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Anno XII Numero Unico Aprile 2014
PAGINA 2 Anno XII Numero Unico
BENIN
E
SOLIDARIETA’
Il diritto all’istruzione
Uno degli insegnamenti che la scuola, intesa come istituzio-
ne, dovrebbe curarsi di impartire agli alunni è l’importanza
di lottare contro l’indifferenza. Noi studenti dovremmo, fin
da piccoli, vestirci degli emblemi della solidarietà e portare
gli stendardi dell’interesse reciproco, indipendentemente
dalla religione che professiamo, dall’ambiente sociale in cui
nasciamo, dal colore della nostra pelle. Dovremmo, anzi,
dobbiamo essere consapevoli dell’ingiustizia e dell’evidente
squilibrio nella distribuzione delle ricchezze a cui si è giunti
per una serie di incancellabili cause storiche e, soprattutto,
dobbiamo lottare per una più equa ripartizione del benesse-
re. Questi ideali che, per quanto apparentemente assimilabili ad una morale stretta-
mente religiosa, una volta superato l’istinto primordiale di prevaricazione dell’altro
sono in realtà applicabili anche a chi non crede, dovrebbero poi essere messi in prati-
ca; è dallo sviluppo di essi che ha origine il volontariato, così come qualsiasi forma di
solidarietà: lo spendersi gratuitamente per gli altri, sebbene l’esigenza di prodigarsi per
il prossimo sia in realtà una forma di egoismo (positivo, certamente) tesa
all’”arricchimento” della propria dimensione umana ed emotiva.
Ma tralasciando quelli che potrebbero rappresentare o meno le eventuali problemati-
che psicologiche dell’atto del volontariato, ciò che mi permetterei di esaltare è il ten-
tativo accorato, da parte dei medici dell’associazione Volontaria // Mente, di contribui-
re al progresso di una popolazione incredibilmente diversa dalla nostra dal punto di
vista culturale, e sicuramente arretrata e svantaggiata sotto l’aspetto economico: quella
del Benin.
Durante il primo incontro dell’8 marzo 2013 con i medici volontari, invitati a testimo-
niare durante una delle nostre assemblee d’Istituto circa le condizioni di vita della po-
polazione beninese e il loro progetto in corso, finalizzato al miglioramento di tali con-
dizioni, ci siamo impegnati, come Istituto, a supportare, nei limiti delle nostre possibili-
tà, l’associazione: e così, nell’ambito di un’iniziativa di sensibilizzazione collettiva, siamo
riusciti a raccogliere una certa somma, che quest’anno,durante l’assemblea d’istituto
del 21 dicembre 2013, abbiamo consegnato e affidato al dottor Logrieco e alla dotto-
ressa Giangrande, una somma con la quale abbiamo adottato un maestro in uno sper-
duto villaggio del Benin.. Siamo convinti che, una volta risolti i problemi prioritari fra
cui l’alimentazione e l’approvvigionamento di acqua, per cui l’associazione garantisce in
gran parte, il metodo migliore per incentivare il progresso della popolazione e marcia-
re verso la civilizzazione sia sostenere l’istruzione. Per questo motivo, nel nostro pic-
colo, siamo soddisfatti di aver in qualche modo garantito ad un nutrito gruppo di bam-
bini beninesi la possibilità di usufruire, sotto la guida dell’insegnante da noi adottato,
dell’istruzione, che per noi è un diritto consolidato e garantito e verso cui, molto spes-
so, muoviamo critiche, per quanto ragionate, senza tuttavia tener conto di quanto sia-
mo effettivamente fortunati per il semplice fatto di avere garantito questo diritto, che
in altre nazioni del mondo è purtroppo ancora negato.
Dati gli esiti positivi di questa esperienza, didattica quanto umana, saremo felici, in fu-
turo, di partecipare con il nostro Istituto ad altri progetti simili, cercando di fare anco-
ra qualche piccolo passo, fuor d’utopia, verso un mondo migliore.
Greta Ciccarone 4^BL
Indice
Benin e solidarietà
pag.2
Responsabilità e libertà
pag.3
No ala violencia de género
pag.4-5
Mai più violenza
pag.6
Il Papa venuto dalla fine del mondo
pag.7
No smoking be happy
pag.8
Mary poppins musical
pag.9
Interculture:Une expérience inoubliable
pag.10
Un Francese in Italia
pag.11
Alternanza scuola-lavoro
pag.12
Je suis une syncronette
pag.13
El dia de la Hispanid
pag.14
A few words on Italy
pag.15
Futbol sudamericano
pag.16-17
Il racconto “Il boia”
Pag.18
...Benin e Vienna (foto)
pag.19
Il Don Milani a Bruxelles
Referenti progeto Benin (foto)
pag.20
PAGINA 3Anno XII Numero Unico
La Redazione
a.s. 2013/2014
Docenti: Mariella Nardulli, Leonardo Sportelli
si ringraziano i docenti: Adriana Cassone,Paola Forte,Gabriella Piragina, Angela Tripartito,
Viviana Vena, Mariantonietta Zingrillo
Studenti: Andrea Riviello, Gustavo Soberon, Ylenia Passiatore, Devjn Snowhawk, Maria
Silvia Miale, Luc Chaideyrou, Carmela Ribecco, Rosa Verbena, Dalila Lange, Francesca
Marzullo, Petre Simona, Gianluca Ferrulli, Ines Petrelli, Rossella Serra, Maria Mastrorocco,
Martina Pinto, Greta Ciccarone.
RESPONSABILITA’ E LIBERTA’
Non si diventa grandi trasgredendo
Tu stesso puoi notare che alcune decisioni per esempio, come organizzarti nello studio, cosa fare nel tempo libero, quali ami-
ci scegliere, non sono più solo dei tuoi genitori o di chi cura la tua educazione, ma vengono rese da te, con un’autonomia che
cresce di giorno in giorno. Gestendo le piccole e grandi libertà così ottenute, puoi imparare a controllarti e a limitarti da so-
lo, man mano che cresci. Anche i “no” che ti vengono detti, le regole che devi rispettare possono servirti a maturare:sono
tappe necessarie per la conquista graduale di un sempre maggiore senso di respon-
sabilità.
Non si diventa grandi e responsabili trasgredendo ai divieti e/o imitando compor-
tamenti da “bulli” e da “forti”, come fumare, guidare il motorino senza casco, usa-
re un linguaggio sboccato e volgare, assumendo atteggiamenti arroganti e prepo-
tenti. Un individuo diventa responsabile quando comprende che certe norme sono
valide in sé e le rispetta per questo, non perché gli sono state imposte o perché
teme rimproveri e punizioni.
Un comportamento responsabile è proprio delle persone libere. Libertà,infatti,
non vuol dire soddisfare i propri desideri sempre e comunque. Essere liberi signifi-
ca essere capaci di controllare impulsi e comportamenti, saper rinunciare a qualco-
sa per raggiungere un obiettivo importante, sapersi imporre delle regole. Pensa, ad
esempio, ai giochi di squadra, come il basket o il calcio: se non ci fossero regole, in
campo regnerebbe la massima anarchia, nessuno capirebbe il senso di ciò che sta facendo, nessuno si divertirebbe.
Martina Pinto 3^BL
PAGINA 4 Anno XII Numero Unico
NO A LA VIOLENCIA DE GÉNERO
Recientemente hemos estudiado el “Cantar de Mío Cid” una
obra anónima de la literatura épica española escrita en el siglo
XII. Analizando uno de los fragmentos de la obra, en particular
en la tercera parte o sea “La afrenta de Corpes”, nos hemos
detenido en la parte en que los infantes de Carrión pegan a las
hijas del Cid Campeador (un héroe muy conocido de la época)
y nos hemos dado cuenta de que la violencia hacia las mujeres
lamentablemente siempre ha existido y lo màs grave es que sigue
siendo un problema muy actual.
Hoy en día, muchas mujeres de todas las edades sufren
injusticias y violencias que no sólo les hacen daño físicamente,
sino que les dejan también traumas imborrables.
Hay, desafortunadamente, diferentes casos de violencias:
primero, la violencia doméstica.
Esto es lo que pasa cada día, en silencio, a las mujeres casadas,
que tienen novio, o también a las chicas o niñas por parte de los
hombres de familia. A estas mujeres les pegan, son insultadas,
heridas y más, sólo porque ... han hablado con otro hombre,
porque han salido con sus amigas, porque no quieren casarse
con un hombre mucho mayor que ellas, porque no respetan
reglas muy duras o sólo porque estos hombres tienen ganas de
pegar a alguien porque están nerviosos.
Después está la violencia por parte de desconocidos, que
suelen violar a mujeres muy jóvenes o a niñas , dejándolas para
siempre con recuerdos terribles y arrastrándolas a menudo
hacia un abismo de soledad y de sentimientos de culpa sin salida.
NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE
Ultimamente abbiamo studiato il “Cantar de Mío Cid” un’opera
anonima della letteratura epica spagnola scritta nel XII secolo.
Analizzando una delle parti dell’opera in particolare la terza
“L'offesa di Corpes”, ci siamo soffermati sulla parte in cui i prin-
cipi di Carrión picchiano le figlie del Cid (un famoso eroe
dell’epoca) e ci siamo resi conto che la violenza sulle donne pur-
troppo è sempre esistita e che la cosa più grave è che continua
ad essere un problema molto attuale.
Al giorno d’oggi, molte donne di tutte le età subiscono ingiustizie
e violenze che non solo causano loro danni fisici, ma lasciano
loro anche traumi incancellabili.
Ci sono, sfortunatamente, diversi casi di violenze: innanzitutto, la
violenza domestica. È ciò che succede ogni giorno, in silenzio,
alle donne sposate, fidanzate, o anche alle ragazze e bambine da
parte degli uomini di casa. Queste donne vengono picchiate, in-
sultate, ferite o altro, solo perché hanno parlato con un altro
uomo, perché sono uscite con le loro amiche, perché non vo-
gliono sposare un uomo molto più anziano di loro, perché non
rispettano regole troppo dure o solo perché questi uomini han-
no voglia di picchiare qualcuno perché sono nervosi.
Poi c’è la violenza da parte di sconosciuti, che di solito violenta-
no ragazze molto giovani o bambine, lasciandole per sempre con
ricordi terribili e trascinandole spesso in una abisso di solitudine
e di sensi di colpa senza uscita.
(segue a pag.5)
PAGINA 5Anno XII Numero Unico
(segue da pag.4)
¿Qué pasa en la cabeza de
estos individuos? ¿Cómo es
posible violar a una niña tan
pequeña? ¿No pensáis en lo
que estáis haciendo?
Destruir una vida, esto es.
Para una mujer violada vivir
después de una experiencia
de este tipo significa tener
miedo a todo, a salir, a
mirar desde la ventana, a
sacar el perro, porque el
“monstruo” podría volver a
aparecer en cualquier
momento.
Pero muchas veces el
problema es que las
mujeres que sufren
violencia por parte de sus
“queridos”, no los
denuncian, quizá porque
tengan miedo. Pero no
tienen y no tenemos que
tener miedo, tenemos que
ser valientes y denunciar
por nuestros hijos, por
nuestros padres, por
nuestros seres queridos,
por nosotras mismas, por
nuestra dignidad. Una
dignidad que nadie puede quitarnos, porque somos
mujeres. Los que nos pegan o que nos amenazan no
tienen que ser perdonados, !porque nuestro amor no los
cambiará!
Porque esto es lo que hacen las mujeres, aman y lo
perdonan todo, a pesar de las humillaciones, de las
dificultades y de las moraduras que cubrir. Podemos
vencer todo esto antes de que sea demasiado tarde y
muchas otras mujeres pierdan su vida. Yo creo que ellos
no son hombres, ellos han cometido algo peor que matar
a alguien, han destruido la vida de mujeres y niñas, y ya no
merecen nada
(segue da pag.4)
Che succede nella testa di que-
sti individui? Com’è possibile
stuprare una bambina, così pic-
cola? Non pensate a ciò che
state facendo? Distruggere una
vita, ecco cos’è. Per una donna
violentata vivere dopo un avve-
nimento del genere significa
avere paura di tutto, di uscire,
di guardare dalla finestra, di
portare fuori il cane, Perché “il
mostro” potrebbe apparire
ancora in qualsiasi momento.
Però molte volte il problema è
che le donne, siccome subisco-
no violenze dai loro “cari” non
li denunciano, forse perchè han-
no paura. Ma non devono e non
dobbiamo avere paura, dobbia-
mo essere coraggiose e denun-
ciare per i nostri figli, per i no-
stri genitori, per i nostri cari,
per noi stesse, per la nostra
dignità. Una dignità che nessuno
può toglierci, perché siamo
donne. Quelli che ci picchiano o
ci minacciano non devono esse-
re perdonati, il nostro amore
non li cambierà! Perché questo
è ciò che fanno le donne, ama-
no e perdonano tutto, nono-
stante le umiliazioni, le difficoltà,
i lividi da coprire. Possiamo sconfiggere tutto questo prima che
sia troppo tardi e molte altre donne perdano la loro vita. Cre-
do che quelli non siano uomini, loro hanno commesso qualcosa
che è peggiore di aver ucciso una persona, hanno distrutto la
vita di donne e bambine, e non meritano più nulla.
Mastrorocco Maria 3^AL
PAGINA 6 Anno XII Numero Unico
Il femminicidio è oggi diventato tristemente
attuale per la frequenza di episodi criminosi
che hanno come vittime le donne. Se si voglio-
no analizzare da lontano le cause di comporta-
menti che ormai sono l’argomento fisso di
giornali e telegiornali si potrebbero riassumere
in un unico movente:quello passionale. Ma se si
prova a vedere con occhi diversi,di chi vuole
capire non il come ma il perché, si deve riflet-
tere su che cosa generi questa violenza:la vitti-
ma stessa,la donna.
La situazione della donna nel corso dell'ultimo
secolo è decisamente cambiata,basti pensare al
diritto di voto o alla attività lavorativa e familia-
re e, nonostante l'evoluzione della condizione
femminile,alcuni stereotipi o semplicemente
modi di pensiero non sono cambiati. Spesso
nei casi di cronaca che raccontano le violenze
subite da mogli,fidanzate o figlie la colpa ovvia-
mente viene data a chi compie il fatto, ma spes-
so si pensa che un po' di colpa ce l'ha anche la
donna,”le cose si fanno in due”: si ritiene che
anche la donna che tradisce,che veste in modo
provocante abbia le sue colpe. Questo è sol-
tanto uno stereotipo. E’ necessario invece, nel
prendere consapevolezza della propria dignità,
denunciare lo stalking; molte associazioni, co-
me Giraffa Onlus, di cui abbiamo sentito parla-
re durante un incontro dibattito nel nostro
istituto, esortano a non avere paure nel denun-
ciare chi rende la tua vita un inferno .Ma spes-
so,grazie ai media che ogni giorno raccontano
anche in modo dettagliato di come le donne
siano deboli di fronte alla violenza dell'uomo
che amavano così tanto,si hanno notizie di
donne che, nonostante abbiano denunciato la
grave situazione, sono state uccise da chi le
tormentava perché i pochi mesi in cui sono
stati trattenuti in prigione, sono serviti soltan
to ad alimentare il loro sentimento di rabbia,quindi chi denuncia perde. E’ possibile che nelle civiltà occidentali,a forte sviluppo socia-
le ,non si è capaci di debellare questo problema?
Donne, denunciamo! Mai più violenza!
Rossella Serra 4^AES
Auditorium Liceo “don L. Milani”
Parità: la scuola fa la differenza.
Mai più violenza sulle donne
ACQUAVIVA DELLE FONTI,5 FEBBRAIO 2014
dalle ore 11.00 alle ore 13.00
Saluti del Dirigente Scolastico
prof. Nicola Francesco Lucarelli
Introduzione
prof.ssa Mariantonietta Zingrillo
Interventi
avv. Roberta De Siati
Presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Bari
"Rapporto tra generi: il volto delle violenze"
avv. Maria Pia Vigilante
Presidente dell’Associazione Giraffa Onlus di Bari.
"Il percorso da omicidio a femminicidio:...è solo un problema linguistico?"
Conclusione
prof.ssa Mariella Nardulli
Help! I numeri utili ...
Associazione Giraffa onlus, via Napoli,308 Bari
tel.080 5741461 080 5276450
PAGINA 7Anno XII Numero Unico
Il 13 marzo 2013 un profondo cambiamento è riuscito a riavvicinare tantissimi fedeli alla Chiesa cattolica: l'elezione di Papa
Francesco.
Proveniente da Buenos Aires, Gesuita, è il primo pontefice appartenente al continente Americano dove folle di cattolici ne
hanno acclamato l'elezione.
Già dal primo momento a tutti i fedeli presenti in piazza San Pietro il nuovo pontefice si è posto in modo umile e gentile con
un semplice ''buonasera''.
La scelta del nome Francesco non è stata casuale; Il pontefi-
ce infatti ha scelto questo nome per onorare il patrono
d'Italia, ma anche per evocare la semplicità e l'umiltà del
fondatore dei Francescani.
il linguaggio di questo Papa è nuovo, attento non solo ai
rituali , ma ai problemi di tutti, lontano dalla solennità che
apparteneva ai Pontefici precedenti.
Grazie ai suoi comportamenti dolci e simpatici è riuscito a
farsi amare da tutti i fedeli sparsi nel mondo e a far traspari-
re la sua umiltà da piccoli gesti, rinunciando, ad esempio, ai
famosi gioielli in oro che spettano al Papa e alle controver-
se scarpe di Prada del Papa precedente.
Il suo messaggio, diretto e forte, giunge a tutti coloro che
lo ascoltano e rinnova una Chiesa ora sempre più vicina a
chi soffre.
Gianluca Ferrulli, Ines Petrelli
4^AES
PAGINA 8 Anno XII Numero Unico
Il
No Smoking Be Happy!
Il 5 FEBBRAIO 2014, durante l’Assemblea di Istituto abbiamo incon-
trato la Dott.ssa Annamaria Moretti, specialista, presso l’azienda
ospedaliera Policlinico di Bari,delle malattie dell’apparato respirato-
rio, con cui abbiamo discusso e riflettuto sui danni provocati dal fu-
mo e sugli stili di vita del fumatore
Fin ora si è sempre detto e pensato che il fumo di sigaretta fosse un
“vizio”. E cosa affermano molti fumatori sul fumo? “E` un vizio che
in qualsiasi momento posso abbandonare”. Niente di più falso!
Il fumo di sigaretta non è un vizio , non è un’abitudine, ma una vera e
propria tossicodipendenza .
Il TABAGISMO è una malattia e come tale dev’essere trattata.
E SE NON TI E` ANCORA PASSATA LA VOGLIA DI FUMARE …
Un fumatore su due muore di una malattia attribuibile al tabagismo.
La speranza di vita di un fumatore è comunque di 8 anni inferiore a
quella dei non fumatori. Il fumo di tabacco contiene circa 400
sostanze nocive,cancerogene e tossiche che vanno a colpire
l’apparato cardiocircolatorio, quello respiratorio e cutaneo.
Il fumo rappresenta un forte fattore di rischio per :
Cancro Orale Faringeo
Malattia Paradontale
Insuccesso della terapia implantare
Inoltre causa:
Alitosi (Alito cattivo)
Denti macchiati e sempre più difficili da pulire e da sbiancare
Perdita del gusto e irritazione con bruciore delle mucose orali
Il cancro orale occupa l’ottavo posto tra i tumori più frequenti nel
mondo. Il fumo è anche un fattore predominante per
l’invecchiamento precoce della pelle , la “SMOKER FACE”, che si
presenta con la comparsa di rughe accentuate nella zona degli occhi ,
intorno alle labbra e sulle guance. La pelle si disidrata e il colorito si
spegne.
Smettere di fumare non vuol dire soltanto fare del bene a noi stessi , ma
anche a chi ci sta intorno!
Simona Petre 1ìAL
PAGINA 9Anno XII Numero Unico
Il musical è un genere di rappresenta-
zione teatrale e cinematografica nato e
sviluppatosi negli USA tra l’800 ed il
‘900. L’azione viene portata avanti sulla
scena non solo dalla recitazione ma
anche dalla musica, dal canto e dalla
danza che confluiscono in modo spon-
taneo e naturale. In merito a questo,
l’anno scorso è stata data la possibilità
ad alcuni ragazzi del biennio di parteci-
pare al progetto PON trinity “Acting,
siging, dancing around Italian, British
and French flags” che consisteva so-
stanzialmente nel realizzare un musical.
Diretti dalle professoresse di inglese
del nostro istituto Alba Scattaglia e Anna Santorsola, con l’aiuto di inse-
gnanti esterne, Sara Accettura e Antonia Giove per le coreografie e il co-
ro, è stato possibile realizzare il musical “Mary Poppins”. Il gruppo era for-
mato da 30 partecipanti e ogni ragazzo aveva la sua parte, tutti hanno con-
tribuito alla realizzazione delle scenografie, per le quali ci si è serviti di
grandi fogli da disegnare e colorare, e dei costumi che non erano altro se
non magliette, pantaloni adattati per l’occasione. Quest’esperienza è stata
fantastica e divertente perché si è creato un bel gruppo dove tutti hanno
collaborato e fra docenti e alunni si è stabilito un rapporto di maggiore
confidenza; questo ci ha dato l’opportunità di conoscere e stringere amici-
zie tra noi e, cosa di non poco conto, di migliorare le nostre conoscenze in
inglese e francese in modo totalmente diverso, alternativo e molto più
efficace rispetto a quello programmato dal sistema scolastico. Una volta
concluse le prove, abbiamo potuto presentarlo in due sere diverse in cui
gli spettatori, tra cui professori e famiglie di noi ragazzi che recitavamo ,
sono rimasti molto contenti del risultato.
Data la bella esperienza dell’anno scorso, anche quest’anno avevamo pen-
sato di ripeterla preparando copione e scegliendo coreografi, attori e can-
tanti tra coloro che facevano parte del gruppo precedente, ma per man-
canza di fondi non è possibile realizzare questo progetto. Rimane comun-
que un sogno nel cassetto per molti alunni e sarebbe bello che si realizzas-
se in futuro. Avevamo ipotizzato di dar vita a Grease, musical che ha ispira-
to l’omonimo film i cui attori protagonisti sono John Travolta e Olivia
Newton-John. Film che ha segnato un’epoca, quella degli anni ’90, un’epoca
in cui i giovani si vestivano,parlavano e ballavano in maniera molto diversa
da oggi. Ecco la trama di Grease, che potrebbe interessarvi: “Siamo
nell’estate del 1995: Danny e Sandy si innamorano sulla riva del mare. Lei è
australiana, da poco trasferita in città, lui è il ‘duro’ e il ‘macho’ del quartie-
re. Quando giunge l’autunno si ritrovano entrambi a frequentare il liceo
Rydell. Per lei niente è cambiato, per lui invece quella storia d’more è fonte
di imbarazzo: teme che il sentimento incrini la sua immagine di fronte ai
propri amici, i T-Bird. Lei cerca consiglio e conforto nel gruppo delle ami-
che, le Pink Ladies. Tra ingenuità adolescenziali e drammi più o meno seri
la storia si dipana fino al lieto fine quando, dopo un sorprendente cambio
di look di Sandy, i due ritrovano la piena sintonia”.
Rosa Verbena, Dalila Lange, Francesca Marzullo
3^ BES
PAGINA 10 Anno XII Numero Unico
AFS – Interculture : Une expérience inoubliable.
L'an passé, j'ai dû faire face à une décision qui, sûrement, aura un impact conséquent sur ma
vie future. Grace à l'aide de ma famille et de mes amis, j'ai pris une décision, certes difficile, mais
pleine de conséquences positives. Mon choix a été mûrement réfléchi étant donné que, à la différen-
ce de l'Italie, la France ne reconnait pas l'année proposée par AFS à l'étranger. C'est-à-dire qu'en
rentrant en France, je devrai faire l'année scolaire que j'aurais dû faire cette année-ci, et donc l'année de terminale, la dernière année de
lycée. Ça a donc était une décision difficile à prendre, mais après quelques temps, je me suis rendu compte que cette année à l'étranger
serait pour moi énormément profitable, sur l'aspect culturel, celui des connaissances, mais aussi sur le point de vue de la maturité. Et
j'étais loin d'imaginer à quel point ce à quoi je m'attendais est vraiment dérisoire par rapport à ce que je suis entrain de vivre. J'ai aussi
dû penser au fait que, ayant la chance de passer une année à l'étranger, je pouvais être entrain de gâcher ma chance en allant en Italie,
pays très proche de la France géographiquement, mais aussi culturellement. Maintenant je peux dire avec certitude que la distance ne
fait en rien l'expérience, et si je devais choisir de nouveau un pays, si je devais jouer à tout recommencer, si j'étais transporté un an en
arrière, alors je choisirais de nouveau l'Italie, pays où j'ai laissé une partie de mon coeur pousser au milieu des champs d'olivier, sous le
ciel de la Puglia.
Maintenant, peut être plus qu'avant, je me rends compte de la chance que j'ai eu de pouvoir partir pour une longue période.
C'est une expérience incroyable et je vous l'assure, totalement unique. J'ai appris énormément de choses, et je ne vous parle pas des
connaissances d'ordre scolaire ou culturel. J'ai appris avant tout à m'émerveiller de tout, et même de ce que je connais déjà. C'est peut-
être pour cela que la poétique de Pascoli me plait autant… Regarder, observer les choses comme si c'était la première fois que je les
voyais, comme si j'étais un enfant en train de découvrir, d'explorer sa chambre. Comme le disait un de mes compatriotes (Voltaire) ''Le
voyage de découverte ne consiste pas à chercher de nouvelles terres, mais à acquérir de nouveaux yeux''. Quand je rentrerai en France,
je suis convaincu que je regarderai le paysage que j'ai devant les yeux tout les jours depuis 17 ans d'une manière totalement différente,
totalement nouvelle… comme si je le regardais pour la première fois. Et d'après AFS, ça s'appelle le ''Relativisme culturel''. La capacité
de regarder avec les yeux d'un étranger, d'un nouveau né. Je pourrais continuer à parler de ce que j'ai appris, mais il me faudrait plus
qu'un simple ''article'' pour le faire. Je continue ! Maintenant, j'aimerai parler de deux aspects moins… ''agréables'', mais néanmoins très
importants. Le premier est le travail, le deuxième est le manque que l'on peut ressentir lors de cette expérience.
Je commence donc par le travail… Pourquoi je parle de cela alors que je suis un ''Exchanger'' (= Nom commun pour appeler les
étudiants qui vont à l'étranger), et que par définition, je ne travaille pas à l'école puisque de toute façon mon année ne compte pas en
France ? Parce que je pense que c'est la clé de l'expérience. J'ose le dire ! Oui ! J'ai eu énormément de chance en arrivant ici, je l'admets,
et je le dis ouvertement, mais comment ce serait passé l'expérience si je n'avais pas travaillé pour apprendre l'Italien le plus vite possi-
ble ? Je n'aurais jamais rencontré les personnes avec lesquelles en ce moment même je crée des liens, qui parfois, résisteront au temps.
Je n'aurais pas réussi à participer à la vie sociale de ma famille, de mes amis, de l'école, et par conséquent, je n'aurais pas eu de vie so-
ciale. Vous pourriez me dire ''D'accord, mais si tu n'y arrives pas, il y a toujours tes amis français avec lesquels tu peux parler sur
skype !''. En effet, c'est vrai… Mais attendez une minute… Je n'ai pas pris le luxe de faire une année à l'étranger pour parler tous les
jours avec la France. Si c'était pour faire ça, j'aurais mieux fait de rester en France. Laissons passer la langue… Parlons de la culture ! Je
suis clairement tombé amoureux de la littérature, de l'art, et de la philosophie l'an dernier (Même si je n'ai pas encore fait philosophie
en France), et je dois dire que j'ai vu dans cette année l'occasion de découvrir et d'apprendre tout ce que je pouvais sur l'art italien
assez librement… Et comme la culture Italienne est très très vaste, je ne peux pas me permettre de perdre une minute ! C'est pour ça
que je vais un peu partout, dans toutes les classes. Pour apprendre le plus de choses possibles en seulement un an. Et en quoi ça m'aide
dans mon expérience ? La sensation indescriptible d'avoir gagné du temps, d'avoir fait ce que j'avais à faire, d'avoir fait ce que je voulais.
Une sensation étrange… celle d'être ''complet''. Et en plus de ça, être en bonne relation avec les professeurs, et se sentir bien au lycée.
Assez parler du travail ! Parlons de l'aspect que beaucoup de gens craignent terriblement… La peur de partir, la peur de se sentir
loin de chez soi, la peur de manquer à sa famille, la peur de ressentir le manque de ses amis, et de sa maman… A dire la vérité, la
France ne me manque pas, bien sûr je pense à ma famille et à mes amis, mais ils ne me manquent pas tellement. Et je pense qu'il y a une
raison à ça… Le fait que ''ici, c'est chez moi''. Je m'explique. Je me suis tellement bien intégré que j'ai l'impression d'avoir toujours vécu
en Italie, que ma famille italienne est la famille que j'ai toujours eu, et que mes amis sont ceux que j'ai toujours eu. Et tout ça, désolé,
mais c'est encore une fois grâce au travail. Je me suis aussi bien intégré justement parce que je suis capable d'interagir, de m'exprimer,
d'être qui je suis. Et grâce à ça, l'Italie est devenue ma maison au même titre que la France. Ceci dit, je ne peux pas nier que ça dépend
aussi beaucoup de personne en personne, mais disons que dans tous les cas, être capable de communiquer est une aide précieuse. Pour
conclure, j'encourage tout le monde à partir, à faire ce genre d'expérience, à voir le monde à travers le cadre de vos propres yeux, et
non celui de la télévision ou de l'ordinateur. Partez ! Regardez ! Le monde est ouvert à vous ! Certes, les chemins sont tortueux, certes,
la route fait peur, mais ce sont des chemins qui s'ouvrent qu'une seule fois à vous, et qui vous laissent une trace indélébile. La cicatrice
du remord si vous choisissez la facilité, ou le souvenir éternel de la beauté du monde si vous choisissez de vous lever, et de partir vivre
une vie dans une année.
Luc Chaideyrou.
PAGINA 11Anno XII Numero Unico
Un Francese in Italia
Il mio rapporto con gli italiani
Le cose che mi hanno colpito subito sono tre. La prima
cosa è l'importanza che ha la famiglia in Italia. In Francia, la fami-
glia è abbastanza importante sono più piccole e i legami meno
stretti. Infatti è usanza andare via di casa subito dopo il liceo per
frequentare l'Università, e ciò significa che la madri sono meno
''protettive''. Ovviamente, rimangono madri e si preoccupano,
ma, nonostante tutto, sono comunque più permissive relativa-
mente agli studi lontano da casa, non necessariamente all'estero,
ma anche in un'altra città più lontana. Il fatto di vivere abbastan-
za vicino ai nonni, in Francia, non è così scontato. Per esempio, i
miei nonni vivono rispettivamente a 2 e 6 ore da casa mia, quin-
di non li vedo molto spesso.
La seconda cosa che mi ha impressionato è il calore amicale:
mi sono fatto tante amicizie in poco tempo, e alcune persiste-
ranno, ne sono certo. Ho partecipato a più feste qui in Italia in 5
mesi che in 17 anni in Francia ! Qui si festeggia tutto, anche l'o-
nomastico ! Poi, la possibilità di guardare la gente negli occhi, di
toccare gli amici (e soprattutto le amiche) mi ha sulle prime un
po' disturbato. Mi ricorderò sempre del primo giorno di scuola:
vedo tutte queste persone saltarsi addosso, darsi i bacini e ab-
bracci. Mi sono seriamente chiesto cosa stava accadendo, da noi
non si fa tanto,anzi direi che non si fa proprio. Il contatto fisi-
co,soprattutto ragazzo-ragazza, è riservato soltanto agli amici
molto stretti. Poi, ho anche notato che si parlava tanto, tanto,
tanto, e, credetemi, non ci sono veramente abituato. La mattina
a scuola nessuno parla, o se si parla non si fa chiasso; anche il
modo di camminare, di andare in giro, con temperature sotto lo
zero, è tipicamente italiano !
Il terzo aspetto non è del tutto positivo: ho notato che gli italia-
ni hanno poco rispetto per le regole. E questo è già verificabile
fin dal liceo. In Francia, quando un professore dice qualcosa è
così e non altrimenti, va rispettato. E ritengo che l'atmosfera che
si respira nelle classi sia migliore;quando c'è rispetto da parte
degli alunni e da parte deI professorI, si lavora molto bene, e
non ci si annoia perché il professore può permettersi di fare
qualche battuta, di approfondire alcuni aspetti, insomma, fare
una lezione piacevole. Il problema è che in Italia è diventata
un’abitudine non rispettare le istituzioni .Basti guardare quanto
la campagna è sporca. Questo è il non rispetto delle regole e
delle istituzioni. E il peggio di tutto, è che quando uno cerca di
farsi rispettare, a buon diritto, lo si disprezza definendolo
''antipatico''
Luc Chaideyrou
Il mio rapporto con la lingua
L'italiano è una lingua stupenda e, affermato da un france-
se, è un vero complimento. È una lingua molto bella dal
punto di vista dei suoni, ma anche è soprattutto molto
ricca di vocaboli. Il problema è che, secondo me, le parole
straniere vengono troppo usate . Ho letto qualche volta il
quotidiano e ho notato l’uso di troppe parole inglesi, fran-
cesi ecc. Ritengo che l'italiano è una lingua della quale es-
sere fieri .ma bisogna proteggerla,altrimenti scomparirà un
poco alla volta. Ed è ancora più vero per il fatto che l'italia-
no è parlato soltanto in Italia. Quindi è veramente in peri-
colo in un mondo orientato verso la globalizzazione.
L'altro aspetto della lingua italiana che trovo veramente
meraviglioso è il dialetto. In Francia, i dialetti sono scom-
parsi, nessuno li parla più. E secondo me è un peccato,
perché viene meno un valore che crea un forte sentimento
d'appartenenza. Contribuisce totalmente all'identità di un
individuo. Pensate, non è bellissimo andare da Bari a Vene-
zia, parlare in Barese, e vedere che nessuno vi capisce ?
Secondo me lo è, anche se quest'accento, questo dialetto è
''brutto'', personalmente mi piace tanto,va imparato per
tenerlo sempre con sé,come le radici della propria terra. È’
bello aprirsi al mondo, però non dobbiamo dimenticare da
dove veniamo, e il dialetto fa parte di queste specificità che
sono soltanto del tuo paese natale, e che ti fanno ricordare
da dove vieni. Onestamente, mi sento più Barese che Cler-
montois,
In Francia potrei andare in qualunque luogo, parlare con
qualcuno, e vedere che per lui, sono soltanto ''francese'', e
non Clermontois. Invece se andassi a Venezia, e pronun-
ciassi quelle poche frasi che conosco in Barese a un Vene-
ziano, mi direbbero ''Tu vieni dalla Puglia giusto ?''. Non
sembra importante, e forse, non lo è. Però per me è molto
importante, ed è per questo che ogni giorno mi sforzo di
parlare italiano facendo attenzione al mio prezioso accento
che voglio fare diventare Barese.
Mi sono proprio innamorato dell'italiano, anche dei
suoi aspettii negativi. L'Italia è un Paese che mi rimarrà per
sempre nel cuore. Spero di poter passare altre giornate
sotto il mio caro sole di Puglia nell'avvenire.
PAGINA 12 Anno XII Numero Unico
ALTERNANZA SCUOLA –LAVORO
Una sfida nel mondo del lavoro
Molto spesso l’Istruzione italiana viene criticata perché definita troppo teorica, considerata lontana dal mondo pratico del lavo-
ro, ma per nostra fortuna esistono delle eccezioni. Il nostro Istituto, infatti, ormai da qualche anno, promuove un progetto di
Alternanza scuola-lavoro con l’intento di proiettare gli studenti nel futuro lavorativo.
La nona edizione, iniziata nell’anno scolastico 2011/2012, volge ormai a conclusione lasciando noi studentesse della IV BL cari-
che di esperienza.
In collaborazione con Costa Crociere, abbiamo avuto la possibilità di metterci nei panni da hostess lavorando al check-in e al
servizio clienti presso il porto di Bari dove abbiamo potuto mettere in pratica le conoscenze linguistiche apprese a scuola. Tra
le mura scolastiche possiamo imparare regole grammaticali, lessico, storia, ma le lingue sono prima di tutto comunicazione, e
per farle proprie bisogna usarle mettendole in pratica. Ci siamo infatti messe in gioco testando tutto ciò che avevamo impara-
to, stando a contatto con gente proveniente da ogni parte del mondo, di ogni estrazione sociale e di tutte le età; abbiamo
stretto nuove amicizie, ci siamo confrontate e abbiamo arricchito il nostro bagaglio culturale.
Ma questo progetto oltre al contributo didattico, ha avuto un forte impatto anche su quello umano. La vera sfida è stata im-
mergersi completamente nel contesto lavorativo, del tutto diverso da quello scolastico a cui eravamo abituate. Abbiamo impa-
rato pian piano a relazionarci con la clientela e con le altre colleghe, a rispettare degli ordini, ad adeguarci agli orari e a soste-
nere ritmi precisi. Abbiamo affrontato queste novità con grande entusiasmo e determinazione facendone tesoro per il futuro.
Un progetto formativo a tutto tondo che ci ha permesso di crescere e maturare per affrontare al meglio ciò che ci riserva il
mondo del lavoro in cui saremo presto catapultate e che ora ci spaventa un po’ meno.
Carmela Ribecco 4^BL
PAGINA 13Anno XII Numero Unico
Je suis une syncronette
Il nuoto sincronizzato è uno tra gli sport poco dif-
fusi dal quale sono stata affascinata.
Nasce nel diciannovesimo secolo grazie ad una
giovane americana la quale scoprì che sarebbe di-
venuto possibile eseguire meravigliosi movimenti in
acqua senza il supporto del fondo della vasca. Le
atlete praticanti questo sport vennero definite
''syncronettes''.
Tale disciplina si fonde,a sua volta, in altre quali la
danza e il nuoto. Il syncro richiede una notevole
preparazione a terraferma grazie alla quale l'atle-
ta acquisirebbe elasticità muscolare al fine di poter-
si muovere con leggiadria e determinazione nell'ac-
qua.
L'insieme degli esercizi da svolgere,che favoriscono
un ottimo allungamento del muscolo,è lo stre-
tching. La syncronette deve essere in grado di ese-
guire spaccate che raggiungano 180 gradi di apertu-
ra. Solitamente si usano attrezzi utilissimi per mezzo dei quali il collo del piede e i muscoli delle braccia potrebbero sviluppar-
si. Lo stretching è alla base del nuoto sincronizzato in quanto consente all'atleta di domare l'acqua, assumendo posizioni attra-
verso le quali la syncronette può galleggiare. L'atleta per eseguire esercizi “puliti” deve sempre contrarre gli addomina-
li,tendere le gambe e tirare le punte. Come in ogni sport artistico che si rispetti, anche nel syncro è prevista la realizzazione
di balletti da parte delle syncronettes che per coordinarsi contano seguendo le note della colonna sonora. Le atlete del nuoto
sincronizzato disputano gare provinciali,regionali,nazionali e mondiali durante le quali indossano un costume con applicazioni
di decorazioni che ''richiamano'' il tema della musica scelta. Le specialita nelle quali si cimentano le syncronettes sono il singo-
lo,il doppio,la squadra e il libero combinato (gruppo composto da 10 ragazze). Da sempre,le syncronettes hanno voluto stupi-
re il loro numeroso pubblico anche mediante spinte o torri eseguite da una o due ragazze sostenute dalle compagne sott'ac-
qua. I giudici valutano il merito tecnico, l'impressione artistica e generale. Le atlete rispettano il regolamento stabilito dai
membri della F.I.N. Spesso preparano coreografie in cui sono presenti elementi obbligatori richiesti dalla giuria che se fossero
omessi comporterebbero una penalizzazione del punteggio. La vincitrice è colei che ottiene il punteggio più alto. Una squadra
da cui sono fortemente attratta è quella francese in cui brilla la fantastica e carismatica singolista Virginie Dedieu,che ha pub-
blicato un interessantissimo libro riguardante la storia del nuoto sincronizzato.
Osservandole mentre gareggiano, si ha l’impressione che, esibendosi, vogliano donare l'anima e il loro cuore all'acqua. Mi
auguro di poter diventare una veterana come le francesi. Il mio sogno è quello di allenarmi in Francia insieme a Virginie De-
dieu che venero alla follia. Spero di riuscire a reincarnare eternamente l'immagine della ''ragazze dal costume scintillante''.
Sono fiera di essere una syncronette, spero un giorno di farne parte.
Ylenia Passiatore, 1^BL
PAGINA 14 Anno XII Numero Unico
Este año, como el anterior, en nuestro
Instituto hemos celebrado el 12 de
octubre, día de la Hispanidad.
Los estudinades de tecero, cuarto y
quinto hemos tenido ocasión de
participar activamente en este proyecto
presentando en el Auditórium del
Instituto nuestros trabajos acerca de
alguno de los aspecto de la Cultura
Hispánica: los bailes típico: el flamenco,
las sevillanas, los bailes caraíbico; la
llegada de los celta, los romanos y los
visigodos a la Peninsula Ibérica; la figura
de Evita Perón; la Controversia entre
Ginés de Sepúlveda y Bartolomé de las
Casas entre otros.
A través de esta ocasión provechosa
pero sobretodo divertida y dinámica de
profundizar y analizar aspectos proprio
de la cultura española que quedaría quizá
fugaces, valoramos que:
 Es El día en el que hemos de
recorad que en el siglo XV el Reino
de España conquistó un Mundo hasta
entonces desconocido y lejano: América.
 Es El día en que se reconoce el papel tan importante que
España desempeñó en la Historia del siglo XVII y en la
evolución de la humanidad.
 Es El día en el que no debemos de olvidarnos de los malos
tratos a los que fueron sometidas las poblaciones indígenas
(los indios de América).
Opino que se nos ha ofrecido un buen pretexto para
reflexionar sobre la “tolerancia” y por consiguiente sobre la
obligación moral a comprometernos para eliminar las barreras
raciales, culturales, sociales que persisten hoy en día.
Durante la celebración la Doct.ra Sardelli directora del Centro
Estudios Linguísticos de Bari ha entablado un debate sobre “Los
toros en la lengua y el la cultura españolas”;
hemos conocido también a tres estudiantes Erasmus españoles
que nos han hablado del sistema educativo en España y de las
costumbres y de los hábitos de los jóvenes españoles por lo
que nos ha sido divertido encontrar las diferencias entre lo
Español y lo Italiano. Al mismo tiempo algunos de nosotros
pasaban entre las butacas de los presentes ofreciendo Churros,
Sangría (sin alcohol) y Gazpacho.
El Día de la Hispanidad desde Hispanoamérica pasando por
España llega a nuestro Instituto para que aprendamos de la
Historia.
“El español que no conoce América, no sabe lo que es
España” ( Federico García Lorca)
Quest’anno come lo scorso anno
nel nostro Istituto abbiamo celebra-
to El Dia de la Hispanidad.
Noi studenti del triennio abbiamo
avuto occasione di partecipare atti-
vamente a questo progetto, presen-
tando, nell’Auditorium del nostro
Istituto, alcuni lavori concernenti
aspetti della Cultura Ispanica: i balli
tipici: il flamenco, las sevillanas, i
balli caraibici; l’invasione dei Celti,
dei Romani e dei Visigoti della Peni-
sola Iberica; la figura di Evita Perón;
la Controversia tra Ginés de Sepúl-
veda y Bartolomé de las Casas,
sono solo alcuni dei lavori da noi
presentati.
Grazie a questa opportunità soprat-
tutto divertente e dinamica, abbia-
mo avuto modo di approfondire
alcuni aspetti della cultura spagnola
che diversamente sarebbero rimasti
forse, marginali ed abbiamo consi-
derato che:
 è il giorno in cui dovremmo ricordare che nel XV secolo il
Regno della Spagna conquistò un Mondo fino ad allora
sconosciuto e lontano: l’America..
 è il giorno in cui si riconosce il ruolo importante che la
Spagna ricoprì nella storia del secolo XVII e nell’evoluzione
dell’umanità..
 è il giorno in cui non possiamo dimenticare i soprusi a cui
furono sottoposte le civiltà indigene degli Indios
d’America.
A questo proposito penso che ci è stata offerta una buona
occasione per riflettere sulla “tolleranza” e quindi per riflettere
sull’obbligo morale che ci vorrebbe vedere impegnati ad elimi-
nare le barriere razziali, culturali e sociali che ci sono oggi.
Durante la manifestazione la Dott.ssa Sardelli direttrice del
Centro de Estudios Linguisticos di Bari, ha intavolato un dibat-
tito sull’importanza della figura dei tori nella lingua e nella lette-
ratura spagnola.
Abbiamo conosciuto tre studenti spagnoli del progetto Era-
smus che ci hanno parlato del sistema scolastico in Spagna e
delle abitudini dei giovani , per cui ci è sembrato divertente
metterle a confronto con le nostre mentre alcuni di noi offriva-
no degustazione di Churros, Sangría (senza alcohol) y Gazpa-
cho.
El Dia de la Hispanidad arriva dall’America, passa attraverso la
Spagna giunge al nostro Istituto affinché possiamo imparare
dalla Storia.
“Lo spagnolo che non conosce l’America, non sa cos’è la
Spagna” ( Federico García Lorca)
Maria Silvia Miale IV^BL
PAGINA 15Anno XII Numero Unico
What does an American think of Italy, you might ask?
Well, from what I've experienced so far Italy is pretty
cool; it has an old homely feel to it that we don't really
get back in the States. The countryside is gorgeous! End-
less rolling hills saturated with olive trees and grape vines,
and those mysterious little stone huts scattered through-
out. The towns and cities are very compact compared to
the suburbs and wide streets I'm used to in America, but
that just adds to the whole closeness aspect. I love the
old architecture! I just wish I could see a little more of
the horizon. The seaside is beautiful as well. The water
is so blue... it takes my breath away.
The food is definitely better here, I mean seri-
ously, way better. You guys have amazing food, but
somehow you all find a way to stay healthy! I'ts probably
all the wholesome ingredients. If you ever get the chance
you have to try Maria's (my host mother's) cake; it's ex-
quisite!! Lasagna! Panzaroto! Pasta! Pizza!!!!!!!
As a whole, everyone I've met here is really
friendly. I'm staying with the Ievas, who are Antonio,
Maria, Alessandro, and Fabio. Ale just turned 19 and
Fabio just turned 16. They are both really kind and lively,
easy to like. Maria is super patient, and like I said, an
amazing cook. Antonio is one of the hardest workers I've
ever met. He's got a cool headed way of dealing with
things that I have a great deal of respect for. Besides my
imediate host family I have what seems like a few dozen
host aunts, uncles, grandparents, and cousins, every one
of them hospitable and welcoming. It feels like I've always
been a part of the family!
School is different for me because its a lot differ-
ent from school in Colorado. Back home each teacher
has their own classroom for the whole year and the kids
move from class to class, each with their own schedule.
That means that throughout the day you are socializing
with a different group of people, whereas here in Italy
you are with the same 28 or so kids and the teachers
move from room to room. As a result I think Italian kids
tend to for stronger friendships while American kids tend
to be more superficial, but in all reality, kids act just about
the same in America as they do in Italy.
The language is fairly difficult for me on account
of my native tongue not being latin based, and also my
lazieness. However, slow as it is, I am making progress!
By the end of this exchange I should have a good grasp of
the Italian language, and maybe some dialect!!
Well anyways, if you've read this far through the
article, you're a trooper! All in all, Italy is a nice place.
Thanks for reading!!!!
“Cosa pensa dell’Italia un americano?”, potresti chiederti. Beh,
da ciò che ho provato finora l’Italia è una "figata"; ha un che di
semplice che in America non abbiamo. La campagna è meravi-
gliosa! Infinite colline ondeggianti cariche di alberi d’olivo e di
viti, e quelle piccole e misteriose capanne di pietra sparse o-
vunque. I paesini e le città sono molto compatti rispetto alle
periferie e alle strade ampie a cui sono abituato in America,
ma tutto ciò si aggiunge all’aspetto generale di familiarità. Mi
piace moltissimo l’architettura antica! Vorrei solo che si po-
tesse vedere un po’ di più l’orizzonte. Anche il mare è bello.
L’acqua è così blu… mi toglie il respiro.
Il cibo è decisamente meglio qui, dico sul serio, molto meglio.
Avete del cibo fantastico, ma in qualche modo riuscite lo stes-
so a restare in forma! Probabilmente è per gli ingredienti sani.
Se mai ne avrete l’occasione, dovete provare la torta di Ma-
ria,la madre della famiglia che mi ospita: è squisita!! Lasagna!
Panzerotti! Pasta! Pizza!!!!!!!
Nel complesso, tutte le persone che ho conosciuto qui sono
davvero amichevoli. Sono ospite a casa degli Ieva: Antonio,
Maria, Alessandro e Fabio. Ale ha appena compiuto
diciott’anni e Fabio ne ha appena compiuti sedici. Sono en-
trambi molto gentili e vivaci, ed è facile farseli piacere. Maria è
super paziente, e come ho detto, un’ottima cuoca.
Antonio è uno dei più grandi lavoratori che io abbia mia cono-
sciuto. Ha un modo controllato di occuparsi delle cose per cui
nutro un grande rispetto. Oltre alla famiglia che mi ospita, ho
quelli che sembrano dozzine di zie, zii, nonni e cugini
“acquisiti”, tutti ospitali e calorosi. Mi sento come se facessi
parte della famiglia da sempre!
La scuola per me è diversa perché è molto diversa da com’è
in Colorado. Nel mio Paese ogni insegnante ha la sua aula per
tutto l’anno e gli alunni si spostano di classe in classe, ciascuno
con il suo orario. Ciò significa che per tutto il giorno si socia-
lizza con un gruppo diverso di persone, mentre qui in Italia
resti con gli stessi 28 ragazzi ed è l’insegnante a spostarsi di
aula in aula. Di conseguenza penso che i ragazzi italiani tenda-
no a consolidare amicizie più forti, mentre i ragazzi americani
tendono ad essere più superficiali; in realtà in America si com-
portano più o meno allo stesso modo che in Italia.
La lingua italiana è estremamente difficile per me perché la mia
lingua nativa non deriva dal latino, e anche per mia pigrizia.
Comunque, anche se lentamente, sto facendo progressi! Alla
fine di questo scambio dovrei avere una buona padronanza
dell’italiano e forse di qualche dialetto!
Beh, in ogni caso, se hai letto l’articolo finora, sei davvero
perseverante! L’Italia è proprio un bel posto. Grazie per aver
letto!!!!
Devyn Snowhawk IV^AM
PAGINA 16 Anno XII Numero Unico
En Sudamérica el fútbol es el deporte más
conocido y jugado. Aquí nacieron varios
futbolistas que han contribuido bastante a la
historia del fútbol como Maradona, Pelé,etc.
Actualmente son “La Pulga” Messi, Ronaldinho,
Neymar Jr,etc. Los países que han tenido y
todavía tienen mejores futbolistas siempre
serán las selecciones de Brasil y Argentina que
ganaron 5 mundiales y 2 respectivamente. La
competición más importante es “La Copa
Libertadores” organizada por la Confederación
Sudamericana de Fútbol,esta copa la juegan los
equipos que salieron en los primeros lugares de
todas las ligas sudamericanas añadiendo a México ,excepto a
Brasil y Argentina que participan 5 equipos,en total son 38
equipos.Fue creada en 1960 en Uruguay llamado por primera
vez Copa de Campeones de América, para enfrentar a
los campeones de las asociaciones sudamericanas de fútbol
en sus respectivos campeonatos de liga. Desde 1965 se
denomina Copa Libertadores de América. El primer partido
en la historia del certamen se jugó el 19 de abril de 1960,
entre Peñarol de Uruguay y Jorge Wilstermann de Bolivia
terminando 7-1 a favor de los uruguayos. El ganador disputa,
desde 1989, la Recopa Sudamericana y la Copa Mundial de
Clubes, desde 2005.Es la copa entre clubes con más prestigio
y repercusión de Sudamérica. Se disputa anualmente desde
enero hasta julio.El último campeón es Atlético Mineiro de
Brasil, que logró su primer título en la competición tras
vencer a Olimpia de Paraguay por penales. El club con más
títulos es Independiente de Argentina con siete.
(segue a pag.17)
Il calcio sudamericano è senza dubbio lo sport
più conosciuto e praticato al mondo.
In Sudamerica sono nati tanti calciatori che
hanno dato un grande contributo alla storia del
calcio. Non possiamo non ricordare Maradona,
Pelé, ecc. Attualmente i più famosi sono Messi,
soprannominato “La pulce”, Ronaldinho, Ne-
ymar Jr, ecc.
I paesi che hanno avuto e che continuano ad
avere i migliori calciatori sono il Brasile e l'Ar-
gentina, i quali hanno vinto rispettivamente 5 e
2 mondiali.
La competizione più importante è “La copa
Libertadores” organizzata dalla Confederazione
Sudamericana di calcio in cui si affrontano 38
squadre tra quelle che sono ai primi posti di
tutti i campionati sudamericani, compreso il Messico, 5 squa-
dre dell'Argentina e il Brasile.
Fu chiamata per la prima volta “Copa de campeones de A-
mérica”e creata nel 1960 in Uruguay, e dal 1965 denomina-
ta“Copa Libertadores de América”.
La prima partita nella storia di questa competizione si giocò il
19 aprile del 1960, tra il Peñarol (Uruguay) e Jorge Wilster-
mann (Bolivia), terminando 7-1 a favore degli uruguaiani. Il
vincitore poi disputa la “Recopa Sudamericana” (creata nel
1989) e “La Copa Mundial de Clubes” (creata nel 2005).
Quest'ultima è la coppa più prestigiosa ed importante del
Sudamerica. L'ultima squadra vincitrice è stata l'“Atlético
Mineiro” del Brasile, che ottenne il suo primo titolo in questa
competizione dopo aver battuto l'Olimpia del Paraguay ai
rigori.
La squadra con più titoli è la “Independiente” argentina che
ne ha ottenuti ben 7.
(segue a pag.17)
PAGINA 17Anno XII Numero Unico
(segue da pag.16)
Nel mio paese natale, il Perù, il calcio
è lo sport più seguito anche se non
abbiamo mai vinto nessuna “Copa
Libertadores” e nemmeno una coppa
del mondo (a cui non partecipiamo
da 32 anni, ossia dal mondiale della
Spagna del 1982), e purtroppo non
siamo nemmeno allo stesso livello
degli altri paesi vicini.
Tuttavia il Perù possiede molti titoli mondiali in altri
sport come la pallavolo, la boxe ed il surf.
Per me il calcio in generale è lo sport più bello del mon-
do. Senza esagerare, lo gioco da quando ho iniziato a
camminare, grazie soprattutto a mio padre.
Ho visitato vari stadi del Perù con la mia famiglia vivendo
ogni partita con tanta passione ed emozione. Credo che
senza i giocatori sudamericani il calcio mondiale non
sarebbe lo stesso, senza quella grinta ed allegria che li
caratterizza. Il mio sogno più grande è quello di essere
un giorno in uno stadio con la mia nazionale ed urlare
come un pazzo quando segneremo un gol!
Gustavo Soberon 1^AL
(segue da pag.16)
En mi país natal Perú el fútbol aunque no podrá
parecer,porque no hemos ganado ninguna Copa
Libertadores ni mucho menos una copa del mundo (no
participamos a esta última competición desde hace 32 años
en España 82) es el deporte mas seguido,aunque
lamentablemente no estemos a la altura de otros países
vecinos. De todas maneras el Perú tiene muchos títulos
mundiales en otros deportes como voley,boxeo,surf. En lo
personal el fútbol en general es el deporte mas hermoso
del mundo, lo juego desde que comenzé a caminar,no
estoy exagerando ,gracias a mi padre.He estado en varios
estadios de Perú viviendo la pasión y la emoción en cada
partido que tuve la oportunidad de verlo con mi
familia.Pienso que sin el jugador sudamericano,el fútbol
mundial no sería igual sin esa garra y alegría que llevan en
sus venas.Mi sueño de toda la vida siempre será: estar en
un estadio con mi selección nacional en un mundial y gritar
como loco cuando hagamos un gol.
PAGINA 18 Anno XII Numero Unico
IL RACCONTO
“IL BOIA”
Da quando gli avevano fatto il contratto, concedendogli una somma per ogni cane, dalla mattina alla sera
s’aggirava lesto e circospetto per le vie del paese col suo calappio nascosto sotto l’ampio mantello nero. Ave-
va un occhio strabico che ingannava quanti, credendo d’essere guardati, lo salutavano.
Tommaso era il suo nome, ma di soprannome faceva “il boia”.
Tutti lo chiamavano così, ma lui di quel soprannome ingiurioso non si preoccupava e continuava a catturare
cani randagi e senza museruola con indicibile durezza e crudele soddisfazione.
Alle persone troppo sensibi- li, che non riuscivano a
sopportare i guaiti delle povere bestie trascinate
con violenza col collo stretto nel cappio, e che lo invitavano ad essere me-
no brutale lui, sollevando le spalle, rispondeva: “Questo è il mio mestie-
re!”.
Un bel giorno avvenne un episodio che divertì quanti l’avevano in antipa-
tia e cambiò il destino di tutti quei cagnolini senza padrone. Mentre girava
per la periferia, “il boia” si ritrovò senza volerlo nel bel mezzo di un famelico
branco di ringhiosi cagnacci. Con la sua solita spa- valderia e pensando che
la vista del cappio e del suo aspetto rude e crudele potessero bastare a spa-
ventare quell’accozzaglia di spelacchiati e pidocchio- si cani, Tommaso
s’avventò come un incosciente contro il branco, gridando e mulinando il
suo calappio.
Quei cagnacci, però, non erano certo animali timidi o di campagna, perché provenivano quasi
tutti dai boschi sperduti della Murgia, ed erano abituati a vendere cara la pelle, e così…
Ancora oggi quelli che riuscirono a vedere “il boia” attraversare il paese urlando di terrore e a
velocità supersonica, inseguito da una decina di ringhianti cani randagi, con i pantaloni strappati ed
il sedere scoperto e sanguinante, si sbellicano dalle risate.
Da quella sgradevole e inaspettata avventura, “il boia” si spaventò talmente tanto che la sola vista
del più docile e mansueto cagnolino gli provocava degli strani tic nervosi.
A proposito, dopo quella brutta storia Tommaso cambiò mestiere, e da accalappiacani diventò
custode del cimitero, sicuro che nessuno dei “presenti” gli avrebbe mai potuto ricordare il suo
passato.
Andrea Riviello 1BL
PAGINA 19Anno XII Numero Unico
PAGINA 20 Anno XII Numero Unico
Il don Milani a Bruxelles
Quest’anno dal 5 al 9 marzo un gruppo di alunni della no-
stra scuola di diversa età, dalle prime alle quarte, frequen-
tanti gli indirizzi linguistico, scienze umane ed economico
sociale, ha fatto un’esperienza che è rimasta nel cuore e
nella mente di tutti i partecipanti e pensiamo anche delle
docenti accompagnatrici prof.sse Santorsola, Piragina e Zin-
grillo: un viaggio a Bruxelles per conoscere il Parlamento
europeo e per partecipare ad un gioco di ruolo che ci ha
fatto sentire per un giorno veri deputati europei!
Non eravamo impreparati: la prof.ssa Zingrillo ci aveva fatto
due ore di lezione spiegandoci come è nata l’Unione europea
e come funziona il Parlamento europeo.
Ma viverla sul posto è entusiasmante! Ci siamo divisi in grup-
pi e abbiamo discusso su due temi: la gestione solidale
dell’acqua e l’uso dei microchip per il controllo delle persone.
Abbiamo dovuto trovare i compromessi necessari per legife-
rare e abbiamo negoziato con gli altri studenti per costruire il futuro che desideriamo per l’Europa. Persino il nostro abbiglia-
mento era curatissimo, da vero parlamentare europeo.
L’impegno non è stato poco, anche perché la nostra attività è durata per ben due ore e mezzo senza pause. Ma la simulazione
di gioco era perfetta, non avevamo mai assistito a niente di simile.
Speriamo che la scuola organizzi ancora esperienze di vita e di studio come queste: ci siamo sentiti uniti e coinvolti in una
dimensione per la prima volta sovranazionale, siamo stati per un giorno veri cittadini europei!
I referenti del progetto solidarietà “Adotta un maestro”
con la classe 2^BL , vincitrice nella gara di lettura di Biblioinrete

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  • 1. Anno XII Numero Unico Aprile 2014
  • 2. PAGINA 2 Anno XII Numero Unico BENIN E SOLIDARIETA’ Il diritto all’istruzione Uno degli insegnamenti che la scuola, intesa come istituzio- ne, dovrebbe curarsi di impartire agli alunni è l’importanza di lottare contro l’indifferenza. Noi studenti dovremmo, fin da piccoli, vestirci degli emblemi della solidarietà e portare gli stendardi dell’interesse reciproco, indipendentemente dalla religione che professiamo, dall’ambiente sociale in cui nasciamo, dal colore della nostra pelle. Dovremmo, anzi, dobbiamo essere consapevoli dell’ingiustizia e dell’evidente squilibrio nella distribuzione delle ricchezze a cui si è giunti per una serie di incancellabili cause storiche e, soprattutto, dobbiamo lottare per una più equa ripartizione del benesse- re. Questi ideali che, per quanto apparentemente assimilabili ad una morale stretta- mente religiosa, una volta superato l’istinto primordiale di prevaricazione dell’altro sono in realtà applicabili anche a chi non crede, dovrebbero poi essere messi in prati- ca; è dallo sviluppo di essi che ha origine il volontariato, così come qualsiasi forma di solidarietà: lo spendersi gratuitamente per gli altri, sebbene l’esigenza di prodigarsi per il prossimo sia in realtà una forma di egoismo (positivo, certamente) tesa all’”arricchimento” della propria dimensione umana ed emotiva. Ma tralasciando quelli che potrebbero rappresentare o meno le eventuali problemati- che psicologiche dell’atto del volontariato, ciò che mi permetterei di esaltare è il ten- tativo accorato, da parte dei medici dell’associazione Volontaria // Mente, di contribui- re al progresso di una popolazione incredibilmente diversa dalla nostra dal punto di vista culturale, e sicuramente arretrata e svantaggiata sotto l’aspetto economico: quella del Benin. Durante il primo incontro dell’8 marzo 2013 con i medici volontari, invitati a testimo- niare durante una delle nostre assemblee d’Istituto circa le condizioni di vita della po- polazione beninese e il loro progetto in corso, finalizzato al miglioramento di tali con- dizioni, ci siamo impegnati, come Istituto, a supportare, nei limiti delle nostre possibili- tà, l’associazione: e così, nell’ambito di un’iniziativa di sensibilizzazione collettiva, siamo riusciti a raccogliere una certa somma, che quest’anno,durante l’assemblea d’istituto del 21 dicembre 2013, abbiamo consegnato e affidato al dottor Logrieco e alla dotto- ressa Giangrande, una somma con la quale abbiamo adottato un maestro in uno sper- duto villaggio del Benin.. Siamo convinti che, una volta risolti i problemi prioritari fra cui l’alimentazione e l’approvvigionamento di acqua, per cui l’associazione garantisce in gran parte, il metodo migliore per incentivare il progresso della popolazione e marcia- re verso la civilizzazione sia sostenere l’istruzione. Per questo motivo, nel nostro pic- colo, siamo soddisfatti di aver in qualche modo garantito ad un nutrito gruppo di bam- bini beninesi la possibilità di usufruire, sotto la guida dell’insegnante da noi adottato, dell’istruzione, che per noi è un diritto consolidato e garantito e verso cui, molto spes- so, muoviamo critiche, per quanto ragionate, senza tuttavia tener conto di quanto sia- mo effettivamente fortunati per il semplice fatto di avere garantito questo diritto, che in altre nazioni del mondo è purtroppo ancora negato. Dati gli esiti positivi di questa esperienza, didattica quanto umana, saremo felici, in fu- turo, di partecipare con il nostro Istituto ad altri progetti simili, cercando di fare anco- ra qualche piccolo passo, fuor d’utopia, verso un mondo migliore. Greta Ciccarone 4^BL Indice Benin e solidarietà pag.2 Responsabilità e libertà pag.3 No ala violencia de género pag.4-5 Mai più violenza pag.6 Il Papa venuto dalla fine del mondo pag.7 No smoking be happy pag.8 Mary poppins musical pag.9 Interculture:Une expérience inoubliable pag.10 Un Francese in Italia pag.11 Alternanza scuola-lavoro pag.12 Je suis une syncronette pag.13 El dia de la Hispanid pag.14 A few words on Italy pag.15 Futbol sudamericano pag.16-17 Il racconto “Il boia” Pag.18 ...Benin e Vienna (foto) pag.19 Il Don Milani a Bruxelles Referenti progeto Benin (foto) pag.20
  • 3. PAGINA 3Anno XII Numero Unico La Redazione a.s. 2013/2014 Docenti: Mariella Nardulli, Leonardo Sportelli si ringraziano i docenti: Adriana Cassone,Paola Forte,Gabriella Piragina, Angela Tripartito, Viviana Vena, Mariantonietta Zingrillo Studenti: Andrea Riviello, Gustavo Soberon, Ylenia Passiatore, Devjn Snowhawk, Maria Silvia Miale, Luc Chaideyrou, Carmela Ribecco, Rosa Verbena, Dalila Lange, Francesca Marzullo, Petre Simona, Gianluca Ferrulli, Ines Petrelli, Rossella Serra, Maria Mastrorocco, Martina Pinto, Greta Ciccarone. RESPONSABILITA’ E LIBERTA’ Non si diventa grandi trasgredendo Tu stesso puoi notare che alcune decisioni per esempio, come organizzarti nello studio, cosa fare nel tempo libero, quali ami- ci scegliere, non sono più solo dei tuoi genitori o di chi cura la tua educazione, ma vengono rese da te, con un’autonomia che cresce di giorno in giorno. Gestendo le piccole e grandi libertà così ottenute, puoi imparare a controllarti e a limitarti da so- lo, man mano che cresci. Anche i “no” che ti vengono detti, le regole che devi rispettare possono servirti a maturare:sono tappe necessarie per la conquista graduale di un sempre maggiore senso di respon- sabilità. Non si diventa grandi e responsabili trasgredendo ai divieti e/o imitando compor- tamenti da “bulli” e da “forti”, come fumare, guidare il motorino senza casco, usa- re un linguaggio sboccato e volgare, assumendo atteggiamenti arroganti e prepo- tenti. Un individuo diventa responsabile quando comprende che certe norme sono valide in sé e le rispetta per questo, non perché gli sono state imposte o perché teme rimproveri e punizioni. Un comportamento responsabile è proprio delle persone libere. Libertà,infatti, non vuol dire soddisfare i propri desideri sempre e comunque. Essere liberi signifi- ca essere capaci di controllare impulsi e comportamenti, saper rinunciare a qualco- sa per raggiungere un obiettivo importante, sapersi imporre delle regole. Pensa, ad esempio, ai giochi di squadra, come il basket o il calcio: se non ci fossero regole, in campo regnerebbe la massima anarchia, nessuno capirebbe il senso di ciò che sta facendo, nessuno si divertirebbe. Martina Pinto 3^BL
  • 4. PAGINA 4 Anno XII Numero Unico NO A LA VIOLENCIA DE GÉNERO Recientemente hemos estudiado el “Cantar de Mío Cid” una obra anónima de la literatura épica española escrita en el siglo XII. Analizando uno de los fragmentos de la obra, en particular en la tercera parte o sea “La afrenta de Corpes”, nos hemos detenido en la parte en que los infantes de Carrión pegan a las hijas del Cid Campeador (un héroe muy conocido de la época) y nos hemos dado cuenta de que la violencia hacia las mujeres lamentablemente siempre ha existido y lo màs grave es que sigue siendo un problema muy actual. Hoy en día, muchas mujeres de todas las edades sufren injusticias y violencias que no sólo les hacen daño físicamente, sino que les dejan también traumas imborrables. Hay, desafortunadamente, diferentes casos de violencias: primero, la violencia doméstica. Esto es lo que pasa cada día, en silencio, a las mujeres casadas, que tienen novio, o también a las chicas o niñas por parte de los hombres de familia. A estas mujeres les pegan, son insultadas, heridas y más, sólo porque ... han hablado con otro hombre, porque han salido con sus amigas, porque no quieren casarse con un hombre mucho mayor que ellas, porque no respetan reglas muy duras o sólo porque estos hombres tienen ganas de pegar a alguien porque están nerviosos. Después está la violencia por parte de desconocidos, que suelen violar a mujeres muy jóvenes o a niñas , dejándolas para siempre con recuerdos terribles y arrastrándolas a menudo hacia un abismo de soledad y de sentimientos de culpa sin salida. NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE Ultimamente abbiamo studiato il “Cantar de Mío Cid” un’opera anonima della letteratura epica spagnola scritta nel XII secolo. Analizzando una delle parti dell’opera in particolare la terza “L'offesa di Corpes”, ci siamo soffermati sulla parte in cui i prin- cipi di Carrión picchiano le figlie del Cid (un famoso eroe dell’epoca) e ci siamo resi conto che la violenza sulle donne pur- troppo è sempre esistita e che la cosa più grave è che continua ad essere un problema molto attuale. Al giorno d’oggi, molte donne di tutte le età subiscono ingiustizie e violenze che non solo causano loro danni fisici, ma lasciano loro anche traumi incancellabili. Ci sono, sfortunatamente, diversi casi di violenze: innanzitutto, la violenza domestica. È ciò che succede ogni giorno, in silenzio, alle donne sposate, fidanzate, o anche alle ragazze e bambine da parte degli uomini di casa. Queste donne vengono picchiate, in- sultate, ferite o altro, solo perché hanno parlato con un altro uomo, perché sono uscite con le loro amiche, perché non vo- gliono sposare un uomo molto più anziano di loro, perché non rispettano regole troppo dure o solo perché questi uomini han- no voglia di picchiare qualcuno perché sono nervosi. Poi c’è la violenza da parte di sconosciuti, che di solito violenta- no ragazze molto giovani o bambine, lasciandole per sempre con ricordi terribili e trascinandole spesso in una abisso di solitudine e di sensi di colpa senza uscita. (segue a pag.5)
  • 5. PAGINA 5Anno XII Numero Unico (segue da pag.4) ¿Qué pasa en la cabeza de estos individuos? ¿Cómo es posible violar a una niña tan pequeña? ¿No pensáis en lo que estáis haciendo? Destruir una vida, esto es. Para una mujer violada vivir después de una experiencia de este tipo significa tener miedo a todo, a salir, a mirar desde la ventana, a sacar el perro, porque el “monstruo” podría volver a aparecer en cualquier momento. Pero muchas veces el problema es que las mujeres que sufren violencia por parte de sus “queridos”, no los denuncian, quizá porque tengan miedo. Pero no tienen y no tenemos que tener miedo, tenemos que ser valientes y denunciar por nuestros hijos, por nuestros padres, por nuestros seres queridos, por nosotras mismas, por nuestra dignidad. Una dignidad que nadie puede quitarnos, porque somos mujeres. Los que nos pegan o que nos amenazan no tienen que ser perdonados, !porque nuestro amor no los cambiará! Porque esto es lo que hacen las mujeres, aman y lo perdonan todo, a pesar de las humillaciones, de las dificultades y de las moraduras que cubrir. Podemos vencer todo esto antes de que sea demasiado tarde y muchas otras mujeres pierdan su vida. Yo creo que ellos no son hombres, ellos han cometido algo peor que matar a alguien, han destruido la vida de mujeres y niñas, y ya no merecen nada (segue da pag.4) Che succede nella testa di que- sti individui? Com’è possibile stuprare una bambina, così pic- cola? Non pensate a ciò che state facendo? Distruggere una vita, ecco cos’è. Per una donna violentata vivere dopo un avve- nimento del genere significa avere paura di tutto, di uscire, di guardare dalla finestra, di portare fuori il cane, Perché “il mostro” potrebbe apparire ancora in qualsiasi momento. Però molte volte il problema è che le donne, siccome subisco- no violenze dai loro “cari” non li denunciano, forse perchè han- no paura. Ma non devono e non dobbiamo avere paura, dobbia- mo essere coraggiose e denun- ciare per i nostri figli, per i no- stri genitori, per i nostri cari, per noi stesse, per la nostra dignità. Una dignità che nessuno può toglierci, perché siamo donne. Quelli che ci picchiano o ci minacciano non devono esse- re perdonati, il nostro amore non li cambierà! Perché questo è ciò che fanno le donne, ama- no e perdonano tutto, nono- stante le umiliazioni, le difficoltà, i lividi da coprire. Possiamo sconfiggere tutto questo prima che sia troppo tardi e molte altre donne perdano la loro vita. Cre- do che quelli non siano uomini, loro hanno commesso qualcosa che è peggiore di aver ucciso una persona, hanno distrutto la vita di donne e bambine, e non meritano più nulla. Mastrorocco Maria 3^AL
  • 6. PAGINA 6 Anno XII Numero Unico Il femminicidio è oggi diventato tristemente attuale per la frequenza di episodi criminosi che hanno come vittime le donne. Se si voglio- no analizzare da lontano le cause di comporta- menti che ormai sono l’argomento fisso di giornali e telegiornali si potrebbero riassumere in un unico movente:quello passionale. Ma se si prova a vedere con occhi diversi,di chi vuole capire non il come ma il perché, si deve riflet- tere su che cosa generi questa violenza:la vitti- ma stessa,la donna. La situazione della donna nel corso dell'ultimo secolo è decisamente cambiata,basti pensare al diritto di voto o alla attività lavorativa e familia- re e, nonostante l'evoluzione della condizione femminile,alcuni stereotipi o semplicemente modi di pensiero non sono cambiati. Spesso nei casi di cronaca che raccontano le violenze subite da mogli,fidanzate o figlie la colpa ovvia- mente viene data a chi compie il fatto, ma spes- so si pensa che un po' di colpa ce l'ha anche la donna,”le cose si fanno in due”: si ritiene che anche la donna che tradisce,che veste in modo provocante abbia le sue colpe. Questo è sol- tanto uno stereotipo. E’ necessario invece, nel prendere consapevolezza della propria dignità, denunciare lo stalking; molte associazioni, co- me Giraffa Onlus, di cui abbiamo sentito parla- re durante un incontro dibattito nel nostro istituto, esortano a non avere paure nel denun- ciare chi rende la tua vita un inferno .Ma spes- so,grazie ai media che ogni giorno raccontano anche in modo dettagliato di come le donne siano deboli di fronte alla violenza dell'uomo che amavano così tanto,si hanno notizie di donne che, nonostante abbiano denunciato la grave situazione, sono state uccise da chi le tormentava perché i pochi mesi in cui sono stati trattenuti in prigione, sono serviti soltan to ad alimentare il loro sentimento di rabbia,quindi chi denuncia perde. E’ possibile che nelle civiltà occidentali,a forte sviluppo socia- le ,non si è capaci di debellare questo problema? Donne, denunciamo! Mai più violenza! Rossella Serra 4^AES Auditorium Liceo “don L. Milani” Parità: la scuola fa la differenza. Mai più violenza sulle donne ACQUAVIVA DELLE FONTI,5 FEBBRAIO 2014 dalle ore 11.00 alle ore 13.00 Saluti del Dirigente Scolastico prof. Nicola Francesco Lucarelli Introduzione prof.ssa Mariantonietta Zingrillo Interventi avv. Roberta De Siati Presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Bari "Rapporto tra generi: il volto delle violenze" avv. Maria Pia Vigilante Presidente dell’Associazione Giraffa Onlus di Bari. "Il percorso da omicidio a femminicidio:...è solo un problema linguistico?" Conclusione prof.ssa Mariella Nardulli Help! I numeri utili ... Associazione Giraffa onlus, via Napoli,308 Bari tel.080 5741461 080 5276450
  • 7. PAGINA 7Anno XII Numero Unico Il 13 marzo 2013 un profondo cambiamento è riuscito a riavvicinare tantissimi fedeli alla Chiesa cattolica: l'elezione di Papa Francesco. Proveniente da Buenos Aires, Gesuita, è il primo pontefice appartenente al continente Americano dove folle di cattolici ne hanno acclamato l'elezione. Già dal primo momento a tutti i fedeli presenti in piazza San Pietro il nuovo pontefice si è posto in modo umile e gentile con un semplice ''buonasera''. La scelta del nome Francesco non è stata casuale; Il pontefi- ce infatti ha scelto questo nome per onorare il patrono d'Italia, ma anche per evocare la semplicità e l'umiltà del fondatore dei Francescani. il linguaggio di questo Papa è nuovo, attento non solo ai rituali , ma ai problemi di tutti, lontano dalla solennità che apparteneva ai Pontefici precedenti. Grazie ai suoi comportamenti dolci e simpatici è riuscito a farsi amare da tutti i fedeli sparsi nel mondo e a far traspari- re la sua umiltà da piccoli gesti, rinunciando, ad esempio, ai famosi gioielli in oro che spettano al Papa e alle controver- se scarpe di Prada del Papa precedente. Il suo messaggio, diretto e forte, giunge a tutti coloro che lo ascoltano e rinnova una Chiesa ora sempre più vicina a chi soffre. Gianluca Ferrulli, Ines Petrelli 4^AES
  • 8. PAGINA 8 Anno XII Numero Unico Il No Smoking Be Happy! Il 5 FEBBRAIO 2014, durante l’Assemblea di Istituto abbiamo incon- trato la Dott.ssa Annamaria Moretti, specialista, presso l’azienda ospedaliera Policlinico di Bari,delle malattie dell’apparato respirato- rio, con cui abbiamo discusso e riflettuto sui danni provocati dal fu- mo e sugli stili di vita del fumatore Fin ora si è sempre detto e pensato che il fumo di sigaretta fosse un “vizio”. E cosa affermano molti fumatori sul fumo? “E` un vizio che in qualsiasi momento posso abbandonare”. Niente di più falso! Il fumo di sigaretta non è un vizio , non è un’abitudine, ma una vera e propria tossicodipendenza . Il TABAGISMO è una malattia e come tale dev’essere trattata. E SE NON TI E` ANCORA PASSATA LA VOGLIA DI FUMARE … Un fumatore su due muore di una malattia attribuibile al tabagismo. La speranza di vita di un fumatore è comunque di 8 anni inferiore a quella dei non fumatori. Il fumo di tabacco contiene circa 400 sostanze nocive,cancerogene e tossiche che vanno a colpire l’apparato cardiocircolatorio, quello respiratorio e cutaneo. Il fumo rappresenta un forte fattore di rischio per : Cancro Orale Faringeo Malattia Paradontale Insuccesso della terapia implantare Inoltre causa: Alitosi (Alito cattivo) Denti macchiati e sempre più difficili da pulire e da sbiancare Perdita del gusto e irritazione con bruciore delle mucose orali Il cancro orale occupa l’ottavo posto tra i tumori più frequenti nel mondo. Il fumo è anche un fattore predominante per l’invecchiamento precoce della pelle , la “SMOKER FACE”, che si presenta con la comparsa di rughe accentuate nella zona degli occhi , intorno alle labbra e sulle guance. La pelle si disidrata e il colorito si spegne. Smettere di fumare non vuol dire soltanto fare del bene a noi stessi , ma anche a chi ci sta intorno! Simona Petre 1ìAL
  • 9. PAGINA 9Anno XII Numero Unico Il musical è un genere di rappresenta- zione teatrale e cinematografica nato e sviluppatosi negli USA tra l’800 ed il ‘900. L’azione viene portata avanti sulla scena non solo dalla recitazione ma anche dalla musica, dal canto e dalla danza che confluiscono in modo spon- taneo e naturale. In merito a questo, l’anno scorso è stata data la possibilità ad alcuni ragazzi del biennio di parteci- pare al progetto PON trinity “Acting, siging, dancing around Italian, British and French flags” che consisteva so- stanzialmente nel realizzare un musical. Diretti dalle professoresse di inglese del nostro istituto Alba Scattaglia e Anna Santorsola, con l’aiuto di inse- gnanti esterne, Sara Accettura e Antonia Giove per le coreografie e il co- ro, è stato possibile realizzare il musical “Mary Poppins”. Il gruppo era for- mato da 30 partecipanti e ogni ragazzo aveva la sua parte, tutti hanno con- tribuito alla realizzazione delle scenografie, per le quali ci si è serviti di grandi fogli da disegnare e colorare, e dei costumi che non erano altro se non magliette, pantaloni adattati per l’occasione. Quest’esperienza è stata fantastica e divertente perché si è creato un bel gruppo dove tutti hanno collaborato e fra docenti e alunni si è stabilito un rapporto di maggiore confidenza; questo ci ha dato l’opportunità di conoscere e stringere amici- zie tra noi e, cosa di non poco conto, di migliorare le nostre conoscenze in inglese e francese in modo totalmente diverso, alternativo e molto più efficace rispetto a quello programmato dal sistema scolastico. Una volta concluse le prove, abbiamo potuto presentarlo in due sere diverse in cui gli spettatori, tra cui professori e famiglie di noi ragazzi che recitavamo , sono rimasti molto contenti del risultato. Data la bella esperienza dell’anno scorso, anche quest’anno avevamo pen- sato di ripeterla preparando copione e scegliendo coreografi, attori e can- tanti tra coloro che facevano parte del gruppo precedente, ma per man- canza di fondi non è possibile realizzare questo progetto. Rimane comun- que un sogno nel cassetto per molti alunni e sarebbe bello che si realizzas- se in futuro. Avevamo ipotizzato di dar vita a Grease, musical che ha ispira- to l’omonimo film i cui attori protagonisti sono John Travolta e Olivia Newton-John. Film che ha segnato un’epoca, quella degli anni ’90, un’epoca in cui i giovani si vestivano,parlavano e ballavano in maniera molto diversa da oggi. Ecco la trama di Grease, che potrebbe interessarvi: “Siamo nell’estate del 1995: Danny e Sandy si innamorano sulla riva del mare. Lei è australiana, da poco trasferita in città, lui è il ‘duro’ e il ‘macho’ del quartie- re. Quando giunge l’autunno si ritrovano entrambi a frequentare il liceo Rydell. Per lei niente è cambiato, per lui invece quella storia d’more è fonte di imbarazzo: teme che il sentimento incrini la sua immagine di fronte ai propri amici, i T-Bird. Lei cerca consiglio e conforto nel gruppo delle ami- che, le Pink Ladies. Tra ingenuità adolescenziali e drammi più o meno seri la storia si dipana fino al lieto fine quando, dopo un sorprendente cambio di look di Sandy, i due ritrovano la piena sintonia”. Rosa Verbena, Dalila Lange, Francesca Marzullo 3^ BES
  • 10. PAGINA 10 Anno XII Numero Unico AFS – Interculture : Une expérience inoubliable. L'an passé, j'ai dû faire face à une décision qui, sûrement, aura un impact conséquent sur ma vie future. Grace à l'aide de ma famille et de mes amis, j'ai pris une décision, certes difficile, mais pleine de conséquences positives. Mon choix a été mûrement réfléchi étant donné que, à la différen- ce de l'Italie, la France ne reconnait pas l'année proposée par AFS à l'étranger. C'est-à-dire qu'en rentrant en France, je devrai faire l'année scolaire que j'aurais dû faire cette année-ci, et donc l'année de terminale, la dernière année de lycée. Ça a donc était une décision difficile à prendre, mais après quelques temps, je me suis rendu compte que cette année à l'étranger serait pour moi énormément profitable, sur l'aspect culturel, celui des connaissances, mais aussi sur le point de vue de la maturité. Et j'étais loin d'imaginer à quel point ce à quoi je m'attendais est vraiment dérisoire par rapport à ce que je suis entrain de vivre. J'ai aussi dû penser au fait que, ayant la chance de passer une année à l'étranger, je pouvais être entrain de gâcher ma chance en allant en Italie, pays très proche de la France géographiquement, mais aussi culturellement. Maintenant je peux dire avec certitude que la distance ne fait en rien l'expérience, et si je devais choisir de nouveau un pays, si je devais jouer à tout recommencer, si j'étais transporté un an en arrière, alors je choisirais de nouveau l'Italie, pays où j'ai laissé une partie de mon coeur pousser au milieu des champs d'olivier, sous le ciel de la Puglia. Maintenant, peut être plus qu'avant, je me rends compte de la chance que j'ai eu de pouvoir partir pour une longue période. C'est une expérience incroyable et je vous l'assure, totalement unique. J'ai appris énormément de choses, et je ne vous parle pas des connaissances d'ordre scolaire ou culturel. J'ai appris avant tout à m'émerveiller de tout, et même de ce que je connais déjà. C'est peut- être pour cela que la poétique de Pascoli me plait autant… Regarder, observer les choses comme si c'était la première fois que je les voyais, comme si j'étais un enfant en train de découvrir, d'explorer sa chambre. Comme le disait un de mes compatriotes (Voltaire) ''Le voyage de découverte ne consiste pas à chercher de nouvelles terres, mais à acquérir de nouveaux yeux''. Quand je rentrerai en France, je suis convaincu que je regarderai le paysage que j'ai devant les yeux tout les jours depuis 17 ans d'une manière totalement différente, totalement nouvelle… comme si je le regardais pour la première fois. Et d'après AFS, ça s'appelle le ''Relativisme culturel''. La capacité de regarder avec les yeux d'un étranger, d'un nouveau né. Je pourrais continuer à parler de ce que j'ai appris, mais il me faudrait plus qu'un simple ''article'' pour le faire. Je continue ! Maintenant, j'aimerai parler de deux aspects moins… ''agréables'', mais néanmoins très importants. Le premier est le travail, le deuxième est le manque que l'on peut ressentir lors de cette expérience. Je commence donc par le travail… Pourquoi je parle de cela alors que je suis un ''Exchanger'' (= Nom commun pour appeler les étudiants qui vont à l'étranger), et que par définition, je ne travaille pas à l'école puisque de toute façon mon année ne compte pas en France ? Parce que je pense que c'est la clé de l'expérience. J'ose le dire ! Oui ! J'ai eu énormément de chance en arrivant ici, je l'admets, et je le dis ouvertement, mais comment ce serait passé l'expérience si je n'avais pas travaillé pour apprendre l'Italien le plus vite possi- ble ? Je n'aurais jamais rencontré les personnes avec lesquelles en ce moment même je crée des liens, qui parfois, résisteront au temps. Je n'aurais pas réussi à participer à la vie sociale de ma famille, de mes amis, de l'école, et par conséquent, je n'aurais pas eu de vie so- ciale. Vous pourriez me dire ''D'accord, mais si tu n'y arrives pas, il y a toujours tes amis français avec lesquels tu peux parler sur skype !''. En effet, c'est vrai… Mais attendez une minute… Je n'ai pas pris le luxe de faire une année à l'étranger pour parler tous les jours avec la France. Si c'était pour faire ça, j'aurais mieux fait de rester en France. Laissons passer la langue… Parlons de la culture ! Je suis clairement tombé amoureux de la littérature, de l'art, et de la philosophie l'an dernier (Même si je n'ai pas encore fait philosophie en France), et je dois dire que j'ai vu dans cette année l'occasion de découvrir et d'apprendre tout ce que je pouvais sur l'art italien assez librement… Et comme la culture Italienne est très très vaste, je ne peux pas me permettre de perdre une minute ! C'est pour ça que je vais un peu partout, dans toutes les classes. Pour apprendre le plus de choses possibles en seulement un an. Et en quoi ça m'aide dans mon expérience ? La sensation indescriptible d'avoir gagné du temps, d'avoir fait ce que j'avais à faire, d'avoir fait ce que je voulais. Une sensation étrange… celle d'être ''complet''. Et en plus de ça, être en bonne relation avec les professeurs, et se sentir bien au lycée. Assez parler du travail ! Parlons de l'aspect que beaucoup de gens craignent terriblement… La peur de partir, la peur de se sentir loin de chez soi, la peur de manquer à sa famille, la peur de ressentir le manque de ses amis, et de sa maman… A dire la vérité, la France ne me manque pas, bien sûr je pense à ma famille et à mes amis, mais ils ne me manquent pas tellement. Et je pense qu'il y a une raison à ça… Le fait que ''ici, c'est chez moi''. Je m'explique. Je me suis tellement bien intégré que j'ai l'impression d'avoir toujours vécu en Italie, que ma famille italienne est la famille que j'ai toujours eu, et que mes amis sont ceux que j'ai toujours eu. Et tout ça, désolé, mais c'est encore une fois grâce au travail. Je me suis aussi bien intégré justement parce que je suis capable d'interagir, de m'exprimer, d'être qui je suis. Et grâce à ça, l'Italie est devenue ma maison au même titre que la France. Ceci dit, je ne peux pas nier que ça dépend aussi beaucoup de personne en personne, mais disons que dans tous les cas, être capable de communiquer est une aide précieuse. Pour conclure, j'encourage tout le monde à partir, à faire ce genre d'expérience, à voir le monde à travers le cadre de vos propres yeux, et non celui de la télévision ou de l'ordinateur. Partez ! Regardez ! Le monde est ouvert à vous ! Certes, les chemins sont tortueux, certes, la route fait peur, mais ce sont des chemins qui s'ouvrent qu'une seule fois à vous, et qui vous laissent une trace indélébile. La cicatrice du remord si vous choisissez la facilité, ou le souvenir éternel de la beauté du monde si vous choisissez de vous lever, et de partir vivre une vie dans une année. Luc Chaideyrou.
  • 11. PAGINA 11Anno XII Numero Unico Un Francese in Italia Il mio rapporto con gli italiani Le cose che mi hanno colpito subito sono tre. La prima cosa è l'importanza che ha la famiglia in Italia. In Francia, la fami- glia è abbastanza importante sono più piccole e i legami meno stretti. Infatti è usanza andare via di casa subito dopo il liceo per frequentare l'Università, e ciò significa che la madri sono meno ''protettive''. Ovviamente, rimangono madri e si preoccupano, ma, nonostante tutto, sono comunque più permissive relativa- mente agli studi lontano da casa, non necessariamente all'estero, ma anche in un'altra città più lontana. Il fatto di vivere abbastan- za vicino ai nonni, in Francia, non è così scontato. Per esempio, i miei nonni vivono rispettivamente a 2 e 6 ore da casa mia, quin- di non li vedo molto spesso. La seconda cosa che mi ha impressionato è il calore amicale: mi sono fatto tante amicizie in poco tempo, e alcune persiste- ranno, ne sono certo. Ho partecipato a più feste qui in Italia in 5 mesi che in 17 anni in Francia ! Qui si festeggia tutto, anche l'o- nomastico ! Poi, la possibilità di guardare la gente negli occhi, di toccare gli amici (e soprattutto le amiche) mi ha sulle prime un po' disturbato. Mi ricorderò sempre del primo giorno di scuola: vedo tutte queste persone saltarsi addosso, darsi i bacini e ab- bracci. Mi sono seriamente chiesto cosa stava accadendo, da noi non si fa tanto,anzi direi che non si fa proprio. Il contatto fisi- co,soprattutto ragazzo-ragazza, è riservato soltanto agli amici molto stretti. Poi, ho anche notato che si parlava tanto, tanto, tanto, e, credetemi, non ci sono veramente abituato. La mattina a scuola nessuno parla, o se si parla non si fa chiasso; anche il modo di camminare, di andare in giro, con temperature sotto lo zero, è tipicamente italiano ! Il terzo aspetto non è del tutto positivo: ho notato che gli italia- ni hanno poco rispetto per le regole. E questo è già verificabile fin dal liceo. In Francia, quando un professore dice qualcosa è così e non altrimenti, va rispettato. E ritengo che l'atmosfera che si respira nelle classi sia migliore;quando c'è rispetto da parte degli alunni e da parte deI professorI, si lavora molto bene, e non ci si annoia perché il professore può permettersi di fare qualche battuta, di approfondire alcuni aspetti, insomma, fare una lezione piacevole. Il problema è che in Italia è diventata un’abitudine non rispettare le istituzioni .Basti guardare quanto la campagna è sporca. Questo è il non rispetto delle regole e delle istituzioni. E il peggio di tutto, è che quando uno cerca di farsi rispettare, a buon diritto, lo si disprezza definendolo ''antipatico'' Luc Chaideyrou Il mio rapporto con la lingua L'italiano è una lingua stupenda e, affermato da un france- se, è un vero complimento. È una lingua molto bella dal punto di vista dei suoni, ma anche è soprattutto molto ricca di vocaboli. Il problema è che, secondo me, le parole straniere vengono troppo usate . Ho letto qualche volta il quotidiano e ho notato l’uso di troppe parole inglesi, fran- cesi ecc. Ritengo che l'italiano è una lingua della quale es- sere fieri .ma bisogna proteggerla,altrimenti scomparirà un poco alla volta. Ed è ancora più vero per il fatto che l'italia- no è parlato soltanto in Italia. Quindi è veramente in peri- colo in un mondo orientato verso la globalizzazione. L'altro aspetto della lingua italiana che trovo veramente meraviglioso è il dialetto. In Francia, i dialetti sono scom- parsi, nessuno li parla più. E secondo me è un peccato, perché viene meno un valore che crea un forte sentimento d'appartenenza. Contribuisce totalmente all'identità di un individuo. Pensate, non è bellissimo andare da Bari a Vene- zia, parlare in Barese, e vedere che nessuno vi capisce ? Secondo me lo è, anche se quest'accento, questo dialetto è ''brutto'', personalmente mi piace tanto,va imparato per tenerlo sempre con sé,come le radici della propria terra. È’ bello aprirsi al mondo, però non dobbiamo dimenticare da dove veniamo, e il dialetto fa parte di queste specificità che sono soltanto del tuo paese natale, e che ti fanno ricordare da dove vieni. Onestamente, mi sento più Barese che Cler- montois, In Francia potrei andare in qualunque luogo, parlare con qualcuno, e vedere che per lui, sono soltanto ''francese'', e non Clermontois. Invece se andassi a Venezia, e pronun- ciassi quelle poche frasi che conosco in Barese a un Vene- ziano, mi direbbero ''Tu vieni dalla Puglia giusto ?''. Non sembra importante, e forse, non lo è. Però per me è molto importante, ed è per questo che ogni giorno mi sforzo di parlare italiano facendo attenzione al mio prezioso accento che voglio fare diventare Barese. Mi sono proprio innamorato dell'italiano, anche dei suoi aspettii negativi. L'Italia è un Paese che mi rimarrà per sempre nel cuore. Spero di poter passare altre giornate sotto il mio caro sole di Puglia nell'avvenire.
  • 12. PAGINA 12 Anno XII Numero Unico ALTERNANZA SCUOLA –LAVORO Una sfida nel mondo del lavoro Molto spesso l’Istruzione italiana viene criticata perché definita troppo teorica, considerata lontana dal mondo pratico del lavo- ro, ma per nostra fortuna esistono delle eccezioni. Il nostro Istituto, infatti, ormai da qualche anno, promuove un progetto di Alternanza scuola-lavoro con l’intento di proiettare gli studenti nel futuro lavorativo. La nona edizione, iniziata nell’anno scolastico 2011/2012, volge ormai a conclusione lasciando noi studentesse della IV BL cari- che di esperienza. In collaborazione con Costa Crociere, abbiamo avuto la possibilità di metterci nei panni da hostess lavorando al check-in e al servizio clienti presso il porto di Bari dove abbiamo potuto mettere in pratica le conoscenze linguistiche apprese a scuola. Tra le mura scolastiche possiamo imparare regole grammaticali, lessico, storia, ma le lingue sono prima di tutto comunicazione, e per farle proprie bisogna usarle mettendole in pratica. Ci siamo infatti messe in gioco testando tutto ciò che avevamo impara- to, stando a contatto con gente proveniente da ogni parte del mondo, di ogni estrazione sociale e di tutte le età; abbiamo stretto nuove amicizie, ci siamo confrontate e abbiamo arricchito il nostro bagaglio culturale. Ma questo progetto oltre al contributo didattico, ha avuto un forte impatto anche su quello umano. La vera sfida è stata im- mergersi completamente nel contesto lavorativo, del tutto diverso da quello scolastico a cui eravamo abituate. Abbiamo impa- rato pian piano a relazionarci con la clientela e con le altre colleghe, a rispettare degli ordini, ad adeguarci agli orari e a soste- nere ritmi precisi. Abbiamo affrontato queste novità con grande entusiasmo e determinazione facendone tesoro per il futuro. Un progetto formativo a tutto tondo che ci ha permesso di crescere e maturare per affrontare al meglio ciò che ci riserva il mondo del lavoro in cui saremo presto catapultate e che ora ci spaventa un po’ meno. Carmela Ribecco 4^BL
  • 13. PAGINA 13Anno XII Numero Unico Je suis une syncronette Il nuoto sincronizzato è uno tra gli sport poco dif- fusi dal quale sono stata affascinata. Nasce nel diciannovesimo secolo grazie ad una giovane americana la quale scoprì che sarebbe di- venuto possibile eseguire meravigliosi movimenti in acqua senza il supporto del fondo della vasca. Le atlete praticanti questo sport vennero definite ''syncronettes''. Tale disciplina si fonde,a sua volta, in altre quali la danza e il nuoto. Il syncro richiede una notevole preparazione a terraferma grazie alla quale l'atle- ta acquisirebbe elasticità muscolare al fine di poter- si muovere con leggiadria e determinazione nell'ac- qua. L'insieme degli esercizi da svolgere,che favoriscono un ottimo allungamento del muscolo,è lo stre- tching. La syncronette deve essere in grado di ese- guire spaccate che raggiungano 180 gradi di apertu- ra. Solitamente si usano attrezzi utilissimi per mezzo dei quali il collo del piede e i muscoli delle braccia potrebbero sviluppar- si. Lo stretching è alla base del nuoto sincronizzato in quanto consente all'atleta di domare l'acqua, assumendo posizioni attra- verso le quali la syncronette può galleggiare. L'atleta per eseguire esercizi “puliti” deve sempre contrarre gli addomina- li,tendere le gambe e tirare le punte. Come in ogni sport artistico che si rispetti, anche nel syncro è prevista la realizzazione di balletti da parte delle syncronettes che per coordinarsi contano seguendo le note della colonna sonora. Le atlete del nuoto sincronizzato disputano gare provinciali,regionali,nazionali e mondiali durante le quali indossano un costume con applicazioni di decorazioni che ''richiamano'' il tema della musica scelta. Le specialita nelle quali si cimentano le syncronettes sono il singo- lo,il doppio,la squadra e il libero combinato (gruppo composto da 10 ragazze). Da sempre,le syncronettes hanno voluto stupi- re il loro numeroso pubblico anche mediante spinte o torri eseguite da una o due ragazze sostenute dalle compagne sott'ac- qua. I giudici valutano il merito tecnico, l'impressione artistica e generale. Le atlete rispettano il regolamento stabilito dai membri della F.I.N. Spesso preparano coreografie in cui sono presenti elementi obbligatori richiesti dalla giuria che se fossero omessi comporterebbero una penalizzazione del punteggio. La vincitrice è colei che ottiene il punteggio più alto. Una squadra da cui sono fortemente attratta è quella francese in cui brilla la fantastica e carismatica singolista Virginie Dedieu,che ha pub- blicato un interessantissimo libro riguardante la storia del nuoto sincronizzato. Osservandole mentre gareggiano, si ha l’impressione che, esibendosi, vogliano donare l'anima e il loro cuore all'acqua. Mi auguro di poter diventare una veterana come le francesi. Il mio sogno è quello di allenarmi in Francia insieme a Virginie De- dieu che venero alla follia. Spero di riuscire a reincarnare eternamente l'immagine della ''ragazze dal costume scintillante''. Sono fiera di essere una syncronette, spero un giorno di farne parte. Ylenia Passiatore, 1^BL
  • 14. PAGINA 14 Anno XII Numero Unico Este año, como el anterior, en nuestro Instituto hemos celebrado el 12 de octubre, día de la Hispanidad. Los estudinades de tecero, cuarto y quinto hemos tenido ocasión de participar activamente en este proyecto presentando en el Auditórium del Instituto nuestros trabajos acerca de alguno de los aspecto de la Cultura Hispánica: los bailes típico: el flamenco, las sevillanas, los bailes caraíbico; la llegada de los celta, los romanos y los visigodos a la Peninsula Ibérica; la figura de Evita Perón; la Controversia entre Ginés de Sepúlveda y Bartolomé de las Casas entre otros. A través de esta ocasión provechosa pero sobretodo divertida y dinámica de profundizar y analizar aspectos proprio de la cultura española que quedaría quizá fugaces, valoramos que:  Es El día en el que hemos de recorad que en el siglo XV el Reino de España conquistó un Mundo hasta entonces desconocido y lejano: América.  Es El día en que se reconoce el papel tan importante que España desempeñó en la Historia del siglo XVII y en la evolución de la humanidad.  Es El día en el que no debemos de olvidarnos de los malos tratos a los que fueron sometidas las poblaciones indígenas (los indios de América). Opino que se nos ha ofrecido un buen pretexto para reflexionar sobre la “tolerancia” y por consiguiente sobre la obligación moral a comprometernos para eliminar las barreras raciales, culturales, sociales que persisten hoy en día. Durante la celebración la Doct.ra Sardelli directora del Centro Estudios Linguísticos de Bari ha entablado un debate sobre “Los toros en la lengua y el la cultura españolas”; hemos conocido también a tres estudiantes Erasmus españoles que nos han hablado del sistema educativo en España y de las costumbres y de los hábitos de los jóvenes españoles por lo que nos ha sido divertido encontrar las diferencias entre lo Español y lo Italiano. Al mismo tiempo algunos de nosotros pasaban entre las butacas de los presentes ofreciendo Churros, Sangría (sin alcohol) y Gazpacho. El Día de la Hispanidad desde Hispanoamérica pasando por España llega a nuestro Instituto para que aprendamos de la Historia. “El español que no conoce América, no sabe lo que es España” ( Federico García Lorca) Quest’anno come lo scorso anno nel nostro Istituto abbiamo celebra- to El Dia de la Hispanidad. Noi studenti del triennio abbiamo avuto occasione di partecipare atti- vamente a questo progetto, presen- tando, nell’Auditorium del nostro Istituto, alcuni lavori concernenti aspetti della Cultura Ispanica: i balli tipici: il flamenco, las sevillanas, i balli caraibici; l’invasione dei Celti, dei Romani e dei Visigoti della Peni- sola Iberica; la figura di Evita Perón; la Controversia tra Ginés de Sepúl- veda y Bartolomé de las Casas, sono solo alcuni dei lavori da noi presentati. Grazie a questa opportunità soprat- tutto divertente e dinamica, abbia- mo avuto modo di approfondire alcuni aspetti della cultura spagnola che diversamente sarebbero rimasti forse, marginali ed abbiamo consi- derato che:  è il giorno in cui dovremmo ricordare che nel XV secolo il Regno della Spagna conquistò un Mondo fino ad allora sconosciuto e lontano: l’America..  è il giorno in cui si riconosce il ruolo importante che la Spagna ricoprì nella storia del secolo XVII e nell’evoluzione dell’umanità..  è il giorno in cui non possiamo dimenticare i soprusi a cui furono sottoposte le civiltà indigene degli Indios d’America. A questo proposito penso che ci è stata offerta una buona occasione per riflettere sulla “tolleranza” e quindi per riflettere sull’obbligo morale che ci vorrebbe vedere impegnati ad elimi- nare le barriere razziali, culturali e sociali che ci sono oggi. Durante la manifestazione la Dott.ssa Sardelli direttrice del Centro de Estudios Linguisticos di Bari, ha intavolato un dibat- tito sull’importanza della figura dei tori nella lingua e nella lette- ratura spagnola. Abbiamo conosciuto tre studenti spagnoli del progetto Era- smus che ci hanno parlato del sistema scolastico in Spagna e delle abitudini dei giovani , per cui ci è sembrato divertente metterle a confronto con le nostre mentre alcuni di noi offriva- no degustazione di Churros, Sangría (senza alcohol) y Gazpa- cho. El Dia de la Hispanidad arriva dall’America, passa attraverso la Spagna giunge al nostro Istituto affinché possiamo imparare dalla Storia. “Lo spagnolo che non conosce l’America, non sa cos’è la Spagna” ( Federico García Lorca) Maria Silvia Miale IV^BL
  • 15. PAGINA 15Anno XII Numero Unico What does an American think of Italy, you might ask? Well, from what I've experienced so far Italy is pretty cool; it has an old homely feel to it that we don't really get back in the States. The countryside is gorgeous! End- less rolling hills saturated with olive trees and grape vines, and those mysterious little stone huts scattered through- out. The towns and cities are very compact compared to the suburbs and wide streets I'm used to in America, but that just adds to the whole closeness aspect. I love the old architecture! I just wish I could see a little more of the horizon. The seaside is beautiful as well. The water is so blue... it takes my breath away. The food is definitely better here, I mean seri- ously, way better. You guys have amazing food, but somehow you all find a way to stay healthy! I'ts probably all the wholesome ingredients. If you ever get the chance you have to try Maria's (my host mother's) cake; it's ex- quisite!! Lasagna! Panzaroto! Pasta! Pizza!!!!!!! As a whole, everyone I've met here is really friendly. I'm staying with the Ievas, who are Antonio, Maria, Alessandro, and Fabio. Ale just turned 19 and Fabio just turned 16. They are both really kind and lively, easy to like. Maria is super patient, and like I said, an amazing cook. Antonio is one of the hardest workers I've ever met. He's got a cool headed way of dealing with things that I have a great deal of respect for. Besides my imediate host family I have what seems like a few dozen host aunts, uncles, grandparents, and cousins, every one of them hospitable and welcoming. It feels like I've always been a part of the family! School is different for me because its a lot differ- ent from school in Colorado. Back home each teacher has their own classroom for the whole year and the kids move from class to class, each with their own schedule. That means that throughout the day you are socializing with a different group of people, whereas here in Italy you are with the same 28 or so kids and the teachers move from room to room. As a result I think Italian kids tend to for stronger friendships while American kids tend to be more superficial, but in all reality, kids act just about the same in America as they do in Italy. The language is fairly difficult for me on account of my native tongue not being latin based, and also my lazieness. However, slow as it is, I am making progress! By the end of this exchange I should have a good grasp of the Italian language, and maybe some dialect!! Well anyways, if you've read this far through the article, you're a trooper! All in all, Italy is a nice place. Thanks for reading!!!! “Cosa pensa dell’Italia un americano?”, potresti chiederti. Beh, da ciò che ho provato finora l’Italia è una "figata"; ha un che di semplice che in America non abbiamo. La campagna è meravi- gliosa! Infinite colline ondeggianti cariche di alberi d’olivo e di viti, e quelle piccole e misteriose capanne di pietra sparse o- vunque. I paesini e le città sono molto compatti rispetto alle periferie e alle strade ampie a cui sono abituato in America, ma tutto ciò si aggiunge all’aspetto generale di familiarità. Mi piace moltissimo l’architettura antica! Vorrei solo che si po- tesse vedere un po’ di più l’orizzonte. Anche il mare è bello. L’acqua è così blu… mi toglie il respiro. Il cibo è decisamente meglio qui, dico sul serio, molto meglio. Avete del cibo fantastico, ma in qualche modo riuscite lo stes- so a restare in forma! Probabilmente è per gli ingredienti sani. Se mai ne avrete l’occasione, dovete provare la torta di Ma- ria,la madre della famiglia che mi ospita: è squisita!! Lasagna! Panzerotti! Pasta! Pizza!!!!!!! Nel complesso, tutte le persone che ho conosciuto qui sono davvero amichevoli. Sono ospite a casa degli Ieva: Antonio, Maria, Alessandro e Fabio. Ale ha appena compiuto diciott’anni e Fabio ne ha appena compiuti sedici. Sono en- trambi molto gentili e vivaci, ed è facile farseli piacere. Maria è super paziente, e come ho detto, un’ottima cuoca. Antonio è uno dei più grandi lavoratori che io abbia mia cono- sciuto. Ha un modo controllato di occuparsi delle cose per cui nutro un grande rispetto. Oltre alla famiglia che mi ospita, ho quelli che sembrano dozzine di zie, zii, nonni e cugini “acquisiti”, tutti ospitali e calorosi. Mi sento come se facessi parte della famiglia da sempre! La scuola per me è diversa perché è molto diversa da com’è in Colorado. Nel mio Paese ogni insegnante ha la sua aula per tutto l’anno e gli alunni si spostano di classe in classe, ciascuno con il suo orario. Ciò significa che per tutto il giorno si socia- lizza con un gruppo diverso di persone, mentre qui in Italia resti con gli stessi 28 ragazzi ed è l’insegnante a spostarsi di aula in aula. Di conseguenza penso che i ragazzi italiani tenda- no a consolidare amicizie più forti, mentre i ragazzi americani tendono ad essere più superficiali; in realtà in America si com- portano più o meno allo stesso modo che in Italia. La lingua italiana è estremamente difficile per me perché la mia lingua nativa non deriva dal latino, e anche per mia pigrizia. Comunque, anche se lentamente, sto facendo progressi! Alla fine di questo scambio dovrei avere una buona padronanza dell’italiano e forse di qualche dialetto! Beh, in ogni caso, se hai letto l’articolo finora, sei davvero perseverante! L’Italia è proprio un bel posto. Grazie per aver letto!!!! Devyn Snowhawk IV^AM
  • 16. PAGINA 16 Anno XII Numero Unico En Sudamérica el fútbol es el deporte más conocido y jugado. Aquí nacieron varios futbolistas que han contribuido bastante a la historia del fútbol como Maradona, Pelé,etc. Actualmente son “La Pulga” Messi, Ronaldinho, Neymar Jr,etc. Los países que han tenido y todavía tienen mejores futbolistas siempre serán las selecciones de Brasil y Argentina que ganaron 5 mundiales y 2 respectivamente. La competición más importante es “La Copa Libertadores” organizada por la Confederación Sudamericana de Fútbol,esta copa la juegan los equipos que salieron en los primeros lugares de todas las ligas sudamericanas añadiendo a México ,excepto a Brasil y Argentina que participan 5 equipos,en total son 38 equipos.Fue creada en 1960 en Uruguay llamado por primera vez Copa de Campeones de América, para enfrentar a los campeones de las asociaciones sudamericanas de fútbol en sus respectivos campeonatos de liga. Desde 1965 se denomina Copa Libertadores de América. El primer partido en la historia del certamen se jugó el 19 de abril de 1960, entre Peñarol de Uruguay y Jorge Wilstermann de Bolivia terminando 7-1 a favor de los uruguayos. El ganador disputa, desde 1989, la Recopa Sudamericana y la Copa Mundial de Clubes, desde 2005.Es la copa entre clubes con más prestigio y repercusión de Sudamérica. Se disputa anualmente desde enero hasta julio.El último campeón es Atlético Mineiro de Brasil, que logró su primer título en la competición tras vencer a Olimpia de Paraguay por penales. El club con más títulos es Independiente de Argentina con siete. (segue a pag.17) Il calcio sudamericano è senza dubbio lo sport più conosciuto e praticato al mondo. In Sudamerica sono nati tanti calciatori che hanno dato un grande contributo alla storia del calcio. Non possiamo non ricordare Maradona, Pelé, ecc. Attualmente i più famosi sono Messi, soprannominato “La pulce”, Ronaldinho, Ne- ymar Jr, ecc. I paesi che hanno avuto e che continuano ad avere i migliori calciatori sono il Brasile e l'Ar- gentina, i quali hanno vinto rispettivamente 5 e 2 mondiali. La competizione più importante è “La copa Libertadores” organizzata dalla Confederazione Sudamericana di calcio in cui si affrontano 38 squadre tra quelle che sono ai primi posti di tutti i campionati sudamericani, compreso il Messico, 5 squa- dre dell'Argentina e il Brasile. Fu chiamata per la prima volta “Copa de campeones de A- mérica”e creata nel 1960 in Uruguay, e dal 1965 denomina- ta“Copa Libertadores de América”. La prima partita nella storia di questa competizione si giocò il 19 aprile del 1960, tra il Peñarol (Uruguay) e Jorge Wilster- mann (Bolivia), terminando 7-1 a favore degli uruguaiani. Il vincitore poi disputa la “Recopa Sudamericana” (creata nel 1989) e “La Copa Mundial de Clubes” (creata nel 2005). Quest'ultima è la coppa più prestigiosa ed importante del Sudamerica. L'ultima squadra vincitrice è stata l'“Atlético Mineiro” del Brasile, che ottenne il suo primo titolo in questa competizione dopo aver battuto l'Olimpia del Paraguay ai rigori. La squadra con più titoli è la “Independiente” argentina che ne ha ottenuti ben 7. (segue a pag.17)
  • 17. PAGINA 17Anno XII Numero Unico (segue da pag.16) Nel mio paese natale, il Perù, il calcio è lo sport più seguito anche se non abbiamo mai vinto nessuna “Copa Libertadores” e nemmeno una coppa del mondo (a cui non partecipiamo da 32 anni, ossia dal mondiale della Spagna del 1982), e purtroppo non siamo nemmeno allo stesso livello degli altri paesi vicini. Tuttavia il Perù possiede molti titoli mondiali in altri sport come la pallavolo, la boxe ed il surf. Per me il calcio in generale è lo sport più bello del mon- do. Senza esagerare, lo gioco da quando ho iniziato a camminare, grazie soprattutto a mio padre. Ho visitato vari stadi del Perù con la mia famiglia vivendo ogni partita con tanta passione ed emozione. Credo che senza i giocatori sudamericani il calcio mondiale non sarebbe lo stesso, senza quella grinta ed allegria che li caratterizza. Il mio sogno più grande è quello di essere un giorno in uno stadio con la mia nazionale ed urlare come un pazzo quando segneremo un gol! Gustavo Soberon 1^AL (segue da pag.16) En mi país natal Perú el fútbol aunque no podrá parecer,porque no hemos ganado ninguna Copa Libertadores ni mucho menos una copa del mundo (no participamos a esta última competición desde hace 32 años en España 82) es el deporte mas seguido,aunque lamentablemente no estemos a la altura de otros países vecinos. De todas maneras el Perú tiene muchos títulos mundiales en otros deportes como voley,boxeo,surf. En lo personal el fútbol en general es el deporte mas hermoso del mundo, lo juego desde que comenzé a caminar,no estoy exagerando ,gracias a mi padre.He estado en varios estadios de Perú viviendo la pasión y la emoción en cada partido que tuve la oportunidad de verlo con mi familia.Pienso que sin el jugador sudamericano,el fútbol mundial no sería igual sin esa garra y alegría que llevan en sus venas.Mi sueño de toda la vida siempre será: estar en un estadio con mi selección nacional en un mundial y gritar como loco cuando hagamos un gol.
  • 18. PAGINA 18 Anno XII Numero Unico IL RACCONTO “IL BOIA” Da quando gli avevano fatto il contratto, concedendogli una somma per ogni cane, dalla mattina alla sera s’aggirava lesto e circospetto per le vie del paese col suo calappio nascosto sotto l’ampio mantello nero. Ave- va un occhio strabico che ingannava quanti, credendo d’essere guardati, lo salutavano. Tommaso era il suo nome, ma di soprannome faceva “il boia”. Tutti lo chiamavano così, ma lui di quel soprannome ingiurioso non si preoccupava e continuava a catturare cani randagi e senza museruola con indicibile durezza e crudele soddisfazione. Alle persone troppo sensibi- li, che non riuscivano a sopportare i guaiti delle povere bestie trascinate con violenza col collo stretto nel cappio, e che lo invitavano ad essere me- no brutale lui, sollevando le spalle, rispondeva: “Questo è il mio mestie- re!”. Un bel giorno avvenne un episodio che divertì quanti l’avevano in antipa- tia e cambiò il destino di tutti quei cagnolini senza padrone. Mentre girava per la periferia, “il boia” si ritrovò senza volerlo nel bel mezzo di un famelico branco di ringhiosi cagnacci. Con la sua solita spa- valderia e pensando che la vista del cappio e del suo aspetto rude e crudele potessero bastare a spa- ventare quell’accozzaglia di spelacchiati e pidocchio- si cani, Tommaso s’avventò come un incosciente contro il branco, gridando e mulinando il suo calappio. Quei cagnacci, però, non erano certo animali timidi o di campagna, perché provenivano quasi tutti dai boschi sperduti della Murgia, ed erano abituati a vendere cara la pelle, e così… Ancora oggi quelli che riuscirono a vedere “il boia” attraversare il paese urlando di terrore e a velocità supersonica, inseguito da una decina di ringhianti cani randagi, con i pantaloni strappati ed il sedere scoperto e sanguinante, si sbellicano dalle risate. Da quella sgradevole e inaspettata avventura, “il boia” si spaventò talmente tanto che la sola vista del più docile e mansueto cagnolino gli provocava degli strani tic nervosi. A proposito, dopo quella brutta storia Tommaso cambiò mestiere, e da accalappiacani diventò custode del cimitero, sicuro che nessuno dei “presenti” gli avrebbe mai potuto ricordare il suo passato. Andrea Riviello 1BL
  • 19. PAGINA 19Anno XII Numero Unico
  • 20. PAGINA 20 Anno XII Numero Unico Il don Milani a Bruxelles Quest’anno dal 5 al 9 marzo un gruppo di alunni della no- stra scuola di diversa età, dalle prime alle quarte, frequen- tanti gli indirizzi linguistico, scienze umane ed economico sociale, ha fatto un’esperienza che è rimasta nel cuore e nella mente di tutti i partecipanti e pensiamo anche delle docenti accompagnatrici prof.sse Santorsola, Piragina e Zin- grillo: un viaggio a Bruxelles per conoscere il Parlamento europeo e per partecipare ad un gioco di ruolo che ci ha fatto sentire per un giorno veri deputati europei! Non eravamo impreparati: la prof.ssa Zingrillo ci aveva fatto due ore di lezione spiegandoci come è nata l’Unione europea e come funziona il Parlamento europeo. Ma viverla sul posto è entusiasmante! Ci siamo divisi in grup- pi e abbiamo discusso su due temi: la gestione solidale dell’acqua e l’uso dei microchip per il controllo delle persone. Abbiamo dovuto trovare i compromessi necessari per legife- rare e abbiamo negoziato con gli altri studenti per costruire il futuro che desideriamo per l’Europa. Persino il nostro abbiglia- mento era curatissimo, da vero parlamentare europeo. L’impegno non è stato poco, anche perché la nostra attività è durata per ben due ore e mezzo senza pause. Ma la simulazione di gioco era perfetta, non avevamo mai assistito a niente di simile. Speriamo che la scuola organizzi ancora esperienze di vita e di studio come queste: ci siamo sentiti uniti e coinvolti in una dimensione per la prima volta sovranazionale, siamo stati per un giorno veri cittadini europei! I referenti del progetto solidarietà “Adotta un maestro” con la classe 2^BL , vincitrice nella gara di lettura di Biblioinrete