Work in progress 1.0 del Protocollo E-S-P, per la valutazione di progetti e modalità di attuazione opere e attività a forte impatto sociale, in ambito Comunale mediante la partecipazione attiva dei cittadini, il cui valore si concretizzi in aumento dell'occupazione, risparmio per i cittadini, miglioramento del servizio.
La Responsabilità Sociale d'Impresa oggi è un tema molto discusso. Ma cosa si intende per Responsabilità Sociale d'Impresa e perchè una società dovrebbe intraprendere la scelta di un comportamento "etico"? A questo e altro si cerca di dare una risposta.
Work in progress 1.0 del Protocollo E-S-P, per la valutazione di progetti e modalità di attuazione opere e attività a forte impatto sociale, in ambito Comunale mediante la partecipazione attiva dei cittadini, il cui valore si concretizzi in aumento dell'occupazione, risparmio per i cittadini, miglioramento del servizio.
La Responsabilità Sociale d'Impresa oggi è un tema molto discusso. Ma cosa si intende per Responsabilità Sociale d'Impresa e perchè una società dovrebbe intraprendere la scelta di un comportamento "etico"? A questo e altro si cerca di dare una risposta.
la collana sfide di moda si arricchisce con un nuovo numero dedicato all'analisi della responsabilità sociale di impresa nel settore del tessile abbigliamento
Il Documento Programmatico Pluriennale 2017-2020 (DPP) della Compagnia di San Paolo è costruito su due grandi pilastri.
In primo luogo, sta la scelta di fondo di esprimere una filantropia moderna, orientata ad obiettivi strategici di sistema. Sviluppo, istruzione e innovazione costituiscono i vertici di un triangolo al centro del quale è collocata la persona. Si può dire che la persona è il punto
di partenza e di arrivo: i veri “beneficiari” dell’azione della Compagnia non sono infatti gli enti, pubblici o non profit che siano, che grazie alla Compagnia realizzano progetti o sviluppano attività, ma le persone le cui condizioni di vita sono migliorate da quelle attività e da quei progetti.
Con lo stesso e rinnovato impegno che ci ha visto coinvolti negli anni precedenti, eccoci giunti alla terza edizione del Bilancio Socio-Ambientale di Altea.
Il desiderio e la volontà di rendere maggiormente espliciti comportamenti e strutturazione della nostra organizzazione, che hanno caratterizzato le precedenti pubblicazioni, trovano ancor maggior e compiuto valore in questo nostro ultimo documento.
Il Bilancio Sociale ha significato per Altea non solo una svolta strategica nel proprio modo di porsi verso l’interno e l’esterno della propria organizzazione ma un progetto che ha visto in questi anni impegnate risorse differenziate, tutte concentrate ad un obiettivo comune, ossia quello di rendere trasparente e visibile l’operato della società e comunicare ciò che siamo e rappresentiamo, per le nostre risorse interne, per i nostri stakeholder.
Riferito all’esercizio 2012, il nuovo Bilancio Sociale di ALTEA SpA è completamente rinnovato nei contenuti e nella veste grafica. Uno strumento molto utile alla presentazione delle attività Altea e dei risultati di esercizio, in ottica di trasparenza e sostenibilità.
Il nostro Team interno è pronto ad affiancarvi nella redazione del vostro Report di Sostenibilità.
Visita il sito www.alteanet.it per maggiori informazioni!
Lo schema delle sessioni del prossimo Forum CSR 2012. Incentivi alla sostenibilità economica, ambientale e sociale. Quale ruolo per il mercato, le istituzioni e i cittadini?
Per maggiori informazioni http://www.abieventi.it/eventi/1418/forum-csr-2012/
la collana sfide di moda si arricchisce con un nuovo numero dedicato all'analisi della responsabilità sociale di impresa nel settore del tessile abbigliamento
Il Documento Programmatico Pluriennale 2017-2020 (DPP) della Compagnia di San Paolo è costruito su due grandi pilastri.
In primo luogo, sta la scelta di fondo di esprimere una filantropia moderna, orientata ad obiettivi strategici di sistema. Sviluppo, istruzione e innovazione costituiscono i vertici di un triangolo al centro del quale è collocata la persona. Si può dire che la persona è il punto
di partenza e di arrivo: i veri “beneficiari” dell’azione della Compagnia non sono infatti gli enti, pubblici o non profit che siano, che grazie alla Compagnia realizzano progetti o sviluppano attività, ma le persone le cui condizioni di vita sono migliorate da quelle attività e da quei progetti.
Con lo stesso e rinnovato impegno che ci ha visto coinvolti negli anni precedenti, eccoci giunti alla terza edizione del Bilancio Socio-Ambientale di Altea.
Il desiderio e la volontà di rendere maggiormente espliciti comportamenti e strutturazione della nostra organizzazione, che hanno caratterizzato le precedenti pubblicazioni, trovano ancor maggior e compiuto valore in questo nostro ultimo documento.
Il Bilancio Sociale ha significato per Altea non solo una svolta strategica nel proprio modo di porsi verso l’interno e l’esterno della propria organizzazione ma un progetto che ha visto in questi anni impegnate risorse differenziate, tutte concentrate ad un obiettivo comune, ossia quello di rendere trasparente e visibile l’operato della società e comunicare ciò che siamo e rappresentiamo, per le nostre risorse interne, per i nostri stakeholder.
Riferito all’esercizio 2012, il nuovo Bilancio Sociale di ALTEA SpA è completamente rinnovato nei contenuti e nella veste grafica. Uno strumento molto utile alla presentazione delle attività Altea e dei risultati di esercizio, in ottica di trasparenza e sostenibilità.
Il nostro Team interno è pronto ad affiancarvi nella redazione del vostro Report di Sostenibilità.
Visita il sito www.alteanet.it per maggiori informazioni!
Lo schema delle sessioni del prossimo Forum CSR 2012. Incentivi alla sostenibilità economica, ambientale e sociale. Quale ruolo per il mercato, le istituzioni e i cittadini?
Per maggiori informazioni http://www.abieventi.it/eventi/1418/forum-csr-2012/
Etica e impresa : un ossimoro? Una contraddizione in termini? Un matrimonio che non s'ha da fare? Fortunatamente non è così e non è irrilevante che sia proprio la CGIL
Convegno Nazionale CGIL: Roma 5 novembre 2003. Relazione di Marigia Maulucci, segretaria confederale della CGIL.
Intervento di Gabriele Guglielmi, Filcams
“Accrescere il capitale territoriale: le imprese verso la creazione di valor...tagbologna lab
Presentazione della ricerca “Accrescere il capitale territoriale: le imprese verso la creazione di valore condiviso” di Marjorie Breyton (Impronta Etica) e Giulia
Balugani (SCS) al convegno tenutosi il 1° Giugno: "Il racconto turistico [come] può essere sostenibile?"
Azione 21 locale. Gli strumenti per lo Sviluppo Sostenibile e gli Enti PubbliciChiara Scalabrino
(Alph. order) Antonini, F. , Cecconi, R., Giacomazzi, F., Marcello, L., Onnis, G., Oteri, D., Rizzi, E. e Scalabrino, C. (2005). Azione 21 locale. Gli strumenti per lo Sviluppo Sostenibile e gli Enti Pubblici (Local action 21 – Tools for sustainability and the Ligurian Public Bodies). Genoa: Regione Liguria and ARPAL.
Negli ultimi anni, ha assunto sempre maggiore importanza il concetto di "sviluppo sostenibile".
I processi economici, sociali ed ecologici sono strettamente collegati tra loro e l'intervento di attori pubblici e privati non deve avvenire in modo settoriale, bensì bisogna diffondere un nuovo
modo di pensare che consideri benessere economico, sociale ed ambientale come obiettivi collegati tra loro e capaci di supportarsi reciprocamente.
Questo volumetto nasce quindi con l'obiettivo di contribuire a diffondere la cultura ambientale
ed una conoscenza di base sugli "strumenti di sostenibilità" utili per intraprendere percorsi ambientalmente sostenibili, affinché gli obiettivi in campo ambientale diventino occasioni consapevoli per azioni di sviluppo sociale ed economico.
I libretto presenta la III Ricognizione regionale dell'adozione degli strumenti di sostenibilità tra gli enti pubblici della Liguria.
Project Work a cura degli studenti del Master ISTUD in Marketing Management Nicola Calaprice, Miriam Manca, Valentina Risciotti, Davide Romano, Federica Sabato
"Lead the Future" is a partnership with the aims to carry out research, production and sharing new knowledge through processes of innovation and cultural contamination.
Our vision is to lead the future towards a sustainable development in which companies, organizations, institutions and individuals make sense because they work together to overcome the ecological, social and spiritual gap.
GREEN MOVING N°3 - La nuova era della Responsabilità Sociale d'ImpresaKairos Rainbow Srl
Green Moving è la rivista di Kairos Rainbow destinata a chi si occupa di logistica e trasporti per aiutarli a mantenersi aggiornati sulle soluzioni più innovative e sostenibili del proprio settore.
Per info: info@kairosrainbow.it
Scopri di più: https://www.treedom.net/it/organization/kairos-rainbow-srl/event/greenmoving
https://kairosrainbow.it/
1. Etica e responsabilità:le chiavi del successo delle imprese
ll Forum CSR è l’appuntamento annuale che ABIEventi dedica da otto anni alla responsabilità
sociale d’impresa, tema di sempre maggior attualità divenuto ormai oggetto di un intenso
dibattito, tanto nel mondo bancario e finanziario quanto nel sistema politico, economico e sociale
in generale. Obbiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in ambito
nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni future, ma soprattutto quello di
mantenere vivo il confronto, già iniziato da tempo, tra i vari attori coinvolti e approfondire il ruolo
che ciascuno di loro può avere nel far nascere idee e sviluppare metodi e strumenti volti a
rafforzare la presenza della sostenibilità economica, ambientale e sociale nelle politiche pubbliche,
nelle strategie e attività aziendali, nello stile di vita dei cittadini.
Tema chiave dell’ultimo Forum ABI dedicato alla Responsabilità Sociale d'Impresa è stato il
“valore condiviso”, concetto che parte dall’acquisita consapevolezza che nessuna azienda è
un’entità a se stante e che il successo di tutte le imprese è influenzato dai servizi di supporto e
dalle infrastrutture che le circondano.
Come è stato messo autorevolmente in evidenza durante Il Forum CSR 2014, tenutosi
a Roma presso Palazzo Altieri, si tratta di ricomporre la scissione tra valore di scambio e valore
d’uso delle merci e dei servizi, recuperando una più stretta relazione, nell’ambito del mercato, tra
le esigenze e i bisogni delle persone, sia come individui che come collettività, e l’attività
economica e finanziaria, ridefinendo, cioè, il rapporto tra mezzi e fini ed affermando in modo più
chiaro e netto che l’economia, il mercato, la produzione e la finanza costituiscono gli strumenti
attraverso i quali si possono combinare i diversi fattori per ottenere maggior valore sociale, in
termini di più elevato benessere materiale, ma anche umano, culturale, civile; sia per gli individui
che per il territorio.
Si può pertanto affermare che la crisi evidenzia la necessità di procedere ad una sostanziale
revisione del concetto di valore economico: se la creazione di valore per gli azionisti nel breve
periodo – la cosiddetta shareholder economy – è stata il paradigma dominante dell’economia nella
fase dell’affermazione della finanza senza regole, è ormai tempo di considerare la “sostenibilità”
come vantaggio competitivo per Banche ed imprese.
Il Forum ABI è stato l’occasione per presentare durante la prima giornata dei lavori i risultati della
ricerca “Creazione del valore condiviso - Quantificazione dell’impatto sociale e ambientale
dell’attività bancaria” realizzata con 11 banche, in collaborazione con SCS Consulting. “Abbiamo
voluto promuovere un approccio di ascolto e confermare il ruolo centrale delle Banche” ha
dichiarato Giancarlo Durante, Direttore Centrale e Responsabile Direzione Sindacale e del Lavoro
ABI “è necessario rafforzare i temi della RSI verso le attività di business, ben vengano le iniziative a
livello di settore per mettere a fattor comune le esperienze e condividere l’obiettivo di una crescita
di lungo termine che sia sostenibile” C’è da chiedersi quanto le Banche siano disposte a
supportare questa crescita. La ricerca effettuata da ABI di concerto con SCS Counsulting sembra
rappresentare un primo segnale positivo del settore bancario.
Accordo unanime dei vari relatori sulla necessità di una diversa determinazione delle priorità sulle
quali orientare lo sviluppo e i conseguenti investimenti: dalla ricerca alla formazione del capitale
umano dalla cultura ai servizi sociali e sanitari. Scelte che possono essere effettuate solo se
supportate da una visione politica che assume quale obiettivo fondamentale dello sviluppo
economico globale il perseguimento di una riduzione delle diseguaglianze sociali e della
salvaguardia dell’ambiente in un’ottica di sostenibilità.
2. Secondo Chiara Mio, Presidente Banca Popolare FriulAdria, “devono essere premiati i
comportamenti virtuosi”. Lo sviluppo della RSI dovrebbe essere guidato dalle imprese stesse. Le
autorità pubbliche dovrebbero svolgere un ruolo di sostegno attraverso una combinazione
intelligente di misure politiche volontarie e, ove necessario, di regolamentazione complementare,
per esempio per promuovere la trasparenza, creare incentivi di mercato per il comportamento
responsabile delle imprese e garantire la rendicontabilità aziendale.
Chiara Mio sostiene che “Fare sostenibilità significa minimizzare il rischio” e che “la RSI può
rafforzare la Finanza”. Ha citato come negli Stati Uniti si sta affermando la tendenza a mettere un
tetto ai profitti e a non investire nelle aziende che hanno profitti troppo elevati .
La responsabilità sociale rappresenta infatti una leva importante per la finanza, perché permette,
tra l'altro, di creare valore nel medio e lungo termine e ridurre il rischio. Proprio in questa
direzione stanno spingendo le varie Comunicazioni Europee in materia di Corporate Social
Responsability. La Commissione europea pone infatti un forte accento sulla necessità per le
imprese di integrare la RSI nella loro strategia, in particolare come motore della loro competitività.
La Comunicazione specifica che “un approccio strategico nei confronti del tema della
responsabilità sociale delle imprese può portare benefici in termini di gestione del rischio,
riduzione dei costi, accesso al capitale, relazioni con i clienti, gestione delle risorse umane e
capacità di innovazione”. Facendo fronte alle proprie responsabilità sociali “le imprese creano nel
lungo termine fiducia tra i lavoratori, i consumatori e i cittadini quale base per modelli di
imprenditoria sostenibile. Elevati livelli di fiducia contribuiscono a loro volta a determinare un
contesto in cui le imprese possono innovare e crescere”
“Migliorare la trasparenza per competere meglio sui mercati” è il messaggio lanciato nel corso
del Forum da Angela Tanno, Ufficio Responsabilità Sociale d’Impresa ABI. Al centro del dibattito
non è infatti mancata La Direttiva 51/2003/CE, PIÙ NOTA COME DIRETTIVA DI MODERNIZZAZIONE,
che INTRODUCE RILEVANTI NOVITÀ NELLA FORMA E NEL CONTENUTO DEL BILANCIO.
Il tema delle metriche e della misurazione per la responsabilizzazione si è infatti inserito nella più
ampia riflessione che sta avvenendo a livello europeo ed internazionale sulla rendicontazione di
sostenibilità. La misurazione delle performance non finanziarie rappresenta sia uno strumento di
gestione interna, sia uno strumento di accountability esterna e deve, perciò, basarsi su
informazioni misurabili e comparabili, per cui è necessario dotarsi di strumenti e processi adeguati
interni all’azienda. Gli obiettivi della Direttiva 51/2003/CE che consistono nell’eliminazione dei
conflitti esistenti tra Direttive e principi IAS/IFRS, vanno proprio in questa direzione. In
particolare, è in discussione a livello europeo la proposta di direttiva per la rendicontazione di
informazioni non–finanziarie, con la quale si propone di modificare la normativa vigente in materia
di rendicontazione al fine di migliorare la trasparenza e accrescere la coerenza e la comparabilità
delle informazioni non-finanziarie.
Da parte dei relatori si è auspicato un pronto ed efficace recepimento delle Direttive che
portano alla diffusione interna di una cultura sulla CSR, considerata ormai il terzo pilastro fondamentale per
integrare pienamente la sostenibilità all’interno del business.
3. All’interno delle imprese manca, spesso, una visione strategica e condivisa su questi temi che
favorisca una gestione trasversale e pienamente integrata in tutte le funzioni. Per questo, è
necessario, non solo che l’impresa si doti delle strutture e delle funzioni adeguate per
implementare la strategia di sostenibilità, ma anche che adotti gli strumenti e i processi di
comunicazione interna e di formazione per coinvolgere tutte le funzioni aziendali e per creare
un framework valoriale comune.
il recepimento da parte dell’Italia della DirIl tema della pianificazione della sostenibilità sta
assumendo sempre maggiore importanza sia all’interno dei principali standard e linee guida
riconosciuti a livello internazionale, sia all’interno dei documenti strategici europei, quali la
recente comunicazione sulla CSR della Commissione europea che sottolinea l’importanza di un
approccio strategico e di lungo termine alla sostenibilità. Questo aspetto è contenuto anche
nelle linee guida ISO26000 – in cui si fa riferimento all’inclusione della responsabilità sociale
come elemento chiave della strategia dell’organizzazione - nel GRI (Global Reporting Initiative)
e nel framework sul reporting integrato dell’IIRC (International Integrated Reporting Council)
che fa riferimento al focus strategico della sostenibilità e all’orientamento futuro.
Se lo Stato crede nell’importanza di incentivare le aziende ad essere socialmente responsabili non
deve farlo attraverso norme cogenti ma promuovere varie forme di incentivazioni: dalla
defiscalizzazione ai meccanismi di semplificazione burocratica, alla creazione di white list.. Chiara
Mio sostiene che “Fare sostenibilità significa minimizzare il rischio” e che “la RSI può rafforzare
la Finanza”. La responsabilità sociale rappresenta infatti una leva importante per la finanza,
perché permette, tra l'altro, di creare valore nel medio e lungo termine e ridurre il rischio.
LA DIRETTIVA 51/2003/CE, PIÙ NOTA COME DIRETTIVA DI MODERNIZZAZIONE, INTRODUCE
RILEVANTI NOVITÀ NELLA FORMA E NEL CONTENUTO DEL BILANCIO, AGGIORNANDO LE DIRETTIVE
N. 78/660/CEE (IV DIRETTIVA CEE), N. 83/349/CEE (VII DIRETTIVA CEE), N. 86/635/CEE (RELATIVA
ALLE BANCHE E AGLI ALTRI ISTITUTI FINANZIARI) E N. 91/674/CEE (RELATIVA ALLE IMPRESE DI
ASSICURAZIONE).
GLI OBIETTIVI DELLA DIRETTIVA N. 51/2003/CE
CONSISTONO NELL’ELIMINAZIONE DEI CONFLITTI ESISTENTI TRA DIRETTIVE E PRINCIPI IAS/IFRS E
NEL FAR SÌ CHE I TRATTAMENTI CONTABILI CONSENTITI DAI PRINCIPI INTERNAZIONALI
POSSANO ESSERE UTILIZZATI ANCHE DALLE SOCIETÀ EUROPEE SOTTOPOSTE ALLE DISPOSIZIONI
COMUNITARIEIl dibattito si è focalizzato è rappresentato dalle metriche e dalla misurazione per la
responsabilizzazione si inserisce nella più ampia riflessione che sta avvenendo a livello europeo ed
internazionale sulla rendicontazione di sostenibilità. Infatti, la misurazione delle performance
non finanziarie rappresenta sia uno strumento di gestione interna, sia uno strumento di
accountability esterna e deve, perciò, basarsi su informazioni misurabili e comparabili, per cui
è necessario dotarsi di strumenti e processi adeguati interni all’azienda. In particolare, è in
discussione a livello europeo la proposta di direttiva per la rendicontazione di informazioni non–finanziarie e di
informazioni in merito alla diversità, con la quale si propone di modificare la normativa vigente in
materia di rendicontazione al fine di migliorare la trasparenza e accrescere la coerenza e la
comparabilità delle informazioni non-finanziarie. Inoltre, l’IIRC (International Integrated
Reporting Council) ha pubblicato il draft sul reporting integrato che mira a fornire un framework che
riunisca le informazioni finanziarie, ambientali, sociali e di governance in modo chiaro, conciso,
coerente e comparabile, riunendo i diversi modelli di rendicontazione in un’unità coerente e
integrata.
Il tema della pianificazione della sostenibilità sta assumendo sempre maggiore importanza sia
all’interno dei principali standard e linee guida riconosciuti a livello internazionale, sia
4. all’interno dei documenti strategici europei, quali la recente comunicazione sulla CSR della
Commissione europea che sottolinea l’importanza di un approccio strategico e di lungo termine
alla sost enibilità. Questo aspetto è contenuto anche nelle linee guida ISO26000 – in cui si fa
riferimento all’inclusione della responsabilità sociale come elemento chiave della strategia
dell’organizzazione - nel GRI (Global Reporting Initiative) e nel framework sul reporting
integrato dell’IIRC (International Integrated Reporting Council) che fa riferimento al focus
strategico della sostenibilità e all’orientamento futuro.
Il tema delle metriche e la misurazione per la responsabilizzazione si inserisce nella più ampia riflessione
che sta avvenendo a livello europeo ed internazionale sulla rendicontazione di sostenibilità.
Infatti, la misurazione delle performance non finanziarie rappresenta sia uno strumento di
gestione interna, sia uno strumento di accountability esterna e deve, perciò, basarsi su
informazioni misurabili e comparabili, per cui è necessario dotarsi di strumenti e processi
adeguati interni all’azienda. In particolare, è in discussione a livello europeo la proposta di direttiva
per la rendicontazione di informazioni non–finanziarie e di informazioni in merito alla diversità , con la quale si
propone di modificare la normativa vigente in materia di rendicontazione al fine di migliorare la
trasparenza e accrescere la coerenza e la comparabilità delle informazioni non-finanziarie.
Inoltre, l’IIRC (International Integrated Reporting Council) ha pubblicato il draft sul reporting
integrato che mira a fornire un framework che riunisca le informazioni finanziarie, ambientali,
sociali e di governance in modo chiaro, conciso, coerente e comparabile, riunendo i diversi
modelli di rendicontazione in un’unità coerente e integrata.
Condividere.
La governance e la diffusione interna di una cultura sulla CSR rappresenta il terzo pilastro fondamentale
per integrare pienamente la sostenibilità all’interno del business. All’interno delle imprese
manca, spesso, una visione strategica e condivisa su questi temi che favorisca una gestione
trasversale e pienamente integrata in tutte le funzioni. Per questo, è necessario, non solo che
l’impresa si doti delle strutture e delle funzioni adeguate per implementare la strategia di
sostenibilità, ma anche che adotti gli strumenti e i processi di comunicazione interna e di
formazione per coinvolgere tutte le funzioni aziendali e per creare un framework valoriale
comune.
Per avviare un processo di pianificazione della sostenibilità è necessario partire da un’attenta analisi
e valutazione della situazione di partenza. E’ necessario che il processo sia basato su una
visione strategica condivisa, coinvolgendo il top management, la funzione pianificazione
strategica dell’azienda e, a cascata, tutte le funzioni aziendali. Sulla base di tale visione devono
essere definite le aree chiave e le priorità (obiettivi e contenuti). In questo senso è necessario
un mutamento di governance e di gestione interna che siano funzionali a questo processo ed è
fondamentale individuare degli strumenti o delle figure istituzionalizzate che siano in grado di
garantire un coordinamento fra le diverse funzioni.
La Commissione europea pone quindi un accento forte sulla necessità per le
imprese di integrare la RSI nella loro strategia, in particolare come motore della
loro competitività. La Comunicazione specifica in particolare che “un approccio
strategico nei confronti del tema della responsabilità sociale delle imprese (può
portare benefici in termini di gestione del rischio, riduzione dei costi, accesso al
capitale, relazioni con i clienti, gestione delle risorse umane e capacità di
innovazione. Poiché richiede un impegno con gli attori interni ed esterni, la RSI
permette alle aziende di prevedere meglio e valorizzare le aspettative della
società e le condizioni operative in rapida trasformazione. Essa può, quindi,
guidare lo sviluppo di nuovi mercati e creare opportunità di crescita. Facendo
fronte alle proprie responsabilità sociali, le imprese creano nel lungo termine
fiducia tra i lavoratori, i consumatori e i cittadini quale base per modelli di
5. imprenditoria sostenibile. Elevati livelli di fiducia contribuiscono a loro volta a
determinare un contesto in cui le imprese possono innovare e crescere”(35)
.
Angela Tanno, Ufficio Responsabilità Sociale d’ImpresaABI
Sociale d’Impresa ABI sostiene che per fare questo è necessario “migliorare la
trasparenza per competere meglio sui mercati” e che sarà importante che Entro il 2016 l'Italia
recepisca la nuova Direttiva europea sulla comunicazione delle informazioni
di carattere non finanziario. Che impatto avrà? Ne
Entro il 2016 l'Italia dovrà recepire la nuova Direttiva europea sulla
comunicazione
, è stato infatti l’occasione per presentare durante la prima giornata dei lavori i risultati
della ricerca “Creazione del valore condiviso - Quantificazione dell’impatto sociale e
ambientale dell’attività bancaria” realizzata con 11 banche, in collaborazione con SCS
Consulting. Quali sono le leve per la sua creazione.
la competitività di un’impresa e il benessere della comunità circostante sono
strettamente interconnessi: così come l’azienda necessita di una comunità in
buona salute per poter usu- fruire di un personale competente, di un ambiente in
grado di investire e innovare e di una domanda effettiva per i suoi prodotti; allo
stesso modo la comunità ha bisogno di imprese di successo per mettere
adisposizione dei suoi componenti posti di lavoro e opportunità per creare
ricchezza e benessere. E ambe- due necessitano di politiche pubbliche che
regolino in modo adeguato, incentivando e non frenando le interconnessioni
globali nel mercato. Costruendo infrastrutture o accrescendo le conoscenze e
le competenze sul territorio in cui opera, mi- gliorandone in questo modo la
produttività, l’innovazione e la competitività, l’impresa contribuisce a
promuovere il progresso sociale e, quindi, a creare valore condiviso, sia
economico sia sociale. Per fare que- sto, le imprese devono creare o rafforzare
il legame con il territorio e le comunità che le circondano, anche promuovendo
nuove e più strette forme di collaborazione con gli altri attori del territorio in
modo tale da permettere di incrementare il progresso sociale.
Il contributo dell’impresa responsabile ad una crescita intelligente,
sostenibile e inclusiva
6. Lo scorso 25 ottobre 2011, la Commissione europea ha pubblicato la Comunicazione “Strategia
rinnovata dell’Unione europea per il periodo 2011-14 in materia di responsabilità sociale delle
imprese”(31) , in cui afferma nuovamente che “attraverso la RSI, le imprese possono contribuire in
modo significativo al conseguimento degli obiettivi del trattato sull’Unione europea per uno
sviluppo sostenibile e un’economia sociale di mercato altamente competitiva. La RSI sostiene gli
obiettivi della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”.
Nella Comunicazione, la Commissione europea ha aggiornato la propria definizione di
responsabilità so- ciale d’impresa, in particolare facendo riferimento al concetto di valore
condiviso introdotto di recente da Porter e Kramer nel citato articolo Creating Shared
Value(32). La Commissione europea definisce la RSI come “responsabilità delle imprese per il loro
impatto sulla società”(33), evidenziando il fatto che il rispetto della legislazione applicabile e dei
contratti collettivi tra le parti sociali è un presupposto necessario della RSI. Il documento
prosegue affermando che “per soddisfare pienamente la loro responsabilità
sociale, le imprese devono avere in atto un processo per integrare le questioni
sociali, ambientali, etiche, i diritti umani e le sollecitazioni dei consumatori
nelle loro operazioni commerciali e nella loro strategia di base in stretta
collaborazione con i rispettivi interlocutori, con l’obiet- tivo di:
• fare tutto il possibile per creare un valore condiviso tra i loro
proprietari/azionisti, gli altri portatori di interesse e la società in generale;
• identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti avversi. Per
aumentare al massimo la creazione di valore condiviso, le imprese sono
incoraggiate ad adottare un approccio strategico a lungo termine nei
confronti della responsabilità sociale delle imprese e a esplorare le
opportunità per lo sviluppo di prodotti, servizi e modelli commerciali
innovativi che contribuiscano al benessere della società e portino a una
maggiore qualità e produttività dei posti di lavoro” (34)
. La Commissione
europea pone quindi un accento forte sulla necessità per le imprese di
integrare la RSI nella loro strategia, in particolare come motore della loro
competitività. La Comunicazione specifica in particolare che “un
approccio strategico nei confronti del tema della responsabilità sociale
delle imprese (...)
(31) COM(2011) 681 - Il documento è disponibile alla pagina : http://eur-lex.europa.eu/
(32) Porter,Michael E., and Mark R. Kramer “Creating Shared Value.” Harvard Business Review
89, nos. 1-2 (Gennaio – Febbraio 2011).
(33) COM(2011) 681.
• (34) Ibidem.
7. Capitolo 1 » Il framework di riferimento
17
può portare benefici in termini di gestione del rischio, riduzione dei costi,
accesso al capitale, relazioni con i clienti, gestione delle risorse umane e
capacità di innovazione. Poiché richiede un impegno con gli attori interni ed
esterni, la RSI permette alle aziende di prevedere meglio e valorizzare le
aspettative della società e le condizioni operative in rapida trasformazione. Essa
può, quindi, guidare lo sviluppo di nuovi mercati e creare opportunità di
crescita. Facendo fronte alle proprie responsabilità sociali, le imprese creano nel
lungo termine fiducia tra i lavoratori, i consumatori e i cittadini quale base per
modelli di imprenditoria sostenibile. Elevati livelli di fiducia contribuiscono a
loro volta a determinare un contesto in cui le imprese possono innovare e
crescere”(35)
.
Pertanto, la Commissione europea sostiene la tesi dell’interconnessione tra la
competitività di un’impresa e il benessere della comunità del territorio su cui
opera: gli impatti positivi delle attività dell’impresa che ha un approccio
strategico alla RSI accrescono il livellodi benessere della comunità del
territorio di riferi- mento, creando un contesto che favorisce a suo volta la
capacità di crescita ed innovazione delle imprese, e quindi la competitività.
La crisi finanziaria e la recessione mondiale che ne è seguita sono il risul- tato di un
modello di crescitanon più sostenibile. Il processo di globalizzazione – pure in sé positivo
in quanto ha consentito a vaste aree del mondo di uscire da condizioni di povertà e
sottosviluppo – è stato caratterizzato da un aumento delle disuguaglianze e dal progressivo
depauperamento delle risorse energetiche e ambientali, mettendo così a rischio l’equilibrio
sociale ed ecologico del pianeta nel medio lungo periodo.
La fase storicache stiamo attraversando evidenzia la contemporaneità di quattro fenome- ni
di crisi tra loro profondamente interconnessi: economico-finanziaria, energetica, am-
bientale ed alimentare. Tuttavia, la gravità della crisi e i rischi di declino ad essa legati,
possono costituire anche una nuova opportunità: l’occasione, cioè, per ripensare le prio- rità
e le modalità dello sviluppo economico e sociale. Si tratta, in sostanza, di ricreare uno
spazio pubblico di negoziazione tra bisogni e interessi individuali e bene comune, ripor-
tando al centro la persona, in quanto portatrice, oltre che di bisogni, anche di valori ed
espressione di cultura.
In questo senso, la fase attuale può essere lettaanche come “crisi democratica”, in quan- to
mette in discussione nella guida dello sviluppo i principi sui quali si esercitail diritto di
rappresentanza e quindi di tutela degli interessi delle persone, a prescindere dal loro censo e
peso economico nella società. Un ruolo decisivo spetta quindi, nuovamente, alle istituzioni
pubbliche: agli stati, ma ancor più agli organismi sovranazionali. A quelli esi- stenti e quelli
che andrebbero creati, a tutela e garanzia dei singoli cittadini, dell’interes- se collettivo e del
bene comune.
8. Alla base della crisi attuale c’è la inversione che si è determinata, negli ultimi decenni, nel
rapporto tra mezzi e fini dell’attività economica, con l’affermarsi e il prevalere della finan-
za. Il pensiero economico e politico dominante – una sorta di “pensiero unico” – ha fatto sì
che si determinasse una scissione tra interesse individuale e benessere collettivo, tra
individuo e società. L’obiettivo prioritario era diventato la crescitae l’arricchimento per-
sonale, al di fuori di ogni parametro di responsabilità e trasparenza. Ciò ha prodotto la
costruzione e l’adozione di strumenti di tipo finanziario che hanno ignorato gli effetti di
Trasparenza e responsabilità
PREMESSA
5
6
Valore e metriche
una diffusione sempre più ampia dei rischi nei confronti di un numero crescente non solo di
istituzioni economiche, ma soprattutto di famiglie e persone. Si pensi all’utilizzo espo-
nenziale della leva del debito, al credito facile con cui milioni di persone sono state illu- se
di potere accedere a un bene essenziale quale la casa. Si tratta di fenomeni e scelte che
hanno caratterizzato principalmente gli Usa e i paesi anglosassoni, ma che, per effet- to
della globalizzazione e delle nuove tecnologie informatiche, hanno investito l’Europa e
l’intero pianeta, compresi i paesi di nuova industrializzazione, come testimonia la reces-
sione in atto. Il tutto aggravato dall’assenza, o comunque dall’inefficacia, di sistemi di
regole e controlli che, peraltro, hanno valenza nazionale a fronte di un sistema economi- co
che agisce sempre più su scala planetaria; dalla confusione e spesso dal conflitto di interesse
esistente tra chi è preposto a valutare il rischio e chi lo propone e lo vende al “consumatore”
finale. Sono queste fenomenologie della “non responsabilità” e dell’opa- cità di attori privati
e pubblici che hanno reso insostenibile la strutturale “asimmetria informativa” nei confronti
dei cittadini-consumatori. In altri termini, la crisi si è manife- stata come drammatica crisi di
fiducia: nelle relazioni delle istituzioni finanziarie tra loro, tra queste e i cittadini-
risparmiatori-consumatori.
Una tale crisi, riporta inevitabilmente l’attenzione sulla capacità di guardare all’economia e
allo sviluppo in un’ottica di lungo periodo , che guardi cioè al futuro della società e del pia-
neta, e quindi ai temi della responsabilità, della progettualità e dell’innovazione. Da un lato
infatti si sollecitache le relazioni tra i soggetti economici, in particolare per quanto riguarda
la governance delle istituzioni economiche e finanziarie, siano sempre più basate sulla tra-
sparenza e la completezza delle informazioni, riaffermando così il valore della trasparenza
che costituisce il principio fondante la Responsabilità Sociale (RS). Dall’altro, proprio la
carenza di rappresentanza democratica insita in questa crisi, stimola ulteriormente verso un
maggiore accesso ed utilizzo di internet, e quindi delle reti telematiche, come network
sociale aperto e “democratico”, rinnovato motore di sviluppo.
Se la creazione di valore per gli azionisti nel breve periodo – la cosiddetta shareholder
economy – è stata il paradigma dominante dell’economia nella fase dell’affermazione della
9. finanza senza regole, la crisi evidenzia la necessità di procedere ad una sostanziale revisione
del concetto di valore economico. Come è stato messo autorevolmente in evi- denza, si
tratta di ricomporre la scissione tra valore di scambio e valore d’uso delle merci e dei
servizi, recuperando una più stretta relazione, nell’ambito del mercato, tra le esigen- ze e i
bisogni delle persone – sia come individui che come collettività – e l’attività econo- mica e
finanziaria. Ridefinendo, cioè, il rapporto tra mezzi e fini ed affermando in modo più chiaro
e netto che l’economia, il mercato, la produzione e la finanza costituiscono gli
Sostenibilità dello sviluppo
strumenti attraverso i quali si possono combinare i diversi fattori per ottenere maggior
valore sociale, in termini di più elevato benessere materiale, ma anche umano, culturale,
civile; sia per gli individui che per il territorio. Tutto ciò presuppone una diversa determi-
nazione delle priorità sulle quali orientare lo sviluppo e i conseguenti investimenti: dalla
ricercaalla formazione del capitale umano dalla cultura ai servizi sociali e sanitari. Scelte
che possono essere effettuate solo se supportate da una visione politica che assume quale
obiettivo fondamentale dello sviluppo economico globale il perseguimento di una ri-
duzione delle diseguaglianze sociali e della salvaguardia dell’ambiente in un’ottica di
sostenibilità. Ed è altrettanto chiaro che una così profonda revisione del paradigma dello
sviluppo è possibile soltanto procedendo ad una progressiva ridefinizione degli indicatori e
delle metriche finora utilizzati per misurare la crescitadell’economia e i suoi impatti sul- la
società: a partire dal PIL, dal reddito monetario procapite e dal livello dell’inflazione.
UNA CONCEZIONEMODERNA DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE IMPRESE
3.1. Una nuova definizione
La Commissione propone una nuova definizione di RSI come "responsabilità delle imprese per il
loro impatto sulla società". Il rispetto della legislazione applicabile e dei contratti collettivi tra le
parti sociali rappresenta un presupposto necessario per far fronte a tale responsabilità. Per
soddisfare pienamente la loro responsabilità sociale, le imprese devono avere in atto un processo
per integrare le questioni sociali, ambientali, etiche, i diritti umani e le sollecitazioni dei
consumatori nelle loro operazioni commerciali e nella loro strategia di base in stretta collaborazione
con i rispettivi interlocutori, con l'obiettivo di:
– fare tutto il possibile per creare un valore condiviso tra i loro proprietari /azionisti e gli
altri loro soggetti interessati e la società in generale;
– identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti avversi.
La complessità di tale processo dipenderà da fattori quali la dimensione dell'impresa e la
natura delle sue operazioni. Per gran parte delle piccole e medie imprese, in particolare le
micro-imprese, il processo della RSI è destinato a rimanere informale e intuitivo.
Per aumentare al massimo la creazione di un valore condiviso, le imprese sono incoraggiate
ad adottare un approccio strategico a lungo termine nei confronti della responsabilità sociale
delle imprese e a esplorare le opportunità per lo sviluppo di prodotti, servizi e modelli
commerciali innovativi che contribuiscano al benessere della società e portino a una
maggiore qualità e produttività dei posti di lavoro.
10. Per identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti negativi, le grandi imprese e le
imprese che corrono il rischio di subire tali effetti sono incoraggiate a esercitare il loro
dovere
COMUNICAZIONIl tema della pianificazione della sostenibilità sta assumendo sempre maggiore
importanza sia all’interno dei principali standard e linee guida riconosciuti a livello
internazionale, sia all’interno dei documenti strategici europei, quali la recente comunicazione
sulla CSR della Commissione europea che sottolinea l’importanza di un approccio strategico e
di lungo termine alla sostenibilità.
Questo aspetto è contenuto nelle linee guida ISO26000 – in cui si fa riferimento all’inclusione
della responsabilità sociale come elemento chiave della strategia dell’organizzazione - nel GRI
(Global Reporting Initiative) e nel framework sul reporting integrato dell’IIRC (International
Integrated Reporting Council) che fa riferimento al focus strategico della sos tenibilità e
all’orientamento futuro.
Obiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in ambito
nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni future, ma
soprattutto quello di mantenere vivo il confronto, già iniziato da tempo, tra i vari
attori coinvolti e approfondire il ruolo che ciascuno di loro può avere nel far nascere
idee e sviluppare metodi e strumenti volti a rafforzare la presenza della
sostenibilità economica, ambientale e sociale nelle politiche pubbliche, nelle
strategie e attività aziendali, nello stile di vita dei cittadini.
Il Forum CSR, giunto all’ottava edizione, rappresenta un momento di confronto
sulla responsabilità sociale d’impresa, tema di sempre maggior attualità divenuto
ormai oggetto di un intenso dibattito, tanto nel mondo bancario e finanziario quanto
nel sistema politico, economico e sociale in generale.
Obiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in ambito
nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni future, ma
soprattutto quello di mantenere vivo il confronto, già iniziato da tempo, tra i vari
attori coinvolti e approfondire il ruolo che ciascuno di loro può avere nel far nascere
idee e sviluppare metodi e strumenti volti a rafforzare la presenza della
sostenibilità economica, ambientale e sociale nelle politiche pubbliche, nelle
strategie e attività aziendali, nello stile di vita dei cittadini.
Il tema della pianificazione della sostenibilità sta assumendo sempre maggiore importanza sia
all’interno dei principali standard e linee guida riconosciuti a livello internazionale, sia
all’interno dei documenti strategici europei, quali la recente comunicazione sulla CSR della
Commissione europea che sottolinea l’importanza di un approccio strategico e di lungo termine
alla sostenibilità.
Questo aspetto è contenuto nelle linee guida ISO26000 – in cui si fa riferimento all’inclusione
della responsabilità sociale come elemento chiave della strategia dell’organizzazione - nel GRI
(Global Reporting Initiative) e nel framework sul reporting integrato dell’IIRC (International
Integrated Reporting Council) che fa riferimento al focus strategico della sostenibilità e
all’orientamento futuro.
Lo sviluppo della RSI dovrebbe essere guidato dalle imprese stesse. Le autorità pubbliche
dovrebbero svolgere un ruolo di sostegno attraverso una combinazione intelligente di misure
politiche volontarie e, ove necessario, di regolamentazione complementare, per esempio per
promuovere la trasparenza, creare incentivi di mercato per il comportamento responsabile delle
imprese e garantire la rendicontabilità aziendale.
11. Misurare.
Il tema delle metriche e la misurazione per la responsabilizzazione si inserisce nella più ampia riflessione
che sta avvenendo a livello europeo ed internazionale sulla rendicontazione di sostenibilità.
Infatti, la misurazione delle performance non finanziarie rappresenta sia uno strumento di
gestione interna, sia uno strumento di accountability esterna e deve, perciò, basarsi su
informazioni misurabili e comparabili, per cui è necessario dotarsi di strumenti e processi
adeguati interni all’azienda. In particolare, è in discussione a livello europe o la proposta di direttiva
per la rendicontazione di informazioni non–finanziarie e di informazioni in merito alla diversità , con la quale si
propone di modificare la normativa vigente in materia di rendicontazione al fine di migliorare la
trasparenza e accrescere la coerenza e la comparabilità delle informazioni non -finanziarie.
Inoltre, l’IIRC (International Integrated Reporting Council) ha pubblicato il draft sul reporting
integrato che mira a fornire un framework che riunisca le informazioni finanziarie, ambientali,
sociali e di governance in modo chiaro, conciso, coerente e comparabile, riunendo i diversi
modelli di rendicontazione in un’unità coerente e integrata.
Condividere.
La governance e la diffusione interna di una cultura sulla CSR rappresenta il terzo pilastro fondamentale
per integrare pienamente la sostenibilità all’interno del business. All’interno delle imprese
manca, spesso, una visione strategica e condivisa su questi temi che favorisca una gestione
trasversale e pienamente integrata in tutte le funzioni. Per questo, è necessario, non solo che
l’impresa si doti delle strutture e delle funzioni adeguate per implementare la strategia di
sostenibilità, ma anche che adotti gli strumenti e i processi di comunicazione interna e di
formazione per coinvolgere tutte le funzioni aziendali e per creare un framework valoriale
comune.
Per avviare un processo di pianificazione della sostenibilità è necessario partire da un’attenta analisi
e valutazione della situazione di partenza. E’ necessario che il processo sia basato su una
visione strategica condivisa, coinvolgendo il top management, la funzione pianificazione
strategica dell’azienda e, a cascata, tutte le funzioni aziendali. Sulla base di tale visione devono
essere definite le aree chiave e le priorità (obiettivi e contenuti). In questo senso è necessario
un mutamento di governance e di gestione interna che siano funzionali a questo processo ed è
fondamentale individuare degli strumenti o delle figure istituzionalizzate che siano in grado di
garantire un coordinamento fra le diverse funzioni.
La fase di redazione del piano di sostenibilità deve essere seguita dall’implementazione, da un
controllo del processo decisionale e dal monitoraggio dello stato di avanzamento.
La visione complessiva deve essere, infatti, declinata in progetti concreti che, a loro volta,
devono prevedere target e indicatori quantificabili che consentano di misurarne i risultati. La
misurabilità degli obiettivi consente il monitoraggio costante dello stato di avanzamento del
piano di sostenibilità e contribuisce a creare una maggiore consapevolezza interna intorno ad
essi, rendendo evidenti i vantaggi, anche economici, per l’azienda.
La direttiva modifica sostanzialmente la IV e VII direttiva CEE prevedendo numerose novità relative
ai principi generali di redazione (principio della prevalenza della sostanza sulla forma), ai criteri di
valutazione (introduzione del fair value per attività diverse dagli strumenti finanziari) e agli schemi
di bilancio (schemi alternativi di stato patrimoniale e conto economico
Con il D.Lgs. 2 febbraio 2007, n. 32 è stata recepita la direttiva comunitaria n. 51/2003/Ce in
relazione alle sole disposizioni obbligatorie in materia di bilancio d’esercizio e consolidato. Tra le
novità del provvedimento, si ritiene di particolare inte resse “operativo” quella che aggiunge
maggiori e più qualifi canti contenuti alla relazione sulla gestione al bilancio d’eser cizio e a
quello consolidato. In particolare, la relazione di ge stione consolidata quale analisi deve offrire
in merito alla si tuazione del gruppo di imprese a cui si riferisce
12. Nel modulo sulle metriche e misurazione per la responsabilizzazione è emerso che sistemi strutturati di
indicatori misurabili, processi di misurazione e controllo aiutano l’impresa a definire i risultati
raggiunti e a fissare obiettivi di miglioramento e contribuiscono ad integrare le performance
economico-finanziarie con quelle di sostenibilità in un’ottica strategica.
Da giugno 2012 a settembre 2013 Impronta Etica ha svolto con i propri soci un
gruppo di lavoro sull’integrazione della CSR nella strategia, con l’obiettivo di
favorire l’adozione strutturale dei principi di sostenibilità da parte del management
aziendale e promuovere la piena integrazione degli stessi nella strategia, nella
governance e in tutti i processi aziendali.
I temi approfonditi durante il percorso sono tre:
• la pianificazione della sostenibilità,
• le metriche e la misurazione per la responsabilizzazione,
• la governance e la diffusione di una cultura interna sulla sostenibilità.
Il gruppo di lavoro ha approfondito modelli, strumenti e processi di integrazione
della CSR nel business, ha analizzato buone pratiche a livello nazionale e
internazionale, anche attraverso testimonianze dirette di aziende. Si è, inoltre,
cercato di favorire lo scambio di esperienze fra aziende socie e di individuare
possibili percorsi e azioni di miglioramento.
l Forum CSR è l’appuntamento annuale che ABIEventi dedica da otto anni
alla responsabilità sociale d’impresa, tema di sempre maggior attualità
divenuto ormai oggetto di un intenso dibattito, tanto nel mondo bancario
e finanziario quanto nel sistema politico, economico e sociale in generale.
Obbiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in
ambito nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni
future, ma soprattutto quello di mantenere vivo il confronto, già iniziato
da tempo, tra i vari attori coinvolti e approfondire il ruolo che ciascuno di
loro può avere nel far nascere idee e sviluppare metodi e strumenti volti a
rafforzare la presenza della sostenibilità economica, ambientale e sociale
nelle politiche pubbliche, nelle strategie e attività aziendali, nello stile di
vita dei cittadini. Con il suo parterre di relatori, composto sempre da
rappresentanti di spicco del governo e delle istituzioni, presidenti e
amministratori delegati di banche ed aziende, segretari nazionali di
sindacati e associazioni dei consumatori, rappresentanti di organismi e
13. associazioni, questo evento rappresenta un’occasione irrinunciabile di
aggiornamento, confronto e networking di altissimo livello per tutti coloro
che in banca, nelle imprese e nelle organizzazioni si occupano di CSR.
Il Forum ha avuto il piacere di ospitare quest’anno l’evento di premiazione della XII edizione del
Premio Socialis , l’unico riconoscimento in Italia per le tesi di laurea su CSR e sviluppo sostenibile.
L’Osservatorio Socialis, il cantiere di promozione culturale della responsabilità sociale
d’impresa, nel corso del Forum CSR dell’ABI, svoltosi a Palazzo Altieri a Roma, ha consegnato il
Premio Socialis per le migliori tesi di laurea su CSR e sviluppo sostenibile (XII edizione), in
collaborazione con ABI Eventi e con la partecipazione di Lega del Filo d’Oro, H3G, FS Italiane,
Sanofi Pasteur MSD, Roma Capitale.
“L’economia e il mercato stanno cambiando a grande velocità - ha spiegato Orsi- e con essa le
imprese, che sempre più numerose mettono in conto di dover porre attenzione all’etica e alla
responsabilità in maniera programmata e riconoscibile. D’altra parte questi dati devono
spingere le università ad accrescere i corsi per la formazione di una classe dirigente che sia più
attenta all’ascolto del territorio e delle persone: oggi solo 42 atenei su 80 prevedono
insegnamenti che riconducono alla CSR, all’etica, allo sviluppo sostenibile”.
I PRESUPPOSTI PER IL CAMBIAMENTO La crisi finanziaria ed economica ha reso ancora più evidente un dato già
sufficientemente chiaro e cioè che l’impresa non possa essere considerata come un sistema chiuso, ma debba essere
vista come un soggetto inserito in sistemi valoriali complessi, non gestibili in maniera autoreferenziale, che
presuppongono l’assunzione di un suo ruolo attivo e consapevole in una relazione stabile con l’insieme dei suoi
interlocutori nel più generale contesto sociale e territoriale.
Per questo, nel quadro di una evoluzione dei concetti e delle pratiche di responsabilità sociale, si ritiene necessario
superare la fase che è andata sotto il nome di “coinvolgimen- to degli stakeholder” per avviare processi di analisi
multifocale di bacini di interscambio a livello territoriale.
In questi ambiti risulta chiaro come ogni attore sociale viene ad assumere una responsa- bilità verso qualcun altro,
mettendo in evidenza le interrelazioni tra i diversi soggetti, che hanno come centro e come limite il territorio stesso.
Con ciò si intende significare che l’impresa, per essere responsabile, ha bisogno non solo che i propri stakeholder siano
pro-attivi e socialmente responsabili, ma ha la necessità di operare in ambienti equi, trasparenti e rispettosi della legge
nei quali la competizione sia di stimolo all’innovazione.
Il riferimento alla dimensione territoriale come spazio e contesto in cui sviluppare la responsabilità sociale, non
determina il superamento delle politiche aziendali di RS, che anzi restano essenziali in termini di strategie, scelte e
azioni volte a promuovere buone prassi – dalla governance ai dipendenti, clienti, fornitori, comunità, ecc. – sulle quali
sono chiamate a confrontarsi con i propri interlocutori ed essere oggetto di valu- tazione.
D’altro canto, essere e considerarsi “stakeholder” significa assumere la responsabilità di agire in quanto tali,
dimostrando di averne la capacità. L’attore sociale non deve e non può, infatti, limitarsi a reclamare “diritti”, in una
logica neo-corporativa di esclusiva tute-la del proprio interesse.
Chair
Giancarlo Durante,Direttore Centrale e Responsabile Direzione Sindacale e del Lavoro ABI
14. 9.30 Keynote Speech
Vulnerabilità, resilienza e sostenibilità.Quale ruolo per le banche e le imprese? Enrico Giovannini,
Professore Ordinario di Statistica Economica
università di roma “Tor Vergata”
La sostenibilità come vantaggio competitivo
Chiara mio, Presidente Banca Popolare FriulAdria
Il percorso di creazione di valore nel settore delle banche
Roberto Nicastro,Direttore Generale uniCredit 11.00 Coffee Break e networking
I
dell’impatto sociale e ambientale dell’attività bancaria”
SESSIONE
Cos’è il valore condiviso? Presentazione e analisi dei risultati del Progetto di ricerca
“Creazione del valore condiviso - Quantificazione
Chair
Giancarlo Durante,Direttore Centrale e Responsabile Direzione Sindacale e del Lavoro ABI11.30
Presentazione del progetto di ricerca
Giulia Balugani, Responsabile Area Sostenibilità e Accountability SCS Consulting Gaetano Carboni,
Group Executive, Strategic Alliances,Public Private Partnerships
masterCard Worldwide
Francesco mereu,CSR Manager Banca monte dei Paschi di Siena Bettina mirabile, Progetti CSV Enel
Green Power
marco ratti, Responsabile Knowledge Center Banca Prossima
13.30 Buffet Lunch e networking
mErCOLEDì 3 DICEmBrE - POmERiGGiO
#forumcsr2014
II
SESSIONE
Il valore condiviso per le imprese e gli stakeholder: quali sono le
leve per la sua creazione?
Chair
Piermario Barzaghi, Partner KPmG Advisory
14.30 Filippo Bocchi,Direttore Corporate Social Responsibility Hera
15. Sonia Cantoni, Consigliere con delega all’ambiente Fondazione Cariplo
Davide Dal maso,Segretario Generale Forum per la Finanza Sostenibile
Gianluca randazzo, Responsabile Corporate Social Responsibility Banca mediolanum
PrEmIO SOCIALIS Xii EDiziOnE
CSr e università: il futuro parte da qui
Chair
Roberto Orsi,Direttore Osservatorio Socialis e Presidente Errepi Comunicazione 17.00 Sabrina
Katouzian, CSR Manager H3G
Paolo masini, Assessore alle Politiche dello Sviluppo delle Periferie, Infrastrutture e Manutenzione Urbana
roma Capitale
Sara razzicchia, Direttore HR Sanofi Pasteur mSD
Fabrizio Torella,Responsabile Attività Sociali d’Impresa e Rapporti con le Associazioni
Ferrovie dello Stato Italiane
Disegna
Lorenzo Terranera, illustratore delle trasmissioni “Ballarò” e “Di martedì” 18.15 aperitivo di networking
presso tonY, via delle Botteghe Oscure 33
Enrico Giovannini, Professore Ordinario di Statistica EconomicaUniversità di
Roma “TorVergata” (intervista a cura di Flavio Padovan)
La responsabilità sociale è una leva importante per la finanza, perché
permette,tra l'altro, di creare valore nel medio e lungo termine e ridurre il
rischio. Ne parla Chiara Mio, Presidente Banca Popolare FriulAdria a margine
del convegno FORUM CSR 2014 (intervista a cura di Maddalena Libertini)
Intervista a Giancarlo Durante, Direttore Centrale e Responsabile Direzione
Sindacale e del Lavoro ABI (a cura di Flavio Padovan)
Entro il 2016 l'Italia dovrà recepire la nuova Direttiva europea sulla
comunicazione delle informazioni di carattere non finanziario. Che impatto
avrà? Ne parla Angela Tanno, Ufficio Responsabilità Sociale d’ImpresaABI
(intervista a cura di Maddalena Libertini)
ABI E ABIEVENTI: “FORUM CSR 2014″, I PROSSIMI 3 E 4
DICEMBRE A ROMA, PRESSO PALAZZO ALTIERI
<time class="updated" datetime="2014-11-28T10:15:08+00:00"
pubdate>Pubblicato venerdì, novembre 28th, 2014 alle
10:15.</time><p class="byline author">Scritto da <a
16. href="http://www.ecoincitta.it/author/admin/" rel="author"
class="fn">admin</a></p>
<header> <h1 class="entry-title">ABI e ABIEventi:
“FORUM CSR 2014″, i prossimi 3 e 4 dicembre a
Roma, presso Palazzo Altieri</h1> <time class="updated"
datetime="2014-11-28T10:15:08+00:00" pubdate>Pubblicato
venerdì, novembre 28th, 2014 alle 10:15.</time><p class="byline
author">Scritto da <a
href="http://www.ecoincitta.it/author/admin/" rel="author"
class="fn">admin</a></p> </header>
l Forum CSR è l’appuntamento annuale che ABIEventi dedica da otto anni
alla responsabilità sociale d’impresa, tema di sempre maggior attualità
divenuto ormai oggetto di un intenso dibattito, tanto nel mondo bancario
e finanziario quanto nel sistema politico, economico e sociale in generale.
Obbiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in
ambito nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni
future, ma soprattutto quello di mantenere vivo il confronto, già iniziato
da tempo, tra i vari attori coinvolti e approfondire il ruolo che ciascuno di
loro può avere nel far nascere idee e sviluppare metodi e strumenti volti a
rafforzare la presenza della sostenibilità economica, ambientale e sociale
nelle politiche pubbliche, nelle strategie e attività aziendali, nello stile di
vita dei cittadini. Con il suo parterre di relatori, composto sempre da
rappresentanti di spicco del governo e delle istituzioni, presidenti e
amministratori delegati di banche ed aziende, segretari nazionali di
sindacati e associazioni dei consumatori, rappresentanti di organismi e
associazioni, questo evento rappresenta un’occasione irrinunciabile di
aggiornamento, confronto e networking di altissimo livello per tutti coloro
che in banca, nelle imprese e nelle organizzazioni si occupano di CSR.
17. Il dettagliatissimo programma al
link: http://www.abieventi.it/public/files/eventi/forum-csr-
2014/programma/Forum-CSR-2014_Programma.pdfForum CSR 2014 si è
tenuto a Roma presso Palazzo Altieri, il 3 e 4 dicembre 2014.
- See more at: http://www.abieventi.it/eventi/2074/#sthash.8jPIbRkm.dpufIX edizione
dell'appuntamento ABIEventi dedicato alla Responsabilità Sociale d'Impresa.
.
Il Forum ha avuto il piacere di ospitare quest’anno l’evento di premiazione della XII
edizione del Premio Socialis , l’unico riconoscimento in Italia per le tesi di laurea su CSR
e sviluppo sostenibile.
Grazie alla collaborazione con il CeSPI, anche in questa edizione del Forum è stato dato
ampio spazio all'inclusione finanziaria e all'integrazione sociale, con la presentazione
del terzo anno di attività dell'Osservatorio Nazionale sull'Inclusione Finanziaria dei
Migranti, il cui Report annuale è stato distribuito a tutti i partecipanti al Forum.
- See more at: http://www.abieventi.it/eventi/2074/#sthash.8jPIbRkm.dpufIl Forum
CSR è l’appuntamento annuale che ABIEventi dedica da otto anni alla
responsabilità sociale d’impresa, tema di sempre maggior attualità divenuto ormai
oggetto di un intenso dibattito, tanto nel mondo bancario e finanziario quanto nel
sistema politico, economico e sociale in generale. Obbiettivo del Forum è quello di
fotografare lo stato dell’arte della CSR in ambito nazionale e internazionale, di
esplorarne le possibili evoluzioni future, ma soprattutto quello di mantenere vivo il
confronto, già iniziato da tempo, tra i vari attori coinvolti e approfondire il ruolo che
ciascuno di loro può avere nel far nascere idee e sviluppare metodi e strumenti volti
a rafforzare la presenza della sostenibilità economica, ambientale e sociale nelle
politiche pubbliche, nelle strategie e attività aziendali, nello stile di vita dei cittadini.
Con il suo parterre di relatori, composto sempre da rappresentanti di spicco del
governo e delle istituzioni, presidenti e amministratori delegati di banche ed
aziende, segretari nazionali di sindacati e associazioni dei consumatori,
rappresentanti di organismi e associazioni, questo evento rappresenta
un’occasione irrinunciabile di aggiornamento, confronto e networking di altissimo
livello per tutti coloro che in banca, nelle imprese e nelle organizzazioni si occupano
di CSR. - See more at: http://www.abieventi.it/eventi/2074/#sthash.8jPIbRkm.dpuf
- Paolo Bacciga, Banca Fideuram
- Giulia Balugani, SCS Consulting
- PierMario Barzaghi, KPMG Advisory
- Francesca Bisceglia, Ministero dello Sviluppo Economico
- Filippo Bocchi, Gruppo Hera
- Sonia Cantoni, Fondazione Cariplo
- Giacomo Carbonari, ANIA
- Gaetano Carboni, MasterCard
- Davide Dal Maso, Forum per la Finanza Sostenibile
- Giancarlo Durante, ABI
- Natale Forlani, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
- Daniele Frigieri, CeSPI
- Enrico Giovannini, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
- Paola Giucca, Banca d'Italia
- Devid Jegerson, UBI Banca
18. - Sabrina Katouzian, H3G
- Paolo Masini, Comune di Roma
- Francesco Mereu, Banca Monte dei Paschi di Siena
- Didier Millerot, Commissione Europea
- Chiara Mio, Banca Popolare Friuladria
- Bettina Mirabile, Enel Green Power
- Andrea Muti, Unioncamere
- Roberto Nicastro, UniCredit
- Roberto Orsi, Errepi Comunicazione
- Gianluca Randazzo, Banca Mediolanum
- Marco Ratti, Banca Prossima
- Sara Razzicchia, Sanofi Pasteur MSD
- Elena Restano, Poste Italiane - Agenzia delle Nazioni Unite
- Josè Rhi Sausi, CeSPI
- Assunta Rosa, Ministero dell'Interno
- Fulvio Rossi, Terna
- Gian Paolo Ruggiero, Ministero dell'Economia e delle Finanze
- Angela Tanno, ABI
- Fabrizio Torella, Ferrovie dello Stato Italiane
- Kirtsen van Toorenburg, Assofin
- - See more at: http://www.abieventi.it/eventi/2074/#sthash.8jPIbRkm.dpuf
Le banche dedicano attenzione alla responsabilità sociale d’impresa come
ulteriore leva di innovazione e di sviluppo per competere al meglio sul mercato
nel medio e lungo periodo.
Intraprendere un percorso di Csr è per la banca un’opportunità per:
• migliorare il governo proattivo dei rischi integrando variabili sociali,
ambientali e di governance nel business;
• ascoltare le esigenze dei propri interlocutori e innovare lo sviluppo di
prodotti, servizi e modelli commerciali;
rendere esplicite le implicazioni che il ruolo di intermediazione di denaro ha
sulla società ed aumentare al massimo la creazione di un valore condiviso.
ABI, come socio fondatore del Forum per la finanza sostenibile è lieta di annunciare il
lancio di www.investiresponsabilmente.it, portale web che si prefigge di spiegare in
modo semplice e diretto che cosa si intende per investimento sostenibile e
responsabile, rivolgendosi sia ai risparmiatori che ai promotorie addetti alla vendita di
prodotti finanziari.
Il sito si compone di più sezioni, alcune con finalità informative e formative (Cos’è l’Sri
(acronimo di Sustainable and responsible investment), Blog e Glossario), altre volte a
fornire indicazioni di carattere pratico a chi desidera investire responsabilmente in
Italia (Prodotti Sri).
In particolare, il database raccoglie:
- i prodotti di investimento classificati da Assogestioni come etici ed i prodotti dei Soci
del Forum corredati dalle relative schede Morningstar;
- i prodotti previdenziali Sri mappati dal Forum per la finanza sostenibile e da Mefop,
attraverso il suo Osservatorio.
19. Il quadro dell'impegno sociale delle aziende in Italia, secondo
l'Ossevatorio Socialis, è decisamente in crescita, come illustra Roberto
Orsi, Presidente di Errepi Comunicazione e Direttore dell'Osservatorio
Socialis, nel corso della consegna del Premio Socialis: 920 milioni di euro
investiti nell’ultimo anno in Italia da più del 70% delle aziende con più di
80 dipendenti che hanno destinato in media 158.000 euro ciascuna a
risparmio energetico e contenimento degli sprechi (65%), a iniziative in
favore dei dipendenti (55%), al contrasto dell’inquinamento e allo
smaltimento dei rifiuti (53%), a solidarietà e impegno umanitario (38%), a
favore della pratica sportiva (31%), al sostegno di arte e cultura (24%).
L’Osservatorio Socialis, il cantiere di promozione culturale della
responsabilità sociale d’impresa, nel corso del Forum CSR dell’ABI,
svoltosi a Palazzo Altieri a Roma, ha consegnato il Premio Socialis per le
migliori tesi di laurea su CSR e sviluppo sostenibile (XII edizione), in
collaborazione con ABI Eventi e con la partecipazione di Lega del Filo
d’Oro, H3G, FS Italiane, Sanofi Pasteur MSD, Roma Capitale.
“L’economia e il mercato stanno cambiando a grande velocità - ha
spiegato Orsi- e con essa le imprese, che sempre più numerose mettono in
conto di dover porre attenzione all’etica e alla responsabilità in maniera
programmata e riconoscibile. D’altra parte questi dati devono spingere le
università ad accrescere i corsi per la formazione di una classe dirigente
che sia più attenta all’ascolto del territorio e delle persone: oggi solo 42
atenei su 80 prevedono insegnamenti che riconducono alla CSR, all’etica,
allo sviluppo sostenibile”.
I vincitori della XII edizione del Premio Socialis sono: Sarah De
Bernardinis con "Green Economy: variabili strategiche di un'impresa
sostenibile", Facoltà di Economia dell'Università di Teramo; Giusy
Forestiero con "La valutazione della prestazione energetica degli edifici.
Proposta metodologica in ambito europeo", Facoltà di Ingegneria Edile
dell'Università degli Studi della Calabria e Daniele Perri con "La
responsabilità sociale d'impresa nella banca. Il caso finanza socialmente
responsabile", Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Genova.
Il Premio Socialis è l’unico riconoscimento alle migliori tesi di laurea su
argomenti che riconducono alla responsabilità sociale d’impresa, un
appuntamento annuale che pone al centro della riflessione sociale e
imprenditoriale la necessità di un’economia più attenta allo sviluppo
sostenibile. Oltre 750 le tesi pervenute dal 2003, anno della prima edizione
del Premio, 65 atenei di provenienza dei lavori accademici, 16 enti
20. patrocinanti, tra cui Presidenza del Consiglio, Ministero del Lavoro,
Ministero dello Sviluppo Economico, la Rappresentanza italiana della
Commissione Europea, il Segretariato Sociale RAI, il Comune di Roma,
80 vincitori.
Etica e responsabilità: le nuove chiavi del
successo delle imprese
La sostenibilità come vantaggio competitivo per
banche e imprese
Il 3 e 4 dicembre a Roma, SCS presenta una
ricerca nell’ambito dell’appuntamento annuale di
ABI dedicato alla Responsabilità Sociale
d’Impresa
In occasione del Forum CSR 2014 verrà presentata la ricerca “Creazione del
valore condiviso – Quantificazione dell’impatto sociale e ambientale
dell’attività bancaria” realizzata in collaborazione con SCS Consulting.
Il Forum CSR, giunto all’ottava edizione, rappresenta un momento di confronto
sulla responsabilità sociale d’impresa, tema di sempre maggior attualità divenuto
ormai oggetto di un intenso dibattito, tanto nel mondo bancario e finanziario quanto
nel sistema politico, economico e sociale in generale.
Obiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in ambito
nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni future, ma
soprattutto quello di mantenere vivo il confronto, già iniziato da tempo, tra i vari
attori coinvolti e approfondire il ruolo che ciascuno di loro può avere nel far nascere
idee e sviluppare metodi e strumenti volti a rafforzare la presenza della
sostenibilità economica, ambientale e sociale nelle politiche pubbliche, nelle
strategie e attività aziendali, nello stile di vita dei cittadini.
Da giugno 2012 a settembre 2013 Impronta Etica ha svolto con i propri soci un
gruppo di lavoro sull’integrazione della CSR nella strategia, con l’obiettivo di
favorire l’adozione strutturale dei principi di sostenibilità da parte del management
aziendale e promuovere la piena integrazione degli stessi nella strategia, nella
governance e in tutti i processi aziendali.
I temi approfonditi durante il percorso sono tre:
• la pianificazione della sostenibilità,
• le metriche e la misurazione per la responsabilizzazione,
• la governance e la diffusione di una cultura interna sulla sostenibilità.
Il gruppo di lavoro ha approfondito modelli, strumenti e processi di integrazione
della CSR nel business, ha analizzato buone pratiche a livello nazionale e
internazionale, anche attraverso testimonianze dirette di aziende. Si è, inoltre,
cercato di favorire lo scambio di esperienze fra aziende socie e di individuare
21. possibili percorsi e azioni di miglioramento.
Di seguito è disponibile il documento finale del gruppo di lavoro e i report re
Pianificare.
Il tema della pianificazione della sostenibilità sta assumendo sempre maggiore importanza sia
all’interno dei principali standard e linee guida riconosciuti a livello internazionale, sia
all’interno dei documenti strategici europei, quali la recente comunicazione sulla CSR della
Commissione europea che sottolinea l’importanza di un approccio strategico e di lungo termine
alla sostenibilità.
Questo aspetto è contenuto nelle linee guida ISO26000 – in cui si fa riferimento all’inclusione
della responsabilità sociale come elemento chiave della strategia dell’organizzazione - nel GRI
(Global Reporting Initiative) e nel framework sul reporting integrato dell’IIRC (International
Integrated Reporting Council) che fa riferimento al focus strategico della sostenibilità e
all’orientamento futuro.
Misurare.
Il tema delle metriche e la misurazione per la responsabilizzazione si inserisce nella più ampia riflessione
che sta avvenendo a livello europeo ed internazionale sulla rendicontazione di sostenibilità.
Infatti, la misurazione delle performance non finanziarie rappresenta sia uno strumento di
gestione interna, sia uno strumento di accountability esterna e deve, perciò, basarsi su
informazioni misurabili e comparabili, per cui è necessario dotarsi di strumenti e processi
adeguati interni all’azienda. In particolare, è in discussione a livello europeo la proposta di direttiva
per la rendicontazione di informazioni non–finanziarie e di informazioni in merito alla diversità, con la quale si
propone di modificare la normativa vigente in materia di rendicontazione al fine di migliorare la
trasparenza e accrescere la coerenza e la comparabilità delle informazioni non -finanziarie.
Inoltre, l’IIRC (International Integrated Reporting Council) ha pubblicato il draft sul reporting
integrato che mira a fornire un framework che riunisca le informazioni finanziarie, ambientali,
sociali e di governance in modo chiaro, conciso, coerente e comparabile, riunendo i diversi
modelli di rendicontazione in un’unità coerente e integrata.
Condividere.
La governance e la diffusione interna di una cultura sulla CSR rappresenta il terzo pilastro fondamentale
per integrare pienamente la sostenibilità all’interno del business. All’interno delle imprese
manca, spesso, una visione strategica e condivisa su questi temi che favorisca una gestione
trasversale e pienamente integrata in tutte le funzioni. Per questo, è necessario, non solo che
l’impresa si doti delle strutture e delle funzioni adeguate per implementare la strategia di
sostenibilità, ma anche che adotti gli strumenti e i processi di comunicazione interna e di
formazione per coinvolgere tutte le funzioni aziendali e per creare un framework valoriale
comune.
Per avviare un processo di pianificazione della sostenibilità è necessario partire da un’attenta analisi
e valutazione della situazione di partenza. E’ necessario che il processo sia basato su una
visione strategica condivisa, coinvolgendo il top management, la funzione pianificazione
strategica dell’azienda e, a cascata, tutte le funzioni aziendali. Sulla base di tale visione devono
essere definite le aree chiave e le priorità (obiettivi e contenuti). In questo senso è necessario
un mutamento di governance e di gestione interna che siano funzionali a questo processo ed è
fondamentale individuare degli strumenti o delle figure istituzionalizzate che siano in grado di
garantire un coordinamento fra le diverse funzioni.
La fase di redazione del piano di sostenibilità deve essere seguita dall’implementazione, da un
controllo del processo decisionale e dal monitoraggio dello stato di avanzamento.
La visione complessiva deve essere, infatti, declinata in progetti concreti che, a loro volta,
devono prevedere target e indicatori quantificabili che consentano di misurarne i risultati. La
misurabilità degli obiettivi consente il monitoraggio costante dello stato di avanzamento del
piano di sostenibilità e contribuisce a creare una maggiore consapevolezza interna intorno ad
essi, rendendo evidenti i vantaggi, anche economici, per l’azienda.
22. Nel modulo sulle metriche e misurazione per la responsabilizzazione è emerso che sistemi strutturati di
indicatori misurabili, processi di misurazione e controllo aiutano l’impresa a definire i risultati
raggiunti e a fissare obiettivi di miglioramento e contribuiscono ad integrare le performance
economico-finanziarie con quelle di sostenibilità in un’ottica strategica.
Per questo, non solo è necessario dotarsi di KPIs (parametri-obiettivo) che consentano una
corretta ponderazione fra le tre dimensioni della triple bottom line, ma anche porre molta
attenzione sul processo di misurazione, da cui dipende l’efficacia della valutazione e l’effettiva
integrazione dei risultati all’interno degli obiettivi e della strategia dell’azienda. Il processo di
misurazione deve prevedere anche una prospettiva e obiettivi di lungo termine e dovrebbe,
inoltre, contribuire a migliorare la gestione e i processi decisionali interni dell’azienda.
I modelli e gli strumenti di misurazione possono essere diversi: è opportuno che ogni azienda,
in base alle proprie esigenze e specificità, scelga lo strumento più opportuno e adeguato. Si
possono citare il reporting di sostenibilità - che dovrebbe progressivamente integrarsi con il bilancio
economico annuale, verso il cosiddetto report integrato – e la sustainability balance scorecard che
mira ad includere la misurazione della performance di sostenibilità nella balance scorecard,
strumento di gestione che traduce mission e strategia in un insieme di performance
concretamente misurabili.
La governance e diffusione interna di una cultura della CSR comprende due dimensioni fondamentali: la
governance, l’organizzazione e la cultura interna e la comunicazione relativa alla CSR.
E’ opportuno che l’impresa introduca la CSR all’interno dei propri criteri e strutture di governance,
dotandosi di competenze adeguate a partire dal committment del top management. La CSR
deve, inoltre, essere incorporata nell’identità e nella vision stessa dell’impresa e diventare un
elemento chiave della strategia dell'organizzazione attraverso la sua integrazione nei sistemi,
nelle politiche, nei processi e nel processo
6
decisionale, declinando le priorità strategiche di sostenibilità in obiettivi di gestione operativa,
misurabili e verificabili, per tutte le funzioni aziendali.
La comunicazione della CSR rappresenta un altro importante veicolo per creare cultura e
consapevolezza, sia internamente che esternamente all’azienda.
La comunicazione della CSR, in particolare, può contribuire a favorire il coinvolgimento e il
dialogo con i propri stakeholder e ad accrescere una consapevolezza sia interna sia esterna
rispetto ai temi della sostenibilità. Inoltre, essa contribuisce a migliorare la reputazione di
un'organizzazione. Per raggiungere tali obiettivi, tuttavia, è necessario definire il target
prioritario di riferimento ed è opportuno che le informazioni siano complete, comprensibili,
tempestive ed accessibili e che l’impresa si doti degli strumenti a disposizione più adeguati alle
proprie finalità, integrando sia comunicazione online che offline.
UNA CONCEZIONEMODERNA DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE IMPRESE
3.1. Una nuova definizione
La Commissione propone una nuova definizione di RSI come "responsabilità delle imprese per il
loro impatto sulla società". Il rispetto della legislazione applicabile e dei contratti collettivi tra le
parti sociali rappresenta un presupposto necessario per far fronte a tale responsabilità. Per
soddisfare pienamente la loro responsabilità sociale, le imprese devono avere in atto un processo
per integrare le questioni sociali, ambientali, etiche, i diritti umani e le sollecitazioni dei
consumatori nelle loro operazioni commerciali e nella loro strategia di base in stretta collaborazione
con i rispettivi interlocutori, con l'obiettivo di:
23. – fare tutto il possibile per creare un valore condiviso tra i loro proprietari /azionisti e gli
altri loro soggetti interessati e la società in generale;
– identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti avversi.
La complessità di tale processo dipenderà da fattori quali la dimensione dell'impresa e la
natura delle sue operazioni. Per gran parte delle piccole e medie imprese, in particolare le
micro-imprese, il processo della RSI è destinato a rimanere informale e intuitivo.
Per aumentare al massimo la creazione di un valore condiviso, le imprese sono incoraggiate
ad adottare un approccio strategico a lungo termine nei confronti della responsabilità sociale
delle imprese e a esplorare le opportunità per lo sviluppo di prodotti, servizi e modelli
commerciali innovativi che contribuiscano al benessere della società e portino a una
maggiore qualità e produttività dei posti di lavoro.
Per identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti negativi, le grandi imprese e le
imprese che corrono il rischio di subire tali effetti sono incoraggiate a esercitare il loro
dovere
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL
CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO
DELLE REGIONI
Strategia rinnovata dell'UE per il periodo 2011-14 in materia di responsabilità sociale delle imprese
Bruxelles, 25.10.2011 COM(2011) 681 definitivo
INDICE
1. Introduzione.................................................................................................................4
1. 1.1. Affrontare il tema della responsabilità sociale delle imprese è nell'interesse delle
imprese... ..................................................................................................................... 4
2. 1.2. ... nonché nell'interesse dell'intera società................................................................... 4
3. 1.3. Perché la Commissione presenta adesso questa nuova strategia?................................ 5
2. Valutazione dell'impatto della politica europea in materia di RSI............................... 5
3. Una concezione moderna della responsabilità sociale delle imprese........................... 7
1. 3.1. Una nuova definizione ................................................................................................. 7
2. 3.2. Principi e orientamenti riconosciuti a livello internazionale........................................ 8
3. 3.3. La natura multidimensionale della RSI ........................................................................ 8
4. 3.4. Il ruolo delle autorità pubbliche e di altri soggetti interessati ...................................... 8
5. 3.5. La RSI e l'Iniziativa per l'imprenditoria sociale........................................................... 9
6. 3.6. La RSI e il dialogo sociale ........................................................................................... 9
4. Programma d'azione 2011-2014................................................................................... 9
1. 4.1. Promozione della visibilità della RSI e diffusione delle buone pratiche ................... 10
2. 4.2. Miglioramento e monitoraggio dei livelli di fiducia nelle imprese............................ 10
3. 4.3. Miglioramento dei processi di autoregolamentazione e coregolamentazione ........... 11
4. 4.4. Aumento del "premio di mercato" per la RSI ............................................................ 11
24. 1. 4.4.1. Consumi ..................................................................................................................... 12
2. 4.4.2. Appalti pubblici.......................................................................................................... 12
3. 4.4.3. Investimenti ................................................................................................................
12
5. 4.5. Migliore divulgazione da parte delle imprese delle informazioni sociali e ambientali
.................................................................................................................................... 13
6. 4.6. Ulteriore integrazione della RSI nell'ambito dell'istruzione, della formazione e della
ricerca......................................................................................................................... 14
7. 4.7. Accentuazione dell'importanza delle politiche nazionali e subnazionali in materia di
RSI.............................................................................................................................. 14
8. 4.8. Migliore allineamento degli approcci europei e globali alla RSI .............................. 15
1. 4.8.1. Attenzione sui principi e sugli orientamenti in materia di RSI riconosciuti a livello
internazionale ............................................................................................................. 15
2. 4.8.2. Attuazione dei Principi guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite........... 16
3. di diligenza alla luce di un'analisi del rischio, anche attraverso la loro catena di
approvvigionamento.
4. Alcuni tipi di impresa, come le cooperative, le imprese mutue e quelle a conduzione
familiare, hanno assetti proprietari e di governance che possono essere particolarmente
favorevoli a un comportamento responsabile.
5. 3.2. Principi e orientamenti riconosciuti a livello internazionale
6. Per le imprese che cercano un approccio formale alla RSI, soprattutto le grandi imprese, una
guida autorevole è fornita dai principi e dagli orientamenti riconosciuti a livello
internazionale, in particolare i neo riveduti Principi direttivi dell'OCSE destinati alle imprese
multinazionali, i dieci principi del Global Compact delle Nazioni Unite, la norma di
orientamento sulla responsabilità sociale ISO 260000, la Dichiarazione tripartita dell'OIL
sulle imprese multinazionali e la politica sociale e i Principi guida su imprese e diritti umani
delle Nazioni Unite. Questo nucleo di principi e orientamenti riconosciuti a livello
internazionale rappresenta un quadro globale per la RSI soggetto ad evolversi e che è stato
recentemente potenziato. La politica europea per promuovere la RSI dovrà essere del tutto
coerente con questo quadro.
7. 3.3. La natura multidimensionale della RSI
8. In base a questi principi e orientamenti, la RSI copre almeno le prassi in materia di diritti
umani, lavoro e occupazione (quali formazione, diversità, parità di genere nonché salute e
benessere dei lavoratori), le questioni ambientali (per esempio la biodiversità, i cambiamenti
climatici, l'efficacia delle risorse, l'analisi del ciclo di vita e la prevenzione
dell'inquinamento) nonché la lotta alla corruzione. Anche il coinvolgimento e lo sviluppo
delle collettività, l'integrazione delle persone disabili e gli interessi dei consumatori,
compresa la privacy, rientrano nel programma della RSI. La promozione della responsabilità
sociale e ambientale attraverso la catena di approvvigionamento e la divulgazione di
informazioni non finanziarie sono riconosciute come importanti questioni trasversali. La
Commissione ha adottato una comunicazione sulle politiche dell'UE e il volontariato in cui
27. 9. La Commissione promuove inoltre i tre principi della buona governance fiscale –
segnatamente la trasparenza, lo scambio di informazioni e una concorrenza fiscale leale –
nei rapporti tra Stati. Anche le imprese sono incoraggiate, ove opportuno, ad adoperarsi per
attuare questi principi.
10. 3.4. Il ruolo delle autorità pubbliche e di altri soggetti interessati
11. Lo sviluppo della RSI dovrebbe essere guidato dalle imprese stesse. Le autorità pubbliche
dovrebbero svolgere un ruolo di sostegno attraverso una combinazione intelligente di misure
politiche volontarie e, ove necessario, di regolamentazione complementare, per esempio per
promuovere la trasparenza, creare incentivi di mercato per il comportamento responsabile
delle imprese e garantire la rendicontabilità aziendale.
12. 3.6. La RSI e il dialogo sociale
28. 13. Negli ultimi anni diversi comitati settoriali per il dialogo sociale hanno promosso buone
29. pratiche in materia di RSI e hanno definito orientamenti . La Commissione favorisce tali
30. iniziative e riconosce che la RSI contribuisce al dialogo sociale e lo integra. Anche
attraverso gli accordi societari transnazionali (TCA), conclusi tra imprese e organizzazioni
dei lavoratori a livello europeo o globale, sono state sviluppate politiche innovative ed
31. efficaci in materia di RSI . L'UE sostiene attivamente gli accordi societari transnazionali e
32. promuoverà la creazione di una banca dati consultabile di tali accordi.
14. Dando un riconoscimento pubblico a quello che fanno le imprese nel campo della RSI, l'UE
può contribuire a diffondere le buone pratiche, a favorire l'apprendimento tra pari e a
incoraggiare più imprese a sviluppare il proprio approccio strategico alla RSI. Facendo
tesoro delle iniziative nei vari Stati membri, la Commissione sosterrà lo sviluppo delle
capacità delle organizzazioni intermediarie delle PMI, al fine di migliorare la qualità e la
disponibilità della consulenza in materia di RSI per le piccole e medie imprese.
33. 15. La Commissione ha avviato una vasta gamma di programmi per collaborare con le imprese
34. e altre parti interessate sulle questioni sociali e ambientali più importanti . Un ulteriore
35. impegno con le imprese sarà importante per il successo della strategia di Europa 2020. La
Commissione promuoverà pertanto il dialogo con le imprese e altre parti interessate su
37. nonché sulle sfide che si manifestano sul posto di lavoro (compresa la gestione della
diversità, l'uguaglianza di genere, l'istruzione e la formazione nonché la salute e il benessere
dei lavoratori). In particolare, essa si concentrerà sugli approcci settoriali e sulla diffusione
del comportamento responsabile delle imprese attraverso la catena di approvvigionamento.
16. L'iniziativa "Impresa 2020" della rete RSI Europa è un esempio di leadership
imprenditoriale nel campo della RSI particolarmente importante per gli obiettivi delle
politiche dell'UE. La Commissione contribuirà a esaminare i primi risultati di questa
iniziativa entro la fine del 2012 e a definire i prossimi passi.
17. L CONTESTO La crisi finanziaria e la recessione mondiale che ne è seguita sono il risul- tato di un modello di
crescita non più sostenibile. Il processo di globalizzazione – pure in sé positivo in quanto ha consentito a vaste
aree del mondo di uscire da condizioni di povertà e sottosviluppo – è stato caratterizzato da un aumento delle
disuguaglianze e dal progressivo depauperamento delle risorse energetiche e ambientali, mettendo così a
rischio l’equilibrio sociale ed ecologico del pianeta nel medio lungo periodo.
18. La fase storica che stiamo attraversando evidenzia la contemporaneità di quattro fenome- ni di crisi tra loro
profondamente interconnessi: economico-finanziaria, energetica, am- bientale ed alimentare. Tuttavia, la
gravità della crisi e i rischi di declino ad essa legati, possono costituire anche una nuova opportunità:
l’occasione, cioè, per ripensare le prio- rità e le modalità dello sviluppo economico e sociale. Si tratta, in
sostanza,di ricreare uno spazio pubblico di negoziazione tra bisogni e interessi individuali e bene comune,
ripor- tando al centro la persona,in quanto portatrice, oltre che di bisogni, anche di valori ed espressione di
cultura.
19. In questo senso,la fase attuale può essere letta anche come “crisi democratica”, in quan-to mette in
discussione nella guida dello sviluppo i principi sui quali si esercita il diritto di rappresentanza e quindi di
tutela degli interessi delle persone,a prescindere dal loro censo e peso economico nella società.Un ruolo
decisivo spetta quindi, nuovamente, alle istituzioni pubbliche: agli stati, ma ancor più agli organismi
sovranazionali. A quelli esi- stentie quelli che andrebbero creati, a tutela e garanzia dei singoli cittadini,
dell’interes- se collettivo e del bene comune.
20. Alla base della crisi attuale c’è la inversione che si è determinata, negli ultimi decenni, nel rapporto tra mezzi e
fini dell’attività economica, con l’affermarsi e il prevalere della finan- za. Il pensiero economico e politico
dominante – una sorta di “pensiero unico” – ha fatto sì che si determinasse una scissione tra interesse
individuale e benessere collettivo, tra individuo e società. L’obiettivo prioritario era diventato la crescita e
l’arricchimento per- sonale, al di fuori di ogni parametro di responsabilità e trasparenza. Ciò ha prodotto la
costruzione e l’adozione di strumenti di tipo finanziario che hanno ignorato gli effetti di
21. Trasparenza e responsabilità
22. PREMESSA
23. 5
24. 6
25. Valore e metriche
26. una diffusione sempre più ampia dei rischi nei confronti di un numero crescente non solo di istituzioni
economiche, ma soprattutto difamiglie e persone.Si pensiall’utilizzo espo-nenziale della leva del debito, al
credito facile con cui milioni di persone sono state illu- se di potere accedere a un bene essenziale quale la
casa. Si tratta di fenomeni e scelte che hanno caratterizzato principalmente gli Usa e i paesi anglosassoni,ma
che, per effet- to della globalizzazione e delle nuove tecnologie informatiche, hanno investito l’Europa e
l’intero pianeta, compresi i paesi di nuova industrializzazione, come testimonia la reces - sione in atto. Il tutto
aggravato dall’assenza, o comunque dall’inefficacia, di sistemi di regole e controlli che, peraltro, hanno
valenza nazionale a fronte di un sistema economi- co che agisce sempre più su scala planetaria; dalla
confusione e spesso dalconflitto di interesse esistente tra chi è preposto a valutare il rischio e chi lo propone e
lo vende al “consumatore” finale. Sono queste fenomenologie della “non responsabilità” e dell’opa- cità di
attori privati e pubblici che hanno reso insostenibile la strutturale “asimmetria informativa” nei confronti dei
cittadini-consumatori. In altri termini, la crisi si è manife- stata come drammatica crisi di fiducia: nelle
relazioni delle istituzioni finanziarie tra loro, tra queste e i cittadini-risparmiatori-consumatori.
27. Una tale crisi, riporta inevitabilmente l’attenzione sulla capacità di guardare all’economia e allo sviluppo in
un’ottica di lungo periodo , che guardi cioè al futuro della società e del pia- neta, e quindi ai temi della
responsabilità, della progettualità e dell’innovazione. Da un lato infatti si sollecita che le relazioni tra i soggetti
economici, in particolare per quanto riguarda la governance delle istituzioni economiche e finanziarie, siano
sempre più basate sulla tra- sparenza e la completezza delle informazioni, riaffermando così il valore della
trasparenza che costituisce il principio fondante la Responsabilità Sociale (RS). Dall’altro, proprio la carenza
di rappresentanza democratica insita in questa crisi, stimola ulteriormente verso un maggiore accesso ed
utilizzo di internet, e quindi delle reti telematiche, come network sociale aperto e “democratico”, rinnovato
motore di sviluppo.
38. 28. Se la creazione di valore per gli azionisti nel breve periodo – la cosiddetta shareholder economy – è stata il
paradigma dominante dell’economia nella fase dell’affermazione della finanza senza regole, la crisi evidenzia
la necessità di procedere ad una sostanziale revisione del concetto di valore economico. Come è stato messo
autorevolmente in evi- denza, si tratta di ricomporre la scissione tra valore di scambio e valore d’uso delle
merci e dei servizi, recuperando una più stretta relazione, nell’ambito del mercato, tra le esigen- ze e i bisogni
delle persone – sia come individui che come collettività – e l’attività econo- mica e finanziaria. Ridefinendo,
cioè, il rapporto tra mezzi e fini ed affermando in modo più chiaro e netto che l’economia, il mercato, la
produzione e la finanza costituiscono gli
29. Sostenibilità dello sviluppo
30. strumenti attraverso i quali si possono combinare i diversi fattori per ottenere maggior valore sociale, in
termini di più elevato benessere materiale, ma anche umano, culturale, civile; sia per gli individui che per il
territorio. Tutto ciò presuppone una diversa determi- nazione delle priorità sulle quali orientare lo sviluppo e i
conseguentiinvestimenti: dalla ricerca alla formazione del capitale umano dalla cultura ai servizi sociali e
sanitari. Scelte che possono essere effettuate solo se supportate da una visione politica che assume quale
obiettivo fondamentale dello sviluppo economico globale il perseguimento di una ri- duzione delle
diseguaglianze sociali e della salvaguardia dell’ambiente in un’ottica di sostenibilità. Ed è altrettanto chiaro
che una così profonda revisione del paradigma dello sviluppo è possibile soltanto procedendo ad una
progressiva ridefinizione degli indicatori e delle metriche finora utilizzati per misurare la crescita
dell’economia e i suoi impatti sul- la società: a partire dal PIL, dal reddito monetario procapite e dal livello
dell’inflazione.
31. La decisione delle imprese aderenti a Impronta Etica di affrontare le tematiche derivanti dalla profonda crisi
del sistema economico mondiale e di proporre una riflessione su una nuova idea dello sviluppo,deriva dalla
consapevolezza che il futuro stesso delle aziende dipende da questicambiamenti. Infatti, ritenere che basti
qualche aggiustamento e che, superata la fase più acuta della crisi finanziaria e produttiva,l’economia
riprenderà a cre- scere come nel recente passato,appare illusorio e di corto respiro.
32. Del resto,come lasciano intendere non solo gli studiosie gli analisti più avveduti,ma anche le prime
enunciazioni politico-programmatiche della nuova Presidenza USA, una nuova fase di sviluppo del Pianeta
sarà possibile a partire da nuovi obiettivi – a comincia- re da quello della salvaguardia ambientale – di carattere
sociale, civile e di maggiore equità. Necessità di cambiamento rispetto al quale si trovano concordi il Papa, il
quale ha affermato che “Non basta porre rattoppinuovi su un vestito vecchio” e occorre invece “una revisione
profonda del modello di sviluppo dominante, per correggerlo in modo con- certato e lungimirante”; nonché il
Presidente della Repubblica Napolitano che ha sottoli- neato l’opportunità del cambiamento dicendo:
“Facciamo della crisi una occasione” per rinnovare l’economia e la società puntando ai “valori di sobrietà e
lungimiranza”. Cambiamento che deve comportare nuove regole che riportino la finanza ad una funzio- ne di
strumento dell’economia reale, che a sua volta deve mirare sempre più a soddisfa- re bisogni effettivi e più
qualificati, basati, appunto,su una concezione più sobria degli stili di vita delle persone.È l’idea dello
sviluppo sostenibile che da concetto astratto assume sempre più i contorni di un obiettivo perseguibile.
33. Si tratta di un processo ditrasformazione che richiederà una transizione che non sarà semplice né di breve
durata. E, tuttavia,da esso non si può prescindere. Anzi, tale trasfor-
I PRESUPPOSTI PER IL CAMBIAMENTO La crisi finanziaria ed economica ha reso ancora più evidente un dato già
sufficientemente chiaro e cioè che l’impresa non possa essere considerata come un sistema chiuso, ma debba essere
vista come un soggetto inserito in sistemi valoriali complessi, non gestibili in maniera autoreferenziale, che
presuppongono l’assunzione di un suo ruolo attivo e consapevole in una relazione stabile con l’insieme dei suoi
interlocutori nel più generale contesto sociale e territoriale.
Per questo, nel quadro di una evoluzione dei concetti e delle pratiche di responsabilità sociale, si ritiene necessario
superare la fase che è andata sotto il nome di “coinvolgimen- to degli stakeholder” per avviare processi di analisi
multifocale di bacini di interscambio a livello territoriale.
In questi ambiti risulta chiaro come ogni attore sociale viene ad assumere una responsa- bilità verso qualcun altro,
mettendo in evidenza le interrelazioni tra i diversi soggetti, che hanno come centro e come limite il territ orio stesso.
Con ciò si intende significare che l’impresa, per essere responsabile, ha bisogno non solo che i propri stakeholder siano
pro-attivi e socialmente responsabili, ma ha la necessità di operare in ambienti equi, trasparenti e rispettosi della legge
nei quali la competizione sia di stimolo all’innovazione.
Il riferimento alla dimensione territoriale come spazio e contesto in cui sviluppare la responsabilità sociale, non
determina il superamento delle politiche aziendali di RS, che anzi restano essenziali in termini di strategie, scelte e
azioni volte a promuovere buone prassi – dalla governance ai dipendenti, clienti, fornitori, comunità, ecc. – sulle quali
sono chiamate a confrontarsi con i propri interlocutori ed essere oggetto di valu- tazione.
39. D’altro canto, essere e considerarsi “stakeholder” significa assumere la responsabilità di agire in quanto tali,
dimostrando di averne la capacità. L’attore sociale non deve e non può, infatti, limitarsi a reclamare “diritti”, in una
logica neo-corporativa di esclusiva tute-la del proprio interesse.
Dall’ascoltare al fare
15
16
Gli uni come stakeholder verso gli altri
Poiché la responsabilità è in parte di ognuno,e quindi di tutti, e poiché non esiste una definizione univoca di
“stakeholder” – con le imprese da una parte e il resto del mondo dall’altra – è necessario che si cominci ad essere (e
agire) “gli uni come stakeholder verso gli altri”: soggettipubblici interlocutori delle imprese di un territorio e viceversa;
enti di rappresentanza (organizzazioni del terzo settore, sindacati, associazioni datoriali e di categoria, organismi
camerali, ecc.) attraverso un dialogo basato sulla “reciproca respon- sabilità”.
L’estensione del concetto di responsabilità sociale al di fuori dei confini dell’impresa, rap- presenta la condizione
necessaria affinché anche gli sforzi che le imprese compiono nella direzione della sostenibilità possano esplicare al
massimo i propri effetti sul territorio. La condizione, cioè, perché l’impresa possa svolgere pienamente il proprio ruolo
di produt-tore di valore economico e sociale sul territorio, passa proprio per il riconoscimento del- l’impresa “come
stakeholder” degli altri attori del territorio con i quali interagisce. A sua volta, tale riconoscimento implica
un’assunzione diffusa di consapevolezza rispetto ai confini della responsabilità dell’impresa, ai limiti che essa incontra
nel tentativo di assu-mere comportamenti responsabili e, viceversa, alle opportunità che – qualora sviluppate –
potrebbero consentire un potenziamento degli impatti positivi prodotti sul territorio. Traendo esempi dalle
problematiche ambientali, si pensia come si indirizzano efficace- mente i consumi verso una maggiore salvaguardia
delle risorse, se e solo se:
si propone al mercato un prodotto a bassa impronta ecologica, che il mercato (grande distribuzione e
consumatori) è in grado di apprezzare e fruire correttamente;
la filiera di fornitura e di logistica ha accettato di concorrere al progetto;
la ricerca dentro e fuori l’impresa ha saputo proporre processiproduttivi a basso impat-
to ed economicamente sostenibili;
la pubblica amministrazione e le aziende multiservizi hanno predisposto in tal senso la
gestione del rifiuto;
l’associazionismo riconosce l’impegno all’innovazione facendo proprio un “ambientali-
smo del si”;
i lavoratori accettino di modificare i loro acquisiti processiproduttivi, i sindacati valuti-
no e supportino tali modifiche;
il sistema bancario, e quello pubblico, supportifinanziariamente gli interventi necessari... Ognuno di questi
attori svolgendo il proprio ruolo con responsabilità, trae un vantaggio: il grande distributore risponderà ad una
nuova domanda, i fornitori faranno efficienza ed innovazione, la pubblica amministrazione guadagnerà
consensiconcretizzando la propria missione di gestore del bene comune, le aziende multiservizi accresceranno
in competi- tività arricchendo i servizi, i lavoratori aggiorneranno la loro professionalità...
Pianificare e Monitorare
40. PROCESSO E STRUMENTI Affinché i “Circoli della responsabilità” diventino esperienza con- creta e diffusa
alimentando lo sviluppo strutturale nel territorio, gli attori coinvolti devono condividere un modello di governance
territoriale. A questo proposito,le imprese di Impronta Etica ritengono inadeguati i processistrutturatidi meta-
governance territoriale (Gruppi di la- voro, Tavoli, Consulte...) che ad oggi hanno caratterizzato le esperienze
partecipative nel Paese. Viceversa, si riconosce l’opportunità di condividere un modello d’intervento e di rela- zione che
determini le regole di funzionamento dei “Circoli della responsabilità” ed individui collettivamente gli indicatori di
monitoraggio di efficacia. Ad esempio, la costituzione di grup- pi di interesse tra i diversi attori con alla base obiettivi di
sviluppo condivisi.
Per misurare l’utilità e l’efficacia di questo approccio è necessario condividere una nuova metrica di benessere
territoriale, in grado di far emergere e misurare il capitale sociale pro- dotto sul territorio che si traduce in ricerca,
innovazione, coesione sociale, tutela dell’am- biente, sostenibilità energetica e, in definitiva, benessere per le persone,
sia a livello indivi- duale che collettivo. Si tratta di approfondire le elaborazioni già prodotte a livello internazio- nale (si
pensiall’ISU, cioè l’Indice di Sviluppo Umano dell’Onu, nonché ai diversi studicom- piuti anche a livello di Unione
Europea), come da parte di singoli studiosi,per stimolare una ulteriore riflessioni di centri di ricerca e istituzioni, per
cercare di corrispondere ad una esi- genza sempre più sentita: definire nuoviparametri che siano in grado di rendere
misurabile in modo efficace i valori realmente importanti per la vita e il ben-essere delle persone. Anche da questo
punto di vista, la crisi finanziaria ed economica che ha messo e mette in discussio-ne i tradizionali strumenti di
misurazione dello sviluppo costituisce un’occasione per muove- re alla ricerca di una nuova strumentazione di
valutazione.
LE AREE DI INTERVENTO PRIORITARIE Alla luce di quanto sostenuto,appare opportuno e utile individuare
alcune aree di intervento sulle quali prioritariamente si potrebbe svi- luppare il nuovo percorso di Responsabilità
sociale: lavoro e ambiente.
Per quanto riguarda il lavoro, tre sono gli ambiti sui quali si ritiene possibile avviare “Circoli di responsabilità” con
l’obiettivo di accrescere la competitività responsabile del territorio: il rafforzamento del sistema formativo, la qualità
della vita delle persone e la corretta gestione della diversità.
Ricerca, conoscenza, cultura diffusa, valorizzazione dei talenti e delle competenze costitui- scono – oggi più che mai in
relazione allo sviluppo della scienza e delle tecnologie – risorse fondamentali per le imprese e per la capacità di
competere di un intero territorio. Obiettivi
Il lavoro
Ogni professione ha le sue competenze e la sua formazione
Misurare e Valutare
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La persona al centro
che si possono realizzare soltanto se l’insieme dei soggettieconomici, sociali, imprenditoria- li, istituzionali, formativi
che operano nel contesto diriferimento, concorrono a definire in modo sinergico strategie e politiche attive. Se riescono
cioè (per usare un termine forse abu- sato,ma chiaro) a “fare sistema”. O, per usare la terminologia utilizzata in questo
documen- to, a impegnarsi in una logica di “reciproca responsabilità”. Partendo dalla convinzione che se, attraverso il
contributo di ciascuno aumenterà la capacità competitiva del territorio e con esso il benessere individuale e collettivo,
nonché la qualità della vita sociale e personale,allora ognuno degli attori ne trarrà beneficio in un “gioco” a somma
positiva.
È verosimile ipotizzare che tra i protagonistidi questo “Circolo della responsabilità” dedica- to al lavoro, ci sia in primo
luogo il sistema formativo. In particolare l’Università, che deve svi- luppare un più forte orientamento alla ricerca,
valorizzando il potenziale dei giovani e strin- gendo una relazione più stretta con un sistema imprenditoriale che, a sua
volta deve aprirsi con lungimiranza a investimenti (in ricerca, innovazione, persone,ecc.) in un’ottica di lungo periodo.
Da parte sua la pubblica amministrazione deve agire in una ottica non burocratica, ponendosicome punto di riferimento