoriale dei finanziatori è un plus a vantaggio dei progetti in fase di raccolta fondi. We are starting www.wearestarting.com Piattaforma nata nel marzo 2013 per dare visibilità a progetti bril- lanti e raccogliere i necessari ca- pitali. DONATION-BASED BuonaCausa www.buonacausa.org La piattaforma consente ad as- sociazioni, testimonial, aziende, donatori e attivisti di collaborare su iniziative e progetti di valore sociale. Fund for Culture www.fundforculture.org Piattaforma nata a Napoli nel 2010, ma ancora in fase “star- tup”, che mira a finanziare inizia- tive culturali - mostre, restauri, archivi - promosse da artisti, as- sociazioni no profit, fondazioni e istituzioni pubbliche. Iodono - www.iodono.com Piattaforma di personal fundrai- sing rivolta a progetti benefici ed ONG. Nata nel 2010, la piattafor- ma è opera della società milane- se che opera nel database mana- gement per i progetti editoriali e no profit, Direct Channel. Pubblico Bene www.pubblicobene.it Sostenuta dal progetto GECO dell’Emilia Romagna, la piattafor- ma è focalizzata sul giornalismo d’inchiesta e vuole favorire la par- tecipazione di lettori e giornalisti allo sviluppo dell’editoria. Lo sco- po è promuovere l’informazione indipendente attraverso il modello “community funded reporting”. Rete del dono - www.retedeldono. it Piattaforma di personal fundrai- sing nata nel 2011 e rivolta a pro- getti no profit. ShinyNote - www.shinynote.com Nasce nel 2009, ma parte nel 2011 come piattaforma rappre- sentativa di uno spazio condiviso tra organizzazioni no profit e sem- plici cittadini-utenti. Lo scopo è narrare storie di persone comuni e finanziare progetti di solidarietà. Terzo Valore - www.terzovalore. com Servizio di Banca Prossima (Grup- po Intesa SanPaolo) attraverso cui le persone fisiche o giuridiche (residenti in Italia, le prime, o con sede legale in Italia, le seconde) possono raccogliere fondi per i clienti no profit di Banca Prossi- ma. Il finanziamento della ban- ca ammonta al 33% dei progetti, più la parte non raccolta tramite crowdfunding. Il tasso d’interesse è fissato dal progettista ed aggiu- stato, fino all’annullamento, dal prestatore. SOCIAL LENDING Prestiamoci www.prestiamoci.com Piattaforma di personal fundrai- sing volta allo scambio di capitali tra privati senza alcuna forma di intermediazione. Nasce nel 2010. Smartika - www.smartika.it Nata nel 2007, la piattaforma parte nella prima metà del 2012 ad opera del gruppo Zopa Italia. Il social lending è praticato secondo le regole di vigilanza imposte da Banca d’Italia.
  • 20. 20 4/2013 - BANCA&IMPRESA A l Behaviour Labs (nome che un po’ ricorda la sezione di scienze del comportamento del- l’Fbi, visto in tanti film e telefilm a stelle e strisce) hanno una idea precisa: che un robot pos- sa convivere con l’uomo, risultandogli anche utile. Almeno quando si riuscirà a creare un rapporto uomo-macchina in cui il robot non sia visto come un’entità estranea. L’azienda dei fratelli Marco e Daniele Lombardo, basata a Catania, è senza dubbio una delle Start up più innovative del panorama siciliano, tutta vol- ta alla tematica dell’interazione uomo-robot, per la verità introdotta da decenni da vari autori di scien- ce fiction, uno per tutti Isaac Asimov. Mentre in Giappone e Usa (ma, sorprendentemente, anche in Francia) sia va verso una sociologia meta umana in cui il robot è visto come un co-thinker e un co- agent, alle falde dell’Etna i fratelli Lombardo stan- no lavorando a un’applicazione di grande interesse della robotica, quella terapeutica, soprattutto nel campo dell’autismo. «I bambini con autismo sono spesso attratti dal- la tecnologia per la sua prevedibilità e per i ridot- ti stimoli esterni da elaborare», hanno spiegato a Banca&Impresa i fratelli Lombardo, «gli esperti hanno poi recentemente evidenziato un aumento del 30% del numero di interazioni sociali, nonché una migliore comunicazione verbale in bambini con autismo quando un si usa un robot». E il miglioramento pare essere evidente non solo nelle interazioni con il robot, ma anche nelle suc- cessive interazioni con i genitori e terapisti. «Tali promettenti risultati ci hanno spinto a studia- re una soluzione per migliorare la vita quotidiana dei bambini affetti da autismo, in modo da portare speranza e conforto alle loro famiglie», ha eviden- ziato i Lombardo, «anche considerando che oggi in tutto il mondo, in più di venti istituzioni si educano i bambini affetti da autismo utilizzando in classe l’automa chiamato Nao come un compagno diver- tente e interattivo». I due fratelli catanesi non hanno dubbi: «corretta- mente sviluppata, la nuova soluzione di “edutaining robotica” rivoluzionerà il modo in cui la società si avvicina alla cura dell’autismo, comprendo al me- glio le esigenze dei bambini affetti dal grave proble- ma». Del resto, è certo migliore la compagnia di un robot che quella del cinico fratellastro interpretato da Tom Cruise in Rain Man. di Carlo Lo Re Un robot per terapeuta Due casi di successo gra Un momento della presentazione del robot COPERTINA
  • 21. 214/2013 - BANCA&IMPRESA L e Iotatola sono Serena Ganci e Simona Norato, palermitane doc il cui incontro avviene nel marzo 2010, vincendo l’edizione di Musicultura di quell’anno. “Incontrarsi è stato come specchiar- si riuscendo però a vedere la parte meno manifesta di ciascuna, l’alter ego” - dicono Serena, l’esuberante, e Simona, la timida. Le due artiste aggiungono: “Da quan- do abbiamo cominciato a scrivere e suonare insieme succedono cose nuove, promettenti. In un anno ab- biamo scritto un disco e lo abbiamo pubblicato, abbiamo persino vinto dei soldi veri. Un’altra grande verità infine è che ci divertiamo moltissimo, entrambe vogliamo sublimare la con- dizione sognante di chi è rimasto im- brigliato nella post-adolescenza.” Nel 2011 pubblicano il primo disco Divento Viola con Mafi/Rossodisera e sotto la direzione artistica di Mauri- zio Filardo. Serena Dandini le invita a “Parla con me” per due puntate con- secutive, consacrando così l’inizio di un lungo tour Italiano. Tra le altre partecipazioni: Musicultu- ra tour (con Paola Turci); Premio Tenco 2011; Asiago Live (su Radio Rai); Per fortuna che c’è Radio Due (condotto da Simone Cristicchi e Nino Frassi- ca); Radio Due Social Club (condot- to da Luca Barbarossa); Pop Komm (Berlino); Alimentation Generale (Pari- gi). Ad oggi Serena e Simona, amanti inguaribili della contaminazione, han- no creato insieme ai Teatri Alchemici il primo irreality show sull’ambizione (B-Ambitious). Nel 2013 hanno allestito un tributo elettronico a Giuni Russo, autrice conterranea tristemente dimenticata dalla musica italiana. COSA HA RAPPRESENTATO IL CROWDFUNDING PER IOTATOLA? Serena e Simona raccontano di es- sersi avvicinate al crowdfunding - ri- sorsa “ultra-democratica”, come la definiscono - grazie a un caro amico, Giovanni Gulino (cantante dei Marta sui Tubi), che da un paio d’anni si oc- cupa, in Italia, di Musicraiser (www. musicraiser.com). La proposta di in- serimento del loro progetto sulla piat- taforma è parsa subito molto stimo- di Alessia Di Raimondo Iotatola: il successo del crowdfunding approda in Sicilia lante, non solo per il reale contributo economico che ne è conseguito, ma anche e soprattutto perché ha dato loro una buona percezione dell’affet- to che i fan riservano alle due can- tanti da sempre. Ha destato sorpre- sa l’evidenza che tante anime non imparentate con loro abbiano messo le mani in tasca per sostenere il loro progetto: la musica, la produzione creativa, un disco. E questa manifestazione di interesse e partecipazione è giunta in un mo- mento storico e sociale avverso per la discografia italiane e per l’econo- mia tutta del Paese. Dall’avvio della raccolta hanno ricava- to 4000 euro. Ad ogni quota versata corrisponderà una ricompensa (una copia autografata del disco in usci- ta, un gadget, un concerto privato.), come meccanismo tipicamente alla base delle piattaforme reward-based, quale Musicraiser è. Il disco, prodot- to da Maurizio Filardo per Mafi/ros- sodisera, si intitola Pop Corner e rap- presenta un’evoluzione delle vecchie sonorità delle Iotatola in una direzio- ne più pop e più elettronica. Un super ospite interpreta uno dei loro incisi, Samuel dei Subsonica, artista eclet- tico e fanatico della sperimentazione che già negli anni novanta ispirava la formazione musicale delle cantanti. Forse questo è stato uno dei fattori che hanno fatto da attrattore per con- vincere la folla di musicraiser a crede- re nel progetto. Poco conta il perché; ciò che conta è che il meccanismo ha funzionato ed un progetto sicilia- no decollerà grazie al successo della raccolta fondi partecipativa. Il tour per il lancio del disco comincerà il 21 giugno ai Cantieri Culturali di Palermo in occasione del Gay Pride 2013. azie alla raccolta online COPERTINA
  • 22. 22 4/2013 - BANCA&IMPRESA “B uonasera Dottore” “Buonasera, mi dica” “Ho un’idea imprenditoria- le incredibilmente innovativa, che sul mercato non potrebbe non avere suc- cesso” “Perfetto!” “C’è fondo perduto?” Ecco, arriva la domanda fatidica - il fondo perduto - che a me lascia in- terdetto, perché nasconde sempre un’ insidia, la mancanza di spirito di rischio da parte dell’imprenditore, che aspetta solo l’aiuto dello stato o della comunità europea per avviare tali iniziative, o peggio ancora, vuole lucrare sull’investimento. Un mio illustre mentore mi disse: “se ad un’idea per primo non ci crede un imprenditore, così tanto da metterci i soldi di tasca propria, perché dovreb- be crederci lo stato?”, da quel mo- mento ho cambiato ottica sulla piani- ficazione aziendale, specie quando si tratta di finanza agevolata. È chiaro che “fare di tutta l’erba un fascio” sull’imprenditoria che ricor- re soltanto a forme di finanziamenti agevolati per implementare o avviare nuove iniziative, che mai come in que- sto momento storico sono una tra le pochissime modalità di impiego rima- ste, è sbagliato e superficiale, ma la consapevolezza di un impegno azien- dale pianificato ed economicamente perseguibile spesso si scontra con una cultura manageriale alquanto de- ficitaria (nella media) tra i proponenti. L’approccio di strategia aziendale che sfrutta le opportunità offerte dal- la finanza agevolata, per rafforzare ed implementare la propria attività è sicuramente corretta, sana e diffi- cilmente di breve durata (destinata a perdurare nel lungo periodo). L’ap- proccio all’imprenditoria perché c’è il contributo in c/capitale da parte del- lo stato, spesso si risolve in iniziative già destinate a morire che lasciano strascichi legali, fiscali e personali non di poco conto. Il compito del consulente che si in- terfaccia continuamente con le pro- poste imprenditoriali finalizzate alla redazione di business plan per opera- zioni straordinarie implica la capacità di demarcare queste due categorie di imprenditori, indirizzando la propria prestazione alla massimizzazione del risultato. D’altro canto però dobbiamo prende- re coscienza che in un contesto eco- nomico sempre più dinamico e com- petitivo (con poco supporto banca- rio), diventa di importanza fondamen- tale per tutte le imprese la capacità di poter reperire e gestire le risorse finanziarie in linea con l’evoluzione tecnologica e le esigenze dei mercati. La scelta delle migliori strategie fi- nanziarie rappresenta quindi una delle variabili che influenzano diretta- mente le performance economiche e reddituali delle imprese di qualsiasi dimensione. Tra gli strumenti finanziari a disposi- zione dell’impresa per far fronte alle esigenze sia di lungo che di breve periodo, assumono particolare va- lenza strategica le agevolazioni per le attività economiche previste dalle normative esistenti. Le autorità politi- che sono quindi soggetti “fornitori” di risorse finanziarie per l’impresa, ge- neralmente a condizioni più favorevoli rispetto al mercato, perché destinate a favorire o sviluppare determinati settori ritenuti prioritari, a controbi- lanciare le disparità esistenti a livello geografico o dimensionale, ad incre- mentare l’occupazione, ecc. La finanza agevolata può rappresen- tare, quindi, un importante strumento per le imprese che vogliono effettua- re investimenti sia materiali che im- materiali in vari ambiti: - dale: ottenimento di certificazioni di qualità, acquisto di macchinari, terre- ni o edifici, formazione del personale, incremento della sicurezza sul lavoro, aumento del risparmio energetico. - ne di studi di fattibilità, realizzazioni di dimostratori tecnologici o di proto- tipi industrializzabili. I vantaggi che è possibile ottenere attraverso la finanza agevolata sono svariati e variano in funzione di vari fattori, quali ad esempio le dimensioni Finanza agevolata, importante strumento per le imprese di Vincenzo Petracca Dottore commercialista Linking srl APPROFONDIMENTO
  • 23. JEREMIE SICILIA PER INFORMAZIONI: REGIONE SICILIANA - - INSERTO SPECIALE
  • 24. C - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - PRODOTTO IN SINTESI Beneficiari Le micro imprese, anche ditte individuali (comprese le Start up), con sede legale e/o unità produttiva nel territorio della Regione SICILIANA che rea- lizzano investimenti materiali ed immateriali, materie prime e scorte. CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO Come funziona L’agevolazione si concretizza in un finanziamento chirografario o ipo- tecario costituito da una quota regolata a tasso variabile parametrato all’Euribor 3 mesi e una quota regolata a tasso zero, grazie all’inter- vento del FEI. CONDIZIONI DEL FINANZIAMENTO Importo: Importo massimo 25mila euro. Durata: Fino a 72 mesi comprensivi del periodo di preammortamento che non può eccedere 1/3 della durata complessiva del finanziamento (durata inferiore in caso di finanziamento di solo circolante) Modalità di rimborso: Addebito in conto corrente Periodicità di rimborso: Trimestrale con scadenza trimestri solari Modalità di erogazione: In un’unica soluzione o a Stato d’avanza- mento lavori (max2) Tasso:
  • 25. SEDI UNICREDIT PER LA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE DISTRETTO INDIRIZZO COMUNE PROVINCIA DISTRETTO AGRIGENTO PIAZZALE ALDO MORO, 1 AGRIGENTO AGRIGENTO DISTRETTO CASTELTERMINI CORSO UMBERTO I, 11/13 CASTELTERMINI AGRIGENTO DISTRETTO FAVARA PIAZZA VESPRI, 4 FAVARA AGRIGENTO DISTRETTO LICATA CORSO UMBERTO, 102 LICATA AGRIGENTO DISTRETTO PORTO EMPEDOCLE VIA ROMA, 26/28 PORTO EMPEDOCLE AGRIGENTO DISTRETTO RAFFADALI VIA NAZIONALE, 127 RAFFADALI AGRIGENTO DISTRETTO RIBERA CORSO UMBERTO I, 44 RIBERA AGRIGENTO DISTRETTO SCIACCA PIAZZA MARIANO ROSSI, 24 SCIACCA AGRIGENTO DISTRETTO CALTANISSETTA CORSO UMBERTO I, 122 CALTANISSETTA CALTANISSETTA E ENNA DISTRETTO ENNA VIA ROMA, 367/369/371 ENNA CALTANISSETTA E ENNA DISTRETTO GELA CORSO VITTORIO EMANUELE, 257 GELA CALTANISSETTA E ENNA DISTRETTO MAZZARINO CORSO VITTORIO EMANUELE, 153 MAZZARINO CALTANISSETTA E ENNA DISTRETTO MUSSOMELI VIA PALERMO, 21 MUSSOMELI CALTANISSETTA E ENNA DISTRETTO NICOSIA PIAZZA GARIBALDI, 11/13 NICOSIA CALTANISSETTA E ENNA DISTRETTO PIAZZA ARMERINA PIAZZA BORIS GIULIANO, 5 PIAZZA ARMERINA CALTANISSETTA E ENNA DISTRETTO ACIREALE VIA RUGGERO SETTIMO, 6 ACIREALE CATANIA DISTRETTO ADRANO PIAZZA UMBERTO I,54 ADRANO CATANIA DISTRETTO BRONTE PIAZZA CASTIGLIONE, 3 BRONTE CATANIA DISTRETTO CATANIA CENTRO CORSO SICILIA, 8 CATANIA CATANIA DISTRETTO CATANIA CORSO SICILIA CORSO SICILIA, 36 ANG. VIA GIACOMO PUCCINI CATANIA CATANIA DISTRETTO CATANIA D’ANNUNZIO VIALE VITTORIO VENETO, 159 CATANIA CATANIA DISTRETTO CATANIA S.EUPLIO VIA S.EUPLIO, 9 CATANIA CATANIA DISTRETTO CATANIA VERGA PIAZZA G. VERGA, 43 CATANIA CATANIA DISTRETTO ETNA SUD VIA GRAMSCI, 29 GRAVINA DI CATANIA CATANIA DISTRETTO GIARRE PIAZZA MONSIGNORE BONADIES, 2 GIARRE CATANIA DISTRETTO MISTERBIANCO CORSO CARLO MARX, 3 (1° piano) MISTERBIANCO CATANIA DISTRETTO PATERNO’ VIA G.B. NICOLOSI, 74 PATERNO’ CATANIA DISTRETTO MESSINA CAIROLI PIAZZA CAIROLI, 46 MESSINA MESSINA DISTRETTO MESSINA GARIBALDI CORTINA DEL PORTO IS.3 - VIA GARIBALDI, 102 MESSINA MESSINA DISTRETTO MESSINA LIBERTÀ VIA LIBERTÀ, 209/211- IS.517 MESSINA MESSINA DISTRETTO TAORMINA VIA UMBERTO, 91 TAORMINA MESSINA DISTRETTO VILLAFRANCA TIRRENA VIA NAZIONALE, 97 VILLAFRANCA TIRRENA MESSINA DISTRETTO BARCELLONA POZZO DI GOTTO VIA ROMA, 86/88 BARCELLONA P. GOTTO MILAZZO E SANT’AGATA DI MILIT. DISTRETTO CAPO D’ORLANDO VIA VITTORIO VENETO, 50 CAPO D’ORLANDO MILAZZO E SANT’AGATA DI MILIT. DISTRETTO MILAZZO PIAZZA C. DUILIO, 1/3 MILAZZO MILAZZO E SANT’AGATA DI MILIT. DISTRETTO MISTRETTA VIA NAZIONALE, 27 MISTRETTA MILAZZO E SANT’AGATA DI MILIT. DISTRETTO PATTI PIAZZA MARIO SCIACCA, 10 PATTI MILAZZO E SANT’AGATA DI MILIT. DISTRETTO SANT’AGATA DI MILIT. VIA MEDICI, 128 SANT’AGATA DI MILIT. MILAZZO E SANT’AGATA DI MILIT. DISTRETTO PALERMO CORSO CALATAFIMI Via Roma 183 PALERMO PALERMO DISTRETTO PALERMO CORSO DEI MILLE CORSO TUKORY, 10 a PALERMO PALERMO DISTRETTO PARTINICO LARGO MODICA, 9 - ANGOLO CORSO DEI MILLE PARTINICO PALERMO PROVINCIA DISTRETTO SAN GIUSEPPE JATO VIA UMBERTO I, 377 ANG. VIA NUOVA SAN GIUSEPPE JATO PALERMO PROVINCIA DISTRETTO TERMINI IMERESE VIA FALCONE E BORSELLINO, 87 TERMINI IMERESE PALERMO PROVINCIA DISTRETTO VILLABATE CORSO VITTORIO EMANUELE, 342/344 VILLABATE PALERMO PROVINCIA DISTRETTO CALTAGIRONE PIAZZA UMBERTO I, 16/18 CALTAGIRONE RAGUSA DISTRETTO COMISO PIAZZA FONTE DIANA, 19 COMISO RAGUSA DISTRETTO MODICA VIALE MEDAGLIE D’ORO, 12/A MODICA RAGUSA DISTRETTO PALAGONIA VIA VITTORIO EMANUELE, 86 PALAGONIA RAGUSA DISTRETTO RAGUSA CORSO ITALIA CORSO ITALIA, 107 RAGUSA RAGUSA DISTRETTO RAGUSA VITTORIO VENETO CORSO VITTORIO VENETO, 819 RAGUSA RAGUSA DISTRETTO SCICLI PIAZZA ITALIA, 28 SCICLI RAGUSA DISTRETTO VITTORIA VIA R. CANCELLIERI, 25 VITTORIA RAGUSA DISTRETTO AUGUSTA VIA PRINCIPE UMBERTO, 60 AUGUSTA SIRACUSA DISTRETTO PALERMO DA VINCI VIA PACINOTTI, 16 PALERMO PALERMO DISTRETTO PALERMO DON BOSCO PIAZZA DON BOSCO, 5 PALERMO PALERMO DISTRETTO PALERMO E. ORLANDO PIAZZA VITTORIO E. ORLANDO, 5 PALERMO PALERMO DISTRETTO PALERMO LE CROCI VIA DELLA LIBERTÀ, 46 PALERMO PALERMO DISTRETTO PALERMO RUGGERO SETTIMO VIA RUGGERO SETTIMO, 26 PALERMO PALERMO DISTRETTO PALERMO UNITÀ D’ ITALIA PIAZZA UNITÀD’ITALIA, 16 PALERMO PALERMO DISTRETTO PALERMO VIA DELLA LIBERTÀ VIA DELLA LIBERTÀ, 46 PALERMO PALERMO DISTRETTO PALERMO VIA ROMA VIA ROMA, 183 PALERMO PALERMO DISTRETTO PALERMO VIALE STRASBURGO VIALE STRASBURGO, 562 PALERMO PALERMO DISTRETTO BAGHERIA CORSO UMBERTO I, 85 BAGHERIA PALERMO DISTRETTO CARINI VIA UMBERTO I, 52 CARINI PALERMO DISTRETTO CEFALU’ PIAZZA GARIBALDI, 2 CEFALU’ PALERMO DISTRETTO CORLEONE PIAZZA NASCÈ, 12 CORLEONE PALERMO DISTRETTO AVOLA VICO DOLFI, 8 ANGOLO VICO BELLINI AVOLA SIRACUSA DISTRETTO FLORIDIA VIA ARCHIMEDE, 88 FLORIDIA SIRACUSA DISTRETTO LENTINI PIAZZA RAFFAELLO, 5 LENTINI SIRACUSA DISTRETTO PACHINO VIA LINCOLN, 7/11 PACHINO SIRACUSA DISTRETTO SIRACUSA ARCHIMEDE PIAZZA ARCHIMEDE, 7 SIRACUSA SIRACUSA DISTRETTO SIRACUSA TISIA VIALE TISIA, 122 SIRACUSA SIRACUSA DISTRETTO ALCAMO PIAZZA CIULLO, 10 ALCAMO TRAPANI DISTRETTO CASTELLAMMARE DEL GOLFO C.SO GARIBALDI, 145 - ANG. VIA QUINT. SELLA C.MARE DEL GOLFO TRAPANI DISTRETTO MARSALA VIA XI MAGGIO, 91 MARSALA TRAPANI DISTRETTO MAZARA DEL VALLO PIAZZA MOKARTA, 7 MAZARA DEL VALLO TRAPANI DISTRETTO SALEMI VIA G. AMENDOLA, 112 SALEMI TRAPANI DISTRETTO TRAPANI GARIBALDI VIA GIUSEPPE GARIBALDI, 9 TRAPANI TRAPANI DISTRETTO TRAPANI MATTARELLA Corso Piersanti Mattarella 19/21 TRAPANI TRAPANI REQUISITI SOGGETTIVI E OGGETTIVI PER LA PARTECIPAZIONE - - - -
  • 26. - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - …ma anche scorte di prodotto “La mia esperienza con Unicredit e Fondo JEREMIE è ad ottenere un finanziamento per un importo di 25mila euro per acquistare scorte di ma- Pozzo di Gotto, è legata al commercio all’ingrosso di prodotti per alimenti come conteni- tori, buste, carta e attrezzi vari. Sono riuscito ad ottenere il finanziamento suddiviso tra il 55% a carico della Unicredit e il restante 45% sul Fondo Jeremie. La restituzione dello stesso avviene a mesi alterni permettendomi così di lavorare meglio senza scadenze troppo vicine tra loro”. Un mutuo per ripartire... “Il mio impegno professionale è legato allo Studio di consulenza dati fiscali che gestisco - così Massimo Patti della Micale sas, studio di consulenza attivo a Santo Stefano di Camastra, che ci racconta la sua esperienza con il Fondo Jeremie per le imprese - eravamo già attivi dal 2005. Grazie ad Unicredit siamo riusciti ad effettuare la ristrutturazione edilizia del nuovo studio per poter lavorare meglio e integrare i servizi offerti ai miei utenti. Il prestito a cui ho avuto accesso è un mutuo per ristrutturazione su 48 mesi per un totale di 25mila euro. Il 45% dell’im- porto da restituire sarà a tasso 0 mentre la restante parte ad un tasso di mercato stan- dard. Inoltre, come da contratto, inizieremo a pagare la prima rata del mutuo alla 17ma mensilità. Per i primi sedici mesi infatti si va in pre-ammortamento. L’intera procedura per l’ottenimento del mutuo è stata semplice e in quattro mesi avevo già avuto l’esito”.
  • 27. 274/2013 - BANCA&IMPRESA della società e la tipologia di incentivi a cui si accede. In generale la forma di agevolazione che è possibile ottenere può riguardare: - no generalmente erogati a fronte di investimenti per lo sviluppo dell’a- zienda. - buti erogati al fine di agevolare l’ac- cesso al credito bancario da parte delle società; tali contributi consento- no di ottenere finanziamenti bancari a tassi molto agevolati. - stinato a compensare le imposte do- vute all’erario. Non è oggetto di questo articolo il puro tecnicismo sulla finanza agevo- lata quanto una panoramica sulle for- me di finanza agevolata attualmente presenti in Italia e soprattutto le pro- spettive future. Attualmente, in una fase in cui i gran- di programmi comunitari si stanno esaurendo, essendo l’orizzonte tem- porale basato su 7 anni (2007-2013) sono pochi le misure agevolative operative che mettono a disposizione fondi per le imprese, concentrandosi principalmente sui temi delle Start up e dell’innovazione. Per l’avvio di nuove iniziative (a conte- nuto più o meno orientato alla R&S), oltre al bando recentemente chiuso sulle Start up innovative (che comun- que ha riscosso notevole successo con più di 350 domande presentate), finanziato dal Miur, vi è un decreto del 6 Marzo 2013 che stanzia 190 mi- lioni di euro per concedere aiuti per l’avvio di nuove imprese e per le Start up digitali e/o a contenuto tecnologi- co nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia, con notevoli interventi in conto capi- tale ed in conto esercizio. Le classiche misure di autoimpiego e autoimprenditorialità gestite da In- vitalia, che attendono di essere rifi- nanziate, sono sempre strumenti utili per le Start up (non commerciali) nel mezzogiorno, a cui si affiancano altre misure a sportello per grandi progetti quali i “Contratti di Sviluppo” che si articolano in uno o più programmi di investimento di tipo industriale, turi- stico o commerciale, riguardanti la re- alizzazione di nuove unità produttive, ampliamenti, diversificazione della produzione e cambiamenti fondamen- tali del processo di produzione, fina- lizzate non soltanto alla crescita della singola impresa ma all’intero indotto territoriale. Altro strumento a volte poco cono- sciuto, ma di grande duttilità, rivolto a Start up ad altissimo contenuto inno- vativo, su cui intendo spendere alcune parole,ossia D.L.vo 297/99 fondo agevolazioni ricerca (f.a.r.) articolo 11 “progetti autonomamente presentati per attività di ricerca proposte da co- stituende società (spin off universita- ri)” Più che un vero e proprio bando, è una misura “a sportello”, dunque sempre aperta: chi ha un progetto lo presenta al ministero in qualsiasi mo- mento, il dossier viene esaminato e - se supera la valutazione - finanziato, senza bisogno di entrare in una gra- duatoria. È lo strumento di sostegno agli spin-off previsto dal decreto mini- steriale del Miur numero 593/2000, che attuando quanto previsto dal de- creto legislativo 297/1999 dal 2001 a oggi ha finanziato la creazione di 90 neoimprese, con 37,2 milioni di inve- stimenti diretti da parte del Miur e altri 33,8 a carico dei privati. Da allora la misura formalmente non si è mai chiu- sa, ma nelle settimane scorse il Miur ha deciso di stanziare altri 16 milioni, di fatto confermando questo strumen- to come uno dei più importanti per il trasferimento tecnologico in Italia. Soprattutto per chi opera in contesti pubblici, visto che i soggetti autorizzati a presentare la propria idea d’impresa sono professori e ricercatori universi- tari, personale dipendente di enti di ricerca, dottorandi e titolari di assegni di ricerca. È a loro che tocca firmare la richiesta che va consegnata al Miur insieme a un business plan quinquen- nale in cui va tracciato il percorso di sviluppo dell’impresa, dalle attività di ricerca a quelle sperimentali, fino al debutto sul mercato. Accanto agli aspiranti imprendito- ri, possono presentarsi le stesse università o enti di ricerca di prove- nienza, ma anche imprese, banche o fondi di investimento, perché l’idea è proprio quella di riunire, da subito, tutte le competenze necessarie a ga- rantire uno sviluppo virtuoso all’im- presa. Anzi, proprio la presenza di più partner è uno degli elementi che può contribuire positivamente alla valutazione del dossier, dal momento che tra gli obiettivi della misura c’è proprio quello di radunare ricercatori, finanziatori e imprenditori intorno a un’idea scientifica applicata, sottoli- neando che il traguardo resta comun- que un prodotto, processo o servizio industrializzabile e commerciabile dall’impresa di nuova costituzione. In pratica, il mercato. L’esperienza di questi primi dieci anni dimostra che lo strumento di per sé funziona, ma ha potenzialità ancora in parte da scoprire: il fondo perdu- to, la possibilità di finanziare fino a 500mila euro per intervento, l’eroga- zione del 50% del contributo in antici- po e senza la richiesta di garanzie da parte dei proponenti fanno di questo strumento uno dei più agili tra quelli a disposizione, come avvenuto nell’ulti- mo anno si riusciranno a contenere i tempi di istruttoria. Per quanto riguar- da i fondi erogati, in cima alla clas- sifica c’è la Lombardia (20,2 milioni di investimenti attivati, di cui la metà a carico del Miur), seguita da Lazio (10,4 milioni), Toscana (6,1), Emilia Romagna (5,5) e Campania (4,4), la Sicilia risulta tra le meno finanziate. APPROFONDIMENTO
  • 28. 28 4/2013 - BANCA&IMPRESA Dando uno sguardo al futuro, ossia della nuova programmazione nazio- nale per l’icentivazione all’attività di impresa, il governo ha recepito le indicazioni pervenute dalla comunità Europea redigendo il documento «Ho- rizon 2020 Italia» che si articola in 132 pagine ricche di dati e tabelle. Punto di partenza è il ritardo che il vecchio continente (in generale) e l’Italia (in particolare) scontano sul piano della ricerca e sviluppo. Come dimostra l’indice Innovation union scoreboard della Commissione euro- pea, che misura la capacità innovati- va dei vari sistemi economici e posi- ziona l’Ue a 27 al quarto posto dietro a Stati Uniti, Giappone e Corea. Con alle sue spalle Cina e India pronte a superarla. Un piazzamento dovuto al trend negativo delle pubblicazioni scientifiche e del numero di brevetti. In questo contesto, già di per sé non esaltante, l’Italia si colloca nei bassi- fondi della graduatoria. Horizon 2020 Italia, il documento con cui il nostro paese traccia priorità e strategie di ricerca per i prossimi anni, è sostanzialmente questo: un metodo nuovo per definire priorità na- zionali e territoriali, per caratterizzare gli attori della ricerca e dell’ innovazio- ne e per valutare progressi e progetti. Un metodo che vuole combattere la crisi economica puntando su ricerca e innovazione, e che ha come scopo quello di ridurre la frammentazione e la duplicazione di cui soffre il siste- ma Europa. Passando alle azioni da mettere in campo nei prossimi sette anni il documento parte dalle propo- ste emerse dalla consultazione pub- blica, che è stata condotta dal Miur dall’11 ottobre al 16 novembre 2012 e a cui hanno partecipato circa 6mila cittadini e addetti ai lavori. Quattro le linee di intervento individuate, da collegare tra loro per produrre un ef- fetto positivo a cascata:favorire l’in- contro tra la domanda di ricerca e innovazione espressa dai cittadini, con l’offerta da parte di università e imprese; mettere a punto un metodo di programmazione che possa incre- mentare l’efficacia e l’efficienza degli investimenti su ricerca e innovazione; aumentare l’attrattività del sistema per una maggiore mobilità dei ricer- catori in entrata ed in uscita; intercet- tare quote crescenti di risorse euro- pee. Da qui l’auspicio del ministero ad avviare da subito - e in vista della programmazione Ue 2014/2020 - un «ciclo virtuoso» che parta da scuole e università e arrivi a individuare la domanda di innovazione proveniente dai cittadini così da orientare l’offer- ta attraverso i bandi e i programmi. E dall’incontro tra domanda e offerta - è la speranza del Miur - arriveranno ricadute economiche e sociali posi- tive per tutti. Nella convinzione che una buona programmazione produca un aumento del 50% delle risorse a disposizione e inneschi così un ciclo virtuoso ed un effetto moltiplicatore. Ma quello di Horizon 2020 Italia non è il solo strumento con cui il governo intende rilanciare la ricerca, semplifi- carne la partecipazione e far incon- trare cittadini, imprese e innovazione. Sempre oggi, infatti, è stato presenta- to ResearchItaly, il nuovo portale bi- lingue (inglese e italiano) sviluppato dal consorzio Cineca per promuovere la ricerca italiana di eccellenza. Un sito rivolto al pubblico più diverso e organizzato per questo in sezioni dif- ferenti: conoscere (rivolto a tutti i cit- tadini), innovare (pensato per i siste- ma produttivo e quindi per promuo- verne il coinvolgimento nella ricerca), esplorare (per le scuole) e fare, una sezione dedicata a chi fa ricerca che fa da aggregatore per opportunità di ricerca, lavoro, finanziamento e colla- borazione. Restano molteplici le misure attuali e future in grado di incentivare l’attività d’impresa attraverso le varie forme di intervento pubblico, bisogna avere un supporto corretto e professionale per lo scouting del quadro comunita- rio, nazionale e regionale, e che sia in grado di seguire l’imprenditore sulle tematiche riguardanti la pianificazio- ne dell’idea imprenditoriale, la pro- grammazione economico-finanziaria e la presentazione dell’iniziativa, al fine di massimizzare il risultato ottenibile con l’accesso a queste misure. Vincenzo Petracca Commercialista e Direttore Amministrativo Linking s.r.l.Attraverso una fitta rete di relazioni imprendi- toriali e una combinazione di professionalità acquisite nel marketing, nell’organizzazione aziendale e nella strategia d’impresa, Linking è capace di supportare efficacemente i propri clienti nei progetti di governance e di change management, con un approccio multi-disciplinare integrato che si con- cretizza in un processo logico, strutturato e continuo. Nel settore della Finanza Agevolata europea, nazionale e regionale, Linking attraverso i suoi consolidati rapporti di partenariato, si pone come società leader in Italia nell’area della Consulenza agevolata e strutturata. Gli interventi al fianco dei clienti vengono strutturati per accedere ad investimenti infrastrutturali (come ad esempio Contratti di Sviluppo), a complessi progetti di ricerca e innovazione (sia a livello nazionale che regionale), o a programmi di internazionalizzazione. Più recentemente, in funzione della profonda trasformazione che si sta attuando nel mondo della finanza, la Società si è attivata per assistere i propri clienti anche in merito ad eventuali Partecipazioni Temporanee di Minoranza e alla Finanza Straordinaria. APPROFONDIMENTO
  • 29.
  • 30. 30 4/2013 - BANCA&IMPRESA A lcune recenti inchieste giornalistiche hanno ripor- tato all’attenzione dell’o- pinione pubblica diversi scandali di natura finanziaria che hanno ad oggetto, fondamentalmente, la creazione dei cosiddetti “fon- di neri”. I “casi” relativi alla cre- azione dei fondi neri stanno ad indicare, genericamente, una condotta illecita per consentire a soggetti che intervengono a vario titolo negli interessi azien- dali di entrare in possesso di disponibilità finanziarie al fine di consentire agli stessi l’utilizzo di tali disponibilità per il raggiungi- mento di scopi di natura illegale. La creazione dei “fondi neri” è uno degli strumenti utilizzati per favorire fenomeni corruttivi, di riciclaggio e di evasione fiscale. L’opportunità di attingere a tali disponibilità occulte consente ai soggetti, che spesso ricoprono posizioni apicali all’interno degli organigrammi aziendali, di rea- lizzare condotte illecite per com- pire turbative di aste pubbliche, di gare private e di attività di rici- claggio, con effetti spesso dirom- penti sulla libera concorrenza dei mercati. Ma che cosa significa creare un “fondo nero”? Tecnicamente un fondo nero si crea per costituire delle “riserve occulte di liquidità monetarie”: le stesse rappresen- tano accantonamenti di tipo pa- trimoniale che non trovano, natu- ralmente, espressione esplicita all’interno del sistema contabile aziendale. Tali riserve, nella mag- gior parte dei casi, sfuggono al controllo e pertanto possono es- sere utilizzate per agevolare fe- nomeni di tipo corruttivo. La tecnica contabile consente di creare tali disponibilità illecite ri- correndo, fondamentalmente, a manipolazioni sulle transazioni aziendali. Per semplicità, si cita l’esempio di un soggetto che, al fine di creare un fondo nero dispone un bonifico per il paga- mento di una fattura su un conto corrente di un altro soggetto giu- stificando lo stesso sulla base di una fattura o altro documento ri- cevuto per un importo superiore rispetto al valore della prestazio- ne di beni e/o di servizi ricevu- ti. Uno schema utilizzato per la creazione di fondi neri, nell’am- bito di un gruppo Societario è lo schema “Raptor”. Con tale schema attraverso la Società B, il Soggetto controllante, simulan- do la vendita dal Soggetto A, tra- ferisce ricchezza (liquidità) alla Società Raptor. In questo esem- pio si sono creati 2 milioni di euro di fondi neri che rimarranno nella disponibilità della Società Raptor. La creazione di un “fondo nero”, però, non deve necessariamente avvenire al di fuori della “contabi- lità aziendale”. Esistono altri ar- tifizi di natura contabile che per- mettono di allocare disponibilità liquide extra - bilancio. Tali voci contabili possono rientrare nel bilancio della società sotto false voci. Altri esempi di creazione di fondi neri possono essere, per esempio: inesistenti: false fatturazioni, so- vrafatturazioni o creazione di co- sti inesistenti; onerose: consulenze tecniche e professionali che eccedono (di molto) il loro valore di mercato, spese pubblicitarie “gonfiate”; “ad hoc” pensate per aggirare la normativa civilistica e fiscale dello Stato, come per esempio le Creazione fondi neri, facciamo il punto sulla tecnica contabile di Michelangelo Calì e Giuseppe Gerbino CONSULENZA
  • 31. 314/2013 - BANCA&IMPRESA assunzioni fittizie di personale, le finte gare di appalto, il pagamen- to di licenze e di concessioni con valori di avviamento significativi. L’iter del fondo nero è legato a tre sostanziali passaggi, tutti con- nessi tra di loro: il primo aspetto riguarda la CREAZIONE del fondo, il secondo attiene la GESTIONE, mentre il terzo aspetto riguarda la sua UTILIZZAZIONE. La creazione, come detto, riguar- da tutte quelle attività (illecite) che permettono di allocare (o accultare) al di fuori della conta- bilità le risorse finanziarie, (come per esempio l’emissione di fat- ture false oppure le sovrafattu- razioni, le operazioni finanziarie fittizie, etc.). La creazione di tali fondi però comporta la realizza- zione di molteplici reati di na- tura penale: il falso in bilancio, la violazione della legge penale tributaria e la violazione delle norme amministrative e penali sul divieto di riciclaggio. A pro- posito del falso in bilancio, solo per completezza, si ricorda che la disciplina prevista in materia introduce alcune soglie quantita- tive di “tollerabilità”. Tali soglie permettono di non considerare punibili alcune fatti- specie di reato quando le stes- se non superano alcune soglie quantitative di occultamento. Le soglie sono grandezze variabili, legate ad indicatori di tipo econo- mico e patrimoniale. Vale la pena osservare che, nella maggioran- za dei casi, le soglie identificate non consentono di farvi rientrare molte delle fattispecie di reato re- lative alle creazione di fondi neri finanziari. Molto spesso la rea- lizzazione di tale condotta nelle creazione dei fondi neri necessi- ta della partecipazione consape- vole di soggetti terzi, esterni alla società, che assumono la figura di “intermediari” nella realizza- zione di tale fattispecie illecita. Il terzo soggetto può essere un pri- vato, c.d. intermediario in senso stretto, oppure una società crea- ta appositamente per “allocare” - spesso avente una residenza estera - disponibilità finanziarie alle quali attingere senza sot- tostare ad alcun controllo. Ciò, naturalmente, per “giustificare” contabilmente un’uscita finanzia- ria verso un soggetto “esterno” che pone in essere, solamente sulla “carta”, rapporti commer- ciali e/o finanziari con la stessa per consentire il pagamento del- la relativa prestazione. La fase della gestione del fon- do espone il soggetto che ne ha permesso la creazione alla ne- cessità di allocare tale disponibi- lità presso un circuito finanziario che non debba subire controlli da parte delle Autorità Governa- tive. I Paesi all’interno dei quali si possono creare tali disponibili- tà finanziarie senza dover subire controlli da parte delle autorità si chiamano paesi “black list”, ad indicare quelle nazioni che non consentono all’autorità (sia essa giudiziaria e/o di controllo) di disporre verifiche in merito alla legale costituzione di tali risorse finanziarie. La terza fase è quel- la della utilizzazione del fondo. Prima di procedere all’utilizzo del fondo e di consentire al sog- getto che lo ha creato di poterne disporre, è necessario “pulire” il fondo nero attraverso la realizza- zione di operazioni economiche complesse, anche fittizie, che consentano di riqualificare le di- sponibilità economiche illecita- mente create, trasformandole da illecite a lecite. Questo aspetto spiega, tra l’altro, la circostanza secondo la quale alcune attività commerciali mantengono po- sizioni di mercato producendo e/o vendendo per molto tempo prodotti “sottocosto”. In questo caso l’interesse della società in- termediaria, quella creata per la “pulizia” del fondo, non è quello di produrre valore aggiunto con- frontandosi con una concorrenza sana ma è quello di rientrare in possesso, attraverso un mecca- nismo lecito, di risorse finanzia- rie “legali”, ottenute a seguito della vendita dei prodotti “sotto- costo” acquisiti attraverso l’im- piego di capitali costruiti illecita- mente. Questo potrebbe spiega- re il proliferare di alcune attività economiche che sembrerebbero non soddisfare, anche effettuan- do gli opportuni approfondimenti del caso, “alcun bisogno del con- sumatore”. È evidente che tale situazione, oltre che a costituire una condotta fraudolenta ed il- lecita, altera il sistema concor- renziale e di impresa, mutando i valori della correttezza profes- sionale ed i principi di una sana competizione aziendale. Gli elementi delineati in prece- denza assumono rilevanza nella costruzione di condizioni di “con- testo” utili a consentire ad un sistema economico di funzionare in modo regolare. La creazione di fondi neri, oltre che a costi- tuire un illecito penale, assume anche un particolare valore nel- la determinazione di condizioni concorrenziali che possano con- sentire al sistema economico di svilupparsi virtuosamente e che incidono, negativamente, soprat- tutto nei confronti delle imprese “legali”. La rilevanza penale delle condot- te delle quali ci si è fin qui oc- cupati evidenzia un aspetto par- CONSULENZA