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Per lungo tempo le barche si sono evolute come organismi viventi per selezione “darwiniana” e ancora oggi nel settore commerciale vi sono pescherecci e ferry boat le cui forme sono affinate dall'uso. Nella navigazione da diporto le regole di regata si sono inserite nella competizione tra  i tanti tipi come gozzi,battane,canoe, IOR ,open e IMS racer. Al seguito in particolare della Coppa America la Scienza stessa  si è fatta carico di scegliere la forma della barca"da diporto" sostanzialmente prescindendo dalla destinazione d'uso. Leggendo i libri sulle tragedie tipo FASTNET e SYDNEY-HOBART, o facendo una bella bolina con  forza 5 in mare aperto, impariamo che, una volta che la nostra autostrada marina si sia trasformata in un campo da cross, non sempre la barca a vela sportiva che ci piace risulta  la più comoda. IL DINGHY APPROACH a b
In realtà si sussurra che la "scienza" non abbia guardato tutte le barche con lo stesso occhio critico, ma che abbia sopravvalutato le doti di  velocità con mare calmo. Le regole, dalle stazze al famoso VPP(velocity prediction program) sono "type forming " cioè prediligono un tipo di barca.  Nella figura potete vedere una carena(a) che deriva in un qualche modo dai pescherecci a vela (ancora nel secolo corso si andava a pesca a vela)  e  una carena(b) che deriva dal dinghy. La prima ha panciute sezioni a "y" che si fondono a formare una prua  profonda e il ginocchio è poco pronunciato. La seconda, più in basso, è magra e  piatta e solo le sezioni alla estrema prua hanno un poco di "v".  Ovviamente le due barche in mare si comportano diversamente : la prima è, a parità degli altri elementi, più pesante della seconda. Questo peso aumenta l'inerzia e addolcisce i movimenti. La barca reagisce meno velocemente alle forti accelerazioni imposte dal mare in burrasca, è cioè una barca comoda che raggiunge la sua velocità critica in condizioni di vento sostenuto.  La seconda, nettamente  più scomoda con mare formato ha grandi possibilità velocistiche anche con poca aria  e con vento sfrutta la spinta idrodinamica per accelerare sopra la velocità limite* consentendo medie elevate. *Una barca a dislocamento si sposta insieme alla sua onda, considerata la viscosità e tutto quanto questa onda può anche essere un poco più grande della barca stessa, ma di poco. La velocità dell’onda è proporzionale alla lunghezza quindi anche lo sarà anche la velocità della barca. Accelerando la prua salirebbe sull’onda mentre la poppa resterebbe nel cavo aumentando la resistenza più della velocità. Per questo si parla di velocità limite. In realtà la curva che lega resistenza e velocità ha numerose gobbe…..

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  • 1. Per lungo tempo le barche si sono evolute come organismi viventi per selezione “darwiniana” e ancora oggi nel settore commerciale vi sono pescherecci e ferry boat le cui forme sono affinate dall'uso. Nella navigazione da diporto le regole di regata si sono inserite nella competizione tra i tanti tipi come gozzi,battane,canoe, IOR ,open e IMS racer. Al seguito in particolare della Coppa America la Scienza stessa si è fatta carico di scegliere la forma della barca"da diporto" sostanzialmente prescindendo dalla destinazione d'uso. Leggendo i libri sulle tragedie tipo FASTNET e SYDNEY-HOBART, o facendo una bella bolina con forza 5 in mare aperto, impariamo che, una volta che la nostra autostrada marina si sia trasformata in un campo da cross, non sempre la barca a vela sportiva che ci piace risulta la più comoda. IL DINGHY APPROACH a b
  • 2. In realtà si sussurra che la "scienza" non abbia guardato tutte le barche con lo stesso occhio critico, ma che abbia sopravvalutato le doti di velocità con mare calmo. Le regole, dalle stazze al famoso VPP(velocity prediction program) sono "type forming " cioè prediligono un tipo di barca. Nella figura potete vedere una carena(a) che deriva in un qualche modo dai pescherecci a vela (ancora nel secolo corso si andava a pesca a vela) e una carena(b) che deriva dal dinghy. La prima ha panciute sezioni a "y" che si fondono a formare una prua profonda e il ginocchio è poco pronunciato. La seconda, più in basso, è magra e piatta e solo le sezioni alla estrema prua hanno un poco di "v". Ovviamente le due barche in mare si comportano diversamente : la prima è, a parità degli altri elementi, più pesante della seconda. Questo peso aumenta l'inerzia e addolcisce i movimenti. La barca reagisce meno velocemente alle forti accelerazioni imposte dal mare in burrasca, è cioè una barca comoda che raggiunge la sua velocità critica in condizioni di vento sostenuto. La seconda, nettamente più scomoda con mare formato ha grandi possibilità velocistiche anche con poca aria e con vento sfrutta la spinta idrodinamica per accelerare sopra la velocità limite* consentendo medie elevate. *Una barca a dislocamento si sposta insieme alla sua onda, considerata la viscosità e tutto quanto questa onda può anche essere un poco più grande della barca stessa, ma di poco. La velocità dell’onda è proporzionale alla lunghezza quindi anche lo sarà anche la velocità della barca. Accelerando la prua salirebbe sull’onda mentre la poppa resterebbe nel cavo aumentando la resistenza più della velocità. Per questo si parla di velocità limite. In realtà la curva che lega resistenza e velocità ha numerose gobbe…..