Alf Uno_Supply Day 2014_Fabio Candussio_11.07.2014
1. CONPETIZIONE
Competere e collaborare
in Supply Chain sempre più complesse
ALF – The Conference
11 luglio 2014, Cordignano
Fabio Candussio
Docente presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Udine
fabio.candussio@uniud.it
2. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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n ecosistema in continuo cambiamento
u
Azienda
Complessità Esterna
mercati clienti fornitori concorrenza
Complessità Interna
prodotti processi tecnologie
Levedi
intervento
Prestazioni
Variazioni:
molte,
interdipendenti,
continue,
imprevedibili
strategiche
tecnologiche
organizzative
efficienza
efficacia
flessibilità
3. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
3
possibili risposte all’incremento di complessità
2
Azienda
Complessità Esterna
mercati clienti fornitori concorrenza
Complessità Interna
prodotti processi tecnologie
Levedi
intervento
Prestazioni
strategiche
tecnologiche
organizzative
efficienza
efficacia
flessibilità
Legge della varietà
necessaria
L’azienda risponde
adattandosi al suo
interno
Legge di
semplificazione
L’azienda risponde
selezionando porzioni
di complessità
4. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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uale è l’approccio migliore?
q entrambi dipende dallo stato in cui si trova l’azienda
performanceaziendali
complessità interna
prestazioni
massime
aumentando la
complessità
le prestazioni
migliorano
oltre un certo
livello di complessità
le prestazioni
decadono
considerazioni
non è facile misurare su quale lato
della parabola si colloca il proprio
business in un dato momento
L’azienda deve ricorrere a
specifiche leve di intervento
per rimanere coerente nel tempo
1
2
Le aziende competono in
Supply Network sempre più
articolati e dinamici
3
5. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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voluzione: un meccanismo solo competitivo?
e
Charles Darwin
MUTAZIONE
SELEZIONE
COOPERAZIONE
Terzo
principio?
6. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
6
omplessità naturale e cooperazione
c
complessità della vita
batteri
insetti
mammiferi
uomo
egoismo?
7. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
7
l miglior risultato
i
Tratto dal film “A Beautiful Mind” di Ron Howard
“Il miglior risultato si ottiene quando ogni componente
del gruppo farà ciò che è meglio per sé e per il gruppo”
8. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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a cooperazione è irrazionale?
l
COOPERARE
COLLABORARE PER
UN FINE COMUNE
Esistono meccanismi che
spiegano il passaggio da
competizione a cooperazione?
9. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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rigioniero del dilemma
p
Tace
PRIGIONIERO 2
Tace
2
2
Tradisce
1
4
Collaborativo
Defezionista
Tradisce
1
4
3
3
PRIGIONIERO1
10. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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a selezione naturale non fa previsioni
l
tempo
C
C
C
C
C mutazione
C
C
C
D
C selezione
C
C
D
D
D selezione
C
D
D
D
D
D
D
D
D
D mutazione
D
C
D
D
D selezione
C
C
D
C
D selezione
C
C
C
D
C
Collaborativo Defezionista
L’atteggiamento defezionista aumenta la «fitness» darwiniana e dunque
risulta vincente sul breve periodo, mentre l’atteggiamento collaborativo può
affermarsi solo sul lungo superando la logica puramente competitiva
11. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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modi per risolvere il dilemma
4 «Tit for tat» («Quid pro quo»)
Il contraccambio: un sistema diretto e
brutale nella sua semplicità
«Date e vi sarà dato» (Luca 6, 38)
Il potere della reputazione
(e la forza della comunicazione)
Ogni sistema ha una struttura
L’importanza di interagire in un
network
Non solo interazione individuale
La cooperazione avviene
attraverso opportuni sottogruppi
2
1
4
3
12. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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modi per affrontare Supply Chain complesse
4 «Tit for tat» («Quid pro quo»)
Il contraccambio: un sistema diretto e
brutale nella sua semplicità
«Date e vi sarà dato» (Luca 6, 38)
Il potere della reputazione
(e la forza della comunicazione)
Ogni sistema ha una struttura
L’importanza di interagire in un
network
Non solo interazione individuale
La cooperazione avviene
attraverso opportuni sottogruppi
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1
4
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13. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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a storia dell’orso
l
Non conta quanto veloce corri,
ma correre più veloce degli altri
Quando ad essere in gioco è la
sopravvivenza, la (sana) competizione è
comunque alla base dell’evoluzione
14. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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a storia del leone
l
Il gioco è allenamento: prefigura
la caccia, la lotta, l’accoppiamento
I giochi onesti: libertà di (non)
partecipare, dichiarare le regole e
rispettarle, ammettere gli errori
15. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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a storia del luccio
l
Il passato non si ripete,
nulla si ripresenta come prima
«Osate cambiare,
cercate nuove strade»
(Prof. John Keating)
16. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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a storia del cigno nero
l
Non sempre è possibile
pianificare il futuro
«Siate pronti, perché non sapete
né il giorno, né l’ora».
Allenarsi in termini di:
velocità, agilità, resilienza
17. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
17
a storia delle lucciole
l
La sincronia è la più semplice
delle risposte alla complessità
«Nulla era irrevocabile,
tutto era a portata di mano».
(definizione di semplicità di Joan
Didion , scrittrice e statunitense)
18. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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isolvere un doppio dilemma
r
performanceaziendali
complessità interna
prestazioni
massime
cooperazione competizione
19. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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Agenti di cooperazione
«Un padre lasciò in eredità ai propri 3 figli i suoi 17 dromedari:
la metà al maggiore, un terzo al medio, un nono al più piccolo…»
18 : 2 = 9
18 : 3 = 6
18 : 9 = 2
20. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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n esempio di conpetizione
u ALF
UNIVERSITÀ
DI UDINE
QUIN
Incremento di stili di
prodotto e di logiche
produttive, di mercati
presidiati, di clienti serviti
Standardizzazione e
ridefinizione dei cicli
produttivi in ottica
modulare
Complessità Interna
21. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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odularità di processi
m
Ciclo
produttivo
per ogni
codice
semilavorato
C1 C2 C21 C15
C1 C2 C21 C6 C15
C1 C2 C5 C9 C6 C16
MP SL
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odularità di processi
m
Organizzazione
delle fasi di
lavorazione in
moduli
A B C D
SL1_C11
SL1_C6
SL1_C15
SL2_C11
…
SL3_C5
SL3_C7
SL3_C8
SL3_C15
SL4_C21
SL4_C6
SL4_C15
SL5_C21
…
SL7_C5
SL7_C9
SL1_C6
SL2_C16
…
23. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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odularità di processi
m
Meccanismo di regolazione
del flusso produttivo
(insieme di vincoli di coordinamento
che obbligano i job di uno stesso
modulo ad attraversare i centri di
lavorazione in modo sincrono)
C15C21
C6
C23C22 SL
C15 SL C
24. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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ianificazione integrata
p
25. F a b i o C a n d u s s i o - C o m p e t e r e ( e c o l l a b o r a r e ) i n S u p p l y C h a i n s e m p r e p i ù c o m p l e s s e
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omplessità e prestazioni
c
Misura della complessità
Misura delle prestazioni
Efficienza tecnologica
degli impianti
Costi di attrezzaggio
Velocità del flusso
produttivo
% Tempo a valore
0.20
0.30
0.40
0.50
0.60
80 85 90 95 100
Complessità Organizzativa dei
processi produttivi
Prestazioni
Editor's Notes
Ed è proprio nella capacità di bilanciare la complessità ambientale esterna con la complessità organizzativa interna che si gioca il successo di un’azienda. Si tratta di un equilibrio continuamente sfidato: alla complessità esterna contribuiscono infatti non solo la numerosità e la varietà dei mercati, dei fabbisogni dei clienti, dei fornitori e dei concorrenti, ma anche l’estrema dinamicità ed incertezza con cui tali relazioni si riconfigurano.
Le imprese inizialmente tentano di rispondere all’incremento di complessità ambientale diversificando i propri prodotti o servizi e orientandoli a nuovi mercati, modificando i processi operativi, introducendo nuove tecnologie, evolvendo i sistemi informativi. Si potrebbe anche dire che aumentano la complessità interna della propria organizzazione per incrementarne le prestazioni, come teorizzato nel 1958 da William Ross Ashby, sociologo britannico pioniere della cibernetica.
La risposta adattiva, tuttavia, non sempre dà i suoi frutti: superato un certo limite emergono criticità che penalizzano le performance globali. All’aumentare della complessità interna (prodotti diversi per mercati diversi con tecnologie diverse) le economie di scala non sono infatti più conseguibili e la marginalità viene intaccata, in una spirale crescente di costi. Si assume nuovo personale, ma l’efficienza cala; cataloghi e listini non sono quasi mai allineati con le novità introdotte; gli impianti – pensati per grandi lotti di produzione – soffrono la frammentazione delle richieste dei clienti; la domanda reale sconfessa le previsioni di vendita; gli strumenti software si trasformano da supporti a freni.
Negli ultimi anni molte aziende hanno sperimentato questi effetti indesiderati e, istintivamente, hanno reagito tornando sui propri passi, selezionando prodotti, processi e tecnologie in modo da ridurre la complessità interna. Tale approccio risponde a quanto enunciato nel 1984 dal sociologo tedesco Niklas Luhmann: semplificando un sistema – riducendo la quantità di informazioni necessaria per descriverlo e gestirlo – se ne aumentano i gradi di libertà e, conseguentemente, le prestazioni.
Chi ha ragione? Ashby o Luhmann?
Ashby : all’aumentare della varietà esterna, è necessario rispondere con un incremento della varietà interna («Solo la complessità può competere con la complessità»)
Luhmann : se semplifico il sistema al suo interno (per esempio riducendo la quantità di informazione necessaria), ne aumento il grado di libertà e pertanto migliora l’efficacia della risposta.
>>>
La risposta non è facile perché un’azienda dovrebbe innanzi tutto conoscere il proprio posizionamento lungo la parabola rappresentata nel grafico a fianco. Si trova forse in una situazione di bassa complessità interna (lato sinistro), che può essere incrementata in modo da conseguire prestazioni maggiori? Oppure è già sul lato destro, con una complessità elevata che – al contrario – suggerisce una semplificazione del proprio sistema per recuperare competitività?
Una considerazione forse scontata: le performance sono massime quando vi è coerenza fra complessità esterna e complessità interna. Meno scontato è comprendere come raggiungere e mantenere nel tempo tale coerenza, identificare cioè le leve di intervento a disposizione delle aziende per risolvere il dilemma.
Dai tempi di Darwin l’evoluzione è stata presentata come un meccanismo prevalentemente competitivo.
Ma a guardare bene, c’è qualcosa di più profondo.
La mutazione genera diversità genetica.
La selezione sceglie le mutazioni favorevoli (in base al contesto).
La cooperazione si pone come un terzo principio, che funge da architetto dell’evoluzione (e ha bisogno di mutazione e selezione)
4 miliardi di anni fa nascono i batteri. Evolvono. Rimangono solo i più forti? Certo. Competono solo? No: cooperano (nelle colonie alcuni batteri si sacrificano per nutrire di azoto i loro vicini.
Gli insetti creano comunità per moltiplicare le loro capacità di caccia, allevamento, difesa. Si chiamano infatti «insetti sociali». Addirittura allevano afidi, li mungono come mucche (per la loro secrezione zuccherina), li proteggono, li portano la sera nel formicaio perché siano più protetti.
I suricati. Fanno la guardia, e c’è chi si sacrifica per il gruppo.
E l’uomo.
Quando si coopera si perde qualcosa di nostro.
Anche Darwin se ne accorse, ma lasciò questo aspetto ai margini della sua teoria evoluzionistica.
Nowak, docente di matematica e biologia ad Harvard si è posto il dubbio e ci ha scritto un (bel) libro.
Ha creato popolazioni al computer, le ha studiate e ha dimostrato che la cooperazione è assolutamente compatibile con la «crudele aritmetica della sopravvivenza».
Nowak parte dal dilemma del prigioniero.
Chi si fida, ottiene di più rispetto a chi opera in modo egoistico.
Se in una popolazione vengono introdotti alcuni defezionisti, il loro numero tenderà ad aumentare perché godono di un vantaggio riproduttivo. Ma sul lungo periodo i collaborativi caleranno e questo porterà al collasso della società.
Visto che i singoli individui muoiono e si riproducono più velocemente di quanto non cambi la società, la forza di selezione che agisce a livello di popolazione è più debole di quella che opera a livello individuale.
Meccanismi che portano alla cooperazione
1 – Formiche e afidi
2 – Scimmie che si spulciano (è un meccanismo fondato sulla comunicazione)
3 – Le popolazioni non sono omogenee. In quelle i defezionisti vincono sempre sui collaboratori. La vicinanza crea opportunità nel network. Es.: api.
4 – La selezione naturale non opera sono a livello di individui, ma anche di (es.: i suricati si sacrificano per il bene del gruppo)
Meccanismi che portano alla cooperazione
La sincronia degli sciami è la cosa più simile a quanto avviene nel cervello: 86 miliardi di neuroni