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I RISCHI NEGLI AMBIENTI DI
LAVORO
Formatore: dott. Stefano Di Zio
Ambiente di lavoro
AMBIENTI DI LAVORO
Definizioni
I luoghi destinati a ospitare posti di lavoro, ubicati all’interno
dell’azienda o dell’unità produttiva, nonché ogni altro luogo di
pertinenza dell'azienda o dell'unità produttiva accessibile al
lavoratore nell’ambito del proprio lavoro;
Art. 62 D.Lgs. 81/08
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
1. I luoghi di lavoro devono essere conformi
ai requisiti indicati nell’ ALLEGATO IV.
2. I luoghi di lavoro devono essere strutturati
tenendo conto, se del caso, dei lavoratori disabili.
Art. 63 D.Lgs. 81/08 Requisiti di salute e di sicurezza
gabinetti
porte
vie di circolazione
scale
docce
posti
di lavoro
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
Il datore di lavoro provvede affinché:
d) luoghi di lavoro, gli impianti e i dispositivi sottoposti a regolare
manutenzione e riparati al più presto;
e) luoghi di lavoro, gli impianti e i dispositivi sottoposti a regolare
pulitura;
f) impianti e i dispositivi di sicurezza, destinati alla prevenzione o all'eliminazione
dei pericoli, sottoposti a regolare manutenzione e al controllo del loro
funzionamento.
Art. 64 D.Lgs. 81/08 Obblighi del datore di lavoro
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI LUGHI DI LAVORO
Luoghi di lavoro
Stabilità e solidità
Altezza,
cubatura e
superficie
Pavimenti, muri,
soffitti, finestre e
lucernari dei locali
scale
Vie di circolazione,
zone di pericolo,
pavimenti e
passaggi
Vie e uscite di
emergenza.
Porte e
portoni
Scale
Posti di lavoro e
luoghi di lavoro
esterni
Microclima
Illuminazione
naturale ed
artificiale
Locali di riposo e
refezione
Spogliatoi Servizi
igienici
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Altezza, cubatura e superficie
ALTEZZA MINIMA: 3 m (per uffici o az. Commerciali limiti
fissati da comune normativa)
SUPERFICIE LORDA: 2 mq/lavoratore
CUBATURA LORDA: 10 mc/lavoratore
Nelle aziende industriali l’azienda USL può
consentire altezze inferiori a 3 metri (es. 2.70)
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Vetrate
Se sono trasparenti e traslucide, in particolare quelle
completamente vetrate, devono essere:
- chiaramente segnalate,
- uso di materiali di sicurezza per un’altezza di almeno 1 m
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Finestre e lucernari
Quando sono aperti
devono essere
posizionati in modo
da non
costituire pericolo;
Devono poter essere
aperti, chiusi,
regolati e fissati dai
lavoratori in tutta
sicurezza;
Le aperture devono
essere sufficienti per
un rapido ricambio
d’aria;
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Scale
costruite e
mantenute in
modo da resistere
ai
carichi massimi.
I gradini devono avere
pedata e alzata
dimensionate a regola
d'arte e
larghezza adeguata alle
esigenze del transito.
Scale e pianerottoli:
provvisti, sui lati
aperti, di parapetto
normale
Scale a pioli di altezza superiore
a m. 5, fissate su pareti o
incastellature verticali o con
inclinazione > 75 gradi:
provviste, a partire da m. 2,50
dal pavimento o dai ripiani, di
gabbia
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Vie di circolazione e zone di pericolo
Zone di pericolo
segnalate in modo
chiaramente visibile
Dispositivi per
impedire rischi di
cadute dei
lavoratori o rischi
di cadute
d'oggetti
Distanza di sicurezza
sufficiente tra i
pedoni e i mezzi di
trasporto
il tracciato delle vie di
circolazione deve
essere evidenziato.
Situate in modo tale
che i pedoni o i
veicoli possano
utilizzarle facilmente
in piena sicurezza e i
lavoratori nelle
vicinanze
non corrano alcun
rischio
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Passaggi
non devono essere
ingombrati da
materiali che ostacolano
la normale circolazione;
ostacoli fissi o mobili che
costituiscono un pericolo per i
lavoratori o i veicoli devono
essere adeguatamente segnalati
aperture nei solai o nelle pareti
devono essere protetti, su tutti
i lati, mediante PARAPETTI
NORMALI provvisti di arresto al
piede e disposti
anche contro urti o eventuali
cadute
Davanti alle uscite dei locali
e alle vie che immettono
direttamente in una
via di transito devono essere
disposte barriere atte ad
evitare investimenti.
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Vie di fuga e
uscite di emergenza
luogo sicuro:
luogo nel quale le
persone sono da
considerarsi al sicuro
dagli effetti
determinati
dall'incendio o altre
situazioni di
emergenza;
uscita di emergenza:
passaggio che immette
in un luogo sicuro;
via di emergenza:
percorso senza
ostacoli al deflusso
che consente alle
persone che
occupano un edificio
o un locale di
raggiungere un
luogo sicuro;
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Vie di fuga e uscite
di emergenza
tutti i posti di lavoro
devono poter essere
evacuati
rapidamente ed in
piena sicurezza da
parte dei lavoratori
Devono rimanere
sgombre e mai
ostruite con oggetti
o materiali in modo
da consentire
di raggiungere il più
rapidamente
possibile un luogo
sicuro
Numero, distribuzione e
dimensioni devono essere
adeguate alle
dimensioni dei luoghi di lavoro,
alla loro ubicazione, alla loro
destinazione d'uso, alle attrezzature
in essi installate, nonché al numero
massimo di persone presenti
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Vie di fuga e uscite
di emergenza
Devono avere altezza
minima di m 2,0 e
larghezza minima
conforme
alla normativa vigente
in materia antincendio
aperte facilmente
ed immediatamente
da parte di qualsiasi
persona
apribili nel verso dell’esodo
Non devono essere chiuse a
chiave e non ostruite
… è vietato adibire a
porte delle uscite di
emergenza:
le saracinesche a rullo,
le porte scorrevoli
verticalmente,
le porte girevoli su asse
centrale
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Vie di fuga e uscite
di emergenza
devono essere
evidenziate da
apposita segnaletica
e dotate di
un'illuminazione di
sicurezza di intensità
sufficiente
pericoli di esplosioni o
specifici rischi di incendio
con > 5 lavoratori:
Devono rispondere a
quanto prescritto dalla
specifica normativa
antincendio.
pericoli di esplosione o
incendio (> 5lavoratori):
almeno 1 porta ogni 5
lavoratori (apribile verso
l'esodo) ≥ m 1,20.
NORMALI LAVORAZIONI:
fino a 25: 1 porta ≥ m 0,80;
tra 26 e 50: 1 porta ≥ m 1,20 apribile verso
l'esodo;
tra 51 e 100: 1 porta ≥ m 1,20 e 1 ≥ m
0,80, apribili verso l'esodo;
Sopra 100: le porte di cui sopra + 1 porta
apribile verso l'esodo ≥ m 1,20
per ogni 50 lavoratori in più rispetto ai 100.
Formatore dott. Stefano Di Zio
1.7 – Scale  parapetto
PARAPETTO NORMALE:
• costruito con materiale rigido e resistente ;
• altezza utile di almeno un metro;
• costituito da almeno due correnti, di cui quello
intermedio posto a circa metà tra i due;
• costruito e fissato in modo da poter resistere, in ogni sua parte,
al massimo sforzo cui può essere assoggettato;
PARAPETTO NORMALE CON ARRESTO AL PIEDE:
completato con fascia continua sul piano alta ≥ 15 cm.
…i posti di lavoro o di passaggio sopraelevati devono essere
provvisti, su tutti i lati aperti, di parapetti o difesa equivalenti.
NO per piani di caricamento di altezza inferiore a m. 2,00.
Formatore dott. Stefano Di Zio
AMBIENTI DI LAVORO
ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI
Illuminazione naturale
ed artificiale dei
luoghi di lavoro
dotati di
illuminazione
artificiale adeguata
per salvaguardare
la sicurezza, la
salute e
il benessere di
lavoratori.
I mezzi di
illuminazione
artificiale devono
essere tenuti
costantemente in
buone condizioni di
pulizia e di
efficienza
Formatore dott. Stefano Di Zio
Rischio elettrico
L’ELETTRICITÀ
E’ inevitabile utilizzare apparecchiature e macchinari (macchine, impianti, computer,
fotocopiatrice ecc.) alimentati ad energia elettrica.
L’elettrocuzione (azione della corrente elettrica sul corpo umano) può avvenire sia per un
contatto con cavi elettrici male isolati o parti elettriche che normalmente sono in tensione
nel loro normale funzionamento (contatto diretto), sia con oggetti metallici che risultano
essere in tensione a causa di un difetto di isolamento (contatto indiretto).
L’azione della corrente elettrica sul corpo umano produce effetti sia locali (ustione) sia
generali (morte a seguito folgorazione).
Formatore dott. Stefano Di Zio
Principali norme di comportamento
• verificare che i cavi elettrici siano ben posizionati e non attorcigliati,
• non effettuare mai qualsiasi tipo di intervento elettrico, cioè all’interno di oggetti o
involucri che riportano il simbolo qui di fianco.
• verificare visivamente i cavi, segnalando ai superiori la presenza di conduttori usurati o
scoperti,
• non sfilare le spine tirandole dal cavo, ma effettuare l’operazione impugnandole,
• evitare l’uso di prolunghe; quando sono indispensabili, però, devono essere
completamente srotolate e bisogna verificare che il loro posizionamento non crei
intralcio o pericolo per il personale. In particolare nel loro utilizzo è necessario
provvedere alla protezione dei conduttori dalla possibilità di tranciature,
Formatore dott. Stefano Di Zio
Principali norme di comportamento
• verificare nell’uso di prolunghe o attrezzature collegate a spine (leggendo i dati riportati)
che la potenza assorbita dalla macchina non superi quella erogabile dalla spina e dal cavo
stesso,
• non tentare di spengere un incendio che interessa un’attrezzatura elettrica con l’acqua;
tale azione può comportare un pericolo di folgorazione. Questo soprattutto sui quadri
elettrici dove compare il simbolo riportato qui di fianco,
• avvisare immediatamente il superiore gerarchico se incorrete in una “scossa”, anche
leggera, indicandogli con esattezza l’operazione che ha provocato l’evento.
Formatore dott. Stefano Di Zio
La Movimentazione Manuale
dei Carichi
LA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Per MMC si intendono tutte le operazioni di:
 trasporto o di sostegno di un carico comprese le azioni del sollevare, deporre,
spingere, tirare, portare o spostare un carico che per le loro caratteristiche o in
conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli comportano rischi di
patologie da sovraccarico biomeccanico in particolare dorso-lombari.
 movimentazione di bassi carichi ad alta frequenza relativi a compiti lavorativi
ripetitivi, causa di patologie muscolo scheletriche degli arti superiori.
Formatore dott. Stefano Di Zio
Principali conseguenze
 infortuni quali schiacciamento di arti, tagli e ferite di viario tipo e più
frequentemente lesioni da sforzo,
 effetti cronici quali lombaggine, dolori articolari, tendinopatie, neuropatie e, nei
casi più gravi, ernia del disco, artrosi, scoliosi.
Formatore dott. Stefano Di Zio
Principali norme di comportamento
 per alzare il carico l’operatore non deve sforzare il busto, quindi è necessario porsi di fronte ad esso
con le gambe divaricare, piegando le stesse ed afferrando il carico con entrambe le mani. Nel
sollevare il carico lo sforzo deve essere effettuato dalle gambe aiutandosi, appena possibile, con
l’appoggio del carico stesso al corpo,
 nel movimentare un carico evitare rotazioni del busto,
 eseguire le azioni necessarie secondo il metodo di lavoro previsto,
 non accelerare il lavoro per finire prima. Rispettare i periodi di recupero prescritti dai metodi di lavoro,
 prima di alzare il carico verificare che il percorso non presenti ostacoli pericolosi e che l’oggetto da
trasportare non presenti pericoli intrinseci (spigoli vivi, instabilità, ecc.),
 evitare di salire con un carico sulle impalcature,
 alla comparsa di disturbi/dolori lombari o agli arti è opportuno comunicarlo al preposto.
Formatore dott. Stefano Di Zio
Videoterminali
I VIDEOTERMINALI
Effetti connessi all’operatore che lavora al videoterminale sono legati all’apparato visivo e scheletrico.
Per quanto riguarda gli occhi si possono avere effetti di vario tipo quali bruciore, arrossamenti, prurito,
visione sdoppiata o sfocatura, ecc., che costituiscono la sindrome detta affaticamento visivo.
Questa sindrome non dà luogo a lesioni permanenti dell’occhio e delle sue funzioni ed è perciò
reversibile.
Per quanto riguarda l’apparato scheletrico, si possono verificare anche dolori muscolari ed articolari alle
spalle, ai polsi e al collo, legati essenzialmente alle posture incongrue.
Formatore dott. Stefano Di Zio
Principali norme di comportamento
• rispettare le naturali pause nell’utilizzo dei videoterminali (almeno 15 minuti ogni due ore consecutive);
• adeguare il proprio posto di lavoro alle proprie esigenze fisiche. In particolare è necessario adattare
l’altezza della sedia ed eventualmente richiedere un poggiapiedi;
• evitare che il contrasto del video provochi facile lacrimazione;
• ingrandire i caratteri in modo da non esigere un eccessivo sforzo visivo;
• posizionare il monitor in modo tale da evitare di avere fonti luminose sull’asse occhio schermo;
• collocare la tastiera in modo da permettere un comodo posizionamento degli avambracci.
• per i PC portatili, è possibile richiedere per la propria postazione di lavoro principale la dotazione di
adeguato accessorio hardware;
• avvisare il proprio superiore se la postazione è soggetta a correnti d’aria;
• segnalare al Medico Competente dell’Azienda l’eventuale insorgenza di difficoltà visive (anche se solo
presunte).
Formatore dott. Stefano Di Zio
Rischio chimico
IL RISCHIO CHIMICO
 Le sostanze e i preparati chimici sono d’uso corrente e quotidiano in tutti i settori di attività.
 Il rischio deriva dal “contatto” (contatto, inalazione, ingestione) dei prodotti pericolosi con l’organismo
umano, in particolare per le condizioni di uso di questi prodotti.
 Per le sostanze pericolose è prevista dai Regolamenti CEE una apposita etichettatura di segnalazione
che illustra graficamente il tipo di pericolo.
 Alla fine del 2010 è entrato in vigore il nuovo Regolamento CEE (Regolamento CLP) introducendo un
nuovo sistema per la classificazione e l’etichettatura delle sostanze chimiche.
Formatore dott. Stefano Di Zio
IL RISCHIO CHIMICO
 La nuova etichetta prevista dal Regolamento CLP riporta una dicitura che indica il tipo di pericolo
(“può provocare ustioni”, “sviluppa gas tossici”, ecc.), le precauzioni da prendere per l’uso e per la
corretta conservazione del prodotto (“conservare in un luogo fresco”, “proteggere le mani”, ecc.) ed è
costituita da un rombo bianco con bordo rosso con un disegno in nero che illustra graficamente il tipo
di pericolo.
 Un’adeguata informazione/formazione sull’utilizzo delle sostanze e prodotti e sull’eventuale rischio
che tale attività può comportare, sarà al lavoratore erogata dal preposto all’atto delle introduzione del
lavoratore stesso nel proprio posto di lavoro in quanto direttamente correlata alla mansione.
Formatore dott. Stefano Di Zio
Formatore dott. Stefano Di Zio
Sostanze pericolose
Formatore dott. Stefano Di Zio
• Esplosivo: può esplodere per effetto della fiamma o degli urti, oppure è sensibile ad urti
ed attriti.
• Comburente: a contatto con altre sostanze, soprattutto infiammabili, provoca una forte reazione
che sviluppa calore.
• Infiammabili: liquidi il cui punto di scintilla è compreso fra i 21 e 55 °C.
• Tossico: per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, può comportare rischi gravi
ed anche la morte.
• Nocivo: può provocare lesioni acute o croniche, può essere letale.
• Corrosivo: può esercitare nel contatto con tessuti vivi (epidermide) un’azione distruttiva.
• Irritante: può produrre al contatto diretto, prolungato o ripetuto con la pelle o le mucose, una
reazione infiammatoria.
• Sensibilizzante: può dar luogo ad una reazione di ipersensibilizzazione.
Formatore dott. Stefano Di Zio
• Cancerogeni: possono provocare il cancro o aumentarne la frequenza per inalazione, ingestione
o assorbimento cutaneo.
• Mutageni: possono produrre difetti genetici ereditari o aumentarne la frequenza per
inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo.
• Tossico per il ciclo riproduttivo: per inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo possono
provocare o rendere più frequenti effetti nocivi, non ereditari, sulla prole (teratogeni), o danni a
carico delle funzione o delle capacità riproduttive maschili e femminili.
• Pericoloso per l’ambiente: qualora si diffondano nell’ambiente può o possono presentare rischi
immediati o differiti per una o più delle componenti ambientali (flora, fauna, acqua).
Formatore dott. Stefano Di Zio
Nella valutazione del rischio a cui sono soggetti i lavoratori, bisogna tener presente tutte le
attività connesse al processo produttivo, come il trasporto, la manutenzione o la
produzione di scarti di lavorazione che possono determinare una particolare esposizione
per certi lavoratori.
Ne deriva perciò che molte aziende rientrano all'interno del campo di applicazione del
presente decreto, come ad esempio le piccole e medio imprese che adoperano determinati
agenti chimici per la pulizia dei locali e delle attrezzature di lavoro o come officine
meccaniche, in cui i lavoratori sono esposti a fumi di saldatura per effetto dell'attività svolta.
Il datore di lavoro, prima di iniziare una qualsiasi attività produttiva, o quando sono avvenuti
notevoli cambiamenti tali da modificare l'esposizione dei lavoratori, deve effettuare una
valutazione del rischio a cui possono essere esposti i dipendenti tenendo in considerazione
una serie di parametri.
Formatore dott. Stefano Di Zio
1. Solido
2. Liquido
3. Aerosol: particelle solide e/o liquide disperse in un mezzo gassoso; possono
presentarsi come:
 Polveri: (sia di natura organica che inorganica) generate da azioni meccaniche; es.:
toner, silice, amianto (fibre), farina, pesticidi, ecc.
 Fumi: particelle fini prodotte da materiali solidi per evaporazione, condensazione
e reazioni molecolari in fase gassosa. Es: il piombo per riscaldamento produce
vapore che condensando in aria forma particelle metalliche che si ossidano (ossido
di piombo), oppure fumi di combustione composti da prodotti della incompleta
combustione esempio il fumo di motori diesel; ecc.
 Nebbie: particelle liquide prodotte dalla condensazione di vapori, reazioni
chimiche o atomizzazione di liquidi (es.: nebbie di oli minerali prodotte durante il
funzionamento di pompe o altri utensili raffreddati e lubrificati ad olio, oppure
nebbie di acido solforico, o soluzioni liquide nebulizzate, ecc.)
 Aeriformi: sono costituiti da gas e vapori (es: CO, O3, ossidi di azoto e zolfo, vapori
di benzina, di alcol etilico, ecc.)
Forme di manifestazione
Rischio biologico
Formatore dott. Stefano Di Zio
Definizione
Consiste nella possibilità di contrarre, in seguito all’esposizione a virus,
batteri, miceti o funghi (lieviti e muffe), colture cellulari derivate da
organismi pluricellulari:
a) Infezioni
b) Intossicazioni
c) Effetti allergici
d) Tumori
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Definizione
Elenco esemplificativo di attività lavorative che possono comportare la presenza di
agenti biologici:
• Industrie alimentari
• Impianti di depurazione acque
• Agricoltura e Zootecnia
• Servizi sanitari e obitori
• Laboratori clinici, veterinari, diagnostici
• Impianti smaltimento rifiuti
-
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Veicoli di diffusione
1. Aria: (ambienti di lavoro chiusi e poco aerati)
2. Acqua: contaminata da microrganismi a trasmissione oro-fecale come
salmonelle, virus epatite A, (questi organismi vengono eliminati con le feci ma possono
infettare nuovamente gli individui attraverso la bocca. Sono a rischio coloro che operano
presso impianti fognari e di depurazione delle acque)
3. Suolo: il microbo del tetano (Clostridium tetani) è trasmesso attraverso il
terreno, a rischio la attività con alto indice di ferite o abrasioni.
4. Mani: sono fra i vettori principali di malattie, è importante:
 Lavarsi sempre accuratamente le mani dopo qualsiasi attività
comportante rischio biologico.
 Non mangiare o fumare in aree di lavoro in cui vi è rischio di esposizione
5. Via parenterale: (sangue ed emoderivati)
Sono microrganismi che si trasmettono attraverso il sangue di persone infette,
come virus epatite B e C, virus AIDS.
La trasmissione avviene attraverso: lesioni della cute, lesioni delle mucose e
strumenti medico-chirurgici.
Sono a rischio gli operatori sanitari ma anche gli addetti allo smaltimento rifiuti.
Rumore
IL RUMORE
Formatore dott. Stefano Di Zio
L’esposizione al rumore non genera danni immediati. La sua azione produce effetti che
normalmente si manifestano molto tempo dopo.
Obbligo del Datore di Lavoro
Il DL valuta l'esposizione dei lavoratori al rumore durante il lavoro considerando:
• il livello, il tipo e la durata dell'esposizione,
• i valori limite di esposizione e i valori di azione,
• gli effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al rumore,
• gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori derivanti da interazioni fra rumore
e sostanze ototossiche e fra rumore e vibrazioni,
• gli effetti indiretti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori risultanti da interazioni fra rumore e
segnali di avvertimento o altri suoni che vanno osservati al fine di ridurre il rischio di infortuni,
• le informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria
IL RUMORE
Formatore dott. Stefano Di Zio
Obblighi dei lavoratori
I lavoratori devono:
• osservare le disposizioni e istruzioni impartite dal Datore di Lavoro;
• usare con cura ed in modo appropriato i dispositivi di sicurezza;
• segnalare immediatamente le deficienze dei suddetti dispositivi e mezzi nonché le altre eventuali
condizioni di pericolo di cui vengono a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza,
nell’ambito delle loro competenze o possibilità, per eliminare o ridurre dette deficienze o pericoli;
• non rimuovere o modificare, senza autorizzazione, i dispositivi di sicurezza, di segnalazione, di
misurazione ed i mezzi individuali e collettivi di protezione;
• non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre non di loro competenza che possono
compromettere la protezione o la sicurezza;
• sottoporsi ai controlli sanitari previsti nei loro riguardi.
IL RUMORE
Formatore dott. Stefano Di Zio
Nei luoghi di lavoro ove è affisso il seguente segnale:
è obbligatorio l’uso di mezzi di protezione dell’udito che i lavoratori hanno avuto in dotazione
(esposizione uguale o superiore al valore superiore di azione 85 dB(A).
IL RUMORE
Formatore dott. Stefano Di Zio
L’addestramento dei lavoratori sull’utilizzo dei dispositivi di protezione dell’udito è obbligatorio.
Il datore di lavoro sottopone a sorveglianza sanitaria i lavoratori:
1) quando l’esposizione supera i valori superiori di azione 85 dB(A)
2) su richiesta del lavoratore stesso se l’esposizione al rumore è superiore al valore inferiore di azione 80
db(A) oppure a discrezione del medico competente qualora ne confermi la necessità.
Vibrazioni
RISCHIO DA ESPOSIZIONE A VIBRAZIONI
MECCANICHE
Formatore dott. Stefano Di Zio
DIFFERENTI TIPOLOGIE DI RISCHIO
Vibrazioni trasmesse al Sistema mano-braccio
Vibrazioni trasmesse al Corpo intero
Effetti delle vibrazioni
Formatore dott. Stefano Di Zio
Le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio possono dare luogo a patologie di tipo:
• VASCOLARE (Fenomeno di Raynaud)
• NEUROLOGICO: (neuropatia periferica sensitiva)
• TEORTICOLARE: (lesioni croniche degeneranti a carico dei segmenti ossei)
Le vibrazioni trasmesse al corpo intero possono dare luogo a patologie di tipo:
• Disturbi e patologie del rachide lombare
• Disturbi e patologie del distretto cervico brachiale
• Effetti sugli apparati cocleo-vestibolare gastroenterico circolatorio, urogenitale
Interventi di prevenzione
Formatore dott. Stefano Di Zio
Gli interventi di prevenzione e protezione per ridurre i rischi derivanti dall’esposizione a
vibrazioni meccanico comprendono:
• scelta di attrezzature di lavoro adeguate concepite nel rispetto dei principi ergonomici e che
producono il minor livello possibile di vibrazioni;
• fornitura di attrezzature accessorie per ridurre i rischi (guanti, ecc);
• adeguata informazione e formazione dei lavoratori sull’uso corretto dei DPI, in modo da ridurre al
minimo la loro esposizione a vibrazioni meccaniche;
• limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione;
• sorveglianza sanitaria;
• informazione e formazione.
Stress lavoro-correlato
STRESS LAVORO-CORRELATO
Formatore dott. Stefano Di Zio
Lo stress consiste nella risposta che il nostro organismo attua davanti a qualsiasi
sollecitazione, per meglio adattarsi ad essa.
Quando è negativo, lo stress si accompagna a malessere e disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali.
Lo stress lavoro correlato è responsabile di un’alta percentuale di giornate lavorative perse ed è in
aumento il numero di persone che presenta condizioni di sofferenza.
Lo stress dovuto al lavoro può essere definito come un insieme di reazioni fisiche ed emotive
dannose che si manifesta quando le richieste poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità,
risorse o esigenze del lavoratore (risultano pertanto esclusi la violenza sul lavoro, la sopraffazione
sul lavoro, lo stress post-traumatico).
Lo stress, così individuato, può influire negativamente sulle condizioni di salute e
provocare persino infortuni.
STRESS LAVORO-CORRELATO
Formatore dott. Stefano Di Zio
Le fonti che generano lo stress possono essere identificate in:
• Rischi ambientali (Rumorosità, Vibrazioni, Variazioni di temperatura, Ventilazione,
Umidità, Igiene Ambientale)
• Rischi psicosociali:
a) Contesto di lavoro (comportamenti inaccettabili, carenza di rispetto, cambiamenti)
b) Contenuto del lavoro (scarso controllo, una pressione lavorativa continua, richieste eccessive)
che portano a :
• errori,
• affaticamento,
• burn-out,
• esaurimento
• scarsa performance.
I rischi psicosociali sul lavoro possono essere controllati con successo e ciò migliora il benessere dei
lavoratori e la performance aziendale. Il cardine è la prevenzione.
STRESS LAVORO-CORRELATO
Il film di Napo è pensato per tutti i settori lavorativi e ha l’obiettivo di favorire
la discussione su alcune delle problematiche più difficili che i lavoratori, i
manager e i preposti si trovano ad affrontare.
Fattori organizzativi
Formatore dott. Stefano Di Zio
I fattori organizzativi sono trasversali ed influenzano:
• sia i rischi per la sicurezza,
• sia i rischi per la salute,
• sia la qualità delle prestazioni e della produzione.
Il benessere organizzativo è inteso come l’interfaccia positiva tra la persona e l’organizzazione
di cui fa parte e come cultura del lavoro fatta di valorizzazione e stimolo, in contrapposizione
a controllo e diffidenza.
Fattori organizzativi
Formatore dott. Stefano Di Zio
“COSTRITTIVITÀ ORGANIZZATIVE”
• Marginalizzazione dell’attività lavorativa,
• Svuotamento delle mansioni,
• Mancata assegnazione di compiti e inattività forzata,
• mancata assegnazione di strumenti di lavoro,
• ripetuti trasferimenti ingiustificati,
• prolungata attribuzione di compiti dequalificanti
• prolungata attribuzione di compiti esorbitanti o eccessivi anche in relazione a eventuali
condizioni di handicap psicofisici,
• impedimento sistematico e strutturale all’accesso a notizie,
• inadeguatezza di informazioni inerenti attività ordinaria di lavoro,
• esclusione reiterata da attività formative e aggiornamento professionale,
• esercizio eccessivo e esasperato di forme di controllo ,
• altre assimilabili
Rischi ricollegabili alle differenze di età,
genere, alla provenienza da altri Paesi e
alla tipologia contrattuale
Fra le vittime di infortuni, talune categorie di lavoratori sono maggiormente esposte
(dati INAIL):
Giovani
Neo assunti
Lavoratori temporanei
Stranieri
I rischi ricollegabili alle differenze di età, genere, alla
provenienza da altri Paesi e alla tipologia contrattuale
In relazione alle loro specificità e a quelle di altre categorie di lavoratori, e la loro tutela, l’art.
28 comma 1 del DL 81/2008 prevede “la valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei
lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari…..nonché
quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi.”
Formatore dott. Stefano Di Zio
Vi sono le prescrizioni normative per la tutela delle lavoratrici in gravidanza e
puerperio, per alcune indicazioni relativamente ai pesi movimentabili e nelle indicazione
delle etichettature dei preparati pericolosi, sono invece scarse le indicazioni ulteriori ed
occorre riferirsi a dati di letteratura medica.
Vi sono differenze di genere in un’ampia serie di problematiche più vaste legate alle
circostanze di lavoro, quali le molestie sessuali, la discriminazione, la partecipazione al
processo decisionale sul luogo di lavoro, e che vi sono conflitti tra lavoro e vita privata,
è necessario affrontare la prevenzione dei rischi in modo olistico.
Un altro obiettivo è di individuare pericoli meno evidenti e problemi di salute che si
manifestano più frequentemente nelle donne. Tale ultimo aspetto trova una verifica da
parte del medico competente, il quale, attraverso la conoscenza dei posti di lavoro - che
gli deriva dalle informazioni fornitegli dal datore di lavoro, dalla collaborazione prestata
alla valutazione dei rischi e dai periodici sopralluoghi - e la sorveglianza sanitaria verifica
l’assenza di controindicazioni allo svolgimento dell’attività lavorativa specifica ed il
mantenimento nel tempo dello stato di salute.
Differenze di genere
Formatore dott. Stefano Di Zio
Mentre la normativa tutela il lavoro minorile – non rappresentato nelle realtà aziendali – nulla dice
riguardo ai cosiddetti “lavoratori anziani”. Nell’assenza di specifici riferimenti normativi, è usuale rivolgersi
ai dati della letteratura, dai quali è possibile desumere alcuni elementi di base:
•le differenze all’interno della popolazione “anziana” sono maggiori rispetto a quelle tra “giovani” e
“anziani”;
•l’età cronologica non è un indicatore dell’età fisiologica né mentale;
•se da un lato gli anziani mostrano un graduale declino in alcune capacità (per esempio nella forza
forza muscolare), dall’altro sviluppano strategie compensatorie rinforzabili con l’esercizio.
Al fine della valutazione dei rischi occorre prestare quindi particolare attenzione ai seguenti aspetti:
•disturbi/patologie muscolo-scheletrici;
•movimentazione manuale dei carichi;
•disturbi/patologie da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori;
•lavoro notturno;
•lavoro a turni;
•stress correlato al lavoro;
•riduzione di capacità visiva;
•riduzione di capacità uditiva;
Differenze di età
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Differenze di età e genere: misure di prevenzione
É prassi consolidata che nell’assegnazione dei lavoratori alle mansioni si prendano in considerazione
genere ed età; per quanto riguarda il genere, ad esempio:
•considerando i pericoli più frequenti nei lavori a prevalenza maschile e in quelli a prevalenza femminile;
•verificando che gli strumenti ed i dispositivi usati per la valutazione tengano conto dei problemi specifici
per le donne e per gli uomini;
•non trascurando le problematiche legate al genere quando si esaminano le implicazioni di eventuali
cambiamenti sul luogo di lavoro;
•considerando tutti i settori interessati dalla salute riproduttiva, non soltanto la gravidanza;
•scegliendo l’equipaggiamento di protezione in base alle esigenze individuali, adatto anche alle donne
ed agli uomini «non medi»;
•assicurandosi che tanto le donne quanto gli uomini ricevano informazioni e formazione sulla SSL
relative ai compiti che svolgono, alle loro condizioni di lavoro ed alle ripercussioni sulla salute.
Tutti gli aspetti citati al punto precedente sono abitualmente monitorati in corso di sorveglianza sanitaria
preventiva e periodica da parte del medico competente.
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La principale criticità è rappresentata dalle eventuali barriere linguistiche, seguita dalle differenze
culturali e di usi e abitudini. Per tale motivo il caposaldo della prevenzione è rappresentato
dall’aspetto informativo e formativo, regolamentato dagli art. 36 e 37 del D.Lgs. 81/08.
La capacità di comprendere la lingua italiana da parte di lavoratori provenienti da altri paesi è un
elemento indispensabile al fine di una corretta attuazione dei disposti aziendali volti alla
prevenzione degli infortuni sul lavoro ed alla tutela della salute dei lavoratori.
La capacità comprendere la lingua italiana da parte di lavoratori provenienti da altri paesi viene già
effettuata in sede di colloquio dal selezionatore e dal RSPP in occasione dei successivi momenti
informativi e formativi mirati ed anche dal medico competente in occasione della visita medica
medica preventiva.
Il medico competente collabora alle citate attività in particolare con informazioni nel campo
specifico della salute e tiene conto dell’etnia e della provenienza in corso di sorveglianza sanitaria.
Differenze di provenienza
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Differenze di tipologia contrattuale
Dalle valutazioni dei rischi, solitamente emerge che i potenziali pericoli a cui possono essere soggetti i
lavoratori, indipendentemente dalla specifica tipologia contrattuale (part-time, contratti a termine,
contratto di inserimento, apprendistato, tirocinio formativo, somministrazione di lavoro ex lavoro
interinale]), distaccati, trasfertisti) sono i medesimi di quelli dei lavoratori con contratto a tempo
indeterminato e pertanto si applicano le medesime misure di prevenzione e protezione già previste per
questi ultimi così come i DPI.
Tuttavia è proprio “l’insicurezza”, la provvisorietà e l’aleatorietà e il cambiamento continuo del posto di
lavoro che condiziona l’approccio alla sicurezza e quindi il comportamento del lavoratore, che tenderà
da un lato ad essere passivo nei confronti della propria sicurezza e dall’altra meno attento a imparare
davvero e metabolizzare gli aspetti specifici del luogo in cui opera.
La partita della prevenzione si gioca quindi subito (come con i neo-assunti e i giovani di scarsa
esperienza lavorativa) promuovendo particolarmente nella loro formazione e nel fare comprendere
l’impegno aziendale sulla sicurezza..
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Campi elettromagnetici
Campi Elettromagnetici
Definizione:
Il Campo Elettromagnetico è generato dall’unione di
un’onda magnetica con un’onda elettrica, perpendicolari fra
di loro. Un campo elettrico che varia nel tempo crea un
campo magnetico altrettanto variabile. A seconda delle
caratteristiche fisiche (frequenza, lunghezza d’onda,
intensità di energia), si distinguono vari CEM con effetti
biologici diversi per il corpo umano.
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Spettro EM e fonti artificiali
Le attrezzature da lavoro (quali monitor, forni elettrici,
lettori laser, ecc.) emettono campi elettromagnetici
potenzialmente dannosi per l’organismo.
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Radiazioni ionizzanti
Le radiazioni ionizzanti sono radiazioni caratterizzate da frequenze
molto elevate.
La distinzione tra radiazioni ionizzanti e non riveste una grande
importanza per quel che riguarda gli effetti biologici, poiché il
meccanismo di ionizzazione può causare la rottura dei legami
atomici che tengono unite le molecole nelle cellule provocando
alterazioni genetiche e tumori nei tessuti
Le radiazioni ionizzanti sono, pertanto, cancerogeni certi.
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Effetti sanitari dell’inquinamento
elettromagnetico.
Per campi EM a bassa frequenza
Da studi epidemiologici (50-60 Hz; 0,2-0,3 μT ), si evidenzia un aumento delle
probabilità di contrarre tumori (leucemia), alterazioni nel sangue, gravidanze
anomale.
Da studi di laboratorio (50-100 Hz; 10 – 250 μT), si sono riscontrati variazioni nel
battito cardiaco e nell’elettroencefalogramma, proliferazione cellulare alterata e
sintomi di perdita di concentrazione.
Per campi EM a alta frequenza (30 kHz fino a 300 Ghz )
Il corpo umano, se esposto a onde ad alta frequenza, si riscalda. Il riscaldamento
avviene dall’interno e non viene percepito dagli organi di senso, l’organismo
quindi non è in grado di raffreddarsi (ad esempio mediante la sudorazione). Le
possibili conseguenze sono: alterazioni del metabolismo, disfunzioni
ghiandolari, infarto, ustioni interne.
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Protezione dei lavoratori da campi EM
 Protezione dei lavoratori
 Titolo VIII Agenti fisici, Capo IV D.Lgs. 81/08:
 Non disciplina la protezione da eventuali effetti a lungo termine;
 “valori limite di esposizione” sono basati direttamente sugli effetti della salute
accertati e su considerazioni biologiche;
 “valori di azione” sono parametri direttamente misurabili. Il rispetto di questi
valori assicura il rispetto dei valori limite.
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Misure di prevenzione e protezione da campi EM
 Controllare il rischio alla fonte, eliminando alla sorgente o
riducendo al minimo i rischi derivanti dall’esposizione ai CEM
 Scelta di attrezzature che emettano campi EM di intensità
inferiore
 Uso di dispositivi di sicurezza, schermature o di analoghi
meccanismi di protezione.
 Limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione
 E’ importante ricordare che attualmente non esistono DPI
specifici per proteggere direttamente l’individuo
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Radiazioni ottiche artificiali
Radiazioni ottiche artificiali (ROA)
La radiazione ottica comprende le componenti dello spettro elettromagnetico di
lunghezza d’onda minore dei campi elettromagnetici e maggiore di quelle delle
radiazioni ionizzanti.
L’intervallo delle lunghezze d’onda delle ROA è compreso tra 100 nm e 1 mm (con
le bande spettrali degli infrarossi (IR), del visibile (VIS) e dell’ultravioletto(UV).
Le sorgenti di radiazioni ottiche sono classificate in coerenti e non coerenti.
Le prime emettono radiazioni con onde in fase fra di loro, mentre le seconde
emettono radiazioni sfasate.
I L.A.S.E.R. sono sorgenti di radiazioni ottiche artificiali coerenti (emettono su
un’unica lunghezza d’onda, mentre tutte le altre sono non coerenti.
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Esempi di sorgenti incoerenti
Riscaldatori radianti IR
Saldatura
Saldatura ad arco UV
Lampade per riscaldamento a incandescenza IR
Lampade per uso medico
Essiccazione inchiostri, vernici UV
Forni di fusione metalli e vetro IR
Sorgenti di illuminazione artificiale (agli alogenuri metallici, al mercurio, LED)
Lampade per uso medico, estetico, di laboratorio UV
Esempi di sorgenti coerenti (LASER)
Lavorazioni di materiali (taglio, saldatura, marcatura e incisione)
Metrologia e misure
Applicazioni nei laboratori di ricerca
Applicazioni mediche e per uso estetico
Telecomunicazioni, informatica
Beni di consumo (lettori CD e “bar code”)
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Formatore dott. Stefano Di Zio
Rischi da esposizione a ROA
I principali rischi diretti per la salute e la sicurezza che possono derivare dall’esposizione
alle ROA, riguardano gli effetti nocivi sugli occhi e sulla cute.
La tipologia di effetti dell’esposizione dipende dalla lunghezza d’onda della radiazione
incidente, mentre dall’intensità dipendono sia la possibilità che questi effetti si
verifichino che la loro gravità.
Oltre ai rischi per la salute dovuti all’esposizione diretta alle radiazioni ottiche artificiali
esistono ulteriori rischi indiretti, quali:
• sovraesposizione a luce visibile: disturbi temporanei visivi, quali abbagliamento,
• accecamento temporaneo;
• rischi di incendio e di esplosione innescati dalle sorgenti stesse e/o dal fascio di
radiazione;
• stress termico, contatti con superfici calde ecc.
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Formatore dott. Stefano Di Zio
Valutazione del rischio ROA
La valutazione del rischio di esposizione alle ROA consiste nell’ individuazione delle sorgenti
ROA ed acquisizione dei dati forniti dai fabbricanti o da documenti tecnici.
In base alla natura delle sorgenti può non essere necessario effettuare una valutazione
approfondita del rischio in quanto trascurabile e di conseguenza stabilire direttamente
(senza effettuare misurazioni) il superamento o meno dei valori limite.
L’approfondimento della valutazione è necessario in tutti quei casi di esposizione a ROA i cui
effetti negativi non possono essere ragionevolmente esclusi.
Sono giustificabili le esclusioni per tutte le apparecchiature che emettono radiazione ottica non
coerente secondo lo standard UNI EN 12198:2009, nonché le lampade del “gruppo Esente”
dalla norma CEI EN 62471:2009 (illuminazione standard per uso domestico, i monitor dei
computer, i display, le fotocopiatrici, le lampade e i cartelli di segnalazione luminosa e
sorgenti analoghe, ecc.)
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Formatore dott. Stefano Di Zio
Devono essere valutate tutte le apparecchiature che emettono
radiazione ottica coerente classificate nelle classi 1M, 2M 3R, 3B e 4 o nelle classi
secondo lo standard IEC 60825‐1
In alcuni casi, ad esempio nella lavorazione di materiali con sorgenti laser,
possono essere prodotte emissioni secondarie non coerenti, che devono essere
valutate.
Valutazione del rischio ROA
In caso di valutazione necessaria, i dati misurati con prove sul campo ed i dati
dai costruttori vanno calcolati con apposite formule. I risultati acquisiti vanno
confrontati con i valori limite previsti nell’Allegato XXXVII del DLgs.81/2008
(parte I per le radiazioni incoerenti e parte II per quelle laser)
per stabilire il possibile superamento o meno di tali valori.
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Formatore dott. Stefano Di Zio
Misure tecniche ed organizzative di protezione dei
lavoratori dalle ROA
 Definire adeguate istruzioni operative di utilizzo delle sorgenti ROA ed il
corretto impiego dei D.P.I.
 Definire adeguate istruzioni operative per i casi di esposizione indebita
 Informare e formare adeguatamente gli addetti e i lavoratori che comunque
possono essere coinvolti nella esposizione a ROA.
 Informare e formare altri UTILIZZATORI
 Valutare l’idoneità degli ambienti di utilizzo (riflessioni, finestre, porte,
vetrate di osservazione, etc,)
 Posizionare adeguatamente la segnaletica di avvertimento fissa e luminosa
per delimitare le zone in cui è possibile un superamento dei limiti di
esposizione
 Effettuare un controllo periodico sul buon funzionamento delle sorgenti, dei
dispositivi di protezione e di sicurezza
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Gestione della sicurezza per le ROA
 Per le sorgenti coerenti va valutata la distanza nominale di rischio oculare (DNRO) cioè la distanza
dalla sorgente oltre la quale non sussiste il rischio di superamento del corrispondente valore limite di
esposizione per l’occhio o la pelle (Esposizione Massima Permessa = EMP). In genere viene definita
dal fabbricante della sorgente.
 Deve essere estesa ad un’area che tenga conto dell’accessibilità della sorgente nell’ambiente di
lavoro
 I confini della ZLC devono essere definiti dal Tecnico Sicurezza Laser o Addetto Sicurezza Laser come
parte della valutazione del rischio. Normalmente si fa coincidere con l’ambiente in cui è utilizzata la
sorgente, oppure è possibile individuarla con apposita segnaletica.
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Segnaletica della sicurezza
Segnaletica di sicurezza: definizioni.
Una segnaletica che, riferita ad un oggetto, ad una attività o ad
una situazione determinata, fornisce una indicazione o una
prescrizione concernente la sicurezza o la salute sul luogo di
lavoro, e che utilizza, a seconda dei casi, un cartello, un
colore, un segnale luminoso o acustico, una comunicazione
verbale o un segnale gestuale.
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Segnaletica di sicurezza: tipologie.
I segnali possono essere di:
DIVIETO
vieta un comportamento che potrebbe far correre o causare un pericolo
AVVERTIMENTO
un segnale che avverte di un rischio o un pericolo
PRESCRIZIONE
un segnale che prescrive un determinato comportamento
SALVATAGGIO E SOCCORSO
un segnale che fornisce indicazioni relative alle uscite di sicurezza o ai mezzi
soccorso e salvataggio
di
INFORMAZIONE
un segnale che fornisce indicazioni diverse da quelle precedenti
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Segnaletica di sicurezza: utilizzo.
La segnaletica di sicurezza viene utilizzata
La segnaletica di sicurezza viene utilizzata quando risultano rischi che non
possono essere evitati o sufficientemente limitati con misure, metodi o
sistemi di organizzazione del lavoro o con mezzi di protezione collettiva.
Possiamo utilizzare:
Segnaletica PERMANENTE
Segnaletica OCCASIONALE
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Segnaletica di sicurezza: ROSSO.
Segnali di divieto.
Attrezzature antincendio
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Segnaletica di sicurezza: GIALLO.
Segnali di avvertimento: rischio
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Segnaletica di sicurezza: AZZURRO.
Segnali di prescrizione
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Segnaletica di sicurezza: VERDE.
Segnali di salvataggio e soccorso.
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Segnaletica di sicurezza: contenitori e tubazioni.
L’obbligo di apporre una segnaletica di sicurezza è esteso alle tubazioni e
recipienti che contengono sostanze o preparati pericolosi.
Si può derogare dalla etichettatura nel caso di recipienti utilizzati per breve
durata (sotto controllo del lavoratore) o il cui contenuto varia frequentemente .
L’etichettatura deve essere applicata:
• sul lato visibile
• in forma rigida, autoadesiva o verniciata
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Rischio macchine e
attrezzature
L’uso di una macchina e/o di una attrezzatura di lavoro può
comportare l’esposizione a rischi di tipo fisico.
In particolare:
 RISCHIO MECCANICO;
 RISCHIO ELETTRICO;
 RISCHIO TERMICO;
 RISCHIO DA RUMORE;
 RISCHIO DA VIBRAZIONI;
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Formatore dott. Stefano Di Zio
Il RISCHIO MECCANICO è caratterizzato dall’insieme dei fattori fisici che
possono provocare una lesione per l’azione meccanica di componenti della
macchina, di attrezzi, di parti o materiali solidi o fluidi espulsi.
All’origine dei fenomeni pericolosi di questa natura troviamo soprattutto:
 ELEMENTI DI TRASMISSIONE (pulegge, cinghie, ingranaggi,..)
 ELEMENTI LAVORATORI (utensili da taglio, punte,...)
 ORGANI DI COLLEGAMENTO
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Tali elementi generano rischio meccanico in rapporto:
 ALLA LORO FORMA (elementi taglienti, spigoli vivi, parti di forma aguzza,..)
 ALLA LORO POSIZIONE RELATIVA (creazione di zone di schiacciamento, di
taglio, di trascinamento,… se in movimento)
 ALLA LORO MASSA E STABILITA’ (energia potenziale di elementi che possono
spostarsi sotto l’effetto della gravità)
 ALLA LORO MASSA E VELOCITA’ (energia cinetica di elementi in movimento
controllato o incontrollato)
 ALLA LORO ACCELERAZIONE
 ALLA INSUFFICIENZA DELLA LORO RESISTENZA MECCANICA (che può provocare
rotture o esplosioni pericolose);
 ALL’ENERGIA POTENZIALE DEGLI ELEMENTI ELASTICI (molle) O DEI LIQUIDI O
DEI GAS IN PRESSIONE
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Rischio
Meccanico
SCHIACCIAMENTO
CESOIAMENTO
TAGLIO o SEZIONAMENTO
IMPIGLIAMENTO
TRASCINAMENTO e INTRAPPOLAMENTO
URTO
PERFORAZIONE e PUNTURA
ATTRITO e ABRASIONE
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
EIEZIONE DI FLUIDO AD ALTA PRESSIONE
RIBALTAMENTO o PERDITA DI STABILITA’
SCIVOLAMENTO
PROIEZIONE DI PARTI
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Rischio generato da elementi in
movimento (p.e. alberi) aventi parti
sporgenti o conformate in modo tale che
indumenti o parti del corpo possano
rimane impigliati (bordi sporgenti, viti,
denti, ..).
IMPIGLIAMENTO
SCHIACCIAMENTO
Danno generato da due parti mobili o
da una mobile e l’altra fissa in
movimento reciproco di
avvicinamento.
CESOIAMENTO
Danno generato da due parti mobili o
da una mobile e l’altra fissa in
movimento reciproco.
TAGLIO o SEZIONAMENTO
Danno generato da parti fisse o mobili
con spigoli taglienti (p.e. lame,
coltelli, ..).
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Danno generato da contatto con
superficie in rapido movimento o con
parte mobile con superficie abrasiva.ATTRITO O ABRASIONE
TRASCINAMENTO o
INTRAPPOLAMENTO
Rischio generato da due parti rotanti
in direzioni opposte a contatto tra
loro o a minima distanza o da una
parte rotante ed una tangente fissa o
in movimento poste a minima
distanza.
URTO
Danno generato da una parte mobile
che viene a contatto con il corpo o
parti del corpo.
PERFORAZIONE e
PUNTURA
Danno generato da parti fisse o mobili
con estremità o punte acuminate.
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
EIEZIONE DI FLUIDO
AD ALTA PRESSIONE
Rischio di proiezione di fluido in pressione
per rottura di tubazione, raccordi,
recipienti, che può provocare danni alle
persone….
RIBALTAMENTO o
PERDITA DI STABILITA’
Rischio generato da una parte mobile o
dall’intera macchina per mancanza
intrinseca di stabilità o per avviamento
rapido.
SCIVOLAMENTO,
INCIAMPO o CADUTA
Rischio generato da parti (passerelle, scale,
pavimenti,..) scivolose, irregolari o con
parti sporgenti o dalla presenza di materiale
di processo o dispositivi di trasporto non
segnalata.
PROIEZIONE DI PARTI
Rischio generato da una parte mobile
(elemento o parte o materiale di processo)
che lascia il suo percorso definito o viene
sbalzata fuori dalla macchina.
Il processo di riduzione del rischio si basa su un percorso
iterativo finalizzato ad ottenere, per ogni singolo rischio e
per ogni singola zona pericolosa, il valore più basso del
rischio, applicando nel modo migliore la tecnologia
disponibile.
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Si svolge in due fasi principali:
 LA PRIMA A CARICO DEL PROGETTISTA/COSTRUTTORE
DELL’ATTREZZATURA DI LAVORO
SI CONCLUDE CON L’IMMISSIONE SUL MERCATO
(prima messa a disposizione a titolo oneroso o gratuito per la
distribuzione o utilizzazione)
CON EVENTUALE MARCATURA CE
(se esiste una pertinente direttiva di prodotto)
Il processo di riduzione del rischio
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
 LA SECONDA A CARICO DELL’UTILIZZATORE/DATORE DI LAVORO
(colui che mette a disposizione dei lavoratori l’attrezzatura di
lavoro)
SI CONCLUDE CON L’ADOZIONE DI ADEGUATE MISURE TECNICHE
E ORGANIZZATIVE (procedure, assegnazione di incarichi e
mansioni, sorveglianza, formazione)
Il processo di riduzione del rischio
ADOZIONE DI PROTEZIONI E MISURE DI PROTEZIONE
COMPLEMENTARI
Ogni qualvolta la progettazione intrinsecamente sicura non
renda ragionevolmente possibile rimuovere i pericoli o ridurre
sufficientemente i rischi devono essere utilizzati:
 RIPARI
 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
I ripari possono essere
 FISSI
 MOBILI (interbloccati con o senza bloccaggio del riparo)
 REGOLABILI
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Rischi elementari: tutti i rischi meccanici
Principio di funzionamento:
La struttura di protezione è disposta
direttamente davanti alla zona
pericolosa e ne impedisce l’accesso.
E’ mantenuta in posizione
permanente tramite dispositivi di
fissaggio che impediscono la sua
apertura e/o lo spostamento senza un
attrezzo.
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Principi di protezione: riparo fisso a segregazione totale
EN 953 “Ripari – Requisiti generali per
la progettazione e la costruzione di
ripari fissi e mobili”
Nota
Il riparo fisso può essere previsto solo
per basse frequenze di accesso (p.e. 1
al mese).
Rischi elementari: tutti i rischi meccanici
Principio di funzionamento:
La struttura di protezione permette il
passaggio del materiale o della parte
lavorata impedendo di raggiungere la
zona pericolosa.
E’ mantenuta in posizione
permanente tramite dispositivi di
fissaggio che impediscono la sua
apertura e/o lo spostamento senza un
attrezzo.
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Principi di protezione: riparo fisso - barriera distanziatrice
EN 953 “Ripari – Requisiti generali per
la progettazione e la costruzione di
ripari fissi e mobili”
Sr
e
Sr e e secondo EN 294
Rischi elementari: tutti i rischi meccanici
Principio di funzionamento:
Il riparo è associato ad un dispositivo
di interblocco.
-Le funzioni pericolose non possono
essere svolte finché il riparo non sia
chiuso
- Se il riparo viene aperto durante lo
svolgimento delle funzioni pericolose
viene dato un ordine di arresto
- La chiusura del riparo consente
l’esecuzione delle funzioni pericolose
ma non ne comanda l’avvio.
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Principi di protezione: riparo mobile interbloccato
EN 953 “Ripari – Requisiti generali per
la progettazione e la costruzione di
ripari fissi e mobili”
Rischi elementari: tutti i rischi meccanici
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Principi di protezione: riparo mobile interbloccato
scorrevole
incernierato
Nuova Direttiva Macchine
Nuova Direttiva Macchine
Nuova Direttiva Macchine
I dispositivi di protezione possono essere
 SENSIBILI
includono, per esempio:
- tappeti sensibili alla pressione;
- barre, bordi, fili sensibili
- barriere foto sensibili.
 MECCANICI
per esempio:
- dispositivo scansa mani
 DI COMANDO
per esempio:
- dispositivo di comando a due mani
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Rischi elementari: tutti i rischi
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Principi di protezione: allontanamento delle mani dalla zona pericolosa
Principio di funzionamento:
Poichè l’operatore è costretto ad
eseguire il comando attraverso
l’azionamento contemporaneo dei
due pulsanti, si ha la sicurezza che le
sue mani si trovino fuori dalla zona
pericolosa durante i movimenti
pericolosi.
Nota
Il dispositivo ha efficacia nel caso in cui
la zona pericolosa possa essere
raggiunta solamente dall’operatore che
esegue il comando.
Dispositivo di comando a due mani
Il processo di riduzione del rischio - COSTRUTTORE
INFORMAZIONE DEGLI UTILIZZATORI SUI RISCHI RESIDUI DOVUTI
ALL’INCOMPLETA EFFICACIA DELLE MISURE DI PROTEZIONE ADOTTATE
Dopo aver eliminato o ridotto il rischio tramite la progettazione e
l’adozione di dispositivi di protezione, eventuali rischi non del tutto
eliminati, che siano ritenuti accettabili alla luce delle tecnologie a
disposizione, vengono classificati RISCHI RESIDUI, cioè rischi con i quali
l’operatore deve convivere.
Il costruttore deve segnalare i rischi residui sia sulla macchina che sul
manuale di istruzione, di modo che l’utilizzatore ne sia consapevole e
avvertito.
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Informazioni ed avvertenze sulla macchina
 DISPOSITIVI DI AVVERTIMENTO (acustici, luminosi)
 SEGNALI (pittogrammi, avvertenze)
Sul manuale di istruzioni per l’uso e la manutenzione
 AVVERTENZE
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Rischi elementari: schiacciamento
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Principi di protezione: pittogrammi
Principio di funzionamento:
Attrarre l’attenzione degli operatori
sui rischi della zona, ricordando
eventuali procedure stabilite
nell’ambito del luogo di lavoro.
Il processo di riduzione del rischio - COSTRUTTORE
 Le condizioni e le caratteristiche specifiche del lavoro da
svolgere;
 I rischi presenti nell’ambiente di lavoro;
 I rischi derivanti dall’impiego delle attrezzature stesse;
 I rischi derivanti da interferenze con le altre attrezzature già
in uso;
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Il datore di lavoro deve scegliere le attrezzature considerando:
 Adottando adeguate misure tecniche ed organizzative
(tra le quali quelle dell’allegato VI);
 Prevedendo che il posto di lavoro e la posizione dei lavoratori
durante il loro uso rispondano ai principi dell’ergonomia;
 Formando adeguatamente i lavoratori incaricati del loro uso;
Rischio meccanico - macchine e attrezzature
Deve ridurre al minimo i rischi connessi al loro uso:
Formatore dott. Stefano Di Zio
USO SCALA A MANO
scala semplice: composta da due
montanti e da pioli o gradini orizzontali
USO SCALA A MANO
scala doppia: consiste
nell’unione di due scale
semplici incernierate tra
loro alla sommità e
provviste di un robusto
dispositivo di sicurezza
contro l’apertura
Le scale portatili (a mano) devono
•essere costruite con materiale adatto alle condizioni di impiego
•essere sufficientemente resistenti nell'insieme e nei singoli elementi
•avere dimensioni appropriate al loro uso
•se di legno, devono avere i pioli fissati ai montanti mediante incastro
•essere provviste di dispositivi antisdrucciolevoli alle estremità
inferiori dei due montanti
•essere provviste di ganci di trattenuta o appoggi antisdrucciolevoli
alle estremità superiori, quando sia necessario per assicurare la
stabilità della scala
Quando l'uso delle scale, per la loro altezza o per altre cause,
comporti pericolo di sbandamento, esse devono essere
adeguatamente assicurate o trattenute al piede da altra
persona.
Le scale a pioli portatili devono poggiare su un supporto stabile,
resistente, di dimensioni adeguate e immobile, in modo da
garantire la posizione orizzontale dei pioli;
Lo scivolamento del piede delle scale a pioli portatili, durante il
loro uso, deve essere impedito con fissaggio della parte superiore o
inferiore dei montanti, o con qualsiasi dispositivo antiscivolo, o
ricorrendo a qualsiasi altra soluzione di efficacia equivalente
Il trasporto a mano di pesi su una scala a pioli non deve
precludere una presa sicura.
Le scale doppie non devono superare l'altezza di m 5 e devono
essere provviste di catena di adeguata resistenza o di altro
dispositivo che impedisca l'apertura della scala oltre il limite
prestabilito di sicurezza
le scale portatili siano accompagnate da un foglio o
libretto recante:
• una breve descrizione con l'indicazione degli elementi
costituenti;
• le indicazioni utili per un corretto impiego;
• le istruzioni per la manutenzione e conservazione;
• gli estremi del laboratorio che ha effettuato le prove
• una dichiarazione del costruttore di conformità alla
norma tecnica UNI EN 131 parte 1a e parte 2a
I principali rischi a cui è soggetto chi opera con la scala
sono prevalentemente dovuti a
cadute dall'alto
in seguito a:
•ribaltamento della scala (laterale e frontale);
•slittamento dei montanti inferiori su appoggio
sdrucciolevole;
•rottura dei montanti, dei pioli o dei gradini;
•disattenzioni durante le fasi di salita e discesa.
Altro rischio che si presenta durante l'uso di questa
attrezzatura è quello rivolto a terze persone per possibile
caduta dall'alto di oggetti
utilizzati da chi opera sulla scala
VERIFICHE E CONTROLLI FARE PRIMA DELL'USO
dispositivi antisdrucciolo alle estremità inferiori dei
montanti;
i pioli o gradini delle scale in legno, siano privi di nodi
e ben incastrati nei montanti;
la scala nel suo insieme non risulti deformata
non vi siano segni di rotture o fratture, non
presentino segni di fratture localizzate nelle saldature
tra pioli e montanti e ossidazioni tali da
comprometterne la resistenza;
Personale: le scale dovranno essere usate
esclusivamente da persone in perfette condizioni di
salute e soprattutto non sofferenti di disturbi legati
all'altezza.
Scale idonee all'uso: è importante che le scale a mano
siano di dimensioni appropriate all'uso che se ne deve
fare, verificando che non siano ne troppo lunghe ne
troppo corte.
Posizionamento della scala: per prima cosa verificare
il posizionamento della scala in modo che sia stabile.
Sorveglianza: il lavoro sulla scala, per la pericolosità
nell'uso di questa attrezzatura, è comunque bene sia
sorvegliato da terra.
COME SALIRE E SCENDERE
sulle scale a mano si deve salire e scendere sempre con il viso
rivolto verso la scala stessa;
nel salire o scendere dalla scala si devono avere sempre tre arti
appoggiati contemporaneamente sulla scala (regola dei tre
appoggi);
la scala deve essere utilizzata da una sola persona per volta,
non solo per salire e scendere, ma anche quando si debbano eseguire
lavori contemporanei a quote differenti;
si deve scendere sempre dalla scala prima di effettuare qualsiasi
spostamento laterale, anche nel caso si possa contare, per questa
operazione, sull'aiuto di personale a terra;
non si sale o scende dalla scala tenendo in mano utensili o altri
materiali (gli utensili di piccole dimensioni dovranno essere agganciati
alle cinture oppure riposti in una apposita borsa messa a tracolla per
agevolare i movimenti, ma anche per evitarne la caduta).
I rischi negli ambienti di lavoro
125
CARRELLI ELEVATORI
126 Caratteristiche del mezzo
 Presenza della marcatura di conformità
 targa di identificazione
 targa della portata
 batterie di trazione
 tetto di protezione del conducente
 circuiti idraulici di sollevamento
 bracci di forca e portaforca
127
 Organi di comando
 avvisatore acustico
 cartellonistica di sicurezza
128 Caratteristiche del conduttore
 Selezione ed addestramento
 competenze del conduttore
129Regole di manovra
Non usate il carrello se non
siete stati addestrati ed
autorizzati all’uso di quel
particolare tipo di carrello
130Regole di manovra
Assicuratevi che freni, sterzo,
gomme, comandi, ecc.
funzionino correttamente.
Eventuali difetti vanno
subito segnalati al
responsabile.
131Regole di manovra
Non togliete dal carrello il
tetto di protezione e
l’eventuale griglia
poggiacarico e non montate
attrezzi senza specifica
autorizzazione del
responsabile
132Regole di manovra
Non guidate il carrello con
mani o scarpe bagnate o
unte
133Regole di manovra
I comandi vanno azionati
solo stando seduti al posto
di guida. Ciò permette un
controllo di tutta la
situazione del carrello.
134Regole di manovra
Controllate che il percorso
sia libero ed idoneo in
qualsiasi direzione.
Controllate la presenza di
eventuali ostacoli aerei.
135Regole di manovra
Fate attenzione alla
segnaletica presente
eventualmente nell’area di
lavoro e rispettatela. Se non
c’è segnalate chiaramente le
vostre intenzioni agli alle
altre persone
136Regole di manovra
Circolate con il carico il più
vicino a terra con il
sollevatore possibilmente
inclinato all’indietro. A vuoto
tenete le forche a circa 15
cm. da terra
137Regole di manovra
Se un carico vi impedisce la
visibilità nel senso di marcia,
guidate nel senso opposto.
Nel caso di una rampa dove
è necessario procedere nel
senso di carico chiedete
l’assistenza di personale a
terra.
138Regole di manovra
Adeguate la velocità alle
condizioni ambientali,
presenza di incroci, pubblico,
pavimento sconnesso
bagnato o scivoloso.
139Regole di manovra
Non passate su oggetti
sparsi sul pavimento.
Spostateli e avvisate il
responsabile
140Regole di manovra
Mantenete una distanza di
sicurezza dagli altri veicoli
che vi precedono. Non
sorpassate in
corrispondenza di incroci o
dove c’è poca visibilità.
141Regole di manovra
Azionate l’avvisatore
acustico in corrispondenza
di incroci, portoni ed in
vicinanza di pedoni
142Regole di manovra
Non fate manovre brusche
soprattutto quando il carico
è alto. Azionate i comandi
dolcemente
143Regole di manovra
Non puntate con il carrello
contro persone che lavorano
vicino a pareti o banchi o
scaffali fissi. Per loro
potrebbe non esserci via di
scampo
144Regole di manovra
Su una rampa il carico deve
essere rivolto verso la
sommità
145Regole di manovra
Prima di salire o scendere da
autocarri o di incominciare le
operazioni di scarico,
assicuratevi che gli stessi
siano adeguatamente
immobilizzati
146Regole di manovra
Su di una rampa a vuoto, le
forche devono essere rivolte
verso l’inizio della rampa
stessa
147Regole di manovra
Non accatastate sulle rampe
148Regole di manovra
Non trainate o spingete altri
veicoli
149Regole di manovra
Non cercate di spostare un
carico usando due carrelli se
non sotto la visione diretta
di un responsabile
150Regole di manovra
Nelle curve prestate
attenzione a non causare
danni dovuti ad urti con la
carrozzeria
151Regole di manovra
Tenete sempre sotto
controllo la posizione della
punta delle forche per
evitare il rischio di urti
152Regole di manovra
Non trasportate passeggeri
153Regole di manovra
Il carrello può essere usato
per lavori di manutenzione
da eseguirsi in altezza solo
se dotato di una apposita e
approvata piattaforma di
lavoro
154Regole di manovra
Non infilare mai mani,
gambe o testa fra le parti
mobili del sollevatore
155Regole di manovra
Non aggiungete in nessun
caso contrappesi per cercare
di aumentare la capacità di
carico del carrello
156Regole di manovra
Il carrello può ribaltarsi
frontalmente o lateralmente.
Le partenze, le frenate e le
sterzate vanno eseguite con
dolcezza
157Regole di manovra
Evitate brutte sterzate con il
carrello scarico poiché in
queste condizioni aumenta il
rischio di ribaltamento
laterale
158Regole di manovra
Se il carrello tende a
ribaltarsi non scappate ma
rimanete seduti tenendo ben
stretto il volante puntando
bene i piedi e inclinandovi
dalla parte opposta a quella
di caduta
159Regole di manovra
Se rimanete seduti dentro
all’abitacolo del carrello
avete più possibilità di
cavarvela
160Regole di manovra
Non trasportate carichi
instabili o mal sistemati o
sovrapposti se sono più alti
della piastra porta forche o
della griglia di reggicarico a
meno che non sia un sol
pezzo
161Regole di manovra
Fate sempre attenzione che
ci sia sufficiente spazio in
altezza sopra al carrello
162Regole di manovra
Abbandonate il carrello con
le forche a terra, i comandi
in neutro, il freno tirato e la
chiave di avviamento tolta
163Regole di manovra
Non parcheggiate davanti
alle uscite di sicurezza, ai
dispositivi antincendio o
comunque in posizioni di
intralcio al traffico
164Regole di manovra
Non passate sopra a cavi
elettrici o tubi flessibili se
questi non sono
adeguatamente protetti
165Regole di manovra
Fate attenzione a tutti i
pedoni che possono sbucare
da porte, scaffali, incroci che
sono meno prudenti,
generalmente, di quelli che
camminano per strada.
166Regole di manovra
Segnalate tutti gli eventuali
incidenti e in particolare
qualsiasi collisione con
scaffali o con attrezzature.
167Regole di manovra
In casi particolari è ammesso
di operare con le forche
rivolte verso la sommità
della rampa. Operare
sempre con prudenza
evitando di sterzare fino a
che le ruote siano in piano
168Regole di manovra
Non utilizzate il carrello per
spingere i carichi
169Regole di manovra
Assicuratevi che il piano su
cui volete sistemare il carico
sia in grado di sopportarne il
peso
170Regole di manovra
Non cercate di scaricare il
carico dalle forche fermando
il carrello di colpo
171Regole di manovra
Un carrello retrattile non
deve marciare con gruppo
retrattile in posizione estesa
in avanti anche in assenza di
carico
172Regole di manovra
Se il carrello presenta dei
problemi che presumete
possano renderlo insicuro,
fermatevi parcheggiate ed
avvisate i superiori
173Regole di manovra
Non cercate di riparare il
carrello da soli a meno che
non siate esplicitamente
autorizzati a farlo.
174Regole di manovra
Non trasportate carichi
instabili o mal sistemati sulle
forche
175Regole di manovra
Distanziate le forche il più
possibile e inseritele sotto il
carico per tutta la loro
lunghezza. Fate attenzione
quando la punta delle forche
sporge aldilà del carico
176Regole di manovra
Non impiegate pallets
danneggiati o difettosi
177Regole di manovra
Non permettete a nessuno
di sostare o passare sotto
alle forche sollevate anche
se non c’è carico
178Regole di manovra
Il carrello non è una
macchina da corsa, adeguate
la velocità di marcia alle
circostanze in cui si opera
179Regole di manovra
Prima di azionare il gruppo
retrattile azionare il freno
180Regole di manovra
Non permettete a nessuno
di stare sulle gambe del
carrello o di inserire parti del
corpo fra telaio e sollevatore
quando questo è in funzione
181Regole di manovra
Non camminate all’indietro,
state rivolti verso il senso di
marcia e non camminate
direttamente di fronte al
timone di comando
182Regole di manovra
In caso di emergenza
abbandonate il timone
permettendo così l’entrata in
funzione del dispositivo
“uomo morto” (o presenza
uomo).
183Regole di manovra
Lavorando in aree ristrette
tenete i piedi lontano dal
telaio del carrello
184
Manovrando all’indietro
assicuratevi che ci sia spazio
sufficiente tra il timone e
pareti o scaffali retrostanti.
185Regole di manovra
Avvicinarsi frontalmente alla
catasta, sollevare le forche
fino alla giusta elevazione e
traslare il carrello sino al
completo inforcamento del
carico
186Regole di manovra
Sollevate quindi il carico sino
a staccarlo dalla catasta,
arretrate poi sino alla
distanza utile per poter
abbassare il carico
RISCHIO CADUTE DALL’ALTO
Definizione
 Lavoro in quota:
Attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta
da una quota posta ad una altezza superiore a 2 metri rispetto
ad un piano stabile.
Formatore dott. Stefano Di Zio
Protezione Collettiva ed Individuale
I lavori in quota possono essere eseguiti:
 In condizioni di sicurezza;
 In condizioni ergonomiche.
Devono essere scelte attrezzature di lavoro idonee a
garantire e mantenere condizioni di lavoro sicuro
dando la priorità alle misure di protezione collettiva
rispetto alle misure di protezione individuale
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Protezione Collettiva ed Individuale
Dove le misure di protezione collettiva non bastano da sole ad
evitare o a ridurre sufficientemente i rischi per la sicurezza e la
salute durante il lavoro in relazione al rischio residuo:
 Subentra l’obbligo del ricorso ai Dispositivi di Protezione
Individuale
Formatore dott. Stefano Di Zio
Rischio di caduta dall’alto
Tipologie di rischio
Rischio connesso al
DPI anti-caduta:
Non perfetta adattabilità
del DPI.
Intralcio alla libertà di
movimenti causata dal DPI
stesso.
Inciampo su parti del DPI.
Rischio di cadute
A seguito di cadute
dall’alto.
Rischio susseguente
alla caduta:
Oscillazioni del corpo con
urto contro ostacoli (effetto
pendolo).
Arresto del moto di caduta
per effetto delle
sollecitazioni trasmesse
dall’imbracatura sul corpo.
Sospensione inerte del
corpo dell’utilizzatore che
resta appeso al dispositivo
di arresto di caduta e da
tempo di permanenza in
tale posizione.
Formatore dott. Stefano Di Zio
Rischio di caduta dall’alto
Tipologie di rischio
Rischio specifico dell’attività
lavorativa
Di natura meccanica (bordi spigolosi,
attrezzi taglienti, caduta di oggetti, ecc).
Di natura termica (scintille, fiamme
libere, ecc.).
Di natura chimica (uso di solventi, ecc.).
Di natura elettrica (elettrocuzione).
Di natura atmosferica (vento, pioggia o
ghiaccio sulle superfici di calpestio, ecc.)
Rischio innescante la caduta:
Insufficiente aderenza delle calzature.
Insorgenza di vertigini.
Abbagliamento degli occhi.
Scarsa visibilità.
Colpo di calore o di sole.
Rapido abbassamento della temperatura.
Formatore dott. Stefano Di Zio
Classificazione dei DPI
Dispositivi individuali per il posizionamento e la trattenuta sul lavoro
e la prevenzione della caduta dall’alto:
 Consentono a chi deve operare in altezza con sostegno su pali o
altre strutture, di poter lavorare con entrambe le mani libere.
 I sistemi di trattenuta servono a prevenire le cadute dall’alto,
impedendo al lavoratore in quota di raggiungere la zona in cui
sussiste il rischio di cadute dall’alto.
 Questi sistemi non sono destinati all’arresto delle cadute.
Formatore dott. Stefano Di Zio
Classificazione dei DPI
Dispositivi di Protezione Individuale contro le cadute dall’alto.
Sistemi di arresto di caduta
Tali dispositivi comprendono:
 Imbracatura per il corpo;
 Assorbitore di energia;
 Sistema di collegamento ad un punto di ancoraggio sicuro.
Tali dispositivi devono essere ancorati ad un punto fisso.
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Classificazione dei DPI
Dispositivi di Protezione Individuale contro le cadute dall’alto.
Dispositivi di discesa
Dispositivi utilizzati per il salvataggio e l’evacuazione di emergenza
per mezzo dei quali una persona può scendere da sola, o con
l’assistenza di una seconda persona a velocità limitata da una
posizione elevata ad una posizione più in basso.
Formatore dott. Stefano Di Zio
Classificazione dei DPI
Dispositivi di Protezione Individuale per la protezione e la prevenzione
delle caduta dall’alto.
DPI per il posizionamento sul lavoro e la
prevenzione delle cadute dall’alto: sistemi di
posizionamento sul lavoro.
DPI contro le cadute dall’alto:
Sistemi anticaduta Dispositivi di discesa
Sistema di arresto
caduta con
dispositivo di tipo
retrattile
Sistema di arresto
caduta con
dispositivo di tipo
guidato su una
linea di ancoraggio
rigida
Sistema di arresto
caduta con
dispositivo di tipo
guidato su una
linea di ancoraggio
flessibile
Sistema di arresto
caduta con
dispositivo di
assorbimento di
energia
Formatore dott. Stefano Di Zio
Criteri generali di scelta
Elementi influenti
Caratteristiche dei
sistemi e dei
componenti anticaduta
e dei punti di
ancoraggio:
Conseguenza di una
possibile caduta:
Impatto con il suolo.
Impatto con ostacoli
sotto il piano di lavoro,
quali strutture di
sostegno.
Imbracatura come
risultato dell’arresto
della caduta (es.
strangolamento dovuto
alle cinghie).
Severità della caduta. Tipo di lavoro:
Su pali e tralicci.
Presso gronde e
cornicioni.
Su opere di
demolizione.
Formatore dott. Stefano Di Zio
Rischio incendio, esplosioni e
Gestione delle emergenze
Principi della combustione
Reazione chimica (ossidoriduzione) sufficientemente
rapida tra una sostanza combustibile ed una sostanza
comburente (normalmente l’ossigeno contenuto
nell’aria) con emissione di energia sensibile (calore e
luce) ed altri prodotti della combustione (gas, fumo)
COMBUSTIONE
Formatore dott. Stefano Di Zio
Perché si realizzi una combustione è necessario che
siano soddisfatte tre condizioni (triangolo del fuoco).
CALORE
COMBUSTIBILE COMBURENTE ENERGIA DI INNESCO
Sostanza in grado di
bruciare
Ossigeno presente
nell’aria
Temperatura di
infiammabilità
COMBUSTIBILE
OSSIGENO
Principi della combustione
IL TRIANGOLO DEL FUOCO
Se manca un solo componente non si può verificare un incendio
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SOSTANZA IN GRADO DI BRUCIARE
PUO’ PRESENTARSI ALLO STATO:
• SOLIDO (CARBONE, LEGNO, CARTA, ...)
• LIQUIDO (ALCOOL, BENZINA, GASOLIO, ...)
• GASSOSO (METANO, IDROGENO, PROPANO, ...)
Principi della combustione
COMBUSTIBILE
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SOSTANZA CHE PERMETTE AL
COMBUSTIBILE DI BRUCIARE
Principi della combustione
COMBURENTE
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SOSTANZE
+ +
CONDIZIONI
CO2
H2O
(vapore)
e
Infiamm
abilità...
Accens. Combus.
t.
+
+
Principi della combustione
Formatore dott. Stefano Di Zio
L'infiammabilità è caratterizzata da tre parametri:
1. Punto di infiammabilità (flash point): è la temperatura minima alla
quale, a pressione di 1 atm, la sostanza produce vapori in una
quantità tale da dare una miscela con l'aria che in contatto con una
scintilla o una fiamma può infiammarsi o esplodere.
2. Temperatura di ignizione o autoaccensione (ignition
temperature): è la temperatura minima richiesta per iniziare e auto-
sostenere la combustione di una miscela dei vapori della sostanza,
indipendentemente dalla sorgente di calore.
3. Campo di infiammabilità: intervallo di composizione della miscela
aria - sostanza in cui quest’ultima è infiammabile.
Principi della combustione
Formatore dott. Stefano Di Zio
TEMPERATURA D’INFIAMMABILITA’:
TEMPERATURA ALLA QUALE OCCORRE PORTARE UN
COMBUSTIBILE (LIQUIDO O SOLIDO) AFFINCHE’ ESSO
EMETTA VAPORI COMBUSTIBILI IN QUANTITA’ DA
INCENDIARSI IN PRESENZA DI UN INNESCO, SIA ESSO
FIAMMA O SCINTILLA.
BENZINA 12 °C GASOLIO 85 °C LEGNO 200 °C
Parametri fisici della combustione
Formatore dott. Stefano Di Zio
TEMPERATURA DI ACCENSIONE
MINIMA TEMPERATURA ALLA QUALE LA MISCELA
COMBUSTIBILE-CORBURENTE INIZIA A BRUCIARE
SPONTANEAMENTE IN MODO CONTINUO SENZA
ULTERIORE APPORTO DI CALORE DALL’ESTERNO.
BENZINA 250 °C GASOLIO 220 °C LEGNO 220 °C
Parametri fisici della combustione
Formatore dott. Stefano Di Zio
ENERGIA DI ACCENSIONE:
ENERGIA RICHIESTA PER PORTARE IL
COMBUSTIBILE ALLA SUA TEMPERATURA DI
ACCENSIONE IN PRESENZA DI ARIA.
INNESCO:
ELEMENTO CHE A CONTATTO CON LA MISCELA
INFIAMMABILE NE DETERMINA L’AVVIO ALLA
REAZIONE DI COMBUSTIONE
(FIAMMA, SCINTILLA, …)
Parametri fisici della combustione
Formatore dott. Stefano Di Zio
Esplosione
Definizione
Rapida espansione di gas, dovuta ad una reazione chimica di combustione, avente come
effetto la produzione di calore, un'onda d'urto ed un picco di pressione.
L'esplosione è detta:
 Deflagrazione quando la reazione si propaga con una velocità minore di quella del
suono;
 Detonazione se la reazione procede nella miscela con velocità superiore a quella del
suono.
Gli effetti distruttivi delle detonazioni sono maggiori di quelli delle deflagrazioni.
Formatore dott. Stefano Di Zio
Esplosione
Esplosioni di polveri
Un’esplosione può aver luogo quando gas, vapori o anche polveri
infiammabili (es. segatura di legno, farina, ecc.),entro il loro campo
di esplosività, vengono innescati da una fonte di innesco di
sufficiente energia.
Prevenire le esplosioni
Il modo migliore di proteggersi dalle esplosioni sta nel prevenire
la formazione di miscele infiammabili, in quanto è estremamente
difficoltoso disporre di misure che fronteggiano gli effetti delle
esplosioni come è invece possibile fare con gli incendi.
Formatore dott. Stefano Di Zio
La propagazione dell’incendio è influenzata da:
• estensione del locale;
• posizione della sorgente d’ignizione;
• l’apertura di porte e finestre;
• presenza e distribuzione di materiale infiammabile;
• propagazione attraverso vani tecnici.
Propagazione dell’incendio
Formatore dott. Stefano Di Zio
Dinamica dell’incendio
Propagazione dell’incendio
Formatore dott. Stefano Di Zio
• USTIONI;
• PERDITA DI CONOSCENZA;
• ASFISSIA;
• DIMINUZIONE DELLA VISIBILITA’;
• CROLLO DELLE STRUTTURE PORTANTI.
Effetti dell’incendio sulle persone
CLASSIFICAZIONE DEI FUOCHI (C.E.N.- U.N.I.)
CLASSE A: FUOCHI DA MATERIALI SOLIDI,
GENERALMENTE DI NATURA ORGANICA,
LA CUI COMBUSTIONE AVVIENE
CON COMBUSTIONE DI BRACI;
CLASSE B: FUOCHI DA LIQUIDI O
DA SOLIDI LIQUEFATTIBILI;
Classificazione dei fuochi
CLASSE C: FUOCHI DI GAS;
Metano, GPL, acetilene, idrogeno …
CLASSE D: FUOCHI DI METALLI;
Magnesio, sodio, alluminio
CLASSE E: FUOCHI DI NATURA ELETTRICA.
E
Classificazione dei fuochi
Formatore dott. Stefano Di Zio
AGENTE
Incendio Acqua a
getto
Acqua
nebulizzata
Schiuma e
derivati
Polvere CO2 Gas
CFC
Classe A
solidi
Si Si Si Si Accett. Si
Classe B
liquidi
No/Si Si Si Si Accett. Si
Classe C
gas
No Si No Si Si Si
Classe D
metalli
No No No Si No No
Impianti in
tensione
No No No Si Si Si
Presenza di
comburenti
No No No No No Si
Presenza di
acidi forti
No No No Si No No
Estinguenti
Formatore dott. Stefano Di Zio
I SISTEMI DI SPEGNIMENTO DEGLI INCENDI
(Rottura del triangolo della combustione)
SEPARAZIONE
SOFFOCAMENTO
RAFFREDDAMENTO
INIBIZIONE CHIMICA
Sostanze estinguenti
Estinguenti
Formatore dott. Stefano Di Zio
ACQUA
SCHIUMA
POLVERI
IDROCARBURI ALOGENATI
GAS INERTI
AGENTI ESTINGUENTI ALTERNATIVI ALL’HALON
Sostanze estinguenti
Estinguenti
Formatore dott. Stefano Di Zio
Estintore a polvere
Estintore a CO2
Meccanismi di estinzione
Formatore dott. Stefano Di Zio
PIANO DI EMERGENZA
INSIEME DEI PROVVEDIMENTI TECNICI E AMMINISTRATIVI
IN MODO DA GARANTIRE L’ORDINATO SUSSEGUIRSI DELLE
VARIE FASI EVITANDO IMPROVVISAZIONI O INTRALCI
PIANO OPERATIVO
DEFINISCE LE PROCEDURE CHE DEVONO ESSERE ATTUATE
DAL PERSONALE IN CASO DI INCENDIO E DA TUTTI COLORO
CHE SONO COINVOLTI DALL’EMERGENZA IN CORSO
Emergenza evacuazione
Formatore dott. Stefano Di Zio
PIANO DI EVACUAZIONE AMBIENTI
DEFINISCE LE PROCEDURE CHE DEVONO ESSERE ATTUATE
DAL PERSONALE INCARICATO DI GESTIRE L’EVACUAZIONE
PERSONALE PREPOSTO ALL’EVACUAZIONE
SCELTO TRA I PREPOSTI O I LAVORATORI, E’ FORMATO PER
ACCOMPAGNARE LE PERSONE PRESENTI NELLA ZONA
DI PROPRIA COMPETENZA SINO AL LUOGO SICURO ASSEGNATO
Emergenza evacuazione
Formatore dott. Stefano Di Zio
L’EMERGENZA È UN FATTO IMPREVISTO CHE COGLIE DI SORPRESA
TUTTI COLORO CHE SONO PRESENTI NELL’AMBIENTE DI LAVORO.
LE NORME E LE PROCEDURE DELL’EMERGENZA DEVONO ESSERE
DESCRITTE NEL PIANO DELLE EMERGENZE
TUTTI I LAVORATORI SONO COINVOLTI MA SOLO QUELLI CHE SONO
STATI DESIGNATI SONO AUTORIZZATI A DIRIGERE LE FASI DI
EMERGENZA O EVACUAZIONE.
LE USCITE DI SICUREZZA DEVONO SEMPRE ESSERE VERIFICATE
AFFINCHÉ NON VI SIANO PORTE CHIUSE E VIE INGOMBRE
Emergenza evacuazione
Formatore dott. Stefano Di Zio
• Incendio e propagazione fumi;
• Terremoto;
• Emergenza di pronto soccorso sanitario;
• Fuga di gas o sostanze pericolose;
• Errato funzionamento di impianti tecnologici;
• Crollo di strutture interne;
• Guasto elettrico;
• Allagamento.
Emergenza: scenari
Formatore dott. Stefano Di Zio
• ABBANDONARE LO STABILE SENZA INDUGI,
ORDINATAMENTE E CON CALMA
• NON CREARE ALLARMISMO E CONFUSIONE, NON
GRIDARE
• NON CORRERE, NON SPINGERE
• NON PORTARE CON SÉ BORSE O PACCHI VOLUMINOSI
NEL CASO SI SENTA IL SEGNALE DI ALLARME
SI DEVE:
Modalità evacuazione
Formatore dott. Stefano Di Zio
• NON TORNARE INDIETRO PER NESSUN MOTIVO
• SEGUIRE SEMPRE LE INDICAZIONI DI VIA DI FUGA
• UTILIZZARE LE USCITE DI EMERGENZA
• RAGGIUNGERE IL PUNTO SICURO AL DI FUORI
DELL’EDIFICIO SOSTANDO ALL’APERTO E MAI NELLE
VICINANZE DELLO STABILE, PARETI O DI PIANTE
NEL CASO SI SENTA IL SEGNALE DI ALLARME
SI DEVE:
Modalità evacuazione
Formatore dott. Stefano Di Zio
• MANTENERE LA CALMA
• CHI NON È IN GRADO DI MUOVERSI ATTENDA I SOCCORSI
• EVACUARE I LOCALI IN MODO ORDINATO
• NON USARE ASCENSORI E MONTACARICHI
• IN PRESENZA DI FUMO COPRIRSI LA BOCCA CON
• UN FAZZOLETTO UMIDO E CAMMINARE CARPONI A TERRA
• NON OSTRUIRE GLI ACCESSI DOPO ESSERE USCITI
• NEI PUNTI DI RACCOLTA ATTENDERE GLI ORDINI
• ATTENDERE IL SEGNALE DI CESSATA EMERGENZA
Modalità evacuazione
NEL CASO SI SENTA IL SEGNALE DI ALLARME
SI DEVE:
Formatore dott. Stefano Di Zio
ASSISTENZA AI DISABILI
Modalità evacuazione
Formatore dott. Stefano Di Zio
• DEPOSITO O MANIPOLAZIONE NON IDONEA DI SOSTANZE
INFIAMMABILI O COMBUSTIBILI;
• ACCUMULO DI RIFIUTI, CARTA O ALTRO MATERIALE
COMBUSTIBILE CHE PUÒ ESSERE FACILMENTE INCENDIATO
(ACCIDENTALMENTE O DELIBERATAMENTE);
• NEGLIGENZA NELL'USO DI FIAMME LIBERE E DI
APPARECCHI GENERATORI DI CALORE;
• INADEGUATA PULIZIA DELLE AREE DI LAVORO E SCARSA
MANUTENZIONE DELLE APPARECCHIATURE;
Incendi: cause
Formatore dott. Stefano Di Zio
• IMPIANTI ELETTRICI O UTILIZZATORI DIFETTOSI,
SOVRACCARICATI E NON ADEGUATAMENTE PROTETTI;
• RIPARAZIONI O MODIFICHE DI IMPIANTI ELETTRICI
EFFETTUATE DA PERSONE NON QUALIFICATE;
• APPARECCHIATURE ELETTRICHE LASCIATE SOTTO
TENSIONE ANCHE QUANDO INUTILIZZATE;
• UTILIZZO NON CORRETTO DI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
PORTATILI;
Incendi: cause
Formatore dott. Stefano Di Zio
• OSTRUZIONE DELLA VENTILAZIONE DI APPARECCHI DI
RISCALDAMENTO, MACCHINARI, APPARECCHIATURE
ELETTRICHE E DI UFFICIO;
• FUMARE OVE È PROIBITO, O NON USARE IL POSACENERE;
• NEGLIGENZE DI APPALTATORI O DI ADDETTI ALLA
MANUTENZIONE.
Incendi: cause
Formatore dott. Stefano Di Zio
NEI LUOGHI IN CUI VI È PERICOLO DI INCENDIO (GAS, VAPORI, ECC)
È TASSATIVAMENTE VIETATO FUMARE, SCALDARE VIVANDE,
USARE FIAMME LIBERE.
SPEGNERE IL MOTORE DEI VEICOLI E DELLE INSTALLAZIONI
DURANTE I RIFORNIMENTI DI CARBURANTE.
VIETARE L’ACCUMULO DI MATERIALI INFIAMMABILI
(LEGNO, CARTONI, STRACCI)
I MACCHINARI DI LAVORO CHE PRODUCONO SCINTILLE DEVONO
ESSERE DOTATI DI IDONEA PROTEZIONE.
IL TRAVASO DEI LIQUIDI DEVE AVVENIRE SENZA SPANDIMENTI.
NON ESPORRE BOMBOLE DI GAS A FONTI DI CALORE.
Prevenzione incendi REGOLE
Formatore dott. Stefano Di Zio
Il panico è una forte paura, collettiva o individuale che provoca
alterazioni nei comportamenti e reazioni irrazionali, può avere
manifestazioni che, se incontrollate, costituiscono un elemento
di pericolo.
Lo scopo della paura è puramente biologico, assolve alla
funzione di proteggere l’organismo. Da questo punto di vista,
la paura, se mantenuta a livelli tollerabili, assolve questa
funzione di protezione dell’organismo, preparandolo all’azione.
La funzione protettiva significa che l’organismo si protegge
dall’aggressione immediata, contingente, per preparare
un’azione di risposta, una reazione.
Formatore dott. Stefano Di Zio
La paura si trasforma in panico quando
l’organismo non riesce ad elaborare una
strategia, quella che normalmente viene
chiamata “strategia di salvezza”, una
contromossa, una risposta positiva che
possa far fronte agli stimoli negativi.
Formatore dott. Stefano Di Zio
E’ necessaria la diffusione di una “cultura della catastrofe”, che
prepari l’individuo a prendere coscienza della possibilità del
verificarsi di un evento calamitoso e fornisca le informazioni utili
per elaborare risposte per far fronte al suo verificarsi e così far
ridurre le reazioni distruttive.
La procedura di evacuazione di uno stabilimento produttivo
fornisce gli elementi indispensabili per permettere un deflusso
rapido, razionale e ordinato. L’applicazione della procedura,
verificata, durante le prove periodiche di evacuazione, limita il
rischio di reazioni negative, in particolare il Panico, che può anche
spingere ad una “fuga isterica collettiva”, con conseguenze
immaginabili.
Formatore dott. Stefano Di Zio
• affrontare l’emergenza sin dal primo insorgere per contenere gli effetti e
riportare rapidamente la situazione alle condizioni di normale esercizio;
• prevenire ulteriori incidenti che potrebbero derivare dall’incidente di
origine;
• pianificare le azioni necessarie e proteggere le persone all’interno ed
all’esterno dello stabilimento;
• prevenire o limitare i danni all’ambiente ed alla proprietà;
• attuare provvedimenti tecnici ed organizzativi per isolare e bonificare
l’area interessata dall’incidente;
Piano di EMERGENZA
Formatore dott. Stefano Di Zio
• assicurare il coordinamento con i servizi di emergenza, con lo
staff tecnico e la direzione aziendale;
• soccorrere persone coinvolte dall’emergenza ed organizzare un
presidio sanitario per gli infortunati;
• assicurare, nel più breve tempo possibile, la continuità delle
attività produttive e commerciali.
Piano di EMERGENZA
Formatore dott. Stefano Di Zio
Datore di Lavoro
Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione
Responsabile dell’emergenza
Centralinista (ai fini della gestione emergenza)
Addetti Antincendio
Addetti Pronto Soccorso
SOGGETTI COINVOLTI
Piano di EMERGENZA
Formatore dott. Stefano Di Zio
La comunicazione ai lavoratori e clienti di un’emergenza in atto dovrà
avvenire a mezzo voce. Questo dovrebbe consentire di avvisare
automaticamente tutte le persone interessate, attivando in tal
modo il Piano di Emergenza.
Dopo il richiamo a voce tutti i lavoratori non utilizzati ai fini
dell’intervento, e quindi non compresi nella tabella precedente,
devono procedere all’evacuazione dei locali, recandosi nella più
prossima “area sicura” e quindi nel “punto di raccolta”.
Al termine dell’emergenza il Responsabile dell’Emergenza darà
indicazioni per la ripresa dell’attività, dopo avere verificato le esatte
condizioni degli edifici e delle attrezzature eventualmente coinvolti.
Comunicazione dell’EMERGENZA
Formatore dott. Stefano Di Zio
I numeri telefonici di utilizzo più frequente sono:
Municipio (varia)
Comando Provinciale Vigili del Fuoco 115
Pronto Soccorso 118
Questura 113
Carabinieri 112
Servizio GAS – ACQUA
Enel 800-900800
Unità Sanitaria Locale (varia)
Centro Antiveleni
Comunicazione esterna dell’EMERGENZA
Formatore dott. Stefano Di Zio
“Pronto, qui è la Ditta ____________– indirizzo ____________;
è richiesto il vostro intervento per un principio d’incendio
nell’impianto ____________. Il mio nominativo è
____________________, il nostro numero telefonico è
____________.
Ripeto: qui è la Ditta ____________– indirizzo ____________; è
richiesto il vostro intervento per un principio d’incendio
nell’impianto ____________. Il mio nominativo è
____________________, il nostro numero telefonico è
____________. ”.
Il messaggio da utilizzare per richiedere l’intervento dei
Vigili del Fuoco o del Pronto Soccorso sarà:
Formatore dott. Stefano Di Zio
La Squadra Antincendio interviene sul focolaio con gli estintori, avendo
cura di utilizzare la sostanza estinguente più idonea per le
apparecchiature o i materiali in fiamme. In particolare non sarà mai
usata l’acqua sulle apparecchiature elettriche.
La Squadra Antincendio chiude la valvola d’intercettazione del gas e
mette fuori tensione macchinari e attrezzature, nella zona o nelle sue
immediate vicinanze.
La squadra Antincendio circoscrive per quanto possibile la zona
interessata allontanando materiale infiammabile che potrebbe essere
raggiunto dal fuoco.
Procedura in caso di incendio
Formatore dott. Stefano Di Zio
I lavoratori, se non addetti all’emergenza o utilizzati per incarichi particolari, si
allontanano ordinatamente verso postazioni non a rischio ed eventualmente
defluiscono all’esterno verso le “aree sicure”; altrettanto devono fare
immediatamente eventuali visitatori o lavoratori di imprese esterne.
La Squadra Antincendio verifica che all’interno del locale non siano rimaste
bloccate persone, ispezionando anche i locali non abitualmente utilizzati.
La Squadra Antincendio presidia l’ingresso impedendo l’accesso a chiunque
non sia addetto alle operazioni di emergenza.
Se il fuoco non è domato in 5 min. devono essere avvertiti per telefono i Vigili
del Fuoco.
Procedura in caso di incendio
Formatore dott. Stefano Di Zio
Se vi sono persone intossicate o ustionate deve essere avvertito il
Pronto Soccorso.
Al termine dell’incendio gli addetti alle emergenze verificano i danni
provocati ad impianti elettrici, rete gas, macchinari, arredi e strutture
civili, chiedendo ove necessario consulenza a tecnici VV.F. o ad altri
tecnici qualificati.
Si ripristinano le condizioni di agibilità e sicurezza nei locali.
Il Responsabile dell’Emergenza dichiara la fine dell’emergenza.
Si riprendono le normali attività lavorative.
Procedura in caso di incendio
Formatore dott. Stefano Di Zio
Il Responsabile dell'Emergenza convoca immediatamente sul luogo
dell’infortunio o malore gli addetti alla Squadra di Pronto
Soccorso.
Gli addetti al Pronto Soccorso si astengono da qualsiasi intervento
sull’infortunato che possa aggravarne le condizioni, nell’attesa
dell’arrivo dell’ambulanza.
Gli addetti di Pronto Soccorso operano per evitare affollamenti nei
pressi dell’infortunato.
Tutti collaborano con gli addetti al Pronto Soccorso, seguendone le
istruzioni e fornendo loro le attrezzature ed i materiali richiesti.
Si chiama telefonicamente il soccorso medico esterno.
Procedura in caso di infortunio o malore
Formatore dott. Stefano Di Zio
Tutti devono evitare di precipitarsi disordinatamente all’esterno dei locali di lavoro.
Il Responsabile delle Emergenze fa sospendere le attività lavorative ponendo in sicurezza le
macchine e le attrezzature.
Il Responsabile delle Emergenze provvede a chiudere il rubinetto generale del gas.
Il Responsabile dell’Emergenza provvede se necessario ad aprire il quadro dell’interruttore
generale dell’energia elettrica.
Il Responsabile dell’Emergenza provvede a chiudere eventualmente anche il rubinetto
generale dell’acqua.
Il Responsabile delle Emergenze fa evacuare ordinatamente il personale interno ed esterno
presente, seguendo le vie di fuga segnalate facendolo raccogliere nell’”area sicura” (spazio
esterno aperto lontano da edifici e linee elettriche aeree) più vicina.
Procedura in caso di terremoto
Formatore dott. Stefano Di Zio
Il Responsabile delle Emergenze verifica che all’interno del locale non siano
rimaste bloccate persone; in caso contrario fa chiamare immediatamente la
Squadra Antincendio interna ed avvisa il Responsabile del Servizio di
Prevenzione e Protezione.
Il Responsabile delle Emergenze verifica che non vi siano persone ferite; in
caso contrario fa chiamare immediatamente la Squadra di Pronto Soccorso.
Il Responsabile dell’Emergenza coordina gli interventi e cerca di raccogliere
informazioni sull’entità dell’evento (radio, televisione, telefoni ecc.).
Procedura in caso di terremoto
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I rischi negli ambienti di lavoro

  • 1. I RISCHI NEGLI AMBIENTI DI LAVORO Formatore: dott. Stefano Di Zio
  • 3. AMBIENTI DI LAVORO Definizioni I luoghi destinati a ospitare posti di lavoro, ubicati all’interno dell’azienda o dell’unità produttiva, nonché ogni altro luogo di pertinenza dell'azienda o dell'unità produttiva accessibile al lavoratore nell’ambito del proprio lavoro; Art. 62 D.Lgs. 81/08 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 4. AMBIENTI DI LAVORO 1. I luoghi di lavoro devono essere conformi ai requisiti indicati nell’ ALLEGATO IV. 2. I luoghi di lavoro devono essere strutturati tenendo conto, se del caso, dei lavoratori disabili. Art. 63 D.Lgs. 81/08 Requisiti di salute e di sicurezza gabinetti porte vie di circolazione scale docce posti di lavoro Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 5. AMBIENTI DI LAVORO Il datore di lavoro provvede affinché: d) luoghi di lavoro, gli impianti e i dispositivi sottoposti a regolare manutenzione e riparati al più presto; e) luoghi di lavoro, gli impianti e i dispositivi sottoposti a regolare pulitura; f) impianti e i dispositivi di sicurezza, destinati alla prevenzione o all'eliminazione dei pericoli, sottoposti a regolare manutenzione e al controllo del loro funzionamento. Art. 64 D.Lgs. 81/08 Obblighi del datore di lavoro Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 6. AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI LUGHI DI LAVORO Luoghi di lavoro Stabilità e solidità Altezza, cubatura e superficie Pavimenti, muri, soffitti, finestre e lucernari dei locali scale Vie di circolazione, zone di pericolo, pavimenti e passaggi Vie e uscite di emergenza. Porte e portoni Scale Posti di lavoro e luoghi di lavoro esterni Microclima Illuminazione naturale ed artificiale Locali di riposo e refezione Spogliatoi Servizi igienici Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 7. AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Altezza, cubatura e superficie ALTEZZA MINIMA: 3 m (per uffici o az. Commerciali limiti fissati da comune normativa) SUPERFICIE LORDA: 2 mq/lavoratore CUBATURA LORDA: 10 mc/lavoratore Nelle aziende industriali l’azienda USL può consentire altezze inferiori a 3 metri (es. 2.70) Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 8. AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Vetrate Se sono trasparenti e traslucide, in particolare quelle completamente vetrate, devono essere: - chiaramente segnalate, - uso di materiali di sicurezza per un’altezza di almeno 1 m Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 9. AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Finestre e lucernari Quando sono aperti devono essere posizionati in modo da non costituire pericolo; Devono poter essere aperti, chiusi, regolati e fissati dai lavoratori in tutta sicurezza; Le aperture devono essere sufficienti per un rapido ricambio d’aria; Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 10. AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Scale costruite e mantenute in modo da resistere ai carichi massimi. I gradini devono avere pedata e alzata dimensionate a regola d'arte e larghezza adeguata alle esigenze del transito. Scale e pianerottoli: provvisti, sui lati aperti, di parapetto normale Scale a pioli di altezza superiore a m. 5, fissate su pareti o incastellature verticali o con inclinazione > 75 gradi: provviste, a partire da m. 2,50 dal pavimento o dai ripiani, di gabbia Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 11. AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Vie di circolazione e zone di pericolo Zone di pericolo segnalate in modo chiaramente visibile Dispositivi per impedire rischi di cadute dei lavoratori o rischi di cadute d'oggetti Distanza di sicurezza sufficiente tra i pedoni e i mezzi di trasporto il tracciato delle vie di circolazione deve essere evidenziato. Situate in modo tale che i pedoni o i veicoli possano utilizzarle facilmente in piena sicurezza e i lavoratori nelle vicinanze non corrano alcun rischio Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 12. AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Passaggi non devono essere ingombrati da materiali che ostacolano la normale circolazione; ostacoli fissi o mobili che costituiscono un pericolo per i lavoratori o i veicoli devono essere adeguatamente segnalati aperture nei solai o nelle pareti devono essere protetti, su tutti i lati, mediante PARAPETTI NORMALI provvisti di arresto al piede e disposti anche contro urti o eventuali cadute Davanti alle uscite dei locali e alle vie che immettono direttamente in una via di transito devono essere disposte barriere atte ad evitare investimenti. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 13. AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Vie di fuga e uscite di emergenza luogo sicuro: luogo nel quale le persone sono da considerarsi al sicuro dagli effetti determinati dall'incendio o altre situazioni di emergenza; uscita di emergenza: passaggio che immette in un luogo sicuro; via di emergenza: percorso senza ostacoli al deflusso che consente alle persone che occupano un edificio o un locale di raggiungere un luogo sicuro; Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 14. AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Vie di fuga e uscite di emergenza tutti i posti di lavoro devono poter essere evacuati rapidamente ed in piena sicurezza da parte dei lavoratori Devono rimanere sgombre e mai ostruite con oggetti o materiali in modo da consentire di raggiungere il più rapidamente possibile un luogo sicuro Numero, distribuzione e dimensioni devono essere adeguate alle dimensioni dei luoghi di lavoro, alla loro ubicazione, alla loro destinazione d'uso, alle attrezzature in essi installate, nonché al numero massimo di persone presenti Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 15. AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Vie di fuga e uscite di emergenza Devono avere altezza minima di m 2,0 e larghezza minima conforme alla normativa vigente in materia antincendio aperte facilmente ed immediatamente da parte di qualsiasi persona apribili nel verso dell’esodo Non devono essere chiuse a chiave e non ostruite … è vietato adibire a porte delle uscite di emergenza: le saracinesche a rullo, le porte scorrevoli verticalmente, le porte girevoli su asse centrale Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 16. AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Vie di fuga e uscite di emergenza devono essere evidenziate da apposita segnaletica e dotate di un'illuminazione di sicurezza di intensità sufficiente pericoli di esplosioni o specifici rischi di incendio con > 5 lavoratori: Devono rispondere a quanto prescritto dalla specifica normativa antincendio. pericoli di esplosione o incendio (> 5lavoratori): almeno 1 porta ogni 5 lavoratori (apribile verso l'esodo) ≥ m 1,20. NORMALI LAVORAZIONI: fino a 25: 1 porta ≥ m 0,80; tra 26 e 50: 1 porta ≥ m 1,20 apribile verso l'esodo; tra 51 e 100: 1 porta ≥ m 1,20 e 1 ≥ m 0,80, apribili verso l'esodo; Sopra 100: le porte di cui sopra + 1 porta apribile verso l'esodo ≥ m 1,20 per ogni 50 lavoratori in più rispetto ai 100. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 17. 1.7 – Scale  parapetto PARAPETTO NORMALE: • costruito con materiale rigido e resistente ; • altezza utile di almeno un metro; • costituito da almeno due correnti, di cui quello intermedio posto a circa metà tra i due; • costruito e fissato in modo da poter resistere, in ogni sua parte, al massimo sforzo cui può essere assoggettato; PARAPETTO NORMALE CON ARRESTO AL PIEDE: completato con fascia continua sul piano alta ≥ 15 cm. …i posti di lavoro o di passaggio sopraelevati devono essere provvisti, su tutti i lati aperti, di parapetti o difesa equivalenti. NO per piani di caricamento di altezza inferiore a m. 2,00. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 18. AMBIENTI DI LAVORO ALLEGATO IV D. Lgs. 81/08 – REQUISITI STRUTTURALI Illuminazione naturale ed artificiale dei luoghi di lavoro dotati di illuminazione artificiale adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere di lavoratori. I mezzi di illuminazione artificiale devono essere tenuti costantemente in buone condizioni di pulizia e di efficienza Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 20. L’ELETTRICITÀ E’ inevitabile utilizzare apparecchiature e macchinari (macchine, impianti, computer, fotocopiatrice ecc.) alimentati ad energia elettrica. L’elettrocuzione (azione della corrente elettrica sul corpo umano) può avvenire sia per un contatto con cavi elettrici male isolati o parti elettriche che normalmente sono in tensione nel loro normale funzionamento (contatto diretto), sia con oggetti metallici che risultano essere in tensione a causa di un difetto di isolamento (contatto indiretto). L’azione della corrente elettrica sul corpo umano produce effetti sia locali (ustione) sia generali (morte a seguito folgorazione). Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 21. Principali norme di comportamento • verificare che i cavi elettrici siano ben posizionati e non attorcigliati, • non effettuare mai qualsiasi tipo di intervento elettrico, cioè all’interno di oggetti o involucri che riportano il simbolo qui di fianco. • verificare visivamente i cavi, segnalando ai superiori la presenza di conduttori usurati o scoperti, • non sfilare le spine tirandole dal cavo, ma effettuare l’operazione impugnandole, • evitare l’uso di prolunghe; quando sono indispensabili, però, devono essere completamente srotolate e bisogna verificare che il loro posizionamento non crei intralcio o pericolo per il personale. In particolare nel loro utilizzo è necessario provvedere alla protezione dei conduttori dalla possibilità di tranciature, Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 22. Principali norme di comportamento • verificare nell’uso di prolunghe o attrezzature collegate a spine (leggendo i dati riportati) che la potenza assorbita dalla macchina non superi quella erogabile dalla spina e dal cavo stesso, • non tentare di spengere un incendio che interessa un’attrezzatura elettrica con l’acqua; tale azione può comportare un pericolo di folgorazione. Questo soprattutto sui quadri elettrici dove compare il simbolo riportato qui di fianco, • avvisare immediatamente il superiore gerarchico se incorrete in una “scossa”, anche leggera, indicandogli con esattezza l’operazione che ha provocato l’evento. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 24. LA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI Per MMC si intendono tutte le operazioni di:  trasporto o di sostegno di un carico comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli comportano rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico in particolare dorso-lombari.  movimentazione di bassi carichi ad alta frequenza relativi a compiti lavorativi ripetitivi, causa di patologie muscolo scheletriche degli arti superiori. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 25. Principali conseguenze  infortuni quali schiacciamento di arti, tagli e ferite di viario tipo e più frequentemente lesioni da sforzo,  effetti cronici quali lombaggine, dolori articolari, tendinopatie, neuropatie e, nei casi più gravi, ernia del disco, artrosi, scoliosi. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 26. Principali norme di comportamento  per alzare il carico l’operatore non deve sforzare il busto, quindi è necessario porsi di fronte ad esso con le gambe divaricare, piegando le stesse ed afferrando il carico con entrambe le mani. Nel sollevare il carico lo sforzo deve essere effettuato dalle gambe aiutandosi, appena possibile, con l’appoggio del carico stesso al corpo,  nel movimentare un carico evitare rotazioni del busto,  eseguire le azioni necessarie secondo il metodo di lavoro previsto,  non accelerare il lavoro per finire prima. Rispettare i periodi di recupero prescritti dai metodi di lavoro,  prima di alzare il carico verificare che il percorso non presenti ostacoli pericolosi e che l’oggetto da trasportare non presenti pericoli intrinseci (spigoli vivi, instabilità, ecc.),  evitare di salire con un carico sulle impalcature,  alla comparsa di disturbi/dolori lombari o agli arti è opportuno comunicarlo al preposto. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 28. I VIDEOTERMINALI Effetti connessi all’operatore che lavora al videoterminale sono legati all’apparato visivo e scheletrico. Per quanto riguarda gli occhi si possono avere effetti di vario tipo quali bruciore, arrossamenti, prurito, visione sdoppiata o sfocatura, ecc., che costituiscono la sindrome detta affaticamento visivo. Questa sindrome non dà luogo a lesioni permanenti dell’occhio e delle sue funzioni ed è perciò reversibile. Per quanto riguarda l’apparato scheletrico, si possono verificare anche dolori muscolari ed articolari alle spalle, ai polsi e al collo, legati essenzialmente alle posture incongrue. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 29. Principali norme di comportamento • rispettare le naturali pause nell’utilizzo dei videoterminali (almeno 15 minuti ogni due ore consecutive); • adeguare il proprio posto di lavoro alle proprie esigenze fisiche. In particolare è necessario adattare l’altezza della sedia ed eventualmente richiedere un poggiapiedi; • evitare che il contrasto del video provochi facile lacrimazione; • ingrandire i caratteri in modo da non esigere un eccessivo sforzo visivo; • posizionare il monitor in modo tale da evitare di avere fonti luminose sull’asse occhio schermo; • collocare la tastiera in modo da permettere un comodo posizionamento degli avambracci. • per i PC portatili, è possibile richiedere per la propria postazione di lavoro principale la dotazione di adeguato accessorio hardware; • avvisare il proprio superiore se la postazione è soggetta a correnti d’aria; • segnalare al Medico Competente dell’Azienda l’eventuale insorgenza di difficoltà visive (anche se solo presunte). Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 31. IL RISCHIO CHIMICO  Le sostanze e i preparati chimici sono d’uso corrente e quotidiano in tutti i settori di attività.  Il rischio deriva dal “contatto” (contatto, inalazione, ingestione) dei prodotti pericolosi con l’organismo umano, in particolare per le condizioni di uso di questi prodotti.  Per le sostanze pericolose è prevista dai Regolamenti CEE una apposita etichettatura di segnalazione che illustra graficamente il tipo di pericolo.  Alla fine del 2010 è entrato in vigore il nuovo Regolamento CEE (Regolamento CLP) introducendo un nuovo sistema per la classificazione e l’etichettatura delle sostanze chimiche. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 32. IL RISCHIO CHIMICO  La nuova etichetta prevista dal Regolamento CLP riporta una dicitura che indica il tipo di pericolo (“può provocare ustioni”, “sviluppa gas tossici”, ecc.), le precauzioni da prendere per l’uso e per la corretta conservazione del prodotto (“conservare in un luogo fresco”, “proteggere le mani”, ecc.) ed è costituita da un rombo bianco con bordo rosso con un disegno in nero che illustra graficamente il tipo di pericolo.  Un’adeguata informazione/formazione sull’utilizzo delle sostanze e prodotti e sull’eventuale rischio che tale attività può comportare, sarà al lavoratore erogata dal preposto all’atto delle introduzione del lavoratore stesso nel proprio posto di lavoro in quanto direttamente correlata alla mansione. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 34. Sostanze pericolose Formatore dott. Stefano Di Zio • Esplosivo: può esplodere per effetto della fiamma o degli urti, oppure è sensibile ad urti ed attriti. • Comburente: a contatto con altre sostanze, soprattutto infiammabili, provoca una forte reazione che sviluppa calore. • Infiammabili: liquidi il cui punto di scintilla è compreso fra i 21 e 55 °C. • Tossico: per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, può comportare rischi gravi ed anche la morte. • Nocivo: può provocare lesioni acute o croniche, può essere letale. • Corrosivo: può esercitare nel contatto con tessuti vivi (epidermide) un’azione distruttiva. • Irritante: può produrre al contatto diretto, prolungato o ripetuto con la pelle o le mucose, una reazione infiammatoria. • Sensibilizzante: può dar luogo ad una reazione di ipersensibilizzazione.
  • 35. Formatore dott. Stefano Di Zio • Cancerogeni: possono provocare il cancro o aumentarne la frequenza per inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo. • Mutageni: possono produrre difetti genetici ereditari o aumentarne la frequenza per inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo. • Tossico per il ciclo riproduttivo: per inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo possono provocare o rendere più frequenti effetti nocivi, non ereditari, sulla prole (teratogeni), o danni a carico delle funzione o delle capacità riproduttive maschili e femminili. • Pericoloso per l’ambiente: qualora si diffondano nell’ambiente può o possono presentare rischi immediati o differiti per una o più delle componenti ambientali (flora, fauna, acqua).
  • 36. Formatore dott. Stefano Di Zio Nella valutazione del rischio a cui sono soggetti i lavoratori, bisogna tener presente tutte le attività connesse al processo produttivo, come il trasporto, la manutenzione o la produzione di scarti di lavorazione che possono determinare una particolare esposizione per certi lavoratori. Ne deriva perciò che molte aziende rientrano all'interno del campo di applicazione del presente decreto, come ad esempio le piccole e medio imprese che adoperano determinati agenti chimici per la pulizia dei locali e delle attrezzature di lavoro o come officine meccaniche, in cui i lavoratori sono esposti a fumi di saldatura per effetto dell'attività svolta. Il datore di lavoro, prima di iniziare una qualsiasi attività produttiva, o quando sono avvenuti notevoli cambiamenti tali da modificare l'esposizione dei lavoratori, deve effettuare una valutazione del rischio a cui possono essere esposti i dipendenti tenendo in considerazione una serie di parametri.
  • 37. Formatore dott. Stefano Di Zio 1. Solido 2. Liquido 3. Aerosol: particelle solide e/o liquide disperse in un mezzo gassoso; possono presentarsi come:  Polveri: (sia di natura organica che inorganica) generate da azioni meccaniche; es.: toner, silice, amianto (fibre), farina, pesticidi, ecc.  Fumi: particelle fini prodotte da materiali solidi per evaporazione, condensazione e reazioni molecolari in fase gassosa. Es: il piombo per riscaldamento produce vapore che condensando in aria forma particelle metalliche che si ossidano (ossido di piombo), oppure fumi di combustione composti da prodotti della incompleta combustione esempio il fumo di motori diesel; ecc.  Nebbie: particelle liquide prodotte dalla condensazione di vapori, reazioni chimiche o atomizzazione di liquidi (es.: nebbie di oli minerali prodotte durante il funzionamento di pompe o altri utensili raffreddati e lubrificati ad olio, oppure nebbie di acido solforico, o soluzioni liquide nebulizzate, ecc.)  Aeriformi: sono costituiti da gas e vapori (es: CO, O3, ossidi di azoto e zolfo, vapori di benzina, di alcol etilico, ecc.) Forme di manifestazione
  • 39. Formatore dott. Stefano Di Zio Definizione Consiste nella possibilità di contrarre, in seguito all’esposizione a virus, batteri, miceti o funghi (lieviti e muffe), colture cellulari derivate da organismi pluricellulari: a) Infezioni b) Intossicazioni c) Effetti allergici d) Tumori
  • 40. Formatore dott. Stefano Di Zio Definizione Elenco esemplificativo di attività lavorative che possono comportare la presenza di agenti biologici: • Industrie alimentari • Impianti di depurazione acque • Agricoltura e Zootecnia • Servizi sanitari e obitori • Laboratori clinici, veterinari, diagnostici • Impianti smaltimento rifiuti -
  • 41. Formatore dott. Stefano Di Zio Veicoli di diffusione 1. Aria: (ambienti di lavoro chiusi e poco aerati) 2. Acqua: contaminata da microrganismi a trasmissione oro-fecale come salmonelle, virus epatite A, (questi organismi vengono eliminati con le feci ma possono infettare nuovamente gli individui attraverso la bocca. Sono a rischio coloro che operano presso impianti fognari e di depurazione delle acque) 3. Suolo: il microbo del tetano (Clostridium tetani) è trasmesso attraverso il terreno, a rischio la attività con alto indice di ferite o abrasioni. 4. Mani: sono fra i vettori principali di malattie, è importante:  Lavarsi sempre accuratamente le mani dopo qualsiasi attività comportante rischio biologico.  Non mangiare o fumare in aree di lavoro in cui vi è rischio di esposizione 5. Via parenterale: (sangue ed emoderivati) Sono microrganismi che si trasmettono attraverso il sangue di persone infette, come virus epatite B e C, virus AIDS. La trasmissione avviene attraverso: lesioni della cute, lesioni delle mucose e strumenti medico-chirurgici. Sono a rischio gli operatori sanitari ma anche gli addetti allo smaltimento rifiuti.
  • 43. IL RUMORE Formatore dott. Stefano Di Zio L’esposizione al rumore non genera danni immediati. La sua azione produce effetti che normalmente si manifestano molto tempo dopo. Obbligo del Datore di Lavoro Il DL valuta l'esposizione dei lavoratori al rumore durante il lavoro considerando: • il livello, il tipo e la durata dell'esposizione, • i valori limite di esposizione e i valori di azione, • gli effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al rumore, • gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori derivanti da interazioni fra rumore e sostanze ototossiche e fra rumore e vibrazioni, • gli effetti indiretti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori risultanti da interazioni fra rumore e segnali di avvertimento o altri suoni che vanno osservati al fine di ridurre il rischio di infortuni, • le informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria
  • 44. IL RUMORE Formatore dott. Stefano Di Zio Obblighi dei lavoratori I lavoratori devono: • osservare le disposizioni e istruzioni impartite dal Datore di Lavoro; • usare con cura ed in modo appropriato i dispositivi di sicurezza; • segnalare immediatamente le deficienze dei suddetti dispositivi e mezzi nonché le altre eventuali condizioni di pericolo di cui vengono a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle loro competenze o possibilità, per eliminare o ridurre dette deficienze o pericoli; • non rimuovere o modificare, senza autorizzazione, i dispositivi di sicurezza, di segnalazione, di misurazione ed i mezzi individuali e collettivi di protezione; • non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre non di loro competenza che possono compromettere la protezione o la sicurezza; • sottoporsi ai controlli sanitari previsti nei loro riguardi.
  • 45. IL RUMORE Formatore dott. Stefano Di Zio Nei luoghi di lavoro ove è affisso il seguente segnale: è obbligatorio l’uso di mezzi di protezione dell’udito che i lavoratori hanno avuto in dotazione (esposizione uguale o superiore al valore superiore di azione 85 dB(A).
  • 46. IL RUMORE Formatore dott. Stefano Di Zio L’addestramento dei lavoratori sull’utilizzo dei dispositivi di protezione dell’udito è obbligatorio. Il datore di lavoro sottopone a sorveglianza sanitaria i lavoratori: 1) quando l’esposizione supera i valori superiori di azione 85 dB(A) 2) su richiesta del lavoratore stesso se l’esposizione al rumore è superiore al valore inferiore di azione 80 db(A) oppure a discrezione del medico competente qualora ne confermi la necessità.
  • 48. RISCHIO DA ESPOSIZIONE A VIBRAZIONI MECCANICHE Formatore dott. Stefano Di Zio DIFFERENTI TIPOLOGIE DI RISCHIO Vibrazioni trasmesse al Sistema mano-braccio Vibrazioni trasmesse al Corpo intero
  • 49. Effetti delle vibrazioni Formatore dott. Stefano Di Zio Le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio possono dare luogo a patologie di tipo: • VASCOLARE (Fenomeno di Raynaud) • NEUROLOGICO: (neuropatia periferica sensitiva) • TEORTICOLARE: (lesioni croniche degeneranti a carico dei segmenti ossei) Le vibrazioni trasmesse al corpo intero possono dare luogo a patologie di tipo: • Disturbi e patologie del rachide lombare • Disturbi e patologie del distretto cervico brachiale • Effetti sugli apparati cocleo-vestibolare gastroenterico circolatorio, urogenitale
  • 50. Interventi di prevenzione Formatore dott. Stefano Di Zio Gli interventi di prevenzione e protezione per ridurre i rischi derivanti dall’esposizione a vibrazioni meccanico comprendono: • scelta di attrezzature di lavoro adeguate concepite nel rispetto dei principi ergonomici e che producono il minor livello possibile di vibrazioni; • fornitura di attrezzature accessorie per ridurre i rischi (guanti, ecc); • adeguata informazione e formazione dei lavoratori sull’uso corretto dei DPI, in modo da ridurre al minimo la loro esposizione a vibrazioni meccaniche; • limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione; • sorveglianza sanitaria; • informazione e formazione.
  • 52. STRESS LAVORO-CORRELATO Formatore dott. Stefano Di Zio Lo stress consiste nella risposta che il nostro organismo attua davanti a qualsiasi sollecitazione, per meglio adattarsi ad essa. Quando è negativo, lo stress si accompagna a malessere e disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali. Lo stress lavoro correlato è responsabile di un’alta percentuale di giornate lavorative perse ed è in aumento il numero di persone che presenta condizioni di sofferenza. Lo stress dovuto al lavoro può essere definito come un insieme di reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifesta quando le richieste poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore (risultano pertanto esclusi la violenza sul lavoro, la sopraffazione sul lavoro, lo stress post-traumatico). Lo stress, così individuato, può influire negativamente sulle condizioni di salute e provocare persino infortuni.
  • 53. STRESS LAVORO-CORRELATO Formatore dott. Stefano Di Zio Le fonti che generano lo stress possono essere identificate in: • Rischi ambientali (Rumorosità, Vibrazioni, Variazioni di temperatura, Ventilazione, Umidità, Igiene Ambientale) • Rischi psicosociali: a) Contesto di lavoro (comportamenti inaccettabili, carenza di rispetto, cambiamenti) b) Contenuto del lavoro (scarso controllo, una pressione lavorativa continua, richieste eccessive) che portano a : • errori, • affaticamento, • burn-out, • esaurimento • scarsa performance. I rischi psicosociali sul lavoro possono essere controllati con successo e ciò migliora il benessere dei lavoratori e la performance aziendale. Il cardine è la prevenzione.
  • 54. STRESS LAVORO-CORRELATO Il film di Napo è pensato per tutti i settori lavorativi e ha l’obiettivo di favorire la discussione su alcune delle problematiche più difficili che i lavoratori, i manager e i preposti si trovano ad affrontare.
  • 55. Fattori organizzativi Formatore dott. Stefano Di Zio I fattori organizzativi sono trasversali ed influenzano: • sia i rischi per la sicurezza, • sia i rischi per la salute, • sia la qualità delle prestazioni e della produzione. Il benessere organizzativo è inteso come l’interfaccia positiva tra la persona e l’organizzazione di cui fa parte e come cultura del lavoro fatta di valorizzazione e stimolo, in contrapposizione a controllo e diffidenza.
  • 56. Fattori organizzativi Formatore dott. Stefano Di Zio “COSTRITTIVITÀ ORGANIZZATIVE” • Marginalizzazione dell’attività lavorativa, • Svuotamento delle mansioni, • Mancata assegnazione di compiti e inattività forzata, • mancata assegnazione di strumenti di lavoro, • ripetuti trasferimenti ingiustificati, • prolungata attribuzione di compiti dequalificanti • prolungata attribuzione di compiti esorbitanti o eccessivi anche in relazione a eventuali condizioni di handicap psicofisici, • impedimento sistematico e strutturale all’accesso a notizie, • inadeguatezza di informazioni inerenti attività ordinaria di lavoro, • esclusione reiterata da attività formative e aggiornamento professionale, • esercizio eccessivo e esasperato di forme di controllo , • altre assimilabili
  • 57. Rischi ricollegabili alle differenze di età, genere, alla provenienza da altri Paesi e alla tipologia contrattuale
  • 58. Fra le vittime di infortuni, talune categorie di lavoratori sono maggiormente esposte (dati INAIL): Giovani Neo assunti Lavoratori temporanei Stranieri I rischi ricollegabili alle differenze di età, genere, alla provenienza da altri Paesi e alla tipologia contrattuale In relazione alle loro specificità e a quelle di altre categorie di lavoratori, e la loro tutela, l’art. 28 comma 1 del DL 81/2008 prevede “la valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari…..nonché quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi.” Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 59. Vi sono le prescrizioni normative per la tutela delle lavoratrici in gravidanza e puerperio, per alcune indicazioni relativamente ai pesi movimentabili e nelle indicazione delle etichettature dei preparati pericolosi, sono invece scarse le indicazioni ulteriori ed occorre riferirsi a dati di letteratura medica. Vi sono differenze di genere in un’ampia serie di problematiche più vaste legate alle circostanze di lavoro, quali le molestie sessuali, la discriminazione, la partecipazione al processo decisionale sul luogo di lavoro, e che vi sono conflitti tra lavoro e vita privata, è necessario affrontare la prevenzione dei rischi in modo olistico. Un altro obiettivo è di individuare pericoli meno evidenti e problemi di salute che si manifestano più frequentemente nelle donne. Tale ultimo aspetto trova una verifica da parte del medico competente, il quale, attraverso la conoscenza dei posti di lavoro - che gli deriva dalle informazioni fornitegli dal datore di lavoro, dalla collaborazione prestata alla valutazione dei rischi e dai periodici sopralluoghi - e la sorveglianza sanitaria verifica l’assenza di controindicazioni allo svolgimento dell’attività lavorativa specifica ed il mantenimento nel tempo dello stato di salute. Differenze di genere Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 60. Mentre la normativa tutela il lavoro minorile – non rappresentato nelle realtà aziendali – nulla dice riguardo ai cosiddetti “lavoratori anziani”. Nell’assenza di specifici riferimenti normativi, è usuale rivolgersi ai dati della letteratura, dai quali è possibile desumere alcuni elementi di base: •le differenze all’interno della popolazione “anziana” sono maggiori rispetto a quelle tra “giovani” e “anziani”; •l’età cronologica non è un indicatore dell’età fisiologica né mentale; •se da un lato gli anziani mostrano un graduale declino in alcune capacità (per esempio nella forza forza muscolare), dall’altro sviluppano strategie compensatorie rinforzabili con l’esercizio. Al fine della valutazione dei rischi occorre prestare quindi particolare attenzione ai seguenti aspetti: •disturbi/patologie muscolo-scheletrici; •movimentazione manuale dei carichi; •disturbi/patologie da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori; •lavoro notturno; •lavoro a turni; •stress correlato al lavoro; •riduzione di capacità visiva; •riduzione di capacità uditiva; Differenze di età Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 61. Differenze di età e genere: misure di prevenzione É prassi consolidata che nell’assegnazione dei lavoratori alle mansioni si prendano in considerazione genere ed età; per quanto riguarda il genere, ad esempio: •considerando i pericoli più frequenti nei lavori a prevalenza maschile e in quelli a prevalenza femminile; •verificando che gli strumenti ed i dispositivi usati per la valutazione tengano conto dei problemi specifici per le donne e per gli uomini; •non trascurando le problematiche legate al genere quando si esaminano le implicazioni di eventuali cambiamenti sul luogo di lavoro; •considerando tutti i settori interessati dalla salute riproduttiva, non soltanto la gravidanza; •scegliendo l’equipaggiamento di protezione in base alle esigenze individuali, adatto anche alle donne ed agli uomini «non medi»; •assicurandosi che tanto le donne quanto gli uomini ricevano informazioni e formazione sulla SSL relative ai compiti che svolgono, alle loro condizioni di lavoro ed alle ripercussioni sulla salute. Tutti gli aspetti citati al punto precedente sono abitualmente monitorati in corso di sorveglianza sanitaria preventiva e periodica da parte del medico competente. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 62. La principale criticità è rappresentata dalle eventuali barriere linguistiche, seguita dalle differenze culturali e di usi e abitudini. Per tale motivo il caposaldo della prevenzione è rappresentato dall’aspetto informativo e formativo, regolamentato dagli art. 36 e 37 del D.Lgs. 81/08. La capacità di comprendere la lingua italiana da parte di lavoratori provenienti da altri paesi è un elemento indispensabile al fine di una corretta attuazione dei disposti aziendali volti alla prevenzione degli infortuni sul lavoro ed alla tutela della salute dei lavoratori. La capacità comprendere la lingua italiana da parte di lavoratori provenienti da altri paesi viene già effettuata in sede di colloquio dal selezionatore e dal RSPP in occasione dei successivi momenti informativi e formativi mirati ed anche dal medico competente in occasione della visita medica medica preventiva. Il medico competente collabora alle citate attività in particolare con informazioni nel campo specifico della salute e tiene conto dell’etnia e della provenienza in corso di sorveglianza sanitaria. Differenze di provenienza Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 63. Differenze di tipologia contrattuale Dalle valutazioni dei rischi, solitamente emerge che i potenziali pericoli a cui possono essere soggetti i lavoratori, indipendentemente dalla specifica tipologia contrattuale (part-time, contratti a termine, contratto di inserimento, apprendistato, tirocinio formativo, somministrazione di lavoro ex lavoro interinale]), distaccati, trasfertisti) sono i medesimi di quelli dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato e pertanto si applicano le medesime misure di prevenzione e protezione già previste per questi ultimi così come i DPI. Tuttavia è proprio “l’insicurezza”, la provvisorietà e l’aleatorietà e il cambiamento continuo del posto di lavoro che condiziona l’approccio alla sicurezza e quindi il comportamento del lavoratore, che tenderà da un lato ad essere passivo nei confronti della propria sicurezza e dall’altra meno attento a imparare davvero e metabolizzare gli aspetti specifici del luogo in cui opera. La partita della prevenzione si gioca quindi subito (come con i neo-assunti e i giovani di scarsa esperienza lavorativa) promuovendo particolarmente nella loro formazione e nel fare comprendere l’impegno aziendale sulla sicurezza.. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 65. Campi Elettromagnetici Definizione: Il Campo Elettromagnetico è generato dall’unione di un’onda magnetica con un’onda elettrica, perpendicolari fra di loro. Un campo elettrico che varia nel tempo crea un campo magnetico altrettanto variabile. A seconda delle caratteristiche fisiche (frequenza, lunghezza d’onda, intensità di energia), si distinguono vari CEM con effetti biologici diversi per il corpo umano. 65 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 66. Spettro EM e fonti artificiali Le attrezzature da lavoro (quali monitor, forni elettrici, lettori laser, ecc.) emettono campi elettromagnetici potenzialmente dannosi per l’organismo. 66 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 67. Radiazioni ionizzanti Le radiazioni ionizzanti sono radiazioni caratterizzate da frequenze molto elevate. La distinzione tra radiazioni ionizzanti e non riveste una grande importanza per quel che riguarda gli effetti biologici, poiché il meccanismo di ionizzazione può causare la rottura dei legami atomici che tengono unite le molecole nelle cellule provocando alterazioni genetiche e tumori nei tessuti Le radiazioni ionizzanti sono, pertanto, cancerogeni certi. 67 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 68. Effetti sanitari dell’inquinamento elettromagnetico. Per campi EM a bassa frequenza Da studi epidemiologici (50-60 Hz; 0,2-0,3 μT ), si evidenzia un aumento delle probabilità di contrarre tumori (leucemia), alterazioni nel sangue, gravidanze anomale. Da studi di laboratorio (50-100 Hz; 10 – 250 μT), si sono riscontrati variazioni nel battito cardiaco e nell’elettroencefalogramma, proliferazione cellulare alterata e sintomi di perdita di concentrazione. Per campi EM a alta frequenza (30 kHz fino a 300 Ghz ) Il corpo umano, se esposto a onde ad alta frequenza, si riscalda. Il riscaldamento avviene dall’interno e non viene percepito dagli organi di senso, l’organismo quindi non è in grado di raffreddarsi (ad esempio mediante la sudorazione). Le possibili conseguenze sono: alterazioni del metabolismo, disfunzioni ghiandolari, infarto, ustioni interne. 68 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 69. Protezione dei lavoratori da campi EM  Protezione dei lavoratori  Titolo VIII Agenti fisici, Capo IV D.Lgs. 81/08:  Non disciplina la protezione da eventuali effetti a lungo termine;  “valori limite di esposizione” sono basati direttamente sugli effetti della salute accertati e su considerazioni biologiche;  “valori di azione” sono parametri direttamente misurabili. Il rispetto di questi valori assicura il rispetto dei valori limite. 69 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 70. Misure di prevenzione e protezione da campi EM  Controllare il rischio alla fonte, eliminando alla sorgente o riducendo al minimo i rischi derivanti dall’esposizione ai CEM  Scelta di attrezzature che emettano campi EM di intensità inferiore  Uso di dispositivi di sicurezza, schermature o di analoghi meccanismi di protezione.  Limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione  E’ importante ricordare che attualmente non esistono DPI specifici per proteggere direttamente l’individuo 70 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 72. Radiazioni ottiche artificiali (ROA) La radiazione ottica comprende le componenti dello spettro elettromagnetico di lunghezza d’onda minore dei campi elettromagnetici e maggiore di quelle delle radiazioni ionizzanti. L’intervallo delle lunghezze d’onda delle ROA è compreso tra 100 nm e 1 mm (con le bande spettrali degli infrarossi (IR), del visibile (VIS) e dell’ultravioletto(UV). Le sorgenti di radiazioni ottiche sono classificate in coerenti e non coerenti. Le prime emettono radiazioni con onde in fase fra di loro, mentre le seconde emettono radiazioni sfasate. I L.A.S.E.R. sono sorgenti di radiazioni ottiche artificiali coerenti (emettono su un’unica lunghezza d’onda, mentre tutte le altre sono non coerenti. 72 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 73. Esempi di sorgenti incoerenti Riscaldatori radianti IR Saldatura Saldatura ad arco UV Lampade per riscaldamento a incandescenza IR Lampade per uso medico Essiccazione inchiostri, vernici UV Forni di fusione metalli e vetro IR Sorgenti di illuminazione artificiale (agli alogenuri metallici, al mercurio, LED) Lampade per uso medico, estetico, di laboratorio UV Esempi di sorgenti coerenti (LASER) Lavorazioni di materiali (taglio, saldatura, marcatura e incisione) Metrologia e misure Applicazioni nei laboratori di ricerca Applicazioni mediche e per uso estetico Telecomunicazioni, informatica Beni di consumo (lettori CD e “bar code”) 73 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 74. Rischi da esposizione a ROA I principali rischi diretti per la salute e la sicurezza che possono derivare dall’esposizione alle ROA, riguardano gli effetti nocivi sugli occhi e sulla cute. La tipologia di effetti dell’esposizione dipende dalla lunghezza d’onda della radiazione incidente, mentre dall’intensità dipendono sia la possibilità che questi effetti si verifichino che la loro gravità. Oltre ai rischi per la salute dovuti all’esposizione diretta alle radiazioni ottiche artificiali esistono ulteriori rischi indiretti, quali: • sovraesposizione a luce visibile: disturbi temporanei visivi, quali abbagliamento, • accecamento temporaneo; • rischi di incendio e di esplosione innescati dalle sorgenti stesse e/o dal fascio di radiazione; • stress termico, contatti con superfici calde ecc. 74 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 75. Valutazione del rischio ROA La valutazione del rischio di esposizione alle ROA consiste nell’ individuazione delle sorgenti ROA ed acquisizione dei dati forniti dai fabbricanti o da documenti tecnici. In base alla natura delle sorgenti può non essere necessario effettuare una valutazione approfondita del rischio in quanto trascurabile e di conseguenza stabilire direttamente (senza effettuare misurazioni) il superamento o meno dei valori limite. L’approfondimento della valutazione è necessario in tutti quei casi di esposizione a ROA i cui effetti negativi non possono essere ragionevolmente esclusi. Sono giustificabili le esclusioni per tutte le apparecchiature che emettono radiazione ottica non coerente secondo lo standard UNI EN 12198:2009, nonché le lampade del “gruppo Esente” dalla norma CEI EN 62471:2009 (illuminazione standard per uso domestico, i monitor dei computer, i display, le fotocopiatrici, le lampade e i cartelli di segnalazione luminosa e sorgenti analoghe, ecc.) 75 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 76. Devono essere valutate tutte le apparecchiature che emettono radiazione ottica coerente classificate nelle classi 1M, 2M 3R, 3B e 4 o nelle classi secondo lo standard IEC 60825‐1 In alcuni casi, ad esempio nella lavorazione di materiali con sorgenti laser, possono essere prodotte emissioni secondarie non coerenti, che devono essere valutate. Valutazione del rischio ROA In caso di valutazione necessaria, i dati misurati con prove sul campo ed i dati dai costruttori vanno calcolati con apposite formule. I risultati acquisiti vanno confrontati con i valori limite previsti nell’Allegato XXXVII del DLgs.81/2008 (parte I per le radiazioni incoerenti e parte II per quelle laser) per stabilire il possibile superamento o meno di tali valori. 76 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 77. Misure tecniche ed organizzative di protezione dei lavoratori dalle ROA  Definire adeguate istruzioni operative di utilizzo delle sorgenti ROA ed il corretto impiego dei D.P.I.  Definire adeguate istruzioni operative per i casi di esposizione indebita  Informare e formare adeguatamente gli addetti e i lavoratori che comunque possono essere coinvolti nella esposizione a ROA.  Informare e formare altri UTILIZZATORI  Valutare l’idoneità degli ambienti di utilizzo (riflessioni, finestre, porte, vetrate di osservazione, etc,)  Posizionare adeguatamente la segnaletica di avvertimento fissa e luminosa per delimitare le zone in cui è possibile un superamento dei limiti di esposizione  Effettuare un controllo periodico sul buon funzionamento delle sorgenti, dei dispositivi di protezione e di sicurezza 77 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 78. Gestione della sicurezza per le ROA  Per le sorgenti coerenti va valutata la distanza nominale di rischio oculare (DNRO) cioè la distanza dalla sorgente oltre la quale non sussiste il rischio di superamento del corrispondente valore limite di esposizione per l’occhio o la pelle (Esposizione Massima Permessa = EMP). In genere viene definita dal fabbricante della sorgente.  Deve essere estesa ad un’area che tenga conto dell’accessibilità della sorgente nell’ambiente di lavoro  I confini della ZLC devono essere definiti dal Tecnico Sicurezza Laser o Addetto Sicurezza Laser come parte della valutazione del rischio. Normalmente si fa coincidere con l’ambiente in cui è utilizzata la sorgente, oppure è possibile individuarla con apposita segnaletica. 78 Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 80. Segnaletica di sicurezza: definizioni. Una segnaletica che, riferita ad un oggetto, ad una attività o ad una situazione determinata, fornisce una indicazione o una prescrizione concernente la sicurezza o la salute sul luogo di lavoro, e che utilizza, a seconda dei casi, un cartello, un colore, un segnale luminoso o acustico, una comunicazione verbale o un segnale gestuale. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 81. Segnaletica di sicurezza: tipologie. I segnali possono essere di: DIVIETO vieta un comportamento che potrebbe far correre o causare un pericolo AVVERTIMENTO un segnale che avverte di un rischio o un pericolo PRESCRIZIONE un segnale che prescrive un determinato comportamento SALVATAGGIO E SOCCORSO un segnale che fornisce indicazioni relative alle uscite di sicurezza o ai mezzi soccorso e salvataggio di INFORMAZIONE un segnale che fornisce indicazioni diverse da quelle precedenti Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 82. Segnaletica di sicurezza: utilizzo. La segnaletica di sicurezza viene utilizzata La segnaletica di sicurezza viene utilizzata quando risultano rischi che non possono essere evitati o sufficientemente limitati con misure, metodi o sistemi di organizzazione del lavoro o con mezzi di protezione collettiva. Possiamo utilizzare: Segnaletica PERMANENTE Segnaletica OCCASIONALE Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 83. Segnaletica di sicurezza: ROSSO. Segnali di divieto. Attrezzature antincendio Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 84. Segnaletica di sicurezza: GIALLO. Segnali di avvertimento: rischio Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 85. Segnaletica di sicurezza: AZZURRO. Segnali di prescrizione Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 86. Segnaletica di sicurezza: VERDE. Segnali di salvataggio e soccorso. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 87. Segnaletica di sicurezza: contenitori e tubazioni. L’obbligo di apporre una segnaletica di sicurezza è esteso alle tubazioni e recipienti che contengono sostanze o preparati pericolosi. Si può derogare dalla etichettatura nel caso di recipienti utilizzati per breve durata (sotto controllo del lavoratore) o il cui contenuto varia frequentemente . L’etichettatura deve essere applicata: • sul lato visibile • in forma rigida, autoadesiva o verniciata Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 89. L’uso di una macchina e/o di una attrezzatura di lavoro può comportare l’esposizione a rischi di tipo fisico. In particolare:  RISCHIO MECCANICO;  RISCHIO ELETTRICO;  RISCHIO TERMICO;  RISCHIO DA RUMORE;  RISCHIO DA VIBRAZIONI; Rischio meccanico - macchine e attrezzature Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 90. Il RISCHIO MECCANICO è caratterizzato dall’insieme dei fattori fisici che possono provocare una lesione per l’azione meccanica di componenti della macchina, di attrezzi, di parti o materiali solidi o fluidi espulsi. All’origine dei fenomeni pericolosi di questa natura troviamo soprattutto:  ELEMENTI DI TRASMISSIONE (pulegge, cinghie, ingranaggi,..)  ELEMENTI LAVORATORI (utensili da taglio, punte,...)  ORGANI DI COLLEGAMENTO Rischio meccanico - macchine e attrezzature
  • 91. Tali elementi generano rischio meccanico in rapporto:  ALLA LORO FORMA (elementi taglienti, spigoli vivi, parti di forma aguzza,..)  ALLA LORO POSIZIONE RELATIVA (creazione di zone di schiacciamento, di taglio, di trascinamento,… se in movimento)  ALLA LORO MASSA E STABILITA’ (energia potenziale di elementi che possono spostarsi sotto l’effetto della gravità)  ALLA LORO MASSA E VELOCITA’ (energia cinetica di elementi in movimento controllato o incontrollato)  ALLA LORO ACCELERAZIONE  ALLA INSUFFICIENZA DELLA LORO RESISTENZA MECCANICA (che può provocare rotture o esplosioni pericolose);  ALL’ENERGIA POTENZIALE DEGLI ELEMENTI ELASTICI (molle) O DEI LIQUIDI O DEI GAS IN PRESSIONE Rischio meccanico - macchine e attrezzature
  • 92. Rischio Meccanico SCHIACCIAMENTO CESOIAMENTO TAGLIO o SEZIONAMENTO IMPIGLIAMENTO TRASCINAMENTO e INTRAPPOLAMENTO URTO PERFORAZIONE e PUNTURA ATTRITO e ABRASIONE Rischio meccanico - macchine e attrezzature EIEZIONE DI FLUIDO AD ALTA PRESSIONE RIBALTAMENTO o PERDITA DI STABILITA’ SCIVOLAMENTO PROIEZIONE DI PARTI
  • 93. Rischio meccanico - macchine e attrezzature Rischio generato da elementi in movimento (p.e. alberi) aventi parti sporgenti o conformate in modo tale che indumenti o parti del corpo possano rimane impigliati (bordi sporgenti, viti, denti, ..). IMPIGLIAMENTO SCHIACCIAMENTO Danno generato da due parti mobili o da una mobile e l’altra fissa in movimento reciproco di avvicinamento. CESOIAMENTO Danno generato da due parti mobili o da una mobile e l’altra fissa in movimento reciproco. TAGLIO o SEZIONAMENTO Danno generato da parti fisse o mobili con spigoli taglienti (p.e. lame, coltelli, ..).
  • 94. Rischio meccanico - macchine e attrezzature Danno generato da contatto con superficie in rapido movimento o con parte mobile con superficie abrasiva.ATTRITO O ABRASIONE TRASCINAMENTO o INTRAPPOLAMENTO Rischio generato da due parti rotanti in direzioni opposte a contatto tra loro o a minima distanza o da una parte rotante ed una tangente fissa o in movimento poste a minima distanza. URTO Danno generato da una parte mobile che viene a contatto con il corpo o parti del corpo. PERFORAZIONE e PUNTURA Danno generato da parti fisse o mobili con estremità o punte acuminate.
  • 95. Rischio meccanico - macchine e attrezzature EIEZIONE DI FLUIDO AD ALTA PRESSIONE Rischio di proiezione di fluido in pressione per rottura di tubazione, raccordi, recipienti, che può provocare danni alle persone…. RIBALTAMENTO o PERDITA DI STABILITA’ Rischio generato da una parte mobile o dall’intera macchina per mancanza intrinseca di stabilità o per avviamento rapido. SCIVOLAMENTO, INCIAMPO o CADUTA Rischio generato da parti (passerelle, scale, pavimenti,..) scivolose, irregolari o con parti sporgenti o dalla presenza di materiale di processo o dispositivi di trasporto non segnalata. PROIEZIONE DI PARTI Rischio generato da una parte mobile (elemento o parte o materiale di processo) che lascia il suo percorso definito o viene sbalzata fuori dalla macchina.
  • 96. Il processo di riduzione del rischio si basa su un percorso iterativo finalizzato ad ottenere, per ogni singolo rischio e per ogni singola zona pericolosa, il valore più basso del rischio, applicando nel modo migliore la tecnologia disponibile. Rischio meccanico - macchine e attrezzature Si svolge in due fasi principali:  LA PRIMA A CARICO DEL PROGETTISTA/COSTRUTTORE DELL’ATTREZZATURA DI LAVORO SI CONCLUDE CON L’IMMISSIONE SUL MERCATO (prima messa a disposizione a titolo oneroso o gratuito per la distribuzione o utilizzazione) CON EVENTUALE MARCATURA CE (se esiste una pertinente direttiva di prodotto) Il processo di riduzione del rischio
  • 97. Rischio meccanico - macchine e attrezzature  LA SECONDA A CARICO DELL’UTILIZZATORE/DATORE DI LAVORO (colui che mette a disposizione dei lavoratori l’attrezzatura di lavoro) SI CONCLUDE CON L’ADOZIONE DI ADEGUATE MISURE TECNICHE E ORGANIZZATIVE (procedure, assegnazione di incarichi e mansioni, sorveglianza, formazione) Il processo di riduzione del rischio
  • 98. ADOZIONE DI PROTEZIONI E MISURE DI PROTEZIONE COMPLEMENTARI Ogni qualvolta la progettazione intrinsecamente sicura non renda ragionevolmente possibile rimuovere i pericoli o ridurre sufficientemente i rischi devono essere utilizzati:  RIPARI  DISPOSITIVI DI PROTEZIONE Rischio meccanico - macchine e attrezzature
  • 99. I ripari possono essere  FISSI  MOBILI (interbloccati con o senza bloccaggio del riparo)  REGOLABILI Rischio meccanico - macchine e attrezzature
  • 100. Rischi elementari: tutti i rischi meccanici Principio di funzionamento: La struttura di protezione è disposta direttamente davanti alla zona pericolosa e ne impedisce l’accesso. E’ mantenuta in posizione permanente tramite dispositivi di fissaggio che impediscono la sua apertura e/o lo spostamento senza un attrezzo. Rischio meccanico - macchine e attrezzature Principi di protezione: riparo fisso a segregazione totale EN 953 “Ripari – Requisiti generali per la progettazione e la costruzione di ripari fissi e mobili” Nota Il riparo fisso può essere previsto solo per basse frequenze di accesso (p.e. 1 al mese).
  • 101. Rischi elementari: tutti i rischi meccanici Principio di funzionamento: La struttura di protezione permette il passaggio del materiale o della parte lavorata impedendo di raggiungere la zona pericolosa. E’ mantenuta in posizione permanente tramite dispositivi di fissaggio che impediscono la sua apertura e/o lo spostamento senza un attrezzo. Rischio meccanico - macchine e attrezzature Principi di protezione: riparo fisso - barriera distanziatrice EN 953 “Ripari – Requisiti generali per la progettazione e la costruzione di ripari fissi e mobili” Sr e Sr e e secondo EN 294
  • 102. Rischi elementari: tutti i rischi meccanici Principio di funzionamento: Il riparo è associato ad un dispositivo di interblocco. -Le funzioni pericolose non possono essere svolte finché il riparo non sia chiuso - Se il riparo viene aperto durante lo svolgimento delle funzioni pericolose viene dato un ordine di arresto - La chiusura del riparo consente l’esecuzione delle funzioni pericolose ma non ne comanda l’avvio. Rischio meccanico - macchine e attrezzature Principi di protezione: riparo mobile interbloccato EN 953 “Ripari – Requisiti generali per la progettazione e la costruzione di ripari fissi e mobili”
  • 103. Rischi elementari: tutti i rischi meccanici Rischio meccanico - macchine e attrezzature Principi di protezione: riparo mobile interbloccato scorrevole incernierato
  • 107. I dispositivi di protezione possono essere  SENSIBILI includono, per esempio: - tappeti sensibili alla pressione; - barre, bordi, fili sensibili - barriere foto sensibili.  MECCANICI per esempio: - dispositivo scansa mani  DI COMANDO per esempio: - dispositivo di comando a due mani Rischio meccanico - macchine e attrezzature
  • 108. Rischi elementari: tutti i rischi Rischio meccanico - macchine e attrezzature Principi di protezione: allontanamento delle mani dalla zona pericolosa Principio di funzionamento: Poichè l’operatore è costretto ad eseguire il comando attraverso l’azionamento contemporaneo dei due pulsanti, si ha la sicurezza che le sue mani si trovino fuori dalla zona pericolosa durante i movimenti pericolosi. Nota Il dispositivo ha efficacia nel caso in cui la zona pericolosa possa essere raggiunta solamente dall’operatore che esegue il comando. Dispositivo di comando a due mani Il processo di riduzione del rischio - COSTRUTTORE
  • 109. INFORMAZIONE DEGLI UTILIZZATORI SUI RISCHI RESIDUI DOVUTI ALL’INCOMPLETA EFFICACIA DELLE MISURE DI PROTEZIONE ADOTTATE Dopo aver eliminato o ridotto il rischio tramite la progettazione e l’adozione di dispositivi di protezione, eventuali rischi non del tutto eliminati, che siano ritenuti accettabili alla luce delle tecnologie a disposizione, vengono classificati RISCHI RESIDUI, cioè rischi con i quali l’operatore deve convivere. Il costruttore deve segnalare i rischi residui sia sulla macchina che sul manuale di istruzione, di modo che l’utilizzatore ne sia consapevole e avvertito. Rischio meccanico - macchine e attrezzature
  • 110. Informazioni ed avvertenze sulla macchina  DISPOSITIVI DI AVVERTIMENTO (acustici, luminosi)  SEGNALI (pittogrammi, avvertenze) Sul manuale di istruzioni per l’uso e la manutenzione  AVVERTENZE Rischio meccanico - macchine e attrezzature
  • 111. Rischi elementari: schiacciamento Rischio meccanico - macchine e attrezzature Principi di protezione: pittogrammi Principio di funzionamento: Attrarre l’attenzione degli operatori sui rischi della zona, ricordando eventuali procedure stabilite nell’ambito del luogo di lavoro. Il processo di riduzione del rischio - COSTRUTTORE
  • 112.  Le condizioni e le caratteristiche specifiche del lavoro da svolgere;  I rischi presenti nell’ambiente di lavoro;  I rischi derivanti dall’impiego delle attrezzature stesse;  I rischi derivanti da interferenze con le altre attrezzature già in uso; Rischio meccanico - macchine e attrezzature Il datore di lavoro deve scegliere le attrezzature considerando:
  • 113.  Adottando adeguate misure tecniche ed organizzative (tra le quali quelle dell’allegato VI);  Prevedendo che il posto di lavoro e la posizione dei lavoratori durante il loro uso rispondano ai principi dell’ergonomia;  Formando adeguatamente i lavoratori incaricati del loro uso; Rischio meccanico - macchine e attrezzature Deve ridurre al minimo i rischi connessi al loro uso: Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 114. USO SCALA A MANO scala semplice: composta da due montanti e da pioli o gradini orizzontali
  • 115. USO SCALA A MANO scala doppia: consiste nell’unione di due scale semplici incernierate tra loro alla sommità e provviste di un robusto dispositivo di sicurezza contro l’apertura
  • 116. Le scale portatili (a mano) devono •essere costruite con materiale adatto alle condizioni di impiego •essere sufficientemente resistenti nell'insieme e nei singoli elementi •avere dimensioni appropriate al loro uso •se di legno, devono avere i pioli fissati ai montanti mediante incastro •essere provviste di dispositivi antisdrucciolevoli alle estremità inferiori dei due montanti •essere provviste di ganci di trattenuta o appoggi antisdrucciolevoli alle estremità superiori, quando sia necessario per assicurare la stabilità della scala
  • 117. Quando l'uso delle scale, per la loro altezza o per altre cause, comporti pericolo di sbandamento, esse devono essere adeguatamente assicurate o trattenute al piede da altra persona. Le scale a pioli portatili devono poggiare su un supporto stabile, resistente, di dimensioni adeguate e immobile, in modo da garantire la posizione orizzontale dei pioli;
  • 118. Lo scivolamento del piede delle scale a pioli portatili, durante il loro uso, deve essere impedito con fissaggio della parte superiore o inferiore dei montanti, o con qualsiasi dispositivo antiscivolo, o ricorrendo a qualsiasi altra soluzione di efficacia equivalente Il trasporto a mano di pesi su una scala a pioli non deve precludere una presa sicura. Le scale doppie non devono superare l'altezza di m 5 e devono essere provviste di catena di adeguata resistenza o di altro dispositivo che impedisca l'apertura della scala oltre il limite prestabilito di sicurezza
  • 119. le scale portatili siano accompagnate da un foglio o libretto recante: • una breve descrizione con l'indicazione degli elementi costituenti; • le indicazioni utili per un corretto impiego; • le istruzioni per la manutenzione e conservazione; • gli estremi del laboratorio che ha effettuato le prove • una dichiarazione del costruttore di conformità alla norma tecnica UNI EN 131 parte 1a e parte 2a
  • 120. I principali rischi a cui è soggetto chi opera con la scala sono prevalentemente dovuti a cadute dall'alto in seguito a: •ribaltamento della scala (laterale e frontale); •slittamento dei montanti inferiori su appoggio sdrucciolevole; •rottura dei montanti, dei pioli o dei gradini; •disattenzioni durante le fasi di salita e discesa. Altro rischio che si presenta durante l'uso di questa attrezzatura è quello rivolto a terze persone per possibile caduta dall'alto di oggetti utilizzati da chi opera sulla scala
  • 121. VERIFICHE E CONTROLLI FARE PRIMA DELL'USO dispositivi antisdrucciolo alle estremità inferiori dei montanti; i pioli o gradini delle scale in legno, siano privi di nodi e ben incastrati nei montanti; la scala nel suo insieme non risulti deformata non vi siano segni di rotture o fratture, non presentino segni di fratture localizzate nelle saldature tra pioli e montanti e ossidazioni tali da comprometterne la resistenza;
  • 122. Personale: le scale dovranno essere usate esclusivamente da persone in perfette condizioni di salute e soprattutto non sofferenti di disturbi legati all'altezza. Scale idonee all'uso: è importante che le scale a mano siano di dimensioni appropriate all'uso che se ne deve fare, verificando che non siano ne troppo lunghe ne troppo corte. Posizionamento della scala: per prima cosa verificare il posizionamento della scala in modo che sia stabile. Sorveglianza: il lavoro sulla scala, per la pericolosità nell'uso di questa attrezzatura, è comunque bene sia sorvegliato da terra.
  • 123. COME SALIRE E SCENDERE sulle scale a mano si deve salire e scendere sempre con il viso rivolto verso la scala stessa; nel salire o scendere dalla scala si devono avere sempre tre arti appoggiati contemporaneamente sulla scala (regola dei tre appoggi); la scala deve essere utilizzata da una sola persona per volta, non solo per salire e scendere, ma anche quando si debbano eseguire lavori contemporanei a quote differenti; si deve scendere sempre dalla scala prima di effettuare qualsiasi spostamento laterale, anche nel caso si possa contare, per questa operazione, sull'aiuto di personale a terra; non si sale o scende dalla scala tenendo in mano utensili o altri materiali (gli utensili di piccole dimensioni dovranno essere agganciati alle cinture oppure riposti in una apposita borsa messa a tracolla per agevolare i movimenti, ma anche per evitarne la caduta).
  • 126. 126 Caratteristiche del mezzo  Presenza della marcatura di conformità  targa di identificazione  targa della portata  batterie di trazione  tetto di protezione del conducente  circuiti idraulici di sollevamento  bracci di forca e portaforca
  • 127. 127  Organi di comando  avvisatore acustico  cartellonistica di sicurezza
  • 128. 128 Caratteristiche del conduttore  Selezione ed addestramento  competenze del conduttore
  • 129. 129Regole di manovra Non usate il carrello se non siete stati addestrati ed autorizzati all’uso di quel particolare tipo di carrello
  • 130. 130Regole di manovra Assicuratevi che freni, sterzo, gomme, comandi, ecc. funzionino correttamente. Eventuali difetti vanno subito segnalati al responsabile.
  • 131. 131Regole di manovra Non togliete dal carrello il tetto di protezione e l’eventuale griglia poggiacarico e non montate attrezzi senza specifica autorizzazione del responsabile
  • 132. 132Regole di manovra Non guidate il carrello con mani o scarpe bagnate o unte
  • 133. 133Regole di manovra I comandi vanno azionati solo stando seduti al posto di guida. Ciò permette un controllo di tutta la situazione del carrello.
  • 134. 134Regole di manovra Controllate che il percorso sia libero ed idoneo in qualsiasi direzione. Controllate la presenza di eventuali ostacoli aerei.
  • 135. 135Regole di manovra Fate attenzione alla segnaletica presente eventualmente nell’area di lavoro e rispettatela. Se non c’è segnalate chiaramente le vostre intenzioni agli alle altre persone
  • 136. 136Regole di manovra Circolate con il carico il più vicino a terra con il sollevatore possibilmente inclinato all’indietro. A vuoto tenete le forche a circa 15 cm. da terra
  • 137. 137Regole di manovra Se un carico vi impedisce la visibilità nel senso di marcia, guidate nel senso opposto. Nel caso di una rampa dove è necessario procedere nel senso di carico chiedete l’assistenza di personale a terra.
  • 138. 138Regole di manovra Adeguate la velocità alle condizioni ambientali, presenza di incroci, pubblico, pavimento sconnesso bagnato o scivoloso.
  • 139. 139Regole di manovra Non passate su oggetti sparsi sul pavimento. Spostateli e avvisate il responsabile
  • 140. 140Regole di manovra Mantenete una distanza di sicurezza dagli altri veicoli che vi precedono. Non sorpassate in corrispondenza di incroci o dove c’è poca visibilità.
  • 141. 141Regole di manovra Azionate l’avvisatore acustico in corrispondenza di incroci, portoni ed in vicinanza di pedoni
  • 142. 142Regole di manovra Non fate manovre brusche soprattutto quando il carico è alto. Azionate i comandi dolcemente
  • 143. 143Regole di manovra Non puntate con il carrello contro persone che lavorano vicino a pareti o banchi o scaffali fissi. Per loro potrebbe non esserci via di scampo
  • 144. 144Regole di manovra Su una rampa il carico deve essere rivolto verso la sommità
  • 145. 145Regole di manovra Prima di salire o scendere da autocarri o di incominciare le operazioni di scarico, assicuratevi che gli stessi siano adeguatamente immobilizzati
  • 146. 146Regole di manovra Su di una rampa a vuoto, le forche devono essere rivolte verso l’inizio della rampa stessa
  • 147. 147Regole di manovra Non accatastate sulle rampe
  • 148. 148Regole di manovra Non trainate o spingete altri veicoli
  • 149. 149Regole di manovra Non cercate di spostare un carico usando due carrelli se non sotto la visione diretta di un responsabile
  • 150. 150Regole di manovra Nelle curve prestate attenzione a non causare danni dovuti ad urti con la carrozzeria
  • 151. 151Regole di manovra Tenete sempre sotto controllo la posizione della punta delle forche per evitare il rischio di urti
  • 152. 152Regole di manovra Non trasportate passeggeri
  • 153. 153Regole di manovra Il carrello può essere usato per lavori di manutenzione da eseguirsi in altezza solo se dotato di una apposita e approvata piattaforma di lavoro
  • 154. 154Regole di manovra Non infilare mai mani, gambe o testa fra le parti mobili del sollevatore
  • 155. 155Regole di manovra Non aggiungete in nessun caso contrappesi per cercare di aumentare la capacità di carico del carrello
  • 156. 156Regole di manovra Il carrello può ribaltarsi frontalmente o lateralmente. Le partenze, le frenate e le sterzate vanno eseguite con dolcezza
  • 157. 157Regole di manovra Evitate brutte sterzate con il carrello scarico poiché in queste condizioni aumenta il rischio di ribaltamento laterale
  • 158. 158Regole di manovra Se il carrello tende a ribaltarsi non scappate ma rimanete seduti tenendo ben stretto il volante puntando bene i piedi e inclinandovi dalla parte opposta a quella di caduta
  • 159. 159Regole di manovra Se rimanete seduti dentro all’abitacolo del carrello avete più possibilità di cavarvela
  • 160. 160Regole di manovra Non trasportate carichi instabili o mal sistemati o sovrapposti se sono più alti della piastra porta forche o della griglia di reggicarico a meno che non sia un sol pezzo
  • 161. 161Regole di manovra Fate sempre attenzione che ci sia sufficiente spazio in altezza sopra al carrello
  • 162. 162Regole di manovra Abbandonate il carrello con le forche a terra, i comandi in neutro, il freno tirato e la chiave di avviamento tolta
  • 163. 163Regole di manovra Non parcheggiate davanti alle uscite di sicurezza, ai dispositivi antincendio o comunque in posizioni di intralcio al traffico
  • 164. 164Regole di manovra Non passate sopra a cavi elettrici o tubi flessibili se questi non sono adeguatamente protetti
  • 165. 165Regole di manovra Fate attenzione a tutti i pedoni che possono sbucare da porte, scaffali, incroci che sono meno prudenti, generalmente, di quelli che camminano per strada.
  • 166. 166Regole di manovra Segnalate tutti gli eventuali incidenti e in particolare qualsiasi collisione con scaffali o con attrezzature.
  • 167. 167Regole di manovra In casi particolari è ammesso di operare con le forche rivolte verso la sommità della rampa. Operare sempre con prudenza evitando di sterzare fino a che le ruote siano in piano
  • 168. 168Regole di manovra Non utilizzate il carrello per spingere i carichi
  • 169. 169Regole di manovra Assicuratevi che il piano su cui volete sistemare il carico sia in grado di sopportarne il peso
  • 170. 170Regole di manovra Non cercate di scaricare il carico dalle forche fermando il carrello di colpo
  • 171. 171Regole di manovra Un carrello retrattile non deve marciare con gruppo retrattile in posizione estesa in avanti anche in assenza di carico
  • 172. 172Regole di manovra Se il carrello presenta dei problemi che presumete possano renderlo insicuro, fermatevi parcheggiate ed avvisate i superiori
  • 173. 173Regole di manovra Non cercate di riparare il carrello da soli a meno che non siate esplicitamente autorizzati a farlo.
  • 174. 174Regole di manovra Non trasportate carichi instabili o mal sistemati sulle forche
  • 175. 175Regole di manovra Distanziate le forche il più possibile e inseritele sotto il carico per tutta la loro lunghezza. Fate attenzione quando la punta delle forche sporge aldilà del carico
  • 176. 176Regole di manovra Non impiegate pallets danneggiati o difettosi
  • 177. 177Regole di manovra Non permettete a nessuno di sostare o passare sotto alle forche sollevate anche se non c’è carico
  • 178. 178Regole di manovra Il carrello non è una macchina da corsa, adeguate la velocità di marcia alle circostanze in cui si opera
  • 179. 179Regole di manovra Prima di azionare il gruppo retrattile azionare il freno
  • 180. 180Regole di manovra Non permettete a nessuno di stare sulle gambe del carrello o di inserire parti del corpo fra telaio e sollevatore quando questo è in funzione
  • 181. 181Regole di manovra Non camminate all’indietro, state rivolti verso il senso di marcia e non camminate direttamente di fronte al timone di comando
  • 182. 182Regole di manovra In caso di emergenza abbandonate il timone permettendo così l’entrata in funzione del dispositivo “uomo morto” (o presenza uomo).
  • 183. 183Regole di manovra Lavorando in aree ristrette tenete i piedi lontano dal telaio del carrello
  • 184. 184 Manovrando all’indietro assicuratevi che ci sia spazio sufficiente tra il timone e pareti o scaffali retrostanti.
  • 185. 185Regole di manovra Avvicinarsi frontalmente alla catasta, sollevare le forche fino alla giusta elevazione e traslare il carrello sino al completo inforcamento del carico
  • 186. 186Regole di manovra Sollevate quindi il carico sino a staccarlo dalla catasta, arretrate poi sino alla distanza utile per poter abbassare il carico
  • 188. Definizione  Lavoro in quota: Attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad una altezza superiore a 2 metri rispetto ad un piano stabile. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 189. Protezione Collettiva ed Individuale I lavori in quota possono essere eseguiti:  In condizioni di sicurezza;  In condizioni ergonomiche. Devono essere scelte attrezzature di lavoro idonee a garantire e mantenere condizioni di lavoro sicuro dando la priorità alle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 190. Protezione Collettiva ed Individuale Dove le misure di protezione collettiva non bastano da sole ad evitare o a ridurre sufficientemente i rischi per la sicurezza e la salute durante il lavoro in relazione al rischio residuo:  Subentra l’obbligo del ricorso ai Dispositivi di Protezione Individuale Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 191. Rischio di caduta dall’alto Tipologie di rischio Rischio connesso al DPI anti-caduta: Non perfetta adattabilità del DPI. Intralcio alla libertà di movimenti causata dal DPI stesso. Inciampo su parti del DPI. Rischio di cadute A seguito di cadute dall’alto. Rischio susseguente alla caduta: Oscillazioni del corpo con urto contro ostacoli (effetto pendolo). Arresto del moto di caduta per effetto delle sollecitazioni trasmesse dall’imbracatura sul corpo. Sospensione inerte del corpo dell’utilizzatore che resta appeso al dispositivo di arresto di caduta e da tempo di permanenza in tale posizione. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 192. Rischio di caduta dall’alto Tipologie di rischio Rischio specifico dell’attività lavorativa Di natura meccanica (bordi spigolosi, attrezzi taglienti, caduta di oggetti, ecc). Di natura termica (scintille, fiamme libere, ecc.). Di natura chimica (uso di solventi, ecc.). Di natura elettrica (elettrocuzione). Di natura atmosferica (vento, pioggia o ghiaccio sulle superfici di calpestio, ecc.) Rischio innescante la caduta: Insufficiente aderenza delle calzature. Insorgenza di vertigini. Abbagliamento degli occhi. Scarsa visibilità. Colpo di calore o di sole. Rapido abbassamento della temperatura. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 193. Classificazione dei DPI Dispositivi individuali per il posizionamento e la trattenuta sul lavoro e la prevenzione della caduta dall’alto:  Consentono a chi deve operare in altezza con sostegno su pali o altre strutture, di poter lavorare con entrambe le mani libere.  I sistemi di trattenuta servono a prevenire le cadute dall’alto, impedendo al lavoratore in quota di raggiungere la zona in cui sussiste il rischio di cadute dall’alto.  Questi sistemi non sono destinati all’arresto delle cadute. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 194. Classificazione dei DPI Dispositivi di Protezione Individuale contro le cadute dall’alto. Sistemi di arresto di caduta Tali dispositivi comprendono:  Imbracatura per il corpo;  Assorbitore di energia;  Sistema di collegamento ad un punto di ancoraggio sicuro. Tali dispositivi devono essere ancorati ad un punto fisso. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 195. Classificazione dei DPI Dispositivi di Protezione Individuale contro le cadute dall’alto. Dispositivi di discesa Dispositivi utilizzati per il salvataggio e l’evacuazione di emergenza per mezzo dei quali una persona può scendere da sola, o con l’assistenza di una seconda persona a velocità limitata da una posizione elevata ad una posizione più in basso. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 196. Classificazione dei DPI Dispositivi di Protezione Individuale per la protezione e la prevenzione delle caduta dall’alto. DPI per il posizionamento sul lavoro e la prevenzione delle cadute dall’alto: sistemi di posizionamento sul lavoro. DPI contro le cadute dall’alto: Sistemi anticaduta Dispositivi di discesa Sistema di arresto caduta con dispositivo di tipo retrattile Sistema di arresto caduta con dispositivo di tipo guidato su una linea di ancoraggio rigida Sistema di arresto caduta con dispositivo di tipo guidato su una linea di ancoraggio flessibile Sistema di arresto caduta con dispositivo di assorbimento di energia Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 197. Criteri generali di scelta Elementi influenti Caratteristiche dei sistemi e dei componenti anticaduta e dei punti di ancoraggio: Conseguenza di una possibile caduta: Impatto con il suolo. Impatto con ostacoli sotto il piano di lavoro, quali strutture di sostegno. Imbracatura come risultato dell’arresto della caduta (es. strangolamento dovuto alle cinghie). Severità della caduta. Tipo di lavoro: Su pali e tralicci. Presso gronde e cornicioni. Su opere di demolizione. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 198. Rischio incendio, esplosioni e Gestione delle emergenze
  • 199. Principi della combustione Reazione chimica (ossidoriduzione) sufficientemente rapida tra una sostanza combustibile ed una sostanza comburente (normalmente l’ossigeno contenuto nell’aria) con emissione di energia sensibile (calore e luce) ed altri prodotti della combustione (gas, fumo) COMBUSTIONE Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 200. Perché si realizzi una combustione è necessario che siano soddisfatte tre condizioni (triangolo del fuoco). CALORE COMBUSTIBILE COMBURENTE ENERGIA DI INNESCO Sostanza in grado di bruciare Ossigeno presente nell’aria Temperatura di infiammabilità COMBUSTIBILE OSSIGENO Principi della combustione IL TRIANGOLO DEL FUOCO Se manca un solo componente non si può verificare un incendio Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 201. SOSTANZA IN GRADO DI BRUCIARE PUO’ PRESENTARSI ALLO STATO: • SOLIDO (CARBONE, LEGNO, CARTA, ...) • LIQUIDO (ALCOOL, BENZINA, GASOLIO, ...) • GASSOSO (METANO, IDROGENO, PROPANO, ...) Principi della combustione COMBUSTIBILE Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 202. SOSTANZA CHE PERMETTE AL COMBUSTIBILE DI BRUCIARE Principi della combustione COMBURENTE Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 204. L'infiammabilità è caratterizzata da tre parametri: 1. Punto di infiammabilità (flash point): è la temperatura minima alla quale, a pressione di 1 atm, la sostanza produce vapori in una quantità tale da dare una miscela con l'aria che in contatto con una scintilla o una fiamma può infiammarsi o esplodere. 2. Temperatura di ignizione o autoaccensione (ignition temperature): è la temperatura minima richiesta per iniziare e auto- sostenere la combustione di una miscela dei vapori della sostanza, indipendentemente dalla sorgente di calore. 3. Campo di infiammabilità: intervallo di composizione della miscela aria - sostanza in cui quest’ultima è infiammabile. Principi della combustione Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 205. TEMPERATURA D’INFIAMMABILITA’: TEMPERATURA ALLA QUALE OCCORRE PORTARE UN COMBUSTIBILE (LIQUIDO O SOLIDO) AFFINCHE’ ESSO EMETTA VAPORI COMBUSTIBILI IN QUANTITA’ DA INCENDIARSI IN PRESENZA DI UN INNESCO, SIA ESSO FIAMMA O SCINTILLA. BENZINA 12 °C GASOLIO 85 °C LEGNO 200 °C Parametri fisici della combustione Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 206. TEMPERATURA DI ACCENSIONE MINIMA TEMPERATURA ALLA QUALE LA MISCELA COMBUSTIBILE-CORBURENTE INIZIA A BRUCIARE SPONTANEAMENTE IN MODO CONTINUO SENZA ULTERIORE APPORTO DI CALORE DALL’ESTERNO. BENZINA 250 °C GASOLIO 220 °C LEGNO 220 °C Parametri fisici della combustione Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 207. ENERGIA DI ACCENSIONE: ENERGIA RICHIESTA PER PORTARE IL COMBUSTIBILE ALLA SUA TEMPERATURA DI ACCENSIONE IN PRESENZA DI ARIA. INNESCO: ELEMENTO CHE A CONTATTO CON LA MISCELA INFIAMMABILE NE DETERMINA L’AVVIO ALLA REAZIONE DI COMBUSTIONE (FIAMMA, SCINTILLA, …) Parametri fisici della combustione Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 208. Esplosione Definizione Rapida espansione di gas, dovuta ad una reazione chimica di combustione, avente come effetto la produzione di calore, un'onda d'urto ed un picco di pressione. L'esplosione è detta:  Deflagrazione quando la reazione si propaga con una velocità minore di quella del suono;  Detonazione se la reazione procede nella miscela con velocità superiore a quella del suono. Gli effetti distruttivi delle detonazioni sono maggiori di quelli delle deflagrazioni. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 209. Esplosione Esplosioni di polveri Un’esplosione può aver luogo quando gas, vapori o anche polveri infiammabili (es. segatura di legno, farina, ecc.),entro il loro campo di esplosività, vengono innescati da una fonte di innesco di sufficiente energia. Prevenire le esplosioni Il modo migliore di proteggersi dalle esplosioni sta nel prevenire la formazione di miscele infiammabili, in quanto è estremamente difficoltoso disporre di misure che fronteggiano gli effetti delle esplosioni come è invece possibile fare con gli incendi. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 210. La propagazione dell’incendio è influenzata da: • estensione del locale; • posizione della sorgente d’ignizione; • l’apertura di porte e finestre; • presenza e distribuzione di materiale infiammabile; • propagazione attraverso vani tecnici. Propagazione dell’incendio Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 212. • USTIONI; • PERDITA DI CONOSCENZA; • ASFISSIA; • DIMINUZIONE DELLA VISIBILITA’; • CROLLO DELLE STRUTTURE PORTANTI. Effetti dell’incendio sulle persone
  • 213. CLASSIFICAZIONE DEI FUOCHI (C.E.N.- U.N.I.) CLASSE A: FUOCHI DA MATERIALI SOLIDI, GENERALMENTE DI NATURA ORGANICA, LA CUI COMBUSTIONE AVVIENE CON COMBUSTIONE DI BRACI; CLASSE B: FUOCHI DA LIQUIDI O DA SOLIDI LIQUEFATTIBILI; Classificazione dei fuochi
  • 214. CLASSE C: FUOCHI DI GAS; Metano, GPL, acetilene, idrogeno … CLASSE D: FUOCHI DI METALLI; Magnesio, sodio, alluminio CLASSE E: FUOCHI DI NATURA ELETTRICA. E Classificazione dei fuochi Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 215. AGENTE Incendio Acqua a getto Acqua nebulizzata Schiuma e derivati Polvere CO2 Gas CFC Classe A solidi Si Si Si Si Accett. Si Classe B liquidi No/Si Si Si Si Accett. Si Classe C gas No Si No Si Si Si Classe D metalli No No No Si No No Impianti in tensione No No No Si Si Si Presenza di comburenti No No No No No Si Presenza di acidi forti No No No Si No No Estinguenti Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 216. I SISTEMI DI SPEGNIMENTO DEGLI INCENDI (Rottura del triangolo della combustione) SEPARAZIONE SOFFOCAMENTO RAFFREDDAMENTO INIBIZIONE CHIMICA Sostanze estinguenti Estinguenti Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 217. ACQUA SCHIUMA POLVERI IDROCARBURI ALOGENATI GAS INERTI AGENTI ESTINGUENTI ALTERNATIVI ALL’HALON Sostanze estinguenti Estinguenti Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 218. Estintore a polvere Estintore a CO2 Meccanismi di estinzione Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 219. PIANO DI EMERGENZA INSIEME DEI PROVVEDIMENTI TECNICI E AMMINISTRATIVI IN MODO DA GARANTIRE L’ORDINATO SUSSEGUIRSI DELLE VARIE FASI EVITANDO IMPROVVISAZIONI O INTRALCI PIANO OPERATIVO DEFINISCE LE PROCEDURE CHE DEVONO ESSERE ATTUATE DAL PERSONALE IN CASO DI INCENDIO E DA TUTTI COLORO CHE SONO COINVOLTI DALL’EMERGENZA IN CORSO Emergenza evacuazione Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 220. PIANO DI EVACUAZIONE AMBIENTI DEFINISCE LE PROCEDURE CHE DEVONO ESSERE ATTUATE DAL PERSONALE INCARICATO DI GESTIRE L’EVACUAZIONE PERSONALE PREPOSTO ALL’EVACUAZIONE SCELTO TRA I PREPOSTI O I LAVORATORI, E’ FORMATO PER ACCOMPAGNARE LE PERSONE PRESENTI NELLA ZONA DI PROPRIA COMPETENZA SINO AL LUOGO SICURO ASSEGNATO Emergenza evacuazione Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 221. L’EMERGENZA È UN FATTO IMPREVISTO CHE COGLIE DI SORPRESA TUTTI COLORO CHE SONO PRESENTI NELL’AMBIENTE DI LAVORO. LE NORME E LE PROCEDURE DELL’EMERGENZA DEVONO ESSERE DESCRITTE NEL PIANO DELLE EMERGENZE TUTTI I LAVORATORI SONO COINVOLTI MA SOLO QUELLI CHE SONO STATI DESIGNATI SONO AUTORIZZATI A DIRIGERE LE FASI DI EMERGENZA O EVACUAZIONE. LE USCITE DI SICUREZZA DEVONO SEMPRE ESSERE VERIFICATE AFFINCHÉ NON VI SIANO PORTE CHIUSE E VIE INGOMBRE Emergenza evacuazione Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 222. • Incendio e propagazione fumi; • Terremoto; • Emergenza di pronto soccorso sanitario; • Fuga di gas o sostanze pericolose; • Errato funzionamento di impianti tecnologici; • Crollo di strutture interne; • Guasto elettrico; • Allagamento. Emergenza: scenari Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 223. • ABBANDONARE LO STABILE SENZA INDUGI, ORDINATAMENTE E CON CALMA • NON CREARE ALLARMISMO E CONFUSIONE, NON GRIDARE • NON CORRERE, NON SPINGERE • NON PORTARE CON SÉ BORSE O PACCHI VOLUMINOSI NEL CASO SI SENTA IL SEGNALE DI ALLARME SI DEVE: Modalità evacuazione Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 224. • NON TORNARE INDIETRO PER NESSUN MOTIVO • SEGUIRE SEMPRE LE INDICAZIONI DI VIA DI FUGA • UTILIZZARE LE USCITE DI EMERGENZA • RAGGIUNGERE IL PUNTO SICURO AL DI FUORI DELL’EDIFICIO SOSTANDO ALL’APERTO E MAI NELLE VICINANZE DELLO STABILE, PARETI O DI PIANTE NEL CASO SI SENTA IL SEGNALE DI ALLARME SI DEVE: Modalità evacuazione Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 225. • MANTENERE LA CALMA • CHI NON È IN GRADO DI MUOVERSI ATTENDA I SOCCORSI • EVACUARE I LOCALI IN MODO ORDINATO • NON USARE ASCENSORI E MONTACARICHI • IN PRESENZA DI FUMO COPRIRSI LA BOCCA CON • UN FAZZOLETTO UMIDO E CAMMINARE CARPONI A TERRA • NON OSTRUIRE GLI ACCESSI DOPO ESSERE USCITI • NEI PUNTI DI RACCOLTA ATTENDERE GLI ORDINI • ATTENDERE IL SEGNALE DI CESSATA EMERGENZA Modalità evacuazione NEL CASO SI SENTA IL SEGNALE DI ALLARME SI DEVE: Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 226. ASSISTENZA AI DISABILI Modalità evacuazione Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 227. • DEPOSITO O MANIPOLAZIONE NON IDONEA DI SOSTANZE INFIAMMABILI O COMBUSTIBILI; • ACCUMULO DI RIFIUTI, CARTA O ALTRO MATERIALE COMBUSTIBILE CHE PUÒ ESSERE FACILMENTE INCENDIATO (ACCIDENTALMENTE O DELIBERATAMENTE); • NEGLIGENZA NELL'USO DI FIAMME LIBERE E DI APPARECCHI GENERATORI DI CALORE; • INADEGUATA PULIZIA DELLE AREE DI LAVORO E SCARSA MANUTENZIONE DELLE APPARECCHIATURE; Incendi: cause Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 228. • IMPIANTI ELETTRICI O UTILIZZATORI DIFETTOSI, SOVRACCARICATI E NON ADEGUATAMENTE PROTETTI; • RIPARAZIONI O MODIFICHE DI IMPIANTI ELETTRICI EFFETTUATE DA PERSONE NON QUALIFICATE; • APPARECCHIATURE ELETTRICHE LASCIATE SOTTO TENSIONE ANCHE QUANDO INUTILIZZATE; • UTILIZZO NON CORRETTO DI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO PORTATILI; Incendi: cause Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 229. • OSTRUZIONE DELLA VENTILAZIONE DI APPARECCHI DI RISCALDAMENTO, MACCHINARI, APPARECCHIATURE ELETTRICHE E DI UFFICIO; • FUMARE OVE È PROIBITO, O NON USARE IL POSACENERE; • NEGLIGENZE DI APPALTATORI O DI ADDETTI ALLA MANUTENZIONE. Incendi: cause Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 230. NEI LUOGHI IN CUI VI È PERICOLO DI INCENDIO (GAS, VAPORI, ECC) È TASSATIVAMENTE VIETATO FUMARE, SCALDARE VIVANDE, USARE FIAMME LIBERE. SPEGNERE IL MOTORE DEI VEICOLI E DELLE INSTALLAZIONI DURANTE I RIFORNIMENTI DI CARBURANTE. VIETARE L’ACCUMULO DI MATERIALI INFIAMMABILI (LEGNO, CARTONI, STRACCI) I MACCHINARI DI LAVORO CHE PRODUCONO SCINTILLE DEVONO ESSERE DOTATI DI IDONEA PROTEZIONE. IL TRAVASO DEI LIQUIDI DEVE AVVENIRE SENZA SPANDIMENTI. NON ESPORRE BOMBOLE DI GAS A FONTI DI CALORE. Prevenzione incendi REGOLE Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 231. Il panico è una forte paura, collettiva o individuale che provoca alterazioni nei comportamenti e reazioni irrazionali, può avere manifestazioni che, se incontrollate, costituiscono un elemento di pericolo. Lo scopo della paura è puramente biologico, assolve alla funzione di proteggere l’organismo. Da questo punto di vista, la paura, se mantenuta a livelli tollerabili, assolve questa funzione di protezione dell’organismo, preparandolo all’azione. La funzione protettiva significa che l’organismo si protegge dall’aggressione immediata, contingente, per preparare un’azione di risposta, una reazione. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 232. La paura si trasforma in panico quando l’organismo non riesce ad elaborare una strategia, quella che normalmente viene chiamata “strategia di salvezza”, una contromossa, una risposta positiva che possa far fronte agli stimoli negativi. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 233. E’ necessaria la diffusione di una “cultura della catastrofe”, che prepari l’individuo a prendere coscienza della possibilità del verificarsi di un evento calamitoso e fornisca le informazioni utili per elaborare risposte per far fronte al suo verificarsi e così far ridurre le reazioni distruttive. La procedura di evacuazione di uno stabilimento produttivo fornisce gli elementi indispensabili per permettere un deflusso rapido, razionale e ordinato. L’applicazione della procedura, verificata, durante le prove periodiche di evacuazione, limita il rischio di reazioni negative, in particolare il Panico, che può anche spingere ad una “fuga isterica collettiva”, con conseguenze immaginabili. Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 234. • affrontare l’emergenza sin dal primo insorgere per contenere gli effetti e riportare rapidamente la situazione alle condizioni di normale esercizio; • prevenire ulteriori incidenti che potrebbero derivare dall’incidente di origine; • pianificare le azioni necessarie e proteggere le persone all’interno ed all’esterno dello stabilimento; • prevenire o limitare i danni all’ambiente ed alla proprietà; • attuare provvedimenti tecnici ed organizzativi per isolare e bonificare l’area interessata dall’incidente; Piano di EMERGENZA Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 235. • assicurare il coordinamento con i servizi di emergenza, con lo staff tecnico e la direzione aziendale; • soccorrere persone coinvolte dall’emergenza ed organizzare un presidio sanitario per gli infortunati; • assicurare, nel più breve tempo possibile, la continuità delle attività produttive e commerciali. Piano di EMERGENZA Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 236. Datore di Lavoro Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione Responsabile dell’emergenza Centralinista (ai fini della gestione emergenza) Addetti Antincendio Addetti Pronto Soccorso SOGGETTI COINVOLTI Piano di EMERGENZA Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 237. La comunicazione ai lavoratori e clienti di un’emergenza in atto dovrà avvenire a mezzo voce. Questo dovrebbe consentire di avvisare automaticamente tutte le persone interessate, attivando in tal modo il Piano di Emergenza. Dopo il richiamo a voce tutti i lavoratori non utilizzati ai fini dell’intervento, e quindi non compresi nella tabella precedente, devono procedere all’evacuazione dei locali, recandosi nella più prossima “area sicura” e quindi nel “punto di raccolta”. Al termine dell’emergenza il Responsabile dell’Emergenza darà indicazioni per la ripresa dell’attività, dopo avere verificato le esatte condizioni degli edifici e delle attrezzature eventualmente coinvolti. Comunicazione dell’EMERGENZA Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 238. I numeri telefonici di utilizzo più frequente sono: Municipio (varia) Comando Provinciale Vigili del Fuoco 115 Pronto Soccorso 118 Questura 113 Carabinieri 112 Servizio GAS – ACQUA Enel 800-900800 Unità Sanitaria Locale (varia) Centro Antiveleni Comunicazione esterna dell’EMERGENZA Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 239. “Pronto, qui è la Ditta ____________– indirizzo ____________; è richiesto il vostro intervento per un principio d’incendio nell’impianto ____________. Il mio nominativo è ____________________, il nostro numero telefonico è ____________. Ripeto: qui è la Ditta ____________– indirizzo ____________; è richiesto il vostro intervento per un principio d’incendio nell’impianto ____________. Il mio nominativo è ____________________, il nostro numero telefonico è ____________. ”. Il messaggio da utilizzare per richiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco o del Pronto Soccorso sarà: Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 240. La Squadra Antincendio interviene sul focolaio con gli estintori, avendo cura di utilizzare la sostanza estinguente più idonea per le apparecchiature o i materiali in fiamme. In particolare non sarà mai usata l’acqua sulle apparecchiature elettriche. La Squadra Antincendio chiude la valvola d’intercettazione del gas e mette fuori tensione macchinari e attrezzature, nella zona o nelle sue immediate vicinanze. La squadra Antincendio circoscrive per quanto possibile la zona interessata allontanando materiale infiammabile che potrebbe essere raggiunto dal fuoco. Procedura in caso di incendio Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 241. I lavoratori, se non addetti all’emergenza o utilizzati per incarichi particolari, si allontanano ordinatamente verso postazioni non a rischio ed eventualmente defluiscono all’esterno verso le “aree sicure”; altrettanto devono fare immediatamente eventuali visitatori o lavoratori di imprese esterne. La Squadra Antincendio verifica che all’interno del locale non siano rimaste bloccate persone, ispezionando anche i locali non abitualmente utilizzati. La Squadra Antincendio presidia l’ingresso impedendo l’accesso a chiunque non sia addetto alle operazioni di emergenza. Se il fuoco non è domato in 5 min. devono essere avvertiti per telefono i Vigili del Fuoco. Procedura in caso di incendio Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 242. Se vi sono persone intossicate o ustionate deve essere avvertito il Pronto Soccorso. Al termine dell’incendio gli addetti alle emergenze verificano i danni provocati ad impianti elettrici, rete gas, macchinari, arredi e strutture civili, chiedendo ove necessario consulenza a tecnici VV.F. o ad altri tecnici qualificati. Si ripristinano le condizioni di agibilità e sicurezza nei locali. Il Responsabile dell’Emergenza dichiara la fine dell’emergenza. Si riprendono le normali attività lavorative. Procedura in caso di incendio Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 243. Il Responsabile dell'Emergenza convoca immediatamente sul luogo dell’infortunio o malore gli addetti alla Squadra di Pronto Soccorso. Gli addetti al Pronto Soccorso si astengono da qualsiasi intervento sull’infortunato che possa aggravarne le condizioni, nell’attesa dell’arrivo dell’ambulanza. Gli addetti di Pronto Soccorso operano per evitare affollamenti nei pressi dell’infortunato. Tutti collaborano con gli addetti al Pronto Soccorso, seguendone le istruzioni e fornendo loro le attrezzature ed i materiali richiesti. Si chiama telefonicamente il soccorso medico esterno. Procedura in caso di infortunio o malore Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 244. Tutti devono evitare di precipitarsi disordinatamente all’esterno dei locali di lavoro. Il Responsabile delle Emergenze fa sospendere le attività lavorative ponendo in sicurezza le macchine e le attrezzature. Il Responsabile delle Emergenze provvede a chiudere il rubinetto generale del gas. Il Responsabile dell’Emergenza provvede se necessario ad aprire il quadro dell’interruttore generale dell’energia elettrica. Il Responsabile dell’Emergenza provvede a chiudere eventualmente anche il rubinetto generale dell’acqua. Il Responsabile delle Emergenze fa evacuare ordinatamente il personale interno ed esterno presente, seguendo le vie di fuga segnalate facendolo raccogliere nell’”area sicura” (spazio esterno aperto lontano da edifici e linee elettriche aeree) più vicina. Procedura in caso di terremoto Formatore dott. Stefano Di Zio
  • 245. Il Responsabile delle Emergenze verifica che all’interno del locale non siano rimaste bloccate persone; in caso contrario fa chiamare immediatamente la Squadra Antincendio interna ed avvisa il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione. Il Responsabile delle Emergenze verifica che non vi siano persone ferite; in caso contrario fa chiamare immediatamente la Squadra di Pronto Soccorso. Il Responsabile dell’Emergenza coordina gli interventi e cerca di raccogliere informazioni sull’entità dell’evento (radio, televisione, telefoni ecc.). Procedura in caso di terremoto Formatore dott. Stefano Di Zio