Le diverse tipologie di disuguaglianza come quella economica,sociale,razziale,culturale,un approfondimento di tutte queste caratteristiche che ancora oggi, rappresentano la nostra società.
2. DISUGUAGLIANZA SOCIALE
• La disuguaglianza sociale è una differenza (nei
privilegi, nelle risorse e nei compensi) considerata
da un gruppo sociale come ingiusta per la
potenzialità degli individui della collettività
• Una differenza oggettivamente misurabile e
soggettivamente percepita.
• Bisogna distinguere la differenza e
disuguaglianza sociale. Se la prima è il contrario
del concetto di assimilazione, la seconda
corrisponde all'esatto contrario di uguaglianza
sociale.
3. DISUGUAGLIANZA
ECONOMICA
• La disuguaglianza economica o differenze in ricchezza e reddito
comprende le disparità nella distribuzione del patrimonio
economico (ricchezza del reddito tra gli individui di una
popolazione. Il termine, di solito, si riferisce alla disuguaglianza tra
individui e gruppi all'interno di una società, ma può anche
denotare disuguaglianza tra paesi. La questione della disuguaglianza
economica è collegata alle idee di equità, uguaglianza di risultato,
e uguaglianza di opportunità.
• La disuguaglianza economica varia tra le società e nei diversi periodi
storici: tra strutture o sistemi economici
(come capitalismo e socialismo), guerre passate e future, differenze
nella capacità degli individui di creare ricchezza, sono tutti fattori in
grado di nel generare disuguaglianza economica.
4. LA CAUSA
• Ci sono molte spiegazioni per la disuguaglianza all'interno delle società. "Il
singolo fattore più importante è stato la crescita della disuguaglianza di
compensi e salari. Queste cause sono spesso in relazione tra loro. Tra i fattori
riconosciuti che influiscono sulla disuguaglianza economica troviamo:
• maggiore disuguaglianza in compensi e salari
– lavoratori con alti livelli di specializzazione guadagnano di più di quelli con
specializzazione bassa o nulla
• concentrazione della ricchezza
• mercato del lavoro[
– globalizzazione
– cambiamenti tecnologici
– riforme di politica
• tasse
• istruzione
• informatizzazione/crescita tecnologica
• razzismo
• discriminazione sessuale
• cultura
• modello di sviluppo
• preferenze personali rispetto al lavoro, al tempo libero ed al rischio
• capacità innate
• Nepotismo (E' il modo di favorire un parente nell'acquisizione di un diritto,
un posto di lavoro, ecc., sfruttando le proprie possibilità, se io come capo del
personale di un'azienda faccio assumere un fratello o uno zio)
5. La schiavitù degli schiavi africani
• La schiavitù negli Stati Uniti d'America fu una istituzione
legale esistita nel Nord america per più di un secolo,
prima della nascita degli USA nel 1776 e continuata per lo
più negli Stati del Sud fino al passaggio del XIII
emendamento della Costituzione degli Stati
Uniti nel 1865 a seguito della guerra civile. Tale forma di
schiavismo consisteva nell'assoggettamento di
manodopera acquistata in Africa da mercanti di schiavi
per essere utilizzati come servitori e raccoglitori
nelle piantagioni delle colonie. Molti schiavi erano
africani neri che appartenevano ai bianchi, ma una
piccola percentuale di nativi americani e di neri liberi
possedevano schiavi ed alcuni di questi lavoratori forzati
erano bianchi. Lo schiavismo prese molto piede nelle
zone in cui vi erano terreni molto fertili adatti per vaste
piantagioni di prodotti molto richiesti,
come tabacco, cotone, zucchero e caffè. Gli schiavi si
occupavano manualmente di arare e raccogliere in questi
vasti campi.
6. LO SCHIAVISMO IN EUROPA
• In Europa, lo schiavismo ebbe sempre ferventi oppositori, tuttavia,
questa pratica rimase legale fino al XVIII secolo (e in molti paesi
anche più a lungo). La prima potenza coloniale a proclamare
l'abolizione dello schiavismo e a impegnarsi attivamente per
contrastare la tratta degli schiavi fu l'Inghilterra, anche se in
precedenza la Francia rivoluzionaria aveva concesso (e poi con
Napoleone revocato) l'emancipazione degli schiavi e l'abolizione
della schiavitù, del code noire e di altre pratiche di discriminazione
a danno di neri liberi e mulatti. Certamente l'Inghilterra traeva
dall'abolizione della schiavitù anche un vantaggio politico, in
particolare ai danni della Francia napoleonica che, appunto, aveva
ristabilito la schiavitù nelle sue colonie. La lotta allo schiavismo,
secondo alcuni, fu usata anche come pretesto dagli europei per la
loro espansione coloniale in Africa. Alla fine del XIX secolo, tutta
l'Africa era stata spartita in colonie e praticamente tutti i regimi
coloniali avevano imposto l'abolizione della schiavitù.
7. LO SFRUTTAMENTO MINORILE
• Lo sfruttamento minorile è:
• lavoro a tempo pieno in età troppo giovane
• lavoro troppo pericoloso per la salute e che comporta stress
fisico e psicologico
• lavoro con salario inadeguato
• lavoro che impedisce l'accesso alle istituzioni scolastiche
• lavoro che priva ogni bambino dall'autostima e dalla dignità.
• Questo problema è una piaga che interessa quasi tutti i paesi del mondo
dall'antichità fino a oggi perché strappa il bambino dal suo mondo trapiantandolo
in quello degli adulti: infatti ogni bambino ha esigenze diverse da quelle di un
adulto. I fanciulli hanno bisogno di protezione e di cure, fiducia da parte della
madre e del padre, i quali gli danno certezze. Inoltre un altro elemento
indispensabile e fondamentale per il processo di crescita del bambino, è il gioco.
8. LA SUA STORIA
• La storia dello sfruttamento del lavoro minorile: l'espressione lavoro minorile è
oggi utilizzata per definire l'impiego di minori in generale, specialmente per lavori
che potrebbero interferire con la loro educazione o danneggiare la loro salute.
L'utilizzo di manodopera minorile non fu considerato un problema sociale fino alla
Rivoluzione industriale, che introdusse diversi tempi e ritmi di lavoro, mutandone
completamente l'organizzazione. Poiché la Gran Bretagna fu la prima a
sperimentare la Rivoluzione industriale, essa fu anche la prima a manifestare
particolari problemi di lavoro minorile nella produzione industriale. Alla fine
dell'ottavo secolo, i possessori di cotonifici raccoglievano gli orfani e i figli di
famiglie povere in tutto il paese, utilizzandoli in cambio del semplice
mantenimento; in alcuni casi, fanciulli di cinque e sei anni erano costretti a
lavorare dalle tredici alle sedici ore al giorno. Le cattive condizioni imposte ai
fanciulli poveri ben presto si generalizzarono. I risultati erano l'analfabetismo,
l'ulteriore impoverimento di famiglie già povere e una moltitudine di fanciulli
ammalati e storpi. Dopo il 1878 entrò in vigore, in Gran Bretagna, la prima
legislazione significativa che vietava ai bambini minori di dieci anni il lavoro e ai
datori la riduzione di utilizzo di fanciulli tra i dieci e i quattordici anni.
9. LA SUA STORIA
• La storia dello sfruttamento del lavoro minorile: l'espressione lavoro
minorile è oggi utilizzata per definire l'impiego di minori in generale,
specialmente per lavori che potrebbero interferire con la loro educazione
o danneggiare la loro salute. L'utilizzo di manodopera minorile non fu
considerato un problema sociale fino alla Rivoluzione industriale, che
introdusse diversi tempi e ritmi di lavoro, mutandone completamente
l'organizzazione. Poiché la Gran Bretagna fu la prima a sperimentare la
Rivoluzione industriale, essa fu anche la prima a manifestare particolari
problemi di lavoro minorile nella produzione industriale. Alla fine
dell'ottavo secolo, i possessori di cotonifici raccoglievano gli orfani e i
figli di famiglie povere in tutto il paese, utilizzandoli in cambio del
semplice mantenimento; in alcuni casi, fanciulli di cinque e sei anni erano
costretti a lavorare dalle tredici alle sedici ore al giorno. Le cattive
condizioni imposte ai fanciulli poveri ben presto si generalizzarono. I
risultati erano l'analfabetismo, l'ulteriore impoverimento di famiglie già
povere e una moltitudine di fanciulli ammalati e storpi. Dopo il 1878
entrò in vigore, in Gran Bretagna, la prima legislazione significativa che
vietava ai bambini minori di dieci anni il lavoro e ai datori la riduzione di
utilizzo di fanciulli tra i dieci e i quattordici anni.
10. CRISI
• La crisi economica ha ridimensionato l'impegno dei governi
a eliminare il fenomeno entro il 2016, come previsto
dall'ultimo piano d'azione dell'ILO. Pertanto
l'Organizzazione in questa giornata rinnova l'esortazione a
intervenire presto e in modo radicale, perché impegnare
bambini e ragazzi nel lavoro anziché mandarli a scuola non
è solo moralmente inaccettabile, ma è anche
economicamente svantaggioso. Le occupazioni pericolose
portano ad ammalarsi presto e più facilmente, causando un
costo sociale considerevole. Inoltre, sostituendo la scuola
con il lavoro, si abbassano i livelli di istruzione e questo, nel
lungo periodo, non può che incidere negativamente sulla
produttività di tutto il paese.