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Prodi: il Cavaliere ha vinto con le tv ma il
centrodestra non è di cemento
Repubblica — 09 agosto 2009 pagina 9 sezione: POLITICA INTERNA

BEBBIO - Berlusconi? «Direi il piatto vuoto». E
il giornalista tedesco, per essere sicuro che i suoi
lettori capiscano, aggiunge come nota: «Pietanza
senza sapore». Romano Prodi ritorna. Compie 70
anni e torna: come professore, economista,
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«Ho chiuso. E sono una persona seria». Non si fa
intervistare, poi la politica spunta quando il
giornalista di ADAC reisemagazin lo trascina a
discutere di cibi e piatti, bellezze d' Italia e della
vita. Dai Bertoluccci a Fellini, dai portici alla
gente. Lui si santifica come Mortadella, per il suo
storico avversario non spreca paragoni. Il ruolo
del Grande Vecchio lo intriga adesso che è
dimagrito e tutti gli fanno i complimenti. Al Pd
lancia indicazioni. «Da iscritto». Indicazioni
pesanti. Su come andare al congresso, non fare
trucchi con le tessere, rappresentare genti e
territori. Lavorare. Ricordando, «rinnovandosi e
rinnovando». «Io ho comunque vinto due elezioni
e la maggioranza di centrodestra non è poi
cementata. Berlusconi ha cambiato l' Italia grazie
anche alle sue tv e vinto le elezioni del 2008
perché rappresenta lo spirito della maggior parte
delle persone. Ma si può cambiare. Io credo che
tra i miei connazionali molti preferiscono
parcheggiare in seconda fila. Io però sto sempre
attento alle disposizioni vigenti». Anche la
vecchia Mortadella può servire con una risata. «E'
una eccezionale specialità di Bologna. La città
detta la Dotta e la Grassa. Amo questi due
appellativi, segni di due grandi identità. La
cultura in quanto conoscenza, l' università più
antica, il professore.E la cultura del mangiare
bene. La Mortadella è un insaccato della
tradizione, appartiene alla gente semplice, ai
lavoratori. E in più va preparata in modo accurato
e con l' utilizzo di ottimi prodotti e in tante
varianti». Il cuore batte per Pierluigi Bersani, ma
Prodi saluta il fatto che con l' ex comunista ci
siano cattolici come Rosi Bindi ed Enrico Letta e
con l' ex dc Dario Franceschini ci siano ex
comunisti come Piero Fassinoe Sergio Cofferati.
«Guarda te, due dell' Emilia - Romagna. Con il
Pci quando si celebrava la regione rossa mai era
successo. E nella Dc l' unico fu Zaccagnini». L'
Ulivo nella storia e nel futuro? «Rimescolare - è
lo slogan - . Era la cosa più importante. Il partito
ha bisogno di fondere le proprie radici sempre di
più. Mi sembra che l' obiettivo sia raggiunto». Si
allena in Italia, ma deciso a correre per il mondo.
Prepara il nuovo corso alla Brown University,
uno dei sette atenei più importanti d' America.
Studia la possibilità di un corso su Europa ed
economia che gli hanno offerto all' ateneo di
Shangai. Gli hanno chiesto di fare trasmissioni tv
nel paese asiatico in marcia verso tutto. Vede se l'
Onu gli confermerà il suo incarico sui
peacekeeping in Africa. Macina chilometri per
New York, per una maratona mitica che l' anno
scorso uno strappo gli vietò quasi sul nastro di
partenza. Si commuove alla lettera di auguri di
Helmut Kohl, in tedesco, piena di affetto ben
oltre la politica. Si industria per rispondergli nella
stessa lingua. «Ci siamo sempre capiti benissimo.
Abbiamo un retroterra simile, l' educazione
cattolica. Io l' ho sempre ammirato, per come
semplificava problemi enormi. Fino ad arrivare
ad un si o ad un no». Settant' anni. Dal 9 agosto
1939. La famiglia immensa l' aspetta, nel casone
sulle colline di Reggio Emilia. «Ma niente festa.
Al massimo si riflette. Poi se ci siamo vedremo
per gli ottanta». Otto fratelli, dacchè Giorgio «il
più intelligente» è morto più di vent' anni fa, oltre
cento fra figli, nipoti, coniugi e affini. Pranzo all'
aperto, se non piove. Torta e niente celebrazioni.
Anche se qualche pellegrino arriverà. Non
politico, comunque. I prodiani non esistono più
come gruppo, il Prodi-pensiero ritorna. Dopo l'
ira della caduta, «disfatta», la riflessione è sul Pd.
«I partiti sono essenziali, ma come dice la
Costituzione devono assicurare il "metodo
democratico". I cittadini, tanto più con la
sciagurata legge elettorale voluta dal centrodestra,
invece si sentono espropriati da decisioni prese
con criteri arbitrari e non comprensibili. Fino al
terribile gioco delle "veline"». E ancora una
riflessione-messaggio: «Il Pd deve fare del
metodo democratico la sua bandiera, rispondere
ai suoi elettori e evitare che alla vigilia di ogni
congresso si ripeta la lievitazione delle tessere. I
delegati devono essere in proporzione dei voti
riportati e non dei tesserati. E poi le primarie. L'
elettore ha il diritto di scegliere leader regionali
che conoscee che, forti di questa legittimazione
territoriale, contribuiscano alla elezione dei
vertici nazionali». - DAL NOSTRO INVIATO
MARCO MAROZZI

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  • 2. anche alle sue tv e vinto le elezioni del 2008 perché rappresenta lo spirito della maggior parte delle persone. Ma si può cambiare. Io credo che tra i miei connazionali molti preferiscono parcheggiare in seconda fila. Io però sto sempre attento alle disposizioni vigenti». Anche la vecchia Mortadella può servire con una risata. «E' una eccezionale specialità di Bologna. La città detta la Dotta e la Grassa. Amo questi due appellativi, segni di due grandi identità. La cultura in quanto conoscenza, l' università più antica, il professore.E la cultura del mangiare bene. La Mortadella è un insaccato della tradizione, appartiene alla gente semplice, ai lavoratori. E in più va preparata in modo accurato e con l' utilizzo di ottimi prodotti e in tante varianti». Il cuore batte per Pierluigi Bersani, ma Prodi saluta il fatto che con l' ex comunista ci siano cattolici come Rosi Bindi ed Enrico Letta e con l' ex dc Dario Franceschini ci siano ex comunisti come Piero Fassinoe Sergio Cofferati. «Guarda te, due dell' Emilia - Romagna. Con il Pci quando si celebrava la regione rossa mai era successo. E nella Dc l' unico fu Zaccagnini». L' Ulivo nella storia e nel futuro? «Rimescolare - è lo slogan - . Era la cosa più importante. Il partito
  • 3. ha bisogno di fondere le proprie radici sempre di più. Mi sembra che l' obiettivo sia raggiunto». Si allena in Italia, ma deciso a correre per il mondo. Prepara il nuovo corso alla Brown University, uno dei sette atenei più importanti d' America. Studia la possibilità di un corso su Europa ed economia che gli hanno offerto all' ateneo di Shangai. Gli hanno chiesto di fare trasmissioni tv nel paese asiatico in marcia verso tutto. Vede se l' Onu gli confermerà il suo incarico sui peacekeeping in Africa. Macina chilometri per New York, per una maratona mitica che l' anno scorso uno strappo gli vietò quasi sul nastro di partenza. Si commuove alla lettera di auguri di Helmut Kohl, in tedesco, piena di affetto ben oltre la politica. Si industria per rispondergli nella stessa lingua. «Ci siamo sempre capiti benissimo. Abbiamo un retroterra simile, l' educazione cattolica. Io l' ho sempre ammirato, per come semplificava problemi enormi. Fino ad arrivare ad un si o ad un no». Settant' anni. Dal 9 agosto 1939. La famiglia immensa l' aspetta, nel casone sulle colline di Reggio Emilia. «Ma niente festa. Al massimo si riflette. Poi se ci siamo vedremo per gli ottanta». Otto fratelli, dacchè Giorgio «il più intelligente» è morto più di vent' anni fa, oltre
  • 4. cento fra figli, nipoti, coniugi e affini. Pranzo all' aperto, se non piove. Torta e niente celebrazioni. Anche se qualche pellegrino arriverà. Non politico, comunque. I prodiani non esistono più come gruppo, il Prodi-pensiero ritorna. Dopo l' ira della caduta, «disfatta», la riflessione è sul Pd. «I partiti sono essenziali, ma come dice la Costituzione devono assicurare il "metodo democratico". I cittadini, tanto più con la sciagurata legge elettorale voluta dal centrodestra, invece si sentono espropriati da decisioni prese con criteri arbitrari e non comprensibili. Fino al terribile gioco delle "veline"». E ancora una riflessione-messaggio: «Il Pd deve fare del metodo democratico la sua bandiera, rispondere ai suoi elettori e evitare che alla vigilia di ogni congresso si ripeta la lievitazione delle tessere. I delegati devono essere in proporzione dei voti riportati e non dei tesserati. E poi le primarie. L' elettore ha il diritto di scegliere leader regionali che conoscee che, forti di questa legittimazione territoriale, contribuiscano alla elezione dei vertici nazionali». - DAL NOSTRO INVIATO MARCO MAROZZI