Panoramica introduttiva e generale del problema che colpisce il Made in Italy nel settore alimentare, la contraffazione. Denominato anche Italiana Sounding.
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Italian sounding
• Che cos’è?
E’ un’espressione utilizzata per indicare l’imitazione
che colpisce i prodotti del comparto agro-
alimentare italiano, tutelati da DOP e/o IGP.
• Quali paesi interessa?
L’Italia come paese danneggiato; U.S.A., Brasile,
Argentina, Australia tra i paesi emulativi.
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I prodotti più imitati sono:
– Formaggi tipici
– Pasta
– Sughi
– Conserve di pomodori
– Olio d’oliva
– Aceto
– Salumi
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Origine
• Alla base del fenomeno è possibile inserire i flussi emigratori
che interessarono l’Italia dall’inizio del Novecento fino alla II
G.M.
Ad oggi gli italiani negli Stati in esame sono:
Argentina 205.026
Australia 236.606
Canada 345.568
Stati Uniti d’America 400.488
(fonte: http://peoplemove.in)
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• All’epoca, difatti, la massiccia emigrazione verso
l’America e l’Australia, determinarono l’affermarsi di
comunità italiane che andarono a determinare il
bisogno di una contiguità alimentare con quelli che
erano i loro costumi gastronomici.
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• Molti dei prodotti al centro delle controversie commerciali sono il frutto di
imprese create da italo-americani instaurati nel paese di accoglienza e poi
acquistate da multinazionali che ne hanno standardizzato la produzione e
“brandizzato” l’origine italiana attraverso pervasive campagne di
marketing e beneficiando della grande distribuzione.
• I prodotti che vengono così immessi nel mercato, altro non sono che
semplici imitazioni dell’originale e tutelato prodotto italiano, il quale
difficilmente può competere e prevalere sul sistema delineatosi.
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Le conseguenze …
• Danno economico: nel 2011, nei
soli U.S.A. corrispondeva a 3 mld
di euro, la spesa fatta dai
consumatori americani
nell’acquisto di queste imitazioni.
Ciò, oltre a determinare un danno
verso i nostri produttori ed il
nostro export, va anche a
discapito degli stessi consumatori
che non ritroveranno nel
prodotto quelle caratteristiche
organolettiche tipiche dei
prodotti ai quali il nome potrebbe
far pensare.
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• I prodotti originali non riescono a competere con le
imitazioni per via delle politiche di prezzo applicate
su di queste.
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• Il punto di scontro più grande si verifica nella tutela internazionale dei
prodotti in qualità di proprietà intellettuale.
All’interno del nostro ordinamento giuridico, così come all’interno
dell’UE(Reg. 510/2006), ai prodotti certificati DOP e/o IGP viene
riconosciuta una specifica proprietà intellettuale e sebbene negli USA
l’Italian Sounding, tecnicamente, non va a danneggiare alcun tipo di
proprietà intellettuale, l’utilizzo di assonanze italiane è un danno per quei
produttori che per ottenere quel riconoscimento hanno investito molte
risorse.
• La materia delle Indicazioni Geografiche dei prodotti è stata oggetto di
diversi accordi internazionali negli ultimi due secoli:
– Convenzione di Parigi (1883)
– Accordo di Madrid (1891)
– Convenzione di Lisbona (1958)
– Accordi TRIPs (1994)
Dispute sui trattati
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“TRIPs”
• The Agreement on Trade Related Aspects of
Intellectual Property Rights, si tennerò in
conclusione dell’Uruguay Round (iniziato nel 1986) a
Marrakech il 15 aprile del 1994. Questo accordo
doveva vincolare tutti i Paesi appartenenti all’OMC,
affinchè i propri ordinamenti interni rispettassero dei
requisiti specifici in materia di proprietà intellettuale.
• Tre furono gli articoli destinati alle indicazioni
geografiche, presenti nell’Accordo: art.22
(protezione dei consumatori), art.23(specifico per
vini e liquori), art.24 (Grandfather clause).
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Grandfather clause (art.24)
• E’ l’articolo più interessante in quanto lascia valido l’utilizzo di
quei marchi contenenti indicazioni geografiche di altri paesi
del TRIPs, nel caso in cui fossero stati registrati negli anni
precedenti agli accordi.
Inoltre possono essere utilizzate liberamente quelle
indicazioni geografiche che nel paese usufruttuario sono
diventate di utilizzo comune.
• Il contenuto dell’art.24 dei TRIPs, ben si sposa con il sistema
di protezione del marchio applicato negli U.S.A. ove non è
possibile registrare un’indicazione geografica nel caso in cui
questa sia già insita in un marchio già registrato negli States.
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Possibili soluzioni negli U.S.A.
• Riuscire ad ottenere dall’USPTO, tramite un’attività non
produttrice, il “certification mark” che garantisce la
provenienza e la qualità del prodotto. Tuttavia il c.m. non è
limitato all’agroalimentare, non vengono fatti accertamenti
qualitativi e l’USPTO è un istituto privato.
• “ cease and desist” trattasi di una lettera che intima a terzi la
cessazione di un comportamento lesivo dei diritti d’autore (ad
es.: si viola un marchio)
• Attivare campagne di sensibilizzazione ed informazione dei
consumatori, beneficiando del fatto che i soggetti in
questione sono spesso appartenenti a ceti con un reddito pro-
capite piuttosto elevato.
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Considerazioni
La materia in questione è molto delicata per quanto
concerne i riferimenti normativi internazionali. Ma ancor
più delicata è per via del fatto che, sebbene i nostri
prodotti italiani all’estero vengano imitati, non si può
negare che l’Italia sia il primo paese in Europa in
relazione al consumo di beni contraffatti.
Inoltre non si può andare a tutelare il prodotto
agroalimentare all’estero, fin tanto che all’interno del
territorio ci si scontri con sacche di popolazione di
un’ignoranza inaudita che danneggiano irreparabilmente
il territorio e la sua reputazione.
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Bibliografia
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