Seminario sulla combustione di biomasse di scarto svoltosi il 9 marzo 2012 a Treviso
Comunicato inserito nelle news del sito del Consiglio Nazionale dei Chimici, in data 28.8.2012
I link citati rinviano alla copiosa documentazione on-line, che può essere di interesse per chi si occupa di emissioni e biomasse, sia per il controllo (pubblico) che come consulente (privato)
1. La combustione di scarti legnosi nel distretto del mobile trevigiano: i risultati di un
triennio di monitoraggi ARPAV presentati nel seminario di Treviso del 9 marzo 2012
In un affollato incontro presso la sede della Provincia di Treviso si è svolto il Seminario
"Impianti di combustione a scarti di legno - controllo tecnico analitico delle emissioni prodotte
e raffronto con il quadro normativo di settore", nel quale sono stati presentati i risultati dei
controlli svolti da ARPAV (dip. di Treviso) su di un campione di caldaie industriali alimentate a
biomasse, nel periodo 2009 - 2011.
L'iniziativa è legata all'esistenza di un importante distretto del mobile in Provincia di Treviso,
con peculiari problemi ambientali, relativi principalmente alle emissioni in atmosfera dagli
impianti di verniciatura e dalle caldaie, alimentate con scarti di legno derivanti dalle
lavorazioni.
Riguardo alle emissioni delle caldaie, tema dell’incontro, si contano 57 impianti autorizzati alla
combustione di rifiuti legnosi. I controlli svolti da ARPAV, considerati nello studio, hanno
coinvolto 12 impianti a legno trattato (scarti di truciolare, MDF e similari) e 5 a legno vergine
(cippato, scarti da lavorazione di tavolame grezzo), quindi un campione significativo.
La copiosa documentazione tecnica è reperibile nei siti internet di Provincia e ARPAV agli
indirizzi:
http://ecologia.provincia.treviso.it/dettaglio_pubblicazione.asp?idunita=1&IDPubb=83
(raccoglie tutti gli interventi presentati)
http://www.arpa.veneto.it/arpav/chi-e-arpav/file-e-allegati/dap-treviso/aria/relazione
%20Impianti%20di%20combustione_Daniel.pdf
(link diretto alla relazione di ARPAV)
Dal sito della Provincia si può scaricare la seguente documentazione, presentata al
seminario:
- Introduzione normativa
- Possibili azioni di intervento
- Metodiche analitiche e modalità di campionamento
- Impianti di combustione a scarti di legno - Normativa
- Relazione finale
- Organizzazione dei controlli c/o A.R.P.A.V. Dipartimento di Treviso
- Cicli produttivi, impianti di combustione e termici
- Biomasse dall'industria del legno in Veneto
- Impianti di combustione a scarti di legno
- Introduzione normativa Rifiuti
Senza entrare nel dettaglio degli argomenti amministrativi e normativi, ampiamente trattati,
alcuni degli aspetti più salienti emersi, relativi alla parte chimico/analitica, si possono
sintetizzare nei punti seguenti:
- per le caldaie a biomasse vergini, il parametro più critico sono le polveri: in assenza di filtri
ad alta efficienza (es. a maniche) non è possibile rispettare il limite di 100 mg/Nm 3 per le
Polveri Totali (impianti di potenza < 3 MW);
- per le caldaie che utilizzano legno trattato, vi è una criticità legata agli Ossidi di Azoto,
dovuta al contenuto relativamente elevato di Azoto combinato nel combustibile, derivante
2. dalle colle a base di resine ureiche; in assenza di impianti di abbattimento dedicati, si
riscontra il superamento pressochè sistematico dei limiti per gli NOx (400 mg/Nm 3 espressi
come NO2)
Questi due problemi, peraltro ben noti e assodati nella letteratura internazionale, vanno quindi
a incidere direttamente sulle caratteristiche tecniche richieste agli impianti in fase di nuova
autorizzazione o di rinnovo e ne condizionano pesantemente la convenienza economica,
specialmente dal punto di vista della gestione.
Un’altra questione emersa dai controlli sulle caldaie a legno trattato è stato il riscontro di
diversi superamenti dei limiti relativi al parametro Diossine (0,1 ng/Nm 3 come I-TE), aspetto
tuttavia più difficile da inquadrare, in quanto non sistematico come i precedenti, ma non per
questo trascurabile.
Nella documentazione sopracitata vi sono numerosi elementi di interesse, sia per chi svolge
attività di consulenza nel privato (es. modalità e norme tecniche applicate) che per i tecnici
pubblici (orientamenti in merito alla normativa, impostazione dei controlli, modalità pratiche di
svolgimento).
E’ stato accennato infine alla ricorrente richiesta di distinguere, tramite l’analisi di campioni,
tra residui (segatura) di legno “vergine” e “trattato”, essendo quest’ultimo preponderante
come disponibilità, e spesso difficile da distinguere “a vista”. Il problema si pone
principalmente per i controlli “fiscali”, quando non è possibile ricostruire tutta la filiera di
produzione della biomassa, che rimane il metodo di verifica più sicuro.
Una soluzione per uno screening efficace e poco costoso è l’analisi dell’Azoto Totale: mentre
il legno vergine ha tenori, che (abbondando) sono generalmente inferiori allo 0,3%, i pannelli
in MDF/truciolare (i più usati) con colle a base di resine ureiche/melaminiche raggiungono
usualmente livelli del 4 – 5 %. Valori inferiori si hanno nei multistrati/compensati che utilizzano
altre tipologie di colle, ma sono poco usati nel settore del mobile da arredo.
Vale la pena ricordare che il valore limite Azoto < 0,3 % (metodo EN 15104:2011) è stato
adottato dalla norma europea (volontaria) EN 14961-2 per il “pellet” di migliore qualità (A1)
destinato all’uso domestico.
Un passaggio successivo di conferma può essere l’analisi della Formaldeide Totale
(combinata), che in una serie di campioni di pannelli truciolare/MDF è stata riscontrata
nell’intervallo 6 – 15 grammi/Kg. I tenori quindi sono abbastanza elevati da non aver bisogno
di metodi di analisi sensibili, ma è necessaria una idrolisi preliminare della resina, da eseguire
in condizioni blande per evitare la formazione di interferenti per il metodo di analisi prescelto.
Questo approccio è stato sperimentato con successo, in forma almeno preliminare, in una
tesi di laurea della Facoltà di Scienze dell’Università degli Studi di Venezia (Prof. Pavoni,
laureando E. Polo), con il contributo di ARPAV.
L’analisi della formaldeide “libera” (parametro normato per le emissioni indoor dei pannelli)
non ha alcun significato, al fine di verificare l’origine del materiale, in quanto dipende
essenzialmente dal grado di polimerizzazione della resina.
La difficoltà di questo approccio analitico sta nel fatto che, non essendovi indicazioni tecniche
accettate a livello normativo, il tutto si configura come una perizia, affidata alla piena
responsabilità dell’esecutore, normalmente non alla portata di strutture dedicate
esclusivamente alle analisi.