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Fra i meriti da riconoscere ai costruttori alt.custom,
il più importante è forse quello di aver trasformato una
categoria ormai trascurata: l’utilitaria da città. I progettisti
dei grandi marchi, tutti presi dallo sviluppo delle future
moto sportive o da turismo, sembravano aver dimenticato
il divertimento che rappresenta l’uso quotidiano di una moto
dal peso leggero o medio. Se The Ride celebra realizzazioni
dal fascino esotico, le moto costruite per essere guidate
in città portano una ventata di aria fresca nella grande
industria, che sembrava sul punto di lasciare la categoria
nelle mani degli scooter. Non che gli scooter siano brutti,
è solo che le street scrambler, le café racer e le brat bike
sono migliori. La Honda dominò gli anni ’6 proprio perché
era divertente, come lo è il brand portoghese Dream Wheels
Heritage, che così spiega la propria missione: « Siamo un
marchio con una grande passione per gli oggetti fatti a
mano e customizzati. L’idea principale è quella di riabilitare
le moto dando loro un aspetto retrò e costruire macchine
personalizzate. Segui i tuoi sogni, gusta lo spirito, sii
esclusivo ma con semplicità, e goditi la corsa! ».
Pur avendo costruito custom BMW di grossa cilindrata,
la Dream Wheels ha suscitato grande interesse con le
sue scrambler da città, una serie da 125 cc. (e di cilindrata
anche inferiore) che ha sfruttato una recente modifica delle
patenti in Portogallo secondo la quale per guidare mezzi
fino a 125 cc. basta avere la patente auto. Per tutta la storia
dell’industria motociclistica i costruttori hanno approfittato
delle lacune nella regolamentazione della cilindrata,
della tassazione e delle regole per il rilascio della patente,
creando così intere categorie di moto popolari: per esempio
i ciclomotori che non richiedono una patente specifica
ma con un potenziale velocistico simile a quello delle moto
più grandi. Dalla sua officina di Oporto Dream Wheels
si è allegramente lanciata nella breccia lasciando il segno.
Come accennato nell’introduzione, la rinascita delle
due ruote provoca un impatto culturale talmente forte che la
moda, la fotografia, lo skateboarding, il surf, il “sign painting”
e l’editoria cercano ad ogni costo un passaggio a bordo.
È stato Nico Slater (a.k.a. Ornamental Conifer) ad aver
Honda CLR125 CityFly di Dream Wheels Heritage:
Quando lo skatepunk
incontra la moto
Crea una categoria a sé, e sicuramente ne seguiranno altre
28 29
Shinya Kimura
Yamaha MT- 7
Shinya Kimura non è un uomo da compromessi. Nato in Giappone, ha studiato
entomologia prima di aprire la sua officina negli anni ’9 , la Zero Engineering,
dove costruì i chopper Samurai per una ristretta cerchia di clienti. Nel 2 6 si
è trasferito nella cittadina di Azusa, in California, a est di Los Angeles, dove ha
inaugurato la sua nuova azienda, la Chabott Engineering. Oggi Kimura realizza
soltanto tre o quattro custom all’anno, con un prezzo che parte dai 1 . dollari
e con una lista d’attesa di più di un anno. A prima vista, quindi, potrebbe sembrare
strano che uno come lui si accordi con la Yamaha per produrre ricostruzioni
custom del modello MT- 7, per una nuova serie nata sull’onda del successo
ottenuto dall’azienda con la linea “Yard Built”. « Provo una forma di attaccamento
emotivo per la Yamaha », ha detto Kimura spiegando la sua decisione di lavorare
sulla moto, che si chiama “Faster Son”. Grazie al suo disegno armonioso e alle
linee filanti, tuttavia, la MT- 7 è il genere che ci si potrebbe aspettare da Kimura.
L’agile scocca in alluminio verniciato di verde rievoca il modello XS1 amato in
gioventù dal costruttore. Con il suo rivestimento e i rivetti in lega, assomiglia a un
jet da caccia. Kimura ha mantenuto gran parte dei componenti di serie, mettendo
mano soprattutto al design. Il suo scopo era quello di mischiare vecchio e nuovo
senza soluzione di continuità, di creare uno stile vintage moderno e insieme
senza tempo. E lo scopo è stato certamente raggiunto. (JC)
Bike: Yamaha MT- 7
Costruttore: Chabott Engineering
Creatore: Shinya Kimura
[↧] Moto originale
Costruttore: Yamaha
Modello: MT- 7
Anno di costruzione: 2 15
[↧] Ricostruzione
Categoria/Genere: café racer
Anno di ricostruzione: 2 15
Modifiche al telaio: di serie
Carrozzeria: pezzo unico
Motore: di serie
Scarico: pezzo unico
Sospensioni anteriori/Forcella: di serie
Sospensioni posteriori/Molle: di serie
Pneumatici/Ruote: Pirelli Phantom
Sportscomp
Freni: di serie
Comandi manuali/Manubrio: di serie
Verniciatura/Rivestimento: verde
Yamaha XS-1
Esemplari: pezzo unico
52 53 Deus Ex Machina USA
e le sensazioni che doveva suscitare in modo che poi
Woolaway le interpretasse, è stato certamente soddisfatto.
Arthur de Kerauson e Clement Beauvais hanno realizzato
un cortometraggio sulla collaborazione, in cui Bloom
sfrecciava per le colline di Malibu, in California, in sella
alla moto. « Sono più concentrato su una motocicletta che
in qualsiasi altro momento, tranne forse quando lavoro »,
dice Bloom nel film. « È una forma di meditazione ». (JS)
dell’ABS e i cavi dei freni, mentre un nuovo alloggiamento,
sotto la sella, dapprima è stato sagomato in alluminio
e poi stampato in fibra di carbonio. Il quadro strumenti di
serie è stato mantenuto (per gestire tutta quell’elettronica),
ma è stato nascosto dietro una piccola carenatura in
alluminio sopra il fanale. Ma questo non ha impedito di
migliorare ulteriormente i quadranti, come il contagiri
analogico che è stato rielaborato da Ornamental Conifer.
Il risultato finale è qualcosa di simile a una “rat bike”
potenziata, a metà tra il lussuoso e il grezzo, comunque
una ricostruzione ritenuta dai più soddisfacente, dotata
di uno stile semplice e diretto che riflette le difficoltà
incontrate nel modificare una moto sportiva. Woolaway
notava che di solito mezzi di questo tipo possiedono già
una forte personalità e che è difficile aggiungervi un tocco
personale senza correre il rischio di rovinarne il carattere
specifico.
Bloom, che naturalmente ha messo a disposizione
le proprie idee sull’aspetto che doveva avere la 4CYL
Nome motocicletta: The 4CYL
Costruttore: Deus Ex Machina, U.S.A.
Creatore: Michael Woolaway
[↧] Moto originale
Costruttore: BMW
Modello: S1 R
[↧] Ricostruzione
Categoria/Genere: café racer
Anno di costruzione: 2 15
Modifiche al telaio: parte ant. custom
Scocca: serbatoio benzina, copri-codino,
parafanghi e staffe di montaggio
in alluminio, realizzati a mano
Motore: di serie, radiatore Febur
Comandi manuali/Manubrio: Gilles,
specchi Rizoma, serbatoio per il liquido
freni
Esemplari: pezzo unico
The 4CYL
“Quanto a bellezza aggressiva
non erano il massimo, sotto
quella plastica”.
Michael Woolaway
42 43
Honda
NS75
Prima di produrre la leggendaria RS75 , Honda non aveva nella propria
gamma una bicilindrica a V flat-track per competere con le potenti Harley
dell’epoca. Così, nel 1982 consegnarono a Jerry Griffith l’unico V twin a
loro disposizione, quello della mediocre CX5 , e gli affidarono il compito
di costruire una moto da corsa. E da lì nacque la NS75 . Griffith prese il
bicilindrico trasversale della CX, tagliò l’albero motore, gli innestò un pignone
e lo montò lateralmente. Di conseguenza, entrambi gli scarichi fuoriescono a
sinistra, mentre i due carburatori sono sul lato destro, e il pilota è costretto a
posizionare la gamba tra i filtri dell’aria. Per ospitare il motore Griffith progettò
un nuovo telaio, che venne realizzato dagli specialisti della C&J. Il motore
della CX venne rialesato a 75 cc., ottenendo così una potenza dichiarata di
95 cavalli alla ruota posteriore. Ma nonostante questo la NS75 non riscosse
Nome motocicletta: NS75
Costruttore: Honda U.S.A./HRC
Creatori: Team Honda: Gene Romero,
Mike Kidd Terry Poovey, Scott Pearson,
Freddie Spencer
[↧] Moto originale
Costruttore: Honda
Modello: NS75
Anno di costruzione: 1982/1983
[↧] Ricostruzione
Categoria/Genere: flat tracker
Motore: Honda 5 CX ruotato di 9 °,
rialesatura a 75 cc., 92 hp
Modifiche al telaio: telaio progettato
da Jerry Griffith e realizzato da C&J
Pneumatici/Ruote: pneumatici Goodyear
“Eagle dt”
Esemplari: 4
i successi della RS; la vittoria di Scott Pearson alla Half Mile di Louisville
del 1982 fu il risultato più memorabile. La NS75 qui presentata è una delle
quattro realizzate e appartiene al collezionista Keith Lynas. Dimitri Coste ha
reso possibile al corridore francese Jean-Michel Bayle l’utilizzo della NS sul
lago secco di El Mirage, nella California meridionale: e così, per la prima volta
dopo trent’anni la moto è stata di nuovo utilizzata in una competizione. (WR)
60 61
Stefano Venier è approdato al mondo delle moto custom
seguendo un percorso decisamente lungo. Nel 2 6
si è trasferito a New York per lavorare come designer presso
la Minimal USA e la Bellati-Venier, due aziende di mobili di cui
in seguito sarebbe diventato socio. Ma il suo interesse
per le due ruote era ben più di un hobby. « Combinavo
e mischiavo il mio lavoro tra moto e mobili », racconta.
« Sono due esperienze che si intersecano, perché si tratta
di progettare prodotti. Di pensare all’hardware. La differenza
è che, anche se le moto sono divertenti, non ci sono molti
clienti perché non puoi costruirne tante, e così non è facile
guadagnare ». Ma le cose potrebbero anche cambiare.
Da un po’ di tempo il sogno di Venier è quello di uscire dal
mondo delle moto, o almeno delle café racer: « Non hanno
più quella freschezza, specialmente da quando l’industria
si lascia guidare dai trend. Naturalmente le café racer
possono essere ancora degli oggetti cool. Perché ti piace
una canzone? Difficile dirlo, ma puoi ascoltare Keith Richards
e capire che è cool e basta. La moda attuale però ha stabilito
che le café racer sono il top. L’interesse calerà, ma ora
è il momento delle custom, oggi corrispondono alle tavole
da surf negli anni ’8 ».
« Le custom sono collegate ad altre scene, abbigliamento,
musica, tatuaggi, molto più negli States che non in Italia.
Nel Vecchio Continente c’è un amore esclusivo per le moto.
In realtà », aggiunge Venier, « io non ho tatuaggi e non mi
vesto come il classico rider. Quando uno mi vede pensa che
Venier Customs:
The Italian Job
Stefano Venier si è trasferito a New York dalla nativa Italia per disegnare mobili.
Adesso, sul tavolo, ci sono i progetti per la produzione di motociclette custom.
68 69
Nome motocicletta: DA#1
Costruttore: Diamond Atelier
Creatore: Tom Konecny, Pablo Steigleder
[↧] Moto originale
Costruttore: BMW
Modello: R8 RT
Anno di costruzione: 1992
[↧] Ricostruzione
Categoria/Genere: café racer
Anno di ricostruzione: 2 13
Scocca: codino in fibra di vetro custom,
fanale realizzato con parti Honda e
Yamaha, serbatoio della benzina rialzato,
fanalino di coda e indicatori integrati
Motore: da 8 cc. con filtro dell’aria K&N
Scarico: terminali a cono con inserti
custom
Sospensioni anteriori/Forcella: forcella
telescopica da 38.5 mm. ribassata
di 85 mm., con piastra di sterzo lavorata
a controllo numerico
Sospensioni posteriori/Molle: di serie
Pneumatici/Ruote: ant. 18 pollici da
R1 R, di serie; post. Metzeler Lasertec
Freni: pompa Brembo PSC-16
con pistoncini Brembo su doppio
freno a disco flottante
Comandi manuali/Manubrio: comandi
Tomaselli e Magura su manubrio Fehling
Comandi a pedale: Tarozzi, con supporti
custom
Circuito elettrico/Strumentazione:
sistema elettronico custom con pacco
batterie Linergy
Verniciatura/Rivestimento: verniciatura
e pinstriping applicati a mano;
altre parti: rivestite a polvere
Ore di lavoro approssimative:
più di 3 ore
Esemplari: pezzo unico
La prima volta che ricostruirono una moto, Tom Konecny e Pablo Steigleder
di Diamond Atelier (Monaco) fecero sembrare le cose molto semplici.
Trasformarono la BMW R8 RT di Tom (una moto del ’92 che possedeva dall’età
di 17 anni) in una café racer urbana con il motore boxer dal look innovativo.
« Essendo la prima moto che costruivamo, la DA#1 doveva distinguersi dalla
massa », spiega Tom, « Doveva essere un po’ diversa da tutte quelle boxer un
po’ anonime della scena custom. Invece di costruire un’altra tipica café racer,
abbiamo deciso di trarre ispirazione dagli stili più disparati, compresi quelli
delle street fighter, le pro da corsa e le moto da dirt-track ».
Hanno ripulito il telaio di tutte le sporgenze e hanno saldato una nuova parte
posteriore per sostenere la sella in fibra di vetro e imbottita di gomma. Le
pedane Tarozzi aiutano il rider ad assumere la giusta posizione rannicchiata.
Per mantenere filanti le linee, il serbatoio della benzina di serie è stato sollevato
dal telaio di due pollici. I tubi e gli steli della forcella sono di serie, ma sono
racchiusi nelle piastre custom e sono stati accorciati di 85 mm. I semimanubri
“clip-on” sono Fehling e i comandi sono un misto di Magura e Tommaselli,
mentre il fanale usa parti di provenienza Honda e Yamaha.
Il motore BMW da 8 cc. è un componente relativamente standard, ma
è stato dotato di nuovi parti custom lavorate a controllo numerico, compresi
gli alloggiamenti per l’alternatore, il motorino di avviamento e l’albero motore.
Il collettore dello scarico è di serie ma il silenziatore originale è stato sostituito
da corti terminali a cono di serie con inserti custom, in modo che la BMW possa
ancora soddisfare le severe norme tedesche per l’omologazione. Qualcuno
potrebbe anche avere dei dubbi sull’uso delle ruote di stile differente, ma quella
anteriore proviene da una R1 R e quella posteriore è di serie – ed entrambe
sono equipaggiate da pneumatici Metzeler Lasertec. I freni a disco anteriori
flottanti provengono da una R1 R e i pistoncini sono Brembo. La pompa freno
è una Brembo PSC-16. La verniciatura azzurra è un mix custom, e i sottili profili
neri nascono come omaggio al passato BMW. Dice Tom: « La moto doveva
essere il mezzo perfetto da usare in un giro per le strade deserte del centro a
mezzanotte, ed è proprio così che la usiamo ». (GW)
Diamond Atelier
DA#1
70 71
Nome motocicletta: DA#3
Costruttore: Diamond Atelier
Creatore: Tom Konecny, Pablo Steigleder
[↧] Moto originale
Costruttore: BMW
Modello: R1 R
Anno di costruzione: 1994
[↧] Ricostruzione
Categoria/Genere: café racer
Anno di ricostruzione: 2 15
Modifiche al telaio: ripulito e spogliato
delle sue strutture con adattatori custom
e staffe pedane ricostruite
Scocca: serbatoio benzina monolever
rialzato e sella in pelle cucita a mano
Motore: da 1 cc. con filtri dell’aria
K&N, testata rilavorata
Scarico: Akrapovic
Sospensioni anteriori/Forcella: forcella
telescopica da 41 mm. accorciata di 1
mm. con piastra di sterzo lavorata con
controllo numerico
Sospensioni posteriori/Molle: di serie
Pneumatici/Ruote: ruote da motocross
a raggi, completamente ricostruite,
con pneumatici TKC8
Freni: doppi dischi flottanti da 32 mm.
con pistoncini Brembo e pompa freno
custom Brembo PSC-16
Comandi manuali/Manubrio: comandi
Tommaselli e Magura su semimanubri
“clip-on” custom
Comandi a pedale: Tarozzi con supporti
custom
Circuito elettrico/Strumentazione:
sistema elettronico completamente
custom con pacco batterie Linergy
sistemato sotto il serbatoio della
benzina, fanale LSL e indicatori
e fanalino di coda a LED integrati
Verniciatura/Rivestimento: grigio
metallico applicato a mano e finitura
dorata “metal flake”. Tutte le altre
parti rivestite a polvere
Ore di lavoro approssimative: oltre 35
Esemplari: pezzo unico
Prezzo al pubblico: su richiesta
Brutale e senza compromessi: questa era l’idea di partenza su cui Diamond
Atelier avrebbe lavorato per realizzare la sua terza BMW custom. La base
di questa DA#3 è una BMW R1 R, e il motore opacizzato scuro è stato
migliorato con dei carburatori Dell’Orto da 4 mm. che respirano attraverso
filtri K&N. Un sistema Akrapovic aftermarket compone lo scarico. Per
ottenere una posizione di guida perfetta Tom Konecny e Pablo Steigleder
hanno abbassato la forcella di 1 mm. e installato una piastra di sterzo
custom lavorata a controllo numerico, completa di diamante da .17 carati
incastonato. Gli ammortizzatori sono di serie, ma il telaio BMW è stato tagliato
ed è stata saldata una nuova parte posteriore. Un mozzo posteriore disassato
consente al cerchio di serie di ospitare uno pneumatico più largo. Le ruote
di serie sono state smontate, i cerchi rivestiti a polvere di nero, mentre sui
mozzi è stata applicata una rifinitura dorata “metal flake”. Gli pneumatici
tassellati Continental TKC8 assicurano una ruota pulita dal fango degli
sterrati, ma contribuiscono a rendere aggressivo il look della BMW. I pistoncini
dei freni sono Brembo, e sull’avantreno sono collegati a una pompa freno
Brembo PSC-16 con blocchi in acciaio inox, che stringono un doppio disco
flottante da 32 mm. Il serbatoio della benzina di serie della R1 R è stato
sostituito da uno proveniente da una moto antecedente di serie R, ed è stato
montato in posizione leggermente sollevata per allinearsi alla sella in pelle
cucita a mano, molto minimalista. Le pedane posteriori sono componenti
aftermarket modificati e dotati di staffe custom, i comandi manuali sono
Magura e Tommaselli montati su semimanubri “clip-on” realizzati su misura.
Un moderno fanale LSL illumina la strada, mentre gli indicatori a LED
Motogadget e il fanalino di coda a LED sono stati integrati nella struttura.
La strumentazione c’è, ma è stata montata in basso direttamente sulla scatola
del cambio. La livrea della DA#3 è di un grigio metallico applicata a mano che
contrasta piacevolmente con le finiture dorate. (GW)
Diamond Atelier
DA#3
80 81
Draft Studio
Yamaha SR25
Quando la ragazza di Dave Mucci gli disse che voleva imparare ad andare
in moto, lui riuscì a scovare una Yamaha SR25 e iniziò a lavorarci sopra.
Questo designer industriale passato alle motociclette ha aperto un’officina a
Chicago, Draft Studio.
Lo scopo era quello di costruire una moto che non soltanto fosse agile, ma
anche visivamente leggera, con linee pulite e un’estrema cura alla sobrietà
delle finiture. Mucci ha scartato il serbatoio a goccia della SR in favore di
quello di una Honda CD175, più tozzo, l’ha verniciato d’argento con le fiancate
in nickel spazzolato ed emblemi in ottone. Dopodiché ha ripulito il telaio dalle
sporgenze superflue e ha saldato un posteriore più snello per sostenere una
nuova sella, che è stata rivestita di pelle bordeaux con cuciture marroncine
(dettaglio che è stato ripreso sulle manopole e sulle imbottiture delle fiancate
del serbatoio). Sotto la sella, un alloggiamento realizzato a mano ospita il
circuito elettrico, che è stato rifatto e che ora è alimentato da una batteria a
12V a ioni di litio della Shorai. Due parafanghi nichelati completano la scocca.
Il motore della SR è stato ricostruito, sabbiato e riverniciato. Anche il
carburatore è stato ricostruito e dotato di un nuovo kit di molle e spilli, mentre
l’airbox è stato sostituito da un filtro K&N. Il sistema di scarico è in nickel
spazzolato con un silenziatore custom e un paracalore. Mucci ha anche
ricondizionato la forcella, mentre sul posteriore ha utilizzato una coppia di
ammortizzatori NOS. I freni sono stati rifatti con ganasce EBC, gli pneumatici
sono Bridgestone Spitfire. A completare la ricostruzione intervengono
manubrio, comandi manuali e un piccolo contachilometri realizzato da Dime
City Cycles, mini-interruttori POSH e specchietti in alluminio con lavorazione
CNC, oltre a un fanale Bates da 5 pollici e mezzo e a un minuscolo fanalino
posteriore montato su un supporto custom. Gli indicatori di direzione sono
a LED, integrati nel telaio all’altezza dell’attacco degli ammortizzatori. Mucci
ha voluto stendere dei colori naturali su tutta la moto, per cui la quantità di
parti verniciate è esigua. Telaio, cerchi, alloggiamento della batteria e motore
sono stati rivestiti a polvere dello stesso colore argento satinato del serbatoio.
Quasi tutto il resto, comprese le parti metalliche, ha un rivestimento in nickel
spazzolato.
Assieme alle parti rivestite di pelle, l’accostamento dei colori si adatta bene a
questa moto cittadina dal carattere affascinante e accessibile. (WR)
Nome motocicletta: Yamaha SR25
Costruttore: Draft Studio
Creatore: David Mucci
[↧] Moto originale
Costruttore: Yamaha
Modello: SR25
Anno di costruzione: 1981
[↧] Ricostruzione
Categoria/Genere: brat/street tracker
Anno di ricostruzione: 2 13
Modifiche al telaio: telaio e sella
custom; telaio sabbiato
Scocca: parafanghi accorciati custom,
nichelati; alloggiamento custom sotto
la sella; serbatoio Honda CD175
Motore: ricostruito
Scarico: in nickel spazzolato
con silenziatore custom e paracalore
Sospensioni posteriori/Molle:
ammortizzatore NOS, finitura spazzolata
Pneumatici/Ruote: Bridgestone Spitfire
(ant.: 12 /9 -18F, post.: 15 /8 -16R)
Freni: di serie, ricostruiti, con ganasce ESC
Comandi manuali/Manubrio:
mini-interruttori POSH, piccolo
contachilometri di Dime City Cycles
Circuito elettrico/Strumentazione:
nuovo cablaggio
Ore di lavoro approssimative: 8 mesi
Esemplari: pezzo unico
84 85 Lucky Cat Garage
Nome motocicletta: Sprintbeemer
Costruttore: Lucky Cat Garage
Creatore: Sébastien Lorentz
Supporto: il team di Lucky Cat Garage
e gli amici: Frank, Laurence, Cyril, Nico,
Benny; Christian, Christophe, Mathieu,
Jean-Yves, Yves, Sylvain
[↧] Moto originale
Costruttore: BMW
Modello: R5 /2, R75/5, R75/6, R1 GS,
R1 R, S1 RR
Anno di costruzione: dal 1955 al 2 13
[↧] Ricostruzione
Categoria/Genere: dragster
Anno di ricostruzione: 2 13
Modifiche al telaio: su misura: staffe per
la carenatura frontale da competizione,
alloggiamento della sella arrotondato,
forcellone BMW R1 /7 modificato
Scocca: carenatura a campana di
Airtech Streamlining, serbatoio benzina
Malagutti modificato con indicatori della
pressione del carburante
e della temperatura olio integrati,
alloggiamento della sella in alluminio
su misura
Motore: motore “Sprintbanger”
costruito da Edelweiss Motorsport,
carburatori Dell’Orto da 4 mm.,
iniezione nitro, cambio elettrico ad
aria compressa, coppa dell’olio racing
Mombaerts Race, frizione Sachs a 4
dischi in ceramica, volano alleggerito
privo di ingranaggio messa in moto,
cambio R1 R, posteriore R8 /6,
adattatore trasmissione in acciaio
ricavato dal pieno, serbatoio Mooneyes
convertito in contenitore di recupero
per l’olio
Scarico: su misura
Sospensioni anteriori/Forcella:
R/75 accorciata
Sospensione posteriore: montanti
regolabili
Pneumatici/Ruote: mozzi BMW lavorati
con cerchi in lega anodizzata neri
Freni: a tamburo BMW modificati
con fori di ventilazione realizzati a mano
Comandi manuali/Manubrio:
semimanubri “clip-on” con comandi
Tomaselli & Pingel
Circuito elettrico/Strumentazione:
indicatore di cambiata tachimetro
Scitsu
Verniciatura/Rivestimento: Benny
“Machine 17”, Nico “AeroTec Nico”
Il 2 15 è stato il decimo anniversario del Glemseck 1 1, il raduno dell’omonima
città tedesca, a sud di Stoccarda, che ogni anno attira decine di migliaia di
partecipanti e spettatori. Gli appassionati accorrono per vedere drag bike che
raggiungono velocità incredibili sulle distanze brevi, e questo ha suggerito a
Séb Lorentz l’idea di ricostruire una macchina con il marchio Lucky Cat Garage.
L’idea è nata da uno pneumatico posteriore, un M&H Racemaster, ideale per le
alte velocità ma solo su rettifilo. Perfetto per le gare di drag, ha pensato Lorentz,
che si è messo subito al lavoro. Il punto di partenza è stato una BMW R5 /2,
ma la maggior parte dei componenti provengono da altre moto. La quantità di
modifiche apportate è infinita, quasi troppe per essere descritte a una a una.
Osservate bene e vedrete il motore di una R1 RS fine anni ’7 , il cambio di una
R1 R anni ’9 e il forcellone di una /7 dei primi anni ’8 . Ma forse l’aggiunta più
stuzzicante è l’adozione di un sistema di iniezione che ha incrementato del 2 %
la potenza del motore. Proprio il genere di modifica che può servire se metti il
piede sulla linea di partenza al Glemseck. E poi c’è il telaio, così aerodinamico
e proporzionato. Dunque è facile capire perché la ricostruzione di Lorentz abbia
riscosso tanto successo, e abbia ottenuto premi in diverse manifestazioni,
compreso lo “StarrWars Sprint” al Glemseck Festival del 2 13. (JC)
Nome motocicletta: Dustbeemer
Costruttore: Lucky Cat Garage
Creatore: Sébastien Lorentz
[↧] Moto originale
Costruttore: BMW
Modello: R6 /5
Anno di costruzione: 1973
[↧] Ricostruzione
Categoria/Genere: roadster/bagger
Anno di ricostruzione: 2 9
Modifiche al telaio: supporti per
la carenatura su misura (a sgancio
rapido); supporti per le borse
su misura (a sgancio rapido)
Scocca: carenatura a campana, in fibra
di vetro, rinforzata con fibra di carbonio;
alloggiamento della sella su misura;
bussola Hull illuminata; parafango
posteriore modificato con fanalino
integrato; fanalino con griglia in lega
di alluminio di una Ford del ‘33
Motore: originale BMW R75/5
Scarico: silenziatori Hoske
Sospensioni anteriori/Forcella:
ribassata
Sospensioni posteriori/Molle:
accorciati
Pneumatici/Ruote: originali
Comandi manuali/Manubrio: Triumph
T12 , manopole Posh
Verniciatura/Rivestimento: nero satinato,
applicato con la bomboletta spray
Componenti: bauletti Wixom Ranger,
usati
Ore di lavoro approssimative: 5 ore
La prima cosa che si nota quando si osserva questa ricostruzione di una BMW
R6 /5 è la scocca. « Mi ero un po’ stufato di quelle café racer e quelle brat-style
nude che si assomigliavano tutte », dice Lorentz. « Per cui ho deciso di cercare
un’altra direzione. Sono sempre stato un patito del design aerodinamico… e
delle auto custom “lead sled” ». Ispirarsi a una “lead sled” (letteralmente:
slitta di piombo – una hot rod realizzata modificando modelli Ford e Mercury)
significa prendere una strada decisamente diversa. La carenatura a campana
in fibra di vetro è stata prodotta da Atelier Chatokhine e i bauletti Wixom Ranger
completano il look da “bagger”. Lorentz ha rivitalizzato la potenza della moto da
touring aumentando i cavalli grazie al motore di una R75/5. Lo scarico è stato
migliorato con silenziatori Hoske, mentre la sella e il rivestimento sono custom.
Alla fine, la motivazione da lui addotta per la scelta di utilizzare la R6 /5 è forse
la più persuasiva di tutte: « Non potevo rifiutare la Beemer perché era proprio
a buon mercato! ». (JC)
dell’aiuto di molti amici di talento.
Oltre alle dragster, dal Lucky Cat Garage sono uscite
anche, per esempio, alcune impressionanti café racer
e una BMW scrambler battezzata Six Day Beemer,
che naturalmente ha partecipato al GT Trophy francese
ottenendo il terzo posto nella categoria “classiche”.
A prescindere dal marchio o dallo stile a cui rivolge
la sua attenzione, il prodotto finale deve esprimere velocità.
E con il sorriso sulle labbra, con la velocità sempre in mente,
Sonic Séb continua a costruire moto e a gareggiare con le
leggende che costruisce. (JZ)
SprintbeemerDustbeemer
88 89
Moto Sumisura
J.M. 1.2
Nome motocicletta: J.M. 1.2
Costruttore: Moto Sumisura
Creatore: Franco Augello
[↧] Moto originale
Costruttore: BMW
Modello: R 8 G/S
Anno di costruzione: 1981
[↧] Ricostruzione
Categoria/Genere: roadster
Anno di ricostruzione: completata
nel 2 14
Sospensioni anteriori/Forcella: BMW
R65
Sospensioni posteriori/Molle: Bitubo
Pneumatici/Ruote: Avon e Firestone
Freni: originali
Comandi manuali/Manubrio: artigianali
Comandi a pedale: Tarozzi
Circuito elettrico/Strumentazione:
BMW R51
Verniciatura/Rivestimento: verde
Jaguar e nero
Ore di lavoro approssimative: 49 ore
Esemplari: pezzo unico
Una sola cosa è certa, dice il saggio: il cambiamento è l’unica costante. Franco
Augello di Moto Sumisura (Italia) ha customizzato una BMW R8 GS del 1981
più di cinque anni fa. L’ha chiamata J.M. e l’ha sempre guidata con piacere,
finché una notte non ha sognato una Vincent. L’indomani la J.M. finì smontata
sul pavimento dell’officina: voleva usare tutte le parti e i componenti, ma già
un vecchio coperchio delle valvole si è convertito in fanale, come parafango
anteriore ha rubato quello posteriore a una BMW R5 , e la forcella a una
BMW R65. Gli ammortizzatori sono Bitubo, la ciclistica è formata da una ruota
anteriore da 21 pollici (di una BMW R8 GS) con pneumatico Avon, mentre
quella posteriore è di serie, e a richiudere il Firestone Deluxe Champion c’è una
carenatura in alluminio realizzata su misura.
Per posizionare il contachilometri davanti allo stretto manubrio ribassato e
corsaiolo è stato costruito un apposito supporto in ottone. La pompa freno è
stata spostata sul telaio, in modo da ripulire le linee del manubrio. Le pedane
provengono dal catalogo Tarozzi, mentre la sella proviene da un unico blocco
di legno, scolpito in modo da adattarsi al grande serbatoio. Franco non ha
toccato il motore e ha mantenuto lo scarico SuperTrapp della J.M. originale.
« Sulle prime mi sono sentito un po’ a disagio, nel cambiare il lavoro fatto sulla
mia J.M. », dice. « Ma questa sarà sempre la mia moto, con quel meraviglioso
borbottio del SuperTrapp! ». (GW)
90 91
Nome motocicletta: Madame Guzzi
Costruttore: Adam’s Custom Shop
Creatore: Adam Nestor
[↧] Moto originale
Costruttore: Moto Guzzi
Modello: SP1
Anno di costruzione: 1979
[↧] Ricostruzione
Categoria/Genere: boardtracker
Anno di ricostruzione: 2 1
Modifiche al telaio: telaio custom
Scocca: tutti i dettagli sono stati
disegnati e realizzati a mano; serbatoio
della benzina in alluminio; tutti i dettagli
in ottone realizzati da Adam Nestor
Motore: Moto Guzzi 1 cc.,
carburatori S.U. di una MG
Scarico: su misura
Sospensioni anteriori/Forcella:
forcella Mazzocchi modificata
Sospensioni posteriori/Molle: Öhlins
Pneumatici/Ruote: cerchi nichelati da
2 pollici, pneumatici Avon Speedmaster
Freni: anteriori: Benelli, modificati;
posteriori: Moto Guzzi, modificati
Comandi manuali/Manubrio: su misura
Comandi a pedale: su misura
Circuito elettrico/Strumentazione:
circuito elettrico realizzato da Adam
Nestor
Verniciatura/Rivestimento: verniciatura
di Adam Nestor; “pinstriping” di Fredrik
Söderlund
Ore di lavoro approssimative: 15 ore
Esemplari: pezzo unico
Come rivela il nome, Madame Guzzi è spinta dal motore di una Moto Guzzi
SP1 del 1979, che è il suo elemento fondamentale. Concepita e costruita
dall’allora ventenne Adam Nestor, svedese, ha le linee sobrie e pulite di una
board tracker, una motocicletta splendidamente disadorna ma ricchissima
di dettagli, che grida solo potenza e velocità. Il motore Guzzi è racchiuso da
un telaio realizzato dallo stesso Adam assieme (tra gli altri componenti) al
serbatoio, al manubrio e allo scarico. Non c’è da stupirsi se Madame Guzzi ha
vinto il “Best of show” alla rassegna di Västervik del 2 1 , nominata sempre in
quell’anno “Bike Of The Year” dalla rivista svedese MCM. (JZ)
Adam’s Custom Shop
Madame Guzzi
94 95
La Indian Chieftain è costruita per le lunghe distanze. Ha tutta una serie di
caratteristiche che farebbero impallidire un’automobile – con le sue 8 libbre
(oltre 36 kg.) quasi ne raggiunge il peso. Quindi, vedere quello che RSD è
riuscito a creare dalla Track Chief è davvero qualcosa di stupefacente.
Tanto per cominciare hanno staccato il motore e l’hanno messo sul banco
di lavoro, costruendoci attorno la motocicletta. La ciclistica si basa su un
telaio di tipo rigido, su un monobraccio posteriore e su una forcella a balestra.
Caratteristiche che potrebbero suonare piuttosto scomode, ma grazie ai
parecchi interventi (e anche a un poco di fortuna, come sono disposti ad
ammettere alla RSD) la Track Chief si guida con facilità. Il comando del gas
potrà sembrare non molto reattivo, ma sarete pronti a ricredervi.
Sulla moto ci sono parti in titanio realizzate a mano come il serbatoio della
benzina, e una serie di componenti modernissimi, perfettamente integrati.
Il tutto, però, realizzato con gusto: ad esempio la verniciatura vintage e i dettagli
contribuiscono a rendere l’estetica complessiva, in omaggio all’epoca che l’ha
ispirata. E con un brillante tocco di ingegnosità, l’elettronica è stata nascosta in
una vasca sotto al motore, mantenendo così l’aspetto spoglio da racer.
Dissezionando completamente la Chieftain, il team di RSD è riuscito a
riportare in vita la spoglia bellezza delle racer vintage anni ’2 /’3 /’4 . Questa
moto ridotta ai minimi termini ricrea il fascino emanato dalle Indian di quell’Età
dell’Oro. (SS)
Roland Sands Design
Indian “Track Chief”
Nome motocicletta: Indian “Track Chief”
Costruttore: Roland Sands Design
Creatore: Roland Sands
Supporti: Aaron Boss, Scott Dimick, Guy
Driscoll, Cameron Brewer
[↧] Moto originale
Costruttore: Indian
Modello: Chieftain
Anno di costruzione: 2 14
[↧] Ricostruzione
Anno di ricostruzione: 2 14
Modifiche al telaio: telaio rigido
e dotato di monobraccio costruito
a mano nel 2 14 da RSD
Scocca: serbatoio della benzina
in titanio costruito a mano da RSD;
tappo del carburante Crafty B, custom;
sella in pelle di Bitchin Seat Co., custom;
tabella porta-numero in titanio costruita
a mano da RSD; vasca sotto al motore
in alluminio costruito a mano da RSD
Motore: 111 pollici cubici (1811 cc.); filtro
RSD Blunt; coperchio distribuzione
trasparente, prototipo RSD; frizione
Barnett; carter trasmissione primaria
trasparente ricavato dal pieno, prototipo
RSD; cilindretto frizione idraulica Zodiac
sportster
Scarico: sistema 2-1 Slant RSD
in titanio, custom
Sospensioni anteriori/Forcella: forcella
girder Paughco/ammortizzatore da mtb
Fox DHX Downhil
Pneumatici/Ruote: Dunlop Elite 3
Freni: ant.: pinza radiale Performance
Machine; post.: Performance Machine
125X4R
Altre modifiche: luci PIAA in
alloggiamento RSD; manopole Traction
RSD; comando del gas interno Garage
Company; cavi freni Spiegler U.S.A.,
custom
Verniciatura/Rivestimento: pinstriping:
Hot Dog; rivestimento a polvere:
Olympic
Ore di lavoro approssimative: 3 mesi
104 105
Nome motocicletta: Harley scrambler
Costruttore: Benjie’s Café Racers
Creatore: Benjie Flipperboi
[↧] Moto originale
Costruttore: Harley-Davidson
Modello: 883
Anno di costruzione: 1999
[↧] Ricostruzione
Categoria/Genere: scrambler
Anno di ricostruzione: 2 15
Modifiche al telaio: di serie,
con pochissime modifiche
Scocca: serbatoio in alluminio
appositamente realizzato, parafango
e sella “a banana” custom, rivestita
di pelle in vacchetta
Motore: 883 di serie rialesato a 12
cc., con carburatore Screaming
Eagle corto e sistema di accensione
elettronica programmabile
Scarico: su misura
Sospensioni anteriori/Forcella:
avantreno Suzuki GSX1
Sospensioni posteriori/Molle:
ammortizzatori Ducati GT1
Pneumatici/Ruote: ruote in alluminio
a raggi Borrani con penumatici
da entro-fuoristrada
Comandi manuali/Manubrio: manubrio
Taper MX con comandi manuali Triumph
Thruxton
Comandi a pedale: comandi e leve
in acciaio inox lucidato, custom
Circuito elettrico/Strumentazione:
cablaggio elettrico custom
Verniciatura/Rivestimento: telaio:
rivestimento a polvere; serbatoio:
in alluminio grezzo con verniciatura
nera e “pinstriping” color oro
Componenti: tutti i principali componenti
sono stati realizzati in officina
Altre modifiche: piastra paramotore
custom, fanalino posteriore
e alloggiamento fanale realizzati
a mano, cruscotto custom
Ore di lavoro approssimative: 1 ore
Esemplari: pezzo unico
Una malconcia Harley-Davidson 883 Sportster del 1999 raccoglieva polvere in
un angolo dell’officina di Benjie Flipperboi: intanto lui rifletteva se trasformarla
in una café racer o in un bobber. Poi arrivò l’ispirazione, e decise di costruire
questa scrambler americana, una moto che poteva essere guidata ovunque,
su strada e fuoristrada, nonostante le sue origini da corpulenta “hog cruiser”.
Il telaio è restato quasi completamente di serie. Dice Benjie: « Volevamo
dimostrare che anche con pochissime modifiche, o senza modificare niente,
si può cambiare il look della moto cambiandone semplicemente la scocca ».
L’impostazione di guida è stata rialzata grazie alla moderna forcella a steli
rovesciati di una Suzuki GSX1 , assieme a una coppia di ammortizzatori di
una Ducati GT1 , più lunghi. Il carattere fuoristradistico è stato accentuato
grazie a una coppia di ruote in alluminio leggero Borrani, dotate di cerchi a
raggi rivestiti da pneumatici entro-fuoristrada. Il motore di serie dell’883 è stato
portato a 12 cc., con un corto carburatore Screaming Eagle e un’accensione
elettronica programmabile. Il motore sfoga la sua potenza attraverso uno
scarico artigianale in acciaio inox da scrambler. Per mettere in risalto il motore,
Benjie ha realizzato un serbatoio dai contorni sinuosi che seguono il profilo
delle testate dei cilindri del V-twin. Per rimarcare l’uso fuoristradistico, sempre
il serbatoio è stato dotato di un portapacchi in acciaio inox e di un tappo in
stile Monza, in posizione disassata. La stretta sella “banana style” distingue
ulteriormente questa moto dalle sue origini cruiser. « Una cruiser normale può
girare ormai per le strade o sui sentieri, verso l’alba di un nuovo giorno ». (JN)
Benjie’s Café Racers
Harley Scrambler
116 117 Heiwa Motorcycle
“Adoro utilizzare i motori
dei vecchi modelli e partendo
da essi ricostruire le moto per
dimostrare la mia creatività”.
Kengo Kimura
La Triumph TR6 è famosa perché è stata la moto guidata dal “king of cool”
Steve McQueen nel film La grande fuga, una pellicola del 1963 su un gruppo
di prigionieri di guerra alleati che scappa da un campo di concentramento
tedesco. Il costruttore giapponese Kengo Kimura ha preso un esemplare
del 1958, l’ha fatto dimagrire e l’ha completamente re-immaginato per il
ventunesimo secolo. Innanzitutto ha aggiunto un telaio custom, che rispetto
all’originale conferisce alla moto un aspetto molto più leggero e snello. Poi ne
ha anche modificato le proporzioni dotandolo di una forcella che le fa assumere
la posa di una tigre pronta a spiccare un balzo. Lo scarico è stato sostituito
da un pezzo custom montato in posizione sollevata, che invece di passare
sotto il blocco motore avvolge la sezione centrale del mezzo. Al posto della
sella di serie ne è stata montata una custom, più bassa e in pelle marrone, che
contrasta bene con la verniciatura a polvere nera. Davvero cool. (JC)
Nome motocicletta: Peaceful
Costruttore: Heiwa Motorcycle
Creatore: Kengo Kimura
[↧] Moto originale
Costruttore: Triumph
Modello: TR6
Anno di costruzione: 1958
[↧] Ricostruzione
Categoria/Genere: bobber
Anno di ricostruzione: 2 9
Modifiche al telaio: telaio realizzato
a mano
Scocca: serbatoio della benzina, forcella,
serbatoio dell’olio, trasmissione primaria a
vista, alloggiamento dell’impianto elettrico
Scarico: su misura
Sospensioni anteriori/Forcella:
su misura
Pneumatici/Ruote: Avon SM Mark II
da 18 pollici
Freni: anteriore: Suzuki RMZ25
con disco Warp 9
Comandi manuali/Manubrio: su misura
Comandi a pedale: su misura
Circuito elettrico/Strumentazione:
su misura
Verniciatura/Rivestimento: verniciatura
a polvere di Six Shooter
Ore di lavoro approssimative: 6 mesi
Nome motocicletta: Lizard Tail
Costruttore: Heiwa Motorcycle
Creatore: Kengo Kimura
[↧] Moto originale
Costruttore: Triumph
Modello: 6T
Anno di costruzione: 1953
[↧] Ricostruzione
Categoria/Genere: chopper
Anno di ricostruzione: 2 12
Modifiche al telaio: telaio di serie
Scocca: serbatoio della benzina, piastra
porta-targa, serbatoio dell’olio,
parafango, trasmissione primaria
a vista, dinamo eccetera
Scarico: su misura
Pneumatici/Ruote: Avon SM Mark II
da 18 pollici
Freni: a tamburo, Suzuki
Comandi manuali/Manubrio: su misura
Comandi a pedale: su misura
Circuito elettrico/Strumentazione:
su misura
Verniciatura/Rivestimento: verniciatura
realizzata da Six Shooter
Ore di lavoro approssimative: 6 mesi
Nel film del ’53 Il selvaggio, Marlon Brando interpretava la parte di un biker
fuorilegge in sella a una Triumph Thunderbird 6T del 195 , leggermente
customizzata. Kengo Kimura ha preso un modello del ’53 della stessa
motocicletta ed è intervenuto massicciamente. Il risultato è una tipica
ricostruzione dell’atelier Heiwa, e cioè una macchina slanciata, bellissima e
potente allo stesso tempo. Come prima cosa Kimura ha aperto la trasmissione
Lizard TailPeaceful
primaria lasciandola a vista per conferire un look più snello. Poi ha aggiunto
un serbatoio su misura e una sella custom di pelle nera. Anche il parafango,
i comandi a pedale e il manubrio sono pezzi unici. Grazie a un elaborato sistema
di sospensioni costruito appositamente da Kimura, questa ricostruzione
Triumph possiede una guida molto più morbida rispetto all’originale. (JC)
118 119
Shiun Craft Works
Choppers Forever
Quando il petrolio finirà, i motori a benzina saranno obsoleti. E allora cosa
accadrà al mondo dei chopper? Shiun Crafts Works ha trovato una soluzione.
Questa Harley-Davidson Shovelhead aveva un motore da 16 cc. e veniva
usata come drag bike (per gare su pista che duravano all’incirca 11 secondi).
Nel 2 11 Tomoaki Matsumura, fondatore di Shiun Craft Works, decise di
installare un motore elettrico da 72 V comandato da inverter. La coppia è di
1 4 Nm, equivalente a quella di un motore Harley-Davidson Twin Cam 88,
ma adesso non c’è bisogno di trasmissione né di frizione. Gli attacchi
originali del motore sono stati mantenuti, per cui è possibile rimontare il
propulsore e la trasmissione originali.
Clutch Customs
W65
Ancora una volta le sapienti mani di Willie Knoll di Clutch Custom Motorcycles
hanno lavorato con precisione a questa ricostruzione. Perfino il tappo del
serbatoio e il fanalino di coda della sua W65 rispecchiano la sua meticolosa
etica del lavoro. Willie spiega che l’obiettivo era quello di « creare una moto
semplice, di classe e minimalistica, con un certo stile drag, una bella linea e
dettagli interessanti ». La nichelatura del telaio crea in parte l’effetto generale di
pulizia, ma c’è molto altro: Willie ha costruito a mano il posteriore, accorciando il
forcelloneeribassandoilcorpodi8cm.Ilserbatoiodellabenzinaprovienedauna
Kawasaki 75 cc. ed è stato riplasmato, donandogli un aspetto agile e slanciato.
Sotto, è stato montato un tunnel custom che nasconde l’impianto elettrico.
Da notare, inoltre, il manubrio in acciaio inox custom, così come l’elegante tappo
del serbatoio, il fanalino di coda e le pedane. La moto è verniciata di un color
porpora metallizzato, che le conferisce un fascino robusto e penetrante. (BB)
Nome motocicletta: Choppers Forever
Costruttore: Shiun Craft Works
Creatore: Tomoaki Matsumura
[↧] Moto originale
Costruttore: Harley-Davidson
Modello: Shovelhead
Anno di costruzione: 1979
[↧] Ricostruzione
Anno di ricostruzione: 2 11
Modifiche al telaio: telaio rigido
Scocca: coperchio motore custom
Motore: motore elettrico da 72 V
(coppia massima: 1 4,4 Nm)
Pneumatici/Ruote: Metzler 9 /9 -21
(ant.), Goodyear Drag slick 7,5
pollici x 18 pollici (post.) / 21 pollici x 2,15
pollici (ant.), Performance Machine 18
pollici x 5,5 pollici (post.)
Comandi manuali/Manubrio: manubrio
dragster in acciaio inox realizzato
da Shiun; rialzi per il manubrio
Comandi a pedale: Shiun Craft Works
Circuito elettrico/Strumentazione:
tachimetro multifunzione
Verniciatura/Rivestimento: azzurro
ghiaccio perlaceo
Ore di lavoro approssimative:
8 settimane
Esemplari: pezzo unico
Nome motocicletta: W65
Costruttore: Clutch Custom Motorcycles
Creatore: Willie Knoll
[↧] Moto originale
Costruttore: Kawasaki
Modello: W65
Anno di costruzione: 2 1
[↧] Ricostruzione
Anno di ricostruzione: 2 15
Modifiche al telaio: telaio custom
Scocca: serbatoio benzina Kawasaki
W65 ; tappo benzina, pezzo unico
Motore: ricostruito, carburatori PCR 37
Scarico: custom, in acciaio inox;
silenziatori Spark
Sospensioni anteriori/Forcella:
accorciata di 7 cm.
Sospensioni posteriori/Molle:
accorciate di 3 cm.
Pneumatici/Ruote: Avon Road Rider,
ruote da 18 pollici
Freni: STD
Comandi manuali/Manubrio: su misura
Comandi a pedale: su misura
Circuito elettrico/Strumentazione:
pulsante accensione Motogadget,
nuovo impianto elettrico, fanalino
di coda lavorato
Verniciatura/Rivestimento: telaio
e forcellone nichelati
Price: su richiesta
120 121

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The Ride 2nd gear

  • 1. 10 11 Fra i meriti da riconoscere ai costruttori alt.custom, il più importante è forse quello di aver trasformato una categoria ormai trascurata: l’utilitaria da città. I progettisti dei grandi marchi, tutti presi dallo sviluppo delle future moto sportive o da turismo, sembravano aver dimenticato il divertimento che rappresenta l’uso quotidiano di una moto dal peso leggero o medio. Se The Ride celebra realizzazioni dal fascino esotico, le moto costruite per essere guidate in città portano una ventata di aria fresca nella grande industria, che sembrava sul punto di lasciare la categoria nelle mani degli scooter. Non che gli scooter siano brutti, è solo che le street scrambler, le café racer e le brat bike sono migliori. La Honda dominò gli anni ’6 proprio perché era divertente, come lo è il brand portoghese Dream Wheels Heritage, che così spiega la propria missione: « Siamo un marchio con una grande passione per gli oggetti fatti a mano e customizzati. L’idea principale è quella di riabilitare le moto dando loro un aspetto retrò e costruire macchine personalizzate. Segui i tuoi sogni, gusta lo spirito, sii esclusivo ma con semplicità, e goditi la corsa! ». Pur avendo costruito custom BMW di grossa cilindrata, la Dream Wheels ha suscitato grande interesse con le sue scrambler da città, una serie da 125 cc. (e di cilindrata anche inferiore) che ha sfruttato una recente modifica delle patenti in Portogallo secondo la quale per guidare mezzi fino a 125 cc. basta avere la patente auto. Per tutta la storia dell’industria motociclistica i costruttori hanno approfittato delle lacune nella regolamentazione della cilindrata, della tassazione e delle regole per il rilascio della patente, creando così intere categorie di moto popolari: per esempio i ciclomotori che non richiedono una patente specifica ma con un potenziale velocistico simile a quello delle moto più grandi. Dalla sua officina di Oporto Dream Wheels si è allegramente lanciata nella breccia lasciando il segno. Come accennato nell’introduzione, la rinascita delle due ruote provoca un impatto culturale talmente forte che la moda, la fotografia, lo skateboarding, il surf, il “sign painting” e l’editoria cercano ad ogni costo un passaggio a bordo. È stato Nico Slater (a.k.a. Ornamental Conifer) ad aver Honda CLR125 CityFly di Dream Wheels Heritage: Quando lo skatepunk incontra la moto Crea una categoria a sé, e sicuramente ne seguiranno altre
  • 2. 28 29 Shinya Kimura Yamaha MT- 7 Shinya Kimura non è un uomo da compromessi. Nato in Giappone, ha studiato entomologia prima di aprire la sua officina negli anni ’9 , la Zero Engineering, dove costruì i chopper Samurai per una ristretta cerchia di clienti. Nel 2 6 si è trasferito nella cittadina di Azusa, in California, a est di Los Angeles, dove ha inaugurato la sua nuova azienda, la Chabott Engineering. Oggi Kimura realizza soltanto tre o quattro custom all’anno, con un prezzo che parte dai 1 . dollari e con una lista d’attesa di più di un anno. A prima vista, quindi, potrebbe sembrare strano che uno come lui si accordi con la Yamaha per produrre ricostruzioni custom del modello MT- 7, per una nuova serie nata sull’onda del successo ottenuto dall’azienda con la linea “Yard Built”. « Provo una forma di attaccamento emotivo per la Yamaha », ha detto Kimura spiegando la sua decisione di lavorare sulla moto, che si chiama “Faster Son”. Grazie al suo disegno armonioso e alle linee filanti, tuttavia, la MT- 7 è il genere che ci si potrebbe aspettare da Kimura. L’agile scocca in alluminio verniciato di verde rievoca il modello XS1 amato in gioventù dal costruttore. Con il suo rivestimento e i rivetti in lega, assomiglia a un jet da caccia. Kimura ha mantenuto gran parte dei componenti di serie, mettendo mano soprattutto al design. Il suo scopo era quello di mischiare vecchio e nuovo senza soluzione di continuità, di creare uno stile vintage moderno e insieme senza tempo. E lo scopo è stato certamente raggiunto. (JC) Bike: Yamaha MT- 7 Costruttore: Chabott Engineering Creatore: Shinya Kimura [↧] Moto originale Costruttore: Yamaha Modello: MT- 7 Anno di costruzione: 2 15 [↧] Ricostruzione Categoria/Genere: café racer Anno di ricostruzione: 2 15 Modifiche al telaio: di serie Carrozzeria: pezzo unico Motore: di serie Scarico: pezzo unico Sospensioni anteriori/Forcella: di serie Sospensioni posteriori/Molle: di serie Pneumatici/Ruote: Pirelli Phantom Sportscomp Freni: di serie Comandi manuali/Manubrio: di serie Verniciatura/Rivestimento: verde Yamaha XS-1 Esemplari: pezzo unico
  • 3. 52 53 Deus Ex Machina USA e le sensazioni che doveva suscitare in modo che poi Woolaway le interpretasse, è stato certamente soddisfatto. Arthur de Kerauson e Clement Beauvais hanno realizzato un cortometraggio sulla collaborazione, in cui Bloom sfrecciava per le colline di Malibu, in California, in sella alla moto. « Sono più concentrato su una motocicletta che in qualsiasi altro momento, tranne forse quando lavoro », dice Bloom nel film. « È una forma di meditazione ». (JS) dell’ABS e i cavi dei freni, mentre un nuovo alloggiamento, sotto la sella, dapprima è stato sagomato in alluminio e poi stampato in fibra di carbonio. Il quadro strumenti di serie è stato mantenuto (per gestire tutta quell’elettronica), ma è stato nascosto dietro una piccola carenatura in alluminio sopra il fanale. Ma questo non ha impedito di migliorare ulteriormente i quadranti, come il contagiri analogico che è stato rielaborato da Ornamental Conifer. Il risultato finale è qualcosa di simile a una “rat bike” potenziata, a metà tra il lussuoso e il grezzo, comunque una ricostruzione ritenuta dai più soddisfacente, dotata di uno stile semplice e diretto che riflette le difficoltà incontrate nel modificare una moto sportiva. Woolaway notava che di solito mezzi di questo tipo possiedono già una forte personalità e che è difficile aggiungervi un tocco personale senza correre il rischio di rovinarne il carattere specifico. Bloom, che naturalmente ha messo a disposizione le proprie idee sull’aspetto che doveva avere la 4CYL Nome motocicletta: The 4CYL Costruttore: Deus Ex Machina, U.S.A. Creatore: Michael Woolaway [↧] Moto originale Costruttore: BMW Modello: S1 R [↧] Ricostruzione Categoria/Genere: café racer Anno di costruzione: 2 15 Modifiche al telaio: parte ant. custom Scocca: serbatoio benzina, copri-codino, parafanghi e staffe di montaggio in alluminio, realizzati a mano Motore: di serie, radiatore Febur Comandi manuali/Manubrio: Gilles, specchi Rizoma, serbatoio per il liquido freni Esemplari: pezzo unico The 4CYL “Quanto a bellezza aggressiva non erano il massimo, sotto quella plastica”. Michael Woolaway
  • 4. 42 43 Honda NS75 Prima di produrre la leggendaria RS75 , Honda non aveva nella propria gamma una bicilindrica a V flat-track per competere con le potenti Harley dell’epoca. Così, nel 1982 consegnarono a Jerry Griffith l’unico V twin a loro disposizione, quello della mediocre CX5 , e gli affidarono il compito di costruire una moto da corsa. E da lì nacque la NS75 . Griffith prese il bicilindrico trasversale della CX, tagliò l’albero motore, gli innestò un pignone e lo montò lateralmente. Di conseguenza, entrambi gli scarichi fuoriescono a sinistra, mentre i due carburatori sono sul lato destro, e il pilota è costretto a posizionare la gamba tra i filtri dell’aria. Per ospitare il motore Griffith progettò un nuovo telaio, che venne realizzato dagli specialisti della C&J. Il motore della CX venne rialesato a 75 cc., ottenendo così una potenza dichiarata di 95 cavalli alla ruota posteriore. Ma nonostante questo la NS75 non riscosse Nome motocicletta: NS75 Costruttore: Honda U.S.A./HRC Creatori: Team Honda: Gene Romero, Mike Kidd Terry Poovey, Scott Pearson, Freddie Spencer [↧] Moto originale Costruttore: Honda Modello: NS75 Anno di costruzione: 1982/1983 [↧] Ricostruzione Categoria/Genere: flat tracker Motore: Honda 5 CX ruotato di 9 °, rialesatura a 75 cc., 92 hp Modifiche al telaio: telaio progettato da Jerry Griffith e realizzato da C&J Pneumatici/Ruote: pneumatici Goodyear “Eagle dt” Esemplari: 4 i successi della RS; la vittoria di Scott Pearson alla Half Mile di Louisville del 1982 fu il risultato più memorabile. La NS75 qui presentata è una delle quattro realizzate e appartiene al collezionista Keith Lynas. Dimitri Coste ha reso possibile al corridore francese Jean-Michel Bayle l’utilizzo della NS sul lago secco di El Mirage, nella California meridionale: e così, per la prima volta dopo trent’anni la moto è stata di nuovo utilizzata in una competizione. (WR)
  • 5. 60 61 Stefano Venier è approdato al mondo delle moto custom seguendo un percorso decisamente lungo. Nel 2 6 si è trasferito a New York per lavorare come designer presso la Minimal USA e la Bellati-Venier, due aziende di mobili di cui in seguito sarebbe diventato socio. Ma il suo interesse per le due ruote era ben più di un hobby. « Combinavo e mischiavo il mio lavoro tra moto e mobili », racconta. « Sono due esperienze che si intersecano, perché si tratta di progettare prodotti. Di pensare all’hardware. La differenza è che, anche se le moto sono divertenti, non ci sono molti clienti perché non puoi costruirne tante, e così non è facile guadagnare ». Ma le cose potrebbero anche cambiare. Da un po’ di tempo il sogno di Venier è quello di uscire dal mondo delle moto, o almeno delle café racer: « Non hanno più quella freschezza, specialmente da quando l’industria si lascia guidare dai trend. Naturalmente le café racer possono essere ancora degli oggetti cool. Perché ti piace una canzone? Difficile dirlo, ma puoi ascoltare Keith Richards e capire che è cool e basta. La moda attuale però ha stabilito che le café racer sono il top. L’interesse calerà, ma ora è il momento delle custom, oggi corrispondono alle tavole da surf negli anni ’8 ». « Le custom sono collegate ad altre scene, abbigliamento, musica, tatuaggi, molto più negli States che non in Italia. Nel Vecchio Continente c’è un amore esclusivo per le moto. In realtà », aggiunge Venier, « io non ho tatuaggi e non mi vesto come il classico rider. Quando uno mi vede pensa che Venier Customs: The Italian Job Stefano Venier si è trasferito a New York dalla nativa Italia per disegnare mobili. Adesso, sul tavolo, ci sono i progetti per la produzione di motociclette custom.
  • 6. 68 69 Nome motocicletta: DA#1 Costruttore: Diamond Atelier Creatore: Tom Konecny, Pablo Steigleder [↧] Moto originale Costruttore: BMW Modello: R8 RT Anno di costruzione: 1992 [↧] Ricostruzione Categoria/Genere: café racer Anno di ricostruzione: 2 13 Scocca: codino in fibra di vetro custom, fanale realizzato con parti Honda e Yamaha, serbatoio della benzina rialzato, fanalino di coda e indicatori integrati Motore: da 8 cc. con filtro dell’aria K&N Scarico: terminali a cono con inserti custom Sospensioni anteriori/Forcella: forcella telescopica da 38.5 mm. ribassata di 85 mm., con piastra di sterzo lavorata a controllo numerico Sospensioni posteriori/Molle: di serie Pneumatici/Ruote: ant. 18 pollici da R1 R, di serie; post. Metzeler Lasertec Freni: pompa Brembo PSC-16 con pistoncini Brembo su doppio freno a disco flottante Comandi manuali/Manubrio: comandi Tomaselli e Magura su manubrio Fehling Comandi a pedale: Tarozzi, con supporti custom Circuito elettrico/Strumentazione: sistema elettronico custom con pacco batterie Linergy Verniciatura/Rivestimento: verniciatura e pinstriping applicati a mano; altre parti: rivestite a polvere Ore di lavoro approssimative: più di 3 ore Esemplari: pezzo unico La prima volta che ricostruirono una moto, Tom Konecny e Pablo Steigleder di Diamond Atelier (Monaco) fecero sembrare le cose molto semplici. Trasformarono la BMW R8 RT di Tom (una moto del ’92 che possedeva dall’età di 17 anni) in una café racer urbana con il motore boxer dal look innovativo. « Essendo la prima moto che costruivamo, la DA#1 doveva distinguersi dalla massa », spiega Tom, « Doveva essere un po’ diversa da tutte quelle boxer un po’ anonime della scena custom. Invece di costruire un’altra tipica café racer, abbiamo deciso di trarre ispirazione dagli stili più disparati, compresi quelli delle street fighter, le pro da corsa e le moto da dirt-track ». Hanno ripulito il telaio di tutte le sporgenze e hanno saldato una nuova parte posteriore per sostenere la sella in fibra di vetro e imbottita di gomma. Le pedane Tarozzi aiutano il rider ad assumere la giusta posizione rannicchiata. Per mantenere filanti le linee, il serbatoio della benzina di serie è stato sollevato dal telaio di due pollici. I tubi e gli steli della forcella sono di serie, ma sono racchiusi nelle piastre custom e sono stati accorciati di 85 mm. I semimanubri “clip-on” sono Fehling e i comandi sono un misto di Magura e Tommaselli, mentre il fanale usa parti di provenienza Honda e Yamaha. Il motore BMW da 8 cc. è un componente relativamente standard, ma è stato dotato di nuovi parti custom lavorate a controllo numerico, compresi gli alloggiamenti per l’alternatore, il motorino di avviamento e l’albero motore. Il collettore dello scarico è di serie ma il silenziatore originale è stato sostituito da corti terminali a cono di serie con inserti custom, in modo che la BMW possa ancora soddisfare le severe norme tedesche per l’omologazione. Qualcuno potrebbe anche avere dei dubbi sull’uso delle ruote di stile differente, ma quella anteriore proviene da una R1 R e quella posteriore è di serie – ed entrambe sono equipaggiate da pneumatici Metzeler Lasertec. I freni a disco anteriori flottanti provengono da una R1 R e i pistoncini sono Brembo. La pompa freno è una Brembo PSC-16. La verniciatura azzurra è un mix custom, e i sottili profili neri nascono come omaggio al passato BMW. Dice Tom: « La moto doveva essere il mezzo perfetto da usare in un giro per le strade deserte del centro a mezzanotte, ed è proprio così che la usiamo ». (GW) Diamond Atelier DA#1
  • 7. 70 71 Nome motocicletta: DA#3 Costruttore: Diamond Atelier Creatore: Tom Konecny, Pablo Steigleder [↧] Moto originale Costruttore: BMW Modello: R1 R Anno di costruzione: 1994 [↧] Ricostruzione Categoria/Genere: café racer Anno di ricostruzione: 2 15 Modifiche al telaio: ripulito e spogliato delle sue strutture con adattatori custom e staffe pedane ricostruite Scocca: serbatoio benzina monolever rialzato e sella in pelle cucita a mano Motore: da 1 cc. con filtri dell’aria K&N, testata rilavorata Scarico: Akrapovic Sospensioni anteriori/Forcella: forcella telescopica da 41 mm. accorciata di 1 mm. con piastra di sterzo lavorata con controllo numerico Sospensioni posteriori/Molle: di serie Pneumatici/Ruote: ruote da motocross a raggi, completamente ricostruite, con pneumatici TKC8 Freni: doppi dischi flottanti da 32 mm. con pistoncini Brembo e pompa freno custom Brembo PSC-16 Comandi manuali/Manubrio: comandi Tommaselli e Magura su semimanubri “clip-on” custom Comandi a pedale: Tarozzi con supporti custom Circuito elettrico/Strumentazione: sistema elettronico completamente custom con pacco batterie Linergy sistemato sotto il serbatoio della benzina, fanale LSL e indicatori e fanalino di coda a LED integrati Verniciatura/Rivestimento: grigio metallico applicato a mano e finitura dorata “metal flake”. Tutte le altre parti rivestite a polvere Ore di lavoro approssimative: oltre 35 Esemplari: pezzo unico Prezzo al pubblico: su richiesta Brutale e senza compromessi: questa era l’idea di partenza su cui Diamond Atelier avrebbe lavorato per realizzare la sua terza BMW custom. La base di questa DA#3 è una BMW R1 R, e il motore opacizzato scuro è stato migliorato con dei carburatori Dell’Orto da 4 mm. che respirano attraverso filtri K&N. Un sistema Akrapovic aftermarket compone lo scarico. Per ottenere una posizione di guida perfetta Tom Konecny e Pablo Steigleder hanno abbassato la forcella di 1 mm. e installato una piastra di sterzo custom lavorata a controllo numerico, completa di diamante da .17 carati incastonato. Gli ammortizzatori sono di serie, ma il telaio BMW è stato tagliato ed è stata saldata una nuova parte posteriore. Un mozzo posteriore disassato consente al cerchio di serie di ospitare uno pneumatico più largo. Le ruote di serie sono state smontate, i cerchi rivestiti a polvere di nero, mentre sui mozzi è stata applicata una rifinitura dorata “metal flake”. Gli pneumatici tassellati Continental TKC8 assicurano una ruota pulita dal fango degli sterrati, ma contribuiscono a rendere aggressivo il look della BMW. I pistoncini dei freni sono Brembo, e sull’avantreno sono collegati a una pompa freno Brembo PSC-16 con blocchi in acciaio inox, che stringono un doppio disco flottante da 32 mm. Il serbatoio della benzina di serie della R1 R è stato sostituito da uno proveniente da una moto antecedente di serie R, ed è stato montato in posizione leggermente sollevata per allinearsi alla sella in pelle cucita a mano, molto minimalista. Le pedane posteriori sono componenti aftermarket modificati e dotati di staffe custom, i comandi manuali sono Magura e Tommaselli montati su semimanubri “clip-on” realizzati su misura. Un moderno fanale LSL illumina la strada, mentre gli indicatori a LED Motogadget e il fanalino di coda a LED sono stati integrati nella struttura. La strumentazione c’è, ma è stata montata in basso direttamente sulla scatola del cambio. La livrea della DA#3 è di un grigio metallico applicata a mano che contrasta piacevolmente con le finiture dorate. (GW) Diamond Atelier DA#3
  • 8. 80 81 Draft Studio Yamaha SR25 Quando la ragazza di Dave Mucci gli disse che voleva imparare ad andare in moto, lui riuscì a scovare una Yamaha SR25 e iniziò a lavorarci sopra. Questo designer industriale passato alle motociclette ha aperto un’officina a Chicago, Draft Studio. Lo scopo era quello di costruire una moto che non soltanto fosse agile, ma anche visivamente leggera, con linee pulite e un’estrema cura alla sobrietà delle finiture. Mucci ha scartato il serbatoio a goccia della SR in favore di quello di una Honda CD175, più tozzo, l’ha verniciato d’argento con le fiancate in nickel spazzolato ed emblemi in ottone. Dopodiché ha ripulito il telaio dalle sporgenze superflue e ha saldato un posteriore più snello per sostenere una nuova sella, che è stata rivestita di pelle bordeaux con cuciture marroncine (dettaglio che è stato ripreso sulle manopole e sulle imbottiture delle fiancate del serbatoio). Sotto la sella, un alloggiamento realizzato a mano ospita il circuito elettrico, che è stato rifatto e che ora è alimentato da una batteria a 12V a ioni di litio della Shorai. Due parafanghi nichelati completano la scocca. Il motore della SR è stato ricostruito, sabbiato e riverniciato. Anche il carburatore è stato ricostruito e dotato di un nuovo kit di molle e spilli, mentre l’airbox è stato sostituito da un filtro K&N. Il sistema di scarico è in nickel spazzolato con un silenziatore custom e un paracalore. Mucci ha anche ricondizionato la forcella, mentre sul posteriore ha utilizzato una coppia di ammortizzatori NOS. I freni sono stati rifatti con ganasce EBC, gli pneumatici sono Bridgestone Spitfire. A completare la ricostruzione intervengono manubrio, comandi manuali e un piccolo contachilometri realizzato da Dime City Cycles, mini-interruttori POSH e specchietti in alluminio con lavorazione CNC, oltre a un fanale Bates da 5 pollici e mezzo e a un minuscolo fanalino posteriore montato su un supporto custom. Gli indicatori di direzione sono a LED, integrati nel telaio all’altezza dell’attacco degli ammortizzatori. Mucci ha voluto stendere dei colori naturali su tutta la moto, per cui la quantità di parti verniciate è esigua. Telaio, cerchi, alloggiamento della batteria e motore sono stati rivestiti a polvere dello stesso colore argento satinato del serbatoio. Quasi tutto il resto, comprese le parti metalliche, ha un rivestimento in nickel spazzolato. Assieme alle parti rivestite di pelle, l’accostamento dei colori si adatta bene a questa moto cittadina dal carattere affascinante e accessibile. (WR) Nome motocicletta: Yamaha SR25 Costruttore: Draft Studio Creatore: David Mucci [↧] Moto originale Costruttore: Yamaha Modello: SR25 Anno di costruzione: 1981 [↧] Ricostruzione Categoria/Genere: brat/street tracker Anno di ricostruzione: 2 13 Modifiche al telaio: telaio e sella custom; telaio sabbiato Scocca: parafanghi accorciati custom, nichelati; alloggiamento custom sotto la sella; serbatoio Honda CD175 Motore: ricostruito Scarico: in nickel spazzolato con silenziatore custom e paracalore Sospensioni posteriori/Molle: ammortizzatore NOS, finitura spazzolata Pneumatici/Ruote: Bridgestone Spitfire (ant.: 12 /9 -18F, post.: 15 /8 -16R) Freni: di serie, ricostruiti, con ganasce ESC Comandi manuali/Manubrio: mini-interruttori POSH, piccolo contachilometri di Dime City Cycles Circuito elettrico/Strumentazione: nuovo cablaggio Ore di lavoro approssimative: 8 mesi Esemplari: pezzo unico
  • 9. 84 85 Lucky Cat Garage Nome motocicletta: Sprintbeemer Costruttore: Lucky Cat Garage Creatore: Sébastien Lorentz Supporto: il team di Lucky Cat Garage e gli amici: Frank, Laurence, Cyril, Nico, Benny; Christian, Christophe, Mathieu, Jean-Yves, Yves, Sylvain [↧] Moto originale Costruttore: BMW Modello: R5 /2, R75/5, R75/6, R1 GS, R1 R, S1 RR Anno di costruzione: dal 1955 al 2 13 [↧] Ricostruzione Categoria/Genere: dragster Anno di ricostruzione: 2 13 Modifiche al telaio: su misura: staffe per la carenatura frontale da competizione, alloggiamento della sella arrotondato, forcellone BMW R1 /7 modificato Scocca: carenatura a campana di Airtech Streamlining, serbatoio benzina Malagutti modificato con indicatori della pressione del carburante e della temperatura olio integrati, alloggiamento della sella in alluminio su misura Motore: motore “Sprintbanger” costruito da Edelweiss Motorsport, carburatori Dell’Orto da 4 mm., iniezione nitro, cambio elettrico ad aria compressa, coppa dell’olio racing Mombaerts Race, frizione Sachs a 4 dischi in ceramica, volano alleggerito privo di ingranaggio messa in moto, cambio R1 R, posteriore R8 /6, adattatore trasmissione in acciaio ricavato dal pieno, serbatoio Mooneyes convertito in contenitore di recupero per l’olio Scarico: su misura Sospensioni anteriori/Forcella: R/75 accorciata Sospensione posteriore: montanti regolabili Pneumatici/Ruote: mozzi BMW lavorati con cerchi in lega anodizzata neri Freni: a tamburo BMW modificati con fori di ventilazione realizzati a mano Comandi manuali/Manubrio: semimanubri “clip-on” con comandi Tomaselli & Pingel Circuito elettrico/Strumentazione: indicatore di cambiata tachimetro Scitsu Verniciatura/Rivestimento: Benny “Machine 17”, Nico “AeroTec Nico” Il 2 15 è stato il decimo anniversario del Glemseck 1 1, il raduno dell’omonima città tedesca, a sud di Stoccarda, che ogni anno attira decine di migliaia di partecipanti e spettatori. Gli appassionati accorrono per vedere drag bike che raggiungono velocità incredibili sulle distanze brevi, e questo ha suggerito a Séb Lorentz l’idea di ricostruire una macchina con il marchio Lucky Cat Garage. L’idea è nata da uno pneumatico posteriore, un M&H Racemaster, ideale per le alte velocità ma solo su rettifilo. Perfetto per le gare di drag, ha pensato Lorentz, che si è messo subito al lavoro. Il punto di partenza è stato una BMW R5 /2, ma la maggior parte dei componenti provengono da altre moto. La quantità di modifiche apportate è infinita, quasi troppe per essere descritte a una a una. Osservate bene e vedrete il motore di una R1 RS fine anni ’7 , il cambio di una R1 R anni ’9 e il forcellone di una /7 dei primi anni ’8 . Ma forse l’aggiunta più stuzzicante è l’adozione di un sistema di iniezione che ha incrementato del 2 % la potenza del motore. Proprio il genere di modifica che può servire se metti il piede sulla linea di partenza al Glemseck. E poi c’è il telaio, così aerodinamico e proporzionato. Dunque è facile capire perché la ricostruzione di Lorentz abbia riscosso tanto successo, e abbia ottenuto premi in diverse manifestazioni, compreso lo “StarrWars Sprint” al Glemseck Festival del 2 13. (JC) Nome motocicletta: Dustbeemer Costruttore: Lucky Cat Garage Creatore: Sébastien Lorentz [↧] Moto originale Costruttore: BMW Modello: R6 /5 Anno di costruzione: 1973 [↧] Ricostruzione Categoria/Genere: roadster/bagger Anno di ricostruzione: 2 9 Modifiche al telaio: supporti per la carenatura su misura (a sgancio rapido); supporti per le borse su misura (a sgancio rapido) Scocca: carenatura a campana, in fibra di vetro, rinforzata con fibra di carbonio; alloggiamento della sella su misura; bussola Hull illuminata; parafango posteriore modificato con fanalino integrato; fanalino con griglia in lega di alluminio di una Ford del ‘33 Motore: originale BMW R75/5 Scarico: silenziatori Hoske Sospensioni anteriori/Forcella: ribassata Sospensioni posteriori/Molle: accorciati Pneumatici/Ruote: originali Comandi manuali/Manubrio: Triumph T12 , manopole Posh Verniciatura/Rivestimento: nero satinato, applicato con la bomboletta spray Componenti: bauletti Wixom Ranger, usati Ore di lavoro approssimative: 5 ore La prima cosa che si nota quando si osserva questa ricostruzione di una BMW R6 /5 è la scocca. « Mi ero un po’ stufato di quelle café racer e quelle brat-style nude che si assomigliavano tutte », dice Lorentz. « Per cui ho deciso di cercare un’altra direzione. Sono sempre stato un patito del design aerodinamico… e delle auto custom “lead sled” ». Ispirarsi a una “lead sled” (letteralmente: slitta di piombo – una hot rod realizzata modificando modelli Ford e Mercury) significa prendere una strada decisamente diversa. La carenatura a campana in fibra di vetro è stata prodotta da Atelier Chatokhine e i bauletti Wixom Ranger completano il look da “bagger”. Lorentz ha rivitalizzato la potenza della moto da touring aumentando i cavalli grazie al motore di una R75/5. Lo scarico è stato migliorato con silenziatori Hoske, mentre la sella e il rivestimento sono custom. Alla fine, la motivazione da lui addotta per la scelta di utilizzare la R6 /5 è forse la più persuasiva di tutte: « Non potevo rifiutare la Beemer perché era proprio a buon mercato! ». (JC) dell’aiuto di molti amici di talento. Oltre alle dragster, dal Lucky Cat Garage sono uscite anche, per esempio, alcune impressionanti café racer e una BMW scrambler battezzata Six Day Beemer, che naturalmente ha partecipato al GT Trophy francese ottenendo il terzo posto nella categoria “classiche”. A prescindere dal marchio o dallo stile a cui rivolge la sua attenzione, il prodotto finale deve esprimere velocità. E con il sorriso sulle labbra, con la velocità sempre in mente, Sonic Séb continua a costruire moto e a gareggiare con le leggende che costruisce. (JZ) SprintbeemerDustbeemer
  • 10. 88 89 Moto Sumisura J.M. 1.2 Nome motocicletta: J.M. 1.2 Costruttore: Moto Sumisura Creatore: Franco Augello [↧] Moto originale Costruttore: BMW Modello: R 8 G/S Anno di costruzione: 1981 [↧] Ricostruzione Categoria/Genere: roadster Anno di ricostruzione: completata nel 2 14 Sospensioni anteriori/Forcella: BMW R65 Sospensioni posteriori/Molle: Bitubo Pneumatici/Ruote: Avon e Firestone Freni: originali Comandi manuali/Manubrio: artigianali Comandi a pedale: Tarozzi Circuito elettrico/Strumentazione: BMW R51 Verniciatura/Rivestimento: verde Jaguar e nero Ore di lavoro approssimative: 49 ore Esemplari: pezzo unico Una sola cosa è certa, dice il saggio: il cambiamento è l’unica costante. Franco Augello di Moto Sumisura (Italia) ha customizzato una BMW R8 GS del 1981 più di cinque anni fa. L’ha chiamata J.M. e l’ha sempre guidata con piacere, finché una notte non ha sognato una Vincent. L’indomani la J.M. finì smontata sul pavimento dell’officina: voleva usare tutte le parti e i componenti, ma già un vecchio coperchio delle valvole si è convertito in fanale, come parafango anteriore ha rubato quello posteriore a una BMW R5 , e la forcella a una BMW R65. Gli ammortizzatori sono Bitubo, la ciclistica è formata da una ruota anteriore da 21 pollici (di una BMW R8 GS) con pneumatico Avon, mentre quella posteriore è di serie, e a richiudere il Firestone Deluxe Champion c’è una carenatura in alluminio realizzata su misura. Per posizionare il contachilometri davanti allo stretto manubrio ribassato e corsaiolo è stato costruito un apposito supporto in ottone. La pompa freno è stata spostata sul telaio, in modo da ripulire le linee del manubrio. Le pedane provengono dal catalogo Tarozzi, mentre la sella proviene da un unico blocco di legno, scolpito in modo da adattarsi al grande serbatoio. Franco non ha toccato il motore e ha mantenuto lo scarico SuperTrapp della J.M. originale. « Sulle prime mi sono sentito un po’ a disagio, nel cambiare il lavoro fatto sulla mia J.M. », dice. « Ma questa sarà sempre la mia moto, con quel meraviglioso borbottio del SuperTrapp! ». (GW)
  • 11. 90 91 Nome motocicletta: Madame Guzzi Costruttore: Adam’s Custom Shop Creatore: Adam Nestor [↧] Moto originale Costruttore: Moto Guzzi Modello: SP1 Anno di costruzione: 1979 [↧] Ricostruzione Categoria/Genere: boardtracker Anno di ricostruzione: 2 1 Modifiche al telaio: telaio custom Scocca: tutti i dettagli sono stati disegnati e realizzati a mano; serbatoio della benzina in alluminio; tutti i dettagli in ottone realizzati da Adam Nestor Motore: Moto Guzzi 1 cc., carburatori S.U. di una MG Scarico: su misura Sospensioni anteriori/Forcella: forcella Mazzocchi modificata Sospensioni posteriori/Molle: Öhlins Pneumatici/Ruote: cerchi nichelati da 2 pollici, pneumatici Avon Speedmaster Freni: anteriori: Benelli, modificati; posteriori: Moto Guzzi, modificati Comandi manuali/Manubrio: su misura Comandi a pedale: su misura Circuito elettrico/Strumentazione: circuito elettrico realizzato da Adam Nestor Verniciatura/Rivestimento: verniciatura di Adam Nestor; “pinstriping” di Fredrik Söderlund Ore di lavoro approssimative: 15 ore Esemplari: pezzo unico Come rivela il nome, Madame Guzzi è spinta dal motore di una Moto Guzzi SP1 del 1979, che è il suo elemento fondamentale. Concepita e costruita dall’allora ventenne Adam Nestor, svedese, ha le linee sobrie e pulite di una board tracker, una motocicletta splendidamente disadorna ma ricchissima di dettagli, che grida solo potenza e velocità. Il motore Guzzi è racchiuso da un telaio realizzato dallo stesso Adam assieme (tra gli altri componenti) al serbatoio, al manubrio e allo scarico. Non c’è da stupirsi se Madame Guzzi ha vinto il “Best of show” alla rassegna di Västervik del 2 1 , nominata sempre in quell’anno “Bike Of The Year” dalla rivista svedese MCM. (JZ) Adam’s Custom Shop Madame Guzzi
  • 12. 94 95 La Indian Chieftain è costruita per le lunghe distanze. Ha tutta una serie di caratteristiche che farebbero impallidire un’automobile – con le sue 8 libbre (oltre 36 kg.) quasi ne raggiunge il peso. Quindi, vedere quello che RSD è riuscito a creare dalla Track Chief è davvero qualcosa di stupefacente. Tanto per cominciare hanno staccato il motore e l’hanno messo sul banco di lavoro, costruendoci attorno la motocicletta. La ciclistica si basa su un telaio di tipo rigido, su un monobraccio posteriore e su una forcella a balestra. Caratteristiche che potrebbero suonare piuttosto scomode, ma grazie ai parecchi interventi (e anche a un poco di fortuna, come sono disposti ad ammettere alla RSD) la Track Chief si guida con facilità. Il comando del gas potrà sembrare non molto reattivo, ma sarete pronti a ricredervi. Sulla moto ci sono parti in titanio realizzate a mano come il serbatoio della benzina, e una serie di componenti modernissimi, perfettamente integrati. Il tutto, però, realizzato con gusto: ad esempio la verniciatura vintage e i dettagli contribuiscono a rendere l’estetica complessiva, in omaggio all’epoca che l’ha ispirata. E con un brillante tocco di ingegnosità, l’elettronica è stata nascosta in una vasca sotto al motore, mantenendo così l’aspetto spoglio da racer. Dissezionando completamente la Chieftain, il team di RSD è riuscito a riportare in vita la spoglia bellezza delle racer vintage anni ’2 /’3 /’4 . Questa moto ridotta ai minimi termini ricrea il fascino emanato dalle Indian di quell’Età dell’Oro. (SS) Roland Sands Design Indian “Track Chief” Nome motocicletta: Indian “Track Chief” Costruttore: Roland Sands Design Creatore: Roland Sands Supporti: Aaron Boss, Scott Dimick, Guy Driscoll, Cameron Brewer [↧] Moto originale Costruttore: Indian Modello: Chieftain Anno di costruzione: 2 14 [↧] Ricostruzione Anno di ricostruzione: 2 14 Modifiche al telaio: telaio rigido e dotato di monobraccio costruito a mano nel 2 14 da RSD Scocca: serbatoio della benzina in titanio costruito a mano da RSD; tappo del carburante Crafty B, custom; sella in pelle di Bitchin Seat Co., custom; tabella porta-numero in titanio costruita a mano da RSD; vasca sotto al motore in alluminio costruito a mano da RSD Motore: 111 pollici cubici (1811 cc.); filtro RSD Blunt; coperchio distribuzione trasparente, prototipo RSD; frizione Barnett; carter trasmissione primaria trasparente ricavato dal pieno, prototipo RSD; cilindretto frizione idraulica Zodiac sportster Scarico: sistema 2-1 Slant RSD in titanio, custom Sospensioni anteriori/Forcella: forcella girder Paughco/ammortizzatore da mtb Fox DHX Downhil Pneumatici/Ruote: Dunlop Elite 3 Freni: ant.: pinza radiale Performance Machine; post.: Performance Machine 125X4R Altre modifiche: luci PIAA in alloggiamento RSD; manopole Traction RSD; comando del gas interno Garage Company; cavi freni Spiegler U.S.A., custom Verniciatura/Rivestimento: pinstriping: Hot Dog; rivestimento a polvere: Olympic Ore di lavoro approssimative: 3 mesi
  • 13. 104 105 Nome motocicletta: Harley scrambler Costruttore: Benjie’s Café Racers Creatore: Benjie Flipperboi [↧] Moto originale Costruttore: Harley-Davidson Modello: 883 Anno di costruzione: 1999 [↧] Ricostruzione Categoria/Genere: scrambler Anno di ricostruzione: 2 15 Modifiche al telaio: di serie, con pochissime modifiche Scocca: serbatoio in alluminio appositamente realizzato, parafango e sella “a banana” custom, rivestita di pelle in vacchetta Motore: 883 di serie rialesato a 12 cc., con carburatore Screaming Eagle corto e sistema di accensione elettronica programmabile Scarico: su misura Sospensioni anteriori/Forcella: avantreno Suzuki GSX1 Sospensioni posteriori/Molle: ammortizzatori Ducati GT1 Pneumatici/Ruote: ruote in alluminio a raggi Borrani con penumatici da entro-fuoristrada Comandi manuali/Manubrio: manubrio Taper MX con comandi manuali Triumph Thruxton Comandi a pedale: comandi e leve in acciaio inox lucidato, custom Circuito elettrico/Strumentazione: cablaggio elettrico custom Verniciatura/Rivestimento: telaio: rivestimento a polvere; serbatoio: in alluminio grezzo con verniciatura nera e “pinstriping” color oro Componenti: tutti i principali componenti sono stati realizzati in officina Altre modifiche: piastra paramotore custom, fanalino posteriore e alloggiamento fanale realizzati a mano, cruscotto custom Ore di lavoro approssimative: 1 ore Esemplari: pezzo unico Una malconcia Harley-Davidson 883 Sportster del 1999 raccoglieva polvere in un angolo dell’officina di Benjie Flipperboi: intanto lui rifletteva se trasformarla in una café racer o in un bobber. Poi arrivò l’ispirazione, e decise di costruire questa scrambler americana, una moto che poteva essere guidata ovunque, su strada e fuoristrada, nonostante le sue origini da corpulenta “hog cruiser”. Il telaio è restato quasi completamente di serie. Dice Benjie: « Volevamo dimostrare che anche con pochissime modifiche, o senza modificare niente, si può cambiare il look della moto cambiandone semplicemente la scocca ». L’impostazione di guida è stata rialzata grazie alla moderna forcella a steli rovesciati di una Suzuki GSX1 , assieme a una coppia di ammortizzatori di una Ducati GT1 , più lunghi. Il carattere fuoristradistico è stato accentuato grazie a una coppia di ruote in alluminio leggero Borrani, dotate di cerchi a raggi rivestiti da pneumatici entro-fuoristrada. Il motore di serie dell’883 è stato portato a 12 cc., con un corto carburatore Screaming Eagle e un’accensione elettronica programmabile. Il motore sfoga la sua potenza attraverso uno scarico artigianale in acciaio inox da scrambler. Per mettere in risalto il motore, Benjie ha realizzato un serbatoio dai contorni sinuosi che seguono il profilo delle testate dei cilindri del V-twin. Per rimarcare l’uso fuoristradistico, sempre il serbatoio è stato dotato di un portapacchi in acciaio inox e di un tappo in stile Monza, in posizione disassata. La stretta sella “banana style” distingue ulteriormente questa moto dalle sue origini cruiser. « Una cruiser normale può girare ormai per le strade o sui sentieri, verso l’alba di un nuovo giorno ». (JN) Benjie’s Café Racers Harley Scrambler
  • 14. 116 117 Heiwa Motorcycle “Adoro utilizzare i motori dei vecchi modelli e partendo da essi ricostruire le moto per dimostrare la mia creatività”. Kengo Kimura La Triumph TR6 è famosa perché è stata la moto guidata dal “king of cool” Steve McQueen nel film La grande fuga, una pellicola del 1963 su un gruppo di prigionieri di guerra alleati che scappa da un campo di concentramento tedesco. Il costruttore giapponese Kengo Kimura ha preso un esemplare del 1958, l’ha fatto dimagrire e l’ha completamente re-immaginato per il ventunesimo secolo. Innanzitutto ha aggiunto un telaio custom, che rispetto all’originale conferisce alla moto un aspetto molto più leggero e snello. Poi ne ha anche modificato le proporzioni dotandolo di una forcella che le fa assumere la posa di una tigre pronta a spiccare un balzo. Lo scarico è stato sostituito da un pezzo custom montato in posizione sollevata, che invece di passare sotto il blocco motore avvolge la sezione centrale del mezzo. Al posto della sella di serie ne è stata montata una custom, più bassa e in pelle marrone, che contrasta bene con la verniciatura a polvere nera. Davvero cool. (JC) Nome motocicletta: Peaceful Costruttore: Heiwa Motorcycle Creatore: Kengo Kimura [↧] Moto originale Costruttore: Triumph Modello: TR6 Anno di costruzione: 1958 [↧] Ricostruzione Categoria/Genere: bobber Anno di ricostruzione: 2 9 Modifiche al telaio: telaio realizzato a mano Scocca: serbatoio della benzina, forcella, serbatoio dell’olio, trasmissione primaria a vista, alloggiamento dell’impianto elettrico Scarico: su misura Sospensioni anteriori/Forcella: su misura Pneumatici/Ruote: Avon SM Mark II da 18 pollici Freni: anteriore: Suzuki RMZ25 con disco Warp 9 Comandi manuali/Manubrio: su misura Comandi a pedale: su misura Circuito elettrico/Strumentazione: su misura Verniciatura/Rivestimento: verniciatura a polvere di Six Shooter Ore di lavoro approssimative: 6 mesi Nome motocicletta: Lizard Tail Costruttore: Heiwa Motorcycle Creatore: Kengo Kimura [↧] Moto originale Costruttore: Triumph Modello: 6T Anno di costruzione: 1953 [↧] Ricostruzione Categoria/Genere: chopper Anno di ricostruzione: 2 12 Modifiche al telaio: telaio di serie Scocca: serbatoio della benzina, piastra porta-targa, serbatoio dell’olio, parafango, trasmissione primaria a vista, dinamo eccetera Scarico: su misura Pneumatici/Ruote: Avon SM Mark II da 18 pollici Freni: a tamburo, Suzuki Comandi manuali/Manubrio: su misura Comandi a pedale: su misura Circuito elettrico/Strumentazione: su misura Verniciatura/Rivestimento: verniciatura realizzata da Six Shooter Ore di lavoro approssimative: 6 mesi Nel film del ’53 Il selvaggio, Marlon Brando interpretava la parte di un biker fuorilegge in sella a una Triumph Thunderbird 6T del 195 , leggermente customizzata. Kengo Kimura ha preso un modello del ’53 della stessa motocicletta ed è intervenuto massicciamente. Il risultato è una tipica ricostruzione dell’atelier Heiwa, e cioè una macchina slanciata, bellissima e potente allo stesso tempo. Come prima cosa Kimura ha aperto la trasmissione Lizard TailPeaceful primaria lasciandola a vista per conferire un look più snello. Poi ha aggiunto un serbatoio su misura e una sella custom di pelle nera. Anche il parafango, i comandi a pedale e il manubrio sono pezzi unici. Grazie a un elaborato sistema di sospensioni costruito appositamente da Kimura, questa ricostruzione Triumph possiede una guida molto più morbida rispetto all’originale. (JC)
  • 15. 118 119 Shiun Craft Works Choppers Forever Quando il petrolio finirà, i motori a benzina saranno obsoleti. E allora cosa accadrà al mondo dei chopper? Shiun Crafts Works ha trovato una soluzione. Questa Harley-Davidson Shovelhead aveva un motore da 16 cc. e veniva usata come drag bike (per gare su pista che duravano all’incirca 11 secondi). Nel 2 11 Tomoaki Matsumura, fondatore di Shiun Craft Works, decise di installare un motore elettrico da 72 V comandato da inverter. La coppia è di 1 4 Nm, equivalente a quella di un motore Harley-Davidson Twin Cam 88, ma adesso non c’è bisogno di trasmissione né di frizione. Gli attacchi originali del motore sono stati mantenuti, per cui è possibile rimontare il propulsore e la trasmissione originali. Clutch Customs W65 Ancora una volta le sapienti mani di Willie Knoll di Clutch Custom Motorcycles hanno lavorato con precisione a questa ricostruzione. Perfino il tappo del serbatoio e il fanalino di coda della sua W65 rispecchiano la sua meticolosa etica del lavoro. Willie spiega che l’obiettivo era quello di « creare una moto semplice, di classe e minimalistica, con un certo stile drag, una bella linea e dettagli interessanti ». La nichelatura del telaio crea in parte l’effetto generale di pulizia, ma c’è molto altro: Willie ha costruito a mano il posteriore, accorciando il forcelloneeribassandoilcorpodi8cm.Ilserbatoiodellabenzinaprovienedauna Kawasaki 75 cc. ed è stato riplasmato, donandogli un aspetto agile e slanciato. Sotto, è stato montato un tunnel custom che nasconde l’impianto elettrico. Da notare, inoltre, il manubrio in acciaio inox custom, così come l’elegante tappo del serbatoio, il fanalino di coda e le pedane. La moto è verniciata di un color porpora metallizzato, che le conferisce un fascino robusto e penetrante. (BB) Nome motocicletta: Choppers Forever Costruttore: Shiun Craft Works Creatore: Tomoaki Matsumura [↧] Moto originale Costruttore: Harley-Davidson Modello: Shovelhead Anno di costruzione: 1979 [↧] Ricostruzione Anno di ricostruzione: 2 11 Modifiche al telaio: telaio rigido Scocca: coperchio motore custom Motore: motore elettrico da 72 V (coppia massima: 1 4,4 Nm) Pneumatici/Ruote: Metzler 9 /9 -21 (ant.), Goodyear Drag slick 7,5 pollici x 18 pollici (post.) / 21 pollici x 2,15 pollici (ant.), Performance Machine 18 pollici x 5,5 pollici (post.) Comandi manuali/Manubrio: manubrio dragster in acciaio inox realizzato da Shiun; rialzi per il manubrio Comandi a pedale: Shiun Craft Works Circuito elettrico/Strumentazione: tachimetro multifunzione Verniciatura/Rivestimento: azzurro ghiaccio perlaceo Ore di lavoro approssimative: 8 settimane Esemplari: pezzo unico Nome motocicletta: W65 Costruttore: Clutch Custom Motorcycles Creatore: Willie Knoll [↧] Moto originale Costruttore: Kawasaki Modello: W65 Anno di costruzione: 2 1 [↧] Ricostruzione Anno di ricostruzione: 2 15 Modifiche al telaio: telaio custom Scocca: serbatoio benzina Kawasaki W65 ; tappo benzina, pezzo unico Motore: ricostruito, carburatori PCR 37 Scarico: custom, in acciaio inox; silenziatori Spark Sospensioni anteriori/Forcella: accorciata di 7 cm. Sospensioni posteriori/Molle: accorciate di 3 cm. Pneumatici/Ruote: Avon Road Rider, ruote da 18 pollici Freni: STD Comandi manuali/Manubrio: su misura Comandi a pedale: su misura Circuito elettrico/Strumentazione: pulsante accensione Motogadget, nuovo impianto elettrico, fanalino di coda lavorato Verniciatura/Rivestimento: telaio e forcellone nichelati Price: su richiesta