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Disperso in Russia
Il nipote
Dario Roggerini
per le Scuole Medie di Gorno
25 maggio 2015
 Gorno, la patria.
 Il fronte russo
 La ritirata
 Finita la guerra
 Il ritrovamento del piastrino
 L’area geografica
 Rassegna stampa
 Ricerche
 Il ritorno a casa
Fregio del Corpo degli alpini
dell'Esercito Italiano
La casa, la famiglia, gli amici … il dovere!
Gorno (Góren in dialetto bergamasco) è un
piccolo comune italiano di 1.684 abitanti
della provincia di Bergamo, in Lombardia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Gorno http://www.comune.gorno.bg.it/
Situato nella val del Riso,
laterale della val Seriana,
dista circa 29 chilometri a
nord-est dal capoluogo
orobico.
E’ fortemente
caratterizzato dall’antica
tradizione mineraria.
http://www.ecomuseominieredigorno.it
10 Giugno 1940
Benito Mussolini
dal balcone di Palazzo Venezia a Roma
annuncia agli italiani l'entrata dell'Italia
in guerra al fianco della Germania,
contro Francia e Inghilterra.
Nato a Gorno
il 30/05/1920
Dato per disperso in Russia
il 26/01/1943 (Battaglia di Nikolajewka)
Ha oramai 22 anni
Pierino e prima di
partire per il fronte
lavorò in Gorno per la
società mineraria
VIEILLE-MONTAGNE
Anno 1941/42
Papà
Roggerini Giuseppe
nato il 19/3/1887
morto il 22/2/1959 a 72 anni
nel 1942 (con figlio Pietro al fronte) aveva 55 anni
Mamma
Cabrini Cristina
nata il 26/2/1894
morta il 27/8/1969 all’età di 75 anni
nel 1942 (con figlio Pietro al fronte) aveva 48 anni
Anno 1942
Fratelli e sorelle Nato Età nel 1942 (Pietro al fronte)
+ Cesira 1916 26 anni
+ Delfina 1917 25 anni
+ Pietro 1920 22 anni
+ Ernesto 1922 20 anni
+ Tobia 1925 17 anni
+ Giuseppe (Pepino) 1928 14 anni
Lina 1930 12 anni
Giovanni 1933 9 anni
Guglielmo 1937 5 anni
(+ defunto)
Anno 1942
Amici di zio Pietro
(secondo in alto a sinistra)
classe 1920 e 21.
Credo siano tutti partiti per il fronte
nel ‘41/'42, qualcuno è tornato,
qualcuno non ce l'ha fatta.
Stiamo cercando di identificarli,
ci potete aiutare ?
Anno 1941/42
Roggerini Pietro
(ricaviamo molte informazioni dalle lettere che
scrive a casa – “posta militare 201”)
In precedenza in Grecia ed Albania (fonte orale)
Nel ’41 - ’42 è presso:
R.P. 5° Btt. 25°
5° Reggimento Alpini
25° Reparto Salmerie
A dicembre 1941 scrive da Bruzolo (TO)
Vi rimane fino a febbraio/marzo ’42
Poi scrive da Pianezza (TO) fino a luglio ’42
Anno 1941/42
“Cari genitori, ieri giunsi alla destinazione
cioè alla compagnia …
… dicono che presto andiamo in guerra …”
E’ il 5 dicembre 1941 e Pietro Roggerini (Pirulì) classe
1920, è a Bruzolo di Susa, in provincia di Torino e
scrive a casa una delle tantissime lettere che papà
Giuseppe (classe 1887) e mamma Cristina Cabrini
(classe 1894) custodiranno con cura e amore così che
oggi giungono a noi ancora ben conservate.
Dicembre 1941
Pietro andrà ad aggiungersi alla
ARMIR
8° Armata Italiana in Russia
che nel mese di luglio ’42 portò sul
fronte del fiume Don un totale di
circa 220.000 soldati italiani.
Luglio 1942
Immagine tratta dal web
Anche Pierino, con i suoi
commilitoni fa ‘armi e
bagagli’ e prima in treno poi
con lunghe marce di
centinaia di chilometri nella
steppa sotto il sole e le
piogge autunnali prende
posizione sul Fronte Russo
lungo il fiume Don.
Immagine tratta dal web
Luglio 1942
Anche gli alpini raggiungono il fiume Don
Il 22 giugno 1941 scattò l’operazione Barbarossa,
l’attacco tedesco contro l’Urss. I vertici militari
sottovalutarono l’Armata Rossa ed erano convinti
di sconfiggerla in cinque settimane, prima del
rigido inverno russo.
I sovietici attuarono la tattica della terra bruciata,
indietreggiando verso l’interno, mentre Stalin si
appellava al nazionalismo russo per spingere la
popolazione civile alla resistenza contro l’invasore
e ad atti di sabotaggio nelle retrovie.
Mussolini, che era stato tenuto all'oscuro dei piani
hitleriani, si associava e inviava un corpo di
spedizione di circa 60.000 uomini,
il CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia),
poi ARMIR (Armata Italiana in Russia).
Giugno 1941
Viene così allestito il Corpo di Spedizione italiano in Russia (CSIR).
E così, in quello che si rivelerà lo scontro fra i più giganteschi eserciti mai
affrontatisi nella storia, si trova implicata, sia pure di straforo, l'Italia.
Tedeschi e alleati sono 3 milioni e 50 mila, 4 milioni e 750 mila sono i
sovietici: in tutto 7 milioni e 750 mila soldati.
Luglio 1941
Mussolini si offre di inviare
truppe italiane in Russia, a
sostegno del Corpo di
spedizione tedesco.
È un'offerta che Hitler fa
capire di non gradire.
Ma il Duce, che vuol far
dimenticare i rovesci militari
patiti in Grecia e in Africa,
insiste.
CSIR – Corpo di Spedizione Italiano in Russia
Fronte Orientale Regio Esercito
61.700 uomini
Nell'estate del '41, unito alla 11a armata tedesca,
il Corpo di Spedizione Italiano,
fu incaricato di forzare il fiume Dnestr in più punti,
dove i tedeschi avevano scarsi rinforzi,
e tentare di chiudere in una sacca,
tra il Dnestr e il fiume Bug, alcuni contingenti sovietici.
In agosto scoppiarono i primi veri e propri combattimenti.
Il CSIR dimostrò immediatamente di non essere all'altezza della situazione sia
come qualità che come quantità di armamenti e mezzi trasporto.
Luglio 1941
Giugno 1942
Per l’ennesima volta si erano ribaditi i cattivi presagi sulle sorti della guerra e
l'invio di altri contingenti poteva costare un alto prezzo all'Italia.
“Al tavolo della pace
peseranno assai più
i 200 mila dell'Armata
che i 60 mila del Csir.”
(Mussolini)
Così il 9 luglio del 1942 arrivarono in Russia altre unità italiane: Cosseria,
Ravenna e Sforzesca, la divisione d'occupazione Vicenza e tre divisioni del
Corpo d'Armata Alpino, la Tridentina, la Julia e la Cuneense, che insieme alle
prime presero il nome di ARMIR, la 8a Armata Italiana in Russia, al
comando del generale Italo Gariboldi.
In totale 229 mila uomini male attrezzati e quasi privi di mezzi.
Luglio ’42 – Marzo ’43:
ARMIR – 8a Armata Italiana in Russia (*)
comandante Italo Gariboldi
229.000 uomini
di cui 150.000 in prima linea
Luglio 1942
18 luglio 1942,
don Gnocchi e il generale Luigi
Reverberi, comandate della
Divisione Alpina Tridentina in
partenza da Asti per il fronte russo
Immagine tratta dal web
(*)
fra cui il Corpo d’Armata Alpino
comprendente la 2a Divisione Alpina “Tridentina”
(ove presta servizio Roggerini Pietro)
Con l’ARMIR si unisce il Corpo d’Armata Alpino
comprendente anche la 2a divisione (Tridentina)
nella quale anche il 5° Reggimento Alpini
(compreso il Battaglione EDOLO ed il Battaglione TIRANO)
Luglio 1942
Alpini in marcia verso il fiume Don
Immagine tratta dal web
57.000 gli alpini partiti
11.000 quelli tornati (!!!)
Pietro, o meglio Pierino così tutti lo chiamano, è come i
giovani di allora, sotto le armi e presta il suo servizio al
5° alpini, 25° reparto salmerie, dislocato verso il
fronte francese reso ormai inoffensivo, ecco allora che
viene inviato sul Fronte Russo insieme ai 60.000 Alpini
della Tridentina, della Julia e della Cuneense.
Luglio 1942
La partenza della Divisione Alpina
Cuneense per il fronte russo
Tratta dal web
Il complesso dei materiali (viveri, munizioni, armi di riserva)
trasportati, soprattutto in passato, a dorso di mulo al seguito
di un reparto di truppa; anche, il personale militare o
militarizzato, e gli animali adibiti al trasporto stesso.
Alpini in marcia
verso il fiume Don.
Interno di un Kolchoz
(proprietà agricola collettiva)
dal vocabolario Treccani
Il Corpo d‘Armata Alpino partito
per la steppa sovietica aveva in
dotazione ben 4.800 muli che
ebbero un ruolo fondamentale
soprattutto durante la ritirata.
« Durante il ripiegamento avevamo centinaia
di slitte trainate da muli, che soffrivano con
noi e non avevano da mangiare che qualche
sterpaglia che spuntava dalla neve.
Povere bestie, erano coperte di ghiaccio, e,
rammento, la presenza di quegli animali era
qualcosa di rassicurante per tutti.
Infatti mentre camminavamo giorno e notte
cercavamo sempre di stare vicino ad un mulo,
così ognuno di questi animali aveva sempre
attorno un gruppo di dieci o quindici soldati.
[...]
Una volta un conducente rimase ferito da una
scheggia che gli fratturò la gamba ed io che
ero ufficiale medico tentai di prestargli
qualche cura, quando ad un certo punto il suo
mulo gli si avvicinò e infilò il muso tra la terra
e la nuca del ferito, in modo da sostenerlo,
riscaldarlo, confortarlo.
Una scena che non dimenticherò mai. »
Giulio Bedeschi
“Centomila gavette di ghiaccio”
Monumento alla
memoria degli alpini a
Stresa sul lago Maggiore
Nel 1921 il 5º Reggimento viene inserito
nella 2ª Divisione Alpina, di stanza a
Bergamo (la caserma è oggi occupata
dalla galleria GAMeC), portandosi dietro,
da Milano, la statua dell'alpino che si
difende scagliando un masso contro il
nemico.
Nel 1926 il 5º Reggimento torna nella
Brigata alpina a Milano, e dal 1936,
assieme al 6º e al 2º artiglieria, nella
Divisione Alpina "Tridentina", che
verrà poi sciolta il 10 settembre 1943,
dopo il rientro dal Fronte Russo. "Ai prodi alpini d'Italia“
Lo scultore Emilio Bisi realizzò a Milano negli anni ‘20 la
statua in bronzo dell'alpino penna nera Antonio Valsecchi,
recuperandone la figura in un gesto simbolico.
Il Corpo degli Alpini viene istituito
con R.D. 15 ottobre 1872 per
preparare truppe destinate alla
difesa dei confini montani.
Con l'ordinamento 1926 si formano
tre comandi di brigata, poi quattro
nel 1933, trasformati in Divisioni
nel 1935. Sempre nel 1935 sono
costituiti l'11° ed il 12° reggimento
(questo soppresso l'anno
successivo) ed una 5^ Divisione.
Nel corso del secondo conflitto
mondiale le divisioni salgono a sei,
sciolte poi nel settembre 1943.
Luglio 1942
Tratta dal web
Il 14/7/1942 Pietro scrive di essere in viaggio
Il 20/7/1942 scrive di essere sul treno
Luglio 1942
In viaggio con la
tradotta militare
verso la Russia
Tratta dal web
Dal 29/7/1942
Pietro scrive di essere presso:
82a Compagnia Cannoni 47/32
della
2a Divisione Alpina “Tridentina”
Luglio 1942
Fu distribuito per contrastare i mezzi
blindati avversari alle Divisioni Julia,
Cuneense e Tridentina (due plotoni nella
compagnia armi accompagnamento di ogni
battaglione).
Utilizzato su tutti i fronti, era in assoluto il
pezzo di artiglieria più diffuso.
Luglio 1942
Il Cannone 47/32 è un cannone
anticarro (chiamato più
comunemente "Elefantino")
usato durante la seconda guerra
mondiale dal Regio Esercito
come arma
d'accompagnamento, con cui
garantire alla fanteria maggiore
potenza di fuoco anche contro
mezzi blindati.
Il pezzo poteva essere autoportato sul pianale di autocarri,
oppure trainato da un mulo o (per brevi tratti) a braccia,
oppure someggiato.
In quest'ultimo caso veniva scomposto in 8 carichi:
- bocca da fuoco e stanga da batteria: kg 78;
- culla e slitta: kg 77;
- testata d'affusto con affustino a forcella: kg 39 + kg 29;
- gambe mobili, ruote, stanghe, sedile, bilancino: kg 25;
- scudi: kg 27
Luglio e agosto 1942
La prima delle divisioni alpine a lasciare
l'Italia è la Tridentina il 14 luglio 1942,
seguita dalla Cuneense il 27 luglio.
La Julia invece partirà solo verso ferragosto a
causa della necessità di ristabilire gli effettivi
dopo le perdite subite in Grecia.
Dopo un lunghissimo viaggio su convogli
di carri merce attraverso Monaco, Lipsia,
Varsavia, Minsk, Gomel, Charkiv e Isijum, le
penne nere dovettero affrontare dai 500 ai
1.000 km di marcia a piedi per raggiungere
la linea del fronte, con tappe giornaliere dai
32 ai 40 km.
Agosto e settembre 1942
Nonostante la guerra e l’enorme
distanza la posta raggiunge i
suoi cari regolarmente.
L’8 agosto 1942 Pietro scrive di essere con altri
compaesani (ma non riesco a capire chi sono)
L’ 11 settembre 1942 manda i saluti
con i commilitoni e compaesani:
- Battista Zanotti
- Mario Zanotti (papà del “Tiglio”)
- Mario Guerinoni (“Lisna”)
- Natale Guerinoni
- Antonio Guerinoni
16 ottobre 1942
“… finora qui ha fatto sempre bel tempo, ma ora
pare che cambi. Posso dirvi che ho fatto delle
marce. Ho viaggiato delle settimane trovando
sempre pianura e cataste di frumento”.
Ottobre 1942
Tratta dal web
Settembre 1942
Schieramento
dell'ARMIR sul Don
Tratta dal web
Novembre 1942
Z.O. lì 22-11-1942
“… per ora sappi che sono sempre
allegro e così voglio che sia di te.
Quando vengo a casa voglio trovarti …”
“… come una ragazza di 20 anni.
Dunque non malinconia e aspettiamo
con pazienza il giorno del ritorno …”
Novembre 1942
Dopo diversi movimenti tattici ed alcuni assaggi bellici,
nel novembre del ’42 lo schieramento degli Alpini sul
Don è completo, ma dietro c’è il vuoto, l’immensa steppa
ormai gelata e le temperature arriveranno a -35°C.
Nel frattempo la poderosa Armata Rossa, poco lontano
a est, difende Stalingrado e prepara la sua micidiale
controffensiva (Operazione Urano e Saturno).
Novembre 1942
Riorganizzati militarmente e forti di un
equipaggiamento efficiente, i russi
iniziano, il 10 dicembre 1942, la
controffensiva sul fronte del Don, in
concomitanza con l'assalto finale
sovietico a Stalingrado.
Essi concentrano l'azione contro le
truppe più provate dal freddo.
Dicembre 1942
Tratto dal web
Immagine tratta dal web
« Ascoltando quelli che
erano qui prima di noi
veniamo a sapere che i carri
armati russi, arrivati fin qui,
hanno portato il terrore.
Ma ora siamo in tanti: una
divisione ungherese, un
corpo corazzato tedesco, la
divisione Vicenza, quello
che è rimasto della Julia, la
Cuneense e noi della
Tridentina. »
Mario Rigoni Stern
“Il sergente nella neve”
6 gennaio 1943
“Carissimi tutti
Oggi essendo un giorno di riposo e piuttosto di ozio il pensiero vola e
si posa sulle care persone. Si pensa a casa e si vorrebbe essere vicino
per sussurrare e posare qualche bacio alla mamma che è così cara.
Si vorrebbe essere fra i cari famigliari e racconterò poi tutte le mie
avventure. Non dubitate che anche la Russia “cadrà”.
Io sono sempre allegro e così voglio che siate anche voi.
Salute mia ottima voglio sperare che anche voi continuate bene.
Se potete spedite il pacco …
Sappiate che mi trovo sul fronte di Voronez verso Millerovo.
Vi abbraccio tutti figlio e fratello Pierino.”
Gennaio 1943
Pierino, nonostante i combattimenti siano sempre
più vicini, ha modo di scrivere ancora a casa:
Dì 7-1-43 XXI°
(alla signora Cabrini Cristina)
[la mamma]
“Un saluto e un bacio dal tuo
figlio Pierino
Sto bene”
Questa è l'ultima lettera che Pietro scrive a casa,
il giorno successivo manda
una breve cartolina alla cara mamma.
Sarà l’ultima missiva ricevuta
Di Pierino non si seppe più nulla …
… verrà dichiarato anni dopo “disperso”!
Gennaio 1943
Tratta dal web
Gennaio 1943
Tutto precipitò
all’improvviso.
Il cedimento del settore a
nord dello schieramento
italiano, difeso dalla 2^
Armata ungherese , ed un
profonda penetrazione a
sud, sul fronte del 24^ Corpo
corazzato tedesco e dei
romeni, consentirono ai
russi di racchiudere il Corpo
d’armata Alpino in una vasta
e profonda sacca.
La "tenaglia" russa
La ritirata cominciò il 17 gennaio
1943, quando i nostri alpini e fanti
furono costretti a cedere di fronte
all’avanzata delle armate di Stalin
che oltrepassarono in forze il Don.
Il ripiegamento attraverso oltre 300
chilometri di pianura ghiacciata
si concluse alla fine di gennaio,
quando gli italiani, usciti dalla sacca
grazie alla vittoria di Nikolajewka,
raggiunsero un territorio non
presidiato dai sovietici.
17 Gennaio 1943
Tratta dal web
Gennaio 1943
Tratta dal web
16-26 Gennaio 1943
Tratta dal web
19-31 Gennaio 1943
Tratta dal web
Nei giorni 14, 15 e 16 gennaio del ’43 i carri
armati russi salgono da sud e
contemporaneamente sfondano a nord
stringendo in un abbraccio mortale gli Alpini
che accerchiati, rimangono spinti in avanti,
isolati e con l’ordine di rimanere in posizione.
Arriverà solo il 17 gennaio ’43 l’ordine di
ripiegamento e per gli Alpini superstiti inizierà
una martoriata ritirata lungo la sterminata
steppa russa.
Storica rimarrà la nota battaglia di
Nikolajewka il 26 gennaio ’43 che, con atti
eroici ed il sacrificio di molte vite, consentirà di
sfondare l’accerchiamento e, ai pochi superstiti,
tornare in patria.
26 Gennaio 1943
“Tridentina avanti !”
Immagini tratte dal web
Gennaio 1943
Immagini tratte dal web
La popolazione contadina
russa si dimostrerà in tanta
tragedia di una generosità
commovente, offrendo agli
sbandati il poco o nulla che ha.
Gennaio 1943
Immagini tratte dal web
Andarono perduti
il 97% dei cannoni,
il 76% di mortai e mitragliatrici,
il 66% delle armi individuali,
l'87% degli automezzi e
l'80% dei quadrupedi.
Gennaio 1943
Immagini tratte dal web
“Ero in una isba prima di arrivare a
Nikolajevka. Sono andato dentro, perché la
fame è la fame: non c'erano viveri. C'erano
dentro dei legni scavati, con le api che
facevano il miele. Io ho preso su mezza gavetta
di api e miele tutto assieme. Poi vengo fuori da
questa isba e mi gela la mano. Il mio
compagno ha preso un po' di neve, mi ha
pulito bene la mano, messo il guanto e basta …
è andata bene.”
Michele Morstabilini
classe 1919
Gennaio 1943
Tratte dal web
Giulio Martinat
(Maniglia di Perrero, 24 febbraio 1891
Nikolaevka, 26 gennaio 1943)
E’ stato un generale italiano, degli alpini.
Capo di Stato Maggiore di Corpo d’Armata,
medaglia d'oro al valor militare.
« Ho cominciato con l'"Edolo",
voglio finire con l'"Edolo" »
« Avanti alpini,
avanti di là c'è l'Italia, avanti! »
Gennaio 1943
Immagine tratta dal web
“C'erano centinaia e
centinaia di morti. E si
camminava sopra ai morti
perché era come camminare
sul ghiaccio: un'ora che son
lì e sono duri come il
ghiaccio. Era 46 o 47 sotto
zero: aveva il termometro il
mio capitano.”
Michele Morstabilini
classe 1919
Gennaio 1943
Tratte dal web
Luigi Reverberi
Cavriago, 12 settembre 1892
Milano, 22 giugno 1954
Generale italiano degli alpini,
medaglia d'oro al valor militare.
« Tridentina avanti! »
Da sinistra: il tenente colonnello Policarpo Chierici
comandante del Val Chiese, il tenente Danilo Bajetti,
il colonnello Paolo Signorini comandante del 6° Rgt.
Alp., e il generale Luigi Reverberi a rapporto a
Nikolajewka il 26 gennaio 1943
Gennaio 1943
Immagini tratte dal web
Ripartire i caduti tra le diverse fasi
è molto difficile: come dato orientativo e molto
discusso, si parla di circa 50.000 italiani morti
nei campi di prigionia, durante il viaggio per
raggiungerli o, seppure in cifre inferiori rispetto
ai soldati tedeschi, uccisi nei momenti
immediatamente successivi la cattura, sorte che
toccava in particolar modo a chi non era in
grado di compiere la marcia verso i campi di
prigionia (feriti, congelati gravi, ammalati).
Gennaio 1943
Tratte dal web
« La visibilità divenne nulla, come
ciechi i marciatori continuarono a
camminare affondando fino al
ginocchio, piangendo, bestemmiando,
con estrema fatica avanzando di
trecento metri in mezz'ora.
Come ad ogni notte ciascuno credeva
di morire di sfinimento sulla neve,
qualcuno veramente s'abbatteva e
veniva ingoiato dalla mostruosa
nemica, ma la colonna proseguì nel
nero cuore della notte. »
Giulio Bedeschi
Centomila gavette di ghiaccio
Febbraio 1943
Dopo Nikolajewka la marcia degli alpini proseguì fino a
Bolscke Troskoye e a Awilowka, dove giunsero il 30 gennaio
e poterono alloggiare e ricevere i primi aiuti, finalmente in
salvo.
Il 31 gennaio la testa della colonna del Corpo d’Armata alpino
giunse a Schebekino. I feriti gravi vennero avviati ai vari
ospedali, alcuni furono caricati su un treno ospedale per il
rimpatrio. Con il passaggio delle consegne ai Tedeschi terminò
ogni attività operativa sul fronte russo.
Fino al 2 febbraio continuarono ad arrivare
i resti dei reparti in ritirata.
La colonna della Tridentina, sempre al comando del generale
Reverberi, riprese la marcia per giungere a Gomel il 1° marzo.
Marzo 1943
Gli alpini percorsero a piedi
700 km
nel tormento della fame e del gelo, sempre
minacciati dagli attacchi aerei che
seminavano terrore e morte.
Furono migliaia i soldati che vennero presi
prigionieri durante quei giorni e radunati dai
sovietici nei vari campi di concentramento.
Marzo 1943
Immagini tratte
dal web
«Treni verso la vita e treni verso la morte.
I convogli che trasportano gli alpini verso casa
incrociano altri convogli piombati.
I volti ancora sofferenti, ma finalmente distesi,
che si affacciano: dalle carrozze bestiame e dai
finestrini, incontrano altri volti sui quali è
impresso il segno del dolore, appena cominciato,
avviati anche loro a una tragedia ancora più
immane.
Sono gli ebrei in viaggio verso i campi di
concentramento nazisti dove troveranno orrenda
fine nelle camere a gas. »
Dal Don a Nikolajewka
Casa editrice IL DIAFRAMMA
Marzo 1943
Con la sostanziale distruzione dell'ARMIR
ebbe di fatto termine la partecipazione
italiana alla campagna sul fronte orientale.
A partire dal 6 marzo, i sopravvissuti delle
divisioni italiane verranno
progressivamente rimpatriati.
Impressionante la falcidia degli alpini
che all’inizio erano 57.000.
La divisione Cuneense ebbe 13.500 morti,
la Julia 9.800,
la Tridentina 7.750,
il Quartier Generale 3.200.
Ne ritorneranno solo 11.000
Primavera 1943
Dei circa 230 mila militari se ne salvarono 130 mila
( 30 mila i caduti in battaglia, 70 mila i morti in prigionia ).
Primavera 1943
Fonte:
Egisto Corradi
LA RITIRATA DI RUSSIA
NORDPRESS Edizioni
Quadro complessivo delle
perdite subite dall’8a
Armata Italiana nella
seconda battaglia
difensiva del Don
11 dicembre 1942
31 gennaio 1943
Primavera 1943
Fonte:
Egisto Corradi
LA RITIRATA DI RUSSIA
NORDPRESS Edizioni
Quadro delle perdite
subite nel ciclo operativo
11 dicembre 1942
31 gennaio 1943
dal Corpo d’Armata
Alpino in Russia
Lo spirito di sacrificio, adattamento,
abnegazione, assai accentuato,
specialmente nel corpo degli alpini.
Il senso dell’onore, più alto delle
circostanze e delle ideologie e la speranza
di salvarsi, sì, soprattutto questo,
l’umanissimo desiderio di portare a casa la
pelle, se possibile subito, senza passare per
i gravi rischi della prigionia.
Per portare gli alpini al fronte nel 1942
furono utilizzate 250 lunghe tradotte: ne
furono sufficienti solo 17, nella primavera
del 1943, per riportare i superstiti in Italia.
Primavera 1943
Di te, alpino Roggerini Pietro,
82a Compagnia Cannoni 47/32,
2a Divisione Alpina “Tridentina”
non si seppe più nulla.
La mamma, il papà, i fratelli e sorelle con
grande tristezza ti hanno sempre aspettato,
anche finita la guerra, anche negli anni
successivi quando fosti dichiarato
ufficialmente “disperso”.
Primavera 1943
L’attesa di un figlio che non tornerà
La tragedia dell‘ARMIR non finisce con la guerra.
Cala il silenzio sulla sorte dei dispersi, una tortura che
durerà anni per le famiglie che li aspettano in Italia.
Dalle carte emerse dal Kgb, dopo il crollo dell'Urss, si
sa che i russi avrebbero fatto 48.957 prigionieri, di cui
molti sarebbero morti nei campi e nei gulag.
E’ finita
la guerra …
… l’angoscia
della mamma Cristina:
aspetta il figlio
che non tornerà,
mai più …
La mamma Cristina Cabrini aspetta il figlio Pietro
Una lapide al cimitero di Gorno
ricorda i caduti per la Patria del nostro comune
Sulla tomba dei genitori Cristina e Giuseppe
i fratelli e le sorelle poseranno un ricordo di Pietro disperso in Russia,
le spoglie chissà dove sono.
Quasi settant’anni dopo …
Sono passati quasi settant’anni e il caso fortuito, qualche buona stella
e chissà se non ci hai messo lo zampino anche lui, Pietro, da lassù,
ci hanno consentito di ritrovare e portare a casa il piastrino militare
28 ottobre 2010
una citazione su
“forumfree.net” del
piastrino di un certo
ROGGERINI PIETRO
http://miles.forumcommunity.net/?t=34115209&st=75
Ottobre 2010
La discussione è “intercettata” da
google alert con la voce “roggerini”
www.ebay.it
www.google.com
Il piastrino è
in vendita su ebay
forumfree.net
Ottobre 2010
Tentiamo di partecipare all’asta e-
bay, ma il piastrino è già stato
venduto.
Domenica 16 gennaio 2011
Contattiamo “fronte russo” (il
venditore di ebay) per chiedere
notizie sull’acquirente
Martedì 18 gennaio 2011
Risponde “Sergej (fronte russo)”
sul luogo di ritrovamento del
piastrino
E’ proprio il piastrino
di mio zio !!!!
Gennaio 2011
1920
12454 (42) C
ROGGERINI PIE-
TRO DI GIUSEPE
E CABRINI CRI-
STINA
GORNO
BERGAMO
Da notare GIUSEPE con una sola “P”
Sul piastrino, tramite macchine
punzonatrici, sono trascritti i dati
matricolari del soldato quali: la
classe di leva, il numero di
matricola, il numero di riferimento
del distretto di arruolamento, il
cognome, il nome, la paternità, la
maternità, ed infine il comune di
residenza e la provincia.
Venerdì 21 gennaio 2011
Nel frattempo rintracciamo l’acquirente tramite il feedback su ebay,
gli scriviamo, ci risponde immediatamente, è italiano, lo
contattiamo telefonicamente. E’ contento che il piastrino torni alla
famiglia.
Venerdì 28 gennaio 2011
Ha spedito il piastrino per posta celere
Martedì 1 febbraio 2011
Arriva il “piastrino” per posta,
grande emozione per tutti!
Martedì 1 febbraio 2011
Informiamo tutti i parenti
Recuperiamo un po’ di lettere
che lo zio scrisse a casa
Gennaio 2011
Riemergono
tanti ricordi …
… tanta umanità …
… e qualche lacrima.
Gli zii recuperano e
ci mostrano le lettere
di Pietro dal fronte …
Gennaio 2011
Come potrebbe essere andata?
Scriviamo al russo che ha messo in vendita il piastrino su ebay
Stiamo cercando di individuare la zona esatta del
ritrovamento; abbiamo chiesto al venditore che ci ha indicato
la zona presso il campo di prigionia di Tambow Oblast
Gennaio 2011
Ecco quanto ci ha segnalato:
“Hallo,
ich werde bei Mann fragen wo hatt er diese Plate gefunden.
ich glaube das kommt aus Lager für italienisch Soldaten in
Tambov Oblast Russland.Tambov Kreis.”
"Ciao,
verificherò con l'uomo dove aveva trovato questo piastrino.
Penso che venga dal campo per i soldati italiani nella zona di
Tambov Oblast“.
Dalle poche informazioni che
stiamo raccogliendo possiamo
ipotizzare che Pierino non
cadde subito in battaglia, ma
venne fatto prigioniero e
probabilmente deportato in un
campo di prigionia nella
regione di Tambov parecchi
chilometri più a nord del fiume
Don e lì probabilmente trovò la
morte come tanti, troppi, suoi
commilitoni.
Google Maps
Gennaio 2011
Dario,
grazie per le premure.
Per quanto riguarda la mia partecipazione al ritrovamento poco ho
fatto.., e non amando la ribalta, gradirei rimanere un anonimo
"studioso" ed appassionato di storia. Le cose care e personali
rimangano a voi, io gradirei solo avere l'esatta appartenenza al
corpo (battaglione, reggimento, divisione) ed ultima dislocazione
d'area.
Le parole del signore russo, rivelano che probabilmente non cadde
nella famosa battaglia di Nikolajevka, ma venne fatto prigioniero
(Tambov Oblast - comprensorio di Tambov, molto vasto) ed ivi
perì. Purtroppo di reali certezze sulla vera sorte ed ubicazione
delle salme, difficilmente se ne potranno avere.
Questi signori sono sempre assai vaghi nei dettagli ...
Gennaio 2011
Indicazioni ricevute dallo storico
che aveva acquistato il piastrino dal russo su ebay
(una persona straordinaria) …
… aggiungo una nota alle ultime righe che ti ho già scritto.
Dalle varie letture di reduci e testimonianze, purtroppo i piastrini
raramente seguivano fino all'ultimo i militi. In particolare durante la
ritirata, le catenelle vennero utilizzate per i più disparati usi, (come
lacci per gli stracci ai piedi!) con perdita spesso della piastrina (a volte
dicevano addirittura che portava male averla al collo...).
Gennaio 2011
Immagine tratta dal web
Spesso la polizia politica russa (NKVD)
le sequestrava immediatamente, (per
avere notizie fresche sull'entità delle
forze in campo) ancor prima di entrare
in un campo di concentramento
"ufficiale" come poteva essere quello di
Tambov, con conseguente declinazione
orale delle proprie generalità ...
figuriamoci cosa potevano spesso
trascrivere i russi di allora …
… Il prigioniero era spogliato di tutto.
Il caduto, oltre che della vita, poteva aver perduta l'identità a
seguito di tutte le immani vicissitudini che capitavano,
incluso lo smarrimento fortuito o volontario del piastrino.
Questo per ribadire che
le dichiarazioni di questi
"recuperatori-mercanti" penso,
vadano trattate con estrema cautela.
Dei piastrini quindi se ne ignora
la vera storia come, a volte,
dei caduti o dispersi.
A presto Prigionieri italiani dell'ARMIR (tratta dal web)
Gennaio 2011
La notizia sui giornali locali e nazionali
Febbraio 2011
http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/186723_cerca_lo_zio_disperso_in_russia_trova_in_internet_la_sua_piastrina/
http://archiviostorico.corriere.it/2011/febbraio/21/Pietro_alpino_fronte_del_Don_co_9_110221041.shtml
Febbraio 2011
http://www.araberara.it/vecchiosito/archivio/archivio.pdf.2011/araberara.25.febbraio.2011_pdf/56.pdf
Febbraio 2011
Aprile 2011
Aprile 2011
https://www.youtube.com/watch?v=E2idxR7FGg4
Febbraio 2011
http://www.roggerini.com/post/3223713229/roggerini-pietro-classe-1920-gorno-bg-nato-il
Febbraio 2011
Ulteriori approfondimenti
U.N.I.R.R.
Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia
Reduci della Prigionia, Famiglie dei Caduti e dei Dispersi
http://www.unirr.it/
MINISTERO DELLA DIFESA
Banca dati dei Caduti in Guerra
http://www.difesa.it/Il_Ministro/ONORCADUTI/Pagine/Amministrativo.aspx
Esempio di risultato ottenuto cercando:
- Luogo di nascita: GORNO
- Provincia di nascita: BERGAMO
http://www.unirr.it/risultati-ricerca
Semplice commemorazione
3 aprile 2011
Ben tornato
a casa Pietro
Dario Roggerini
Gorno (BG)
dario.roggerini@gmail.com

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L’alpino Pietro Roggerini disperso in Russia

  • 1. Disperso in Russia Il nipote Dario Roggerini per le Scuole Medie di Gorno 25 maggio 2015
  • 2.  Gorno, la patria.  Il fronte russo  La ritirata  Finita la guerra  Il ritrovamento del piastrino  L’area geografica  Rassegna stampa  Ricerche  Il ritorno a casa Fregio del Corpo degli alpini dell'Esercito Italiano
  • 3. La casa, la famiglia, gli amici … il dovere!
  • 4. Gorno (Góren in dialetto bergamasco) è un piccolo comune italiano di 1.684 abitanti della provincia di Bergamo, in Lombardia. http://it.wikipedia.org/wiki/Gorno http://www.comune.gorno.bg.it/
  • 5. Situato nella val del Riso, laterale della val Seriana, dista circa 29 chilometri a nord-est dal capoluogo orobico. E’ fortemente caratterizzato dall’antica tradizione mineraria. http://www.ecomuseominieredigorno.it
  • 6. 10 Giugno 1940 Benito Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia a Roma annuncia agli italiani l'entrata dell'Italia in guerra al fianco della Germania, contro Francia e Inghilterra.
  • 7. Nato a Gorno il 30/05/1920 Dato per disperso in Russia il 26/01/1943 (Battaglia di Nikolajewka) Ha oramai 22 anni Pierino e prima di partire per il fronte lavorò in Gorno per la società mineraria VIEILLE-MONTAGNE Anno 1941/42
  • 8. Papà Roggerini Giuseppe nato il 19/3/1887 morto il 22/2/1959 a 72 anni nel 1942 (con figlio Pietro al fronte) aveva 55 anni Mamma Cabrini Cristina nata il 26/2/1894 morta il 27/8/1969 all’età di 75 anni nel 1942 (con figlio Pietro al fronte) aveva 48 anni Anno 1942
  • 9. Fratelli e sorelle Nato Età nel 1942 (Pietro al fronte) + Cesira 1916 26 anni + Delfina 1917 25 anni + Pietro 1920 22 anni + Ernesto 1922 20 anni + Tobia 1925 17 anni + Giuseppe (Pepino) 1928 14 anni Lina 1930 12 anni Giovanni 1933 9 anni Guglielmo 1937 5 anni (+ defunto) Anno 1942
  • 10. Amici di zio Pietro (secondo in alto a sinistra) classe 1920 e 21. Credo siano tutti partiti per il fronte nel ‘41/'42, qualcuno è tornato, qualcuno non ce l'ha fatta. Stiamo cercando di identificarli, ci potete aiutare ? Anno 1941/42
  • 11. Roggerini Pietro (ricaviamo molte informazioni dalle lettere che scrive a casa – “posta militare 201”) In precedenza in Grecia ed Albania (fonte orale) Nel ’41 - ’42 è presso: R.P. 5° Btt. 25° 5° Reggimento Alpini 25° Reparto Salmerie A dicembre 1941 scrive da Bruzolo (TO) Vi rimane fino a febbraio/marzo ’42 Poi scrive da Pianezza (TO) fino a luglio ’42 Anno 1941/42
  • 12. “Cari genitori, ieri giunsi alla destinazione cioè alla compagnia … … dicono che presto andiamo in guerra …” E’ il 5 dicembre 1941 e Pietro Roggerini (Pirulì) classe 1920, è a Bruzolo di Susa, in provincia di Torino e scrive a casa una delle tantissime lettere che papà Giuseppe (classe 1887) e mamma Cristina Cabrini (classe 1894) custodiranno con cura e amore così che oggi giungono a noi ancora ben conservate. Dicembre 1941
  • 13. Pietro andrà ad aggiungersi alla ARMIR 8° Armata Italiana in Russia che nel mese di luglio ’42 portò sul fronte del fiume Don un totale di circa 220.000 soldati italiani. Luglio 1942 Immagine tratta dal web
  • 14. Anche Pierino, con i suoi commilitoni fa ‘armi e bagagli’ e prima in treno poi con lunghe marce di centinaia di chilometri nella steppa sotto il sole e le piogge autunnali prende posizione sul Fronte Russo lungo il fiume Don. Immagine tratta dal web Luglio 1942
  • 15. Anche gli alpini raggiungono il fiume Don
  • 16. Il 22 giugno 1941 scattò l’operazione Barbarossa, l’attacco tedesco contro l’Urss. I vertici militari sottovalutarono l’Armata Rossa ed erano convinti di sconfiggerla in cinque settimane, prima del rigido inverno russo. I sovietici attuarono la tattica della terra bruciata, indietreggiando verso l’interno, mentre Stalin si appellava al nazionalismo russo per spingere la popolazione civile alla resistenza contro l’invasore e ad atti di sabotaggio nelle retrovie. Mussolini, che era stato tenuto all'oscuro dei piani hitleriani, si associava e inviava un corpo di spedizione di circa 60.000 uomini, il CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia), poi ARMIR (Armata Italiana in Russia). Giugno 1941
  • 17. Viene così allestito il Corpo di Spedizione italiano in Russia (CSIR). E così, in quello che si rivelerà lo scontro fra i più giganteschi eserciti mai affrontatisi nella storia, si trova implicata, sia pure di straforo, l'Italia. Tedeschi e alleati sono 3 milioni e 50 mila, 4 milioni e 750 mila sono i sovietici: in tutto 7 milioni e 750 mila soldati. Luglio 1941 Mussolini si offre di inviare truppe italiane in Russia, a sostegno del Corpo di spedizione tedesco. È un'offerta che Hitler fa capire di non gradire. Ma il Duce, che vuol far dimenticare i rovesci militari patiti in Grecia e in Africa, insiste.
  • 18. CSIR – Corpo di Spedizione Italiano in Russia Fronte Orientale Regio Esercito 61.700 uomini Nell'estate del '41, unito alla 11a armata tedesca, il Corpo di Spedizione Italiano, fu incaricato di forzare il fiume Dnestr in più punti, dove i tedeschi avevano scarsi rinforzi, e tentare di chiudere in una sacca, tra il Dnestr e il fiume Bug, alcuni contingenti sovietici. In agosto scoppiarono i primi veri e propri combattimenti. Il CSIR dimostrò immediatamente di non essere all'altezza della situazione sia come qualità che come quantità di armamenti e mezzi trasporto. Luglio 1941
  • 19. Giugno 1942 Per l’ennesima volta si erano ribaditi i cattivi presagi sulle sorti della guerra e l'invio di altri contingenti poteva costare un alto prezzo all'Italia. “Al tavolo della pace peseranno assai più i 200 mila dell'Armata che i 60 mila del Csir.” (Mussolini) Così il 9 luglio del 1942 arrivarono in Russia altre unità italiane: Cosseria, Ravenna e Sforzesca, la divisione d'occupazione Vicenza e tre divisioni del Corpo d'Armata Alpino, la Tridentina, la Julia e la Cuneense, che insieme alle prime presero il nome di ARMIR, la 8a Armata Italiana in Russia, al comando del generale Italo Gariboldi. In totale 229 mila uomini male attrezzati e quasi privi di mezzi.
  • 20. Luglio ’42 – Marzo ’43: ARMIR – 8a Armata Italiana in Russia (*) comandante Italo Gariboldi 229.000 uomini di cui 150.000 in prima linea Luglio 1942 18 luglio 1942, don Gnocchi e il generale Luigi Reverberi, comandate della Divisione Alpina Tridentina in partenza da Asti per il fronte russo Immagine tratta dal web (*) fra cui il Corpo d’Armata Alpino comprendente la 2a Divisione Alpina “Tridentina” (ove presta servizio Roggerini Pietro)
  • 21. Con l’ARMIR si unisce il Corpo d’Armata Alpino comprendente anche la 2a divisione (Tridentina) nella quale anche il 5° Reggimento Alpini (compreso il Battaglione EDOLO ed il Battaglione TIRANO) Luglio 1942 Alpini in marcia verso il fiume Don Immagine tratta dal web 57.000 gli alpini partiti 11.000 quelli tornati (!!!)
  • 22. Pietro, o meglio Pierino così tutti lo chiamano, è come i giovani di allora, sotto le armi e presta il suo servizio al 5° alpini, 25° reparto salmerie, dislocato verso il fronte francese reso ormai inoffensivo, ecco allora che viene inviato sul Fronte Russo insieme ai 60.000 Alpini della Tridentina, della Julia e della Cuneense. Luglio 1942 La partenza della Divisione Alpina Cuneense per il fronte russo Tratta dal web
  • 23. Il complesso dei materiali (viveri, munizioni, armi di riserva) trasportati, soprattutto in passato, a dorso di mulo al seguito di un reparto di truppa; anche, il personale militare o militarizzato, e gli animali adibiti al trasporto stesso. Alpini in marcia verso il fiume Don. Interno di un Kolchoz (proprietà agricola collettiva) dal vocabolario Treccani
  • 24. Il Corpo d‘Armata Alpino partito per la steppa sovietica aveva in dotazione ben 4.800 muli che ebbero un ruolo fondamentale soprattutto durante la ritirata. « Durante il ripiegamento avevamo centinaia di slitte trainate da muli, che soffrivano con noi e non avevano da mangiare che qualche sterpaglia che spuntava dalla neve. Povere bestie, erano coperte di ghiaccio, e, rammento, la presenza di quegli animali era qualcosa di rassicurante per tutti. Infatti mentre camminavamo giorno e notte cercavamo sempre di stare vicino ad un mulo, così ognuno di questi animali aveva sempre attorno un gruppo di dieci o quindici soldati. [...] Una volta un conducente rimase ferito da una scheggia che gli fratturò la gamba ed io che ero ufficiale medico tentai di prestargli qualche cura, quando ad un certo punto il suo mulo gli si avvicinò e infilò il muso tra la terra e la nuca del ferito, in modo da sostenerlo, riscaldarlo, confortarlo. Una scena che non dimenticherò mai. » Giulio Bedeschi “Centomila gavette di ghiaccio” Monumento alla memoria degli alpini a Stresa sul lago Maggiore
  • 25. Nel 1921 il 5º Reggimento viene inserito nella 2ª Divisione Alpina, di stanza a Bergamo (la caserma è oggi occupata dalla galleria GAMeC), portandosi dietro, da Milano, la statua dell'alpino che si difende scagliando un masso contro il nemico. Nel 1926 il 5º Reggimento torna nella Brigata alpina a Milano, e dal 1936, assieme al 6º e al 2º artiglieria, nella Divisione Alpina "Tridentina", che verrà poi sciolta il 10 settembre 1943, dopo il rientro dal Fronte Russo. "Ai prodi alpini d'Italia“ Lo scultore Emilio Bisi realizzò a Milano negli anni ‘20 la statua in bronzo dell'alpino penna nera Antonio Valsecchi, recuperandone la figura in un gesto simbolico.
  • 26.
  • 27. Il Corpo degli Alpini viene istituito con R.D. 15 ottobre 1872 per preparare truppe destinate alla difesa dei confini montani. Con l'ordinamento 1926 si formano tre comandi di brigata, poi quattro nel 1933, trasformati in Divisioni nel 1935. Sempre nel 1935 sono costituiti l'11° ed il 12° reggimento (questo soppresso l'anno successivo) ed una 5^ Divisione. Nel corso del secondo conflitto mondiale le divisioni salgono a sei, sciolte poi nel settembre 1943.
  • 29. Il 14/7/1942 Pietro scrive di essere in viaggio Il 20/7/1942 scrive di essere sul treno Luglio 1942 In viaggio con la tradotta militare verso la Russia Tratta dal web
  • 30. Dal 29/7/1942 Pietro scrive di essere presso: 82a Compagnia Cannoni 47/32 della 2a Divisione Alpina “Tridentina” Luglio 1942
  • 31. Fu distribuito per contrastare i mezzi blindati avversari alle Divisioni Julia, Cuneense e Tridentina (due plotoni nella compagnia armi accompagnamento di ogni battaglione). Utilizzato su tutti i fronti, era in assoluto il pezzo di artiglieria più diffuso. Luglio 1942 Il Cannone 47/32 è un cannone anticarro (chiamato più comunemente "Elefantino") usato durante la seconda guerra mondiale dal Regio Esercito come arma d'accompagnamento, con cui garantire alla fanteria maggiore potenza di fuoco anche contro mezzi blindati. Il pezzo poteva essere autoportato sul pianale di autocarri, oppure trainato da un mulo o (per brevi tratti) a braccia, oppure someggiato. In quest'ultimo caso veniva scomposto in 8 carichi: - bocca da fuoco e stanga da batteria: kg 78; - culla e slitta: kg 77; - testata d'affusto con affustino a forcella: kg 39 + kg 29; - gambe mobili, ruote, stanghe, sedile, bilancino: kg 25; - scudi: kg 27
  • 32. Luglio e agosto 1942 La prima delle divisioni alpine a lasciare l'Italia è la Tridentina il 14 luglio 1942, seguita dalla Cuneense il 27 luglio. La Julia invece partirà solo verso ferragosto a causa della necessità di ristabilire gli effettivi dopo le perdite subite in Grecia. Dopo un lunghissimo viaggio su convogli di carri merce attraverso Monaco, Lipsia, Varsavia, Minsk, Gomel, Charkiv e Isijum, le penne nere dovettero affrontare dai 500 ai 1.000 km di marcia a piedi per raggiungere la linea del fronte, con tappe giornaliere dai 32 ai 40 km.
  • 33. Agosto e settembre 1942 Nonostante la guerra e l’enorme distanza la posta raggiunge i suoi cari regolarmente. L’8 agosto 1942 Pietro scrive di essere con altri compaesani (ma non riesco a capire chi sono) L’ 11 settembre 1942 manda i saluti con i commilitoni e compaesani: - Battista Zanotti - Mario Zanotti (papà del “Tiglio”) - Mario Guerinoni (“Lisna”) - Natale Guerinoni - Antonio Guerinoni
  • 34. 16 ottobre 1942 “… finora qui ha fatto sempre bel tempo, ma ora pare che cambi. Posso dirvi che ho fatto delle marce. Ho viaggiato delle settimane trovando sempre pianura e cataste di frumento”. Ottobre 1942 Tratta dal web
  • 36. Novembre 1942 Z.O. lì 22-11-1942 “… per ora sappi che sono sempre allegro e così voglio che sia di te. Quando vengo a casa voglio trovarti …”
  • 37. “… come una ragazza di 20 anni. Dunque non malinconia e aspettiamo con pazienza il giorno del ritorno …” Novembre 1942
  • 38. Dopo diversi movimenti tattici ed alcuni assaggi bellici, nel novembre del ’42 lo schieramento degli Alpini sul Don è completo, ma dietro c’è il vuoto, l’immensa steppa ormai gelata e le temperature arriveranno a -35°C. Nel frattempo la poderosa Armata Rossa, poco lontano a est, difende Stalingrado e prepara la sua micidiale controffensiva (Operazione Urano e Saturno). Novembre 1942
  • 39. Riorganizzati militarmente e forti di un equipaggiamento efficiente, i russi iniziano, il 10 dicembre 1942, la controffensiva sul fronte del Don, in concomitanza con l'assalto finale sovietico a Stalingrado. Essi concentrano l'azione contro le truppe più provate dal freddo. Dicembre 1942 Tratto dal web
  • 40. Immagine tratta dal web « Ascoltando quelli che erano qui prima di noi veniamo a sapere che i carri armati russi, arrivati fin qui, hanno portato il terrore. Ma ora siamo in tanti: una divisione ungherese, un corpo corazzato tedesco, la divisione Vicenza, quello che è rimasto della Julia, la Cuneense e noi della Tridentina. » Mario Rigoni Stern “Il sergente nella neve”
  • 41. 6 gennaio 1943 “Carissimi tutti Oggi essendo un giorno di riposo e piuttosto di ozio il pensiero vola e si posa sulle care persone. Si pensa a casa e si vorrebbe essere vicino per sussurrare e posare qualche bacio alla mamma che è così cara. Si vorrebbe essere fra i cari famigliari e racconterò poi tutte le mie avventure. Non dubitate che anche la Russia “cadrà”. Io sono sempre allegro e così voglio che siate anche voi. Salute mia ottima voglio sperare che anche voi continuate bene. Se potete spedite il pacco … Sappiate che mi trovo sul fronte di Voronez verso Millerovo. Vi abbraccio tutti figlio e fratello Pierino.” Gennaio 1943 Pierino, nonostante i combattimenti siano sempre più vicini, ha modo di scrivere ancora a casa:
  • 42. Dì 7-1-43 XXI° (alla signora Cabrini Cristina) [la mamma] “Un saluto e un bacio dal tuo figlio Pierino Sto bene” Questa è l'ultima lettera che Pietro scrive a casa, il giorno successivo manda una breve cartolina alla cara mamma. Sarà l’ultima missiva ricevuta Di Pierino non si seppe più nulla … … verrà dichiarato anni dopo “disperso”! Gennaio 1943
  • 43. Tratta dal web Gennaio 1943 Tutto precipitò all’improvviso. Il cedimento del settore a nord dello schieramento italiano, difeso dalla 2^ Armata ungherese , ed un profonda penetrazione a sud, sul fronte del 24^ Corpo corazzato tedesco e dei romeni, consentirono ai russi di racchiudere il Corpo d’armata Alpino in una vasta e profonda sacca.
  • 45. La ritirata cominciò il 17 gennaio 1943, quando i nostri alpini e fanti furono costretti a cedere di fronte all’avanzata delle armate di Stalin che oltrepassarono in forze il Don. Il ripiegamento attraverso oltre 300 chilometri di pianura ghiacciata si concluse alla fine di gennaio, quando gli italiani, usciti dalla sacca grazie alla vittoria di Nikolajewka, raggiunsero un territorio non presidiato dai sovietici. 17 Gennaio 1943 Tratta dal web
  • 49. Nei giorni 14, 15 e 16 gennaio del ’43 i carri armati russi salgono da sud e contemporaneamente sfondano a nord stringendo in un abbraccio mortale gli Alpini che accerchiati, rimangono spinti in avanti, isolati e con l’ordine di rimanere in posizione. Arriverà solo il 17 gennaio ’43 l’ordine di ripiegamento e per gli Alpini superstiti inizierà una martoriata ritirata lungo la sterminata steppa russa. Storica rimarrà la nota battaglia di Nikolajewka il 26 gennaio ’43 che, con atti eroici ed il sacrificio di molte vite, consentirà di sfondare l’accerchiamento e, ai pochi superstiti, tornare in patria. 26 Gennaio 1943 “Tridentina avanti !” Immagini tratte dal web
  • 50. Gennaio 1943 Immagini tratte dal web La popolazione contadina russa si dimostrerà in tanta tragedia di una generosità commovente, offrendo agli sbandati il poco o nulla che ha.
  • 51. Gennaio 1943 Immagini tratte dal web Andarono perduti il 97% dei cannoni, il 76% di mortai e mitragliatrici, il 66% delle armi individuali, l'87% degli automezzi e l'80% dei quadrupedi.
  • 52. Gennaio 1943 Immagini tratte dal web “Ero in una isba prima di arrivare a Nikolajevka. Sono andato dentro, perché la fame è la fame: non c'erano viveri. C'erano dentro dei legni scavati, con le api che facevano il miele. Io ho preso su mezza gavetta di api e miele tutto assieme. Poi vengo fuori da questa isba e mi gela la mano. Il mio compagno ha preso un po' di neve, mi ha pulito bene la mano, messo il guanto e basta … è andata bene.” Michele Morstabilini classe 1919
  • 53. Gennaio 1943 Tratte dal web Giulio Martinat (Maniglia di Perrero, 24 febbraio 1891 Nikolaevka, 26 gennaio 1943) E’ stato un generale italiano, degli alpini. Capo di Stato Maggiore di Corpo d’Armata, medaglia d'oro al valor militare. « Ho cominciato con l'"Edolo", voglio finire con l'"Edolo" » « Avanti alpini, avanti di là c'è l'Italia, avanti! »
  • 54. Gennaio 1943 Immagine tratta dal web “C'erano centinaia e centinaia di morti. E si camminava sopra ai morti perché era come camminare sul ghiaccio: un'ora che son lì e sono duri come il ghiaccio. Era 46 o 47 sotto zero: aveva il termometro il mio capitano.” Michele Morstabilini classe 1919
  • 55. Gennaio 1943 Tratte dal web Luigi Reverberi Cavriago, 12 settembre 1892 Milano, 22 giugno 1954 Generale italiano degli alpini, medaglia d'oro al valor militare. « Tridentina avanti! » Da sinistra: il tenente colonnello Policarpo Chierici comandante del Val Chiese, il tenente Danilo Bajetti, il colonnello Paolo Signorini comandante del 6° Rgt. Alp., e il generale Luigi Reverberi a rapporto a Nikolajewka il 26 gennaio 1943
  • 56. Gennaio 1943 Immagini tratte dal web Ripartire i caduti tra le diverse fasi è molto difficile: come dato orientativo e molto discusso, si parla di circa 50.000 italiani morti nei campi di prigionia, durante il viaggio per raggiungerli o, seppure in cifre inferiori rispetto ai soldati tedeschi, uccisi nei momenti immediatamente successivi la cattura, sorte che toccava in particolar modo a chi non era in grado di compiere la marcia verso i campi di prigionia (feriti, congelati gravi, ammalati).
  • 57. Gennaio 1943 Tratte dal web « La visibilità divenne nulla, come ciechi i marciatori continuarono a camminare affondando fino al ginocchio, piangendo, bestemmiando, con estrema fatica avanzando di trecento metri in mezz'ora. Come ad ogni notte ciascuno credeva di morire di sfinimento sulla neve, qualcuno veramente s'abbatteva e veniva ingoiato dalla mostruosa nemica, ma la colonna proseguì nel nero cuore della notte. » Giulio Bedeschi Centomila gavette di ghiaccio
  • 58. Febbraio 1943 Dopo Nikolajewka la marcia degli alpini proseguì fino a Bolscke Troskoye e a Awilowka, dove giunsero il 30 gennaio e poterono alloggiare e ricevere i primi aiuti, finalmente in salvo. Il 31 gennaio la testa della colonna del Corpo d’Armata alpino giunse a Schebekino. I feriti gravi vennero avviati ai vari ospedali, alcuni furono caricati su un treno ospedale per il rimpatrio. Con il passaggio delle consegne ai Tedeschi terminò ogni attività operativa sul fronte russo. Fino al 2 febbraio continuarono ad arrivare i resti dei reparti in ritirata. La colonna della Tridentina, sempre al comando del generale Reverberi, riprese la marcia per giungere a Gomel il 1° marzo.
  • 59. Marzo 1943 Gli alpini percorsero a piedi 700 km nel tormento della fame e del gelo, sempre minacciati dagli attacchi aerei che seminavano terrore e morte. Furono migliaia i soldati che vennero presi prigionieri durante quei giorni e radunati dai sovietici nei vari campi di concentramento.
  • 60. Marzo 1943 Immagini tratte dal web «Treni verso la vita e treni verso la morte. I convogli che trasportano gli alpini verso casa incrociano altri convogli piombati. I volti ancora sofferenti, ma finalmente distesi, che si affacciano: dalle carrozze bestiame e dai finestrini, incontrano altri volti sui quali è impresso il segno del dolore, appena cominciato, avviati anche loro a una tragedia ancora più immane. Sono gli ebrei in viaggio verso i campi di concentramento nazisti dove troveranno orrenda fine nelle camere a gas. » Dal Don a Nikolajewka Casa editrice IL DIAFRAMMA
  • 61. Marzo 1943 Con la sostanziale distruzione dell'ARMIR ebbe di fatto termine la partecipazione italiana alla campagna sul fronte orientale. A partire dal 6 marzo, i sopravvissuti delle divisioni italiane verranno progressivamente rimpatriati.
  • 62. Impressionante la falcidia degli alpini che all’inizio erano 57.000. La divisione Cuneense ebbe 13.500 morti, la Julia 9.800, la Tridentina 7.750, il Quartier Generale 3.200. Ne ritorneranno solo 11.000 Primavera 1943 Dei circa 230 mila militari se ne salvarono 130 mila ( 30 mila i caduti in battaglia, 70 mila i morti in prigionia ).
  • 63. Primavera 1943 Fonte: Egisto Corradi LA RITIRATA DI RUSSIA NORDPRESS Edizioni Quadro complessivo delle perdite subite dall’8a Armata Italiana nella seconda battaglia difensiva del Don 11 dicembre 1942 31 gennaio 1943
  • 64. Primavera 1943 Fonte: Egisto Corradi LA RITIRATA DI RUSSIA NORDPRESS Edizioni Quadro delle perdite subite nel ciclo operativo 11 dicembre 1942 31 gennaio 1943 dal Corpo d’Armata Alpino in Russia
  • 65. Lo spirito di sacrificio, adattamento, abnegazione, assai accentuato, specialmente nel corpo degli alpini. Il senso dell’onore, più alto delle circostanze e delle ideologie e la speranza di salvarsi, sì, soprattutto questo, l’umanissimo desiderio di portare a casa la pelle, se possibile subito, senza passare per i gravi rischi della prigionia. Per portare gli alpini al fronte nel 1942 furono utilizzate 250 lunghe tradotte: ne furono sufficienti solo 17, nella primavera del 1943, per riportare i superstiti in Italia. Primavera 1943
  • 66. Di te, alpino Roggerini Pietro, 82a Compagnia Cannoni 47/32, 2a Divisione Alpina “Tridentina” non si seppe più nulla. La mamma, il papà, i fratelli e sorelle con grande tristezza ti hanno sempre aspettato, anche finita la guerra, anche negli anni successivi quando fosti dichiarato ufficialmente “disperso”. Primavera 1943
  • 67. L’attesa di un figlio che non tornerà
  • 68. La tragedia dell‘ARMIR non finisce con la guerra. Cala il silenzio sulla sorte dei dispersi, una tortura che durerà anni per le famiglie che li aspettano in Italia. Dalle carte emerse dal Kgb, dopo il crollo dell'Urss, si sa che i russi avrebbero fatto 48.957 prigionieri, di cui molti sarebbero morti nei campi e nei gulag.
  • 69. E’ finita la guerra … … l’angoscia della mamma Cristina: aspetta il figlio che non tornerà, mai più … La mamma Cristina Cabrini aspetta il figlio Pietro
  • 70. Una lapide al cimitero di Gorno ricorda i caduti per la Patria del nostro comune
  • 71. Sulla tomba dei genitori Cristina e Giuseppe i fratelli e le sorelle poseranno un ricordo di Pietro disperso in Russia, le spoglie chissà dove sono.
  • 73. Sono passati quasi settant’anni e il caso fortuito, qualche buona stella e chissà se non ci hai messo lo zampino anche lui, Pietro, da lassù, ci hanno consentito di ritrovare e portare a casa il piastrino militare 28 ottobre 2010 una citazione su “forumfree.net” del piastrino di un certo ROGGERINI PIETRO http://miles.forumcommunity.net/?t=34115209&st=75 Ottobre 2010
  • 74. La discussione è “intercettata” da google alert con la voce “roggerini” www.ebay.it www.google.com Il piastrino è in vendita su ebay forumfree.net Ottobre 2010
  • 75. Tentiamo di partecipare all’asta e- bay, ma il piastrino è già stato venduto. Domenica 16 gennaio 2011 Contattiamo “fronte russo” (il venditore di ebay) per chiedere notizie sull’acquirente Martedì 18 gennaio 2011 Risponde “Sergej (fronte russo)” sul luogo di ritrovamento del piastrino E’ proprio il piastrino di mio zio !!!! Gennaio 2011
  • 76. 1920 12454 (42) C ROGGERINI PIE- TRO DI GIUSEPE E CABRINI CRI- STINA GORNO BERGAMO Da notare GIUSEPE con una sola “P” Sul piastrino, tramite macchine punzonatrici, sono trascritti i dati matricolari del soldato quali: la classe di leva, il numero di matricola, il numero di riferimento del distretto di arruolamento, il cognome, il nome, la paternità, la maternità, ed infine il comune di residenza e la provincia.
  • 77. Venerdì 21 gennaio 2011 Nel frattempo rintracciamo l’acquirente tramite il feedback su ebay, gli scriviamo, ci risponde immediatamente, è italiano, lo contattiamo telefonicamente. E’ contento che il piastrino torni alla famiglia. Venerdì 28 gennaio 2011 Ha spedito il piastrino per posta celere Martedì 1 febbraio 2011 Arriva il “piastrino” per posta, grande emozione per tutti! Martedì 1 febbraio 2011 Informiamo tutti i parenti Recuperiamo un po’ di lettere che lo zio scrisse a casa Gennaio 2011
  • 78. Riemergono tanti ricordi … … tanta umanità … … e qualche lacrima. Gli zii recuperano e ci mostrano le lettere di Pietro dal fronte … Gennaio 2011
  • 80. Scriviamo al russo che ha messo in vendita il piastrino su ebay Stiamo cercando di individuare la zona esatta del ritrovamento; abbiamo chiesto al venditore che ci ha indicato la zona presso il campo di prigionia di Tambow Oblast Gennaio 2011 Ecco quanto ci ha segnalato: “Hallo, ich werde bei Mann fragen wo hatt er diese Plate gefunden. ich glaube das kommt aus Lager für italienisch Soldaten in Tambov Oblast Russland.Tambov Kreis.” "Ciao, verificherò con l'uomo dove aveva trovato questo piastrino. Penso che venga dal campo per i soldati italiani nella zona di Tambov Oblast“.
  • 81. Dalle poche informazioni che stiamo raccogliendo possiamo ipotizzare che Pierino non cadde subito in battaglia, ma venne fatto prigioniero e probabilmente deportato in un campo di prigionia nella regione di Tambov parecchi chilometri più a nord del fiume Don e lì probabilmente trovò la morte come tanti, troppi, suoi commilitoni. Google Maps Gennaio 2011
  • 82. Dario, grazie per le premure. Per quanto riguarda la mia partecipazione al ritrovamento poco ho fatto.., e non amando la ribalta, gradirei rimanere un anonimo "studioso" ed appassionato di storia. Le cose care e personali rimangano a voi, io gradirei solo avere l'esatta appartenenza al corpo (battaglione, reggimento, divisione) ed ultima dislocazione d'area. Le parole del signore russo, rivelano che probabilmente non cadde nella famosa battaglia di Nikolajevka, ma venne fatto prigioniero (Tambov Oblast - comprensorio di Tambov, molto vasto) ed ivi perì. Purtroppo di reali certezze sulla vera sorte ed ubicazione delle salme, difficilmente se ne potranno avere. Questi signori sono sempre assai vaghi nei dettagli ... Gennaio 2011 Indicazioni ricevute dallo storico che aveva acquistato il piastrino dal russo su ebay (una persona straordinaria) …
  • 83. … aggiungo una nota alle ultime righe che ti ho già scritto. Dalle varie letture di reduci e testimonianze, purtroppo i piastrini raramente seguivano fino all'ultimo i militi. In particolare durante la ritirata, le catenelle vennero utilizzate per i più disparati usi, (come lacci per gli stracci ai piedi!) con perdita spesso della piastrina (a volte dicevano addirittura che portava male averla al collo...). Gennaio 2011 Immagine tratta dal web Spesso la polizia politica russa (NKVD) le sequestrava immediatamente, (per avere notizie fresche sull'entità delle forze in campo) ancor prima di entrare in un campo di concentramento "ufficiale" come poteva essere quello di Tambov, con conseguente declinazione orale delle proprie generalità ... figuriamoci cosa potevano spesso trascrivere i russi di allora …
  • 84. … Il prigioniero era spogliato di tutto. Il caduto, oltre che della vita, poteva aver perduta l'identità a seguito di tutte le immani vicissitudini che capitavano, incluso lo smarrimento fortuito o volontario del piastrino. Questo per ribadire che le dichiarazioni di questi "recuperatori-mercanti" penso, vadano trattate con estrema cautela. Dei piastrini quindi se ne ignora la vera storia come, a volte, dei caduti o dispersi. A presto Prigionieri italiani dell'ARMIR (tratta dal web) Gennaio 2011
  • 85. La notizia sui giornali locali e nazionali
  • 94. U.N.I.R.R. Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia Reduci della Prigionia, Famiglie dei Caduti e dei Dispersi http://www.unirr.it/ MINISTERO DELLA DIFESA Banca dati dei Caduti in Guerra http://www.difesa.it/Il_Ministro/ONORCADUTI/Pagine/Amministrativo.aspx
  • 95. Esempio di risultato ottenuto cercando: - Luogo di nascita: GORNO - Provincia di nascita: BERGAMO http://www.unirr.it/risultati-ricerca