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L’emblematico Spray
Lo Spray è la prima barca a vela a fare il giro del mondo
comandata e servita da un solo uomo Joshua Slocum. La sua
esperienza ha ispirato costruttori e navigatori.
Questo testo parla dell’originale e delle sue repliche. Lo Spray
of Saint-Briac è probabilmente tra le repliche l'esempio di maggior
successo e sicuramente quello con più miglia nel suo log. Ma
parliamo dell’originale e del suo comandante skipper costruttore :
lo Spray di Slocum.
LoSpray of Saint-Briac.
Guy Bernardin è stato un grande marinaio francese ed è
purtroppo scomparso in mare nel 2017 . Skipper dell’IMOCA
60 ‘ Biscuit Lou ha partecipato con successo a molte regate
d’altura in solitario e con equipaggio tra cui due BOC e una
Vandee Globe.
Originario di Saint-Briac ha intitolato al suo paese uno Spray
con cui ha fatto due giri del mondo. Proprio come quella di
Slocum la sua fu una scelta da intenditore.
Joshua Slocum aveva 51 anni quando gli fu regalato uno sloop da
pesca decrepito che, appoggiato in un campo, serviva da pollaio.
Era chiamato Spray, porto d’armamento Boston. Joshua trascorse i
due anni successivi a ricostruire questa barca. Rimossi i torelli
sostituì molte ossature e gran parte dei fasciami dello scafo, del
ponte e della sovrastruttura. Cercò di migliorare la navigabilità
aggiungendo bordo libero, in modo che la barca fosse più adatta
alla navigazione in alto mare che aveva in mente. Tutti i materiali
utilizzati per la ricostruzione furono raccolti intorno a Fairhaven,
nel Massachusetts, vicino a quel campo dove Spray era rimasta
per molti anni. La sua forma ricorda quella dei pescherecci da
ostriche ed è abbastanza primitiva. Joshua Slocum, comandante di
navi con una vastissima esperienza, deve avere riconosciuto il
potenziale del suo nuovo acquisto e non avrebbe potuto fare
scelta migliore. Dalla foto possiamo notare alcune cose importanti,
i fianchi sono dritti, la poppa immersa, la larghezza è abbondante
e portata fino alle estremità, il bordo libero è basso ma ci sono i
bastingaggi, il rigging è mastodontico e primitivo, le tughe sono
robustissime col cielo molto curvo, l’ancora è quella di una nave.
Anche i piani ci parlano: il ginocchio è molto pronunciato come
sulle barche da lavoro, il dislocamento è immenso, le linee
sott’acqua sono aggraziate, il pescaggio è poco e il timone è
piccolo. I longitudinali del fondo paralleli e poco inclinati sulla
orizzontale testimoniano le buone doti velocistiche a barca piatta,
mentre il grande equilibrio di volumi tra prua e poppa e il basso
pescaggio depongono a favore di una buona tenuta di rotta.
Due cose emergono con forza: la prima è che il timone non era in
grado di controllare le vele. Era anzi necessario usare le vele per
dirigere la barca. Oggi il timone, dimensionato in funzione della
superfice velica, si intende in grado di correggere le tendenze
della imbarcazione a ruotare sotto l’effetto delle vele, così molti
principianti tendono a padroneggiare la barca usando il timone
(anche a sproposito e rallentando notevolmente) con le vele mal
regolate. Non con lo Spray! Il fatto che Slocum toccasse poco il
timone evidenzia la maestria nel mettere a segno le vele. Un altro
indizio di questo modo di navigare è che Slocum aggiunse vele
alle estremità della sua nave, un fiocco murato su un asta a
proravia del bompresso ed una mezzanella alla estrema poppa
fuori dallo specchio, proprio dove queste superfici sono più in
grado di favorire o contrastare le rotazioni dello scafo. La seconda
considerazione è che una randa a basso allungamento per quanto
poco efficace di bolina dava invece una enorme spinta col vento
dai 100° in su consentendo di evitare vele ausiliarie per i laschi
scomode per un solitario.
Come sappiamo Slocum fece un giro del mondo in solitario, il
primo. La barca aveva doti rare e molto buone per quel compito.
Molto robusta come scafo , appendici, coperta e attrezzatura. Non
era sicuramente un fulmine di bolina, ma al lasco era veloce e
navigava con il timone legato in qualsiasi andatura con qualsiasi
tempo. Quando il vento aumentava o calava di intensità Slocum
correggeva il timone alla poggia o all’orza di una caviglia e questo
è quanto. La barca stava bene alla cappa che era il sistema con cui
Joshua affrontò feroci burrasche.
Dobbiamo ricordare che J.Slocum era un comandante di navi a
vele quadre e sapeva sfruttare i venti dominanti, non cercava
quindi una barca performante in regata o in grado di raggiungere
rapidamente un punto sopravvento, ma una barca facile da portare
per un uomo solo che potesse resistere ad un uragano.
In effetti alla uscita del canale di Magellano si trovò ad affrontare
uno di quei fortunali il cui incontro ha riempito le chiese dei porti
di mare di quadri ex voto. Messosi alla cappa contro una burrasca
da ponente poco dopo il transito a Cabo Pilar riuscì comunque ad
arrancare (guadagnare acqua sopravvento) per evitare la costa, che
non è cosa da poco.
Altri
episodi interessanti di quell’epico viaggio sono la prima burrasca
al largo di capo Cod, durante la quale, allucinato per la
stanchezza, J.S.vede un marinaio al timone che sottolinea le doti
di autogoverno dello Spray e quando riuscì a sfuggire ai pirati al
largo del Marocco grazie invece alle doti velocistiche dello Spray.
Fa sorridere anche la traversata dell’Oceano Indiano senza
strumenti a parte una vecchia sveglia senza una lancetta: Andando
verso ovest si svegliava col sole alle spalle ed andava a letto col
sole di prua e questo gli bastò per fare un discreto atterraggio.
Le repliche dello Spray incominciarono subito, Joshua era un
ottimo comunicatore e le sue imprese furono lette dagli
appassionati di tutto il mondo così le forme robuste furono
rimaneggiate molte volte soprattutto per renderlo più yacht , cioè
più eleganti ed adatte a navigazioni costiere.
Un ottimo risultato è la interpretazione di John Alden,
famosissimo ai suoi tempi per le golette, che riuscì indubbiamente
a ingentilire la barca pur mantenendone le doti marine. Non so se
sarebbe piaciuta a Slocum (anche se penso di si perché è una
barca molto bella ) che era contrario in tutti i modi alle estremità
slanciate.
Di pregio e più moderna la interpretazione di Bombigher un
grande arch francese che mantiene la prua corta e il grande
tagliamare, ma modifica la poppa a suo gradimento e altera le
proporzioni del piano velico. Il risultato è una doppia insellatura
del cavallino poco convincente e un piano velico che terrorizza
qualsiasi solitario.
La mia versione “Piccola Spray” è meno impegnativa
dell’originale perché sfido molti marinai di oggi ad andare in giro
con lo Spray vero senza motore: lunga soli 7,5 m ha un baglio
abbondante 3,2 m che consente delle comode sistemazioni
sottocoperta.Cucina e dinette a prua e nell’altra cabina una
matrimoniale con bagno. Tanto spazio di stivaggio per una lunga
crociera. Ovviamente è un preliminare e come tutti i preliminari
andrà poi discusso e modificato, ma questa è l’idea: si va in
vacanza in due ma, facendo il letto in dinette, si può dormire
occasionalmente in quattro. Il motore non l’ho messo per il
momento perché vorrei installare un 5 hp a benzina o un elettrico
o un classico Solè diesel in linea d’asse. Bisogna stare attenti a
camminare in coperta perché il boma è basso per gli standard
odierni e benchè su trabaccoli e battane 25 cm di falchetta
bastassero a tenere i marinai a bordo forse una draglia di 45 cm
sarebbe necessaria per dei diportisti che vanno a spasso con
bambini e cani. Il materiale di costruzione è il legno. Anche per
albero e aste varie che mi piacerebbero in Douglas. Non è
facilissimo oggi fare una barca di questo genere per la mancanza
di maestranze e di competenze. Ci sono comunque in giro un
buon numero di maestri d’ascia in grado di affrontare il lavoro. Se
si ampliano gli orizzonti in India ci sono un paio di cantieri dotati
di grande competenze e costi irrisori. Certo non è una barca per le
ariette estive ed è comunque meglio posizionarsi in luoghi ventosi.
L’Egeo mi sembra ideale. Una bella ancora ammiragliato sarebbe
perfetta, tuttavia bisogna bilanciare il desiderio filologico di
rimanere vicini al modello originale e la necessaria comodità che
fa gola a chi va in vacanza. I colori sono o dovrebbero essere
quelli della pesca: il bianco, l’azzurro e l’ocra, poco o nessun
legno a vista.
I costi di gestione sono pochi e per costruirla,oltre ad un poco di
pazienza, non servono più mezzi di quelli necessari ad acquistare
una imbarcazione a motore della stessa grandezza.
Spray

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Spray

  • 1. L’emblematico Spray Lo Spray è la prima barca a vela a fare il giro del mondo comandata e servita da un solo uomo Joshua Slocum. La sua esperienza ha ispirato costruttori e navigatori. Questo testo parla dell’originale e delle sue repliche. Lo Spray of Saint-Briac è probabilmente tra le repliche l'esempio di maggior successo e sicuramente quello con più miglia nel suo log. Ma parliamo dell’originale e del suo comandante skipper costruttore : lo Spray di Slocum.
  • 2. LoSpray of Saint-Briac. Guy Bernardin è stato un grande marinaio francese ed è purtroppo scomparso in mare nel 2017 . Skipper dell’IMOCA 60 ‘ Biscuit Lou ha partecipato con successo a molte regate d’altura in solitario e con equipaggio tra cui due BOC e una Vandee Globe. Originario di Saint-Briac ha intitolato al suo paese uno Spray con cui ha fatto due giri del mondo. Proprio come quella di Slocum la sua fu una scelta da intenditore.
  • 3. Joshua Slocum aveva 51 anni quando gli fu regalato uno sloop da pesca decrepito che, appoggiato in un campo, serviva da pollaio. Era chiamato Spray, porto d’armamento Boston. Joshua trascorse i due anni successivi a ricostruire questa barca. Rimossi i torelli sostituì molte ossature e gran parte dei fasciami dello scafo, del ponte e della sovrastruttura. Cercò di migliorare la navigabilità aggiungendo bordo libero, in modo che la barca fosse più adatta alla navigazione in alto mare che aveva in mente. Tutti i materiali utilizzati per la ricostruzione furono raccolti intorno a Fairhaven, nel Massachusetts, vicino a quel campo dove Spray era rimasta
  • 4. per molti anni. La sua forma ricorda quella dei pescherecci da ostriche ed è abbastanza primitiva. Joshua Slocum, comandante di navi con una vastissima esperienza, deve avere riconosciuto il potenziale del suo nuovo acquisto e non avrebbe potuto fare scelta migliore. Dalla foto possiamo notare alcune cose importanti, i fianchi sono dritti, la poppa immersa, la larghezza è abbondante e portata fino alle estremità, il bordo libero è basso ma ci sono i bastingaggi, il rigging è mastodontico e primitivo, le tughe sono robustissime col cielo molto curvo, l’ancora è quella di una nave. Anche i piani ci parlano: il ginocchio è molto pronunciato come sulle barche da lavoro, il dislocamento è immenso, le linee sott’acqua sono aggraziate, il pescaggio è poco e il timone è piccolo. I longitudinali del fondo paralleli e poco inclinati sulla orizzontale testimoniano le buone doti velocistiche a barca piatta, mentre il grande equilibrio di volumi tra prua e poppa e il basso pescaggio depongono a favore di una buona tenuta di rotta.
  • 5. Due cose emergono con forza: la prima è che il timone non era in grado di controllare le vele. Era anzi necessario usare le vele per dirigere la barca. Oggi il timone, dimensionato in funzione della superfice velica, si intende in grado di correggere le tendenze della imbarcazione a ruotare sotto l’effetto delle vele, così molti principianti tendono a padroneggiare la barca usando il timone (anche a sproposito e rallentando notevolmente) con le vele mal regolate. Non con lo Spray! Il fatto che Slocum toccasse poco il timone evidenzia la maestria nel mettere a segno le vele. Un altro indizio di questo modo di navigare è che Slocum aggiunse vele alle estremità della sua nave, un fiocco murato su un asta a proravia del bompresso ed una mezzanella alla estrema poppa fuori dallo specchio, proprio dove queste superfici sono più in grado di favorire o contrastare le rotazioni dello scafo. La seconda considerazione è che una randa a basso allungamento per quanto poco efficace di bolina dava invece una enorme spinta col vento dai 100° in su consentendo di evitare vele ausiliarie per i laschi scomode per un solitario. Come sappiamo Slocum fece un giro del mondo in solitario, il primo. La barca aveva doti rare e molto buone per quel compito. Molto robusta come scafo , appendici, coperta e attrezzatura. Non era sicuramente un fulmine di bolina, ma al lasco era veloce e navigava con il timone legato in qualsiasi andatura con qualsiasi tempo. Quando il vento aumentava o calava di intensità Slocum
  • 6. correggeva il timone alla poggia o all’orza di una caviglia e questo è quanto. La barca stava bene alla cappa che era il sistema con cui Joshua affrontò feroci burrasche. Dobbiamo ricordare che J.Slocum era un comandante di navi a vele quadre e sapeva sfruttare i venti dominanti, non cercava quindi una barca performante in regata o in grado di raggiungere rapidamente un punto sopravvento, ma una barca facile da portare per un uomo solo che potesse resistere ad un uragano. In effetti alla uscita del canale di Magellano si trovò ad affrontare uno di quei fortunali il cui incontro ha riempito le chiese dei porti di mare di quadri ex voto. Messosi alla cappa contro una burrasca da ponente poco dopo il transito a Cabo Pilar riuscì comunque ad arrancare (guadagnare acqua sopravvento) per evitare la costa, che non è cosa da poco. Altri episodi interessanti di quell’epico viaggio sono la prima burrasca al largo di capo Cod, durante la quale, allucinato per la stanchezza, J.S.vede un marinaio al timone che sottolinea le doti di autogoverno dello Spray e quando riuscì a sfuggire ai pirati al largo del Marocco grazie invece alle doti velocistiche dello Spray. Fa sorridere anche la traversata dell’Oceano Indiano senza strumenti a parte una vecchia sveglia senza una lancetta: Andando
  • 7. verso ovest si svegliava col sole alle spalle ed andava a letto col sole di prua e questo gli bastò per fare un discreto atterraggio. Le repliche dello Spray incominciarono subito, Joshua era un ottimo comunicatore e le sue imprese furono lette dagli appassionati di tutto il mondo così le forme robuste furono rimaneggiate molte volte soprattutto per renderlo più yacht , cioè più eleganti ed adatte a navigazioni costiere. Un ottimo risultato è la interpretazione di John Alden, famosissimo ai suoi tempi per le golette, che riuscì indubbiamente a ingentilire la barca pur mantenendone le doti marine. Non so se sarebbe piaciuta a Slocum (anche se penso di si perché è una barca molto bella ) che era contrario in tutti i modi alle estremità slanciate.
  • 8. Di pregio e più moderna la interpretazione di Bombigher un grande arch francese che mantiene la prua corta e il grande tagliamare, ma modifica la poppa a suo gradimento e altera le proporzioni del piano velico. Il risultato è una doppia insellatura del cavallino poco convincente e un piano velico che terrorizza qualsiasi solitario. La mia versione “Piccola Spray” è meno impegnativa dell’originale perché sfido molti marinai di oggi ad andare in giro
  • 9. con lo Spray vero senza motore: lunga soli 7,5 m ha un baglio abbondante 3,2 m che consente delle comode sistemazioni sottocoperta.Cucina e dinette a prua e nell’altra cabina una matrimoniale con bagno. Tanto spazio di stivaggio per una lunga crociera. Ovviamente è un preliminare e come tutti i preliminari andrà poi discusso e modificato, ma questa è l’idea: si va in vacanza in due ma, facendo il letto in dinette, si può dormire occasionalmente in quattro. Il motore non l’ho messo per il momento perché vorrei installare un 5 hp a benzina o un elettrico o un classico Solè diesel in linea d’asse. Bisogna stare attenti a camminare in coperta perché il boma è basso per gli standard odierni e benchè su trabaccoli e battane 25 cm di falchetta bastassero a tenere i marinai a bordo forse una draglia di 45 cm sarebbe necessaria per dei diportisti che vanno a spasso con bambini e cani. Il materiale di costruzione è il legno. Anche per albero e aste varie che mi piacerebbero in Douglas. Non è facilissimo oggi fare una barca di questo genere per la mancanza di maestranze e di competenze. Ci sono comunque in giro un buon numero di maestri d’ascia in grado di affrontare il lavoro. Se si ampliano gli orizzonti in India ci sono un paio di cantieri dotati di grande competenze e costi irrisori. Certo non è una barca per le ariette estive ed è comunque meglio posizionarsi in luoghi ventosi. L’Egeo mi sembra ideale. Una bella ancora ammiragliato sarebbe perfetta, tuttavia bisogna bilanciare il desiderio filologico di rimanere vicini al modello originale e la necessaria comodità che fa gola a chi va in vacanza. I colori sono o dovrebbero essere quelli della pesca: il bianco, l’azzurro e l’ocra, poco o nessun legno a vista. I costi di gestione sono pochi e per costruirla,oltre ad un poco di pazienza, non servono più mezzi di quelli necessari ad acquistare una imbarcazione a motore della stessa grandezza.