ECONOMIA ETICA, MA SOLO SE E' PER TUTTI, M. Morosini, Avvenire, 8.6.2011morosini1952
Arriva in Italia lo studio tedesco dell’Istituto Wuppertal sul futuro sostenibile, edito in collaborazione con le Chiese cattolica ed evangelica. L’obiettivo è proporre riforme capaci di rendere l’Europa più vivibile dal punto di vista dell’equità sociale e ambientale.
Le più importanti associazioni ambientaliste italiane, tra cui molte aderenti a Salviamo il Paesaggio – difendiamo i territori, hanno dato vita ad un’unione di forze senza precedenti presentando l’Agenda Ambientalista: un programma per le prossime elezioni, un vero e proprio piano per un futuro migliore
WWF, Legambiente, Greenpeace, FAI (Fondo Ambiente Italiano), Touring Club, Federazione nazionale Pro Natura e Cai (Club alpino italiano), associazioni che in buona parte aderiscono al FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI - PER LA TERRA E IL PAESAGGIO, hanno presentato in questi giorni il documento dal titolo AGENDA AMBIENTALISTA per la Ri/Conversione ecologica del Belpaese.
Sono stati scritti nero su bianco gli obiettivi e le azioni per uno sviluppo del nostro Paese che sia veramente sostenibile, nei fatti e non solo a parole. Puntando ad un vero e proprio rilancio economico in chiave ecologica, unica soluzione ai problemi attuali che attanagliano la nostra società.
L’obiettivo proposto, senza dubbio ambizioso, appare sempre più raggiungibile approfondendo la lettura delle 80 proposte concrete, raggruppate in dodici filoni e sviluppate nelle 14 pagine del documento....
L'originale la potetet trovare http://www.fondoambiente.it/upload/oggetti/Agenda_ambientalista.pdf
INTRODUZIONE 12 pagine FUTURO SOSTENIBILE 2011
La marea si è invertita. Ai vertici della politica e dell’economia hanno cominciato
a vacillare certezze di lunga data. Sono finiti i giorni d’euforia
neoliberista e di trionfante globalizzazione. Una rimozione durata anni
sembra terminare. L’uragano Katrina, gli iceberg che si sciolgono, le ondate
di caldo ricorrenti e gli uccelli migratori disorientati sembrano suggerire
ai popoli e ai loro leader: la natura restituisce i colpi che subisce.
Fino a quando sembrava che l’economia mondiale minacciasse soltanto
la stabilità del clima, si poteva lasciare questa preoccupazione agli ambientalisti.
Quando però nel 2006 il “Rapporto Stern”,1 commissionato
dal governo britannico, spiegò che i cambiamenti climatici minacciano
anche la stabilità dell’economia mondiale, i primi campanelli di allarme
hanno iniziato a squillare.
Eppure, finito il tempo della rimozione collettiva, sembra però propagarsi
ora una schizofrenia collettiva. Molti segnali indicano che siamo
davanti a un periodo di ambiguità: siamo provvisti di conoscenze, ma
incapaci di agire. Da un lato la società si è risvegliata alla consapevolezza
che la minaccia del caos climatico richiede un’inversione di marcia.
D’altro canto, molto va avanti come al solito. Gli aeroporti prevedono
un aumento di traffico e si espandono, alcune imprese ferroviarie mirano
a diventare imprese di logistica globale, le grandi compagnie elettriche
vogliono costruire decine di nuove centrali a carbone o atomiche, le
compagnie aeree a basso costo si rafforzano fondendosi con altre e si attrezzano
per il traffico intercontinentale, davanti ai ristoranti proliferano
le stufe a gas all’aperto, sulle strade di uscita dalle città fioriscono discount
Futuro.
e outlet. Di fronte alla decrescita causata dalla crisi finanziaria si moltiplicano
le sollecitazioni ai cittadini perché consumino di più e la logica
intrinseca di ogni singolo settore vanifica quello che dovrebbe essere l’obiettivo
comune. Ciò che tutt’al più finora procede bene, è una diversificazione
dell’offerta per corrispondere all’emergente sensibilità ecologica:
in qualche aeroporto circolano i primi autobus a idrogeno, le compagnie
elettriche vendono in segmenti di nicchia anche elettricità “verde”, alcune
compagnie ferroviarie noleggiano biciclette, le compagnie aeree a basso
costo fanno pubblicità di vacanze ecologiche, d’inverno, sotto le stufe
a fungo sui marciapiedi, vengono serviti alimenti dell’agricoltura biologica.
Ma nel complesso domina la schizofrenia: nel dibattito pubblico e
nei media quasi tutti sembrano favorevoli a una politica per il clima; nel
mondo della produzione materiale, però, l’uso di energia e combustibili
fossili continua ad aumentare.
Eppure non solo la natura, ma anche la globalizzazione si ritorce contro
di noi. La crescita delle economie emergenti, specialmente di Cina
e India, è un
ECONOMIA ETICA, MA SOLO SE E' PER TUTTI, M. Morosini, Avvenire, 8.6.2011morosini1952
Arriva in Italia lo studio tedesco dell’Istituto Wuppertal sul futuro sostenibile, edito in collaborazione con le Chiese cattolica ed evangelica. L’obiettivo è proporre riforme capaci di rendere l’Europa più vivibile dal punto di vista dell’equità sociale e ambientale.
Le più importanti associazioni ambientaliste italiane, tra cui molte aderenti a Salviamo il Paesaggio – difendiamo i territori, hanno dato vita ad un’unione di forze senza precedenti presentando l’Agenda Ambientalista: un programma per le prossime elezioni, un vero e proprio piano per un futuro migliore
WWF, Legambiente, Greenpeace, FAI (Fondo Ambiente Italiano), Touring Club, Federazione nazionale Pro Natura e Cai (Club alpino italiano), associazioni che in buona parte aderiscono al FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI - PER LA TERRA E IL PAESAGGIO, hanno presentato in questi giorni il documento dal titolo AGENDA AMBIENTALISTA per la Ri/Conversione ecologica del Belpaese.
Sono stati scritti nero su bianco gli obiettivi e le azioni per uno sviluppo del nostro Paese che sia veramente sostenibile, nei fatti e non solo a parole. Puntando ad un vero e proprio rilancio economico in chiave ecologica, unica soluzione ai problemi attuali che attanagliano la nostra società.
L’obiettivo proposto, senza dubbio ambizioso, appare sempre più raggiungibile approfondendo la lettura delle 80 proposte concrete, raggruppate in dodici filoni e sviluppate nelle 14 pagine del documento....
L'originale la potetet trovare http://www.fondoambiente.it/upload/oggetti/Agenda_ambientalista.pdf
INTRODUZIONE 12 pagine FUTURO SOSTENIBILE 2011
La marea si è invertita. Ai vertici della politica e dell’economia hanno cominciato
a vacillare certezze di lunga data. Sono finiti i giorni d’euforia
neoliberista e di trionfante globalizzazione. Una rimozione durata anni
sembra terminare. L’uragano Katrina, gli iceberg che si sciolgono, le ondate
di caldo ricorrenti e gli uccelli migratori disorientati sembrano suggerire
ai popoli e ai loro leader: la natura restituisce i colpi che subisce.
Fino a quando sembrava che l’economia mondiale minacciasse soltanto
la stabilità del clima, si poteva lasciare questa preoccupazione agli ambientalisti.
Quando però nel 2006 il “Rapporto Stern”,1 commissionato
dal governo britannico, spiegò che i cambiamenti climatici minacciano
anche la stabilità dell’economia mondiale, i primi campanelli di allarme
hanno iniziato a squillare.
Eppure, finito il tempo della rimozione collettiva, sembra però propagarsi
ora una schizofrenia collettiva. Molti segnali indicano che siamo
davanti a un periodo di ambiguità: siamo provvisti di conoscenze, ma
incapaci di agire. Da un lato la società si è risvegliata alla consapevolezza
che la minaccia del caos climatico richiede un’inversione di marcia.
D’altro canto, molto va avanti come al solito. Gli aeroporti prevedono
un aumento di traffico e si espandono, alcune imprese ferroviarie mirano
a diventare imprese di logistica globale, le grandi compagnie elettriche
vogliono costruire decine di nuove centrali a carbone o atomiche, le
compagnie aeree a basso costo si rafforzano fondendosi con altre e si attrezzano
per il traffico intercontinentale, davanti ai ristoranti proliferano
le stufe a gas all’aperto, sulle strade di uscita dalle città fioriscono discount
Futuro.
e outlet. Di fronte alla decrescita causata dalla crisi finanziaria si moltiplicano
le sollecitazioni ai cittadini perché consumino di più e la logica
intrinseca di ogni singolo settore vanifica quello che dovrebbe essere l’obiettivo
comune. Ciò che tutt’al più finora procede bene, è una diversificazione
dell’offerta per corrispondere all’emergente sensibilità ecologica:
in qualche aeroporto circolano i primi autobus a idrogeno, le compagnie
elettriche vendono in segmenti di nicchia anche elettricità “verde”, alcune
compagnie ferroviarie noleggiano biciclette, le compagnie aeree a basso
costo fanno pubblicità di vacanze ecologiche, d’inverno, sotto le stufe
a fungo sui marciapiedi, vengono serviti alimenti dell’agricoltura biologica.
Ma nel complesso domina la schizofrenia: nel dibattito pubblico e
nei media quasi tutti sembrano favorevoli a una politica per il clima; nel
mondo della produzione materiale, però, l’uso di energia e combustibili
fossili continua ad aumentare.
Eppure non solo la natura, ma anche la globalizzazione si ritorce contro
di noi. La crescita delle economie emergenti, specialmente di Cina
e India, è un
CRISI ECOLOGICA E SOCIALE - UN FUTURO SOSTENIBILE IN EUROPA? M. Morosini, ...morosini1952
Come ospitare degnamente 9-10 miliardi di abitanti della Terra, quanti arriveremo a essere nel 2050, senza stravolgere gli equilibri ecologici su cui si fondano l’alimentazione, il benessere e l’intera economia? Il progetto «Futuro sostenibile» da cui è scaturito un rapporto 1 del Wuppertal Institut 2 (cfr la scheda a p. XXX) vuole dare una risposta a questa domanda drammatica, offrendo un’opportunità di condurre anche in Italia una campagna per una svolta del nostro Paese verso la sostenibilità sociale ed ecologica secondo criteri d’equità globale. In questo momento storico il conflitto tra ecologia e giustizia palesa la sostenibilità come vero programma di sopravvivenza, perché la drammatica alternativa è tra la sostenibilità o l’autodistruzione. Lungi dal servire solo alla protezione dei panda e delle balene, l’ecologia è l’unica opzione per garantire sulla Terra il diritto d’ospitalità a un numero crescente di esseri umani. «Dobbiamo portare davanti agli occhi dell’opinione pubblica due ingiustizie: che i beni di questo mondo siano ripartiti in modo così sproporzionato e che quest’iniqua distribuzione non venga modificata». Quando nel 1958 il cardinale Joseph Frings pronunciò queste parole nel discorso di fondazione di Misereor, l’organizzazione tedesca cattolica per la cooperazione allo sviluppo che finanziò lo studio del 1996, forse non immaginava che 50 anni dopo i numeri di miliardari e di malnutriti nonché il grado di disuguaglianza che li separa avrebbero raggiunto record storici su un pianeta che già oggi potrebbe nutrire tutti i suoi abitanti. Fedele a quella consegna del 1958, lo scienziato tedesco Wolfgang Sachs Sachs, curatore del progetto, documenta l’evoluzione globale di povertà e ricchezza, constata l’inadeguatezza di molte ricette di sviluppo e conclude che «voler mitigare la povertà senza mitigare la ricchezza è ipocrisia» 3. Quel fuoco d’artificio di risorse che l’Europa brucia non è ripetibile nel mondo, non di certo con un numero crescente d’esseri umani. I due patrimoni che permisero l’ascesa dell’Europa non sono più a disposizione all’infinito: i combustibili fossili destabilizzano il clima e vanno esaurendosi, e per le materie prime biotiche 4 non sono più disponibili colonie oltreoceano. È questa la tragedia attuale: l’immaginario dei Paesi emergenti s’ispira alla civiltà euroatlantica, ma i mezzi per la sua realizzazione non sono più a disposizione. I ceti dei consumatori globali nel Nord e nel Sud, degli imprenditori e degli investitori sono chiamati a cedere alla natura e a chi sta peggio nel mondo una parte del loro potere in termini di capitale e confort. Se non lo faranno, resterà ben poco di ciò che ora rende la loro posizione così desiderabile. Il vero problema non è se vi sono risorse sufficienti, ma a chi sono destinate e per che cosa esse sono ripartite quando diventano scarse. Una politica ambientale che non si occupi anche di politica sociale non avrà successo.
erremoti, staminali, big data, energia, nucleare, inquinamento, sostenibilità, malattie rare, OGM, miliardi di euro spesi per la ricerca spaziale, il bosone di Higgs, ITER! Ricercare costa sempre di più e solo i paesi ricchi possono permetterselo. In un periodo economicamente difficile è ancora più complesso capire quale debba essere il rapporto fra tecnologia e ricerca e quali siano le responsabilità dei ricercatori? attraverso un gioco di domande e lettura di testi si animerà un dibattito con gli studenti sul problema delle rapporto fra ricerca, tecnologia e società e le responsabilità del ricercatore. (seminario in cui si chiede a gli studenti di partecipare)
Tesla Revolution 2016 - Rinnovabili e mobilità elettrica: le sfide per il futuroTesla Club Italy
Marco Giunti, Membro di Giunta di assoRinnovabili
Le emissioni legate alla produzione di energia da fonti fossili come petrolio, carbone e gas provocano danni al clima e alla salute umana. In particolare, si può distinguere tra emissioni di gas (come, ad esempio, la CO2), che sono i principali responsabili del riscaldamento climatico discusso alla recente Conferenza Internazionale sul Clima di Parigi, ed emissioni di gas (come, ad esempio, le polveri sottili), che rappresentano un grave problema sanitario soprattutto nelle città. L’ultimo report dell’Agenzia Europea dell’Ambiente è allarmante: l’Italia vanta purtroppo il triste primato europeo di 84.000 morti premature all'anno dovute all’inquinamento atmosferico! Come reagire? Siccome circa 1/3 dei consumi energetici è legato ai trasporti, sviluppare e diffondere la mobilità elettrica è certamente un’opportunità. Favorire quindi l’elettrificazione dei consumi energetici grazie a auto elettriche, pompe di calore e piastre a induzione, investire in energie rinnovabili, costruire abitazioni sostenibili, sono le principali risposte.
CRISI ECOLOGICA E SOCIALE - UN FUTURO SOSTENIBILE IN EUROPA? M. Morosini, ...morosini1952
Come ospitare degnamente 9-10 miliardi di abitanti della Terra, quanti arriveremo a essere nel 2050, senza stravolgere gli equilibri ecologici su cui si fondano l’alimentazione, il benessere e l’intera economia? Il progetto «Futuro sostenibile» da cui è scaturito un rapporto 1 del Wuppertal Institut 2 (cfr la scheda a p. XXX) vuole dare una risposta a questa domanda drammatica, offrendo un’opportunità di condurre anche in Italia una campagna per una svolta del nostro Paese verso la sostenibilità sociale ed ecologica secondo criteri d’equità globale. In questo momento storico il conflitto tra ecologia e giustizia palesa la sostenibilità come vero programma di sopravvivenza, perché la drammatica alternativa è tra la sostenibilità o l’autodistruzione. Lungi dal servire solo alla protezione dei panda e delle balene, l’ecologia è l’unica opzione per garantire sulla Terra il diritto d’ospitalità a un numero crescente di esseri umani. «Dobbiamo portare davanti agli occhi dell’opinione pubblica due ingiustizie: che i beni di questo mondo siano ripartiti in modo così sproporzionato e che quest’iniqua distribuzione non venga modificata». Quando nel 1958 il cardinale Joseph Frings pronunciò queste parole nel discorso di fondazione di Misereor, l’organizzazione tedesca cattolica per la cooperazione allo sviluppo che finanziò lo studio del 1996, forse non immaginava che 50 anni dopo i numeri di miliardari e di malnutriti nonché il grado di disuguaglianza che li separa avrebbero raggiunto record storici su un pianeta che già oggi potrebbe nutrire tutti i suoi abitanti. Fedele a quella consegna del 1958, lo scienziato tedesco Wolfgang Sachs Sachs, curatore del progetto, documenta l’evoluzione globale di povertà e ricchezza, constata l’inadeguatezza di molte ricette di sviluppo e conclude che «voler mitigare la povertà senza mitigare la ricchezza è ipocrisia» 3. Quel fuoco d’artificio di risorse che l’Europa brucia non è ripetibile nel mondo, non di certo con un numero crescente d’esseri umani. I due patrimoni che permisero l’ascesa dell’Europa non sono più a disposizione all’infinito: i combustibili fossili destabilizzano il clima e vanno esaurendosi, e per le materie prime biotiche 4 non sono più disponibili colonie oltreoceano. È questa la tragedia attuale: l’immaginario dei Paesi emergenti s’ispira alla civiltà euroatlantica, ma i mezzi per la sua realizzazione non sono più a disposizione. I ceti dei consumatori globali nel Nord e nel Sud, degli imprenditori e degli investitori sono chiamati a cedere alla natura e a chi sta peggio nel mondo una parte del loro potere in termini di capitale e confort. Se non lo faranno, resterà ben poco di ciò che ora rende la loro posizione così desiderabile. Il vero problema non è se vi sono risorse sufficienti, ma a chi sono destinate e per che cosa esse sono ripartite quando diventano scarse. Una politica ambientale che non si occupi anche di politica sociale non avrà successo.
erremoti, staminali, big data, energia, nucleare, inquinamento, sostenibilità, malattie rare, OGM, miliardi di euro spesi per la ricerca spaziale, il bosone di Higgs, ITER! Ricercare costa sempre di più e solo i paesi ricchi possono permetterselo. In un periodo economicamente difficile è ancora più complesso capire quale debba essere il rapporto fra tecnologia e ricerca e quali siano le responsabilità dei ricercatori? attraverso un gioco di domande e lettura di testi si animerà un dibattito con gli studenti sul problema delle rapporto fra ricerca, tecnologia e società e le responsabilità del ricercatore. (seminario in cui si chiede a gli studenti di partecipare)
Tesla Revolution 2016 - Rinnovabili e mobilità elettrica: le sfide per il futuroTesla Club Italy
Marco Giunti, Membro di Giunta di assoRinnovabili
Le emissioni legate alla produzione di energia da fonti fossili come petrolio, carbone e gas provocano danni al clima e alla salute umana. In particolare, si può distinguere tra emissioni di gas (come, ad esempio, la CO2), che sono i principali responsabili del riscaldamento climatico discusso alla recente Conferenza Internazionale sul Clima di Parigi, ed emissioni di gas (come, ad esempio, le polveri sottili), che rappresentano un grave problema sanitario soprattutto nelle città. L’ultimo report dell’Agenzia Europea dell’Ambiente è allarmante: l’Italia vanta purtroppo il triste primato europeo di 84.000 morti premature all'anno dovute all’inquinamento atmosferico! Come reagire? Siccome circa 1/3 dei consumi energetici è legato ai trasporti, sviluppare e diffondere la mobilità elettrica è certamente un’opportunità. Favorire quindi l’elettrificazione dei consumi energetici grazie a auto elettriche, pompe di calore e piastre a induzione, investire in energie rinnovabili, costruire abitazioni sostenibili, sono le principali risposte.
Che cos'è la cucina solare - La radiazione solare - Principio di funzionamento e prestazioni dei forni e delle cucine solari - Ricette di cucina solare
Lezione teorica sulla cucina solare per gli studenti del Liceo "Mamiani" Scienze Umane di Pesaro. Vantaggi e svantaggi della cucina solare, tipi di forni solari e principio di funzionamento, prestazioni dei forni solari.
Indicazioni passo passo per costruire un forno solare a pannello Copenhagen, ideato da Sharon Clausson e informazioni principali per il suo corretto utilizzo
Pieghevole che descrive il funzionamento del gruppo di acquisto per le riqualificazioni energetiche residenziali promosso dalle Sentinelle dell'Energia
Presentazione per le scuole medie in cui si descrivono i diversi tipi di forni e cucine solari e i principi fisici alla base della cucina solare. La presentazione include anche alcuni suggerimenti pratici di cucina.
Istruzioni passo passo per costruire un forno a pannello di tipo Copenhagen con cartone, colla vinilica o scotch, alluminio da cucina, spago e mollette!
Presentazione preparata dalle Sentinelle dell'Energia e promossa all'interno dell'iniziativa "Italia in Classe A" dell'ENEA, dedicata alle riqualificazioni energetiche nei condomini e volta a evidenziare i benefici economici raggiungibili dalle famiglie.
In this presentation, we talk about available small scale biogas plant technologies and enterprises - in particular (B)nergy - for India and refugee camps and we also show how microcredit and the social business approach can reveal to be an optimal solution for the sustainble diffusion of these technologies.
La presentazione descrive gli impianti di digestione anaerobica del tipo fixed dome, floating dome e a tubo in plastica. Passa poi per analizzare i concetti e le strategie alla base delle donazioni, del social business e del microcredito come misure per contrastare povertà e malnutrizione, facendo riferimenti importanti a Muhammad Yunus e alla Grameen Bank. Per finire, vengono presentati due tipi di impianto particolarmente interessanti, l'ARTI biogas e il digestore a tubo della (B)energy di Katrin Puetz.
Sulla base della testimonianza di Tchad Solaire, del Jewish World Watch e di altre organizzazioni umanitarie operanti in diversi campi rifugiati del Chad orientale, la presentazione aiuta a capire quali siano gli elementi chiave per promuovere la cucina solare nei campi rifugiati. Un approccio del tutto analogo può essere applicato nelle realtà più povere dell'India, di cui si offrono alcuni utili spunti di riflessione.
Solar Ovens:Opportunities for Refugee Camps and for India. Based on the field experience of Tchad Solaire, Jewish World Watch and other humanitarian organizations in several refugee camps of Eastern Chad, the presentation provides useful insights on why and how to promote solar cooking, together whit fuel-efficient stove cooking and heat retention cooking, both in refugee camps and in India.
The second of a series of interventions dealing with the sustainable development goals. This time we talk about poverty and undernourishment in India, with particular reference to rural India. The presentation comprises recent data about malnutrition and poverty, together with reference videos allowing to better understand the Indian complex reality and the variety of non governmental, governmental and bottom up approaches engaged to tackle the subjcet issues of the presentation.
La presentazione offre una panoramica introduttiva sul tema dei rifugiati e dei campi rifugiati, mettendo in luce le statistiche di pertinenza, le caratteristiche e le criticità presenti nei campi rifugiati. Viene riportato poi un accenno sui possibili progetti connessi all'uso dei forni solari e agli impianti a biogas nei campi rifugiati.
2. www.miritalia.org
Il M.I.R., Movimento Internazionale della Riconciliazione, è il
movimento che ha ricevuto il maggior numero di premi Nobel per la
pace, 6, fra cui Martin Luther King e Perez Esquivel.
In Italia è stato, assieme al Movimento Nonviolento, il maggiore
fautore dell’obiezione di coscienza al servizio militare e alle spese
militari. A metà degli anni ’70 è stato il primo movimento a
condurre una campagna contro il nucleare civile e militare,
proponendo un nuovo modello di sviluppo energetico basato sul
risparmio energetico, l’efficienza energetica e le energie rinnovabili,
e un nuovo modello di difesa, la Difesa Popolare Nonviolenta.
3. www.miritalia.org
Una società che non ha l’autosufficienza energetica è costretta ad
importare le fonti energetiche da altri paesi. Questo comporta da un
lato che quel paese è molto vulnerabile ed il suo sistema economico
e sociale è sempre a rischio, e dall’altro significa che quel paese
tenderà a rafforzare il suo sistema militare per garantirsi a qualunque
costo le materie prime e le fonti energetiche indispensabili alla vita
quotidiana dei suoi cittadini. Per questo il Nuovo Modello di Difesa
dell’Italia del 1991, confermato ed allargato dal recente
provvedimento del 2013 votato da tutti i partiti, IDV escluso,
prevede che l’esercito italiano, in spregio dell’art. 11 della
Costituzione, intervenga in “qualunque parte del mondo dove siano
in gioco gli interessi economici e strategici dell’Italia”.
4. www.miritalia.org
Testualmente si afferma:
“Le misure da adottare si configurano prioritariamente nella
predisposizione di strumenti politici, diplomatici ed economici di
prevenzione, ma devono prevedere anche l’eventualità di interventi
politico-militari, tendenti alla gestione internazionale delle crisi,
nonché azioni, coordinate con gli alleati, intese ad assicurare la
tutela degli interessi vitali, delle fonti energetiche, delle linee di
rifornimento e la salvaguardia dei beni e delle comunità nazionali
operanti in quei paesi” (Nuovo Modello di Difesa, governo
Andreotti, 1991).
5. Nel 1972 veniva pubblicato in Italia, a cura
delle Edizioni Scientifiche e Tecniche
Mondatori, un libro destinato a rimettere in
discussione uno dei capisaldi del pensiero
moderno: quel libro si chiamava “I limiti dello
sviluppo” (titolo mal tradotto, perché in inglese
il titolo era “The Limits to Growth” cioè “I
limiti della crescita”). Scienziati di tutto il
mondo riuniti in quello che si chiamava “Il
club di Roma” misero in guardia sul fatto che
le fonti energetiche e le materie prime
essenziali per far funzionare il modello di
sviluppo dei paesi ricchi e industrializzati non
erano infinite, ed anzi nel giro di pochi decenni
si sarebbero esaurite. Inoltre poiché queste
fonti energetiche e queste materie prime erano
quasi tutte nei paesi del “Terzo Mondo”, senza
politiche sagge e di giustizia l’accaparramento
delle risorse avrebbe potuto portare a guerre
terribili. Occorreva dunque cominciare a
mettere in atto cambiamenti profondi
specialmente nelle società ricche e
industrializzate: non a caso il secondo libro del
Club di Roma si chiamò “Verso un equilibrio
globale” perché prefigurava una umanità
capace di vivere in equilibrio con fonti
energetiche e risorse rinnovabili e, quindi, a
disposizione di tutti.
6. La crisi energetica del 1973, il cosiddetto “shock petrolifero”,
sembrò essere il primo segnale forte a conferma delle previsioni del
Club di Roma: ma purtroppo i paesi ricchi e industrializzati non
seppero cogliere quei segnali e dopo un primo momento di
“austerity” ripresero come prima la strada di un modello di sviluppo
energivoro, ingiusto, basato su fonti energetiche pericolose,
fortemente inquinanti e non rinnovabili quali il nucleare e i
combustibili fossili (carbone, petrolio, gas).
In un prezioso libretto del 1985 intitolato “I blu e i rossi, i verdi e i
bruni” Johan Galtung (sociologo e matematico norvegese, fondatore
nel 1959 dell'International Peace Research Institute e della rete
Transcend per la risoluzione dei conflitti, uno dei massimi esperti
mondiali di ricerca per la pace) prefigurava quattro diversi tipi di
società a seconda di come queste si organizzavano sulla democrazia,
sul sistema produttivo, sul sistema di difesa e sull’energia.
Ecco perché si potrebbe dire: “Dimmi che politica energetica hai e ti
dirò che società sei”.
7. 1) Partecipazione e democrazia
La nonviolenza vuole favorire i processi di partecipazione
democratica. Dunque anche le fonti energetiche devono
essere quanto più possibili:
decentrate e alla portata di tutti, facilmente
controllabili dal basso;
flessibili: possono anche essere dismesse o modificate
facilmente se non più valide o sorpassate dalla scoperta
di nuove fonti energetiche o di nuovi modi di produrre
quelle rinnovabili;
prodotte da tantissimi soggetti e non in mano a poche
potenti multinazionali.
8. 2) Stile di vita
Il nonviolento si impegna a condurre uno stile di vita sobrio
che permetta a tutti di condurre una vita semplice e
dignitosa nel rispetto della natura e dei suoi limiti, basato
pertanto sul contenimento dei consumi energetici, quindi
l'opposto dello stile di vita “energivoro” della società
attuale. L’idea di società che si vuole costruire è conviviale,
aperta, dove il potere è di tutti e le risorse energetiche sono
condivise ed utilizzate responsabilmente.
9. 3) Giustizia
Per ridurre il rischio di guerre occorre più giustizia. Un modello
di sviluppo che richiede tanta energia e tante materie prime,
molte ormai in via di esaurimento, produce necessariamente
guerre per accaparrarsi ciò che sta finendo. Occorre invece avere
il coraggio di cambiare, di creare le condizioni affinché tutti i
popoli dispongano del necessario e questo necessario sia
rinnovabile e diffuso. Il primo modello produce una relazione
dominatore-dominato, con ricchi sempre più ricchi e poveri
sempre più poveri perché dipendenti; il secondo modello
conduce ad una società in equilibrio con l’ambiente e con gli altri
popoli. Inoltre lo studio e lo sviluppo di nuove fonti di energia,
contribuendo al superamento dell’attuale modello di società e di
economia, può in definitiva dare una speranza di futuro ai
giovani.
10. Per capire quanto il nostro sia un modello di sviluppo energivoro e
sprecone occorre esprimersi in termini di potenza (energia nell’unità
di tempo) pro-capite, cioè watt (joule al secondo).
La potenza delle lampade che usiamo nelle nostre abitazioni varia da
pochi watt a qualche centinaio, mentre quella di un’automobile è
dell’ordine di qualche kW (migliaia di watt). Il metabolismo del
nostro corpo richiede una potenza di circa 100 W per nutrirci e
mantenerci in vita.
La tabella sottostante spiega allora molto bene le potenze pro-capite
in gioco in alcuni fra i principali paesi al mondo:
Stati Uniti 10-12 kW
Unione Europea 4-6 kW
Italia 5-6 kW
Cina 1-2 kW
India 1 kW
Paesi più poveri 0.1-0.5 kW
Media del mondo 1.6 kW
11. I consumi elettrici si misurano in TWh (terawattora = 1 miliardo di
chilowattora), quelli non elettrici si misurano in Mtep (milioni di tonnellate
equivalenti petrolio). Se una centrale termica avesse una efficienza pari al
100% (cioè fosse capace di trasformare tutta l’energia termica in elettricità)
si può verificare sperimentalmente che basterebbe bruciare 0.0858 Mtep
per ottenere 1 TWh. Nella realtà le centrali termiche hanno efficienze che
variano fra il 30% e il 40%, e dunque se Eff è l’efficienza di una centrale
(quindi Eff=0.39 vuol dire efficienza pari al 39%) si ha:
1 TWh = (0.0858 / Eff) Mtep
1 Mtep = 1/0.0858 x Eff = (11.66 x Eff) TWh
Poichè però occorre uscire dall’era del petrolio, sarà più opportuno
utilizzare, per l’energia termica, il joule (J) invece del Mtep, per cui la
relazione è la seguente:
1 TWh = (3600 / Eff) TJ
1 TJ = 1/3600 x Eff = (0.278 x Eff) TWh
da cui
1 Mtep = (11.66 x Eff) TWh = 11.66 x 3600 TJ = 41958 TJ
1 TJ = 2.38 x 10-5
Mtep
20. CONCLUSIONI DELLA PRIMA PARTE
L’Italia ha un consumo pro-capite di circa 5 kW all’anno: va ridotto a
1.5 kW.
Le fonti energetiche utilizzate dall’Italia sono combustibili fossili non
rinnovabili per il 77.1% (petrolio 44.7%, gas 29.1%, carbone 3.3%).
L’Italia utilizza l’energia per il 37.2% per il settore civile (abitazioni,
negozi, uffici, ecc.), per il 34.1% per i trasporti, per il 26.2% per
l’industria e per il 2.4% per l’agricoltura.
L’energia elettrica è prodotta per il 75% da fonte non rinnovabile.
L’Italia utilizza l’energia elettrica per il 53.5% per il settore civile (di
cui il 31.1% per il terziario e il 22.4% per le abitazioni), per il 44.6%
per l’industria e per l’1.9% per l’agricoltura.
21. LA PRODUZIONE E IL CONSUMO
DI ENERGIA HANNO UN ENORME
IMPATTO SANITARIO E AMBIENTALE
L’Unione Europea ha stimato i danni in Euro per MWh prodotto da:
Petrolio e derivati 55.8
Gas naturale 27.3
Incenerimento rifiuti 8.9
Idroelettrico 3.4
Eolico, Solare < 0.1
Il danno totale in Italia dovuto alla produzione di energia è stato stimato essere pari a:
15 miliardi di Euro all’anno
22. PARTE SECONDA: GLI SCENARI FUTURI
Europa 2020
Nel 1998 l’Europa formulò la strategia “Europa 2020”
dandosi 5 obiettivi da raggiungere entro il 2020. Quello
riguardante l’energia prevede, con riferimento al 1990, di
eliminare almeno il 20% di sprechi energetici, aumentare di
almeno il 20% l’efficienza energetica e ottenere almeno il
20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili.
Questi obiettivi sono minimali e facilmente raggiungibili
con politiche adeguate. Diversi paesi raggiungeranno questi
obiettivi, mentre l’Italia è ancora molto indietro, soprattutto
sul risparmio energetico.
23. Lo scenario al 2050
Una seria politica energetica deve porsi obiettivi importanti
da raggiungere nel medio termine: per questo motivo molti
esperti hanno proposte strategie con obiettivi da raggiungere
entro il 2050. Amory Lovins, famoso per il suo libro del
1979 “Energia dolce. Una scelta coerente per il futuro”, oggi
Presidente del Rocky Mountain Institute degli Stati Uniti (
www.reinventingfire.com) ha descritto una strategia per il
2050 per gli Stati Uniti che farà a meno completamente di
petrolio, gas e carbone.
24. FONTI ENERGETICHE NEGLI STATI UNITI - 2010
Altre rinnovabili
1%
Biomasse
5%
Idrogeno
0%
Idroelettrico
3%
Nucleare
9%
Carbone
22%
Gas
26%
Petrolio
34%
Oggi le fonti
energetiche degli
Stati Uniti sono le
seguenti:
Fonte: Rocky Mountain
Institute, Stati Uniti
www.reinventingfire.com
25. Gli Stati Uniti partono persino peggio di noi in quanto le
fonti rinnovabili sono appena il 9% contro il 22.9% da
cui parte l’Italia.
26. FONTI ENERGETICHE NEGLI STATI UNITI - 2050
Altre rinnovabili
43%
Idrogeno
4%
Idroelettrico
4%
Biomasse
23%
Nucleare
0%
Carbone
0%
Gas
26%
Petrolio
0%
Lo scenario
proposto per il
2050 per gli
Stati Uniti è il
seguente:
Fonte: Rocky
Mountain Institute,
Stati Uniti www.
reinventingfire.com
27. Per quanto riguarda l’Italia, si possono fare le seguenti ipotesi:
le abitazioni italiane consumano, in media, da 15 a 20 mc di metano
per metro quadrato all’anno. In Germania questo consumo è di circa 5
mc. Tenuto conto che l’Italia è meno fredda della Germania e che al
2050 si saranno introdotte tecniche costruttive e di riqualificazione
energetica molto migliori di quelle attuali, si può ragionevolmente
pensare che i 34.4 Mtep che attualmente vengono consumati per il
settore civile (abitazioni, uffici, commercio) si possano ridurre a 5
Mtep. Ma già oggi è possibile costruire abitazioni che traggano dal
sole tutta l’energia di cui hanno bisogno, utilizzando le pompe di
calore o la geotermia. Dunque il settore civile al 2050 lo possiamo
pensare come autosufficiente, che abbia dunque azzerato ogni
necessità di contributi energetici esterni.
28. Per quanto riguarda i consumi energetici nell’industria,
applicando una maggiore efficienza energetica del 20% e
una riduzione degli sprechi di altrettanto (scenario che
l’Europa ritiene raggiungibile già nel 2020) si può ridurre
il consumo 2011, che è stato di 32.7 Mtep, a 20 Mtep.
Questo è uno scenario minimo, perché al 2050 si
potrebbero ottenere ben altri risultati in termini di
efficienza energetica (si pensi che le lampadine a basso
consumo consumano solo il 20% di energia elettrica delle
tradizionali lampadine a incandescenza, e quelle a LED
ancora meno della metà).
29. Nel settore dell’agricoltura, ottenendo miglioramenti simili a quelli
dell’industria, si può scendere da 3 a meno di 2 Mtep all’anno.
L’incognita vera è quella dei trasporti. Nel 2050 il petrolio sarà
esaurito o avrà costi estremamente elevati. I mezzi di trasporto come
si muoveranno? Con l’idrogeno? Con batterie elettriche? Con metano
e GPL? Con carburanti derivati da biomasse? Lo scenario del Rocky
Mountain Institute prevede ancora l’uso di automezzi elettrici e
alimentati da biomasse, ma con efficienze molto maggiori dei veicoli
attuali (che sono estremamente basse, 24% al motore e 10% alle
ruote). Resta però, nel settore dei trasporti, la questione cruciale: se
gli attuali 800 milioni di veicoli hanno provocato tanti danni
ambientali e hanno consumato enormi quantità di materie prime e
fonti energetiche, è pensabile di estendere l’uso dell’automobile
privata a 7 miliardi di persone? Evidentemente la risposta è no.
Occorre dunque incentivare politiche di trasporto collettivo.
30. Il documento “Roadmap per la green economy in Italia. Le 70
proposte degli Stati Generali di Rimini” approvato il 23/11/2012,
va largamente nelle direzioni sopra indicate ed in particolare ai
punti 31 e 32 afferma:
31. Fissare, per gli edifici costruiti dopo il 2014 e per quelli
soggetti a ristrutturazioni rilevanti, standard di consumi
energetici inferiori del 30% di quelli attuali, preparando così
anche il settore delle costruzioni ad affrontare gli impegnativi
obiettivi europei di fine decennio.
32. Introdurre dal 2015 l’obbligo di realizzare edifici pubblici
“nearly zero energy”, rendere effettivi e controllabili gli obblighi
sulla quota di rinnovabili, fissare l’obbligo di installare
schermature esterne negli edifici con grandi superfici vetrate.
31. In definitiva, si può ragionevolmente pensare che nel 2050
una società avanzata come l’Italia possa soddisfare l’intero
suo fabbisogno energetico del settore civile, industriale e
agricolo con circa 20 Mtep, mentre la questione dei
trasporti dovrà giocarsi fra l’elettricità, l’idrogeno e le
biomasse, con efficienze, però, molto maggiori di quelle
attuali .
Si tratta, allora, di rivolgersi alle energie rinnovabili per
coprire il fabbisogno energetico di 20 Mtep, equivalenti a
meno di 100 TWh elettrici.
32. Nel 2011 le energie rinnovabili, in Italia, hanno fornito un
contributo di circa 85 TWh: dunque l’obiettivo di 100 TWh
appare a portata di mano, anche perché il vertiginoso
aumento del fotovoltaico è stato si ottenuto con
significativi incentivi economici ma anche senza nessuna
programmazione, tanto che si sono stupidamente utilizzati
terreni agricoli invece che terre incolte e spazi marginali
(come parcheggi, aree industriali, ecc.). Per ottenere 100
TWh all’anno di energia elettrica basterebbe utilizzare 500
kmq: ma le efficienze dei pannelli fotovoltaici stanno
rapidamente aumentando, per cui questa cifra è destinata e
ridursi fortemente.
33. Scelte energetiche, modelli di sviluppo e modelli di difesa
Società ad alta intensità energetica, come sono quelle che hanno
dominato il mondo fino al XX° secolo, necessitano di enormi quantità
di materie prime e fonti energetiche: siccome la disponibilità di queste
risorse non è illimitata ed è spesso presente in paesi diversi da quelli
cosiddetti sviluppati, un sistema militare forte e aggressivo è la
condizione necessaria per garantirsi petrolio e materiali indispensabili
a questo modello di sviluppo. L’aggravarsi drammatico della questione
ambientale e l’affacciarsi sulla scena mondiale di altri protagonisti,
Cina ed India in primis, pone l’urgenza di un cambiamento radicale nel
modello di sviluppo delle società industrialmente avanzate.
La dottrina militare statunitense (ma anche il cosiddetto Nuovo
Modello di Difesa delle Forze Armate italiane del 1991) non fa mistero
della necessità di controllare le aree strategiche di produzione del
petrolio, ovunque nel mondo, dall’America Latina all’Africa al Medio
Oriente. Si può ben dire che gran parte delle guerre contemporanee
sono, almeno in prima ma buona approssimazione, “guerre per il
petrolio”.
34. È illusorio e pericoloso per l’equilibrio ecologico su larga scala pensare di risolvere il
problema energetico aumentando ancora la potenza totale impiegata dall’umanità.
Occorre invece un progetto di «contrazione e convergenza» ovvero di diminuzione
della potenza pro capite delle popolazioni opulente e di crescita di quelle povere, per
attestarci verso una potenza prossima al valore di 1,5 kW.
Se si assumono come variabili la crescita quantitativa (misurata attraverso il
famigerato PIL) per i modelli di sviluppo e l’intensità crescente della capacità
distruttiva per i modelli di difesa, si può ipotizzare una correlazione empirica degli uni
con gli altri, secondo la classificazione rappresentata nello schema seguente:
MDD (MODELLO DI DIFESA) MDS (MODELLO DI SVILUPPO)
Correlazioni tra modelli di sviluppo e modelli di difesa
35. Il passaggio da un modello di difesa all’altro viene chiamato
transarmo, un termine che, a differenza di disarmo, si
propone innanzi tutto il cambiamento della dottrina militare,
per rendere possibile anche operazioni di disarmo, per
quanto limitate ad alcuni sistemi d’arma.
Il passo successivo, o parallelo, è quello della transizione a
un modello di sviluppo basato su un’economia nonviolenta,
stazionario, in cui l’impatto ambientale sia autenticamente
sostenibile. A esso è associata l’idea di una difesa popolare
nonviolenta, che si ispira alle molteplici lotte nonviolente, su
varia scala, avvenute nel corso di tutta la storia umana e in
particolare nel Novecento.
36. L’Italia non si è mai dato un serio Piano Energetico Nazionale,
mentre invece è una delle azioni politiche più importanti e
urgenti del nostro tempo. I principi base sono:
Risparmio.
Efficienza.
Rinnovabili.
Questo piccolo opuscolo è solo un assaggio di quello che
dovrebbe diventare il documento base per il futuro energetico
del nostro paese.
Queste azioni sono le uniche che a lungo termine possono
garantire un futuro alle generazioni che verranno. Inoltre tali
scelte favoriscono una diminuzione dell’impatto sull’ambiente
delle attività umane, contribuendo alla soluzione del grave
problema del riscaldamento globale.
37. Per centinaia di migliaia di anni, e fino al 1700, l’umanità
è vissuta basandosi esclusivamente sulle energie
rinnovabili (braccia, legna, animali).
Poi, per circa 300 anni, ha vissuto bruciando combustibili
fossili che la natura aveva prodotto in milioni di anni
(carbone, petrolio, gas).
Ora ci sono le condizioni per chiudere definitivamente
questa finestra di 3 secoli, e tornare all’era delle energie
rinnovabili.