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ISTITUTO DI IGIENE DELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA
DIRETTORE PROF. COMM. ODDO CASAGRANDI

Dott. LIVIO ZAVA
Assistente effettivo nell'Ospedale Civile di Treviso

L'ANCHILOSTOMIASI
IN COMUNE DI TREVISO
TESI DI SPECIALIZZAZIONE IN IGIENE PUBBLICA
Atti dell' Istituto di Igiene 1939 XVII
TREVISO
S. A. TIP. EDITRICE TREVIGIANA
1939 XVII

(scansione e conversione OCR a cura di Tiziano Vendrame, 2005)

PREMESSA

E' doloroso (ma bisogna d'altra parte arrendersi all'evidenza dei fatti)
constatare che in Italia, dove avvenne la scoperta del parassita dell' «Anemia
del Gottardo» e quella della cura specifica o ritenuta tale fino a poco tempo
fa, si debba ancora parlare di anchilostomiasi e della sua terapia e profilassi.
L'anchilostomiasi ha tuttora in Italia discreta diffusione e mentre era
ritenuta una malattia dei fornaciai e dei minatori, si è visto successivamente,
che essa ha tendenza ad insorgere e a diffondersi nelle zone rurali, sopratutto
là dove la costituzione argillosa del terreno, l'umidità e la temperatura
favoriscono la vita del parassita e lo sviluppo delle rispettive uova e larve.
Occorre tuttavia segnalare che fra le località a favorevoli condizioni
ambientali alcune, come quelle adibite a cultura orticola, sono le preferite,
poichè in genere vi si fa largo uso di concimi di provnienza umana
(contenuto dei pozzi neri). E' quanto, del resto, si può rilevare scorrendo le
notizie epidemiologiche più recenti pubblicate da Autori italiani fra cui
ricordo il MAZZITELLI che nel suo studio epidemiologico generale
sull'anchilostomiasi riporta una utile carta nosografica d'Italia e riferisce vaste
notizie bibliografiche e interessanti episodi epidernici inediti o poco noti.
Parte I.
RAPPORTO TRA INFESTIONE E NATURA
DEL SUOLO

L'esistenza e più ancora lo sviluppo del parassita sono indubbiamente
legati a condizioni particolari di clima come molti autori hanno facilmente
constatato, osservando la distribuzione delle diverse zone infestate. Risulta
infatti che maggiormente colpite sono le regioni calde e che l'infestione va
diminuendo man mano che dai paesi tropicali si viene verso le zone
temperate, e si osservò che tali particolari condizioni di clima si avverano
quando il lavoro si svolge nel sottosuolo od anche all'aperto, ma in
particolare in ambiente caldo-umido. Sicché l'anchilostomiasi in Europa
parve doversi ritenere specifica per certe classi di lavoratori costretti a
lavorare in deteminati ambienti e fu considerata perciò malattia dei minatori,
delle masse operaie addette a lavori di scavo, dei fornaciai, ed in particolari
circostanze, dei lavoratori dei campi, specialmente se giardinieri od ortolani.
Inoltre recentemente il MAZZITELLI ha fatto osservare che dagli studi
di vari Autori sulla costituzione oro-idrografica delle varie zone d'infestione e
più specialmente sulla natura stessa del terreno, si può constatare come le
plaghe infette rispondano sempre ad analoghe condizioni. Trattasi infatti di
superfici lacustri, di bassure poste lungo le vallate e alle foci di fiumi, di
località acquitrinose o irrigue di tratti di pianura, di fossati e stagni situati alle
falde dei monti, di pianori con acque morte anche se posti ad altezze
considerevoli e persino di terreni arati e coltivati ad ortaglie, che in seguito a
forti pioggie si rendono pozzanghere per il mancato smaltimento delle acque
superficiali.
Particolari rilievi al riguardo furono fatti da G UERRA - COPPIOLI nel
1913 il quale, nello studio dell'anchilostomiasi nell'Umbria, con-
-8statò che essa seguiva i corsi d'acqua: risultavano infatti colpite la
bassa vallata del Tevere e le valli del Nera, del Topino, del Velino, del
Chiana, del Fosso Grande, del Nestore, del Chiasciò. Similmiente per la
provincia di Chieti, dallo studio di BRUNI Enrico risultò che i 400 casi da lui
constatati in ortolani di 15 paesi dell'Abruzzo Citeriore, sono raggruppati o
disseminati lungo il litorale tra i fiumi Pescara e Moro sulle sponde
dell'Ofanto, del Dendolo, del Venna, dell'Ariello.
Pure il BIANCHINI aveva fatto osservare fin dal 1909 che
l'anchilostomiasi in Provincia di Firenze risultava distribuita sulla destra
dell'Arno, a monte della città, dove s'incontrano orti e fabbriche di mattoni, e
che altri focolai di anchilostomiasi risultavano scaglionati in prossimità delle
rive dell'Arno, a valle della città, per tutto il corso del fiume sino al limitare
del territorio pisano. Nè si può dire che in questi tratti l'infestione sia oggi
scomparsa, poichè in Provincia di Firenze le denuncie sono di tutti gli anni.
Del resto le epidemie che si erano svolte nell'alta Italia, nel Pavese, nell'Agro
di Cremona, nel Vercellese e più particolarmente nel Padovano avevano
colpito paesi e località agricole che presentavano le stesse condizioni
topografiche.
Dalle osservazioni sulla natura del terreno eseguite nelle varie zone
infestate, è risultato che ovunque lo stato malsano del terreno era legato a
stratificazioni argillose più o meno superficiali, e perciò non può sorprendere
la diffusione in più vaste proporzioni anche in Italia quando si pensi che la
costituzione argillosa del terreno risulta assai frequente. Le argille però
presentano consistenza e caratteri diversi secondo la loro provenienza. Per
diversi Autori il facile attecchimento dell'infestione in certe zone anzichè in
altre, dipende dalla diversa costituzione dell'argilla, avendo le larve
dell'anchilostoma bisogno per potersi sviluppare di un terreno argillosoacquitrinoso meglio se costituito da argilla assai fine a consistenza poltacea
colloidale, mentre lo sviluppo dell'uovo e delle larve vengono ritardati o
risultano nulli se il terreno è costituito da argilla densa e compatta.
Lo STARNOTTI osserva che lungo le rive dell'Arno, in prossimità delle
quali risultano scaglionati vari focolai dell'infestione, viene a depositarsi
un'argilla assai fine, tanto da rendersi poltacea in periodo di pioggia,
proveniente dalla scomposizione del macigno (Albarese) tanto comune in
quella regione. La stessa argilla viene utilizzata per
-9fabbricare tegole e mattoni nonchè le belle terrecotte artistiche fiorentine.
Una preziosa osservazione sul contenuto tutt'altro che calcare del
territorio infestato dall'anchilostomiasi fu fatta recentemente dal BERTINI
nell'Istituto di Igiene dell'Università di Firenze. Studiando la diffusione
dell'anchilostomiasi in Provincia di Firenze, rilevò come tutti gli infestati
abitavano e lavoravano in un terreno irriguo che presentavasi povero di
carbonato di calcio o non ne conteneva affatto. Dall'esame di cinquanta
diversi campioni di terra prelevata, otto non contenevano che traccie di
calcare, dieci ne contenevano meno dell'1% e gli altri dal 3 al 9%. Nessun
terreno poteva dirsi veramente calcare poichè, in linguaggio agronomico, i
suoli veramente calcarei debbono possedere dal 30 al 90 % di carbonato di
calcio.
Concludendo, il terreno in cui si sviluppa l'infestione è formato
ovunque da zone in cui le spogliazioni torrenziali delle montagne producono
la formazione di argille a finissima grana. Con questo ci si può facilmente
rendere ragione del perchè la malattia non abbia mai potuto allignare nelle
Puglie ove l'aridità del suolo è nota, essendo il sottosuolo costituito da un
estesissimo lastrone calcare molto superficiale che si estende per tutto il
Tavoliere prolungandosi fino a Lecce.
I PORTATORI
Col nome di «portatori di anchilostoma» si considerano quegli
individui, i quali, albergando nel proprio intestino dei parassiti, pur tuttavia
non ne risentono danno e clinicamente si dimostrano sani.
Non sono molti anni che è ammessa l'esistenza di questi semplici
portatori; soltanto un ventennio, quantunque il DE RENZI a proposito del
tricocefalo, avesse constatato già nel 1882 che a lato dei malati, sia pure lievi
e a volte trascurati, esistevano dei portatori del parassita clinicamente sani; ed
analoga osservazione fin dal 1901 avesse fatto il SICCARDI per
l'anchilostoma, affermando doversi differenziare gli anchilostomiasici dagli
anchilostomo-anemici.
Furono le osservazioni fatte a Berlino dal GERHARDT e quelle fatte da
altri Autori studiando l'infestione nell'isola di Portorico che attirarono
l'attenzione.
Su questo importante capitolo il GERHARDT osservò in negri di
- 10 Berlino che non accusavano alcun disturbo, la presenza
dell'anchilostoma, mentre quasi contemporaneamente nell'isola di Portorico
molti Autori arrivarono alle più diverse supposizioni constatando che la
popolazione prevalentemente negra della costa era molto meno travagliata
dalla malattia dì quella prevalentemente bianca dell'interno. Alcuni ammisero
che i negri possedessero un'immunità congenita per l'anchilostomiasi, mentre
il MALVOZ, basandosi sul fatto che quando l'anchilostomiasi esiste da lungo
tempo in un luogo, presenta caratteri attenuanti, suppose trattarsi di immunità
acquisita. BRIANÇON e CALMETTE prospettarono invece l'ipotesi
dell'esistenza di ceppi parassitari di diversa virulenza, alcuni dei quali dotati
di virulenza tanto attenuata da esser incapaci di dare origine a una
sintomatologia rilevabile. Ma per la maggior parte degli Autori, l'esistenza di
questi portatori, non altrimenti, che la diversa gravità delle manifestazioni
cliniche, si spiega dando esclusiva importanza al numero di parassiti presenti
nell'organismo. Sono di questo parere SMILLIE , AUGUSTINE, e in Francia il
GARIN. Questi Autori ammettono una simile tabella:
Fino a 25 ,
da 25 a 100
da 100 a 500
da 500 a 1000
da 1000 a 3000

parassiti portatore
»
forma leggera
»
forma di media gravità
»
forma grave
»
forma gravissima

Dobbiamo però far presente che, se pure la quantità di parassiti ha
importanza per determinare le qualità di portatore, questa condizione non è però
sufficiente da sola.
Il CIRLA in 35 conteggi compiuti in individui infestati ma cliilicamente
sani, rilevò costantemente, un numero basso di parassiti, mai superiore a 55. Si
vede dunque che la cifra di 25, riportata dagli Autori sopra nominati, non è fissa.
Lo stesso Autore inoltre ebbe ad osservare alcuni casi di parassitati, tre con 7
anchilostomi, uno con 9, e due con 13, che non si dovevano considerare come
sempi ici portatori perchè presentavano una si ntomatologia abbastanza netta,
sebbene di grado lieve. D'altra parte constatò in 7 casi, in individui che apparivano
perfettamente sani, da 49 a 55 anchilostomi.
E' chiaro quindi che altri fattori debbano contribuire, oltre il fattore numero,
a mantenere nell'organismo infestato il carattere di portatore.
- 11 Fin dal 1908 il MESSEDAGLIA aveva rapportato le diverse forme cliniche
della malattia non già al quantitavo numerico dei parassiti, ma alla differente
costituzione organica, a seconda dell'indirizzo morfologico individualistico. Gli
individui gracili e longilinei, appartenenti alla prima combinazione morfologica di
DE GIOVANNI, davano le manifestazioni più serie e prolungate presentando
prevalentemente dissesti cardiaci. Gli individui beri costituiti, robusti e resistenti
della seconda combinazione potevano tollerare, senza quasi avvedersi, l'infestione,
oppure presentare manifestazioni cliniche mitissirne. Non così i soggetti della terza
combinazione, con abbondante sviluppo cavitario; in essi era frequente una
sintomatologia addominale con disturbi epatici.
Secondo SALAMITI e CUNEO fattore importante a mantenere il carattere di
portatore è il complesso delle condizioni di ordine amblientale-personale.
L'alimentazione abbondante, la vita condotta piuttosto comodamente senza
strapazzi, la ricchezza di sole e di luce contribuiscono a mantenere il carattere di
portatore sano, aumentando tutti i poteri di resistenza. Essi hanno infatti trovato
gran numero di portatori nella popolazione ligure dedita all'orticoltura e costituita
prevalentemente di piccoli proprietari benestanti, usanti spesso di alimentazione
abbondante, altamente vitaminica, specialmente ricca di agrumi, olive fresche,
pomodori; e viventi in un clima dolce, in paesi ventilati dal mare e con ricca
insolazione per gran parte dell'anno.
Un'altra possibilìtà può avere una certa influenza: l'epoca dí infestazione.
DEVOTO infatti osservò che molti individui con carattere di portatori si
trovano tra quelli che hanno già subito una cura qualche anno, prima. Le uova di
anchilostoma trovate nelle feci di costoro, possono derivare da parassiti sfuggiti
all'azione del farmaco. Si tratterebbe quindi di una guarigione apparente. M ELVOZ
ammette per. questi vecchi infestati un aumento di poteri di resistenza di fronte ai
tossici eliminati dal parassiti ed inoltre una minore virulenza di questi ultimi,
spiegabile supponendo che i parassiti, pur rimanendo attivi e in grado di muoversi e
di accoppiarsi, subiscono una depressione della loro vitalità per opera degli
antielmintici. In questo concetto cronologico sulla determinazione del carattere di
portatore rientrano anche, secondo CIRLA, quei casi di individui che si possono
considerare di recente infestati in base al segno subbiettivo del
- 12 prurito dei piedi ed alle gambe determínato dalle larve che attraversano la pelle. In
tali casi si pensa che le larve penetrate nell'organismo non siano giunte ancor tutte a
completa maturità, e che quindi l'individuo, trovandosi ancora in piena efficienza
reattiva, rimanga portatore per qualche tempo finchè non prevalga l'azione
dell'anchilostorna sui suoi poteri di difesa.
Concludendo, a determinare il carattere di portatore, concorrono diversi
fattori:
1) numero dei parassiti;
2) condizioni di ambiente in cui vive l'infestato (alimentazione, condizione
sociale);
3) epoca in cui l'infestione è avvenuta;
4) la costituzione organica.
**
I portatori di anchilostoma si mantengono sani fino ad un certo punto. Un
portatore si può considerare come un individuo in bilico tra la salute e la malattia
ed è facile che da un momento all'altro egli cada da una parte oppure dall'altra.
Felicemente si esprime il GARIN, chiamando il portatore di anchitostoma un
«candidato all'anemia ».
E' possibile che il portatore clinicamente sano diventi sano anche anatomopatologicamente, se persistono le condizioni di ambiente sfavorevoli ad una nuova
infestazione, poiché, essendo la vita degli anchilostomi considerata di sei anni
circa, dopo questa epoca essi si staccano dalla mucosa intestinale e si eliminano
spontaneamente.
Al contrario il portatore sano può passare alla qualità di amrnalato per
svariate cause. Se egli vive in zone infette esponendosi a nuove infestazioni, nuove
larve penetreranno nel suo organismo, e così aumenterà il numero di vermi nel suo
intestino finchè i poteri di resistenza avranno a soccombere di fronte al maggior
numero dei tossici eliminati e cominceranno allora ad apparire i sintomi clinici
della malattia. Ma secondo recenti ricerche sembra che per la zeinfestazione non
sia nemmeno necessario che l'individuo viva in luoghi infetti.
Il BACIGALUPO nel 1935 ha rilevato la possibilità di un'autoinfestazione
sottoungueale scoprendo uova in evoluzione e larve sotto
- 13 le unghie dei soggetti spedalizzati, i quali erano già stati trattati da poco e
presentavano periodicamente uova di anchilostorna nelle feci. Si potrebbe pensare
che tale evenienza possa verificarsi benissimo anche nei portatori.
Oltre che per reinfestazione, il portatore può passare a malattia, quando, pur
rimanendo invariato il numero dei vermi, i suoi poteri di resistenza diminuiscano
per una qualsiasi causa. Il che può accadere sia per denutrizione oppure per il
sopraggiungere di malattie, e nella donna per la gravidanza ed il puerperio. C IRLA
in tre giovani contadine che non avevano mai avuto nessun disturbo in gravidanza,
riscontrò i segni dell'anemia, nel primi giorni del puerperio; mentre in altri tre casi
osservò la comparsa dei disturbi nella seconda metà della gravidanza. Il medesimo
autore riferisce inoltre due casi, in cui i sintomi della malattie si resero evidenti
durante la convalescenza da una febbre influenzale.
L'importanza del problema dei portatori dal lato sociale, non può sfuggire.
Sono essi che, non individuati, diffondono l'infestione eliminando continuamente le
uova del parassita. Tutti gli Autori sono d'accordo nel considerarli piu pericolosi
degli stessi ammalati. Solamente il TENHOLD non è di questo parere, sostenendo
che i portatori, ospitando pochi parassiti, emettono poche uova e quindi
difficilmente possono diffondere l'infestione. Ma l'obbiezione del TENHOLD non
regge, poichè se è vero che le feci del malato ricche di uova sono in grado di
diffondere più largamente l'infestazione che non quelle del portatore, è pur vero
che il portatore rappresenta un pericolo subdolo che sfugge all'osservazione medica
e quindi continua ad emettere uova per un tempo assai più lungo di quanto non
possa fare un malato destinato a giungere presto o tardi all'osservazione medica e
quindi costretto a curarsi.
Il portatore inoltre può portare l'anchilostomiasi in luoghi indenni e
contagiare interi centri industriali ed agricoli. PIEUR e FURST riportano che le
miniere dello Shantung vennero infestate da sei operai portatori che non erano stati
riconosciuti come tali. Così pure le miniere di Bremberg in Ungheria, conobbero
l'infestione a causa di un solo operaio portatore da miniere infestate. E molti altri
esempi si citano in questo senso.
- 14 Quindi per gli scopi profilattici non basta curare gli anchilostomiasici
evidenti, occorre anche identificare i portatori e curarli. Solo così la lotta sarà
efficace contro la malattia.
Come riconoscere un portatore? Clinicamente egli si presenta al nostro
esame del tutto normale. Solo facendo l'esame del sangue potremo trovare
un'eosinofilia di grado variabile.
D'altronde questa eosinofilia è un segno di probabilità non di certezza. Il
mezzo più sicuro a nostra disposizione resta sempre l'esame delle feci, poichè i
metodi biologici (deviazione del complemento, intradermoreazione, ecc.) non
hanno ancora dato risultati sicuri.
Con esami sistematicamente ripetuti il portatore potrà sempre venir
scoperto e quindi curato fino ad esame negativo.
Parte II.
L'ANCHILOSTOMIASI IN COMUNE DI TREVISO
RICERCHE
A S. Bona Vecchia, frazione del Comune di Treviso situata a nord della città,
alla distanza da questa di circa I Km. e mezzo, esiste un raggruppamento di case, i
cui abitanti sono in grandissima parte affetti da anchilostomiasi.
Il primo caso riscontrato, sembra si sia verificato una ventina di anni or sono in
una donna ora defunta, certa Biscaro Maria in Minuto, madre di Florian Angelina
essa pure infestata nel 1933. La B. Maria in Minuto fu allora ricoverata in Ospedale
a Treviso ed ivi curata, a quanto mi risulta, col Timolo.
Come la prima ammalata abbia contratto l'anchilostomiasi non è dato di sapere:
bisogna notare però che alcuni abitanti di detta località cercano temporaneamente
lavoro altrove, sia in patria che all'Estero, ed è pure da ricordare che nel periodo
1917-1918 gli stessi abitanti furono in continuo rapporto con le truppe che
partivano per il fronte sulla Piave o che ne tornavano in riposo. Secondo altri la
malattia sarebbe stata importata dal Sud America e più precisamente dal Brasile dai
vecchi della famiglia Polo, morti per grave anemia negli anni della grande guerra. Il
più anziano dei fratelli Brazzalotto, famiglia gravemente infestata e che abita in tale
zona, mi riferiva poi tempo addietro, di aver sentito dire che nella casa da loro
attualmente abitata, morirono una trentina di anni fa, i vecchi Fattuto, colpiti da
grave anemia non meglio identificata dai medici di allora.
La Minuto fu dimessa dall'Ospedale, a quanto riferirono i famigliari, guarita.
Da allora in detta località si ripete ogni tanto qualche caso di anchilostomo-anemia;
i pazienti furono sempre speda-
- 16 -

lizzati e curati con vari antielmintici (specialmente col Timolo e Tetracloruro di
carbonio).
In questo modo, nel primi mesi del 1932 Si presentò al Dott. Plateo medico del
Comune di detta località, certa Brazzalotto Amabile affetta da spiccata anemia:
praticato un accurato esame generale della paziente, ed escluso che l'anemia potesse
derivare da altra forma morbosa, visto anche il caratteristico colore giallo limone
della cute della malata, quel leggero grado di edema, che colpisce la faccia di tali
pazienti, la lucentezza della pelle e quell'aspetto imbambolato che li caratterizza, e
ricordando poi che nella località abitata dalla paziente, era stato precedentemente
segnalato ed accertato qualche caso di anchilostomiasi, il medico pensò si dovesse
trattare di un caso di anemia da anchilostoma. Tale sospetto divenne certezza dopo
che dall'esame delle feci, praticato nel laboratorio d'Igiene Provinciale di Treviso,
risultò che queste contenevano numerosissime uova di anchilostoma. Fu allora che
l'allora Ufficiale Sanirario di Treviso, stabilì di far estendere la ricerca delle uova di
anchilostoma nelle feci di tutti gli abitanti di detta zona. Nell'anno accademico 193233 in una sua tesi di laurea sostenuta presso la R. Università di Padova il Dott. Plateo,
figlio di quello precedentemente nominato, descriveva specialmente dal lato clinico e
terapeutico una zona di endemia di anchilostomiasi in S. Bona di Treviso. Il Plateo
esegui l'esame delle feci degli abitanti della località infestata, ripetendolo dopo una
terapia cloroformica istituita a domicilio dei pazienti riconosciuti infetti dal medico
condotto locale.
Dei 53 individui di cui furono esaminate le feci, trentanove risultarono infestati
al primo esame ed ancora 20 al secondo, due mesí dopo la terapia cloroformica.
Egli doveva ammettere perciò la possibilità di una reinfestazione nel tempo
intercorso tra il primo ed il secondo esame, in rapporto alle condizioni ambientali
favorenti l'endemicità del parassita.
Nell'anno accademico 1934-35 il Dott. Barazzuol sosteneva presso la R.
Università di Padova una tesi di laurea in cui nuovamente trattava di detto focolaio di
anchilostomiiasi. Egli compieva così un nuovo controllo dello stato dell'infestione
nella zona. Su 83 individui visitati 47 risultarono portatori di uova di anchilostorna, e
questo nonostante le continue cure dei portatori, dei malati e nonostante
provvedimenti emanati dall'ufficiale sanitario del Comune.
Visto il perdurare invariato del grado di infestione della zona
- 17 -

con preoccupante tendenza a diffondersi ad altre zone del suburbio trevigiano, e per
il pericolo costante che tale focolaio rappresenta per la città vicinissima e che fra
l'altro ne consuma tutte le verdure prodotte, il Prof. Casagrandi, direttore
dell'Istituto di Igiene della R. Università di Padova, mi esprimeva il desiderio che lo
riprendessi in esame la questione. Presi così gli accordi necessari con l’Ufficiale
Sanitario di Treviso e procedetti nel periodo dall'estate del 1938 all'estate 1939 ad
un più completo e più vasto riesame della questione conducendo anche sotto la
guida del Dott. Pietro Rabitti, Direttore del laboratorio di Igiene della Provincia,
una nuova serie di esami di feci per una accurata indagine di accertamento, che
servisse a precisare le attuali condizioni della diffusione dell'anchilostomiasi in
Comune di Treviso. Mi servirono di guida gli elenchi delle precedenti ricerche, e le
denuncie di nuovi casi fatte all'Ufficiale Sanitario.
RICERCA DEI PORTATORI - ESAMI DELLE FECI
Per accertare lo stato dell'infestione, ho esaminato nel 1938 le feci di tutti gli
abitanti un raggruppamento di sei case, nella zona nota di endemia. Sono tutti
ortolani o coloni ortolani, alcuni dei quali disponendo di esigue superfici di terreno,
attendono anche ad altre occupazioni di lavoro. Tutti sono iscritti all'elenco dei
poveri del Comune di Treviso. Non posso escludere che l'infestione si estenda
eventualmente anche ad altre zone vicine; ma devo far notare che la coltivazione
intensiva ad ortaggi, del terreno e lo stato pantanoso-acquitrinoso del medesimo, si
limita quasi esclusivamente alla zona dominata dal gruppo delle sei case abitate dai
76 individui da me esaminati; e che fino a poco tempo fa (un anno circa), i casi di
anchilostomiasi denunciati in Comune di Treviso, sono stati osservati
esclusivamente in detta zona orticola. Sotto la guida del Direttore della sezione
micrografica del Laboratorio Provinciale, ho praticato gli esami, eseguiti previo
arricchimento secondo il metodo di TELEMANN modificato da DE RIVAS: si
aggiunge ad un grammo di feci calcolato ad occhio, un po' di acqua (circa 5 cmc.);
dopo spappolamento si aggiungono altri 5 cc. di acido acetico al 5 % e dieci cc. di
etere. Si agita fortemente, si fa filtrare il tutto attraverso una garza in una provetta
da centrifuga, e si centrifuga per pochi
- 18 minuti. Si formano cosi tre strati, il superiore dei quali, etereo, raccoglie tutti i
grassi ed anche residui vegetali leggeri, uno medio con particelle sospese, ed un
terzo strato di sedimento, nel quale si pesca il materiale per l'esame microscopico e
che si presenta molto più ricco di uova che non il campione originale.
Gli esami mi dettero i seguenti risultati, che per maggior chiarezza riporto
riassuntivamente e per famiglia, particolareggiando numero e sesso degli infestati:
Nella famiglia Brazzalotto, composta di otto persone, una femnúna e due
maschi risultarono portatori.
Nella famiglia Zanetti, composta di tre persone, un maschio ed una femmina
positivi per anchilostoma.
Nella famiglia Vella-Casagrande, di cinque persone, una femmina portatrice.
Nella famiglia Polo tutti e tre i componenti risultarono negativi.
Nella famialia Bazzo, composta di tre persone, sia la madre che i due fig1i
risultarono portatori.
Nella famiglia Brunello Olivo, composta di nove persone, sei femmine e tre
maschi, tutti risultarono positivi.
Nella famiglia Simeoni, di sei persone, quattro risultarono positive, una
femmina e tre maschi.
Nella famiglia Biasetto, di quattro persone, due femmine e un maschio
risultarono positivi.
Nella famiglia Brunello, di sette persone, sei positivi, due femmine e quattro
maschi.
Nella famiglia Pol Giulio su quattro persone, tre maschi ed una femmina, tutti
quattro positivi.
Nella famialia Biscaro, di sei persone, due donne risultarono portatrici.
***
Ho esaminato pure le feci degli abitanti di due case civili dotate di acqua
potabile e latrine interne situate nei pressi immediati della zona infestata; nessuno
degli individui esaminati risultava portatore di anchilostoma.
In conclusione, escludendo questi ultimi individui che esarninai -più per fare
un confronto che per altro, specie in rapporto alle di-
- 19 -

verse norme igieniche di vita e dell'ambiente, su un totale di 76 individui da me
esaminati, quarantasette dimostrarono albergare nel loro intestino l'anchilostorna,
cosicchè questa prima serie mi dette una percentuale di quasi 62 % di portatori.
***
Secondo il sesso, 23 uomini su 42 risultarono infestati con una percentuale del
54,76 %; fra le donne 24 su 34 con una percentuale del 70.58 %. In totale 47
portatori su 76 individui esaminati con una percentuale di 61.81 %.
Secondo l'età mi risultarono i seguenti dati:
da 1 a 10 anni
da 10 a 20 anni
da 20 a 30 anni
da 30 a 40 anni
da 40 a 50 anni
da 50 a 60 anni
da 60 a 70 anni

portatori 2 su 8
»
15 su 18
»
14 su 19
»
6 su 10
»
5 su 9
»
3 su 7
»
2 su 5
_________
Totale 47 su 76

percentuale 25 %
»
83.33 %
»
73.68 %
»
60 %
»
55.55 %
»
42.85 %
»
40 %
________
61.81 %

Da quanto su esposto possiamo trarre alcune deduzioni ed osservare che,
rispetto al sesso si nota una prevalenza della infestazione nel sesso femminile. Le
donne risultano più colpite dall'infestione, perchè più degli uomini vivono a
contatto dell'ambiente della casa e dell'orto, perchè di questi notoriamente meno
amanti della pulizia, perchè poi esse spesso aiutano gli uomini nel lavori campestri,
quando addirittura non li sostituiscono.
Rispetto all'età è evidente che gli individui dai 10 ai 30 anni sono
particolarmente soggetti all'infestione, e cio e certamente in relazione con la
maggiore attività lavorativa, propria di questo periodo di vita.
- 20 RAPPORTO TRA ABITABILITA' DELLE CASE
E INFESTIONE DEGLI ABITANTI
1°)

Casa Famiglie Zanetti e Vella:
Pavimentazione: a mattoni e a legno.
Numero di vani: 8.
Numero degli abitanti 9: Famiglia Zanetti 4 (portatori d'anchilostoma 2); Famiglia
Vella 5 (portatori d'anchilostoma 1).
Numero delle camere: Famiglia Zanetti 2 - cubatura me. 36 e 40; Famiglia Vella 2 cubatura mc. 45 e 48
Approvvigionamento idrico: manca.
Latrine: Una sola latrina in comune, esterna, a fossa filtrante, con sfioratoio nel
fossato retrostante.

2°)

Casa Famiglia Brazzalotto:
Pavimentazione: a mattoni e a legno,
Numero dei vani: 6.
Numero degli abitanti: 8 (portatori d'anchilostoma N. 3)
Numero delle camere: 3 (cubatura mc. 45 - 48 - 36).
Insufficientemente aercate ed illuminate.
Approvvigionamento idrico: manca.
Latrina: esterna con fossa filtrante e con sfioratolo nel fossato retrostante.
Porcile: vicino alla latrina, con scolo degli escrementi del maiale nel medesimo
fossato.
Osservazioni: una camera a piano, terra con pavimento di legno fradicio per
l'umidità, in comunicazione diretta con l'altra stanza adibita a pollaio.

3°)

Casa Famiglie Brunello (Olivo), Biasetto, Simeoni.
Pavimentazione: a mattoni e a legno, eccettuato due vani a cemento.
Numero dei vanì: 12.
Numero degli abitanti: 19: Famiglia Brunello 9 (Portatori d'anchilostoma 9);
Famiglia Simeoni 6 (Portatori d'anchilostoma 4); Famiglia Biasetto 4 (Portatori
d'anchilostoma 3).
Numero delle camere 7: Famiglia Brunello 3 (Cubatura mc. 52 - 48 - 45); Famiglia
Simeoni 2 (Cub. mc. 48 - 45).
- 21 Insufficientemente acreate ed illuminate.
Approvvigionamento idrico: da una sorgente situata a pochi metri dalla casa,
protetta da un tubo di cemento infisso nel terreno per una profondità di un metro.
Latrina: tre latrine contigue a fossa filtrante, con sfioratoi nel fossato.
Porcile: due, attigui al fossato, nel quale scolano gli escrementi.
4°)

Casa Famiglie Florìan, Brunello, (Carlo), Cavallin, Pol.
Pavimentazione: a cemento al piano terra.
Numero dei vani: 16.
Numero degli abitanti 25: Famiglia Florian 5 (Portatori d'anchilostoma 2); Famiglia
Brunello 7 (Portatori d'anchilostoma 6); Famiglia Cavallin 9 (Portatori
d'anchilostoma 6); Famiglia Pol 4 (Portatori d'anchilostoma 4).
Numero delle camere 10: Famiglia Florian 2 (Cubatura mc. 48 - 48); Famiglia
Brunello- 3 (Cubatura mc. 45 - 48 - 48); Famiglia Cavallin 3 (Cubatura mc. 45 - 48
- 48); Famiglia Pol 2 (Cubatura mc. 48 - 48)
Approvvigionamento idrico: manca.
Latrine: due latrine (una ogni due famiglie) esterne, a fossa filtrante vicino al
fossato.

5°)

Casa Famiglia Biscaro.
Pavimentazione: a cemento al piano terra.
Numero dei vani: 4.
Numero degli abitanti: 6 (portatori d'anchilostoma 2).
Numero delle camere: 3 (Cubatura mc. 36 - 45)
Insufficientemente aereate ed illuminate.
Approvvigionamento idrico: manca.
Latrina: in muratura attigua alla stalla, a fossa filtrante.
Osservazioni: vi è una camera a piano terra in comunicazione diretta con la stalla.

6°)

Casa Famiglie Polo - Saccon, Bazzo:
Pavimentazione: a mattoni e a legno.
Numero dei vani: 8.
Numero degli abitanti 10: Famiglia Polo - Saccon 7 (Portatori d'anchilostoma 2);
Famiglia Bazzo 3 (Portatori d'anchilostoma 3).
- 22 Numero delle camere 5: Famiglia Polo-Saccon 3 (Cubatura mc. 45 - 45 - 48);
Famiglia Bazzo 2 (Cubatura mc. 42 - 45)
Insufficientemente aercate ed illuminate.
Approvvigionamento idrico: manca.
Latrine: Una latrina in comune, a fossa filtrante, vicino al fossato.
Porcile: attiguo al fossato.
Concludendo, dall'inchiesta sullo stato di abitabilità in rapporto all'infestione, si osserva
che la maggior parte delle famiglie colpite, dispone di due o tre camere, la cui cubatura
oscilla tra 36 e 52 mc. Per ogni camera dormono in media 2 o 3 individui, ma più spesso
3. Più volte ho notato l'esistenza di camere a piano terra con pavimento di legno fradicio
per permanente umidità. Una di esse è in comunicazione diretta con un'altra stanza
adibita a pollaio, un'altra con la stalla. Tutte le abitazioni sono sprovviste di acqua
potabile e gli abitanti usufruiscono di acque sorgive di cui è ricca la zona. Tutte le
famiglie mancano di acquai per l'eliminazione delle acque di rifiuto. Tutte le latrine della
zona sono situate esternamente, sono a fossa filtrante, attigue al fossati e quasi sempre
con sfioratoio nei medesimi. Il liquame di tutti i porcili scola abbondantemente nei fossati
più o meno vicini.
_____________________
A distanza di circa un anno da questa prima serie di esami, praticavo un nuovo
esame a 67 individui abitanti per la massima parte, la detta zona e pochi altri in zone
finitime, risultati portatori all'ultimo esame od altri precedenti, oppure denunciati come
infestati dopo. la mia prima serie di esami. Di questi 67 individui, la gran parte a suo
tempo profilassati con cure mediche adatte, 38 risultavano ancora portatori di
anchilostoma cioè il 56.731 %. Nella zona di S. Bona abitavano 64 dei 67 individui presi
in esame, dei quali 35 infestati con una percentuale del 54,689%.
Individui esaminati abitanti in S. Bona.
1 - Pol Angelo
2 - Pol Giulio
3 - Pol Giovanni

positivo
positivo
positivo
- 23 4 - Pol Angela
5 - Vella Roma
6 - Vela Maria
7 - Vella Giovanni
8 - Favero Caterina
9 - Favero Sante
10 - Favero Pasquale
11 - Casagrande Vella Ida
12 - Casagrande Tagliapietra Palmira
13 - Tagliapietra Aldo
14 - Martini Santa
15 - Favaro Luigi
16 - Bazzo Antonietta
17 - Bazzo Ferruccio
18 - Grespan Augusta
19 - Brazzalotto Attilio
20 - Brazzalotto Ettore
21 - Brazzalotto Emma
22 - Brazzalotto Amabile
23 - Brazzalotto Eugenio
24 - Polo Jolanda
25 - Polo Maria
26 - Saccon Carlo
27 - Saccon Dario
28 - Saccon Gino
29 - Biasetto Agostino
30 - Biasetto Flavia Zaira
31 - Biasetto Giovanni
32 - Pol Maria
33 - Brunello Carlotta
34 - Brunello Angelo
35 - Brunello Carlo
36 - Brunello Guido
37 - Brunello Natale
38 - Brunello Egidio
39 - Brunello Teresa
40 - Brunello Arnaldo
41 - Brunello Olivo
42 - Brunello Elisa

negativo
negativo
negativo
positivo
negativo
negativo
negativo
positivo
negativo
negativo
positivo
negativo
positivo
positivo
negativo
negativo
negativo'
negativo
negativo
positivo
negativo
negativo
negativo
negativo
positivo
negativo
negativo
positivo
negativo
positivo
positivo
positivo
positivo
positivo
positivo
positivo
negativo
positivo
positivo
- 2443 - Simeoni Riccardo
44 - Simeoni Angelo
45 - Simeoni Luigi
46 - Simeoni Biscaro Elisa
47 - Cavallin Bruna
48 - Cavallin Riccardo
49- Cavallin Albano
50 - Cavallin Gino
51- Cavallin Amedeo
52 - Cavallin Maria
53 - Biscaro Luigi
54 - Biscaro Giovanni
55 - Biscaro Redentina
56 - Biscaro Maria
57 - Agostini Prudenza
58 - Cescato Sartori Teresa
59 - Cescato Sebastiano
60 - Gasparini Amabile
61 - Gasparini Amelia
62 - Gasparini Lino
63 - Zanetti Gallazzo Giuseppina
64 - Zanetti Giuseppe
Abitanti a S. Pelaio N. .
65 - Pasqualin Adele in Moscon - anni 35
66 - Moscon Bruno - anni 14
67 - Baldin Concetta in Moscon - anni 45

positivo
positivo
positivo
positivo
positivo
positivo
positivo
positivo
positivo
positivo
negativo
negativo
positivo
negativo
positivo
positivo
negativo
negativo
negativo
negativo
positivo
positivo
positivo
positivo
positivo

Una attenta valutazione dei risultati di questa nuova serie di
esami di
aggiornamento delle condizioni attuali dell'anemia, ci porta a considerare come non si
possa che essere concordi con quanto il Dott. P LATEO affermava nel 1933, e cioè che
l'individuo profilassato, si reinfestava dal suolo infestato, il che sta ancora una volta a
dimostrare, se ce ne fosse il bisogno, l'inutilità in questa zona, di ogni misura profilattica
e curativa sugli abitanti, se non accompagnata da una radicale bonifica dell'ambiente.
Si rileva ancora come rispetto alle indagini 1935, la plaga infestata di S. Bona si sia
diffusa ad altre famiglie e terreni finitimi, specie della zona tributarla del fiume Cerca, a
sinistra cioè della strada
- 25 comunale Treviso S. Bona Vecchia, volgendo le spalle alla città (vedi carta allegata).
In questa occasione, cioè durante quest'ultima serie di esami di feci, scoprivo un
nuovo focolaio di anchilostomiasi, in una zona simile per condizioni del suolo a quella di
S. Bona e precisamente in Comune di Treviso, a S. Pelaio, vicino alla Cartiera Brunelli,
ove pressapoco nasce in gran parte il Fiume Botteniga.
Da vari sopraluoghi effettuati in dette località e specie nella zona di S. Bona, mi è
risultato quanto segue:
La zona colpita dall'infestione è nettamente localizzata a S. Bona, ad un
raggruppamento di 8 case abitate da individui che, in massima parte, esercitano
l'orticultura.
Il terreno circostante a tali abitazioni è in parte adibito a coltivazioni orticole, in
parte paludoso ed incolto.
L'acqua, che in qualche punto scaturisce spontanea dal suolo, in buona parte
stagna nel fossati e rigagnoli che intersecano in tutti i sensi il terreno, coltivato ad ortaggi.
Il liquame dei letamai e di qualche latrina scola nel fossati, la cui acqua, dopo
forti pioggie, ricopre letteralmente il terreno coltivato. Ne risulta un terreno umidissimo,
molto adatto allo sviluppo delle uova. Le latrine sono a fossa scoperta o permeabili e con
sfioratoi che vanno nei. fossati. Quando piove poi il livello dell'acqua s'innalza e questa
entra ed esce liberamente dalle latrine e dalle fosse scoperte.
Quasi ovunque ho potuto osservare feci umane sparse negli orti nel defecare, e di
più, nonostante la proibizione, gli abitanti continuano ad usare del prodotto delle loro
latrine per concimare i loro orti. Gli abitanti di detta località lavorano la terra per lo più a
piedi scalzi ed usufruiscono dell'acqua dei fossati, (tutti fra loro in comunicazione) sia per
uso domestico che per bere. Nessuna delle case infatti è provvista di acqua potabile. Le
condizioni di abitabilità sono in tutte poco buone, in qualche caso addirittura lagrimevoli,
ove si pensi che in una stanza al piano terra nell'abitazione di certa Bazzo Antonietta, è
stato praticato un foro sul muro perchè ne esca l'acqua che si raccoglie sul pavimento.
Un nuovo fatto ho anche rilevato che viene ulteriormente ad aggravare tale stato
di cose; e cioè il trasferimento di una delle fa-
-26
miglie infestate e più numerose e precisamente della famiglia Brazzalotto da S. Bona a S.
Angelo, in una zona molto abitata e dove pure l'anchilostoma, che i componenti di detta
famiglia in buona parte albergano, troverà terreno adatto per lo sviluppo delle sue larve.
Non è chi non veda la gravità di tale fatto e la certezza di creare anche a S.
Angelo, come avvenne per S. Bona più di 20 anni addietro, un'altro grave focolaio di
endemicità dell'anchilostomiasi, ove non si corra subito e con la massima energia al
ripari.
E' chiaro quindi che il problema della profilassi dovrebbe essere affrontato, sia in
rapporto alle condizioni igieniche di vita degli abitanti della zona infestata, ed al loro
grado di infestazione, sia specialmente in relazione alla importanza che i fattori
ambientali, quali le condizioni idrografiche e la natura del terreno possono avere nel ciclo
vitale del parassita. Gli individui infestati sono per la massima parte portatori sani oppure
lievemente anemizzati; pur tuttavia di tanto in tanto si ripete nella località qualche caso di
grave anemia da anchilostoma.
Contemporaneamente agli ultimi esami di feci, un nuovo focolaio di
anchilostomiasi, veniva poi da me scoperto in altra zona del Comune di Treviso, a S.
Pelaio. Il 17-6-1939 veniva ricoverata al reparto Maternità dell'Ospedale Civile di
Treviso certa Pasqualin Adele in Moscon di anni 35 abitante in S. Pelalo N. 12. Dopo il
parto la Pasqualin veniva passata nella Divisione Medica I° dell'Ospedale perchè affetta
da forma gravissima di anemia. All'esame delle feci, risultarono abbondantemente
presenti uova di anchilostoma.
In base alla denuncia di questo caso, feci le indagini in famiglia; la paziente
intanto veniva dimessa guarita. Dall'esame delle feci dei famigliari, altre due persone
risultarono infestate da anchilostoma: un ragazzo di quattordici anni ed una cognata di 45.
Nella famiglia Moscon, un paio. di uomini sono occupati quali operai nella Cartiera
Brunelli ed i rimanenti famigliari sono dediti al lavori campestri e di orticoltura.
- 27 INQUINAMENTO DEL TERRENO, DELLE VERDURE,
DEI BOTTINI
Eseguii questi esami microscopici nel laboratorio di Igiene e Profilassi della
Provincia, sotto la guida del Direttore Dott. Pietro Rabitti.
Contribuisce notevolmente a mantenere l'inquinamento del terreno, oltre
all'abitud.ine deplorevole di defecare all'aperto, il che è di regola nel bambini, l'uso, di
concimare gli orti con pozzo nero; uso che viene nascostamente continuato nonostante il
tassativo divieto delle Autorità. I più mescolano il prodotto delle latrine a quello dei
porcili e dei letami, usando il tutto per concimare; qualcuno afferma di disperdere il
proprio pozzo nero gettandolo nei fossati. D'altra parte abbiamo visto come quasi tutte le
latrine abbiano uno sfioratoio nei fossati.
Ho prelevato sei campioni di terreno ed ho proceduto al loro esame microscopico,
per la ricerca delle larve di anchilostoma, usando il seguente metodo: misi ogni campione
in un bicchiere diverso,vi aggiunsi acqua, lasciando sedimentare e stratificare; decantata
l’acqua, misi in termostato per 24 ore. Ecco i risultati dell'esame:
1) terreno raccolto negli orti delle famiglie Zanetti e Vella: scarse larve
strongiloidi.
2) terreno raccolto negli orti delle famiglie Pol e Bazzo: numerose larve
strongiloidi.
3) terreno raccolto negli orti delle famiglie Cavallin e Brunello: numerose larve
strongiloidi.
4) fango raccolto in vicinanza delle latrine Simeoni e Brunello Olivo: larve
strongiloidi di anchilostoma.
5) fango raccolto a due metri dalla latrina Zanetti Vella: larve strongiloidi.
6) terreno raccolto in vicinanza delle latrine Brunello Carlo e Cavallin: numerose
larve strongiloidi.
Prelevai poi diversi campioni di insalata e sedano per esaminare l'inquinamento
degli ortaggì. Ottenni i seguenti risultati dall'esame microscopico del sedimento
dell'acqua di lavaggio delle foglie:
campioni prelevati negli orti di Simeoni e Brunello Olivo: sedano: larve
strongiloidi - insalata: nulla di notevole.
- 28
campioni prelevati negli orti Zanetti e Vella: sedano: nulla di notevole - insalata:
larve strongiloidi e rabditoidi.
campioni prelevati negli orti di Bazzo e Pol: sedano: larve strongiloidi e rabditoidi
- insalata: larve strongiloidi.
Da cinque diversi bottini prelevai campioni, che mi dettero positiva la presenza di
uova ma non quella di larve, con i seguenti risultati:
1) bottino famiglie Bazzo - Polo: positivo per uova di anchilostoma
2) bottino famiglie Zanetti - Vella: positivo per uova di anchilostoma.
3) bottino famiglie Pol - Brunello Carlo: positivo per uova di anchilostoma.
4) bottino famiglia Brunello Olivo: negativo.
5) bottino famiglia Cescato: negativo.
La ricerca microscopica di uova di elminti, eseguita contemporaneamente alla
ricerca delle uova di anchilostoma è stata di una positività stragrande specie per Ascaride
e Tricocefalo. Negativa è stata la ricerca di uova di anchilostoma nelle feci dei maiali e
dei polli.
Parte III.
PROFILASSI
Il ripetersi ciclico di casi di anernia da anchilostorna nelle famiglie abitanti la
zona infestata, ed il reinfestarsi periodico dei portatori trattati, oltre al casi nuovi
manifestatisi, hanno dimostrato con chiarezza come le misure di profilassi adottate dal
Comune di Treviso siano state insufficienti. Esse infatti non sono consistite che nel
tassativo divieto di concimare gli orti col pozzo nero, e nella indagine dei portatori di
parassiti, seguita dal trattamento disinfestante
Il Comune ha inoltre in qualche caso (famiglia Bazzo), proibito al trasgressori alle
precedenti disposizioni, di vendere sul mercato di Treviso le verdure prodotte dagli orti
(esse pure infestate da larve), comminando anche multe in denaro.
E poichè, come dice l'ALESSANDRINI: 1) L'uomo malato e portatore del parassita
è il serbatoio della infestione ed il disseminatore delle uova. 2) Le feci sono il veicolo per
il quale si dissemina l'agente che determina la malattia. 3) Le acque contaminate
rappresentano un veicolo di massima importanza. 4) Il suolo, il fango, ed i prodotti della
terra, ove benissimo vivono le larve, sono per sè pericolosi, non solo come mezzi. diretti
di contagio, ma anche indiretti - è evidente che la lotta è strettamente legata al
risanamento rurale. E' la casa rurale, quella che costruita e rimodernata con le sue latrine,
dotata di acqua potabile, e delle condizioni igieniche più elementari, porterà il colpo
mortale all'anchilostomiasi. Sarebbe utile poi oltre ad una bonifica del suolo, una talora
più importante e difficile bonifica umana, dando una opportuna educazione igienica alle
masse rurali, rendendo nota e diffusa la conoscenza di questa malattia, e dei mezzi più
semplici, ma più efficaci di profilassi e terapia.
Per combattere la malattia in modo soddisfacente, colla speranza di poter così
arrivare in breve ad estinguere il focolaio, e da farla sparire dal Comune di Treviso, si
dovrebbe provvedere:
- 30 1) Ad una conveniente educazione igienico profilattica della popolazione,
mediante conferenze, avvisi, proiezioni cinematografiche e propaganda sopratutto nelle
scuole, per l'adozione di pratiche igieniche da parte della popolazione, e principalmente
quella di non lavorare la terra a piedi scalzi, e di lavarsi le mani prima dei pasti, ed i piedi
prima di andare a letto, di non disperdere le feci un po' ovunque, ma servirsi sempre di
latrine ben costrutte.
2) Al risanamento igienico della zona infestata, specie per quanto riguarda le case
rurali. Per questo dovrebbe essere imposto ai singoli proprietari di dotare di
approvvigionamento idrico potabile e razio nale ogni casa, ed ogni famiglia di latrine in
muratura con vasca a perfetta tenuta, situate a conveniente distanza dai fossati e dal pozzi
di acqua potabile, oltre all'obbligo di disinfestare regolarmente le fosse gettandovi ogni
tanto calce o solfato di ferro o calciocianamide, cosicchè sia impedito alle uova di
svilupparsi ed alle larve di vivere.
3) All’indagine periodica alle feci degli abitanti la zona endemica, ed all'accurato
trattamento disinfestante di tutti i portatori, sotto controllo medico, con tetracloruro di
carbonio o con olio cloroformico; e poichè è ben difficile che questi giungano
spontaneamente all'osservazione, questo si può ottenere solo in base ad esami sistematici
di tutta la collettività, rigorosamente praticati. A ragione si dice infatti, che l'accertamento
è la cura dei portatori.
4) Al risanameno della zona infestata, mediante una bonifica radicale per
drenaggio, e questo è forse il punto più importante, anzi l'essenziale per il focolaio
descritto, quello cioè che finchè non sarà decisamente in pieno affrontato, farà si che ogni
misura di profilassi sia vana.
Poichè la zona infestata in S. Bona Vecchia è situata come del resto tutta la zona
meridionale della pianura trevigiana a Sud della linea delle acque rinascenti, in un terreno
corrispondente alle recenti alluvioni del Piave e del Brenta, ne risulta un terreno, come
già si è detto, eccessivamente imbibito, costituito da un'argilla a finissima grana
facilmente impastata dalle acque e depositata sotto forma di mota argilloso - colloidale,
costituente perciò un habitat favorevolissimo allo sviluppo delle uova e delle larve di
anchilostoma. L'autorità perciò, per avviare l'endemia ad una sicura estinzione, dovrà
provvedere oltre a quanto si è più su detto, anche a bonificare la zona.
Premetto che la zona infestata, come risulta anche dalle allegate carte altimetriche
e planimetriche, costituisce rispetto ai terreni a nord
- 31 ed a sud di essa, una bassura in gran parte situata tra la caserma De Dominicis e la
frazione di S. Bona Vecchia, a cavaliere della strada che da Treviso per S. Bona va al
Montello. La strada stessa, se la consideriamo volgendo le spalle alla città di Treviso,
divide tale zona oltre che geograficamente anche idrograficamente, polche le acque
sorgive di cui è ricchissima tale bassura, sono tributarle del fiume Botteniga quelle a
destra della strada, del -fiume Cerca quelle a sinistra.
Tutti e due questi fiumi di breve corso ma di gran portata d'acqua, sono affluenti
di Sin. del Sile e nascono in parte a S. Bona e Monigo il Cerca, e S. Bona e S. Pelaio,
sempre in Comune di Treviso il Botteniga. Tale zona, risultando dal punto di vista
ipsometrico una bassura, risente maggiormente del forzato alto livello delle acque dei
fiumi suddetti, e viene quindi ad essere trasformata in buona parte in zona paludosa e
comunque fortemente imbibita di acque, anche dove non assuma vero e proprio aspetto di
pantano. I1 Botteniga circa 500 m. a valle di detta zona è sbarrato dalla diga di uno
stabilimento industriale, e con un salto di 150 cm. circa, di altrettanto eleva a monte il
livello delle acque, facendo così esageratamente allargare il letto del fiume. Senza questo
ostacolo, il regime idrografico del fiume non sarebbe che di una mediocre entità, non
darebbe impaludamenti, e non terrebbe cosi alto il livello delle acque nei fossati e terreni
circostanti, e sopratutto non renderebbe cosi facili gli straripamenti che talora arrivano a
sommergere tutta la zona.
Il Cerca poi con un decorso tortuosissimo e capriccioso, con un fondo limaccioso,
dove talora il fango è alto fino ad 1, ½ e 2 metri, non riesce a smaltire la grande quantità
di acque della zona; anche un canale ausiliario di scarico che da esso si stacca subito sotto
questa zona, e che dovrebbe aiutarlo a smaltire la quantità di acqua da essa proveniente
nel Botteniga, subito a valle della diga, è completamente ostruito dal limo accumulato da
molti anni.
Si comprende così come nella zona tributaria del Botteniga, l'impaludamento dei
terreni si debba imputare al forzato alto livello delle acque e quindi alla diga; mentre in
quella tributaria del Cerca, lo stesso fenomeno è dovuto al decorso tortuoso, alla poca
profondità del letto ed all'assoluta inefficienza di un canale di scarico, che dovrebbe
essere invece il collettore di buona parte delle acque sorgive. Considerato quanto predetto
circa l'idrografia dell'ambiente,
- 32 subito apparirà come l'autorità per avviare l'endermia a sicura estinzione dovrà prima di
ogni altra cosa provvedere alla bonifica idraulica della zona, togliendo la diga sul
Botteniga ed eliminando altri lievi ostacoli al suo corso a monte di Treviso, in modo di
abbassare di un metro almeno il livello delle acque. Si dovrà inoltre escavare e rettificare
il corso del Cerca; infatti esso arriva al Sile, subito sopra il ponte Ottavi con un decorso
tortuoso di qualche kilometro da S. Bona alla foce, (per percorrere in linea retta forse un
km. di distanza), e con una corrente lentissima e limacciosa, senza riuscire a scaricare le
acque che a lui affluiscono; esso potrebbe con opportune rettifiche del percorso e con un
escavo radicale del letto, acquistare velocità e rapidità riuscendo a smaltire a iosa le
abbondanti acque della zona, abbassandone anche notevolmente il livello ed eliminando
cosi ogni dannosissimo impaludamento e ristagno.
Compiuta quest'opera essenziale di bonifica idraulica, e con un ordinato escavo di
tutti i fossati, senza togliere a questa povera gente, l'unica sorgente di guadagno, senza
abolire cioè l'orticoltura, sarebbe agevole disciplinare gli abitanti ed anche averli
collaboratori anziché neimicì nella lotta contro l'anchilostoma, guidandoli nella
disinfestazione del pozzo nero, con solfato di ferro, e del suolo con la calciocianamide.
Provveduto alla bonifica idraulica, un'altro è il problema che è da affrontare e risolvere.
Disinfestare l'ambiente ed impedire che esso seguiti ad essere reinfestato, con nuove
scariche parassitarle.
Difficile è combattere l'anchilostomiasi nelle campagne, dove si deve lottare in un
ambiente senza confine, dove vivono individui che è impossibile controllare seriamente e
costringere a seguire determinate norme igieniche. Occorrerà quindi da un lato ricercare,
accertare, curare i portatori; dall'altro cercare di distruggere le uova e le larve contenute
nell'ambiente e specialmente nei concimi di origine umana, concimi che si usa ancora
spargere negli orti e neifrutteti.
E' noto che si è tentato di risolvere questo problema ricercando un mezzo, una
sostanza che pur essendo larvicia, non nuocesse nè al terreno, nè ai concimi naturali, un
mezzo alla portata di tutti, familiare e bene accetto anche al contadini, e di modico costo.
Si pensò cosi ai concimi chimici. Da esperienze condotte con stretto rigore scientifico ed
eseguite con i più comuni concimi chimici usati in agricoltura, si potè concludere (G.
PENSO) che due di essi rispon-
- 33 dono realmente allo scopo ricercato: precisamente la calciocianamide ed il solfato
ferroso.
La calciocianamide, concime azotato che si utilizza specialmente nei terreni
argillosi, torbosi, silicei, dove meglio precisamente si compie il ciclo larvale
dell'anchilostoma.
Il solfato di ferro, concime non azotato utile nel terreni calcarei, consigliato negli
orti e nella coltura delle leguminose. Esso è inoltre il concime più raccomandato dai
competenti da mescolare sempre e sitematicamente al pozzo nero, allo scopo di evitare in
esso speciali e dannose manifestazioni putrefattive, ed allo scopo di arricchirlo
contemporaneamente di sostanze saline minerali, delle quali normalmente il pozzo nero
difetta.
Il solfato ferroso è dunque il concime ideale per disinfestare i concimi di origine
umana; ideale anche per il fatto che le dosi da usarsi in agricoltura, 5 gr. per litro, sono
ben superiori a quelle minime capaci di uccidere le larve di anchilostoma. Il solfato
ferroso in forte diluizione agisce lentamente, ma agisce sicuramente, per cui è bene
aggiungerlo al pozzo nero, non all'ultimo momento, ma almeno una settimana innanzi
allo spargimento nei campi e negli orti, acciocchè esso abbia il tempo di esplicare la
propria azione sterilizzatrice sulle larve di anchilostoma. Sarebbe anche preferibile
aggiungerlo a poco a poco, come consigliano i tecnici agricoli, mano a mano che il pozzo
nero si va raccogliendo. Il concime chimico, si mescolerebbe così a quello umano più
intimamente, ed agirebbe così anche più facilmente sulle uova e sulle larve di
anchilostoma.
La calciocianamide si può pure unire al pozzo nero in dose utile, sia allo scopo
nostro che a quello agricolo; però non è particolarniente indicata al fini agricoli, giacchè
il pozzo nero è già molto ricco di sostanze azotate, e non ha bisogno di essere arricchito
con nuovo azoto. Essa è stata proposta invece (P ENSO) per sterilizzare lo stabbio di
origine animale, povero in azoto, e ciò allo scopo di uccidere le uova e le larve numerose
in esso, e di combattere le strongilosi del bestiame, che tanto sono dannose al patrimonio
zootecnico nazionale.
Dunque, il solfato di ferro per il pozzo nero e contro le Schlerostomiasi umane. La
calciocianamide per lo stabbio animale e per i terreni, contro le Schlerostomiasi del
bestiame e umane rispettivamente. Infatti le larve non sopravvivono se in 10 cmc. di
terreno vengono diluiti 100 mmgr. di calciocianamide (soluz. 1%); in agri-
- 34 coltura invece per concimare un terreno alla calciocianamide ne occorrono 387 kg. per
Ettaro, vale a dire 387 mmgr. per decimetro quadrato di tererno.
Questo porta alla conclusione che con la concimazione alla calciocianamide, si
immette nel terreno una dose circa 4 volte maggiore alla dose minima letale per le larve
di anchilostoma. Benchè a questo calcolo matematico ed a queste esperienze di
laboratorio non si possa sempre esattamente adattare la pratica o corrispondere i risultati,
è questo l'unico mezzo efficace e facilmente realizzabile che fino ad oggi si abbia per
sterilizzare i terreni infestati da Anchilostoma. Per sterilizzare invece il pozzo nero, il
sistema è molto più facile e sicuro, inquantochè si agisce in ambiente semi liquido e
sopratutto in ambiente limitato.
Per realizzare ora questo metodo di lotta, veramente razionale, e di facile
attuazione, occorre propagare fra gli ortolani ed i contadini la pratica di unire al loro
pozzo nero del solfato ferroso, e di gettare sulle loro terre della calciocianamide; essi
otterranno nel primo caso un concime più adatto al bisogni della terra, ed in ambedue i
casi essi eviteranno di trasformare in terre da anchilostomiasi, i loro campi fecondi.
Quando sarà riuscito a decretare ed a far attuare queste misure profilattiche, nelle
zone ove è endemico l'Anchilostoma, il Comune di Treviso potrà dire di aver vinto una
grande battaglia, e di essere veramente benemerito degli abitanti delle zone infestate,
oltre che di aver definitivamente e validamente tutelata e difesa la salute dei cittadini e la
salubrità del suolo.
BIBLIOGRAFIA
Alessandrini- Parassitologia.
Bruni- L'Anchilostomiasi nell'Abruzzo Citeriore. - Annali Medicina Navale e
Coloniale - Roma 1929.
Casagrandi- Trattato italiano d'Igiene.
Ciolfi - L'Anchilostomiasi nel Salernitano - Suoi rapporti coi lavoratori Agricoli. « La Mutualità Rurale Fascista » - 1939, N. 7.
Coruzzi-Travagli - Trattato di Medicina Sociale - Ed. Wassermann - Milano.
Garin- L'ankylostomose - Masson Paris - 1932.
Guerra - Coppioli- Dell'Anchilostomiasi dell'Umbria - « Ramazzini » 1913
La Medicina del Lavoro- Milano - Anni 1932 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38
Mazzitelli- L'Anchilostomiasi - Tip. Cavanna - Borgo Val di Taro 1935.
Mazzitelli- La cura dell'Anchilostomiasi - Ed. Bassani - Carrara 1939
Ministero dell'Interno e Ministero dei L.L. P.P.- Servizi Igienico Sanitari e
Profilassi contro l'Anchilostomiasi nei Cantieri della Direttissima BolognaFirenze.
Opocher- Un caso di eclampsia in gravida anchilostomoanemica.
Penso- La calciocianamide quale disinfestante - Salute Igiene Roma - 1937.
Pilloni - Il tetracloruro di carbonio per la cura dell'Anchilostomiasi
Medica 1931 - N. 24

-

Minerva

Ronchetti- Reperti gastroscopici in anchilostomiasici - Ospedale Maggiore 1939 N. 4.
Rassegna Clinico Scientifica- La cura dell'Anchilostomiasi - Agosto 1939.
Siccardi - Distribuzione geografica e letteratura dell'Anchilostomiasi in Italia
dalla scoperta ad oggi. - Ramazzini A. IV.
Starnotti - Dati statistici nella Provincia di Firenze - Igiene Moderna - Genova 1930
Virdis - De Lellis - Anchilostomiasi ed Elmintiasi in Provincia di Vercelli. L'Igiene Moderna 1939 - N. 7
INDICE

Premessa

Pag.
5

PARTE I.
Rapporto tra infestione e natura del suolo

»
7

I portatori

»
9

PARTE II.
L'Anchilostomiasi in Comune di Treviso - Ricerche
Ricerca dei Portatori - Esami delle feci .
Rapporto tra abitabilità delle case e infestione degli abitanti
Inquinamento del terreno, delle verdure, dei bottini .

»
15
»
17
»
20
»
27

PARTE III.
Profilassi

»
29

Bibliografia

»
33

Finito di stampare il 27 Ottobre 1939 - XVII

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L'anchilostomiasi in Comune di Treviso (1939)

  • 1. ISTITUTO DI IGIENE DELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA DIRETTORE PROF. COMM. ODDO CASAGRANDI Dott. LIVIO ZAVA Assistente effettivo nell'Ospedale Civile di Treviso L'ANCHILOSTOMIASI IN COMUNE DI TREVISO TESI DI SPECIALIZZAZIONE IN IGIENE PUBBLICA Atti dell' Istituto di Igiene 1939 XVII TREVISO S. A. TIP. EDITRICE TREVIGIANA 1939 XVII (scansione e conversione OCR a cura di Tiziano Vendrame, 2005) PREMESSA E' doloroso (ma bisogna d'altra parte arrendersi all'evidenza dei fatti) constatare che in Italia, dove avvenne la scoperta del parassita dell' «Anemia del Gottardo» e quella della cura specifica o ritenuta tale fino a poco tempo fa, si debba ancora parlare di anchilostomiasi e della sua terapia e profilassi. L'anchilostomiasi ha tuttora in Italia discreta diffusione e mentre era ritenuta una malattia dei fornaciai e dei minatori, si è visto successivamente, che essa ha tendenza ad insorgere e a diffondersi nelle zone rurali, sopratutto là dove la costituzione argillosa del terreno, l'umidità e la temperatura favoriscono la vita del parassita e lo sviluppo delle rispettive uova e larve. Occorre tuttavia segnalare che fra le località a favorevoli condizioni ambientali alcune, come quelle adibite a cultura orticola, sono le preferite, poichè in genere vi si fa largo uso di concimi di provnienza umana (contenuto dei pozzi neri). E' quanto, del resto, si può rilevare scorrendo le notizie epidemiologiche più recenti pubblicate da Autori italiani fra cui ricordo il MAZZITELLI che nel suo studio epidemiologico generale sull'anchilostomiasi riporta una utile carta nosografica d'Italia e riferisce vaste notizie bibliografiche e interessanti episodi epidernici inediti o poco noti.
  • 2. Parte I. RAPPORTO TRA INFESTIONE E NATURA DEL SUOLO L'esistenza e più ancora lo sviluppo del parassita sono indubbiamente legati a condizioni particolari di clima come molti autori hanno facilmente constatato, osservando la distribuzione delle diverse zone infestate. Risulta infatti che maggiormente colpite sono le regioni calde e che l'infestione va diminuendo man mano che dai paesi tropicali si viene verso le zone temperate, e si osservò che tali particolari condizioni di clima si avverano quando il lavoro si svolge nel sottosuolo od anche all'aperto, ma in particolare in ambiente caldo-umido. Sicché l'anchilostomiasi in Europa parve doversi ritenere specifica per certe classi di lavoratori costretti a lavorare in deteminati ambienti e fu considerata perciò malattia dei minatori, delle masse operaie addette a lavori di scavo, dei fornaciai, ed in particolari circostanze, dei lavoratori dei campi, specialmente se giardinieri od ortolani. Inoltre recentemente il MAZZITELLI ha fatto osservare che dagli studi di vari Autori sulla costituzione oro-idrografica delle varie zone d'infestione e più specialmente sulla natura stessa del terreno, si può constatare come le plaghe infette rispondano sempre ad analoghe condizioni. Trattasi infatti di superfici lacustri, di bassure poste lungo le vallate e alle foci di fiumi, di località acquitrinose o irrigue di tratti di pianura, di fossati e stagni situati alle falde dei monti, di pianori con acque morte anche se posti ad altezze considerevoli e persino di terreni arati e coltivati ad ortaglie, che in seguito a forti pioggie si rendono pozzanghere per il mancato smaltimento delle acque superficiali. Particolari rilievi al riguardo furono fatti da G UERRA - COPPIOLI nel 1913 il quale, nello studio dell'anchilostomiasi nell'Umbria, con-
  • 3. -8statò che essa seguiva i corsi d'acqua: risultavano infatti colpite la bassa vallata del Tevere e le valli del Nera, del Topino, del Velino, del Chiana, del Fosso Grande, del Nestore, del Chiasciò. Similmiente per la provincia di Chieti, dallo studio di BRUNI Enrico risultò che i 400 casi da lui constatati in ortolani di 15 paesi dell'Abruzzo Citeriore, sono raggruppati o disseminati lungo il litorale tra i fiumi Pescara e Moro sulle sponde dell'Ofanto, del Dendolo, del Venna, dell'Ariello. Pure il BIANCHINI aveva fatto osservare fin dal 1909 che l'anchilostomiasi in Provincia di Firenze risultava distribuita sulla destra dell'Arno, a monte della città, dove s'incontrano orti e fabbriche di mattoni, e che altri focolai di anchilostomiasi risultavano scaglionati in prossimità delle rive dell'Arno, a valle della città, per tutto il corso del fiume sino al limitare del territorio pisano. Nè si può dire che in questi tratti l'infestione sia oggi scomparsa, poichè in Provincia di Firenze le denuncie sono di tutti gli anni. Del resto le epidemie che si erano svolte nell'alta Italia, nel Pavese, nell'Agro di Cremona, nel Vercellese e più particolarmente nel Padovano avevano colpito paesi e località agricole che presentavano le stesse condizioni topografiche. Dalle osservazioni sulla natura del terreno eseguite nelle varie zone infestate, è risultato che ovunque lo stato malsano del terreno era legato a stratificazioni argillose più o meno superficiali, e perciò non può sorprendere la diffusione in più vaste proporzioni anche in Italia quando si pensi che la costituzione argillosa del terreno risulta assai frequente. Le argille però presentano consistenza e caratteri diversi secondo la loro provenienza. Per diversi Autori il facile attecchimento dell'infestione in certe zone anzichè in altre, dipende dalla diversa costituzione dell'argilla, avendo le larve dell'anchilostoma bisogno per potersi sviluppare di un terreno argillosoacquitrinoso meglio se costituito da argilla assai fine a consistenza poltacea colloidale, mentre lo sviluppo dell'uovo e delle larve vengono ritardati o risultano nulli se il terreno è costituito da argilla densa e compatta. Lo STARNOTTI osserva che lungo le rive dell'Arno, in prossimità delle quali risultano scaglionati vari focolai dell'infestione, viene a depositarsi un'argilla assai fine, tanto da rendersi poltacea in periodo di pioggia, proveniente dalla scomposizione del macigno (Albarese) tanto comune in quella regione. La stessa argilla viene utilizzata per
  • 4. -9fabbricare tegole e mattoni nonchè le belle terrecotte artistiche fiorentine. Una preziosa osservazione sul contenuto tutt'altro che calcare del territorio infestato dall'anchilostomiasi fu fatta recentemente dal BERTINI nell'Istituto di Igiene dell'Università di Firenze. Studiando la diffusione dell'anchilostomiasi in Provincia di Firenze, rilevò come tutti gli infestati abitavano e lavoravano in un terreno irriguo che presentavasi povero di carbonato di calcio o non ne conteneva affatto. Dall'esame di cinquanta diversi campioni di terra prelevata, otto non contenevano che traccie di calcare, dieci ne contenevano meno dell'1% e gli altri dal 3 al 9%. Nessun terreno poteva dirsi veramente calcare poichè, in linguaggio agronomico, i suoli veramente calcarei debbono possedere dal 30 al 90 % di carbonato di calcio. Concludendo, il terreno in cui si sviluppa l'infestione è formato ovunque da zone in cui le spogliazioni torrenziali delle montagne producono la formazione di argille a finissima grana. Con questo ci si può facilmente rendere ragione del perchè la malattia non abbia mai potuto allignare nelle Puglie ove l'aridità del suolo è nota, essendo il sottosuolo costituito da un estesissimo lastrone calcare molto superficiale che si estende per tutto il Tavoliere prolungandosi fino a Lecce. I PORTATORI Col nome di «portatori di anchilostoma» si considerano quegli individui, i quali, albergando nel proprio intestino dei parassiti, pur tuttavia non ne risentono danno e clinicamente si dimostrano sani. Non sono molti anni che è ammessa l'esistenza di questi semplici portatori; soltanto un ventennio, quantunque il DE RENZI a proposito del tricocefalo, avesse constatato già nel 1882 che a lato dei malati, sia pure lievi e a volte trascurati, esistevano dei portatori del parassita clinicamente sani; ed analoga osservazione fin dal 1901 avesse fatto il SICCARDI per l'anchilostoma, affermando doversi differenziare gli anchilostomiasici dagli anchilostomo-anemici. Furono le osservazioni fatte a Berlino dal GERHARDT e quelle fatte da altri Autori studiando l'infestione nell'isola di Portorico che attirarono l'attenzione. Su questo importante capitolo il GERHARDT osservò in negri di
  • 5. - 10 Berlino che non accusavano alcun disturbo, la presenza dell'anchilostoma, mentre quasi contemporaneamente nell'isola di Portorico molti Autori arrivarono alle più diverse supposizioni constatando che la popolazione prevalentemente negra della costa era molto meno travagliata dalla malattia dì quella prevalentemente bianca dell'interno. Alcuni ammisero che i negri possedessero un'immunità congenita per l'anchilostomiasi, mentre il MALVOZ, basandosi sul fatto che quando l'anchilostomiasi esiste da lungo tempo in un luogo, presenta caratteri attenuanti, suppose trattarsi di immunità acquisita. BRIANÇON e CALMETTE prospettarono invece l'ipotesi dell'esistenza di ceppi parassitari di diversa virulenza, alcuni dei quali dotati di virulenza tanto attenuata da esser incapaci di dare origine a una sintomatologia rilevabile. Ma per la maggior parte degli Autori, l'esistenza di questi portatori, non altrimenti, che la diversa gravità delle manifestazioni cliniche, si spiega dando esclusiva importanza al numero di parassiti presenti nell'organismo. Sono di questo parere SMILLIE , AUGUSTINE, e in Francia il GARIN. Questi Autori ammettono una simile tabella: Fino a 25 , da 25 a 100 da 100 a 500 da 500 a 1000 da 1000 a 3000 parassiti portatore » forma leggera » forma di media gravità » forma grave » forma gravissima Dobbiamo però far presente che, se pure la quantità di parassiti ha importanza per determinare le qualità di portatore, questa condizione non è però sufficiente da sola. Il CIRLA in 35 conteggi compiuti in individui infestati ma cliilicamente sani, rilevò costantemente, un numero basso di parassiti, mai superiore a 55. Si vede dunque che la cifra di 25, riportata dagli Autori sopra nominati, non è fissa. Lo stesso Autore inoltre ebbe ad osservare alcuni casi di parassitati, tre con 7 anchilostomi, uno con 9, e due con 13, che non si dovevano considerare come sempi ici portatori perchè presentavano una si ntomatologia abbastanza netta, sebbene di grado lieve. D'altra parte constatò in 7 casi, in individui che apparivano perfettamente sani, da 49 a 55 anchilostomi. E' chiaro quindi che altri fattori debbano contribuire, oltre il fattore numero, a mantenere nell'organismo infestato il carattere di portatore.
  • 6. - 11 Fin dal 1908 il MESSEDAGLIA aveva rapportato le diverse forme cliniche della malattia non già al quantitavo numerico dei parassiti, ma alla differente costituzione organica, a seconda dell'indirizzo morfologico individualistico. Gli individui gracili e longilinei, appartenenti alla prima combinazione morfologica di DE GIOVANNI, davano le manifestazioni più serie e prolungate presentando prevalentemente dissesti cardiaci. Gli individui beri costituiti, robusti e resistenti della seconda combinazione potevano tollerare, senza quasi avvedersi, l'infestione, oppure presentare manifestazioni cliniche mitissirne. Non così i soggetti della terza combinazione, con abbondante sviluppo cavitario; in essi era frequente una sintomatologia addominale con disturbi epatici. Secondo SALAMITI e CUNEO fattore importante a mantenere il carattere di portatore è il complesso delle condizioni di ordine amblientale-personale. L'alimentazione abbondante, la vita condotta piuttosto comodamente senza strapazzi, la ricchezza di sole e di luce contribuiscono a mantenere il carattere di portatore sano, aumentando tutti i poteri di resistenza. Essi hanno infatti trovato gran numero di portatori nella popolazione ligure dedita all'orticoltura e costituita prevalentemente di piccoli proprietari benestanti, usanti spesso di alimentazione abbondante, altamente vitaminica, specialmente ricca di agrumi, olive fresche, pomodori; e viventi in un clima dolce, in paesi ventilati dal mare e con ricca insolazione per gran parte dell'anno. Un'altra possibilìtà può avere una certa influenza: l'epoca dí infestazione. DEVOTO infatti osservò che molti individui con carattere di portatori si trovano tra quelli che hanno già subito una cura qualche anno, prima. Le uova di anchilostoma trovate nelle feci di costoro, possono derivare da parassiti sfuggiti all'azione del farmaco. Si tratterebbe quindi di una guarigione apparente. M ELVOZ ammette per. questi vecchi infestati un aumento di poteri di resistenza di fronte ai tossici eliminati dal parassiti ed inoltre una minore virulenza di questi ultimi, spiegabile supponendo che i parassiti, pur rimanendo attivi e in grado di muoversi e di accoppiarsi, subiscono una depressione della loro vitalità per opera degli antielmintici. In questo concetto cronologico sulla determinazione del carattere di portatore rientrano anche, secondo CIRLA, quei casi di individui che si possono considerare di recente infestati in base al segno subbiettivo del
  • 7. - 12 prurito dei piedi ed alle gambe determínato dalle larve che attraversano la pelle. In tali casi si pensa che le larve penetrate nell'organismo non siano giunte ancor tutte a completa maturità, e che quindi l'individuo, trovandosi ancora in piena efficienza reattiva, rimanga portatore per qualche tempo finchè non prevalga l'azione dell'anchilostorna sui suoi poteri di difesa. Concludendo, a determinare il carattere di portatore, concorrono diversi fattori: 1) numero dei parassiti; 2) condizioni di ambiente in cui vive l'infestato (alimentazione, condizione sociale); 3) epoca in cui l'infestione è avvenuta; 4) la costituzione organica. ** I portatori di anchilostoma si mantengono sani fino ad un certo punto. Un portatore si può considerare come un individuo in bilico tra la salute e la malattia ed è facile che da un momento all'altro egli cada da una parte oppure dall'altra. Felicemente si esprime il GARIN, chiamando il portatore di anchitostoma un «candidato all'anemia ». E' possibile che il portatore clinicamente sano diventi sano anche anatomopatologicamente, se persistono le condizioni di ambiente sfavorevoli ad una nuova infestazione, poiché, essendo la vita degli anchilostomi considerata di sei anni circa, dopo questa epoca essi si staccano dalla mucosa intestinale e si eliminano spontaneamente. Al contrario il portatore sano può passare alla qualità di amrnalato per svariate cause. Se egli vive in zone infette esponendosi a nuove infestazioni, nuove larve penetreranno nel suo organismo, e così aumenterà il numero di vermi nel suo intestino finchè i poteri di resistenza avranno a soccombere di fronte al maggior numero dei tossici eliminati e cominceranno allora ad apparire i sintomi clinici della malattia. Ma secondo recenti ricerche sembra che per la zeinfestazione non sia nemmeno necessario che l'individuo viva in luoghi infetti. Il BACIGALUPO nel 1935 ha rilevato la possibilità di un'autoinfestazione sottoungueale scoprendo uova in evoluzione e larve sotto
  • 8. - 13 le unghie dei soggetti spedalizzati, i quali erano già stati trattati da poco e presentavano periodicamente uova di anchilostorna nelle feci. Si potrebbe pensare che tale evenienza possa verificarsi benissimo anche nei portatori. Oltre che per reinfestazione, il portatore può passare a malattia, quando, pur rimanendo invariato il numero dei vermi, i suoi poteri di resistenza diminuiscano per una qualsiasi causa. Il che può accadere sia per denutrizione oppure per il sopraggiungere di malattie, e nella donna per la gravidanza ed il puerperio. C IRLA in tre giovani contadine che non avevano mai avuto nessun disturbo in gravidanza, riscontrò i segni dell'anemia, nel primi giorni del puerperio; mentre in altri tre casi osservò la comparsa dei disturbi nella seconda metà della gravidanza. Il medesimo autore riferisce inoltre due casi, in cui i sintomi della malattie si resero evidenti durante la convalescenza da una febbre influenzale. L'importanza del problema dei portatori dal lato sociale, non può sfuggire. Sono essi che, non individuati, diffondono l'infestione eliminando continuamente le uova del parassita. Tutti gli Autori sono d'accordo nel considerarli piu pericolosi degli stessi ammalati. Solamente il TENHOLD non è di questo parere, sostenendo che i portatori, ospitando pochi parassiti, emettono poche uova e quindi difficilmente possono diffondere l'infestione. Ma l'obbiezione del TENHOLD non regge, poichè se è vero che le feci del malato ricche di uova sono in grado di diffondere più largamente l'infestazione che non quelle del portatore, è pur vero che il portatore rappresenta un pericolo subdolo che sfugge all'osservazione medica e quindi continua ad emettere uova per un tempo assai più lungo di quanto non possa fare un malato destinato a giungere presto o tardi all'osservazione medica e quindi costretto a curarsi. Il portatore inoltre può portare l'anchilostomiasi in luoghi indenni e contagiare interi centri industriali ed agricoli. PIEUR e FURST riportano che le miniere dello Shantung vennero infestate da sei operai portatori che non erano stati riconosciuti come tali. Così pure le miniere di Bremberg in Ungheria, conobbero l'infestione a causa di un solo operaio portatore da miniere infestate. E molti altri esempi si citano in questo senso.
  • 9. - 14 Quindi per gli scopi profilattici non basta curare gli anchilostomiasici evidenti, occorre anche identificare i portatori e curarli. Solo così la lotta sarà efficace contro la malattia. Come riconoscere un portatore? Clinicamente egli si presenta al nostro esame del tutto normale. Solo facendo l'esame del sangue potremo trovare un'eosinofilia di grado variabile. D'altronde questa eosinofilia è un segno di probabilità non di certezza. Il mezzo più sicuro a nostra disposizione resta sempre l'esame delle feci, poichè i metodi biologici (deviazione del complemento, intradermoreazione, ecc.) non hanno ancora dato risultati sicuri. Con esami sistematicamente ripetuti il portatore potrà sempre venir scoperto e quindi curato fino ad esame negativo.
  • 10. Parte II. L'ANCHILOSTOMIASI IN COMUNE DI TREVISO RICERCHE A S. Bona Vecchia, frazione del Comune di Treviso situata a nord della città, alla distanza da questa di circa I Km. e mezzo, esiste un raggruppamento di case, i cui abitanti sono in grandissima parte affetti da anchilostomiasi. Il primo caso riscontrato, sembra si sia verificato una ventina di anni or sono in una donna ora defunta, certa Biscaro Maria in Minuto, madre di Florian Angelina essa pure infestata nel 1933. La B. Maria in Minuto fu allora ricoverata in Ospedale a Treviso ed ivi curata, a quanto mi risulta, col Timolo. Come la prima ammalata abbia contratto l'anchilostomiasi non è dato di sapere: bisogna notare però che alcuni abitanti di detta località cercano temporaneamente lavoro altrove, sia in patria che all'Estero, ed è pure da ricordare che nel periodo 1917-1918 gli stessi abitanti furono in continuo rapporto con le truppe che partivano per il fronte sulla Piave o che ne tornavano in riposo. Secondo altri la malattia sarebbe stata importata dal Sud America e più precisamente dal Brasile dai vecchi della famiglia Polo, morti per grave anemia negli anni della grande guerra. Il più anziano dei fratelli Brazzalotto, famiglia gravemente infestata e che abita in tale zona, mi riferiva poi tempo addietro, di aver sentito dire che nella casa da loro attualmente abitata, morirono una trentina di anni fa, i vecchi Fattuto, colpiti da grave anemia non meglio identificata dai medici di allora. La Minuto fu dimessa dall'Ospedale, a quanto riferirono i famigliari, guarita. Da allora in detta località si ripete ogni tanto qualche caso di anchilostomo-anemia; i pazienti furono sempre speda-
  • 11. - 16 - lizzati e curati con vari antielmintici (specialmente col Timolo e Tetracloruro di carbonio). In questo modo, nel primi mesi del 1932 Si presentò al Dott. Plateo medico del Comune di detta località, certa Brazzalotto Amabile affetta da spiccata anemia: praticato un accurato esame generale della paziente, ed escluso che l'anemia potesse derivare da altra forma morbosa, visto anche il caratteristico colore giallo limone della cute della malata, quel leggero grado di edema, che colpisce la faccia di tali pazienti, la lucentezza della pelle e quell'aspetto imbambolato che li caratterizza, e ricordando poi che nella località abitata dalla paziente, era stato precedentemente segnalato ed accertato qualche caso di anchilostomiasi, il medico pensò si dovesse trattare di un caso di anemia da anchilostoma. Tale sospetto divenne certezza dopo che dall'esame delle feci, praticato nel laboratorio d'Igiene Provinciale di Treviso, risultò che queste contenevano numerosissime uova di anchilostoma. Fu allora che l'allora Ufficiale Sanirario di Treviso, stabilì di far estendere la ricerca delle uova di anchilostoma nelle feci di tutti gli abitanti di detta zona. Nell'anno accademico 193233 in una sua tesi di laurea sostenuta presso la R. Università di Padova il Dott. Plateo, figlio di quello precedentemente nominato, descriveva specialmente dal lato clinico e terapeutico una zona di endemia di anchilostomiasi in S. Bona di Treviso. Il Plateo esegui l'esame delle feci degli abitanti della località infestata, ripetendolo dopo una terapia cloroformica istituita a domicilio dei pazienti riconosciuti infetti dal medico condotto locale. Dei 53 individui di cui furono esaminate le feci, trentanove risultarono infestati al primo esame ed ancora 20 al secondo, due mesí dopo la terapia cloroformica. Egli doveva ammettere perciò la possibilità di una reinfestazione nel tempo intercorso tra il primo ed il secondo esame, in rapporto alle condizioni ambientali favorenti l'endemicità del parassita. Nell'anno accademico 1934-35 il Dott. Barazzuol sosteneva presso la R. Università di Padova una tesi di laurea in cui nuovamente trattava di detto focolaio di anchilostomiiasi. Egli compieva così un nuovo controllo dello stato dell'infestione nella zona. Su 83 individui visitati 47 risultarono portatori di uova di anchilostorna, e questo nonostante le continue cure dei portatori, dei malati e nonostante provvedimenti emanati dall'ufficiale sanitario del Comune. Visto il perdurare invariato del grado di infestione della zona
  • 12. - 17 - con preoccupante tendenza a diffondersi ad altre zone del suburbio trevigiano, e per il pericolo costante che tale focolaio rappresenta per la città vicinissima e che fra l'altro ne consuma tutte le verdure prodotte, il Prof. Casagrandi, direttore dell'Istituto di Igiene della R. Università di Padova, mi esprimeva il desiderio che lo riprendessi in esame la questione. Presi così gli accordi necessari con l’Ufficiale Sanitario di Treviso e procedetti nel periodo dall'estate del 1938 all'estate 1939 ad un più completo e più vasto riesame della questione conducendo anche sotto la guida del Dott. Pietro Rabitti, Direttore del laboratorio di Igiene della Provincia, una nuova serie di esami di feci per una accurata indagine di accertamento, che servisse a precisare le attuali condizioni della diffusione dell'anchilostomiasi in Comune di Treviso. Mi servirono di guida gli elenchi delle precedenti ricerche, e le denuncie di nuovi casi fatte all'Ufficiale Sanitario. RICERCA DEI PORTATORI - ESAMI DELLE FECI Per accertare lo stato dell'infestione, ho esaminato nel 1938 le feci di tutti gli abitanti un raggruppamento di sei case, nella zona nota di endemia. Sono tutti ortolani o coloni ortolani, alcuni dei quali disponendo di esigue superfici di terreno, attendono anche ad altre occupazioni di lavoro. Tutti sono iscritti all'elenco dei poveri del Comune di Treviso. Non posso escludere che l'infestione si estenda eventualmente anche ad altre zone vicine; ma devo far notare che la coltivazione intensiva ad ortaggi, del terreno e lo stato pantanoso-acquitrinoso del medesimo, si limita quasi esclusivamente alla zona dominata dal gruppo delle sei case abitate dai 76 individui da me esaminati; e che fino a poco tempo fa (un anno circa), i casi di anchilostomiasi denunciati in Comune di Treviso, sono stati osservati esclusivamente in detta zona orticola. Sotto la guida del Direttore della sezione micrografica del Laboratorio Provinciale, ho praticato gli esami, eseguiti previo arricchimento secondo il metodo di TELEMANN modificato da DE RIVAS: si aggiunge ad un grammo di feci calcolato ad occhio, un po' di acqua (circa 5 cmc.); dopo spappolamento si aggiungono altri 5 cc. di acido acetico al 5 % e dieci cc. di etere. Si agita fortemente, si fa filtrare il tutto attraverso una garza in una provetta da centrifuga, e si centrifuga per pochi
  • 13. - 18 minuti. Si formano cosi tre strati, il superiore dei quali, etereo, raccoglie tutti i grassi ed anche residui vegetali leggeri, uno medio con particelle sospese, ed un terzo strato di sedimento, nel quale si pesca il materiale per l'esame microscopico e che si presenta molto più ricco di uova che non il campione originale. Gli esami mi dettero i seguenti risultati, che per maggior chiarezza riporto riassuntivamente e per famiglia, particolareggiando numero e sesso degli infestati: Nella famiglia Brazzalotto, composta di otto persone, una femnúna e due maschi risultarono portatori. Nella famiglia Zanetti, composta di tre persone, un maschio ed una femmina positivi per anchilostoma. Nella famiglia Vella-Casagrande, di cinque persone, una femmina portatrice. Nella famiglia Polo tutti e tre i componenti risultarono negativi. Nella famialia Bazzo, composta di tre persone, sia la madre che i due fig1i risultarono portatori. Nella famiglia Brunello Olivo, composta di nove persone, sei femmine e tre maschi, tutti risultarono positivi. Nella famiglia Simeoni, di sei persone, quattro risultarono positive, una femmina e tre maschi. Nella famiglia Biasetto, di quattro persone, due femmine e un maschio risultarono positivi. Nella famiglia Brunello, di sette persone, sei positivi, due femmine e quattro maschi. Nella famiglia Pol Giulio su quattro persone, tre maschi ed una femmina, tutti quattro positivi. Nella famialia Biscaro, di sei persone, due donne risultarono portatrici. *** Ho esaminato pure le feci degli abitanti di due case civili dotate di acqua potabile e latrine interne situate nei pressi immediati della zona infestata; nessuno degli individui esaminati risultava portatore di anchilostoma. In conclusione, escludendo questi ultimi individui che esarninai -più per fare un confronto che per altro, specie in rapporto alle di-
  • 14. - 19 - verse norme igieniche di vita e dell'ambiente, su un totale di 76 individui da me esaminati, quarantasette dimostrarono albergare nel loro intestino l'anchilostorna, cosicchè questa prima serie mi dette una percentuale di quasi 62 % di portatori. *** Secondo il sesso, 23 uomini su 42 risultarono infestati con una percentuale del 54,76 %; fra le donne 24 su 34 con una percentuale del 70.58 %. In totale 47 portatori su 76 individui esaminati con una percentuale di 61.81 %. Secondo l'età mi risultarono i seguenti dati: da 1 a 10 anni da 10 a 20 anni da 20 a 30 anni da 30 a 40 anni da 40 a 50 anni da 50 a 60 anni da 60 a 70 anni portatori 2 su 8 » 15 su 18 » 14 su 19 » 6 su 10 » 5 su 9 » 3 su 7 » 2 su 5 _________ Totale 47 su 76 percentuale 25 % » 83.33 % » 73.68 % » 60 % » 55.55 % » 42.85 % » 40 % ________ 61.81 % Da quanto su esposto possiamo trarre alcune deduzioni ed osservare che, rispetto al sesso si nota una prevalenza della infestazione nel sesso femminile. Le donne risultano più colpite dall'infestione, perchè più degli uomini vivono a contatto dell'ambiente della casa e dell'orto, perchè di questi notoriamente meno amanti della pulizia, perchè poi esse spesso aiutano gli uomini nel lavori campestri, quando addirittura non li sostituiscono. Rispetto all'età è evidente che gli individui dai 10 ai 30 anni sono particolarmente soggetti all'infestione, e cio e certamente in relazione con la maggiore attività lavorativa, propria di questo periodo di vita.
  • 15. - 20 RAPPORTO TRA ABITABILITA' DELLE CASE E INFESTIONE DEGLI ABITANTI 1°) Casa Famiglie Zanetti e Vella: Pavimentazione: a mattoni e a legno. Numero di vani: 8. Numero degli abitanti 9: Famiglia Zanetti 4 (portatori d'anchilostoma 2); Famiglia Vella 5 (portatori d'anchilostoma 1). Numero delle camere: Famiglia Zanetti 2 - cubatura me. 36 e 40; Famiglia Vella 2 cubatura mc. 45 e 48 Approvvigionamento idrico: manca. Latrine: Una sola latrina in comune, esterna, a fossa filtrante, con sfioratoio nel fossato retrostante. 2°) Casa Famiglia Brazzalotto: Pavimentazione: a mattoni e a legno, Numero dei vani: 6. Numero degli abitanti: 8 (portatori d'anchilostoma N. 3) Numero delle camere: 3 (cubatura mc. 45 - 48 - 36). Insufficientemente aercate ed illuminate. Approvvigionamento idrico: manca. Latrina: esterna con fossa filtrante e con sfioratolo nel fossato retrostante. Porcile: vicino alla latrina, con scolo degli escrementi del maiale nel medesimo fossato. Osservazioni: una camera a piano, terra con pavimento di legno fradicio per l'umidità, in comunicazione diretta con l'altra stanza adibita a pollaio. 3°) Casa Famiglie Brunello (Olivo), Biasetto, Simeoni. Pavimentazione: a mattoni e a legno, eccettuato due vani a cemento. Numero dei vanì: 12. Numero degli abitanti: 19: Famiglia Brunello 9 (Portatori d'anchilostoma 9); Famiglia Simeoni 6 (Portatori d'anchilostoma 4); Famiglia Biasetto 4 (Portatori
  • 16. d'anchilostoma 3). Numero delle camere 7: Famiglia Brunello 3 (Cubatura mc. 52 - 48 - 45); Famiglia Simeoni 2 (Cub. mc. 48 - 45).
  • 17. - 21 Insufficientemente acreate ed illuminate. Approvvigionamento idrico: da una sorgente situata a pochi metri dalla casa, protetta da un tubo di cemento infisso nel terreno per una profondità di un metro. Latrina: tre latrine contigue a fossa filtrante, con sfioratoi nel fossato. Porcile: due, attigui al fossato, nel quale scolano gli escrementi. 4°) Casa Famiglie Florìan, Brunello, (Carlo), Cavallin, Pol. Pavimentazione: a cemento al piano terra. Numero dei vani: 16. Numero degli abitanti 25: Famiglia Florian 5 (Portatori d'anchilostoma 2); Famiglia Brunello 7 (Portatori d'anchilostoma 6); Famiglia Cavallin 9 (Portatori d'anchilostoma 6); Famiglia Pol 4 (Portatori d'anchilostoma 4). Numero delle camere 10: Famiglia Florian 2 (Cubatura mc. 48 - 48); Famiglia Brunello- 3 (Cubatura mc. 45 - 48 - 48); Famiglia Cavallin 3 (Cubatura mc. 45 - 48 - 48); Famiglia Pol 2 (Cubatura mc. 48 - 48) Approvvigionamento idrico: manca. Latrine: due latrine (una ogni due famiglie) esterne, a fossa filtrante vicino al fossato. 5°) Casa Famiglia Biscaro. Pavimentazione: a cemento al piano terra. Numero dei vani: 4. Numero degli abitanti: 6 (portatori d'anchilostoma 2). Numero delle camere: 3 (Cubatura mc. 36 - 45) Insufficientemente aereate ed illuminate. Approvvigionamento idrico: manca. Latrina: in muratura attigua alla stalla, a fossa filtrante. Osservazioni: vi è una camera a piano terra in comunicazione diretta con la stalla. 6°) Casa Famiglie Polo - Saccon, Bazzo: Pavimentazione: a mattoni e a legno.
  • 18. Numero dei vani: 8. Numero degli abitanti 10: Famiglia Polo - Saccon 7 (Portatori d'anchilostoma 2); Famiglia Bazzo 3 (Portatori d'anchilostoma 3).
  • 19. - 22 Numero delle camere 5: Famiglia Polo-Saccon 3 (Cubatura mc. 45 - 45 - 48); Famiglia Bazzo 2 (Cubatura mc. 42 - 45) Insufficientemente aercate ed illuminate. Approvvigionamento idrico: manca. Latrine: Una latrina in comune, a fossa filtrante, vicino al fossato. Porcile: attiguo al fossato. Concludendo, dall'inchiesta sullo stato di abitabilità in rapporto all'infestione, si osserva che la maggior parte delle famiglie colpite, dispone di due o tre camere, la cui cubatura oscilla tra 36 e 52 mc. Per ogni camera dormono in media 2 o 3 individui, ma più spesso 3. Più volte ho notato l'esistenza di camere a piano terra con pavimento di legno fradicio per permanente umidità. Una di esse è in comunicazione diretta con un'altra stanza adibita a pollaio, un'altra con la stalla. Tutte le abitazioni sono sprovviste di acqua potabile e gli abitanti usufruiscono di acque sorgive di cui è ricca la zona. Tutte le famiglie mancano di acquai per l'eliminazione delle acque di rifiuto. Tutte le latrine della zona sono situate esternamente, sono a fossa filtrante, attigue al fossati e quasi sempre con sfioratoio nei medesimi. Il liquame di tutti i porcili scola abbondantemente nei fossati più o meno vicini. _____________________ A distanza di circa un anno da questa prima serie di esami, praticavo un nuovo esame a 67 individui abitanti per la massima parte, la detta zona e pochi altri in zone finitime, risultati portatori all'ultimo esame od altri precedenti, oppure denunciati come infestati dopo. la mia prima serie di esami. Di questi 67 individui, la gran parte a suo tempo profilassati con cure mediche adatte, 38 risultavano ancora portatori di anchilostoma cioè il 56.731 %. Nella zona di S. Bona abitavano 64 dei 67 individui presi in esame, dei quali 35 infestati con una percentuale del 54,689%. Individui esaminati abitanti in S. Bona. 1 - Pol Angelo 2 - Pol Giulio 3 - Pol Giovanni positivo positivo positivo
  • 20. - 23 4 - Pol Angela 5 - Vella Roma 6 - Vela Maria 7 - Vella Giovanni 8 - Favero Caterina 9 - Favero Sante 10 - Favero Pasquale 11 - Casagrande Vella Ida 12 - Casagrande Tagliapietra Palmira 13 - Tagliapietra Aldo 14 - Martini Santa 15 - Favaro Luigi 16 - Bazzo Antonietta 17 - Bazzo Ferruccio 18 - Grespan Augusta 19 - Brazzalotto Attilio 20 - Brazzalotto Ettore 21 - Brazzalotto Emma 22 - Brazzalotto Amabile 23 - Brazzalotto Eugenio 24 - Polo Jolanda 25 - Polo Maria 26 - Saccon Carlo 27 - Saccon Dario 28 - Saccon Gino 29 - Biasetto Agostino 30 - Biasetto Flavia Zaira 31 - Biasetto Giovanni 32 - Pol Maria 33 - Brunello Carlotta 34 - Brunello Angelo 35 - Brunello Carlo 36 - Brunello Guido 37 - Brunello Natale 38 - Brunello Egidio 39 - Brunello Teresa 40 - Brunello Arnaldo 41 - Brunello Olivo 42 - Brunello Elisa negativo negativo negativo positivo negativo negativo negativo positivo negativo negativo positivo negativo positivo positivo negativo negativo negativo' negativo negativo positivo negativo negativo negativo negativo positivo negativo negativo positivo negativo positivo positivo positivo positivo positivo positivo positivo negativo positivo positivo
  • 21. - 2443 - Simeoni Riccardo 44 - Simeoni Angelo 45 - Simeoni Luigi 46 - Simeoni Biscaro Elisa 47 - Cavallin Bruna 48 - Cavallin Riccardo 49- Cavallin Albano 50 - Cavallin Gino 51- Cavallin Amedeo 52 - Cavallin Maria 53 - Biscaro Luigi 54 - Biscaro Giovanni 55 - Biscaro Redentina 56 - Biscaro Maria 57 - Agostini Prudenza 58 - Cescato Sartori Teresa 59 - Cescato Sebastiano 60 - Gasparini Amabile 61 - Gasparini Amelia 62 - Gasparini Lino 63 - Zanetti Gallazzo Giuseppina 64 - Zanetti Giuseppe Abitanti a S. Pelaio N. . 65 - Pasqualin Adele in Moscon - anni 35 66 - Moscon Bruno - anni 14 67 - Baldin Concetta in Moscon - anni 45 positivo positivo positivo positivo positivo positivo positivo positivo positivo positivo negativo negativo positivo negativo positivo positivo negativo negativo negativo negativo positivo positivo positivo positivo positivo Una attenta valutazione dei risultati di questa nuova serie di esami di aggiornamento delle condizioni attuali dell'anemia, ci porta a considerare come non si possa che essere concordi con quanto il Dott. P LATEO affermava nel 1933, e cioè che l'individuo profilassato, si reinfestava dal suolo infestato, il che sta ancora una volta a dimostrare, se ce ne fosse il bisogno, l'inutilità in questa zona, di ogni misura profilattica e curativa sugli abitanti, se non accompagnata da una radicale bonifica dell'ambiente. Si rileva ancora come rispetto alle indagini 1935, la plaga infestata di S. Bona si sia diffusa ad altre famiglie e terreni finitimi, specie della zona tributarla del fiume Cerca, a sinistra cioè della strada
  • 22. - 25 comunale Treviso S. Bona Vecchia, volgendo le spalle alla città (vedi carta allegata). In questa occasione, cioè durante quest'ultima serie di esami di feci, scoprivo un nuovo focolaio di anchilostomiasi, in una zona simile per condizioni del suolo a quella di S. Bona e precisamente in Comune di Treviso, a S. Pelaio, vicino alla Cartiera Brunelli, ove pressapoco nasce in gran parte il Fiume Botteniga. Da vari sopraluoghi effettuati in dette località e specie nella zona di S. Bona, mi è risultato quanto segue: La zona colpita dall'infestione è nettamente localizzata a S. Bona, ad un raggruppamento di 8 case abitate da individui che, in massima parte, esercitano l'orticultura. Il terreno circostante a tali abitazioni è in parte adibito a coltivazioni orticole, in parte paludoso ed incolto. L'acqua, che in qualche punto scaturisce spontanea dal suolo, in buona parte stagna nel fossati e rigagnoli che intersecano in tutti i sensi il terreno, coltivato ad ortaggi. Il liquame dei letamai e di qualche latrina scola nel fossati, la cui acqua, dopo forti pioggie, ricopre letteralmente il terreno coltivato. Ne risulta un terreno umidissimo, molto adatto allo sviluppo delle uova. Le latrine sono a fossa scoperta o permeabili e con sfioratoi che vanno nei. fossati. Quando piove poi il livello dell'acqua s'innalza e questa entra ed esce liberamente dalle latrine e dalle fosse scoperte. Quasi ovunque ho potuto osservare feci umane sparse negli orti nel defecare, e di più, nonostante la proibizione, gli abitanti continuano ad usare del prodotto delle loro latrine per concimare i loro orti. Gli abitanti di detta località lavorano la terra per lo più a piedi scalzi ed usufruiscono dell'acqua dei fossati, (tutti fra loro in comunicazione) sia per uso domestico che per bere. Nessuna delle case infatti è provvista di acqua potabile. Le condizioni di abitabilità sono in tutte poco buone, in qualche caso addirittura lagrimevoli, ove si pensi che in una stanza al piano terra nell'abitazione di certa Bazzo Antonietta, è stato praticato un foro sul muro perchè ne esca l'acqua che si raccoglie sul pavimento. Un nuovo fatto ho anche rilevato che viene ulteriormente ad aggravare tale stato di cose; e cioè il trasferimento di una delle fa-
  • 23. -26 miglie infestate e più numerose e precisamente della famiglia Brazzalotto da S. Bona a S. Angelo, in una zona molto abitata e dove pure l'anchilostoma, che i componenti di detta famiglia in buona parte albergano, troverà terreno adatto per lo sviluppo delle sue larve. Non è chi non veda la gravità di tale fatto e la certezza di creare anche a S. Angelo, come avvenne per S. Bona più di 20 anni addietro, un'altro grave focolaio di endemicità dell'anchilostomiasi, ove non si corra subito e con la massima energia al ripari. E' chiaro quindi che il problema della profilassi dovrebbe essere affrontato, sia in rapporto alle condizioni igieniche di vita degli abitanti della zona infestata, ed al loro grado di infestazione, sia specialmente in relazione alla importanza che i fattori ambientali, quali le condizioni idrografiche e la natura del terreno possono avere nel ciclo vitale del parassita. Gli individui infestati sono per la massima parte portatori sani oppure lievemente anemizzati; pur tuttavia di tanto in tanto si ripete nella località qualche caso di grave anemia da anchilostoma. Contemporaneamente agli ultimi esami di feci, un nuovo focolaio di anchilostomiasi, veniva poi da me scoperto in altra zona del Comune di Treviso, a S. Pelaio. Il 17-6-1939 veniva ricoverata al reparto Maternità dell'Ospedale Civile di Treviso certa Pasqualin Adele in Moscon di anni 35 abitante in S. Pelalo N. 12. Dopo il parto la Pasqualin veniva passata nella Divisione Medica I° dell'Ospedale perchè affetta da forma gravissima di anemia. All'esame delle feci, risultarono abbondantemente presenti uova di anchilostoma. In base alla denuncia di questo caso, feci le indagini in famiglia; la paziente intanto veniva dimessa guarita. Dall'esame delle feci dei famigliari, altre due persone risultarono infestate da anchilostoma: un ragazzo di quattordici anni ed una cognata di 45. Nella famiglia Moscon, un paio. di uomini sono occupati quali operai nella Cartiera Brunelli ed i rimanenti famigliari sono dediti al lavori campestri e di orticoltura.
  • 24. - 27 INQUINAMENTO DEL TERRENO, DELLE VERDURE, DEI BOTTINI Eseguii questi esami microscopici nel laboratorio di Igiene e Profilassi della Provincia, sotto la guida del Direttore Dott. Pietro Rabitti. Contribuisce notevolmente a mantenere l'inquinamento del terreno, oltre all'abitud.ine deplorevole di defecare all'aperto, il che è di regola nel bambini, l'uso, di concimare gli orti con pozzo nero; uso che viene nascostamente continuato nonostante il tassativo divieto delle Autorità. I più mescolano il prodotto delle latrine a quello dei porcili e dei letami, usando il tutto per concimare; qualcuno afferma di disperdere il proprio pozzo nero gettandolo nei fossati. D'altra parte abbiamo visto come quasi tutte le latrine abbiano uno sfioratoio nei fossati. Ho prelevato sei campioni di terreno ed ho proceduto al loro esame microscopico, per la ricerca delle larve di anchilostoma, usando il seguente metodo: misi ogni campione in un bicchiere diverso,vi aggiunsi acqua, lasciando sedimentare e stratificare; decantata l’acqua, misi in termostato per 24 ore. Ecco i risultati dell'esame: 1) terreno raccolto negli orti delle famiglie Zanetti e Vella: scarse larve strongiloidi. 2) terreno raccolto negli orti delle famiglie Pol e Bazzo: numerose larve strongiloidi. 3) terreno raccolto negli orti delle famiglie Cavallin e Brunello: numerose larve strongiloidi. 4) fango raccolto in vicinanza delle latrine Simeoni e Brunello Olivo: larve strongiloidi di anchilostoma. 5) fango raccolto a due metri dalla latrina Zanetti Vella: larve strongiloidi. 6) terreno raccolto in vicinanza delle latrine Brunello Carlo e Cavallin: numerose larve strongiloidi. Prelevai poi diversi campioni di insalata e sedano per esaminare l'inquinamento degli ortaggì. Ottenni i seguenti risultati dall'esame microscopico del sedimento dell'acqua di lavaggio delle foglie: campioni prelevati negli orti di Simeoni e Brunello Olivo: sedano: larve strongiloidi - insalata: nulla di notevole.
  • 25. - 28 campioni prelevati negli orti Zanetti e Vella: sedano: nulla di notevole - insalata: larve strongiloidi e rabditoidi. campioni prelevati negli orti di Bazzo e Pol: sedano: larve strongiloidi e rabditoidi - insalata: larve strongiloidi. Da cinque diversi bottini prelevai campioni, che mi dettero positiva la presenza di uova ma non quella di larve, con i seguenti risultati: 1) bottino famiglie Bazzo - Polo: positivo per uova di anchilostoma 2) bottino famiglie Zanetti - Vella: positivo per uova di anchilostoma. 3) bottino famiglie Pol - Brunello Carlo: positivo per uova di anchilostoma. 4) bottino famiglia Brunello Olivo: negativo. 5) bottino famiglia Cescato: negativo. La ricerca microscopica di uova di elminti, eseguita contemporaneamente alla ricerca delle uova di anchilostoma è stata di una positività stragrande specie per Ascaride e Tricocefalo. Negativa è stata la ricerca di uova di anchilostoma nelle feci dei maiali e dei polli.
  • 26. Parte III. PROFILASSI Il ripetersi ciclico di casi di anernia da anchilostorna nelle famiglie abitanti la zona infestata, ed il reinfestarsi periodico dei portatori trattati, oltre al casi nuovi manifestatisi, hanno dimostrato con chiarezza come le misure di profilassi adottate dal Comune di Treviso siano state insufficienti. Esse infatti non sono consistite che nel tassativo divieto di concimare gli orti col pozzo nero, e nella indagine dei portatori di parassiti, seguita dal trattamento disinfestante Il Comune ha inoltre in qualche caso (famiglia Bazzo), proibito al trasgressori alle precedenti disposizioni, di vendere sul mercato di Treviso le verdure prodotte dagli orti (esse pure infestate da larve), comminando anche multe in denaro. E poichè, come dice l'ALESSANDRINI: 1) L'uomo malato e portatore del parassita è il serbatoio della infestione ed il disseminatore delle uova. 2) Le feci sono il veicolo per il quale si dissemina l'agente che determina la malattia. 3) Le acque contaminate rappresentano un veicolo di massima importanza. 4) Il suolo, il fango, ed i prodotti della terra, ove benissimo vivono le larve, sono per sè pericolosi, non solo come mezzi. diretti di contagio, ma anche indiretti - è evidente che la lotta è strettamente legata al risanamento rurale. E' la casa rurale, quella che costruita e rimodernata con le sue latrine, dotata di acqua potabile, e delle condizioni igieniche più elementari, porterà il colpo mortale all'anchilostomiasi. Sarebbe utile poi oltre ad una bonifica del suolo, una talora più importante e difficile bonifica umana, dando una opportuna educazione igienica alle masse rurali, rendendo nota e diffusa la conoscenza di questa malattia, e dei mezzi più semplici, ma più efficaci di profilassi e terapia. Per combattere la malattia in modo soddisfacente, colla speranza di poter così arrivare in breve ad estinguere il focolaio, e da farla sparire dal Comune di Treviso, si dovrebbe provvedere:
  • 27. - 30 1) Ad una conveniente educazione igienico profilattica della popolazione, mediante conferenze, avvisi, proiezioni cinematografiche e propaganda sopratutto nelle scuole, per l'adozione di pratiche igieniche da parte della popolazione, e principalmente quella di non lavorare la terra a piedi scalzi, e di lavarsi le mani prima dei pasti, ed i piedi prima di andare a letto, di non disperdere le feci un po' ovunque, ma servirsi sempre di latrine ben costrutte. 2) Al risanamento igienico della zona infestata, specie per quanto riguarda le case rurali. Per questo dovrebbe essere imposto ai singoli proprietari di dotare di approvvigionamento idrico potabile e razio nale ogni casa, ed ogni famiglia di latrine in muratura con vasca a perfetta tenuta, situate a conveniente distanza dai fossati e dal pozzi di acqua potabile, oltre all'obbligo di disinfestare regolarmente le fosse gettandovi ogni tanto calce o solfato di ferro o calciocianamide, cosicchè sia impedito alle uova di svilupparsi ed alle larve di vivere. 3) All’indagine periodica alle feci degli abitanti la zona endemica, ed all'accurato trattamento disinfestante di tutti i portatori, sotto controllo medico, con tetracloruro di carbonio o con olio cloroformico; e poichè è ben difficile che questi giungano spontaneamente all'osservazione, questo si può ottenere solo in base ad esami sistematici di tutta la collettività, rigorosamente praticati. A ragione si dice infatti, che l'accertamento è la cura dei portatori. 4) Al risanameno della zona infestata, mediante una bonifica radicale per drenaggio, e questo è forse il punto più importante, anzi l'essenziale per il focolaio descritto, quello cioè che finchè non sarà decisamente in pieno affrontato, farà si che ogni misura di profilassi sia vana. Poichè la zona infestata in S. Bona Vecchia è situata come del resto tutta la zona meridionale della pianura trevigiana a Sud della linea delle acque rinascenti, in un terreno corrispondente alle recenti alluvioni del Piave e del Brenta, ne risulta un terreno, come già si è detto, eccessivamente imbibito, costituito da un'argilla a finissima grana facilmente impastata dalle acque e depositata sotto forma di mota argilloso - colloidale, costituente perciò un habitat favorevolissimo allo sviluppo delle uova e delle larve di anchilostoma. L'autorità perciò, per avviare l'endemia ad una sicura estinzione, dovrà provvedere oltre a quanto si è più su detto, anche a bonificare la zona. Premetto che la zona infestata, come risulta anche dalle allegate carte altimetriche e planimetriche, costituisce rispetto ai terreni a nord
  • 28. - 31 ed a sud di essa, una bassura in gran parte situata tra la caserma De Dominicis e la frazione di S. Bona Vecchia, a cavaliere della strada che da Treviso per S. Bona va al Montello. La strada stessa, se la consideriamo volgendo le spalle alla città di Treviso, divide tale zona oltre che geograficamente anche idrograficamente, polche le acque sorgive di cui è ricchissima tale bassura, sono tributarle del fiume Botteniga quelle a destra della strada, del -fiume Cerca quelle a sinistra. Tutti e due questi fiumi di breve corso ma di gran portata d'acqua, sono affluenti di Sin. del Sile e nascono in parte a S. Bona e Monigo il Cerca, e S. Bona e S. Pelaio, sempre in Comune di Treviso il Botteniga. Tale zona, risultando dal punto di vista ipsometrico una bassura, risente maggiormente del forzato alto livello delle acque dei fiumi suddetti, e viene quindi ad essere trasformata in buona parte in zona paludosa e comunque fortemente imbibita di acque, anche dove non assuma vero e proprio aspetto di pantano. I1 Botteniga circa 500 m. a valle di detta zona è sbarrato dalla diga di uno stabilimento industriale, e con un salto di 150 cm. circa, di altrettanto eleva a monte il livello delle acque, facendo così esageratamente allargare il letto del fiume. Senza questo ostacolo, il regime idrografico del fiume non sarebbe che di una mediocre entità, non darebbe impaludamenti, e non terrebbe cosi alto il livello delle acque nei fossati e terreni circostanti, e sopratutto non renderebbe cosi facili gli straripamenti che talora arrivano a sommergere tutta la zona. Il Cerca poi con un decorso tortuosissimo e capriccioso, con un fondo limaccioso, dove talora il fango è alto fino ad 1, ½ e 2 metri, non riesce a smaltire la grande quantità di acque della zona; anche un canale ausiliario di scarico che da esso si stacca subito sotto questa zona, e che dovrebbe aiutarlo a smaltire la quantità di acqua da essa proveniente nel Botteniga, subito a valle della diga, è completamente ostruito dal limo accumulato da molti anni. Si comprende così come nella zona tributaria del Botteniga, l'impaludamento dei terreni si debba imputare al forzato alto livello delle acque e quindi alla diga; mentre in quella tributaria del Cerca, lo stesso fenomeno è dovuto al decorso tortuoso, alla poca profondità del letto ed all'assoluta inefficienza di un canale di scarico, che dovrebbe essere invece il collettore di buona parte delle acque sorgive. Considerato quanto predetto circa l'idrografia dell'ambiente,
  • 29. - 32 subito apparirà come l'autorità per avviare l'endermia a sicura estinzione dovrà prima di ogni altra cosa provvedere alla bonifica idraulica della zona, togliendo la diga sul Botteniga ed eliminando altri lievi ostacoli al suo corso a monte di Treviso, in modo di abbassare di un metro almeno il livello delle acque. Si dovrà inoltre escavare e rettificare il corso del Cerca; infatti esso arriva al Sile, subito sopra il ponte Ottavi con un decorso tortuoso di qualche kilometro da S. Bona alla foce, (per percorrere in linea retta forse un km. di distanza), e con una corrente lentissima e limacciosa, senza riuscire a scaricare le acque che a lui affluiscono; esso potrebbe con opportune rettifiche del percorso e con un escavo radicale del letto, acquistare velocità e rapidità riuscendo a smaltire a iosa le abbondanti acque della zona, abbassandone anche notevolmente il livello ed eliminando cosi ogni dannosissimo impaludamento e ristagno. Compiuta quest'opera essenziale di bonifica idraulica, e con un ordinato escavo di tutti i fossati, senza togliere a questa povera gente, l'unica sorgente di guadagno, senza abolire cioè l'orticoltura, sarebbe agevole disciplinare gli abitanti ed anche averli collaboratori anziché neimicì nella lotta contro l'anchilostoma, guidandoli nella disinfestazione del pozzo nero, con solfato di ferro, e del suolo con la calciocianamide. Provveduto alla bonifica idraulica, un'altro è il problema che è da affrontare e risolvere. Disinfestare l'ambiente ed impedire che esso seguiti ad essere reinfestato, con nuove scariche parassitarle. Difficile è combattere l'anchilostomiasi nelle campagne, dove si deve lottare in un ambiente senza confine, dove vivono individui che è impossibile controllare seriamente e costringere a seguire determinate norme igieniche. Occorrerà quindi da un lato ricercare, accertare, curare i portatori; dall'altro cercare di distruggere le uova e le larve contenute nell'ambiente e specialmente nei concimi di origine umana, concimi che si usa ancora spargere negli orti e neifrutteti. E' noto che si è tentato di risolvere questo problema ricercando un mezzo, una sostanza che pur essendo larvicia, non nuocesse nè al terreno, nè ai concimi naturali, un mezzo alla portata di tutti, familiare e bene accetto anche al contadini, e di modico costo. Si pensò cosi ai concimi chimici. Da esperienze condotte con stretto rigore scientifico ed eseguite con i più comuni concimi chimici usati in agricoltura, si potè concludere (G. PENSO) che due di essi rispon-
  • 30. - 33 dono realmente allo scopo ricercato: precisamente la calciocianamide ed il solfato ferroso. La calciocianamide, concime azotato che si utilizza specialmente nei terreni argillosi, torbosi, silicei, dove meglio precisamente si compie il ciclo larvale dell'anchilostoma. Il solfato di ferro, concime non azotato utile nel terreni calcarei, consigliato negli orti e nella coltura delle leguminose. Esso è inoltre il concime più raccomandato dai competenti da mescolare sempre e sitematicamente al pozzo nero, allo scopo di evitare in esso speciali e dannose manifestazioni putrefattive, ed allo scopo di arricchirlo contemporaneamente di sostanze saline minerali, delle quali normalmente il pozzo nero difetta. Il solfato ferroso è dunque il concime ideale per disinfestare i concimi di origine umana; ideale anche per il fatto che le dosi da usarsi in agricoltura, 5 gr. per litro, sono ben superiori a quelle minime capaci di uccidere le larve di anchilostoma. Il solfato ferroso in forte diluizione agisce lentamente, ma agisce sicuramente, per cui è bene aggiungerlo al pozzo nero, non all'ultimo momento, ma almeno una settimana innanzi allo spargimento nei campi e negli orti, acciocchè esso abbia il tempo di esplicare la propria azione sterilizzatrice sulle larve di anchilostoma. Sarebbe anche preferibile aggiungerlo a poco a poco, come consigliano i tecnici agricoli, mano a mano che il pozzo nero si va raccogliendo. Il concime chimico, si mescolerebbe così a quello umano più intimamente, ed agirebbe così anche più facilmente sulle uova e sulle larve di anchilostoma. La calciocianamide si può pure unire al pozzo nero in dose utile, sia allo scopo nostro che a quello agricolo; però non è particolarniente indicata al fini agricoli, giacchè il pozzo nero è già molto ricco di sostanze azotate, e non ha bisogno di essere arricchito con nuovo azoto. Essa è stata proposta invece (P ENSO) per sterilizzare lo stabbio di origine animale, povero in azoto, e ciò allo scopo di uccidere le uova e le larve numerose in esso, e di combattere le strongilosi del bestiame, che tanto sono dannose al patrimonio zootecnico nazionale. Dunque, il solfato di ferro per il pozzo nero e contro le Schlerostomiasi umane. La calciocianamide per lo stabbio animale e per i terreni, contro le Schlerostomiasi del bestiame e umane rispettivamente. Infatti le larve non sopravvivono se in 10 cmc. di terreno vengono diluiti 100 mmgr. di calciocianamide (soluz. 1%); in agri-
  • 31. - 34 coltura invece per concimare un terreno alla calciocianamide ne occorrono 387 kg. per Ettaro, vale a dire 387 mmgr. per decimetro quadrato di tererno. Questo porta alla conclusione che con la concimazione alla calciocianamide, si immette nel terreno una dose circa 4 volte maggiore alla dose minima letale per le larve di anchilostoma. Benchè a questo calcolo matematico ed a queste esperienze di laboratorio non si possa sempre esattamente adattare la pratica o corrispondere i risultati, è questo l'unico mezzo efficace e facilmente realizzabile che fino ad oggi si abbia per sterilizzare i terreni infestati da Anchilostoma. Per sterilizzare invece il pozzo nero, il sistema è molto più facile e sicuro, inquantochè si agisce in ambiente semi liquido e sopratutto in ambiente limitato. Per realizzare ora questo metodo di lotta, veramente razionale, e di facile attuazione, occorre propagare fra gli ortolani ed i contadini la pratica di unire al loro pozzo nero del solfato ferroso, e di gettare sulle loro terre della calciocianamide; essi otterranno nel primo caso un concime più adatto al bisogni della terra, ed in ambedue i casi essi eviteranno di trasformare in terre da anchilostomiasi, i loro campi fecondi. Quando sarà riuscito a decretare ed a far attuare queste misure profilattiche, nelle zone ove è endemico l'Anchilostoma, il Comune di Treviso potrà dire di aver vinto una grande battaglia, e di essere veramente benemerito degli abitanti delle zone infestate, oltre che di aver definitivamente e validamente tutelata e difesa la salute dei cittadini e la salubrità del suolo.
  • 32. BIBLIOGRAFIA Alessandrini- Parassitologia. Bruni- L'Anchilostomiasi nell'Abruzzo Citeriore. - Annali Medicina Navale e Coloniale - Roma 1929. Casagrandi- Trattato italiano d'Igiene. Ciolfi - L'Anchilostomiasi nel Salernitano - Suoi rapporti coi lavoratori Agricoli. « La Mutualità Rurale Fascista » - 1939, N. 7. Coruzzi-Travagli - Trattato di Medicina Sociale - Ed. Wassermann - Milano. Garin- L'ankylostomose - Masson Paris - 1932. Guerra - Coppioli- Dell'Anchilostomiasi dell'Umbria - « Ramazzini » 1913 La Medicina del Lavoro- Milano - Anni 1932 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 Mazzitelli- L'Anchilostomiasi - Tip. Cavanna - Borgo Val di Taro 1935. Mazzitelli- La cura dell'Anchilostomiasi - Ed. Bassani - Carrara 1939 Ministero dell'Interno e Ministero dei L.L. P.P.- Servizi Igienico Sanitari e Profilassi contro l'Anchilostomiasi nei Cantieri della Direttissima BolognaFirenze. Opocher- Un caso di eclampsia in gravida anchilostomoanemica. Penso- La calciocianamide quale disinfestante - Salute Igiene Roma - 1937. Pilloni - Il tetracloruro di carbonio per la cura dell'Anchilostomiasi Medica 1931 - N. 24 - Minerva Ronchetti- Reperti gastroscopici in anchilostomiasici - Ospedale Maggiore 1939 N. 4. Rassegna Clinico Scientifica- La cura dell'Anchilostomiasi - Agosto 1939. Siccardi - Distribuzione geografica e letteratura dell'Anchilostomiasi in Italia dalla scoperta ad oggi. - Ramazzini A. IV. Starnotti - Dati statistici nella Provincia di Firenze - Igiene Moderna - Genova 1930
  • 33. Virdis - De Lellis - Anchilostomiasi ed Elmintiasi in Provincia di Vercelli. L'Igiene Moderna 1939 - N. 7 INDICE Premessa Pag. 5 PARTE I. Rapporto tra infestione e natura del suolo » 7 I portatori » 9 PARTE II. L'Anchilostomiasi in Comune di Treviso - Ricerche Ricerca dei Portatori - Esami delle feci . Rapporto tra abitabilità delle case e infestione degli abitanti Inquinamento del terreno, delle verdure, dei bottini . » 15 » 17 » 20 » 27 PARTE III. Profilassi » 29 Bibliografia » 33 Finito di stampare il 27 Ottobre 1939 - XVII