La notizia di una mamma che uccide il proprio figlio è in grado di suscitare uno sgomento collettivo, sembra impossibile che una mamma possa uccidere il figlio che per nove mesi ha portato in grembo. Da anni mi occupo di questo argomento non solo dal punto di vista criminologico ma anche e soprattutto clinico, al fine di individuare i principali fattori di riscio di queste donne, per poter prevenire. Ho incontrato più di 30 donne che hanno ucciso il loro bambino e, grazie alla loro collaborazione e al racconto delle loro storie, ho identificato i principali fattori di rischio e di protezione e creato una scala di valutazione del rischio di atti auto ed etero lesivi materni.
Lo scopo del webinar è quello di far conoscere questo fenomeno che tanto spaventa e porre le basi per poter individuare i casi a rischio nella nostra pratica clinica.
Verranno raccontate storie di casi reali, discussi i numeri del fenomeno figlicidio in Italia, descritti i fattori dirischio e di protezione ed esaminato lo strumento MABRA (Maternal Aggressive Behaviour Risk Assessment)
Good Stuff Happens in 1:1 Meetings: Why you need them and how to do them well
"La prevenzione del suicidio e del figlicidio materno" - Alessandra Bramante
3. Quando pensiamo alla morte materna, pensiamo
alla morte per emorragia postpartum, magari per
infezione o trombosi. Molte persone rimangono
sorprese scoprendo che il suicidio miete un
numero significativo di morti materne nel primo
anno dopo il parto
4. Il suicidio materno è un evento raro ma con devastanti
conseguenze. L’impatto infatti è estremamente
significativo: per le conseguenze sul bambino che
rimane senza la mamma e per la famiglia che fatica a
dare un senso ad una tale tragedia
Tuttavia sembra essere la più comune causa di morte
durante la gravidanza e nel primo anno dopo il parto
5. Il report annuale del Perinatal and Maternal
Mortality Review Committee ha trovato che il
suicidio è la principale causa di morte nelle donne
in gravidanza ed in postpartum in Nuova Zelanda
Un quarto di tutte le morti materne avvenute in
Nuova Zelanda tra il 2006 ed il 2010 si è verificata
per suicidio (13 casi)
6. Gli studi suggeriscono anche che l’ideazione
suicidaria è molto più comune dei tentati suicidi e
dei suicidi durante la gravidanza ed il periodo del
postpartum. Si stia che l’ideazione suicida affligga
dal 5 al 14 percento delle donne
7. La decima revisione dell’“International Classification of
Diseases" (ICD-10) definisce “morte materna” la morte di
una donna durante la gravidanza o entro 42 giorni dal suo
termine, indipendentemente dalla sede o dalla durata della
gravidanza, per qualsiasi causa correlata o aggravata dalla
gravidanza o dal suo trattamento, ma non da cause
accidentali o incidentali. Nella stessa classificazione, la
morte materna tardiva rappresenta la morte di una donna
per cause ostetriche dirette o indirette oltre i 42 giorni, ma
entro un anno dal termine della gravidanza
8. Una prima classificazione della morte materna
viene fatta in base al tempo:
1. Morte Materna Precoce: quando si verificava
durante la gravidanza ed entro i 42 giorni di
postpartum
2. Morte Materna Tardiva: la morte per causa
diretta o indiretta che si verifica tra il giorno 43 ed
il giorno 365 di postpartum
9. Un seconda classificazione (tipologie):
1. Morte Diretta: risultato di complicazioni ostetriche (es.
preeclampsia, emorragia, ecc.)
2. Morte Indiretta: risultato di una condizione che non è
direttamente legata a cause ostetriche, ma è aggravata dagli
effetti della gravidanza (es. condizioni cardiache, infezioni,
suicidio, ecc.)
3. Morte Casuale-Incidentale: morti che si verificano in
gravidanza o nel postpartum ma non sono legate alla
maternità (es. incidenti)
10. Tra le morti per causa indiretta troviamo la morte
materna per cause psichiatriche. Una morte
materna è descritta come dovuta a cause
psichiatriche se, non si sarebbe verificata, in
assenza di un disturbo psichiatrico. La maggior
parte di queste morti avviene per suicidio, una
minoranza per abuso di sostanze (in particolare
overdose di eroina) e qualche caso per altre cause
come l’omicidio
11. Suicidio in gravidanza
Il rischio e le percentuali di suicidio nelle donne
gravide sono inferiori rispetto a quelle delle donne
non gravide. Esistono comunque alcuni fattori che
sono associati con un aumento del rischio di
suicidio in gravidanza: una gravidanza non
desiderata, l’abbandono del partner, avere avuto
un precedente aborto o interruzione volontaria di
gravidanza, o ancora la morte di un precedente
bambino. Sono tutti importanti fattori negativi che
mettono la donna in una condizione di alto rischio
suicidario (Henshaw, 2007)
12. Il suicidio in gravidanza sembra verificarsi per molteplici
cause: una problematica relazionale familiare, una
problematica affettiva con il partner, aver subito un abuso
sessuale, un precedente abuso o interruzione volontaria
della gravidanza, la perdita di un figlio, problemi
economici, la fine di una relazione sentimentale
(abbandono del partner), ma anche la gravidanza stessa
può costituire di per sé un fattore precipitante
13. Un importante fattore di rischio è la presenza nella
donna di una grave psicopatologia. Uno studio
americano di Gold e colleghi, (2012) sulle donne
che commettono suicidio in gravidanza e nel
postpartum mette in luce la presenza di un
numero elevato di problematiche psichiatriche, in
particolare disturbi dell’umore e abuso di sostanze
14. Quando il suicidio si verifica in gravidanza, così
anche nel postpartum, le donne utilizzano rispetto
alle donne della popolazione generale, metodi
inusuali e molto violenti, segno di una elevata
intenzionalità e della presenza di alti livelli di
psicopatologia
15. Il suicidio nel primo anno dopo il parto
Gli studiosi di maternità già da anni affermano che
l’effetto protettivo della maternità non è altro che
un mito. Sembra infatti che la presenza del
bambino non funga da deterrente, bensì aumenti il
rischio di suicidio. In particolare il rischio è molto
elevato nei primi sei mesi dopo il parto
16. Il Confidential Enquiry into Maternal Deaths (CEMD)
nel Regno Unito, riporta il suicidio come
principale causa di morte materna. A seconda dei
diversi studi la percentuale di sucidi materni va
dal 17% al 28%, nel primo anno di vita del
bambino. Anche studi americani sull’argomento
riportano percentuali che variano a seconda degli
studi dal 2.7% al 15% (Palladio C.L. et al., 2011)
17. I principali studi sul suicidio legato alla maternità
sono stati condotti da Margaret Oates nel Regno
Unito. L’autrice riporta nei suoi studi i temi
costanti nella maggior parte dei casi di suicidio da
lei analizzati: la presenza di un disturbo
psichiatrico, in particolare disturbo bipolare e
psicosi puerperale. Il rischio di ricorrenza, la
mancanza di una diagnosi e quindi nessuna presa
in carico della donna. Un onset precoce e la morte
entro i primi 6 mesi del postpartum e la scelta di
modalità molto violente per togliersi la vita (80%
dei casi)
18. Più nel dettaglio le ricerche scientifiche affermano
che avere una storia di disturbo psichiatrico
aumenta di 27 volte il rischio di tentare il suicidio
nel primo anno dopo il parto. In particolare le
donne affette da disturbo bipolare dell’umore
hanno un elevatissimo rischio di ricadute nelle due
settimane seguenti il parto. Inoltre avere già
tentato in passato il suicidio aumenta di trenta
volte la possibilità di morte per suicidio, in
particolare nel primo anno dopo il parto
19. Una donna ricoverata perché presenta un grave
disturbo psichiatrico dopo il parto, è settanta volte
più a rischio di suicidio nel primo anno di vita del
bambino, rispetto ad una donna che non presenta
una patologia psichiatrica (Paris P., et al., 2009)
Il periodo più a rischio di suicidio per le donne
affette da grave psicopatologia è il primo mese
dopo il parto
20. In Italia non vi sono molti studi sul suicidio in
gravidanza e nel postpartum, e non esiste un
sistema di sorveglianza specifico per lo studio
della mortalità materna. C’è stata però
un’interessante ricerca condotta in Emilia
Romagna sulla mortalità materna dal 2001 al 2007,
da cui emerge che il suicidio rappresenta il 13%
delle morti materne
21. Non esistendo nel nostro Paese un sistema di
controllo delle morti materne, al fine di avere una
stima dei casi che si verificano ogni anno, è stata
quindi utilizzata la consultazione dei maggiori
quotidiani e dei giornali locali, avendo ben chiaro
che tale modalità implica inesattezze e non
necessariamente permette di identificare tutti i casi
successi. Sono stati rinvenuti 89 casi di suicidio e
tentato suicidio, in gravidanza o nel postpartum,
dal 1990 al 2014
22. In 68 casi c’è stato il suicidio e in 21 casi il tentato
suicidio (89 casi)
I casi in gravidanza rinvenuti sono 38 mentre
quelli nel postpartum 51
I casi più numerosi sono quelli del 2014 (16 casi: 3
in gravidanza e 13 nel postpartum)
L’età media delle donne suicide in gravidanza è di
30.2 anni, quella delle donne in postpartum è di
32.7 anni
Il periodo della gravidanza scelto dalle donne per
togliersi la vita va dal terzo mese di gestazione al
nono mese
23. Le donne del campione che si suicidano nel
postpartum, in 14 lo fanno entro i primi 42 giorni
dopo il parto (morte materna precoce) e 37 nel
periodo tra i 43 giorni e l’anno (morte materna
tardiva)
Questo dato sostanzialmente concorda con i
risultati degli studi italiani ed internazionali
24. Le modalità utilizzate dalle donne per uccidersi
sono le stesse riportate dalla quasi totalità degli
studi internazionali
Donne in gravidanza: l’impiccamento e
precipitazione, così anche per le donne che si
suicidano nel postpartum
25. Rispetto alla motivazione che spinge queste donne
al suicidio non è possibile conoscerla in modo
preciso e scientifico, vista la fonte utilizzata. E’
vero però che una causa di base è la presenza di
una patologia psichiatrica
I periodi più a rischio di suicidio materno sono
l’ultimo trimestre di gravidanza ed i primi mesi
del postpartum.
26. Il profilo delle donne che si suicidano nel
postpartum è diverso da quello degli uomini e
donne che si tolgono la vita in altre fasi della vita.
Sono donne che più frequentemente hanno avuto
precedenti esperienze di ospedalizzazione,
presentano disturbi psichiatrici (in particolare
disturbo bipolare e psicosi affettiva), sono più
“vecchie”, multipare, hanno una buona condizione
sociale, relazioni stabili, buone posizioni
lavorative, un grado elevato di scolarità ed
utilizzano modalità più violente (Oates M., 2008;
Henshaw C., 2007)
28. Con il termine figlicidio si intende l’uccisione del proprio
bambino. Si tratta di un crimine complicato e
multifattoriale, di un problema di salute pubblica in tutto il
mondo. E’ molto difficile capire cosa spinge una mamma
ad uccidere il proprio figlio. Quest’atto è così irrazionale
che solitamente porta a pensare che sia il risultato di una
mente disturbata, così gli psichiatri sono regolarmente
chiamati per esaminare molti casi nella speranza di trovare
una spiegazione psichiatrica
29. Ho analizzato 55 anni di neonaticidio e figlicidio materno
in Italia, dal 1958 al 2013, riportati dagli organi di stampa
Conoscendo la fonte delle informazioni ho analizzato i dati
essendo consapevole delle possibili manchevolezze e delle
probabili imprecisioni
Con il termine neonaticidio ho considerato l’uccisione del
figlio che si verifica nell’immediatezza del parto o
comunque entro le prime 24 ore successive alla nascita
Con il termine figlicidio ho considerato l’uccisione del
figlio dal giorno di vita in poi
37. Scopo del presente studio è quello di identificare i principali fattori di
rischio e fattori di protezione nel figlicidio materno, in un campione di
donne italiane, per poter riconoscere e quindi prevenire i casi ad alto
rischio
A tale scopo ho analizzato un campione di 90 donne divise in 3
sottogruppi:
30 mamme che hanno ucciso o tentato di uccidere i loro figli
30 mamme affette da psicopatologia che non hanno avuto agiti
aggressivi
30 mamme “sane”
38. Ogni mamma è stata analizzata con tre colloqui clinici approfonditi e
numerosi test:
1. un’Intervista Semi-strutturata per identificare I fattori di rischio e di
protezione nelle diverse fasi di vita, con particolare attenzione alla
gravidanza e al postpartum;
2. la WAIS-R (Wechsler Adult Intelligence Scale-Revised) e le Matrici
Progressive di Raven per la misurazione dell’intelligenza
39. 3. il Test di Rorschach;
4. la SCID-I (Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I
Disorders) per i Disturbi Psichiatrici Maggiori e la SCID-II
(Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis II Disorders) per
fare diagnosi di Disturbo di Personalità;
5. l’Adult Attachment Interview (AAI) per valutare lo stile di
attaccamento della mamma
41. Family of origin risk factors References
Family history of psychiatric disorder D’Orban, 1979; Crimmins et al., 1997:
McKee & Shea, 1998; Lewis et al., 2003;
Bramante, 2005; McKee & Bramante, 2010
Relationship with parents
(poor bonding with own parents as a child; abandoned or without
family)
Fraiberg et al., 1975; Rosenberg, 1995;
Locke & Newcomb, 2004; Bramante, 2005;
McKee, 2006; Valenca, 2011
Witnessed violence Cicchetti & Lynch, 1993; Sattler, 1998;
Pizzarro & Billick, 2003; Overstreet & Mazza,
2003; Locke & Newcomb, 2004
Change of address in infancy (several and important changes) Bramante, 2005; McKee, 2006
43. Fattori
di rischio
“Individuali”
Abuso sessuale in infanzia storia
trauma
Insonnia
Deliri
Allucinazioni
Precedenti psichiatrici dati
psicopatologia
Abuso di sostanze
Patologia psichiatrica attuale
Familiarità psichiatrica
Violenza assistita
Attitudine negativa alla maternità
Gravidanza non desiderata dati
maternità
No cure prenatali
Status socio-economico basso
Isolamento sociale
No sostegno materiale LSE
Fattori
di rischio
“Famiglia origine”
“Fattori
di rischio
Situazionali “
44. Fattori
di rischio
“Individuali”
Abuso sessuale in infanzia storia
trauma
Insonnia
Deliri
Allucinazioni
Precedenti psichiatrici dati
psicopatologia
Abuso di sostanze
Patologia psichiatrica attuale
Familiarità psichiatrica
Violenza assistita
Attitudine negativa alla maternità
Gravidanza non desiderata dati
maternità
No cure prenatali
Status socio-economico basso
Isolamento sociale
No sostegno materiale LSE
Fattori
di rischio
“Famiglia origine”
“Fattori
di rischio
Situazionali “
48. Nelle madri figlicide i pensieri di fare del male al bambino sono presenti
nel 10% dei casi e sono all’interno di un delirio
Nelle madri con psicopatologia sono presenti nel 23.3% dei casi e sono
pensieri ti tipo ossessivo che portano la donna al rimuginio e a
spaventarsi, mettendo in atto compulsioni
Nelle madri “sane” non sono presenti pensieri di fare del male ai loro
bambini
49. GLI PSICHIATRI DOVREBBERO INDAGARE
IL RISCHIO DI FIGLICIDIO IN MODO
SISTEMATICO, COME FANNO
PER IL RISCHIO DI SUICIDIO