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PosteItalianes.p.a.-SpedizioneinAbbonamentoPostale-D.L.353/2003(conv.inL.27/02/2004n.46)art.1,comma2,DCBRoma
N° 3/2011
PEP GUARDIOLA
A COVERCIANO
PEP GUARDIOLA
A COVERCIANO
L’
allenatore del Barcellona Pep Guardiola ha fatto visita lo scorso 7
luglio al Centro tecnico di Coverciano, ricevuto da Roberto Baggio,
suo ex compagno di squadra nel Brescia e ora presidente del SettoreTec-
nico Figc. Presenti, tra gli altri, anche il ct della Nazionale Cesare Pran-
delli e il direttore della Scuola allenatori Renzo Ulivieri. Successivamente
Guardiola si è incontrato con gli allievi del corso di Seconda categoria.
ORGANIGRAMMA DEL SETTORETECNICO 4
CALCIO GIOVANILE FRETTA DI GIOCARE E DI VINCERE di Aldo Dolcetti e Silvio Valanzano 6
UEFA/NEWS EPATITI NEL CALCIO PROFESSIONISTICO di Marco Viani 11
ALLENATORI ALLO SPECCHIO DI FRANCESCO: LA MIA FILOSOFIA CALCISTICA? di Isabella Croce 14
L’INTERVISTA CERCARE IL RISULTATO CON IL BEL GIOCO
METODOLOGIA LO SVILUPPO DELLA FORZA di Nicolò Prandelli 18
DELL’ALLENAMENTO DEGLI ARTI SUPERIORI
SCUOLA ALLENATORI LA FASE OFFENSIVA NEL MODULO 4-2-3-1 di Alfredo Aglietti 24
SCUOLA ALLENATORI COME MANTENERE E RINNOVARE di Felice Accame 37
L’ATTENZIONE ALTRUI
STUDI E RICERCHE LA VIDEO TRAINING ANALISI di Mauro Testa 39
3
Tutto il materiale inviato
non verrà restituito.
La riproduzione di articoli o
di immagini è autorizzata a
condizione che ne venga
citata la fonte.
Poste Italiane s.p.a
Sped. in abb. Post. D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 2, DCB ROMA
Registrazione delTribunale di Firenze
del 20 maggio 1968 n. 1911
Il n. 3/2011 del Notiziario
è stato chiuso in tipografia
il 12 settembre 2011
Impaginazione,
disegni e stampa
Arti Grafiche Boccia S.p.a.
ViaTiberio Claudio Felice, 7
84131 Salerno
Fotografie
Archivio SettoreTecnico FIGC
AS foto
Foto CGE
Foto SABE
GMT
Maurizio Pittiglio
Sabattini
AntonioTrogu
Ufficio Stampa FIGC
Direttore
Roberto Baggio
Direttore Responsabile
Franco Morabito
Hanno collaborato a questo numero
Felice Accame, Alfredo Aglietti, Isabella Croce, Aldo Dolcetti,
Roberto Guidotti, Gianfranco Laperuta, Paolo Piani, Niccolò
Prandelli, Maria Grazia Rubenni, Carlo Salvadori, Mauro Testa,
Renzo Ulivieri, Silvio Valanzano, Marco Viani
SOMMARIO
4
ORGANIGRAMMA DEL SETTORE TECNICO
Presidente Vice Presidenti
Osvaldo Carbonari (Lega Nazionale Dilettanti)
Roberto Baggio Enrico Demarchi (Lega Pro)
Giuseppe Marotta (Lega Nazionale Serie A)
Componenti
Diego Bonavina (A.I.C.) Enrico Castellacci (L.A.M.I.C.A.)
Giovanni Gardini (Lega Nazionale Serie B) Stefano Fiorini (A.I.P.A.C.)
Vittorio Petrone (F.I.G.C.) Cesare Prandelli (C.t. Squadra Nazionale)
Giuliano Ragonesi (A.I.A.C.) Carlo Regalia (A.DI.SE.)
Gianni Rivera (S.G.S.) Alfredo Trentalange (A.I.A.)
Componenti
Roberto Baggio (Presidente) Osvaldo Carbonari (Vicepresidente)
Enrico Demarchi (Vicepresidente) Giuseppe Marotta (Vicepresidente)
Diego Bonavina Vittorio Petrone
Giuliano Ragonesi
Paolo Piani
Direttore
Renzo Ulivieri
COMITATO ESECUTIVO
CONSIGLIO DIRETTIVO
SEGRETARIO E DIRETTORE DEL CENTRO TECNICO FEDERALE
SCUOLA ALLENATORI
5
Responsabile
Gianni Rivera
Componenti
Vittorio Petrone (Coordinatore) Giancarlo Camolese (Vice coordinatore)
Barbara Benedetti (Attività scolastica) Stefano D’Ottavio (Metodologie didattiche)
Riccardo Manno (Calcio a 5) Enrico Maria Sbardella (Calcio femminile)
Maurizio Viscidi (Attività agonistica giovanile) Paolo Zeppilli (Medicina)
SEZIONE PER LO SVILUPPO DEL CALCIO GIOVANILE E SCOLASTICO
Responsabile Coordinatore
Paolo Zeppilli Luca Gatteschi
SEZIONE MEDICA
Responsabile
Carlo Castagna
LABORATORIO DI METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO
E BIOMECCANICA APPLICATA AL CALCIO
Responsabile Coordinatore
Paolo Piani Felice Accame
CENTRO STUDI E RICERCHE
Franco Morabito
UFFICIO STAMPA E DIREZIONE NOTIZIARIO
Presidente Vicepresidente
Alberto Maria Bruni Giovanni Taddei Elmi
Componenti
Gaetano Casale Salvatore Scarfone
COMMISSIONE DISCIPLINARE
6
di Aldo Dolcetti* e Silvio Valanzano**
CALCIO GIOVANILE
PREMESSA PER UNA CONSIDERAZIONE TECNICA
Ormai sono diversi anni che in Italia si parla assiduamente di calcio spa-
gnolo e Barcellona. Se ne parla dappertutto e di continuo soprattutto
perché quel calcio ha vinto molto in concomitanza con i nostri insuc-
cessi (con l'unica eccezione dell'Inter mourinhiana): la nazionale spa-
gnola è campione d'Europa e campione del Mondo in carica, le nazionali
giovanili hanno vinto 5 competizioni europee negli ultimi 5 anni, il Bar-
cellona ha primeggiato in quasi tutti i tornei più recenti ai quali ha par-
tecipato. È uno dei cicli più vincenti di un singolo paese nella storia del
calcio, che abbina ai risultati ottimali una filosofia di gioco chiara e rico-
noscibile. Il “pase y control”, passaggio e controllo, il “tic-toc”, il rintocco
dell'orologio, come lo ha definito uno dei suoi interpreti più efficaci, il
centrocampista catalano Xavi, scandisce il tempo di un gioco fraseggiato
all'inverosimile, quasi ipnotico, che vede l'austera semplicità di un pas-
saggio assumere d'incanto grazia e maestosità nel suo moltiplicarsi. È
un'interpretazione orchestrale originale, basata soprattutto sulla legge-
rezza di strumenti a fiato e sulla rinuncia alle percussioni, dove la fisicità
sbalordisce davanti all’impalpabile, dove il singolo giocatore è avvicina-
bile ma il gioco corale imprendibile. Un'idea di gioco arrivata al culmine,
coltivata con pervicacia e costanza, anche e ancora quando i risultati
non arridevano. Lo scrittore francese Honoré de Balzac affermava che
“lapazienzaèciòchepiùassomiglia alprocedimento chelanaturausanelle
sue creazioni”, e calza perfettamente con l'impianto di gioco spagnolo
che colpisce proprio per la naturalezza finale del suo fluire. Un impianto
di base, lasciato in fermentazione inalterata negli anni, rabboccato di
volta in volta con nuove energie, ma senza mai intaccare la primogeni-
tura di un'estetica di fondo che ha rincorso a lungo l'utopia della bel-
lezza fino a trovare alla fine, quasi per incanto, la scintilla illuminante
dell'efficacia che ne accendesse il covato splendore. Difficile pensare che
un tipo di calcio così possa essere mutuato altrove, specie in un paese,
come il nostro, che viene da tradizione radicalmente diversa, aggrap-
pata ad un concetto molto più speculativo. Arrigo Sacchi sintetizza così
il nostro attuale panorama calcistico: “Difesa folta, marcature rigide, con-
tropiedi e spunti individuali; un sistema di gioco che in Italia può dare risul-
tati ma con tutti i limiti che il calcio europeo ha evidenziato; portieri che non
partecipanoalgioco,attaccantiestraneiaglischemi,centrocampistaprepo-
sto più a rompere che a costruire e mezzapunta che deve dare emozioni e
fare quello che vuole in un contesto non definito; spero di essere smentito
ma in Europa senza un calcio ‘diverso’ dalle nostre tradizioni, la vedo dura”.
Lo sottolineo come premessa fondamentale perché il nostro calcio è
sempre stato proiettato alla vittoria da raggiungere in un modo o nell’al-
tro. Già nel 1965, Gianni Brera scriveva: “Negli anni ’40 le nostre squadre
eccellevano quando riuscivano a fondere il calcio atletico del Nord Europa
e il calcio giocolieristico del Sud America. Siamo infatti simili ai danubiani,
quindi era normale che le propensioni più schiette le nutrissimo per quel cal-
cio improntato dal vigore atletico ma anche da un discreto giocolierismo; a
quellonoiitalianiabbiamoaggiuntoloscattonaturaledellepunteelamas-
siccia potenza dei difensori; il modulo dominante era la difesa chiusa e il
contropiede e la nazionale aveva ottenuto, grazie a quel modulo, risultati
largamente superiori all’effettivo livello tecnico vigente nel Paese”.
Insomma, da sempre siamo molto pragmatici, per cui altre e diverse in-
terpretazioni di gioco (di alcuni allenatori italiani pionieristici, di alcuni al-
lenatori stranieri o della rivoluzione sacchiana) non hanno mai attecchito
completamente, non hanno portato ad un reale cambiamento, ossia ad
un’uniforme ed evidente scuola calcistica più, diciamo, coraggiosa e pro-
positiva. Si è creato invece uno scenario contaminato, irrisolto e in verità
anche prezioso. Il campionato italiano risulta infatti essere il più difficile
per la varietà di intendimenti tattici, per l’assenza di partite semplici e
per l’esagerata pressione del mondo mediatico e dei tifosi.
Ne viene fuori che non abbiamo un pensiero forte: se facciamo risultato
siamo a posto, altrimenti non va bene niente.
FRETTA DI GIOCARE E DI VINCERE
*AllenatoreMilanPrimavera
**CollaboratoreSettoreTecnicoFIGC
Ecco perché se i risultati non fossero stati così brutti, dopo il Mondiale
vinto nel 2006 nessuno avrebbe decantato il calcio spagnolo. Avrebbero
detto: sì, giocano bene, ma poi non vincono!
Quello che è stato detto e si continua a dire dell’Olanda o come, ad
esempio, si può dire ancora oggi per il Portogallo, fino a quando per un
qualche motivo inizieranno a vincere un trofeo ed allora tutti sposte-
ranno l’attenzione su di loro, sui loro vivai e sulla loro espressione di
gioco. Nazioni come Spagna, Olanda e Germania esprimono un gioco
propositivo! Con una mentalità acquisita in casa: giovani che crescono at-
traverso un lavoro mirato! Niente di casuale!
Il Barcellona non è imitabile? È vero, questa squadra è una creatura unica.
Ha preso una fisionomia che forse nemmeno Guardiola avrebbe pensato,
al punto che l’osservazione svela una semplicità di concetti dietro cui c’è
però un’elevatissima abilità tecnica e mentale. Le metodologie di allena-
mento della Cantera prevedono sempre l’utilizzo della palla e lo scou-
ting ha come priorità assoluta la bravura tecnica e tattica, quindi via
libera ai piccoletti e leggeri. Il gioco prevede che quando hanno palla gli
interpreti corrono indietro e quando la perdono corrono in avanti.
Di tutti questi e altri discorsi, è interessante evidenziare il fatto che il Bar-
cellona comanda il gioco con azioni che durano parecchio e con
tanti passaggi: se lo attacchi in zona avanzata elude il pressing e prende
velocità subito, se lo aspetti a ridosso della propria area “palleggia” fin-
ché non trova un pertugio per velocizzare comunque la finalizzazione.
Questo perché gioca senza nessuno in zona centrale di attacco! Questo
perché manovra palla in superiorità numerica a centrocampo e difesa!
Questo perché produce un possesso palla d’alta qualità che attira e con-
sente di finalizzare l’azione soltanto quando c’è la sicura convinzione di
poter sfruttare lo spazio creato alle spalle degli avversari! Per fare quel
tipo di calcio che ha vantaggi di vario tipo tra cui l’esaltazione e il rispar-
mio energetico, ci vogliono super qualità tecniche, ma anche morali. Si
nota infatti un altruismo diffuso, un altruismo non debole, un altruismo
a cui non ci si può sottrarre.
Se questo gioco non è imitabile, se il calcio olandese è troppo“volante”
e se quello tedesco non attira definitivamente, dovrebbero almeno pro-
vocare in noi italiani uno sperato cambiamento di mentalità, partendo
dai Settori giovanili che hanno la reale possibilità di formare giovani cal-
ciatori, migliori da ogni punto di vista. La ricetta non sta nell’assunto che
“oggi i difensori non sanno più marcare”, come se fosse quella la strada
per ritornare alle nostre vittorie. Nemmeno nel retorico “non deve con-
tare il risultato ma la prestazione”, perché in realtà l’obiettivo vittoria è
importante, al pari della modalità per raggiungerla. Meglio quindi l’ov-
vietà alla Catalano (e in questo caso non c’entra la regione spagnola):“è
importante giocare bene e vincere”. Meglio ancora di più pensare come
mettere maggiormente alla prova il giovane calciatore di 16-17-18-19
anni in contesti più competitivi e intensi.
Il percorso è lungo e complesso, si deve pensare a tutto il movimento
calcistico italiano, l’attività di base e quella agonistica di tutte le Società
professionistiche e dilettanti. Uno dei cardini potrebbe coincidere al-
meno con una segnalazione banale: i giovani calciatori devono es-
sere formati a non avere paura di giocare la palla. Tutti i giocatori,
ogni ruolo, compreso il portiere! Questo semplice pensiero nasconde
però una serie di implicazioni che, se gli allenatori non comprendono e
trasferiscono, lasciano campo al risultato di sempre: giocatori che hanno
fretta di giocare, ossia che cadono in frenesia e panico con passaggi
forzati o errati perché sentono di rischiare alla minima difficoltà. Ci sono
invece alcune considerazioni da mettere a fuoco.
Dal punto di vista tecnico-tattico nel giocare sempre palla c’è almeno
una cosa che noi italiani non riusciamo a digerire: il passaggio indietro e
quindi l’utilizzo dello spazio retrostante. Molti allenatori, dirigenti, giorna-
listi e tifosi si sentono male al solo pensiero del passaggio indietro, non
capiscono che può servire per andare meglio avanti. È chiaro che - se-
condo aspetto - il presupposto per cercare la manovra in zone anche pe-
ricolose, sta in una condizione mentale ben equilibrata.
Ci vuole convinzione, sicurezza, coraggio, freddezza ma non supponenza,
eccessiva tranquillità e superficialità. Il calciatore deve conoscere il ri-
schio per domarlo ed evitarlo: per scegliere anche di spazzare quando è
l’opzione migliore.Terza cosa perché si realizzi la padronanza del giocare
palla è il muoversi dei compagni, anche il solo posizionarsi, sfruttando ap-
pieno lo spazio del terreno di gioco. Soltanto dopo possiamo parlare
della bravura tecnica del giovane o vecchio calciatore, il suo saper con-
trollare palla ed effettuare un passaggio preciso, valutando in anticipo il
da farsi ed agire con la velocità ed intensità necessaria.
7
8
CALCIO GIOVANILE
Tre sono invece le complicazioni tra loro collegate: il senso verticale, l’alta
intensità e la fase di transizione. Se è vero che con il possesso palla si può
comandare la gara, è vero anche che si rischia di abbassare il ritmo, di
agire troppo per vie orizzontali e di non toccare le vette dell’intensità ne-
cessarie per superare l’avversario. E quando si recupera palla, si rischia
per lo stesso motivo di non sfruttare la situazione, non confezionando
un pronto contropiede in favore della gestione palla abituale.
Insomma ci sono sempre i pro e i contro in ogni cosa, ma è fuor di dub-
bio che sia più semplice assimilare tutte le gamme del calcio se si inizia
dal saper giocare palla.
TABELLA 1
SQUADRE EUROPEE QUALIFICATE ALLE COMPETIZIONI GIOVANILI
2011
SQUADRE TOT. U21 UNDER 20 UNDER 19 UNDER 17
NAZIONALI PRESENZE EUROPEI MONDIALI EUROPEI EUROPEI
AUSTRIA 1 X
BELGIO 1 X
BIELORUSSIA 1 X
CROAZIA 1 X
DANIMARCA 1 + 1 X OSP* X
EIRE 1 X
FRANCIA 2 X X
GERMANIA 1 X
GRECIA 1 X
INGHILTERRA 3 X X X
ISLANDA 1 X
OLANDA 1 X
PORTOGALLO 1 X
REP. CECA 3 X X X
ROMANIA 1 + 1 X OSP* X
SERBIA 1 + 1 X X OSP*
SPAGNA 3 X X X
SVIZZERA 1 X
TURCHIA 1 X
UCRAINA 1 X
TOTALE 30 8 6 8 8
*LaspecificaOSPindicachelanazioneinoggettopartecipainqualitàdipaeseorganizzatore
RELAZIONE DIRETTA TRA IL CALCIO GIOVANILE E
QUELLO PROFESSIONISTICO
Nel panorama calcistico italiano l'importanza rivestita dal settore
giovanile è spesso sottovalutata. Si conferisce grande risalto ai
risultati della prima squadra, come è giusto che sia, ma si fini-
sce per dare troppo poco rilievo al lavoro di formazione dei gio-
vani calciatori. In realtà ogni movimento deve essere considerato
nel suo complesso e valutato in una visione necessariamente di
insieme, molti organi formano il corpo, ma uno solo è il loro
respiro: così anche nel valutare il sistema calcio occorre avere
una analoga visione unitaria. Una squadra è fatta di tante com-
ponenti: giocatori, allenatori, dirigenti, medici, preparatori, ma
una società è fatta soprattutto di tante squadre che devono es-
sere cucite insieme da un unico filo conduttore. E se una prima
squadra ha il compito di raggiungere i migliori risultati possi-
bili, le squadre giovanili perseguono il medesimo scopo lavo-
rando sulla stessa falsariga, solo che nel loro caso l'obiettivo
da raggiungere è quello, complesso ma appagante, della forma-
zione. Lo stesso scenario di una valutazione unisona trova spec-
chio e compimento anche nel campo delle squadre nazionali,
dove, almeno per quanto riguarda il panorama europeo, esiste
un nesso ancor più stretto tra i risultati delle nazionali giovanili
e quello delle nazionali maggiori.
Al riguardo, sotto il profilo storico giova ricordare che l'ultimo
grande successo del calcio italiano, la vittoria della nostra na-
zionale ai mondiali tedeschi del 2006, fu preceduta dalle affer-
mazioni europee ottenute dall'Under 19 (nel 2003) e dall'Under
21 (nel 2004) che costituiscono anche le nostre ultime afferma-
zioni giovanili in campo internazionale. Questa correlazione as-
sume ancor più rilievo da un'analisi più recente e approfondita
dei risultati degli ultimi campionati del mondo (Sudafrica
2010) nei quali le tre nazioni europee che hanno ottenuto i ri-
sultati migliori - la Spagna, poi vincitrice, la Germania e
l'Olanda, semifinaliste - hanno tutte ottenuto, negli anni imme-
TABELLA 2
ELENCO GIOCATORI GIOVANI CHE HANNO GIOCATO LA 1a
DI SERIE A 2011-2012
9
diatamente precedenti, significative affermazioni nelle competi-
zioni internazionali giovanili. La Germania, infatti, ha ottenuto 3
vittorie (Europei Under 19 2008, Europei Under 17 2009, Euro-
pei Under 21 2009); l'Olanda 2 vittorie (Europei Under 21 2006
e 2007, cui vanno aggiunti gli Europei Under 17 appena dispu-
tati); la Spagna 4 vittorie (Europei Under 19 del 2006 e del 2007,
Europei Under 17 2007 e 2008, cui vanno aggiunti gli Europei
Under 21 da poco conclusi). In termini assoluti le tre formazioni
sopra indicate hanno dunque vinto complessivamente circa
l'80% dei tornei giovanili europei dell'ultimo quinquennio e la
Spagna, in particolare, campione d'Europa e del mondo in carica
con la nazionale maggiore, è andata in finale nella metà esatta
delle competizioni giovanili disputate **, a riprova di un modello
e di un sistema complessivamente vincente.
**Nei complessivi 14 tornei europei giovanili dell’UEFA dal 2006
al 2011 (5 campionati Under 17, 5 campionati Under 19, 4 cam-
pionati Under 21) la Spagna ha ottenuto oltre alle 5 vittorie indi-
cate anche 2 finali.
NOMINATIVO ALIAS SQUADRA DATA MG PS
NASCITA
Pjanic Miralem ROMA 2-04-1990 97 1
Agyemang-Badu Emmanuel Badu UDINESE 2-12-1990 96 1
Krhin René BOLOGNA 21-05-1990 95 1
Platero Hernandez Abel Mathias Abel Hernandez PALERMO 8-08-1990 76 1
Krkic Pérez Bojan Bojan Krkic ROMA 28-08-1990 59 1
Giandonato Manuel LECCE 10-10-1991 54 1
Acquah Afriyie PALERMO 15-01-1992 49 1
Ibarbo Guerrero Segundo Víctor Víctor Ibarbo CAGLIARI 19-08-1990 46 1
Bertolacci Andrea LECCE 11-01-1991 42 1
Obi Joel Chukwuma INTER 22-05-1991 33 1
Nastasic Matija FIORENTINA 28-03-1993 29 1
Borini Fabio ROMA 23-03-1991 17 1
Eduardo de Araujo Josè Zé Eduardo PARMA 16-08-1991 16 1
Gabbiadini Manolo ATALANTA 26-11-1991 11 1
Piccoli Neuton Sergio Neuton UDINESE 14-03-1990 4 1
Al momento della chiusura dell’articolo la Serie A 2011-2012 aveva gio-
cato una sola giornata, per cui l’indagine non è molto attendibile ma già
significativa. Su 15 giocatori giovani utilizzati, nati come minimo nel ’90,
soltanto 4 sono italiani. Meglio nella Serie B dove dopo 4 giornate su 100
giovani ben 70 sono di nazionalità italiana.
La strada è lunga e in salita, ma è meglio che le Società (soprattutto
quelle di prima fascia!) inizino a comprenderla e percorrerla per formare
giovani calciatori pronti veramente a giocare in prima squadra.
10
CALCIO GIOVANILE
Nel percorso di crescita e di formazione dei calciatori un ele-
mento centrale è sicuramente rappresentato dal livello di com-
petitività dei rispettivi campionati di appartenenza. Appare cioè
di tutta evidenza che quanto maggiore sia il livello tecnico e
agonistico del contesto di gara e di allenamento, tanto mi-
gliore e rapido sarà il completamento dello sviluppo del gio-
vane giocatore.
A tal proposito è interessante paragonare la rosa dei giocatori
della Spagna recente campione d'Europa Under 21 a quella della
nostra nazionale di pari categoria, che ha invece fallito pochi
mesi prima la qualificazione alla fase finale della competizione.
Sommando le presenze che i calciatori spagnoli hanno raccolto
nei soli campionati di massima serie e confrontandole con
quelle invece totalizzate dai giocatori italiani nella medesima
categoria, si evidenzia una differenza notevole.
La “rosa” spagnola ha raggiunto un totale di 1.338 presenze,
per una media di circa 58 partite a singolo giocatore; la “rosa”
italiana ha assommato 497 presenze complessive, per una
media di circa 24 partite a singolo giocatore.
Questa forte sperequazione, circa il 170% in più a favore degli
spagnoli, porta due ordini di considerazioni, strettamente con-
nesse tra di loro: da una parte, la maggior esperienza e consue-
tudine di partite a grandi livelli agevola e rafforza sicuramente la
competitività e la qualità di gioco dei giovani giocatori spagnoli,
dall'altra la difficoltà che i nostri giovani trovano nell'imporsi a
pari età ai massimi livelli pone interrogativi sul percorso di for-
mazione degli stessi e sulle politiche che sono state portate
avanti dalle società italiane negli ultimi anni. Esse appaiono tut-
tora orientate, qualora pure intendano puntare sui giovani, più
a importare da altri paesi i giocatori piuttosto che a creare strut-
ture adeguate alla loro formazione diretta.
La minor competitività attuale dei nostri vivai è oltremodo ben
evidenziata dal fatto che nell'anno in corso e per la prima volta
nella storia, non siamo riusciti a qualificare nessuna rappresen-
tativa giovanile ad almeno una della fasi finali delle principali
competizioni di categoria ***.
Il dato è ancora più significativo considerando che alle stesse,
come riportato nella tabella 1 e senza contare le squadre ospi-
tanti, ammesse di diritto ai tornei, partecipano 27 squadre in
rappresentanza di ben 20 nazioni europee diverse.
In prevalenza le società professionistiche italiane nel momento in
cui hanno deciso di investire sui giovani hanno scelto di acqui-
sire ragazzi già formati. Il fatto di puntare sui giovani, in defini-
tiva, ha semplicemente abbassato l'età di acquisizione dei
giocatori, senza invece un ruolo formativo. Giova ricordare a tal
proposito che circa la metà dei giocatori schierati nel campionato
di serie A della stagione scorsa non era di nazionalità italiana.
***Europei Under 21; Europei Under 19; Europei Under 17;
Europei Under 20.
RELAZIONE DIRETTA TRA L'ESPERIENZA E LA CRESCITA DEI GIOCATORI
11
Nelnumero19(aprile2011)diMedicineMatters,ilsupplementosuipiù
importanti temi della medicina e del calcio che la UEFA pubblica
a cadenza regolare, il dottor Michael Jacobs del Royal Free Hospital di Lon-
dra,eIanBeasleydellaFootballAssociationinglesehannoaffrontatoiltema
di tre infezioni virali molto comuni: l’epatite A, B e C.
In effetti, nonostante questi tre virus provochino una epatite, vale a dire
una infiammazione del fegato, non hanno alcun legame tra di loro. Inoltre,
sono diversi sia i rischi di infezione che i mezzi di prevenzione.
Epatite A
L’epatite A è un’infezione diffusa in tutto il mondo. Il virus passa nelle feci
e pertanto si può avere contaminazione delle mani dei soggetti infetti, del
cibochequestitoccano,cosìcomesipuòaverecontaminazionedell’acqua.
Il virus si trasmette per via orale, cioè per ingestione; il rischio maggiore
di infezionesi ha nel caso di contattocon personainfettao di viaggi in zone
dove vigono scarse condizioni igieniche. Altro elemento di rischio è
il consumo di frutti di mare poco cotti. Nonostante l’epatite A sia una malat-
tiabenigna,nelbambino,puòcausareunaprofondaspossatezzae,talvolta,
un lungo periodo di malattia nell’adulto. I primi sintomi compaiono da due
a sette settimane di distanza dall’infezione e comprendono uno stato feb-
brile e una grande stanchezza. A distanza di qualche giorno compare un it-
tero, ossia una colorazione giallastra della cute e della sclera (la parte bianca
dell’occhio),dopodiché lapersonanonrisultapiùinfetta.Nonostanteilvirus
dell’epatite A non sia in grado di determinare infezioni croniche e che
la maggior parte delle persone guarisca completamentesenza alcun tratta-
mento, la malattia si può protrarre a lungo. Alcune persone (ca il 15%) non
hanno ancora pienamente recuperato a distanza di tre mesi dall’infezione.
Implicazionipericalciatori
I viaggi internazionali, sempre più frequenti nel mondo del calcio, espon-
gono i giocatori ai rischi di infezione. Uno dei sintomi dell’epatite A è
la grande stanchezza, che può durare alcuni mesi. Il riposo assoluto che
viene abitualmente prescritto non sembra, in base a recenti studi, accele-
rare la guarigione. Mentre una persona comune può essere in grado di de-
cidere autonomamente di tornare all’attività fisica, il giocatore di calcio
potrebbe essere costretto a restare assente dal terreno di gioco per molte
settimane, e, anche se più raramente, per parecchi mesi.
Prevenzione
Adeguate misure igieniche, come il lavarsi spesso le mani, risultano impor-
tanti nella prevenzione delle varie infezioni, e fra queste l’epatite A. Inoltre,
risulta oggi disponibile un vaccino molto efficace nei confronti dell’epatite
A e sicuro. Due sole dosi offrono una protezione pressoché completa per
circa 6-12 mesi e non provocano, se non molto raramente, effetti secondari.
Raccomandazionispecifichepercalciatoriprofessionisti
Tutti i giocatori ed i membri dello staff più esposti, cioè quelli che viag-
giano con la squadra, dovrebbero essere vaccinati contro l’epatite A.
Alcuni giocatori, in particolare quelli che vengono da Paesi con un ele-
vato tasso di epatite A, potrebbero aver contratto il virus in età infantile
senza saperlo e, anche se l’infezione pregressa offre una protezione a vita
nei confronti di una nuova infezione, non appare necessario effettuare un
test per verificare l’avvenuta immunizzazione prima di procedere alla vac-
cinazione. Il vaccino risulta efficace nella quasi totalità dei casi. Non è
dunque necessario testare l’immunizzazione dopo la vaccinazione. Si con-
sidera opportuno tenere un registro delle vaccinazioni, in modo tale da
evitare che un soggetto venga vaccinato due volte o che non lo sia af-
fatto, in caso di passaggio ad altro club.
EpatiteB
Contrariamente all’epatite A, l’epatite B è un virus che non si trasmette via
orale,mapercontattoconliquidibiologicidellapersonainfetta.NeiPaesiin
UEFA/NEWS
a cura di Marco Viani*
EPATITI NEL CALCIO PROFESSIONISTICO
*CollaboratoreSettoreTecnicoFIGC
viadisviluppolaprincipaleviaditrasmissioneèquellaverticaledallamadre
al figlio, o tra soggetti in età infantile. La maggior parte delle persone infet-
tate nei primi anni di vita non riesce a guarire completamente e sviluppa
un’infezione a lungo termine (epatite B cronica, HCB) che spesso si protrae
per tutta la durata della vita. Si stima in 350 milioni il numero di persone
affettedaHCBnelmondo,e,innumeroseregionidelmondoqualil’Africasub-
sahariana ed il Sud-Est asiatico, ne risulta affetto almeno l’8% della popola-
zione.LamaggiorpartedellepersoneaffettedaHCBnonpresentasintomi,ma
alcuniindividuisviluppanounaprogressivacicatrizzazionedelfegatoche,con
gli anni, può evolvere in cirrosi. Allo stesso modo, in questi soggetti, risulta
molto più elevato anche il rischio di sviluppare un cancro del fegato. L’epatite
B può essere contratta anche in età adulta attraverso il contatto con i liquidi
biologici. In questo caso la trasmissione avviene principalmente attraverso i
rapportisessuali,loscambiodisiringhe(tratossicodipendentiodutilizzatoridi
sostanzedopanti),trattamentimediciedentisticiarischio,itatuaggiedipier-
cing.Gliadultiinfettatisviluppanofrequentementeunamalattiasimileall’epa-
tite A, anche se con un tempo di incubazione più lungo (da due a sei mesi).
Così come avviene per l’epatite A, alcuni sintomi quali la fatica, possono pro-
trarsialungo.Tuttavia,lamaggiorpartedegliadultiguariscecompletamente
e, contrariamente ai bambini, solo il 5% dei soggetti sviluppa una HCB.
Implicazionipericalciatori
Le persone nate e cresciute in Paesi dove la prevalenza dell’epatite B è ele-
vata presentano un rischio maggiore di avere una HCB senza sintomi e non
diagnosticata. La partecipazione di individui affetti da HCB a competizioni
sportive di élite è un fenomeno ben noto. Dunque, il rischio di trasmissione
sul terreno di gioco tra un giocatore infetto ed un altro giocatore, od
un membro dello staff, esiste, soprattutto nel caso di ferite sanguinanti.
Questo rischio è difficile da quantificare, ma sembra minore, e viene gene-
ralmente considerato molto meno importante rispetto al rischio che i gio-
catori corrono al di fuori del campo per comportamenti legati ad esempio
a rapporti sessuali non protetti.
Prevenzione
Per prevenire la trasmissione dell’infezione risulta essenziale l’assoluto
rispetto delle norme di precauzione generali che riguardano i liquidi corpo-
rei e nella fattispecie, il caso di ferite sanguinanti. In alcune squadre si sono
avuti più casi di epatite B, e ciò è molto probabile avvenga quando non si ri-
spettanorigorosamentelenormeprecauzionali.Ancheperquantoriguarda
l’epatite B è disponibile un vaccino molto efficace e sicuro. Nella maggior
partedeicasisonosufficientitredosipergarantireunaprotezionecompleta
contro l’epatite B, e raramente si verificano effetti secondari.
Raccomandazionispecifichepercalciatoriprofessionisti
Ogni club dovrebbe avere un regolamento riguardo le misure di preven-
zione generali.Tutti i giocatori professionisti dovrebbero essere sottopo-
sti ad esami del sangue per l’individuazione dell’HCB. I giocatori infetti
dovrebbero essere inviati a specialisti perché siano seguiti nel tempo e
sottoposti a trattamenti, quando necessari. Il trattamento dell’HCB è
molto efficace, poiché impedisce al virus di replicarsi e previene la pro-
gressione della malattia epatica, anche se non permette, generalmente,
la guarigione del paziente. Tenuto conto di quanto detto, al giocatore
affetto da HCB non dovrebbe essere vietata la competizione.
Gli altri componenti della squadra ed i membri dello staff che potreb-
bero entrare in contatto con i liquidi biologici del giocatore (allenatore,
fisioterapista, magazziniere…) dovrebbero essere vaccinati contro l’epa-
tite B, a meno che non siano già immuni (a seguito di una precedente in-
fezione o vaccinazione). L’immunizzazione dovrebbe essere poi verificata
mediante un esame ematico ed i soggetti che non rispondono in ma-
niera adeguata a tale immunizzazione dovrebbero essere inviati a con-
sulto specialistico. Appareconvenientetenereunregistrodellevaccinazioni
perevitarecheunsoggettosiavaccinatoduevolteo,alcontrario,perniente,
in caso di cambiamento di club.
EpatiteC
L’epatite C è un’altra comune infezione che colpisce qualcosa come 170
milioni di individui nel mondo. La trasmissione avviene generalmente
attraverso il sangue. Nei Paesi sviluppati, il rischio è legato essenzial-
mente allo scambio di siringhe o altro materiale per le iniezioni come
avviene talora tra i tossicodipendenti o negli utilizzatori di sostanze a
scopo dopante. Anche gli utilizzatori di cocaina possono andare incon-
tro all’infezione a seguito di contatto con il sangue di soggetto infetto,
12
UEFA/NEWS
nel caso di scambio degli strumenti per inalare. Anche i tatuaggi ed
i piercing possono rappresentare un rischio, quando effettuati in scarse
condizioni igieniche. Nei Paesi meno sviluppati i principali responsabili
della trasmissione del virus sono i trattamenti medici a rischio (trasfu-
sioni sanguigne, riutilizzo di materiali ecc…). Raramente il virus dell’epa-
tite C causa una malattia acuta con ittero, e quindi l’infezione passa
spesso inosservata. Tuttavia, la maggioranza delle persone infettate non
guarisce e sviluppa un’epatite cronica C (HCC). Così come l’epatite B,
l’epatite C può causare una progressiva cicatrizzazione del fegato che
può sfociare in cirrosi e/o cancro del fegato. Le persone affette da HCC
possono presentare una grande varietà di sintomi aspecifici, inclusa
la fatica e la difficoltà di concentrazione. Questi sintomi possono limi-
tare la loro capacità a praticare uno sport di élite.
Implicazionipericalciatori
In teoria, in caso di ferita sanguinante, il rischio di trasmissione da un gioca-
tore infetto ad un altro giocatore o ad un membro dello staff, esiste. Tutta-
via, il rischio appare minimo.
Prevenzione
La prevenzione nei confronti dell’epatite C si basa sull’evitare compor-
tamenti a rischio. L’epatite C è meno infettiva dell’epatite B e una diffu-
sione di casi nel mondo dello sport è largamente improbabile, tranne
che in casi eccezionali, come la mancanza totale di norme igieniche (ad
es. l’uso condiviso di secchio e spugna per lavare ferite aperte o lo scam-
bio di siringhe nel caso di pratiche dopanti). Non esiste vaccino per
l’epatite C.
Raccomandazionispecifichepercalciatoriprofessionisti
I giocatori devono essere informati riguardo ai comportamenti al di fuori
del terreno di gioco che li possono esporre al rischio di contrarre un’epa-
tite C, perché un’infezione di questo tipo può mettere a repentaglio la
loro carriera. Procedere ad esami ematici di routine per l’individuazione
dei soggetti infettati dal virus dell’epatite C non appare necessariamente
giustificato. Risulta, invece, ragionevole indagare quei giocatori che
hanno avuto, anche in un lontano passato, comportamenti a rischio.
Ai giocatori affetti da CHC non dovrebbe essere preclusa l’attività spor-
tiva. Dovrebbero essere inviati allo specialista per considerare un even-
tuale trattamento, che risulta essere pesante e a lungo termine
(attualmente almeno sei mesi), ma che può dimostrarsi curativo.
Noteconclusive
Le epatiti virali sono infezioni comuni che possono avere conseguenze
gravi per i calciatori professionisti. Bisogna che il calcio professionistico
si interessi seriamente di questo problema. La messa in atto su vasta scala
di buone misure di igiene e di generali precauzioni ha fortemente ridotto
il rischio di trasmissione nel mondo dello sport, e queste misure dovreb-
bero essere adottate nel calcio a tutti i livelli. I rischi per i calciatori sono
molto più elevati al di fuori del terreno di gioco che non sul terreno di
gioco. Appare essenziale educare i giocatori e lo staff dei club calcistici
sugli aspetti preventivi di questo tipo di infezioni. Non vi sono dati per
dire quale sia la miglior pratica da seguire nel calcio professionistico e si
rendono necessari studi più approfonditi (soprattutto riguardo alla fre-
quenza delle infezioni tra i giocatori). Nel frattempo, il calcio professioni-
stico dovrebbe avere un approccio pragmatico ed utilizzare tutte le
risorse disponibili, compresa la vaccinazione generalizzata per prevenire
queste infezioni, e l’identificazione delle persone venute in contatto con
il virus per indirizzarle verso gli specialisti.
Il dr. Michael Jacobs è consulente medico e specialista in malattie infettive
al Royal Free Hospital di Londra, oltre che Responsabile di malattie infettive
al Centre for Human Health and Performance. Ha una vasta esperienza per
quantoriguardaleepatitielemalattieinfettiveingenere,edèunattivoricerca-
toreinquestocampo,conuninteresseparticolareriguardolemalattieinfettive
delgiocatoredicalcio.Halavoratoconvariclubperlosviluppodipolitichelocali
per quanto riguarda le malattie da trasmissione ematica e segue giocatori af-
fettidaepatitivirali.
Un ringraziamento alla dottoressa Maria Grazia Rubenni della Sezione
medica del Settore Tecnico per la collaborazione prestata alla stesura
diquestoarticolo.
13
Breve curriculum professionale
“Perdiventareallenatorehofattoilclas-
sicopercorsoformativo:corsodibase,di
seconda categoria e, l’anno scorso, ho
completatoilmasteraCoverciano”.
Come e quando è nata l’idea di diventare allenatore?
“Quando ero calciatore non ci pensavo proprio, anzi fare l’allenatore era l’ul-
timo dei miei pensieri. Mi ci è voluto del tempo prima di capire.
Infatti, appena ho finito di giocare, mi sono dedicato ad altro per ben due
anni. Ho smesso di fare il calciatore per acciacchi vari ma soprattutto per-
ché sentivo di non riuscire più a farlo bene. Ho quindi gestito uno stabili-
mento balneare insieme ad un mio ex collega.
Più il tempo passava, però, più sentivo che mi mancava qualcosa di impor-
tante: l’erba del campo, lo spogliatoio, un certo ritmo di vita. Il mio mondo
era un altro rispetto a quello che stavo facendo. Ho capito allora che mi sarei
realizzato solo tornando nel calcio. Ho provato a fare il consulente tecnico
della Polisportiva Val di Sangro. Prima ho fatto anche il team manager nella
Roma, ma non mi piaceva. Dovevo curare i rapporti tra società, squadra e
allenatore, ma non faceva per me. Per curiositàho partecipato al corso base
perdiventareallenatoremaeraunmodoperrientrarenelmioambientepiut-
tosto che una convinzione di voler svolgere il lavoro di allenatore. Invece poi
ho fatto anche il corso di seconda ed alla fine eccomi qua”.
Quali a tuo avviso i punti forti e i punti deboli di questa figura al
giorno d’oggi?
“Come punti forti, perché mi piacciono e ci credo in particolar modo, metto
l'essere coerenti e leali nei confronti dei giocatori, del proprio staff tecnico,
dei dirigenti. Avere un profondo rispetto per il lavoro proprio e altrui, per
quello che si sta facendo insieme. Poi c'è la conoscenza e la capacità di sa-
perla trasmettere ai giocatori, tenendo conto dell'aspetto psicologico.
Con questo intendo soffermare l'attenzione sul sapere interagire, capire, con-
frontarsi, usare l'empatia. Rispetto al passato, adesso i giocatori ci giudicano
di più. Sono più atleti e valutano maggiormente le nostre competenze e co-
noscenze. Prima gli allenatori si ponevano di più come dei padri di famiglia
per gestire il proprio gruppo, ma ora ci vuole qualcosa di più.
Oggi come oggi, le difficoltà, per la nostra categoria, sono più legate a fat-
tori esterni allo spogliatoio.
Bisogna imporsi, nel senso di portare avanti il proprio pensiero, più con i ri-
sultati che non con il lavoro fatto durante la settimana. Infatti, si può lavo-
rare bene durante gli allenamenti ma se i risultati non arrivano si mette tutto
in discussione molto velocemente, troppo! Il tempo a disposizione è poco e
14
*Psicologa,specializzatainPsicologiadellosport
di Isabella Croce*
ALLENATORI ALLO SPECCHIO, L’INTERVISTA
DI FRANCESCO: LA MIA FILOSOFIA CALCISTICA?
CERCARE IL RISULTATO CON IL BEL GIOCO
precario. Diventa quindi fondamentale avere la capacità di sfruttare al me-
glio il tempo che si ha a disposizione”.
Come si dovrebbero impostare i rapporti con gli altri ruoli?
“Nel calcio moderno ci si confronta con tante figure professionali diverse. In-
teragire con il ds, che è il tramite tra la società e l'allenatore, è fondamentale.
Non ci dovrebbe essere, quindi, nessun tipo di prevaricazione fra questi due
ruoli. Il rapporto con il presidente deve essere schietto e leale.
Le proprie idee devono essere portate avanti senza scendere a compromessi
per via della formazione da schierare.
Le persone devono sbagliare con la propria testa. Questo discorso, natural-
mente, non significa non voler o dover ascoltare quello che dicono gli altri.
Un'altra figura importante, perché si lega molto al nostro lavoro, è quella del
preparatore atletico. Infine, all'interno dello staff, vorrei sottolineare il ruolo
del massaggiatore. Per me è il termometro della squadra, perché è quella fi-
gura che riesce a fare esternare ai giocatori le cose belle e brutte”.
Quali sono le caratteristiche fondamentali che dovrebbe avere un
allenatore?
“Non mi stancherò mai di dirlo, tutto ruota attorno al concetto di rispetto.
Tudevifarerispettareleregole,iltuomododipensare,divederelecose,avendo,
altempostesso,rispettoperglialtri.Bisognaquindiconoscerechisihadavanti
eavereunconfrontoleale,fattodicrescitareciproca.Farecapirechequelloche
staifacendo,letuedecisioni,sonofatteinbaseaquellochevedieaquelloche
credisiameglio,nonsullabasedisimpatieoantipatie.Tuttoquestolosiacqui-
sisce con il tempo, con la qualità del lavoro svolto in campo. Per farsi apprez-
zarebisognamettereaserviziodeigiocatorilapropriaconoscenzainsiemealla
propriaonestàefranchezzaneiconfrontidiquellochesifa.Sonoivaloriquelli
che contano, e anche se a volte se ne parla con troppa facilità, vanno portati
avanticoncoerenza.Èsoprattuttonelledifficoltàchevengonofuorilepersone.In
questimomenti,inoltre,sipuòvalutarebenechisihadifiancoodifronte.
Spesso è vero il detto che il mister è un uomo solo ma è anche vero che ci si
sente meno soli quando è possibile scegliere le persone che ci si porta dietro.
Secondo me è importante potersi portare dietro il proprio staff, ne va a bene-
ficio della qualità del lavoro. Sapere di poter contare su persone che hanno la
tua stessa mentalità, che ti seguono ma che, al tempo stesso, ti riprendono se
esci dal tuo filo logico, diventa, nel calcio di oggi, fondamentale”.
Qualisonostatigliallenatorichesottoilprofilodellagestionetattica
e umana hanno influenzato il tuo modo di allenare?
“In tutte le esperienze che ho fatto, sia in senso positivo che negativo, ho ap-
preso qualche cosa dagli allenatori che ho avuto. Uno in particolare, però,
vorrei citare: Zeman, che mi ha insegnato molto sia dal punto di vista tat-
tico che per quanto riguarda le modalità di lavoro e nel modo di porsi nei
confronti degli altri”.
Che cosa ti ha colpito maggiormente del loro modo di porsi?
“Come dicevo prima, di Zeman non ti colpiscono solamente gli aspetti ine-
renti al gioco ma anche e soprattutto i valori che è in grado di trasmetterti
conun'estremafacilità:l'integritàmorale,ilrispettoversoipropriuominiegli
avversari, la sportività vera e propria.
Attraverso la calma, la freddezza, la flemma, uno sguardo, lui trasmetteva
veramentetanto.Perquestomotivomihalasciatodentroungranbelricordo
15
che,sommatoaimieierroridicalciatore,costituisceunutilebagagliodiespe-
rienze da portarmi appresso. Anche quello che non mi piaceva, delle moda-
lità di relazionarsi dei miei allenatori, mi è stato molto utile perché cerco di
non metterlo in pratica e di stare molto attento a fermarmi, qualora mi ri-
trovassi a proporre ai miei ragazzi certi atteggiamenti che da giocatore non
mi piacevano proprio”.
Qual è la tua filosofia calcistica?
“Prima ho citato un mio allenatore che mi ha molto influenzato nel mio
credo calcistico: cercare il risultato con il gioco. Tutti vorremmo giocare bene
ed io parto dal presupposto che insegnare a giocare ed il lavoro di campo
sono fondamentali. Tramite questi due ingredienti è possibile realizzare gli
obiettivi che ci si è prefissati”.
Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate finora nel tuo per-
corso formativo?
“Fortunatamente è una domanda che non tocca il mio percorso formativo.
Ho fatto il calciatore ad alti livelli e di conseguenza ho avuto buoni punteggi
per poter accedere ai corsi per allenatori. Nella mia esperienza, il fatto di es-
sere stato un ex calciatore conosciuto è stato un fattore positivo, un aiuto.
Come primo impatto infatti, il mio passato mi è servito. Poi è ovvio ed è giu-
sto che questo aspetto favorevole vada mantenuto e guadagnato con il la-
voro e le competenze”.
Attualmente quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi del
processo formativo di un allenatore?
“Anche se i vari corsi per alcuni aspetti sono simili, a me è servito riprendere
alcuni concetti in tempi e modi diversi. Mi ha aiutato a mantenere viva la
mia preparazione. L'incontro ed il confronto con i colleghi, inoltre, offrono
molti spunti di riflessione e di crescita. Quando sei calciatore spesso fai le
cose perché devi farle; invece, se ci sono le giuste spiegazioni che stimolino
la condivisione e la partecipazione, è possibile aumentare la motivazione e
la determinazione per raggiungere gli obiettivi stabiliti. Per questo è impor-
tante ed è giusto aggiornarsi continuamente per essere più preparati”.
ALLENATORI ALLO SPECCHIO, L’INTERVISTA
16
Se tu dovessi elencare per ordine di impor-
tanza le competenze specifiche di un alle-
natore…
“Direi la competenza tecnico/tattica e la capacità
di fare sentire tutti importanti, sia a livello di staff,
inclusi anche i magazzinieri, che di squadra”.
Atuoavvisocomedovrebbeesserelaforma-
zione di un allenatore dei settori giovanili?
In che cosa dovrebbe essere maggiormente
supportato?
“Nel corso di base si parla maggiormente dei gio-
vani ma poi tutto va a quel paese perché non c'è
una cultura di fondo che parli di crescita dei ra-
gazzi. Quindi bisognerebbe fare un discorso an-
cora più ampio per sviluppare la cultura in
generale, partendo dai dirigenti e passando dai
genitori. In questo modo è più facile fare arrivare
dei messaggi ad un ragazzo se c'è una certa sin-
toniadiintentifragliadulti.Cosìanchel'ideadiri-
spettare l'avversario avrebbe maggiore valenza
educativa”.
17
LA SCHEDA
EUSEBIO DI FRANCESCO
Nato a Pescara l’8 settembre 1969
CURRICULUM CALCIATORE
CURRICULUM ALLENATORE
Datiaggiornatial4agosto2011
18
METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO
Introduzione e filosofia di lavoro
È fortunatamente ormai superata la concezione secondo cui un’ipertro-
fia della muscolatura del tronco fa male perché rallenta, imballa, lega e
così via. Gli sprinter di altissimo livello sono infatti la prova dell’opposto
e cioè di come una palese ipertrofia del tronco e degli arti superiori del
corpo non interferisce negativamente con la velocità di corsa ma sem-
mai, al contrario, la favorisce. La spiegazione tecnico-scientifica sta nel
fatto che durante uno sprint, ad ogni spinta si verifica uno spostamento
laterale del bacino che, se troppo accentuato, non consentirebbe di ot-
timizzare la spinta propulsiva orizzontale che permette l’avanzamento.
Per questa ragione, i velocisti cercano di stabilizzare il bacino“appesan-
tendo”il busto tramite un’ipertrofia della sua muscolatura, ottenendo in-
dubbi vantaggi in termini di velocità di avanzamento. Inoltre un
aumento di massa magra in generale permette di aumentare la cosid-
detta“forza di reazione al suolo”.
Per mia esperienza nel mondo del calcio, lo sviluppo della Forza degli
arti superiori del corpo inizialmente era proposta obbligatoriamente solo
per gli atleti con una massa muscolare corporea (determinata con la pli-
cometria) inferiore ai limiti da noi prefissati (meno del 45%).
Dalla stagione scorsa ho evoluto il sistema di lavoro della forza partendo
dal concetto di SISTEMA ATLETA. L’esperienza maturata giocando 3 par-
tite settimanali mi ha permesso di constatare l’impossibilità di svolgere
una seduta di Forza per gli arti inferiori del corpo a causa di DOMS nei
distretti interessati, faticabilità e contusioni. È nata dunque la necessità
di proporre all’atleta uno stimolo di forza dal punto di vista ormonale e
di attivazione neuro-muscolare continuo per tutta la durata della sta-
gione seguendo una programmazione senza interruzioni settimanali do-
vute alle partite di coppa (che nella scorsa stagione sono state 14 tra
champions e coppa italia - su 44 settimane totali abbiamo giocato 14
infrasettimanali di coppa e 3 di campionato - ). Essendo l’atleta un si-
stema, le risposte endocrine e neuro-muscolari dopo una seduta di forza
per arti superiori non cambiano da quelle avute dopo una seduta per
gli arti inferiori. Utilizzando però distretti muscolari non direttamente
coinvolti nel gioco diventa molto più semplice proporre all’atleta questo
tipo di lavoro ed ottenere benefici nel tempo.
Durante la stagione appena trascorsa dunque, ho cercato di program-
mare un lavoro specifico di forza per gli arti superiori, che potesse es-
sere portato avanti per tutta la stagione agonistica. La proposta di tale
lavoro è stata comunque facoltativa per tutti gli atleti del gruppo anche
se su 27 giocatori 15 lo hanno seguito per l’intero campionato, 5 hanno
preferito autogestire questo tipo di lavoro e i restanti 7 non si sono quasi
mai approcciati allo sviluppo di questa capacità.
La programmazione del lavoro
Durante il ritiro estivo siamo partiti con un lavoro iniziale di prevenzione
per il cingolo scapolo-omerale (lavoro sulla cuffia dei rotatori prevalen-
temente per gli extra), potenziamento generale per i dorsali e per i pet-
torali a carico naturale per un totale di 10 sedute:
• 3 SEDUTE PREVALENTEMENTE PREVENTIVE CON ELASTICI E MANUBRI;
• 4 SEDUTE CON PREVENZIONE E LAVORO DORSALI CARICO NATURALE
IN CIRCUITO;
• 3SEDUTECONPREVENZIONEELAVOROPETTORALIACARICONATURALE.
Terminate queste 10 sedute gli atleti venivano sottoposti al secondo
ciclo di lavoro che prevedeva 3 settimane di lavoro con l’obiettivo del-
l’ipertrofia. Dato il poco tempo a disposizione utilizzavamo come meto-
dologia le serie giganti alternando nelle 2 sedute settimanali lavoro sia
per il petto sia per il dorso .
Terminata anche la seconda fase tutti gli atleti eseguivano due test per
il calcolo dei massimali:
• 1rm in panca piana;
• 1rm alla lat machine.
di Nicolò Prandelli*
LO SVILUPPO DELLA FORZA
DEGLI ARTI SUPERIORI
*TesifinaledelCorso2010-2011perl’abilitazioneaPreparatoreatletico.Nell'ela-
borato l'autore fa riferimento al lavoro specifico effettuato al Parma nel corso
dellastagionesportiva2010-2011
Questi2esercizisonoinfattiamioavviso
gliesercizifondamentalipergliartisupe-
riori,coinvolgonooltrealgruppomusco-
lare che si vuole sollecitare il maggior
numero di gruppi muscolari sinergici a
quest’ultimo. Inoltre, grazie all’utilizzo di
unencoderchemisuralavelocitàdispo-
stamento (Smartcoach) veniva calcolata
la curva della potenza in panca piana al
multipower. Una volta calcolati i massi-
malieivaloridiriferimentoperlosviluppo
della potenza e della forza esplosiva in
panca piana il lavoro prevedeva 2 sedute
settimanali così organizzate:
settimana 1) Lavoro di forza massimale
per i dorsali (il martedi) e lavoro di forza
esplosiva sempre per i dorsali (giovedì o
venerdì);
settimana 2) Lavoro di forza massimale
peripettorali(ilmartedì)elavorodiforza
esplosivaoapotenzainbaseallecarenze
dellacurvaanalizzatasempreperipetto-
rali (giovedì o venerdì).
Questo ciclo di 2 settimane con l’obiet-
tivo di lavorare sia sulla forza massima
che sulla forza esplosiva/potenza veniva
ripetuto per 4 volte e poi gli atleti venivano ritestati.
L’ultimo ciclo di lavoro (ciclo 4) prevedeva infine una settimana tipo con
l’obiettivo di mantenere alti i livelli di forza massima.
Nella prima seduta del martedì abbiamo introdotto per il lavoro dei dorsali
le trazioni alla sbarra anche con sovraccarico qualora l’atleta riusciva ad ef-
fettuare più di 10 rip.
La seconda seduta della settimana era incentrata sul lavoro per i pettorali
anchesecondifferenziazioniinterindividuali:analizzandoivaloridipotenza
e di forza massima si decideva se lavorare su una di queste due qualità di
forza in base ai deficit dell’atleta.
I test
Latipologiaditestutilizzatisonostati3.Questisonoservitiinizialmente“per
fotografare”gli atleti ed avere dei carichi di riferimento per allenare le varie
espressioni della forza. I follow up seguenti sono serviti per monitorare l’an-
damento nel tempo delle varie espressioni di forza. Purtroppo devo essere
molto critico nei miei confronti: avere solo 2/3 test a stagione per monito-
rarelecaratteristichediforzaèpocopersviluppareunverolavorodiqualità.
Chi ha una certa conoscenza dei principi metodologici dell’allenamento di
forzaèperfettamenteaconoscenzadelfattocheivariparametridell’allena-
mento necessitano di una verifica continua (almeno ogni 2-3 SETTIMANE).
19
CICLO DI LAVORO introduttivo)( ritiro Levico Terme
1)PREVENZIONE 2)DORSALI 3)PETTORALI 4)PREVENZIONE 5)DORSALI 6)PETTORALI
7)PREVENZIONE 8)DORSALI 9)PETTORALI 10)DORSALI
Ciclo di lavoro 2: ipertrofia con sedute di sintesi
Seduta sintesi 1 Seduta sintesi 2
Seduta sintesi 3 Seduta sintesi 4
Seduta sintesi 5 Seduta sintesi 6
CICLO DI LAVORO 3 TEST + LAVORO COSTRUZIONE FORZA MASSIMA E FORZA ESPLOSIVA
POTENZA E
1RM
DORSALI TEST
1RM
2 SEDUTE SETTIMANALI COSÌ
SUDDIVISE
MARTEDÌ GIOVEDÌ
LAVORO DI F. MAX
DORSALI
LAVORO DI F. ESPLOSIVA
DORSALI
SETTIMANA SUCCESSIVA
MARTEDÌ GIOVEDÌ
LAVORO DI F. MAX
PETTORALI
LAVORO DI F.
ESPLOSIVA/potenza PETTORALI
IL TUTTO RIPETUTO PER 4 SETTIMANE E POI RIEFFETTUATI I TEST
Ciclo di lavoro 4: mantenimento forza massima dorsali e lavoro personalizzato sulle carenze
FORZA MAX DORSALI LAVORO PERSONALIZZATO PETTORALI
FORZA MAX DORSALI LAVORO PERSONALIZZATO PETTORALI
FORZA MAX DORSALI LAVORO PERSONALIZZATO PETTORALI
3° E ULTIMO TEST IN PANCA PIANA SIA 1RM CHE CURVA POTENZA (SOLO PER ALCUNI ATLETI)
PANCA TEST
Test 1rm lat machine
Questo test è stato eseguito durante la stagione 2 volte.
Il calcolo del carico massimale 1rm veniva effettuato in maniera diretta se-
condo questo protocollo alla lat machine:
1. CARICO 50%1RM DEL PREVISTO 5 RIP 1’REC;
2. CARICO 65%1RM DEL PREVISTO 3 RIP 1’REC;
3. CARICO 75%1RM DEL PREVISTO 3 RIP 2’REC;
4. CARICO 85% 1RM DEL PREVISTO 2 RIP 2’REC;
5. CARICO 95%1RM DEL PREVISTO 1 RIP 3’REC;
6. CARICO 100% 1RM DEL PREVISTO 1 RIP 3’REC;
7. SE FATTO IL 100% SI INCREMENTA DI 2,5 % OGNI VOLTA SEMPRE CON
RECUPERO 3’.
Valori medi su 15 atleti
Test 1rm panca piana
Questo test è stato eseguito durante la stagione 2 volte e solamente con al-
cuniatletisiamoriuscitiafarlola3a
volta.Ilcalcolodelcaricomassimale1rmve-
nivaeffettuatoinmanieradirettasecondoquestoprotocolloallapancapiana:
1. CARICO 50%1RM DEL PREVISTO 5 RIP 1’REC;
2. CARICO 65%1RM DEL PREVISTO 3 RIP 1’REC;
3. CARICO 75%1RM DEL PREVISTO 3 RIP 2’REC;
4. CARICO 85% 1RM DEL PREVISTO 2 RIP 2’REC;
5. CARICO 95%1RM DEL PREVISTO 1 RIP 3’REC;
6. CARICO 100% 1RM DEL PREVISTO 1 RIP 3’REC;
7. SE FATTO IL 100% SI INCREMENTA DI 2,5 % OGNI VOLTA SEMPRE CON
RECUPERO 3’.
Valori medi su 15 atleti
Test di potenza
Testdipotenzainpancapianaeffettuatoalmultipower(conastastandardiz-
zata a 18 kg) utilizzando un sistema di controllo della velocità chiamato
Smartcoach. L’analisi dei dati rilevati mediante il software Smartcoach ci ha
permesso di valutare la curva della Potenza, il carico e la velocità del picco
di potenza, la velocità massima teorica, la zona di allenamento della forza
esplosiva, la forza massima isometrica teorica in kg.
Protocollo test potenza:
• effettuare un breve riscaldamento per il cingolo scapolo-omerale;
• in panca piana al multipower, effettuare 3 spinte alla massima velocità
nella fase concentrica, partendo sempre da una posizione di bilanciere
al petto escludendo il riutilizzo di energia elastica dalla fase eccentrica;
• 4carichi18-38-58-78kg3ripetizionipercarico,2’direcuperotraleserie.
20
METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO
TEST PESO MEDIO ATLETI 1RM MEDIO ATLETI %1RM/BW
SETTEMBRE/OTTOBRE 76 KG 85 KG 12%
DICEMBRE 76 KG 94 KG 24%
+ 11%
0
20
40
60
80
100
PESO MEDIO
ATLETI
1RM MEDIO
ATLETI
TEST LAT MACHINE
SETTEMBRE/OTTOBRE
DICEMBRE
MIGLIORAMENTIO
DELL’11%
TEST PESO MEDIO ATLETI 1RM MEDIO ATLETI %1RM/BW
SETTEMBRE/OTTOBRE 76 KG 89 KG 17%
DICEMBRE 76 KG 95 KG 25%
+ 7%
0
20
40
60
80
100
PESO MEDIO
ATLETI
1RM MEDIO
ATLETI
PANCA PIANA 1RM
SETTEMBRE/OTTOBRE
DICEMBRE
MIGLIORAMENTO
DEL 7%
Tabella e grafico 1:Test 1rm alla lat machine valori medi
Tabella e grafico 2:Test 1rm in panca piana valori medi
Picco di Max
potenza in kg, m/s e
waƩ
Vel max teorica in
m/s
Zona allenamento
forza esplosiva
Forza massima
isometrica teorica in
kg
Grafico A : esempio di curva potenza in rosso e retta velocità-carico in blu
Valori medi su 15 atleti
Metodologia mezzi ed esercizi
Qui di seguito riporto una tabella con la descrizione di obiettivi, metodolo-
gia, mezzi ed esercizi utilizzati nei vari cicli di lavoro.
Esempio seduta 1 ciclo 1 (prevenzione cingolo scapolo-omerale e
forza generale dorsali)
• ROTAZIONE ESTERNA ELASTICO 10-10x3 rec 45’’;
• ROTAZIONE INTERNA ELASTICO 10-10x2 rec 45’’;
• Trazioni orizzontali alla sbarra 15x3 rec 1’;
• Rotazione esterna con manubrio 2 kg 15-15x3 rec 1’;
• Pulley al trx 12x3 rec 1’.
Esempio seduta 1 ciclo 2 (ipertrofia pettorali)
Esempio seduta 1 ciclo 3 (forza max pettorali)
• riscaldamento rot ex spalle con manubri 2 kg 30 reps x2 o con elastici;
• CHEST PRESS METÀ PESO CORPOREO 10x2;
Esempio seduta 2 ciclo 3 (lavoro a potenza pettorali)
• RISCALDAMENTO CON ELASTICI ROT ESTERNA 15x3;
• RISCALDAMENTO CON ELASTICI ROT INTERNA 15-15;
• CHEST PRESS 10-10x2 30 KGVELOCE rec 1’;
• PANCA PIANA 5x4 SERIE AL CARICO DELLA MAX POTENZA CON CON-
TROLLOVELOCITÀ REC 2’;
• PIEGAMENTI ESPLOSIVI SU PLINTO 5-5x4 REC 1’30’’.
Esempio seduta 1 ciclo 4 (mantenimento forza massimale pettorali)
• riscaldamentorotexspalleconmanubri2kg30repsx2OCONELASTICI;
• CHEST PRESS METÀ PESO CORPOREO 10x2.
21
0,0%
1,0%
2,0%
3,0%
4,0%
5,0%
6,0%
7,0%
8,0%
BW V. MAX KG MAX
POT
WATT
MAX
POT
WATT
PRO KG
F.MAX
ISO
0,0%
3,2%
2,4%
5,5%
7,4%
8,0%
TEST POTENZA PANCA PIANA
MIGLIORAMENTO PERCENTUALE
1RM massimale
103 KG
4 REPS 6 REPS 4 REPS 6 REPS 4 REPS 6 REPS
80%
1RM
40%
1RM
rec
2'
80%
1RM 40% 1RM
rec
2'
80%
1RM
40%
1RM
KG KG KG KG KG KG
83 43 83 43 83 43
chest press presa stretta
5 reps 7 reps 5 reps 7 reps 5 reps 7 resp
KG KG
rec
2' KG KG
rec
2' KG KG
85 55 85 55 85 55
1° CARICO REPS
PANCA PIANA
70%
1rm 5
CROCI MANUBRI 70%1rm 5
DIPS bw 5
REC 2'
2° CARICO REPS
TRAZIONI bw 5
TIRATA E SPINTA 20 kg+ 5
PULLEY 70%1rm 5
sessione obieƫvo metodologia mezzi esercizi
Ciclo 1 Prevenzione cingolo
scapolo-omerale, didaƫca
e sensibilizzazione dei
movimenƟ,adaƩamento
biologico tendini e
arƟcolazioni
Metodo delle serie
Metodo a
esaurimento
Carico naturale,
trx,macchine
isotoniche ,elasƟci,
manubri
Vedi scheda
Ciclo 2 Ipertrofia Metodo delle serie
giganƟ
Bilancieri, macchine
isotoniche,manubri,
carico naturale
Vedi scheda
Ciclo 3 Aumento forza massimale
e forza esplosiva/potenza
Metodo delle serie
Metodo piramidale
Metodo dinamico
Metodo degli sforzi
massimali
Metodi a contrasto
Bilancieri, macchine
isotoniche, manubri
Vedi scheda
Ciclo 4 Mantenimento forza max
e lavoro individuale sulle
carenze di potenza
Metodo delle serie
Metodo piramidale
Metodo dinamico
Metodo degli sforzi
massimali
Metodi a contrasto
Bilencieri, macchine
isotoniche, manubri,
carico naturale
Vedi scheda
Media team BW V.
MAX
KG MAX
POT
WATT MAX
POT
WATT PRO
KG
F.MAX
ISO
OƩobre 76 1,86 47,29 449,57 5,84 98,86
Dicembre-gennaio 76 1,92 48,43 474,29 6,27 106,75
0% +3,2% +2,4% +5,5% +7,4% +8%
Il terzo test della stagione è stato eseguito solamente per pochi atleti e quindi poco
rilevante in termini statistici
In serie giganti, recupero di 2’
ripetere 5-6 volte
In serie giganti, recupero di 2’
ripetere 5-6 volte
PANCA PIANA
metodo
a contrasto
chef press presa stretta
Tabella e grafico 3: test potenza valori medi
Tabella 4: obiettivi, metodologia mezzi ed esercizi utilizzati nei vari cicli di lavoro
Esempio lavoro di potenza sulle carenze
• Panca piana 5x4 serie con 61 kg e vel di riferimento 1,04 m/s recupero 2’;
• Lanci pliometrici con palla medica 6x4 rec 1’.
Quantificazione del lavoro
Purtroppo, come spesso succede nel mondo del calcio, ciò che viene
programmato non coincide sempre con ciò che effettivamente poi viene
eseguito dagli atleti.
Questo piano di lavoro annuale, intrapreso da 15 atleti durante la stagione
è stato portato a termine soltanto da 9 atleti fino in fondo anche se siamo
riusciti a testare almeno 2 volte durante la stagione tutti i 15 atleti.
In alcuni periodi della stagione infatti, gli impegni agonistici si susse-
guono a ritmo serrato (5 infrasettimanali giocati quest’anno), gli impegni
di alcuni giocatori in nazionale, gli infortuni e i continui “ritiri punitivi”
non permettono di lavorare in maniera continuativa. Sono comunque
soddisfatto del lavoro fatto durante la stagione visto che, nonostante
tutte queste complicazioni, la media di sedute degli arti superiori è stata
di 52,2 sedute annuali su 44 settimane effettive di lavoro.
A testimonianza di ciò che ho detto prima è la differenza inter-indivi-
duale un dato significativo (deviazione standard 27,7).
Alcuni atleti non hanno concluso tutto il piano mentre altri hanno per-
sino fatto lavori aggiuntivi.
Questi ultimi, effettuavano in aggiunta durante i vari cicli di lavoro
sedute standard di ipertrofia
per bicipiti e tricipiti e lavori
preventivi per le spalle.
22
METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO
Carenze individuali a livello
del picco di potenza rispeƩo
alla sua curva e non per
valori assoluƟ. L’atleta in
quesƟone ha lavorato a
quesƟ carichi con le velocità
di riferimento oƩenute dal
test.
19%
19%
12%
27%
23%
SEDUTE PER OBIETTIVO
PREVENZIONE IPERTROFIA TEST F.MAX F ESPLOSIVA/POTENZA
ATLETA
ARTI
SUPERIORI
Atleta 1 38 107
2 43 91
3 23 83
4 15 78
5 31 63
6 40 57
7 30 56
8 32 54
9 38 41
10 20 30
11 24 29
12 10 25
13 13 25
14 33 23
15 39 21
MEDIA 28,6 52,2
DEV ST 10,6 27,7
FORMA
ARTI
INFERIORI
Figura 2: test potenza di un singolo atleta con carenze zona potenza e forza esplosiva
Tabella 5: n° di sedute annuali di arti superiori vs arti inferiori per i vari atleti
Grafico 4: suddivisione delle sedute per obiettivo (valori medi)
Conclusioni
È ormai un dato di fatto l’importanza della forza negli sport di squa-
dra (Wisloff et al.). Le problematiche legate al numero di partite, alla
programmazione settimanale e alla continuità delle competizioni
creano però numerosi problemi ad uno sviluppo della forza in modo
programmatico e costante durante tutta la stagione.
Basti vedere il valore medio del numero di sedute nella stagione (28) di
una squadra di serie A (senza competizioni europee) per capire che non
si riesce neppure ad effettuare un numero di sedute pari al numero di
settimane di lavoro (44). Per questo, da qualche anno, sono
un sostenitore del lavoro di forza per gli arti superiori.
Sicuramente questo tipo di lavoro non permette di miglio-
rare nell’immediato la performance della domenica, ma
consente a mio avviso di ottenere una serie di risposte
neuro-endocrine simili all’allenamento della forza per gli
arti inferiori “risparmiando”, se così possiamo dire, quei di-
stretti muscolari direttamente coinvolti nel gioco.
Diventa infatti molto più semplice proporre all’atleta que-
sto tipo di lavoro ed ottenere benefici a medio e lungo ter-
mine. Grazie ad un lavoro di forza strutturato per il tronco
possiamo ottimizzare il dissipamento di energia nelle accelerazioni, de-
celerazioni, nei cambi di direzione e aumentare la forza nei contrasti di
gioco. Un miglioramento del rendimento in tutti questi cambi di attività
(quantificati nell’ordine di 700-800 a gara) penso non sia poco.
La stagione appena conclusa mi permette perciò di affermare che un la-
voro di questo tipo può essere fatto con buona costanza (52 sedute
medie-annue per 15 atleti) ottenendo inoltre discreti risultati in termini
di miglioramento sulla forza massima (11% alla lat-machine e 7% in
panca piana) e sulla potenza di picco (5%). La mia filosofia di lavoro mira
infatti a sviluppare tutte le varie componenti della forza.
Un calciatore necessita sì
di un buon trofismo mu-
scolare (ipertrofia), ma non
deve assolutamente sfo-
ciare in calciatore-narcisi-
sta-culturista. È pertanto
necessario, a mio avviso,
uno sviluppo di tutte le
componenti della forza
anche per gli arti superiori
del corpo.
23
0%
2%
4%
6%
8%
10%
12%
14%
16%
% mensile/totale
Grafico 5: % di lavoro mensile sul totale di un singolo atleta (scelto perché è riuscito a
eseguire in maniera continuativa il lavoro di arti superiori per tutta la stagione)
24
SCUOLA ALLENATORI
PRESENTAZIONE
Avendo iniziato la mia carriera di allenatore in squadre dilettantistiche, ho
capito attraverso queste esperienze quanto sia importante allenare la fase
offensiva, oltre a quella difensiva.
Non avendo avuto in quei periodi calciatori di elevato tasso tecnico, avevo
la necessità di semplificare le giocate di chi era in possesso della palla o i
movimenti di chi doveva dettare il passaggio.
Spessosiricorreallaqualitàdeisingoli,manonsempresiamonellecondizioni
di avere a disposizione calciatori che possano risolvere le partite da soli e, se
anche li avessimo, non possiamo affidarci solo alle loro giocate.
Una squadra deve avere la consapevolezza che il singolo può fare la diffe-
renza in qualche occasione , ma è solo grazie al lavoro di gruppo che si rag-
giungono risultati importanti.
Noiallenatoritendiamoilpiùdellevolteaconcentrarcisullafasedifensiva per-
ché la nostra è una mentalità difensiva, quindi il lavoro tattico, anche per ra-
gioni di tempo, è prevalentemente rivolto alla fase di non possesso palla, e si
concentrapiùsullimitaregliavversari,chenonsull’esaltarelenostrequalità.
Io, invece, sono convinto che possiamo incidere molto anche per quello che
riguarda l’aspetto offensivo: nelle difficoltà, la squadra organizzata riesce
ad uscirne attraverso le conoscenze apprese.
L’organizzazionedevepermettereallasquadradiarrivarefinoagliultimimetri,
poiènormalechelaqualitàdelsingolopossafareladifferenza.Ilnostrolavoro
è quello però di non darlo per scontato.
CENNI STORICI
Il 4-2-3-1 è un modulo che facilmente si adatta a tutte le situazioni tat-
tiche che si vengono a creare durante una partita. È infatti possibile te-
nere bloccati i terzini e abbassare gli esterni, per farlo così diventare un
4-4-1-1. Allo stesso tempo, i terzini possono alzarsi e avere un atteggia-
mento molto più offensivo, componendo con gli esterni alti, catene di
attacco imprevedibili, fatte di tagli e sovrapposizioni.
Anche gli attaccanti si possono disporre sia in verticale, sia in orizzontale,
passando così ad un 4-4-2 o ad un ultraoffensivo 4-2-4. Le squadre che
per prime hanno iniziato a giocare con il 4-2-3-1 sono state l’Olanda e la
Francia, alla fine degli anni novanta.
L’Olandaèstatalanazionalecheperprimahaadottatoquestomodulo,gio-
cando un ottimo calcio, fatto di possesso palla insistito, alternato ad acce-
lerazioni improvvise, non dando mai punti di riferimento agli avversari.
La qualità del calcio proposto però non è andata di pari passo con i risultati
ottenuti,che,comedatradizioneolandese,nonhaportatoavincereniente.
La squadra che invece ha vinto tutto, utilizzando questo modulo, è stata
la Francia, la quale ha trionfato nei mondiali del 1998, disputati peraltro
in casa, e negli europei del 2000, centrando così una doppietta storica,
per una nazione che fino a quegli anni aveva vinto poco o niente.
Questo grazie anche al 4-2-3-1 che ha esaltato le doti di quei calciatori
che componevano quella nazionale, primo fra tutti uno stratosferico
di Alfredo Aglietti*
LA FASE OFFENSIVA NEL MODULO 4-2-3-1
*TesifinaledelCorsoMaster2010-2011perl’abilitazioneadAllenatore
professionistadiPrimacategoriaUefaPro
LEGENDA
Zinedine Zidane, splendido interprete nel ruolo di trequartista.
La differenza che caratterizzava le due nazionali era che l’Olanda in fase
di possesso palla portava un difensore centrale a ridosso dei due me-
diani, formando così una sorta di rombo a centrocampo.
La nazionale francese, invece, non utilizzava questo tipo di movimento.
Questaèlaformazionedell’Olandacheaffrontòl’Italianellasemifinaledegli
europeidel2000.Comesipuòvedereeracaratterizzatadaesterniveriepro-
pri,cheattaccavanoinampiezza;esternipiccoli,velocissimi,chericercavano
sempre situazioni di 1>1 per creare superiorità numerica.
Tipicomodelloolandeseeranosìgliesterni,maancheiduec/centrali,anche
loro non proprio dei giganti, molto bravi tatticamente e tecnicamente: ri-
cercavano, con l’aiuto del trequartista, un possesso palla continuo, a volte
stucchevole, ma comunque efficace per liberare appunto gli esterni.
La punta centrale, forte fisicamente, permetteva loro, in caso di necessità, di
alzare la palla e accorciare sulla respinta. Bravo poi ad attaccare i cross, era il
terminale offensivo della manovra.
Questa è la formazione della Francia che ha vinto tutto: la nazionale fran-
cese, che trionfò sia agli europei che ai mondiali, era composta da gio-
catori molto tecnici e molto offensivi.
Infatti, sugli esterni giocavano due punte, portate ad attaccare meno
l’ampiezza e più la profondità e di conseguenza la porta, creando molte
difficoltà centralmente alle squadre avversarie.
I due c/centrali erano bravi sì nel possesso, ma lo erano molto di più nel
dare equilibrio alla squadra, in quanto, spingendo molto anche con i ter-
zini, dovevano essere molto attenti nelle coperture.
Vieira, più di Deschamps, si inseriva con i tempi giusti a cercare la sor-
presa, e spesso la trovava, rendendosi molto pericoloso in fase offensiva
e segnando più di un gol.
Zidane era il fulcro del gioco offensivo, dettando i tempi a tutta la squadra,
molto bravo a tirarsi fuori dalla sua zona per favorire i tagli degli esterni, che
luipuntualmenteserviva;seilgiocosisviluppavainveceinampiezza,anche
lui andava a chiudere i cross provenienti dai terzini, arrivando da dietro.
La punta centrale non faceva molto movimento, concentrandosi sulla fina-
lizzazione della manovra.
LE CARATTERISTICHE DEL 4-2-3-1
In una costruzione ideale della mia squadra, potendo scegliere i calciatori
partendo da zero, questo sarebbe il modulo con cui preferirei iniziare il la-
voro, fermo restando il fatto che la mia è un’utopia e che spesso noi alle-
natori ci troviamo ad allenare squadre in cui il nostro pensiero difficilmente
viene ascoltato. Per esigenze della società, che vanno dal budget al tipo di
progetto e all’obiettivo stagionale da raggiungere, spesso ci troviamo a dispo-
sizione del materiale umano che noi dobbiamo esaltare, ma che spesso viene
sopravvalutato.Un bravo allenatore riesce non a scegliere, ma a sfruttare il
modulo in base alle caratteristiche dei calciatori che ha a disposizione.
Si ritiene, spesso sbagliando, che il modulo adottato dall’allenatore sia alla
base di un calcio difensivo o offensivo. Io ritengo invece che, aldilà del mo-
dulo, sia l’interpretazione che viene data alla fase offensiva, sia come men-
talità, che come calciatori che vanno a proporsi nell’attaccare, quello che
fa la differenza. Si vedono squadre che giocano con due punte più un tre-
quartista che fanno fatica a creare occasioni perché poi non vengono ac-
compagnati dagli altri compagni.
25
OLANDA 1998/2000
VAN DER SAR
REIZIGER BOGARDE BLIND VAN BRONCKHROST
COCU DAVIDS
OVERMARS BERGKAMP ZENDEN
KLUIVERT
FRANCIA 1998/2000
BARTHEZ
THURAM DESAILLY LEBOUEF LIZARAZU
(BLANC)
VIERA DESCHAMPS
DUGARRY ZIDANE HENRY
TREZEGUET
Così come invece squadre che giocano con una sola punta, ma che hanno
inserimenti e sovrapposizioni costanti che mettono in difficoltà gli avver-
sari. Tra l’altro, è più difficile contrastare un avversario che vede il gioco e
si può inserire in uno spazio creando una sorpresa, che non un attaccante
con le spalle girate che fa solo movimenti incontro alla palla.
Tornandoal4-2-3-1sipensaappuntochesiaunmoduloabbastanzadifensivo,
inquantoprevedel’utilizzodiunasolapuntadiruolo.Iononlavedocosì,anzi,
vedremo come sarà possibile portare 5/6 calciatori oltre la linea della palla.
Credochequestomodulosiaunodeipiùefficaciperla varietàelafacilitàcon
cuisipossonoeffettuaredelletramedigiocoeorganizzareefficaciripartenze.
Chiaramente, oltre alle caratteristiche dei singoli, è altresì determinante la
meticolosa organizzazione che l’allenatore dovrà saper dare ai suoi uomini.
L’allenatore deve coinvolgere il proprio gruppo di calciatori.
I singoli interpreti, non solo devono credere nel progetto, ma se lo de-
vono sentire addosso, come un vestito cucito apposta per loro: questo di
sicuro accrescerà l’autostima e la convinzione e solo così si potranno ot-
tenere risultati importanti, forse superiori a tutte le attese. In linea gene-
rale il modulo 4-2-3-1 nella fase offensiva è caratterizzato dalla presenza di:
• Difensori centrali con personalità e buone doti tecniche; devono es-
sere all’occorrenza dei centrocampisti aggiunti, in quanto la manovra
può partire dai loro piedi.
• Terzini bravi nello spingere con continuità, buon piede, che arrivino
spesso al cross e abbiano buoni tempi di inserimento.
• Esterni in grado di ripartire e rientrare con la medesima efficacia, bravi
nell’1>1, possibilmente un destro e un sinistro (da poter così giocare
anche a piede invertiti), con buona propensione al gol; devono es-
sere all’occorrenza degli attaccanti aggiunti.
• Centrocampisti centrali con buone doti di palleggio, ma bravi anche
tatticamente e nella riconquista, buone doti di inserimento (nella mia
interpretazione del modulo, non sono la dote principale… anzi).
• Un attaccante centrale forte fisicamente, bravo a difendere la palla e
ad attaccare la profondità; deve saper fare reparto da solo.
• Il trequartista deve avere doti importanti a livello tecnico, deve saper
fare l’ultimo passaggio, creare superiorità in zone centrali, saper gio-
care anche spalle alla porta; deve essere intelligente calcisticamente
e leggere le situazioni che via via lo coinvolgano; saper galleggiare
tra le linee e/o aprirsi quando la situazione tattica lo richieda.
È forse il calciatore più importante per questo modulo.
Andiamo ora a vedere le caratteristiche specifiche dei principali interpreti.
LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI, RUOLO PER RUOLO, NELLA FASE
OFFENSIVA
PORTIERE
Qualità tecnico - tattiche:
Il portiere deve essere sveglio, ma molto sveglio.
Occorre che presti la massima attenzione in fase di possesso palla, poiché,
in fase di costruzione del gioco da dietro, dovrà rappresentare un porto si-
curo dove attraccare.
Deve avere buone doti tecniche; negli arti inferiori dovrà essere sempre in
costante appoggio ai difensori e stare alto quando poi l’azione si sviluppa
nella metà campo degli avversari.
Deve saper leggere le situazioni: se il proprio compagno dovesse aver biso-
gno del suo apporto, lui deve essere in grado di garantirlo.
Deve possedere inoltre un buon calcio, per il rinvio da terra o con le mani.
Qualità fisiche:
Il portiere non può prescindere dall’avere grande struttura fisica.
Per quello che mi riguarda però, dovrà avere anche una buonissima tecnica
di base; saper giocare con i piedi è molto importante, in quanto, come già
detto, deve essere in grado di partecipare alla manovra, se necessario.
DIFENSORE CENTRALE
Qualità tecnico - tattiche:
I difensori centrali hanno un ruolo importante nella costruzione della ma-
novra, soprattutto quando si affrontano squadre che giocano ad una sola
punta. L’uscita dei difensori nel 2>1 che si verrà a creare, diventa fondamen-
tale per lo sviluppo successivo della manovra.
Devono saper giocare in modo semplice ma efficace, scegliere la giocata
giusta: quindi, anche una buona dose di intelligenza calcistica.
Inoltre, devono avere grande personalità: la palla la devono gestire senza
buttarla a caso, la giocata deve essere effettuata con palla a terra; solo se la
squadra avversaria effettuerà un pressing ultra offensivo, si dovrà cercare il
26
SCUOLA ALLENATORI
lancio lungo, accorciando poi in avanti. Importanti sono poi gli scarichi che
riusciranno a dare ai terzini e ai centrocampisti centrali. I miei difensori cen-
trali ideali dovrebbero essere: un destro a dx e un sinistro a sx, in modo così
da avere più facilità di uscita.
Qualità fisiche:
Il difensore centrale deve essere dotato di forza fisica, essere possibilmente
ben strutturato e possedere un ottimo colpo di testa.
Deve essere veloce per cercare l’anticipo e accorciare sul ricevitore di palla;
essere bravo nei recuperi, quando viene saltato o superato.
TERZINO
Qualità tecnico - tattiche:
L’esterno difensivo di una difesa a 4 deve essere molto propositivo.
Dovrà sovrapporsi con continuità con e senza palla, per garantire la su-
periorità numerica necessaria a mettere in difficoltà gli avversari.
Questo lo dovrà fare con i tempi giusti; infatti se il proprio compagno di
catena è attaccato dal terzino avversario, questi dovrà garantire l’appog-
gio e quindi lo scarico.
I tempi di gioco sono fondamentali, deve avere per cui ottime letture
situazionali.
Deve possedere una buona tecnica di base e avere buone doti di palleg-
gio, in quanto è un punto di riferimento importante per lo sviluppo della
manovra con palla a terra, avere una buona guida della palla, e possedere
un buon cross in corsa.
Qualità fisiche:
Il difensore esterno deve essere molto resistente e elastico. Deve avere
ottima velocità poiché ha una zona molto ampia da coprire e può avere
la necessità di recuperare la posizione rapidamente.
Possedere ottima struttura fisica è importante, ma non fondamentale.
CENTROCAMPISTA CENTRALE
Qualità tecnico - tattiche:
I miei centrocampisti centrali devono avere grande personalità, in quanto
dovranno essere un punto di riferimento importante per i propri compa-
gni, farsi dare la palla, dettare i tempi di gioco, saper giocare sia corto sia
lungo, cambiare spesso fronte del gioco e saper verticalizzare quando ne
avranno la possibilità. Devono avere proprietà di palleggio e saper difen-
dere la palla, sia dalla pressione degli avversari, sia dopo l’avvenuta ri-
conquista, con passaggi semplici ed efficaci.
Possedere un buon tiro dalla distanza e capacità nella conduzione con
palla al piede.
L’ideale sarebbe avere sia un destro, che un mancino, in modo da poter
sfruttare con improvvisi cambi di gioco l’ampiezza del campo e avere
maggiore velocità e imprevedibilità, così da mettere in ulteriore difficoltà
la difesa avversaria.
In fase di non possesso, devono essere bravi tatticamente posizionan-
dosi sulle linee di passaggio. Si devono dare sempre copertura reciproca
senza farsi sorprendere alle spalle.
Devono andare spesso a raddoppiare: quando sono scavalcati central-
mente, sugli attaccanti; sugli esterni, quando l’azione avversaria si svi-
luppa in ampiezza.
Devono essere rapidi nelle chiusure e pronti nel tamponare gli inseri-
menti in profondità degli avversari.
Qualità fisiche:
I centrocampisti centrali devono, se possibile, essere ben strutturati.
Avere grandi capacità aerobiche e buone capacità nel gioco aereo.
Avere forza fisica, per poter contrastare con efficacia.
ESTERNO
Qualità tecnico - tattiche:
La maggiore qualità che richiedo a questi calciatori è quella di essere
molto bravi nell’1>1.
Devono essere intraprendenti, mettendo in difficoltà gli avversari, an-
dando a puntarli con continuità.
Essere in grado di rifinire l’azione con cross dal fondo o passaggi filtranti.
Saper chiudere l’azione: con tiri dalla media distanza, quando riceve la
sponda dell’attaccante centrale; chiudere il cross, quando l’azione si svolge
dallaparteopposta;attaccareallespalleilterzino,quandohapallailtrequar-
tista per andare al tiro. Insomma, deve essere bravo anche nel cercare il gol.
Deve creare superiorità numerica, saltando il proprio avversario. Alter-
nare movimenti in profondità, ampiezza e tagli interni, con e senza palla.
Sapersi smarcare è una qualità molto importante, perché deve fornire un
27
punto di riferimento importante per lo sviluppo della manovra di attacco.
Qualità fisiche:
Velocità e resistenza sono le doti principali per questo ruolo.
Velocità per mettere in difficoltà gli avversari nell’1>1.
Resistenza perché comunque deve lavorare anche in fase di non pos-
sesso, e quindi riproporsi con efficacia.
TREQUARTISTA
Qualità tecnico - tattiche:
Il trequartista centrale deve essere molto abile tecnicamente, nella lettura
del gioco, nell’effettuare l’ultimo passaggio e nell’inserirsi sia centralmente,
sfruttandoillavorodellaprimapunta,siainampiezza,attaccandoallespalle
i terzini quando questi accorciano sulle mezze punte laterali.
Possibilmente non deve farsi mai trovare spalle alla porta (facilmente at-
taccabile), ma saper galleggiare tra le linee sempre ricevendo di fianco,
così da velocizzare la giocata se attaccato, oppure controllare e andare a
puntare la difesa, se il difensore è in ritardo.
Qualità fondamentale è quella di essere bravo nell’1>1, cercando così di
creare superiorità numerica.
Altra dote importante è il fiuto del gol: non dimentichiamoci che questo
calciatore è a tutti gli effetti un attaccante.
Qualità fisiche:
Le doti fisiche, in questo calciatore, non sono molto importanti: passano
in secondo piano rispetto alla sua qualità e all’intelligenza calcistica.
CENTRAVANTI
Qualità tecnico - tattiche:
L’attaccante centrale deve dare profondità, allungare la difesa avversaria,
favorendo così anche il trequartista che lavora tra le linee, oppure muo-
versi in direzione della palla lavorando di sponda.
Deve essere un punto di riferimento importante in qualsiasi situazione di
gioco, deve permettere alla squadra di appoggiarsi su di lui per poter sa-
lire, favorire gli inserimenti centrali o esterni.
Deve avere un’ottima scelta di tempo nel colpo di testa, per poter attac-
care i cross che provengono dagli esterni (primo palo). Essere abile nello
scatto e nei tagli in profondità, quando la palla viene giocata centralmente.
Tiroinportaefreddezzasonodotiindispensabili,inquantoquestocalciatore
rappresenterà la finalizzazione di tutta, o quasi, la manovra della squadra.
Qualità fisiche:
Le doti fisiche dell’attaccante centrale si dovranno sposare bene con
quelle degli altri calciatori del reparto avanzato.
Per quello che mi riguarda, il centravanti deve essere forte fisicamente,
avere grande velocità e potenza.
COSTRUZIONE DEL GIOCO ATTRAVERSO LANCIO LUNGO
Attraverso il lancio lungo si cerca di fare avanzare velocemente la palla
verso la porta avversaria. Importante sarà avere un attaccante capace di
tenere palla, per fare salire la squadra, e forte nel gioco aereo, per giocare
eventualmente di sponda per gli inserimenti dei compagni.
I vantaggi di questo tipo di costruzione sono:
• immediato ribaltamento dell’azione;
• eludere immediatamente il pressing degli avversari;
• bassissimo rischio di perdere palla in zone pericolose, concedendo
ripartenze importante;
• possibilità di arrivare in zone pericolose in breve tempo, saltando il
centrocampo avversario.
Andiamo ora ad analizzare le varie soluzioni possibili, partendo sia dal
difensore centrale, che dal difensore esterno.
28
SCUOLA ALLENATORI
Costruzione attraverso lancio lungo 1
Palla dal difensore centrale al centravanti. Quest’ultimo controlla e gioca per il trequartista
chesièpropostoinappoggio.Idueesterniattaccanolospazioallespalledellapuntacentrale.
Iltrequartistaricevutapallapotrà:puntareladifesaeandarealtirooppureverticalizzareper
uno dei due esterni.
COSTRUZIONE MANOVRATA
La possibilità di iniziare la manovra partendo da dietro, dipende molto
anche da dove gli avversari iniziano il pressing. Questa situazione però
permette di avere molteplici soluzioni.
Anche la disposizione tattica degli avversari influenza il tipo di costru-
zione. Ad esempio, se siamo contrapposti ad un attacco a due punte più
un trequartista, sarà più facile appoggiarsi sui nostri terzini, che si pre-
sume abbiano una buona libertà di azione.
Quando invece avremo davanti un attacco con una punta centrale e due
ali, sarà più semplice l’uscita con uno dei due nostri difensori centrali,
sfruttando il 2>1 che si verrà a creare centralmente.
29
Costruzioneattraversolanciolungo2
Esceildifensorecentrale,checercailcentravanti.Iltrequartistael’esternodiparteattaccanolapro-
fonditàallespalledellapuntacentrale,perl’eventualespizzicata.L’esternooppostorimanelargoper
ricevereilpossibilecambiogioco,nelcasoincuil’attaccantecentraleriescaadappoggiarsialcentro-
campistacentrale,venutonelfrattempoadaresostegno.
Costruzione attraverso lancio lungo 3
Pallaaldifensorecentraleche,trovandochiusalagiocatacentrale,cercauncambiogiocosull’esterno
opposto.Ilterzinoandràinsovrapposizioneesterna.L’esternocontrollaversol’internodelcampoe
cercalapuntacentrale.Ilcentravantichiuderàlagiocataperilterzinocherifiniràtramitecross.
Costruzione attraverso lancio lungo 4
Riceve palla il terzino destro. L’esterno di parte effettua un movimento corto-lungo; il tre-
quartistavieneincontroalterzinomanonriceve.L’esternooppostorimaneinposizionediat-
tesa,prontoadattaccarelaportaoallargarsi.Ilterzinogiocasullapuntacentralechescarica
sul trequartista venuto in appoggio. Ricevuta palla il trequartista verticalizza per l’esterno
opposto oppure effettua un tiro in porta.
Costruzione attraverso lancio lungo 5
Daldifensorecentralealterzino.Ricevutapallailterzinocercailtrequartista.Quest’ultimo,di
primaodopouncontrollo,cercalaprimapuntacheasuavoltarestituiscepallaaltrequartista.
Costruzione attraverso lancio lungo 6
Pallaalterzino.L’esternodiparteeffettuaunmovimentoincontroalterzinoetagliadentroal
campo.Iltrequartistavedeiltagliodell’esternoesisfila.Vieneariceverelapuntacentraleche
appoggiasull’esternochehatagliato.Quest’ultimo,ricevutapalla,haduepossibilità:giocarla
sultrequartistacheattaccalaprofonditàoppurepassarlaall’esternoopposto.
Comunque oltre che l’aspetto tattico, ci sono alcune regole per costruire
l’azione partendo da dietro, vediamo quali:
•• Il calciatore che conquista palla deve effettuare un passaggio sem-
plice e preciso, per consolidare l’avvenuta riconquista.
• Il passaggio deve essere rapido, per mandare a vuoto l’eventuale
pressione che l’avversario ci porterà dopo che avrà perso palla.
• Il passaggio può essere laterale o meglio ancora di scarico (indietro).
• Se si è in difficoltà, e non c’è la possibilità di giocare corto, sarà op-
portuno effettuare un lancio lungo a cercare la punta.
• Dopo aver consolidato il possesso della palla, sarà importante an-
dare a cercare l’esterno, dove si presuppone che ci possa essere più
tempo e spazio per giocare.
• Dopo aver spostato palla in ampiezza, sarà importante farla avanzare
con passaggi diagonali, verticali e di scarico. In questa fase sarà im-
portante il lavoro dei centrocampisti che dovranno venire a pren-
dere palla per impostare l’azione e non dovranno mai essere
posizionati sulla stessa linea. Si dovranno dare sempre appoggio
l’uno con l’altro.
Andiamo a vedere ora alcune soluzioni per costruire la manovra.
30
SCUOLA ALLENATORI
Costruzione manovrata 1
Dopo un giro palla, la stessa arriva al terzino che gioca sul centrocampista centrale di parte.
Quest’ultimo,pressato,scaricasulcompagnodirepartovenutoinappoggioche,asuavolta,
ricevuta palla, allarga sull’esterno.
Costruzione manovrata 2
Riceveilterzinodopoungiropallaeverticalizzaperiltrequartista.Quest’ultimo,essendomar-
cato,scaricasulcentrocampistacentrale.Quest’ultimoeffettuaunsecondopassaggiosulcom-
pagno di reparto, a sua volta venuto in appoggio. L’esterno sinistro taglia dentro al campo per
favorirelasovrapposizionedelterzinooppureperricevereluistesso.Ilcentrocampistacentrale
haduesoluzioni:giocaresull’esternochehatagliatooppurecercareilterzino.
Costruzione manovrata 3
Dopoungiropalla,riceveilterzino.L’esternoalto,dopounmovimentolungo-cortoricevesui
piedi,controllaescaricasulcentrocampistacentraleche,asuavolta,verticalizzaperlapunta
centrale. La prima punta gioca in appoggio sul trequartista che nel frattempo si è sfilato. Il
trequartista gioca sull’esterno opposto.
Costruzione manovrata 4
Palla al terzino. L’esterno effettua un movimento corto-lungo. Il terzino gioca sul centrocam-
pistacentraleche,diprima,giocasultrequartistavenutoincontroalpossessoredellapalla.
Il trequartista, se possibile ad un tocco, gioca sull’esterno che ha attaccato la profondità.
CONTRAPPOSIZIONEAGLIALTRIMODULI:COMEEDOVEATTACCARE
GLI ALTRI MODULI
Oltre ai movimenti e agli schemi che abbiamo visto, ci sono delle situa-
zioni specifiche, in base alla disposizione tattica degli avversari ed in
campo dovremo cercare di sviluppare degli attacchi che vadano a colpire
i punti deboli degli avversari. A seconda del modulo adottato dagli avver-
sari, noi dovremo cercare di metterli in difficoltà, andando a sfruttare quelle
zone poco coperte, con tagli, sovrapposizioni e smarcamenti mirati.
In successione vediamo questa contrapposizione dei moduli.
Quandoaffrontiamounasquadradispostaconil4-4-2fondamentalediventa
il movimento e la posizione del trequartista, che dovrà stazionare tra le linee
di centrocampo e difesa avversaria, cercando di non alzarsi troppo per non
fare uscire uno dei loro centrali difensivi, e non abbassarsi a ricevere davanti
ailorocentrocampisticentrali,favorendolapressionedeglistessi.Importante
inquestocasoèilcompitodellapuntacentralechedovràallungareladifesa
avversariaconmovimentiinprofondità.Iltrequartistadeveriuscirearicevere
inposizioneintermedia,inmododapoterpoidistribuireilgiocosugliesterni
opuntareimmediatamenteladifesaavversaria.Importantesaràanchecam-
biare spesso fronte del gioco, passando velocemente da una parte all’altra
delcampo,attaccandocosìlazonadeboledelladifesa.Altresoluzioniimpor-
tanti sono sia i tagli degli esterni verso l’interno del campo, sia le sovrapposi-
zioni dei terzini per cercare la superiorità numerica.
Vediamo in grafica alcuni movimenti.
31
Costruzione manovrata 5
Chiusuracrossdellasituazioneprecedente.Esternodestroalcross.Centravantiattaccailprimo
palo.Trequartistachiudecentralmente.Esternosinistrochiudesulsecondopalo.Centrocam-
pisticentrali:oppostoallimiteprontoperl’eventualeribattuta,medianodiparteasostegno.
4-2-3-1 > 4-4-2
4-2-3-1 contro 4-4-2 situazione 2
Daldifensorecentralealterzino.Ilcentrocampistacentralediparte,essendopressato,sialza,
creandocosìlospazioperriceveredalcentrocampistaopposto.Quest’ultimo,ricevutapalla,
la gioca subito tra le linee, dove riceve il trequartista che si è mosso dietro le spalle dei me-
diani avversari. La punta centrale deve dare profondità e allungare così la difesa
avversaria per favorire la ricezione del trequartista. Ricevuta palla, il trequartista può:
puntare la difesa; scaricare largo per l’esterno; verticalizzare per la punta centrale.
4-2-3-1 contro 4-4-2 situazione 1
Il difensore centrale gioca sul terzino. Il terzino gioca sul centrocampista centrale. La punta
centrale attacca la profondità, il trequartista galleggia tra le due linee. Dopo avere ricevuto
palla, il centrocampista centrale ha tre soluzioni: cercare di prima il centravanti in profon-
dità; dopo il controllo cercare il trequartista tra le linee; la terza soluzione, sempre dopo il
controllo della palla, è il cambio gioco sull’esterno opposto.
4-2-3-1 contro 4-4-2 situazione 3
Pallaalterzino.L’esternodipartetaglia,iltrequartistasisfilaelapuntacentralevieneincontro.
Il terzino effettua un passaggio per il centravanti che scarica per l’esterno che ha tagliato.
L’esterno,dopoaverricevutopalla,può:puntareladifesaavversaria;verticalizzareperiltre-
quartista; servire l’esterno opposto che taglia per ricevere il passaggio.
Quando incontriamo una squadra disposta con questo modulo sarà im-
portante sfruttare il 2>1 dei difensori centrali contro la loro punta.
L’uscita con la palla del difensore centrale può permetterci di creare su-
bito superiorità in mezzo al campo, costringendo così a far uscire un
centrocampista.
Se questo avviene, si libererà uno dei nostri due c/centrali che dovranno
farsi vedere in zona luce, ricevere e impostare la manovra.
Se il centrocampista avversario non esce, il d/centrale avrà a disposizione
tempo e spazio per cercare la giocata.
Un'altra alternativa che si potrebbe venire a creare è quella che sul nostro
d/centrale possa uscire l’attaccante esterno: in questo caso il gioco verrà
spostato immediatamente sui nostri terzini.
In ogni caso, comunque, dovremo cercare di dare ampiezza al gioco, per
evitare così la loro densità centrale.
Vediamo ora qualche soluzione.
32
SCUOLA ALLENATORI
4-2-3-1 contro 4-4-2 situazione 4
Ildifensorecentraleverticalizzaperl’esternoalto.Pressatodalterzinoavversariol’esternosi
appoggiaalcentrocampistacentrale.Asuavoltapressato,quest’ultimoeffettuaunsecondo
passaggio di scarico per il centrocampista centrale opposto. Ricevuta palla, quest’ultimo ha
due soluzioni: passaggio per l’esterno alto che effettua un taglio interno oppure giocare sul
terzino che ha attaccato lo spazio lasciatogli dall’esterno. Importante sono come sempre i
tempi delle giocate. Giocare a due tocchi, controllo e passaggio.
4-2-3-1 contro 4-4-2 situazione 5
Daldifensorecentraleall’esternoalto.Ilterzinodiparteiniziaadalzarsi.L’esternoaltoriceve
e gioca sul trequartista, venuto incontro al compagno. Il trequartista cerca subito la giocata
per il terzino andato in sovrapposizione.
4-2-3-1 contro 4-4-2 situazione 6
Chiusura del cross dopo la sovrapposizione del terzino. Centravanti sul primo palo.Trequar-
tista chiude centralmente. Esterno sinistro sul secondo palo. Esterno destro per il passaggio
dietro. Centrocampisti centrali in copertura preventiva.
4-2-3-1 > 4-3-3
4-2-3-1 contro 4-3-3 situazione 1
I due difensori centrali si allargano per sfruttare il 2>1. Il terzino si alza per preparare la
sovrapposizione. Esce il difensore centrale destro che gioca sull’esterno alto, pressato dal
terzino avversario. L’esterno controlla la palla verso l’interno del campo e gioca sul centro-
campista centrale venuto in appoggio. Il centrocampista effettua un passaggio in profon-
dità per il nostro terzino che ha attaccato lo spazio.
Affrontando una squadra disposta con questo modulo, la densità cen-
trale è accentuata dalla presenza delle due punte e del trequartista. Sarà
quindi fondamentale indirizzare subito la giocata sull’esterno, cercando
con insistenza i due terzini.
L’obiettivo sarà quello di sfondare subito dalla parte in cui si è indiriz-
zata la giocata.
Se questo non riesce, per la scalata degli avversari, dovremo cambiare
fronte del gioco e cercare la parte debole della difesa, sfruttando l’am-
piezza con i nostri due esterni.
Il trequartista dovrà riuscire a trovare la zona luce alle spalle del vertice
basso avversario. Se non trova spazio in quella zona, dovrà cercare, at-
traverso movimenti di taglio, l’ampiezza.
Vediamo alcuni esempi.
33
4-2-3-1 contro 4-3-3 situazione 3
Ildifensorecentrale,attaccatodall’internodicentrocampo,giocasulnostromedianochesi
è posto in zona luce. Pressato dal vertice basso avversario, il centrocampista centrale potrà
giocare sul trequartista, anche lui mossosi in zona luce alle spalle dell’avversario uscito in
pressione.Ricevutapalla,iltrequartistapotràpuntareladifesaedaverepiùsoluzioni:pro-
seguire con un’azione personale; verticalizzare per il centravanti che si è mosso in profon-
dità; giocare per l’esterno di parte che attacca lo spazio alle spalle del terzino.
4-2-3-1 contro 4-3-3 situazione 4
Il difensore centrale, attaccato da un interno avversario, gioca sul nostro mediano che si è
4-2-3-1 > 4-3-1-2
4-2-3-1 contro 4-3-3 situazione 2
Il difensore centrale viene pressato dall’attaccante esterno. Si libera così la giocata per il
terzino che riceve, gioca sull’esterno di parte che sfrutta l’ampiezza e attacca lo spazio.
L’esternogiocaversol’internodelcampoperiltrequartista. Iltrequartistachiudelagiocata
sul terzino partito in sovrapposizione. La sovrapposizione del terzino potrà essere interna
o esterna, dipenderà dalla posizione del terzino avversario. Se il difendente resta largo
conilnostroesterno,ilterzinosovrapponeinternamente.Sel’avversariocoprel’internodel
campo, il terzino sovrappone esternamente.
posto in zona luce. Il centrocampista centrale non viene pressato dal vertice basso, avendo
cosìtempoespazioperlagiocata.Iltrequartistanontroveràspazioperriceveretralelinee,
quindi la giocata sarà indirizzata su uno dei due esterni oppure verticalizzerà per la punta
centrale che ha attaccato la profondità.
4-2-3-1 contro 4-3-1-2 situazione 1
Ildifensorecentralegiocasulterzinochehaspazio.L’esternoeffettuauncontromovimento
seguito dal terzino avversario, liberando così spazio alle spalle del terzino. Il trequartista
provvederàquindiasfruttarelospazioliberatosi.Ilterzinohaduepossibilità:cercareiltre-
quartista lungo linea oppure l’esterno che ha effettuato il taglio. Quest’ultimo, se è solo,
punta la difesa. Se invece viene seguito dal terzino avversario, gioca sul centrocampista
centrale, venuto in appoggio che quindi cambia gioco sull’esterno opposto.
Quando troviamo squadre disposte con questo modulo, è importante
cercare di alzare molto i due esterni di centrocampo. Facendo questo, i
due esterni che compongono il centrocampo avversario, sono costretti
ad abbassarsi, andando a creare così una linea di difesa composta da
cinque uomini, ma permettendoci di alzare a nostra volta i terzini.
L’ampiezza da coprire per i restanti tre centrocampisti avversari sarà
molto larga e non sempre riusciranno ad arrivare con i tempi giusti.
Questo ci consentirà di trovare subito in partenza una situazione di 2>1
esterna che andrà sfruttata con velocità, precisione e costanza.
Importante il lavoro del trequartista e della punta che dovranno cercare
di giocare vicini in zona palla, creando una situazione di 2>2 centrale e
lasciando il difensore più distante solo, in un’esclusiva, quanto poco pro-
babile, copertura.
Questo 2>2 dovrà essere sfruttato con giocate strette e corte, in com-
binazione tra di loro.
Andiamo a vedere alcuni esempi.
34
SCUOLA ALLENATORI
4-2-3-1 > 3-5-2
4-2-3-1 contro 3-5-2 situazione 1
Palla dal difensore centrale al terzino. L’esterno di parte effettua un contro movimento
lungo-corto. Il terzino gioca palla sull’esterno e va in sovrapposizione interna. L’esterno
gioca palla sul trequartista. Il trequartista chiude il triangolo per il terzino.
4-2-3-1 contro 4-3-1-2 situazione 2
Il difensore centrale gioca sul terzino. L’interno avversario esce in pressione. Il centrocam-
pista centrale di parte si alza, seguito dal trequartista avversario.Viene a ricevere il centro-
campistacentraleopposto,cheeffettueràuncambiogiocosull’esterno,conilterzinochesi
propone in sovrapposizione, creando così una situazione di 2>1 che dovremo sfruttare.
4-2-3-1 contro 4-3-1-2 situazione 3
Il difensore centrale gioca direttamente sull’esterno alto che a sua volta controlla e si fa at-
taccare dal terzino avversario. L’esterno scarica sul nostro terzino rimasto in appoggio e
quindi taglia verso l’interno del campo. Il terzino ha due soluzioni: giocare sul trequartista
che si è aperto alle spalle del terzino, oppure cercare la punta centrale. Quest’ultimo, a sua
volta,puòappoggiarsisull’esternochehaeffettuatoiltagliooppurechiudereiltriangoloper
il trequartista.
4-2-3-1 contro 4-3-1-2 situazione 4
Chiusura cross: il trequartista effettua il cross. La punta centrale attacca il primo palo.
L’esterno sinistro il secondo palo. L’esterno destro chiude centralmente. Il centrocampista
centrale di parte pronto a dare sostegno, l’opposto al limite per l’eventuale respinta.
Allegati 2292015171750
Allegati 2292015171750
Allegati 2292015171750
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Allegati 2292015171750
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Allegati 2292015171750
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Allegati 2292015171750
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Allegati 2292015171750
Allegati 2292015171750
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  • 2. L’ allenatore del Barcellona Pep Guardiola ha fatto visita lo scorso 7 luglio al Centro tecnico di Coverciano, ricevuto da Roberto Baggio, suo ex compagno di squadra nel Brescia e ora presidente del SettoreTec- nico Figc. Presenti, tra gli altri, anche il ct della Nazionale Cesare Pran- delli e il direttore della Scuola allenatori Renzo Ulivieri. Successivamente Guardiola si è incontrato con gli allievi del corso di Seconda categoria.
  • 3. ORGANIGRAMMA DEL SETTORETECNICO 4 CALCIO GIOVANILE FRETTA DI GIOCARE E DI VINCERE di Aldo Dolcetti e Silvio Valanzano 6 UEFA/NEWS EPATITI NEL CALCIO PROFESSIONISTICO di Marco Viani 11 ALLENATORI ALLO SPECCHIO DI FRANCESCO: LA MIA FILOSOFIA CALCISTICA? di Isabella Croce 14 L’INTERVISTA CERCARE IL RISULTATO CON IL BEL GIOCO METODOLOGIA LO SVILUPPO DELLA FORZA di Nicolò Prandelli 18 DELL’ALLENAMENTO DEGLI ARTI SUPERIORI SCUOLA ALLENATORI LA FASE OFFENSIVA NEL MODULO 4-2-3-1 di Alfredo Aglietti 24 SCUOLA ALLENATORI COME MANTENERE E RINNOVARE di Felice Accame 37 L’ATTENZIONE ALTRUI STUDI E RICERCHE LA VIDEO TRAINING ANALISI di Mauro Testa 39 3 Tutto il materiale inviato non verrà restituito. La riproduzione di articoli o di immagini è autorizzata a condizione che ne venga citata la fonte. Poste Italiane s.p.a Sped. in abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB ROMA Registrazione delTribunale di Firenze del 20 maggio 1968 n. 1911 Il n. 3/2011 del Notiziario è stato chiuso in tipografia il 12 settembre 2011 Impaginazione, disegni e stampa Arti Grafiche Boccia S.p.a. ViaTiberio Claudio Felice, 7 84131 Salerno Fotografie Archivio SettoreTecnico FIGC AS foto Foto CGE Foto SABE GMT Maurizio Pittiglio Sabattini AntonioTrogu Ufficio Stampa FIGC Direttore Roberto Baggio Direttore Responsabile Franco Morabito Hanno collaborato a questo numero Felice Accame, Alfredo Aglietti, Isabella Croce, Aldo Dolcetti, Roberto Guidotti, Gianfranco Laperuta, Paolo Piani, Niccolò Prandelli, Maria Grazia Rubenni, Carlo Salvadori, Mauro Testa, Renzo Ulivieri, Silvio Valanzano, Marco Viani SOMMARIO
  • 4. 4 ORGANIGRAMMA DEL SETTORE TECNICO Presidente Vice Presidenti Osvaldo Carbonari (Lega Nazionale Dilettanti) Roberto Baggio Enrico Demarchi (Lega Pro) Giuseppe Marotta (Lega Nazionale Serie A) Componenti Diego Bonavina (A.I.C.) Enrico Castellacci (L.A.M.I.C.A.) Giovanni Gardini (Lega Nazionale Serie B) Stefano Fiorini (A.I.P.A.C.) Vittorio Petrone (F.I.G.C.) Cesare Prandelli (C.t. Squadra Nazionale) Giuliano Ragonesi (A.I.A.C.) Carlo Regalia (A.DI.SE.) Gianni Rivera (S.G.S.) Alfredo Trentalange (A.I.A.) Componenti Roberto Baggio (Presidente) Osvaldo Carbonari (Vicepresidente) Enrico Demarchi (Vicepresidente) Giuseppe Marotta (Vicepresidente) Diego Bonavina Vittorio Petrone Giuliano Ragonesi Paolo Piani Direttore Renzo Ulivieri COMITATO ESECUTIVO CONSIGLIO DIRETTIVO SEGRETARIO E DIRETTORE DEL CENTRO TECNICO FEDERALE SCUOLA ALLENATORI
  • 5. 5 Responsabile Gianni Rivera Componenti Vittorio Petrone (Coordinatore) Giancarlo Camolese (Vice coordinatore) Barbara Benedetti (Attività scolastica) Stefano D’Ottavio (Metodologie didattiche) Riccardo Manno (Calcio a 5) Enrico Maria Sbardella (Calcio femminile) Maurizio Viscidi (Attività agonistica giovanile) Paolo Zeppilli (Medicina) SEZIONE PER LO SVILUPPO DEL CALCIO GIOVANILE E SCOLASTICO Responsabile Coordinatore Paolo Zeppilli Luca Gatteschi SEZIONE MEDICA Responsabile Carlo Castagna LABORATORIO DI METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO E BIOMECCANICA APPLICATA AL CALCIO Responsabile Coordinatore Paolo Piani Felice Accame CENTRO STUDI E RICERCHE Franco Morabito UFFICIO STAMPA E DIREZIONE NOTIZIARIO Presidente Vicepresidente Alberto Maria Bruni Giovanni Taddei Elmi Componenti Gaetano Casale Salvatore Scarfone COMMISSIONE DISCIPLINARE
  • 6. 6 di Aldo Dolcetti* e Silvio Valanzano** CALCIO GIOVANILE PREMESSA PER UNA CONSIDERAZIONE TECNICA Ormai sono diversi anni che in Italia si parla assiduamente di calcio spa- gnolo e Barcellona. Se ne parla dappertutto e di continuo soprattutto perché quel calcio ha vinto molto in concomitanza con i nostri insuc- cessi (con l'unica eccezione dell'Inter mourinhiana): la nazionale spa- gnola è campione d'Europa e campione del Mondo in carica, le nazionali giovanili hanno vinto 5 competizioni europee negli ultimi 5 anni, il Bar- cellona ha primeggiato in quasi tutti i tornei più recenti ai quali ha par- tecipato. È uno dei cicli più vincenti di un singolo paese nella storia del calcio, che abbina ai risultati ottimali una filosofia di gioco chiara e rico- noscibile. Il “pase y control”, passaggio e controllo, il “tic-toc”, il rintocco dell'orologio, come lo ha definito uno dei suoi interpreti più efficaci, il centrocampista catalano Xavi, scandisce il tempo di un gioco fraseggiato all'inverosimile, quasi ipnotico, che vede l'austera semplicità di un pas- saggio assumere d'incanto grazia e maestosità nel suo moltiplicarsi. È un'interpretazione orchestrale originale, basata soprattutto sulla legge- rezza di strumenti a fiato e sulla rinuncia alle percussioni, dove la fisicità sbalordisce davanti all’impalpabile, dove il singolo giocatore è avvicina- bile ma il gioco corale imprendibile. Un'idea di gioco arrivata al culmine, coltivata con pervicacia e costanza, anche e ancora quando i risultati non arridevano. Lo scrittore francese Honoré de Balzac affermava che “lapazienzaèciòchepiùassomiglia alprocedimento chelanaturausanelle sue creazioni”, e calza perfettamente con l'impianto di gioco spagnolo che colpisce proprio per la naturalezza finale del suo fluire. Un impianto di base, lasciato in fermentazione inalterata negli anni, rabboccato di volta in volta con nuove energie, ma senza mai intaccare la primogeni- tura di un'estetica di fondo che ha rincorso a lungo l'utopia della bel- lezza fino a trovare alla fine, quasi per incanto, la scintilla illuminante dell'efficacia che ne accendesse il covato splendore. Difficile pensare che un tipo di calcio così possa essere mutuato altrove, specie in un paese, come il nostro, che viene da tradizione radicalmente diversa, aggrap- pata ad un concetto molto più speculativo. Arrigo Sacchi sintetizza così il nostro attuale panorama calcistico: “Difesa folta, marcature rigide, con- tropiedi e spunti individuali; un sistema di gioco che in Italia può dare risul- tati ma con tutti i limiti che il calcio europeo ha evidenziato; portieri che non partecipanoalgioco,attaccantiestraneiaglischemi,centrocampistaprepo- sto più a rompere che a costruire e mezzapunta che deve dare emozioni e fare quello che vuole in un contesto non definito; spero di essere smentito ma in Europa senza un calcio ‘diverso’ dalle nostre tradizioni, la vedo dura”. Lo sottolineo come premessa fondamentale perché il nostro calcio è sempre stato proiettato alla vittoria da raggiungere in un modo o nell’al- tro. Già nel 1965, Gianni Brera scriveva: “Negli anni ’40 le nostre squadre eccellevano quando riuscivano a fondere il calcio atletico del Nord Europa e il calcio giocolieristico del Sud America. Siamo infatti simili ai danubiani, quindi era normale che le propensioni più schiette le nutrissimo per quel cal- cio improntato dal vigore atletico ma anche da un discreto giocolierismo; a quellonoiitalianiabbiamoaggiuntoloscattonaturaledellepunteelamas- siccia potenza dei difensori; il modulo dominante era la difesa chiusa e il contropiede e la nazionale aveva ottenuto, grazie a quel modulo, risultati largamente superiori all’effettivo livello tecnico vigente nel Paese”. Insomma, da sempre siamo molto pragmatici, per cui altre e diverse in- terpretazioni di gioco (di alcuni allenatori italiani pionieristici, di alcuni al- lenatori stranieri o della rivoluzione sacchiana) non hanno mai attecchito completamente, non hanno portato ad un reale cambiamento, ossia ad un’uniforme ed evidente scuola calcistica più, diciamo, coraggiosa e pro- positiva. Si è creato invece uno scenario contaminato, irrisolto e in verità anche prezioso. Il campionato italiano risulta infatti essere il più difficile per la varietà di intendimenti tattici, per l’assenza di partite semplici e per l’esagerata pressione del mondo mediatico e dei tifosi. Ne viene fuori che non abbiamo un pensiero forte: se facciamo risultato siamo a posto, altrimenti non va bene niente. FRETTA DI GIOCARE E DI VINCERE *AllenatoreMilanPrimavera **CollaboratoreSettoreTecnicoFIGC
  • 7. Ecco perché se i risultati non fossero stati così brutti, dopo il Mondiale vinto nel 2006 nessuno avrebbe decantato il calcio spagnolo. Avrebbero detto: sì, giocano bene, ma poi non vincono! Quello che è stato detto e si continua a dire dell’Olanda o come, ad esempio, si può dire ancora oggi per il Portogallo, fino a quando per un qualche motivo inizieranno a vincere un trofeo ed allora tutti sposte- ranno l’attenzione su di loro, sui loro vivai e sulla loro espressione di gioco. Nazioni come Spagna, Olanda e Germania esprimono un gioco propositivo! Con una mentalità acquisita in casa: giovani che crescono at- traverso un lavoro mirato! Niente di casuale! Il Barcellona non è imitabile? È vero, questa squadra è una creatura unica. Ha preso una fisionomia che forse nemmeno Guardiola avrebbe pensato, al punto che l’osservazione svela una semplicità di concetti dietro cui c’è però un’elevatissima abilità tecnica e mentale. Le metodologie di allena- mento della Cantera prevedono sempre l’utilizzo della palla e lo scou- ting ha come priorità assoluta la bravura tecnica e tattica, quindi via libera ai piccoletti e leggeri. Il gioco prevede che quando hanno palla gli interpreti corrono indietro e quando la perdono corrono in avanti. Di tutti questi e altri discorsi, è interessante evidenziare il fatto che il Bar- cellona comanda il gioco con azioni che durano parecchio e con tanti passaggi: se lo attacchi in zona avanzata elude il pressing e prende velocità subito, se lo aspetti a ridosso della propria area “palleggia” fin- ché non trova un pertugio per velocizzare comunque la finalizzazione. Questo perché gioca senza nessuno in zona centrale di attacco! Questo perché manovra palla in superiorità numerica a centrocampo e difesa! Questo perché produce un possesso palla d’alta qualità che attira e con- sente di finalizzare l’azione soltanto quando c’è la sicura convinzione di poter sfruttare lo spazio creato alle spalle degli avversari! Per fare quel tipo di calcio che ha vantaggi di vario tipo tra cui l’esaltazione e il rispar- mio energetico, ci vogliono super qualità tecniche, ma anche morali. Si nota infatti un altruismo diffuso, un altruismo non debole, un altruismo a cui non ci si può sottrarre. Se questo gioco non è imitabile, se il calcio olandese è troppo“volante” e se quello tedesco non attira definitivamente, dovrebbero almeno pro- vocare in noi italiani uno sperato cambiamento di mentalità, partendo dai Settori giovanili che hanno la reale possibilità di formare giovani cal- ciatori, migliori da ogni punto di vista. La ricetta non sta nell’assunto che “oggi i difensori non sanno più marcare”, come se fosse quella la strada per ritornare alle nostre vittorie. Nemmeno nel retorico “non deve con- tare il risultato ma la prestazione”, perché in realtà l’obiettivo vittoria è importante, al pari della modalità per raggiungerla. Meglio quindi l’ov- vietà alla Catalano (e in questo caso non c’entra la regione spagnola):“è importante giocare bene e vincere”. Meglio ancora di più pensare come mettere maggiormente alla prova il giovane calciatore di 16-17-18-19 anni in contesti più competitivi e intensi. Il percorso è lungo e complesso, si deve pensare a tutto il movimento calcistico italiano, l’attività di base e quella agonistica di tutte le Società professionistiche e dilettanti. Uno dei cardini potrebbe coincidere al- meno con una segnalazione banale: i giovani calciatori devono es- sere formati a non avere paura di giocare la palla. Tutti i giocatori, ogni ruolo, compreso il portiere! Questo semplice pensiero nasconde però una serie di implicazioni che, se gli allenatori non comprendono e trasferiscono, lasciano campo al risultato di sempre: giocatori che hanno fretta di giocare, ossia che cadono in frenesia e panico con passaggi forzati o errati perché sentono di rischiare alla minima difficoltà. Ci sono invece alcune considerazioni da mettere a fuoco. Dal punto di vista tecnico-tattico nel giocare sempre palla c’è almeno una cosa che noi italiani non riusciamo a digerire: il passaggio indietro e quindi l’utilizzo dello spazio retrostante. Molti allenatori, dirigenti, giorna- listi e tifosi si sentono male al solo pensiero del passaggio indietro, non capiscono che può servire per andare meglio avanti. È chiaro che - se- condo aspetto - il presupposto per cercare la manovra in zone anche pe- ricolose, sta in una condizione mentale ben equilibrata. Ci vuole convinzione, sicurezza, coraggio, freddezza ma non supponenza, eccessiva tranquillità e superficialità. Il calciatore deve conoscere il ri- schio per domarlo ed evitarlo: per scegliere anche di spazzare quando è l’opzione migliore.Terza cosa perché si realizzi la padronanza del giocare palla è il muoversi dei compagni, anche il solo posizionarsi, sfruttando ap- pieno lo spazio del terreno di gioco. Soltanto dopo possiamo parlare della bravura tecnica del giovane o vecchio calciatore, il suo saper con- trollare palla ed effettuare un passaggio preciso, valutando in anticipo il da farsi ed agire con la velocità ed intensità necessaria. 7
  • 8. 8 CALCIO GIOVANILE Tre sono invece le complicazioni tra loro collegate: il senso verticale, l’alta intensità e la fase di transizione. Se è vero che con il possesso palla si può comandare la gara, è vero anche che si rischia di abbassare il ritmo, di agire troppo per vie orizzontali e di non toccare le vette dell’intensità ne- cessarie per superare l’avversario. E quando si recupera palla, si rischia per lo stesso motivo di non sfruttare la situazione, non confezionando un pronto contropiede in favore della gestione palla abituale. Insomma ci sono sempre i pro e i contro in ogni cosa, ma è fuor di dub- bio che sia più semplice assimilare tutte le gamme del calcio se si inizia dal saper giocare palla. TABELLA 1 SQUADRE EUROPEE QUALIFICATE ALLE COMPETIZIONI GIOVANILI 2011 SQUADRE TOT. U21 UNDER 20 UNDER 19 UNDER 17 NAZIONALI PRESENZE EUROPEI MONDIALI EUROPEI EUROPEI AUSTRIA 1 X BELGIO 1 X BIELORUSSIA 1 X CROAZIA 1 X DANIMARCA 1 + 1 X OSP* X EIRE 1 X FRANCIA 2 X X GERMANIA 1 X GRECIA 1 X INGHILTERRA 3 X X X ISLANDA 1 X OLANDA 1 X PORTOGALLO 1 X REP. CECA 3 X X X ROMANIA 1 + 1 X OSP* X SERBIA 1 + 1 X X OSP* SPAGNA 3 X X X SVIZZERA 1 X TURCHIA 1 X UCRAINA 1 X TOTALE 30 8 6 8 8 *LaspecificaOSPindicachelanazioneinoggettopartecipainqualitàdipaeseorganizzatore RELAZIONE DIRETTA TRA IL CALCIO GIOVANILE E QUELLO PROFESSIONISTICO Nel panorama calcistico italiano l'importanza rivestita dal settore giovanile è spesso sottovalutata. Si conferisce grande risalto ai risultati della prima squadra, come è giusto che sia, ma si fini- sce per dare troppo poco rilievo al lavoro di formazione dei gio- vani calciatori. In realtà ogni movimento deve essere considerato nel suo complesso e valutato in una visione necessariamente di insieme, molti organi formano il corpo, ma uno solo è il loro respiro: così anche nel valutare il sistema calcio occorre avere una analoga visione unitaria. Una squadra è fatta di tante com- ponenti: giocatori, allenatori, dirigenti, medici, preparatori, ma una società è fatta soprattutto di tante squadre che devono es- sere cucite insieme da un unico filo conduttore. E se una prima squadra ha il compito di raggiungere i migliori risultati possi- bili, le squadre giovanili perseguono il medesimo scopo lavo- rando sulla stessa falsariga, solo che nel loro caso l'obiettivo da raggiungere è quello, complesso ma appagante, della forma- zione. Lo stesso scenario di una valutazione unisona trova spec- chio e compimento anche nel campo delle squadre nazionali, dove, almeno per quanto riguarda il panorama europeo, esiste un nesso ancor più stretto tra i risultati delle nazionali giovanili e quello delle nazionali maggiori. Al riguardo, sotto il profilo storico giova ricordare che l'ultimo grande successo del calcio italiano, la vittoria della nostra na- zionale ai mondiali tedeschi del 2006, fu preceduta dalle affer- mazioni europee ottenute dall'Under 19 (nel 2003) e dall'Under 21 (nel 2004) che costituiscono anche le nostre ultime afferma- zioni giovanili in campo internazionale. Questa correlazione as- sume ancor più rilievo da un'analisi più recente e approfondita dei risultati degli ultimi campionati del mondo (Sudafrica 2010) nei quali le tre nazioni europee che hanno ottenuto i ri- sultati migliori - la Spagna, poi vincitrice, la Germania e l'Olanda, semifinaliste - hanno tutte ottenuto, negli anni imme-
  • 9. TABELLA 2 ELENCO GIOCATORI GIOVANI CHE HANNO GIOCATO LA 1a DI SERIE A 2011-2012 9 diatamente precedenti, significative affermazioni nelle competi- zioni internazionali giovanili. La Germania, infatti, ha ottenuto 3 vittorie (Europei Under 19 2008, Europei Under 17 2009, Euro- pei Under 21 2009); l'Olanda 2 vittorie (Europei Under 21 2006 e 2007, cui vanno aggiunti gli Europei Under 17 appena dispu- tati); la Spagna 4 vittorie (Europei Under 19 del 2006 e del 2007, Europei Under 17 2007 e 2008, cui vanno aggiunti gli Europei Under 21 da poco conclusi). In termini assoluti le tre formazioni sopra indicate hanno dunque vinto complessivamente circa l'80% dei tornei giovanili europei dell'ultimo quinquennio e la Spagna, in particolare, campione d'Europa e del mondo in carica con la nazionale maggiore, è andata in finale nella metà esatta delle competizioni giovanili disputate **, a riprova di un modello e di un sistema complessivamente vincente. **Nei complessivi 14 tornei europei giovanili dell’UEFA dal 2006 al 2011 (5 campionati Under 17, 5 campionati Under 19, 4 cam- pionati Under 21) la Spagna ha ottenuto oltre alle 5 vittorie indi- cate anche 2 finali. NOMINATIVO ALIAS SQUADRA DATA MG PS NASCITA Pjanic Miralem ROMA 2-04-1990 97 1 Agyemang-Badu Emmanuel Badu UDINESE 2-12-1990 96 1 Krhin René BOLOGNA 21-05-1990 95 1 Platero Hernandez Abel Mathias Abel Hernandez PALERMO 8-08-1990 76 1 Krkic Pérez Bojan Bojan Krkic ROMA 28-08-1990 59 1 Giandonato Manuel LECCE 10-10-1991 54 1 Acquah Afriyie PALERMO 15-01-1992 49 1 Ibarbo Guerrero Segundo Víctor Víctor Ibarbo CAGLIARI 19-08-1990 46 1 Bertolacci Andrea LECCE 11-01-1991 42 1 Obi Joel Chukwuma INTER 22-05-1991 33 1 Nastasic Matija FIORENTINA 28-03-1993 29 1 Borini Fabio ROMA 23-03-1991 17 1 Eduardo de Araujo Josè Zé Eduardo PARMA 16-08-1991 16 1 Gabbiadini Manolo ATALANTA 26-11-1991 11 1 Piccoli Neuton Sergio Neuton UDINESE 14-03-1990 4 1
  • 10. Al momento della chiusura dell’articolo la Serie A 2011-2012 aveva gio- cato una sola giornata, per cui l’indagine non è molto attendibile ma già significativa. Su 15 giocatori giovani utilizzati, nati come minimo nel ’90, soltanto 4 sono italiani. Meglio nella Serie B dove dopo 4 giornate su 100 giovani ben 70 sono di nazionalità italiana. La strada è lunga e in salita, ma è meglio che le Società (soprattutto quelle di prima fascia!) inizino a comprenderla e percorrerla per formare giovani calciatori pronti veramente a giocare in prima squadra. 10 CALCIO GIOVANILE Nel percorso di crescita e di formazione dei calciatori un ele- mento centrale è sicuramente rappresentato dal livello di com- petitività dei rispettivi campionati di appartenenza. Appare cioè di tutta evidenza che quanto maggiore sia il livello tecnico e agonistico del contesto di gara e di allenamento, tanto mi- gliore e rapido sarà il completamento dello sviluppo del gio- vane giocatore. A tal proposito è interessante paragonare la rosa dei giocatori della Spagna recente campione d'Europa Under 21 a quella della nostra nazionale di pari categoria, che ha invece fallito pochi mesi prima la qualificazione alla fase finale della competizione. Sommando le presenze che i calciatori spagnoli hanno raccolto nei soli campionati di massima serie e confrontandole con quelle invece totalizzate dai giocatori italiani nella medesima categoria, si evidenzia una differenza notevole. La “rosa” spagnola ha raggiunto un totale di 1.338 presenze, per una media di circa 58 partite a singolo giocatore; la “rosa” italiana ha assommato 497 presenze complessive, per una media di circa 24 partite a singolo giocatore. Questa forte sperequazione, circa il 170% in più a favore degli spagnoli, porta due ordini di considerazioni, strettamente con- nesse tra di loro: da una parte, la maggior esperienza e consue- tudine di partite a grandi livelli agevola e rafforza sicuramente la competitività e la qualità di gioco dei giovani giocatori spagnoli, dall'altra la difficoltà che i nostri giovani trovano nell'imporsi a pari età ai massimi livelli pone interrogativi sul percorso di for- mazione degli stessi e sulle politiche che sono state portate avanti dalle società italiane negli ultimi anni. Esse appaiono tut- tora orientate, qualora pure intendano puntare sui giovani, più a importare da altri paesi i giocatori piuttosto che a creare strut- ture adeguate alla loro formazione diretta. La minor competitività attuale dei nostri vivai è oltremodo ben evidenziata dal fatto che nell'anno in corso e per la prima volta nella storia, non siamo riusciti a qualificare nessuna rappresen- tativa giovanile ad almeno una della fasi finali delle principali competizioni di categoria ***. Il dato è ancora più significativo considerando che alle stesse, come riportato nella tabella 1 e senza contare le squadre ospi- tanti, ammesse di diritto ai tornei, partecipano 27 squadre in rappresentanza di ben 20 nazioni europee diverse. In prevalenza le società professionistiche italiane nel momento in cui hanno deciso di investire sui giovani hanno scelto di acqui- sire ragazzi già formati. Il fatto di puntare sui giovani, in defini- tiva, ha semplicemente abbassato l'età di acquisizione dei giocatori, senza invece un ruolo formativo. Giova ricordare a tal proposito che circa la metà dei giocatori schierati nel campionato di serie A della stagione scorsa non era di nazionalità italiana. ***Europei Under 21; Europei Under 19; Europei Under 17; Europei Under 20. RELAZIONE DIRETTA TRA L'ESPERIENZA E LA CRESCITA DEI GIOCATORI
  • 11. 11 Nelnumero19(aprile2011)diMedicineMatters,ilsupplementosuipiù importanti temi della medicina e del calcio che la UEFA pubblica a cadenza regolare, il dottor Michael Jacobs del Royal Free Hospital di Lon- dra,eIanBeasleydellaFootballAssociationinglesehannoaffrontatoiltema di tre infezioni virali molto comuni: l’epatite A, B e C. In effetti, nonostante questi tre virus provochino una epatite, vale a dire una infiammazione del fegato, non hanno alcun legame tra di loro. Inoltre, sono diversi sia i rischi di infezione che i mezzi di prevenzione. Epatite A L’epatite A è un’infezione diffusa in tutto il mondo. Il virus passa nelle feci e pertanto si può avere contaminazione delle mani dei soggetti infetti, del cibochequestitoccano,cosìcomesipuòaverecontaminazionedell’acqua. Il virus si trasmette per via orale, cioè per ingestione; il rischio maggiore di infezionesi ha nel caso di contattocon personainfettao di viaggi in zone dove vigono scarse condizioni igieniche. Altro elemento di rischio è il consumo di frutti di mare poco cotti. Nonostante l’epatite A sia una malat- tiabenigna,nelbambino,puòcausareunaprofondaspossatezzae,talvolta, un lungo periodo di malattia nell’adulto. I primi sintomi compaiono da due a sette settimane di distanza dall’infezione e comprendono uno stato feb- brile e una grande stanchezza. A distanza di qualche giorno compare un it- tero, ossia una colorazione giallastra della cute e della sclera (la parte bianca dell’occhio),dopodiché lapersonanonrisultapiùinfetta.Nonostanteilvirus dell’epatite A non sia in grado di determinare infezioni croniche e che la maggior parte delle persone guarisca completamentesenza alcun tratta- mento, la malattia si può protrarre a lungo. Alcune persone (ca il 15%) non hanno ancora pienamente recuperato a distanza di tre mesi dall’infezione. Implicazionipericalciatori I viaggi internazionali, sempre più frequenti nel mondo del calcio, espon- gono i giocatori ai rischi di infezione. Uno dei sintomi dell’epatite A è la grande stanchezza, che può durare alcuni mesi. Il riposo assoluto che viene abitualmente prescritto non sembra, in base a recenti studi, accele- rare la guarigione. Mentre una persona comune può essere in grado di de- cidere autonomamente di tornare all’attività fisica, il giocatore di calcio potrebbe essere costretto a restare assente dal terreno di gioco per molte settimane, e, anche se più raramente, per parecchi mesi. Prevenzione Adeguate misure igieniche, come il lavarsi spesso le mani, risultano impor- tanti nella prevenzione delle varie infezioni, e fra queste l’epatite A. Inoltre, risulta oggi disponibile un vaccino molto efficace nei confronti dell’epatite A e sicuro. Due sole dosi offrono una protezione pressoché completa per circa 6-12 mesi e non provocano, se non molto raramente, effetti secondari. Raccomandazionispecifichepercalciatoriprofessionisti Tutti i giocatori ed i membri dello staff più esposti, cioè quelli che viag- giano con la squadra, dovrebbero essere vaccinati contro l’epatite A. Alcuni giocatori, in particolare quelli che vengono da Paesi con un ele- vato tasso di epatite A, potrebbero aver contratto il virus in età infantile senza saperlo e, anche se l’infezione pregressa offre una protezione a vita nei confronti di una nuova infezione, non appare necessario effettuare un test per verificare l’avvenuta immunizzazione prima di procedere alla vac- cinazione. Il vaccino risulta efficace nella quasi totalità dei casi. Non è dunque necessario testare l’immunizzazione dopo la vaccinazione. Si con- sidera opportuno tenere un registro delle vaccinazioni, in modo tale da evitare che un soggetto venga vaccinato due volte o che non lo sia af- fatto, in caso di passaggio ad altro club. EpatiteB Contrariamente all’epatite A, l’epatite B è un virus che non si trasmette via orale,mapercontattoconliquidibiologicidellapersonainfetta.NeiPaesiin UEFA/NEWS a cura di Marco Viani* EPATITI NEL CALCIO PROFESSIONISTICO *CollaboratoreSettoreTecnicoFIGC
  • 12. viadisviluppolaprincipaleviaditrasmissioneèquellaverticaledallamadre al figlio, o tra soggetti in età infantile. La maggior parte delle persone infet- tate nei primi anni di vita non riesce a guarire completamente e sviluppa un’infezione a lungo termine (epatite B cronica, HCB) che spesso si protrae per tutta la durata della vita. Si stima in 350 milioni il numero di persone affettedaHCBnelmondo,e,innumeroseregionidelmondoqualil’Africasub- sahariana ed il Sud-Est asiatico, ne risulta affetto almeno l’8% della popola- zione.LamaggiorpartedellepersoneaffettedaHCBnonpresentasintomi,ma alcuniindividuisviluppanounaprogressivacicatrizzazionedelfegatoche,con gli anni, può evolvere in cirrosi. Allo stesso modo, in questi soggetti, risulta molto più elevato anche il rischio di sviluppare un cancro del fegato. L’epatite B può essere contratta anche in età adulta attraverso il contatto con i liquidi biologici. In questo caso la trasmissione avviene principalmente attraverso i rapportisessuali,loscambiodisiringhe(tratossicodipendentiodutilizzatoridi sostanzedopanti),trattamentimediciedentisticiarischio,itatuaggiedipier- cing.Gliadultiinfettatisviluppanofrequentementeunamalattiasimileall’epa- tite A, anche se con un tempo di incubazione più lungo (da due a sei mesi). Così come avviene per l’epatite A, alcuni sintomi quali la fatica, possono pro- trarsialungo.Tuttavia,lamaggiorpartedegliadultiguariscecompletamente e, contrariamente ai bambini, solo il 5% dei soggetti sviluppa una HCB. Implicazionipericalciatori Le persone nate e cresciute in Paesi dove la prevalenza dell’epatite B è ele- vata presentano un rischio maggiore di avere una HCB senza sintomi e non diagnosticata. La partecipazione di individui affetti da HCB a competizioni sportive di élite è un fenomeno ben noto. Dunque, il rischio di trasmissione sul terreno di gioco tra un giocatore infetto ed un altro giocatore, od un membro dello staff, esiste, soprattutto nel caso di ferite sanguinanti. Questo rischio è difficile da quantificare, ma sembra minore, e viene gene- ralmente considerato molto meno importante rispetto al rischio che i gio- catori corrono al di fuori del campo per comportamenti legati ad esempio a rapporti sessuali non protetti. Prevenzione Per prevenire la trasmissione dell’infezione risulta essenziale l’assoluto rispetto delle norme di precauzione generali che riguardano i liquidi corpo- rei e nella fattispecie, il caso di ferite sanguinanti. In alcune squadre si sono avuti più casi di epatite B, e ciò è molto probabile avvenga quando non si ri- spettanorigorosamentelenormeprecauzionali.Ancheperquantoriguarda l’epatite B è disponibile un vaccino molto efficace e sicuro. Nella maggior partedeicasisonosufficientitredosipergarantireunaprotezionecompleta contro l’epatite B, e raramente si verificano effetti secondari. Raccomandazionispecifichepercalciatoriprofessionisti Ogni club dovrebbe avere un regolamento riguardo le misure di preven- zione generali.Tutti i giocatori professionisti dovrebbero essere sottopo- sti ad esami del sangue per l’individuazione dell’HCB. I giocatori infetti dovrebbero essere inviati a specialisti perché siano seguiti nel tempo e sottoposti a trattamenti, quando necessari. Il trattamento dell’HCB è molto efficace, poiché impedisce al virus di replicarsi e previene la pro- gressione della malattia epatica, anche se non permette, generalmente, la guarigione del paziente. Tenuto conto di quanto detto, al giocatore affetto da HCB non dovrebbe essere vietata la competizione. Gli altri componenti della squadra ed i membri dello staff che potreb- bero entrare in contatto con i liquidi biologici del giocatore (allenatore, fisioterapista, magazziniere…) dovrebbero essere vaccinati contro l’epa- tite B, a meno che non siano già immuni (a seguito di una precedente in- fezione o vaccinazione). L’immunizzazione dovrebbe essere poi verificata mediante un esame ematico ed i soggetti che non rispondono in ma- niera adeguata a tale immunizzazione dovrebbero essere inviati a con- sulto specialistico. Appareconvenientetenereunregistrodellevaccinazioni perevitarecheunsoggettosiavaccinatoduevolteo,alcontrario,perniente, in caso di cambiamento di club. EpatiteC L’epatite C è un’altra comune infezione che colpisce qualcosa come 170 milioni di individui nel mondo. La trasmissione avviene generalmente attraverso il sangue. Nei Paesi sviluppati, il rischio è legato essenzial- mente allo scambio di siringhe o altro materiale per le iniezioni come avviene talora tra i tossicodipendenti o negli utilizzatori di sostanze a scopo dopante. Anche gli utilizzatori di cocaina possono andare incon- tro all’infezione a seguito di contatto con il sangue di soggetto infetto, 12 UEFA/NEWS
  • 13. nel caso di scambio degli strumenti per inalare. Anche i tatuaggi ed i piercing possono rappresentare un rischio, quando effettuati in scarse condizioni igieniche. Nei Paesi meno sviluppati i principali responsabili della trasmissione del virus sono i trattamenti medici a rischio (trasfu- sioni sanguigne, riutilizzo di materiali ecc…). Raramente il virus dell’epa- tite C causa una malattia acuta con ittero, e quindi l’infezione passa spesso inosservata. Tuttavia, la maggioranza delle persone infettate non guarisce e sviluppa un’epatite cronica C (HCC). Così come l’epatite B, l’epatite C può causare una progressiva cicatrizzazione del fegato che può sfociare in cirrosi e/o cancro del fegato. Le persone affette da HCC possono presentare una grande varietà di sintomi aspecifici, inclusa la fatica e la difficoltà di concentrazione. Questi sintomi possono limi- tare la loro capacità a praticare uno sport di élite. Implicazionipericalciatori In teoria, in caso di ferita sanguinante, il rischio di trasmissione da un gioca- tore infetto ad un altro giocatore o ad un membro dello staff, esiste. Tutta- via, il rischio appare minimo. Prevenzione La prevenzione nei confronti dell’epatite C si basa sull’evitare compor- tamenti a rischio. L’epatite C è meno infettiva dell’epatite B e una diffu- sione di casi nel mondo dello sport è largamente improbabile, tranne che in casi eccezionali, come la mancanza totale di norme igieniche (ad es. l’uso condiviso di secchio e spugna per lavare ferite aperte o lo scam- bio di siringhe nel caso di pratiche dopanti). Non esiste vaccino per l’epatite C. Raccomandazionispecifichepercalciatoriprofessionisti I giocatori devono essere informati riguardo ai comportamenti al di fuori del terreno di gioco che li possono esporre al rischio di contrarre un’epa- tite C, perché un’infezione di questo tipo può mettere a repentaglio la loro carriera. Procedere ad esami ematici di routine per l’individuazione dei soggetti infettati dal virus dell’epatite C non appare necessariamente giustificato. Risulta, invece, ragionevole indagare quei giocatori che hanno avuto, anche in un lontano passato, comportamenti a rischio. Ai giocatori affetti da CHC non dovrebbe essere preclusa l’attività spor- tiva. Dovrebbero essere inviati allo specialista per considerare un even- tuale trattamento, che risulta essere pesante e a lungo termine (attualmente almeno sei mesi), ma che può dimostrarsi curativo. Noteconclusive Le epatiti virali sono infezioni comuni che possono avere conseguenze gravi per i calciatori professionisti. Bisogna che il calcio professionistico si interessi seriamente di questo problema. La messa in atto su vasta scala di buone misure di igiene e di generali precauzioni ha fortemente ridotto il rischio di trasmissione nel mondo dello sport, e queste misure dovreb- bero essere adottate nel calcio a tutti i livelli. I rischi per i calciatori sono molto più elevati al di fuori del terreno di gioco che non sul terreno di gioco. Appare essenziale educare i giocatori e lo staff dei club calcistici sugli aspetti preventivi di questo tipo di infezioni. Non vi sono dati per dire quale sia la miglior pratica da seguire nel calcio professionistico e si rendono necessari studi più approfonditi (soprattutto riguardo alla fre- quenza delle infezioni tra i giocatori). Nel frattempo, il calcio professioni- stico dovrebbe avere un approccio pragmatico ed utilizzare tutte le risorse disponibili, compresa la vaccinazione generalizzata per prevenire queste infezioni, e l’identificazione delle persone venute in contatto con il virus per indirizzarle verso gli specialisti. Il dr. Michael Jacobs è consulente medico e specialista in malattie infettive al Royal Free Hospital di Londra, oltre che Responsabile di malattie infettive al Centre for Human Health and Performance. Ha una vasta esperienza per quantoriguardaleepatitielemalattieinfettiveingenere,edèunattivoricerca- toreinquestocampo,conuninteresseparticolareriguardolemalattieinfettive delgiocatoredicalcio.Halavoratoconvariclubperlosviluppodipolitichelocali per quanto riguarda le malattie da trasmissione ematica e segue giocatori af- fettidaepatitivirali. Un ringraziamento alla dottoressa Maria Grazia Rubenni della Sezione medica del Settore Tecnico per la collaborazione prestata alla stesura diquestoarticolo. 13
  • 14. Breve curriculum professionale “Perdiventareallenatorehofattoilclas- sicopercorsoformativo:corsodibase,di seconda categoria e, l’anno scorso, ho completatoilmasteraCoverciano”. Come e quando è nata l’idea di diventare allenatore? “Quando ero calciatore non ci pensavo proprio, anzi fare l’allenatore era l’ul- timo dei miei pensieri. Mi ci è voluto del tempo prima di capire. Infatti, appena ho finito di giocare, mi sono dedicato ad altro per ben due anni. Ho smesso di fare il calciatore per acciacchi vari ma soprattutto per- ché sentivo di non riuscire più a farlo bene. Ho quindi gestito uno stabili- mento balneare insieme ad un mio ex collega. Più il tempo passava, però, più sentivo che mi mancava qualcosa di impor- tante: l’erba del campo, lo spogliatoio, un certo ritmo di vita. Il mio mondo era un altro rispetto a quello che stavo facendo. Ho capito allora che mi sarei realizzato solo tornando nel calcio. Ho provato a fare il consulente tecnico della Polisportiva Val di Sangro. Prima ho fatto anche il team manager nella Roma, ma non mi piaceva. Dovevo curare i rapporti tra società, squadra e allenatore, ma non faceva per me. Per curiositàho partecipato al corso base perdiventareallenatoremaeraunmodoperrientrarenelmioambientepiut- tosto che una convinzione di voler svolgere il lavoro di allenatore. Invece poi ho fatto anche il corso di seconda ed alla fine eccomi qua”. Quali a tuo avviso i punti forti e i punti deboli di questa figura al giorno d’oggi? “Come punti forti, perché mi piacciono e ci credo in particolar modo, metto l'essere coerenti e leali nei confronti dei giocatori, del proprio staff tecnico, dei dirigenti. Avere un profondo rispetto per il lavoro proprio e altrui, per quello che si sta facendo insieme. Poi c'è la conoscenza e la capacità di sa- perla trasmettere ai giocatori, tenendo conto dell'aspetto psicologico. Con questo intendo soffermare l'attenzione sul sapere interagire, capire, con- frontarsi, usare l'empatia. Rispetto al passato, adesso i giocatori ci giudicano di più. Sono più atleti e valutano maggiormente le nostre competenze e co- noscenze. Prima gli allenatori si ponevano di più come dei padri di famiglia per gestire il proprio gruppo, ma ora ci vuole qualcosa di più. Oggi come oggi, le difficoltà, per la nostra categoria, sono più legate a fat- tori esterni allo spogliatoio. Bisogna imporsi, nel senso di portare avanti il proprio pensiero, più con i ri- sultati che non con il lavoro fatto durante la settimana. Infatti, si può lavo- rare bene durante gli allenamenti ma se i risultati non arrivano si mette tutto in discussione molto velocemente, troppo! Il tempo a disposizione è poco e 14 *Psicologa,specializzatainPsicologiadellosport di Isabella Croce* ALLENATORI ALLO SPECCHIO, L’INTERVISTA DI FRANCESCO: LA MIA FILOSOFIA CALCISTICA? CERCARE IL RISULTATO CON IL BEL GIOCO
  • 15. precario. Diventa quindi fondamentale avere la capacità di sfruttare al me- glio il tempo che si ha a disposizione”. Come si dovrebbero impostare i rapporti con gli altri ruoli? “Nel calcio moderno ci si confronta con tante figure professionali diverse. In- teragire con il ds, che è il tramite tra la società e l'allenatore, è fondamentale. Non ci dovrebbe essere, quindi, nessun tipo di prevaricazione fra questi due ruoli. Il rapporto con il presidente deve essere schietto e leale. Le proprie idee devono essere portate avanti senza scendere a compromessi per via della formazione da schierare. Le persone devono sbagliare con la propria testa. Questo discorso, natural- mente, non significa non voler o dover ascoltare quello che dicono gli altri. Un'altra figura importante, perché si lega molto al nostro lavoro, è quella del preparatore atletico. Infine, all'interno dello staff, vorrei sottolineare il ruolo del massaggiatore. Per me è il termometro della squadra, perché è quella fi- gura che riesce a fare esternare ai giocatori le cose belle e brutte”. Quali sono le caratteristiche fondamentali che dovrebbe avere un allenatore? “Non mi stancherò mai di dirlo, tutto ruota attorno al concetto di rispetto. Tudevifarerispettareleregole,iltuomododipensare,divederelecose,avendo, altempostesso,rispettoperglialtri.Bisognaquindiconoscerechisihadavanti eavereunconfrontoleale,fattodicrescitareciproca.Farecapirechequelloche staifacendo,letuedecisioni,sonofatteinbaseaquellochevedieaquelloche credisiameglio,nonsullabasedisimpatieoantipatie.Tuttoquestolosiacqui- sisce con il tempo, con la qualità del lavoro svolto in campo. Per farsi apprez- zarebisognamettereaserviziodeigiocatorilapropriaconoscenzainsiemealla propriaonestàefranchezzaneiconfrontidiquellochesifa.Sonoivaloriquelli che contano, e anche se a volte se ne parla con troppa facilità, vanno portati avanticoncoerenza.Èsoprattuttonelledifficoltàchevengonofuorilepersone.In questimomenti,inoltre,sipuòvalutarebenechisihadifiancoodifronte. Spesso è vero il detto che il mister è un uomo solo ma è anche vero che ci si sente meno soli quando è possibile scegliere le persone che ci si porta dietro. Secondo me è importante potersi portare dietro il proprio staff, ne va a bene- ficio della qualità del lavoro. Sapere di poter contare su persone che hanno la tua stessa mentalità, che ti seguono ma che, al tempo stesso, ti riprendono se esci dal tuo filo logico, diventa, nel calcio di oggi, fondamentale”. Qualisonostatigliallenatorichesottoilprofilodellagestionetattica e umana hanno influenzato il tuo modo di allenare? “In tutte le esperienze che ho fatto, sia in senso positivo che negativo, ho ap- preso qualche cosa dagli allenatori che ho avuto. Uno in particolare, però, vorrei citare: Zeman, che mi ha insegnato molto sia dal punto di vista tat- tico che per quanto riguarda le modalità di lavoro e nel modo di porsi nei confronti degli altri”. Che cosa ti ha colpito maggiormente del loro modo di porsi? “Come dicevo prima, di Zeman non ti colpiscono solamente gli aspetti ine- renti al gioco ma anche e soprattutto i valori che è in grado di trasmetterti conun'estremafacilità:l'integritàmorale,ilrispettoversoipropriuominiegli avversari, la sportività vera e propria. Attraverso la calma, la freddezza, la flemma, uno sguardo, lui trasmetteva veramentetanto.Perquestomotivomihalasciatodentroungranbelricordo 15
  • 16. che,sommatoaimieierroridicalciatore,costituisceunutilebagagliodiespe- rienze da portarmi appresso. Anche quello che non mi piaceva, delle moda- lità di relazionarsi dei miei allenatori, mi è stato molto utile perché cerco di non metterlo in pratica e di stare molto attento a fermarmi, qualora mi ri- trovassi a proporre ai miei ragazzi certi atteggiamenti che da giocatore non mi piacevano proprio”. Qual è la tua filosofia calcistica? “Prima ho citato un mio allenatore che mi ha molto influenzato nel mio credo calcistico: cercare il risultato con il gioco. Tutti vorremmo giocare bene ed io parto dal presupposto che insegnare a giocare ed il lavoro di campo sono fondamentali. Tramite questi due ingredienti è possibile realizzare gli obiettivi che ci si è prefissati”. Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate finora nel tuo per- corso formativo? “Fortunatamente è una domanda che non tocca il mio percorso formativo. Ho fatto il calciatore ad alti livelli e di conseguenza ho avuto buoni punteggi per poter accedere ai corsi per allenatori. Nella mia esperienza, il fatto di es- sere stato un ex calciatore conosciuto è stato un fattore positivo, un aiuto. Come primo impatto infatti, il mio passato mi è servito. Poi è ovvio ed è giu- sto che questo aspetto favorevole vada mantenuto e guadagnato con il la- voro e le competenze”. Attualmente quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi del processo formativo di un allenatore? “Anche se i vari corsi per alcuni aspetti sono simili, a me è servito riprendere alcuni concetti in tempi e modi diversi. Mi ha aiutato a mantenere viva la mia preparazione. L'incontro ed il confronto con i colleghi, inoltre, offrono molti spunti di riflessione e di crescita. Quando sei calciatore spesso fai le cose perché devi farle; invece, se ci sono le giuste spiegazioni che stimolino la condivisione e la partecipazione, è possibile aumentare la motivazione e la determinazione per raggiungere gli obiettivi stabiliti. Per questo è impor- tante ed è giusto aggiornarsi continuamente per essere più preparati”. ALLENATORI ALLO SPECCHIO, L’INTERVISTA 16
  • 17. Se tu dovessi elencare per ordine di impor- tanza le competenze specifiche di un alle- natore… “Direi la competenza tecnico/tattica e la capacità di fare sentire tutti importanti, sia a livello di staff, inclusi anche i magazzinieri, che di squadra”. Atuoavvisocomedovrebbeesserelaforma- zione di un allenatore dei settori giovanili? In che cosa dovrebbe essere maggiormente supportato? “Nel corso di base si parla maggiormente dei gio- vani ma poi tutto va a quel paese perché non c'è una cultura di fondo che parli di crescita dei ra- gazzi. Quindi bisognerebbe fare un discorso an- cora più ampio per sviluppare la cultura in generale, partendo dai dirigenti e passando dai genitori. In questo modo è più facile fare arrivare dei messaggi ad un ragazzo se c'è una certa sin- toniadiintentifragliadulti.Cosìanchel'ideadiri- spettare l'avversario avrebbe maggiore valenza educativa”. 17 LA SCHEDA EUSEBIO DI FRANCESCO Nato a Pescara l’8 settembre 1969 CURRICULUM CALCIATORE CURRICULUM ALLENATORE Datiaggiornatial4agosto2011
  • 18. 18 METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO Introduzione e filosofia di lavoro È fortunatamente ormai superata la concezione secondo cui un’ipertro- fia della muscolatura del tronco fa male perché rallenta, imballa, lega e così via. Gli sprinter di altissimo livello sono infatti la prova dell’opposto e cioè di come una palese ipertrofia del tronco e degli arti superiori del corpo non interferisce negativamente con la velocità di corsa ma sem- mai, al contrario, la favorisce. La spiegazione tecnico-scientifica sta nel fatto che durante uno sprint, ad ogni spinta si verifica uno spostamento laterale del bacino che, se troppo accentuato, non consentirebbe di ot- timizzare la spinta propulsiva orizzontale che permette l’avanzamento. Per questa ragione, i velocisti cercano di stabilizzare il bacino“appesan- tendo”il busto tramite un’ipertrofia della sua muscolatura, ottenendo in- dubbi vantaggi in termini di velocità di avanzamento. Inoltre un aumento di massa magra in generale permette di aumentare la cosid- detta“forza di reazione al suolo”. Per mia esperienza nel mondo del calcio, lo sviluppo della Forza degli arti superiori del corpo inizialmente era proposta obbligatoriamente solo per gli atleti con una massa muscolare corporea (determinata con la pli- cometria) inferiore ai limiti da noi prefissati (meno del 45%). Dalla stagione scorsa ho evoluto il sistema di lavoro della forza partendo dal concetto di SISTEMA ATLETA. L’esperienza maturata giocando 3 par- tite settimanali mi ha permesso di constatare l’impossibilità di svolgere una seduta di Forza per gli arti inferiori del corpo a causa di DOMS nei distretti interessati, faticabilità e contusioni. È nata dunque la necessità di proporre all’atleta uno stimolo di forza dal punto di vista ormonale e di attivazione neuro-muscolare continuo per tutta la durata della sta- gione seguendo una programmazione senza interruzioni settimanali do- vute alle partite di coppa (che nella scorsa stagione sono state 14 tra champions e coppa italia - su 44 settimane totali abbiamo giocato 14 infrasettimanali di coppa e 3 di campionato - ). Essendo l’atleta un si- stema, le risposte endocrine e neuro-muscolari dopo una seduta di forza per arti superiori non cambiano da quelle avute dopo una seduta per gli arti inferiori. Utilizzando però distretti muscolari non direttamente coinvolti nel gioco diventa molto più semplice proporre all’atleta questo tipo di lavoro ed ottenere benefici nel tempo. Durante la stagione appena trascorsa dunque, ho cercato di program- mare un lavoro specifico di forza per gli arti superiori, che potesse es- sere portato avanti per tutta la stagione agonistica. La proposta di tale lavoro è stata comunque facoltativa per tutti gli atleti del gruppo anche se su 27 giocatori 15 lo hanno seguito per l’intero campionato, 5 hanno preferito autogestire questo tipo di lavoro e i restanti 7 non si sono quasi mai approcciati allo sviluppo di questa capacità. La programmazione del lavoro Durante il ritiro estivo siamo partiti con un lavoro iniziale di prevenzione per il cingolo scapolo-omerale (lavoro sulla cuffia dei rotatori prevalen- temente per gli extra), potenziamento generale per i dorsali e per i pet- torali a carico naturale per un totale di 10 sedute: • 3 SEDUTE PREVALENTEMENTE PREVENTIVE CON ELASTICI E MANUBRI; • 4 SEDUTE CON PREVENZIONE E LAVORO DORSALI CARICO NATURALE IN CIRCUITO; • 3SEDUTECONPREVENZIONEELAVOROPETTORALIACARICONATURALE. Terminate queste 10 sedute gli atleti venivano sottoposti al secondo ciclo di lavoro che prevedeva 3 settimane di lavoro con l’obiettivo del- l’ipertrofia. Dato il poco tempo a disposizione utilizzavamo come meto- dologia le serie giganti alternando nelle 2 sedute settimanali lavoro sia per il petto sia per il dorso . Terminata anche la seconda fase tutti gli atleti eseguivano due test per il calcolo dei massimali: • 1rm in panca piana; • 1rm alla lat machine. di Nicolò Prandelli* LO SVILUPPO DELLA FORZA DEGLI ARTI SUPERIORI *TesifinaledelCorso2010-2011perl’abilitazioneaPreparatoreatletico.Nell'ela- borato l'autore fa riferimento al lavoro specifico effettuato al Parma nel corso dellastagionesportiva2010-2011
  • 19. Questi2esercizisonoinfattiamioavviso gliesercizifondamentalipergliartisupe- riori,coinvolgonooltrealgruppomusco- lare che si vuole sollecitare il maggior numero di gruppi muscolari sinergici a quest’ultimo. Inoltre, grazie all’utilizzo di unencoderchemisuralavelocitàdispo- stamento (Smartcoach) veniva calcolata la curva della potenza in panca piana al multipower. Una volta calcolati i massi- malieivaloridiriferimentoperlosviluppo della potenza e della forza esplosiva in panca piana il lavoro prevedeva 2 sedute settimanali così organizzate: settimana 1) Lavoro di forza massimale per i dorsali (il martedi) e lavoro di forza esplosiva sempre per i dorsali (giovedì o venerdì); settimana 2) Lavoro di forza massimale peripettorali(ilmartedì)elavorodiforza esplosivaoapotenzainbaseallecarenze dellacurvaanalizzatasempreperipetto- rali (giovedì o venerdì). Questo ciclo di 2 settimane con l’obiet- tivo di lavorare sia sulla forza massima che sulla forza esplosiva/potenza veniva ripetuto per 4 volte e poi gli atleti venivano ritestati. L’ultimo ciclo di lavoro (ciclo 4) prevedeva infine una settimana tipo con l’obiettivo di mantenere alti i livelli di forza massima. Nella prima seduta del martedì abbiamo introdotto per il lavoro dei dorsali le trazioni alla sbarra anche con sovraccarico qualora l’atleta riusciva ad ef- fettuare più di 10 rip. La seconda seduta della settimana era incentrata sul lavoro per i pettorali anchesecondifferenziazioniinterindividuali:analizzandoivaloridipotenza e di forza massima si decideva se lavorare su una di queste due qualità di forza in base ai deficit dell’atleta. I test Latipologiaditestutilizzatisonostati3.Questisonoservitiinizialmente“per fotografare”gli atleti ed avere dei carichi di riferimento per allenare le varie espressioni della forza. I follow up seguenti sono serviti per monitorare l’an- damento nel tempo delle varie espressioni di forza. Purtroppo devo essere molto critico nei miei confronti: avere solo 2/3 test a stagione per monito- rarelecaratteristichediforzaèpocopersviluppareunverolavorodiqualità. Chi ha una certa conoscenza dei principi metodologici dell’allenamento di forzaèperfettamenteaconoscenzadelfattocheivariparametridell’allena- mento necessitano di una verifica continua (almeno ogni 2-3 SETTIMANE). 19 CICLO DI LAVORO introduttivo)( ritiro Levico Terme 1)PREVENZIONE 2)DORSALI 3)PETTORALI 4)PREVENZIONE 5)DORSALI 6)PETTORALI 7)PREVENZIONE 8)DORSALI 9)PETTORALI 10)DORSALI Ciclo di lavoro 2: ipertrofia con sedute di sintesi Seduta sintesi 1 Seduta sintesi 2 Seduta sintesi 3 Seduta sintesi 4 Seduta sintesi 5 Seduta sintesi 6 CICLO DI LAVORO 3 TEST + LAVORO COSTRUZIONE FORZA MASSIMA E FORZA ESPLOSIVA POTENZA E 1RM DORSALI TEST 1RM 2 SEDUTE SETTIMANALI COSÌ SUDDIVISE MARTEDÌ GIOVEDÌ LAVORO DI F. MAX DORSALI LAVORO DI F. ESPLOSIVA DORSALI SETTIMANA SUCCESSIVA MARTEDÌ GIOVEDÌ LAVORO DI F. MAX PETTORALI LAVORO DI F. ESPLOSIVA/potenza PETTORALI IL TUTTO RIPETUTO PER 4 SETTIMANE E POI RIEFFETTUATI I TEST Ciclo di lavoro 4: mantenimento forza massima dorsali e lavoro personalizzato sulle carenze FORZA MAX DORSALI LAVORO PERSONALIZZATO PETTORALI FORZA MAX DORSALI LAVORO PERSONALIZZATO PETTORALI FORZA MAX DORSALI LAVORO PERSONALIZZATO PETTORALI 3° E ULTIMO TEST IN PANCA PIANA SIA 1RM CHE CURVA POTENZA (SOLO PER ALCUNI ATLETI) PANCA TEST
  • 20. Test 1rm lat machine Questo test è stato eseguito durante la stagione 2 volte. Il calcolo del carico massimale 1rm veniva effettuato in maniera diretta se- condo questo protocollo alla lat machine: 1. CARICO 50%1RM DEL PREVISTO 5 RIP 1’REC; 2. CARICO 65%1RM DEL PREVISTO 3 RIP 1’REC; 3. CARICO 75%1RM DEL PREVISTO 3 RIP 2’REC; 4. CARICO 85% 1RM DEL PREVISTO 2 RIP 2’REC; 5. CARICO 95%1RM DEL PREVISTO 1 RIP 3’REC; 6. CARICO 100% 1RM DEL PREVISTO 1 RIP 3’REC; 7. SE FATTO IL 100% SI INCREMENTA DI 2,5 % OGNI VOLTA SEMPRE CON RECUPERO 3’. Valori medi su 15 atleti Test 1rm panca piana Questo test è stato eseguito durante la stagione 2 volte e solamente con al- cuniatletisiamoriuscitiafarlola3a volta.Ilcalcolodelcaricomassimale1rmve- nivaeffettuatoinmanieradirettasecondoquestoprotocolloallapancapiana: 1. CARICO 50%1RM DEL PREVISTO 5 RIP 1’REC; 2. CARICO 65%1RM DEL PREVISTO 3 RIP 1’REC; 3. CARICO 75%1RM DEL PREVISTO 3 RIP 2’REC; 4. CARICO 85% 1RM DEL PREVISTO 2 RIP 2’REC; 5. CARICO 95%1RM DEL PREVISTO 1 RIP 3’REC; 6. CARICO 100% 1RM DEL PREVISTO 1 RIP 3’REC; 7. SE FATTO IL 100% SI INCREMENTA DI 2,5 % OGNI VOLTA SEMPRE CON RECUPERO 3’. Valori medi su 15 atleti Test di potenza Testdipotenzainpancapianaeffettuatoalmultipower(conastastandardiz- zata a 18 kg) utilizzando un sistema di controllo della velocità chiamato Smartcoach. L’analisi dei dati rilevati mediante il software Smartcoach ci ha permesso di valutare la curva della Potenza, il carico e la velocità del picco di potenza, la velocità massima teorica, la zona di allenamento della forza esplosiva, la forza massima isometrica teorica in kg. Protocollo test potenza: • effettuare un breve riscaldamento per il cingolo scapolo-omerale; • in panca piana al multipower, effettuare 3 spinte alla massima velocità nella fase concentrica, partendo sempre da una posizione di bilanciere al petto escludendo il riutilizzo di energia elastica dalla fase eccentrica; • 4carichi18-38-58-78kg3ripetizionipercarico,2’direcuperotraleserie. 20 METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO TEST PESO MEDIO ATLETI 1RM MEDIO ATLETI %1RM/BW SETTEMBRE/OTTOBRE 76 KG 85 KG 12% DICEMBRE 76 KG 94 KG 24% + 11% 0 20 40 60 80 100 PESO MEDIO ATLETI 1RM MEDIO ATLETI TEST LAT MACHINE SETTEMBRE/OTTOBRE DICEMBRE MIGLIORAMENTIO DELL’11% TEST PESO MEDIO ATLETI 1RM MEDIO ATLETI %1RM/BW SETTEMBRE/OTTOBRE 76 KG 89 KG 17% DICEMBRE 76 KG 95 KG 25% + 7% 0 20 40 60 80 100 PESO MEDIO ATLETI 1RM MEDIO ATLETI PANCA PIANA 1RM SETTEMBRE/OTTOBRE DICEMBRE MIGLIORAMENTO DEL 7% Tabella e grafico 1:Test 1rm alla lat machine valori medi Tabella e grafico 2:Test 1rm in panca piana valori medi Picco di Max potenza in kg, m/s e waƩ Vel max teorica in m/s Zona allenamento forza esplosiva Forza massima isometrica teorica in kg Grafico A : esempio di curva potenza in rosso e retta velocità-carico in blu
  • 21. Valori medi su 15 atleti Metodologia mezzi ed esercizi Qui di seguito riporto una tabella con la descrizione di obiettivi, metodolo- gia, mezzi ed esercizi utilizzati nei vari cicli di lavoro. Esempio seduta 1 ciclo 1 (prevenzione cingolo scapolo-omerale e forza generale dorsali) • ROTAZIONE ESTERNA ELASTICO 10-10x3 rec 45’’; • ROTAZIONE INTERNA ELASTICO 10-10x2 rec 45’’; • Trazioni orizzontali alla sbarra 15x3 rec 1’; • Rotazione esterna con manubrio 2 kg 15-15x3 rec 1’; • Pulley al trx 12x3 rec 1’. Esempio seduta 1 ciclo 2 (ipertrofia pettorali) Esempio seduta 1 ciclo 3 (forza max pettorali) • riscaldamento rot ex spalle con manubri 2 kg 30 reps x2 o con elastici; • CHEST PRESS METÀ PESO CORPOREO 10x2; Esempio seduta 2 ciclo 3 (lavoro a potenza pettorali) • RISCALDAMENTO CON ELASTICI ROT ESTERNA 15x3; • RISCALDAMENTO CON ELASTICI ROT INTERNA 15-15; • CHEST PRESS 10-10x2 30 KGVELOCE rec 1’; • PANCA PIANA 5x4 SERIE AL CARICO DELLA MAX POTENZA CON CON- TROLLOVELOCITÀ REC 2’; • PIEGAMENTI ESPLOSIVI SU PLINTO 5-5x4 REC 1’30’’. Esempio seduta 1 ciclo 4 (mantenimento forza massimale pettorali) • riscaldamentorotexspalleconmanubri2kg30repsx2OCONELASTICI; • CHEST PRESS METÀ PESO CORPOREO 10x2. 21 0,0% 1,0% 2,0% 3,0% 4,0% 5,0% 6,0% 7,0% 8,0% BW V. MAX KG MAX POT WATT MAX POT WATT PRO KG F.MAX ISO 0,0% 3,2% 2,4% 5,5% 7,4% 8,0% TEST POTENZA PANCA PIANA MIGLIORAMENTO PERCENTUALE 1RM massimale 103 KG 4 REPS 6 REPS 4 REPS 6 REPS 4 REPS 6 REPS 80% 1RM 40% 1RM rec 2' 80% 1RM 40% 1RM rec 2' 80% 1RM 40% 1RM KG KG KG KG KG KG 83 43 83 43 83 43 chest press presa stretta 5 reps 7 reps 5 reps 7 reps 5 reps 7 resp KG KG rec 2' KG KG rec 2' KG KG 85 55 85 55 85 55 1° CARICO REPS PANCA PIANA 70% 1rm 5 CROCI MANUBRI 70%1rm 5 DIPS bw 5 REC 2' 2° CARICO REPS TRAZIONI bw 5 TIRATA E SPINTA 20 kg+ 5 PULLEY 70%1rm 5 sessione obieƫvo metodologia mezzi esercizi Ciclo 1 Prevenzione cingolo scapolo-omerale, didaƫca e sensibilizzazione dei movimenƟ,adaƩamento biologico tendini e arƟcolazioni Metodo delle serie Metodo a esaurimento Carico naturale, trx,macchine isotoniche ,elasƟci, manubri Vedi scheda Ciclo 2 Ipertrofia Metodo delle serie giganƟ Bilancieri, macchine isotoniche,manubri, carico naturale Vedi scheda Ciclo 3 Aumento forza massimale e forza esplosiva/potenza Metodo delle serie Metodo piramidale Metodo dinamico Metodo degli sforzi massimali Metodi a contrasto Bilancieri, macchine isotoniche, manubri Vedi scheda Ciclo 4 Mantenimento forza max e lavoro individuale sulle carenze di potenza Metodo delle serie Metodo piramidale Metodo dinamico Metodo degli sforzi massimali Metodi a contrasto Bilencieri, macchine isotoniche, manubri, carico naturale Vedi scheda Media team BW V. MAX KG MAX POT WATT MAX POT WATT PRO KG F.MAX ISO OƩobre 76 1,86 47,29 449,57 5,84 98,86 Dicembre-gennaio 76 1,92 48,43 474,29 6,27 106,75 0% +3,2% +2,4% +5,5% +7,4% +8% Il terzo test della stagione è stato eseguito solamente per pochi atleti e quindi poco rilevante in termini statistici In serie giganti, recupero di 2’ ripetere 5-6 volte In serie giganti, recupero di 2’ ripetere 5-6 volte PANCA PIANA metodo a contrasto chef press presa stretta Tabella e grafico 3: test potenza valori medi Tabella 4: obiettivi, metodologia mezzi ed esercizi utilizzati nei vari cicli di lavoro
  • 22. Esempio lavoro di potenza sulle carenze • Panca piana 5x4 serie con 61 kg e vel di riferimento 1,04 m/s recupero 2’; • Lanci pliometrici con palla medica 6x4 rec 1’. Quantificazione del lavoro Purtroppo, come spesso succede nel mondo del calcio, ciò che viene programmato non coincide sempre con ciò che effettivamente poi viene eseguito dagli atleti. Questo piano di lavoro annuale, intrapreso da 15 atleti durante la stagione è stato portato a termine soltanto da 9 atleti fino in fondo anche se siamo riusciti a testare almeno 2 volte durante la stagione tutti i 15 atleti. In alcuni periodi della stagione infatti, gli impegni agonistici si susse- guono a ritmo serrato (5 infrasettimanali giocati quest’anno), gli impegni di alcuni giocatori in nazionale, gli infortuni e i continui “ritiri punitivi” non permettono di lavorare in maniera continuativa. Sono comunque soddisfatto del lavoro fatto durante la stagione visto che, nonostante tutte queste complicazioni, la media di sedute degli arti superiori è stata di 52,2 sedute annuali su 44 settimane effettive di lavoro. A testimonianza di ciò che ho detto prima è la differenza inter-indivi- duale un dato significativo (deviazione standard 27,7). Alcuni atleti non hanno concluso tutto il piano mentre altri hanno per- sino fatto lavori aggiuntivi. Questi ultimi, effettuavano in aggiunta durante i vari cicli di lavoro sedute standard di ipertrofia per bicipiti e tricipiti e lavori preventivi per le spalle. 22 METODOLOGIA DELL'ALLENAMENTO Carenze individuali a livello del picco di potenza rispeƩo alla sua curva e non per valori assoluƟ. L’atleta in quesƟone ha lavorato a quesƟ carichi con le velocità di riferimento oƩenute dal test. 19% 19% 12% 27% 23% SEDUTE PER OBIETTIVO PREVENZIONE IPERTROFIA TEST F.MAX F ESPLOSIVA/POTENZA ATLETA ARTI SUPERIORI Atleta 1 38 107 2 43 91 3 23 83 4 15 78 5 31 63 6 40 57 7 30 56 8 32 54 9 38 41 10 20 30 11 24 29 12 10 25 13 13 25 14 33 23 15 39 21 MEDIA 28,6 52,2 DEV ST 10,6 27,7 FORMA ARTI INFERIORI Figura 2: test potenza di un singolo atleta con carenze zona potenza e forza esplosiva Tabella 5: n° di sedute annuali di arti superiori vs arti inferiori per i vari atleti Grafico 4: suddivisione delle sedute per obiettivo (valori medi)
  • 23. Conclusioni È ormai un dato di fatto l’importanza della forza negli sport di squa- dra (Wisloff et al.). Le problematiche legate al numero di partite, alla programmazione settimanale e alla continuità delle competizioni creano però numerosi problemi ad uno sviluppo della forza in modo programmatico e costante durante tutta la stagione. Basti vedere il valore medio del numero di sedute nella stagione (28) di una squadra di serie A (senza competizioni europee) per capire che non si riesce neppure ad effettuare un numero di sedute pari al numero di settimane di lavoro (44). Per questo, da qualche anno, sono un sostenitore del lavoro di forza per gli arti superiori. Sicuramente questo tipo di lavoro non permette di miglio- rare nell’immediato la performance della domenica, ma consente a mio avviso di ottenere una serie di risposte neuro-endocrine simili all’allenamento della forza per gli arti inferiori “risparmiando”, se così possiamo dire, quei di- stretti muscolari direttamente coinvolti nel gioco. Diventa infatti molto più semplice proporre all’atleta que- sto tipo di lavoro ed ottenere benefici a medio e lungo ter- mine. Grazie ad un lavoro di forza strutturato per il tronco possiamo ottimizzare il dissipamento di energia nelle accelerazioni, de- celerazioni, nei cambi di direzione e aumentare la forza nei contrasti di gioco. Un miglioramento del rendimento in tutti questi cambi di attività (quantificati nell’ordine di 700-800 a gara) penso non sia poco. La stagione appena conclusa mi permette perciò di affermare che un la- voro di questo tipo può essere fatto con buona costanza (52 sedute medie-annue per 15 atleti) ottenendo inoltre discreti risultati in termini di miglioramento sulla forza massima (11% alla lat-machine e 7% in panca piana) e sulla potenza di picco (5%). La mia filosofia di lavoro mira infatti a sviluppare tutte le varie componenti della forza. Un calciatore necessita sì di un buon trofismo mu- scolare (ipertrofia), ma non deve assolutamente sfo- ciare in calciatore-narcisi- sta-culturista. È pertanto necessario, a mio avviso, uno sviluppo di tutte le componenti della forza anche per gli arti superiori del corpo. 23 0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14% 16% % mensile/totale Grafico 5: % di lavoro mensile sul totale di un singolo atleta (scelto perché è riuscito a eseguire in maniera continuativa il lavoro di arti superiori per tutta la stagione)
  • 24. 24 SCUOLA ALLENATORI PRESENTAZIONE Avendo iniziato la mia carriera di allenatore in squadre dilettantistiche, ho capito attraverso queste esperienze quanto sia importante allenare la fase offensiva, oltre a quella difensiva. Non avendo avuto in quei periodi calciatori di elevato tasso tecnico, avevo la necessità di semplificare le giocate di chi era in possesso della palla o i movimenti di chi doveva dettare il passaggio. Spessosiricorreallaqualitàdeisingoli,manonsempresiamonellecondizioni di avere a disposizione calciatori che possano risolvere le partite da soli e, se anche li avessimo, non possiamo affidarci solo alle loro giocate. Una squadra deve avere la consapevolezza che il singolo può fare la diffe- renza in qualche occasione , ma è solo grazie al lavoro di gruppo che si rag- giungono risultati importanti. Noiallenatoritendiamoilpiùdellevolteaconcentrarcisullafasedifensiva per- ché la nostra è una mentalità difensiva, quindi il lavoro tattico, anche per ra- gioni di tempo, è prevalentemente rivolto alla fase di non possesso palla, e si concentrapiùsullimitaregliavversari,chenonsull’esaltarelenostrequalità. Io, invece, sono convinto che possiamo incidere molto anche per quello che riguarda l’aspetto offensivo: nelle difficoltà, la squadra organizzata riesce ad uscirne attraverso le conoscenze apprese. L’organizzazionedevepermettereallasquadradiarrivarefinoagliultimimetri, poiènormalechelaqualitàdelsingolopossafareladifferenza.Ilnostrolavoro è quello però di non darlo per scontato. CENNI STORICI Il 4-2-3-1 è un modulo che facilmente si adatta a tutte le situazioni tat- tiche che si vengono a creare durante una partita. È infatti possibile te- nere bloccati i terzini e abbassare gli esterni, per farlo così diventare un 4-4-1-1. Allo stesso tempo, i terzini possono alzarsi e avere un atteggia- mento molto più offensivo, componendo con gli esterni alti, catene di attacco imprevedibili, fatte di tagli e sovrapposizioni. Anche gli attaccanti si possono disporre sia in verticale, sia in orizzontale, passando così ad un 4-4-2 o ad un ultraoffensivo 4-2-4. Le squadre che per prime hanno iniziato a giocare con il 4-2-3-1 sono state l’Olanda e la Francia, alla fine degli anni novanta. L’Olandaèstatalanazionalecheperprimahaadottatoquestomodulo,gio- cando un ottimo calcio, fatto di possesso palla insistito, alternato ad acce- lerazioni improvvise, non dando mai punti di riferimento agli avversari. La qualità del calcio proposto però non è andata di pari passo con i risultati ottenuti,che,comedatradizioneolandese,nonhaportatoavincereniente. La squadra che invece ha vinto tutto, utilizzando questo modulo, è stata la Francia, la quale ha trionfato nei mondiali del 1998, disputati peraltro in casa, e negli europei del 2000, centrando così una doppietta storica, per una nazione che fino a quegli anni aveva vinto poco o niente. Questo grazie anche al 4-2-3-1 che ha esaltato le doti di quei calciatori che componevano quella nazionale, primo fra tutti uno stratosferico di Alfredo Aglietti* LA FASE OFFENSIVA NEL MODULO 4-2-3-1 *TesifinaledelCorsoMaster2010-2011perl’abilitazioneadAllenatore professionistadiPrimacategoriaUefaPro LEGENDA
  • 25. Zinedine Zidane, splendido interprete nel ruolo di trequartista. La differenza che caratterizzava le due nazionali era che l’Olanda in fase di possesso palla portava un difensore centrale a ridosso dei due me- diani, formando così una sorta di rombo a centrocampo. La nazionale francese, invece, non utilizzava questo tipo di movimento. Questaèlaformazionedell’Olandacheaffrontòl’Italianellasemifinaledegli europeidel2000.Comesipuòvedereeracaratterizzatadaesterniveriepro- pri,cheattaccavanoinampiezza;esternipiccoli,velocissimi,chericercavano sempre situazioni di 1>1 per creare superiorità numerica. Tipicomodelloolandeseeranosìgliesterni,maancheiduec/centrali,anche loro non proprio dei giganti, molto bravi tatticamente e tecnicamente: ri- cercavano, con l’aiuto del trequartista, un possesso palla continuo, a volte stucchevole, ma comunque efficace per liberare appunto gli esterni. La punta centrale, forte fisicamente, permetteva loro, in caso di necessità, di alzare la palla e accorciare sulla respinta. Bravo poi ad attaccare i cross, era il terminale offensivo della manovra. Questa è la formazione della Francia che ha vinto tutto: la nazionale fran- cese, che trionfò sia agli europei che ai mondiali, era composta da gio- catori molto tecnici e molto offensivi. Infatti, sugli esterni giocavano due punte, portate ad attaccare meno l’ampiezza e più la profondità e di conseguenza la porta, creando molte difficoltà centralmente alle squadre avversarie. I due c/centrali erano bravi sì nel possesso, ma lo erano molto di più nel dare equilibrio alla squadra, in quanto, spingendo molto anche con i ter- zini, dovevano essere molto attenti nelle coperture. Vieira, più di Deschamps, si inseriva con i tempi giusti a cercare la sor- presa, e spesso la trovava, rendendosi molto pericoloso in fase offensiva e segnando più di un gol. Zidane era il fulcro del gioco offensivo, dettando i tempi a tutta la squadra, molto bravo a tirarsi fuori dalla sua zona per favorire i tagli degli esterni, che luipuntualmenteserviva;seilgiocosisviluppavainveceinampiezza,anche lui andava a chiudere i cross provenienti dai terzini, arrivando da dietro. La punta centrale non faceva molto movimento, concentrandosi sulla fina- lizzazione della manovra. LE CARATTERISTICHE DEL 4-2-3-1 In una costruzione ideale della mia squadra, potendo scegliere i calciatori partendo da zero, questo sarebbe il modulo con cui preferirei iniziare il la- voro, fermo restando il fatto che la mia è un’utopia e che spesso noi alle- natori ci troviamo ad allenare squadre in cui il nostro pensiero difficilmente viene ascoltato. Per esigenze della società, che vanno dal budget al tipo di progetto e all’obiettivo stagionale da raggiungere, spesso ci troviamo a dispo- sizione del materiale umano che noi dobbiamo esaltare, ma che spesso viene sopravvalutato.Un bravo allenatore riesce non a scegliere, ma a sfruttare il modulo in base alle caratteristiche dei calciatori che ha a disposizione. Si ritiene, spesso sbagliando, che il modulo adottato dall’allenatore sia alla base di un calcio difensivo o offensivo. Io ritengo invece che, aldilà del mo- dulo, sia l’interpretazione che viene data alla fase offensiva, sia come men- talità, che come calciatori che vanno a proporsi nell’attaccare, quello che fa la differenza. Si vedono squadre che giocano con due punte più un tre- quartista che fanno fatica a creare occasioni perché poi non vengono ac- compagnati dagli altri compagni. 25 OLANDA 1998/2000 VAN DER SAR REIZIGER BOGARDE BLIND VAN BRONCKHROST COCU DAVIDS OVERMARS BERGKAMP ZENDEN KLUIVERT FRANCIA 1998/2000 BARTHEZ THURAM DESAILLY LEBOUEF LIZARAZU (BLANC) VIERA DESCHAMPS DUGARRY ZIDANE HENRY TREZEGUET
  • 26. Così come invece squadre che giocano con una sola punta, ma che hanno inserimenti e sovrapposizioni costanti che mettono in difficoltà gli avver- sari. Tra l’altro, è più difficile contrastare un avversario che vede il gioco e si può inserire in uno spazio creando una sorpresa, che non un attaccante con le spalle girate che fa solo movimenti incontro alla palla. Tornandoal4-2-3-1sipensaappuntochesiaunmoduloabbastanzadifensivo, inquantoprevedel’utilizzodiunasolapuntadiruolo.Iononlavedocosì,anzi, vedremo come sarà possibile portare 5/6 calciatori oltre la linea della palla. Credochequestomodulosiaunodeipiùefficaciperla varietàelafacilitàcon cuisipossonoeffettuaredelletramedigiocoeorganizzareefficaciripartenze. Chiaramente, oltre alle caratteristiche dei singoli, è altresì determinante la meticolosa organizzazione che l’allenatore dovrà saper dare ai suoi uomini. L’allenatore deve coinvolgere il proprio gruppo di calciatori. I singoli interpreti, non solo devono credere nel progetto, ma se lo de- vono sentire addosso, come un vestito cucito apposta per loro: questo di sicuro accrescerà l’autostima e la convinzione e solo così si potranno ot- tenere risultati importanti, forse superiori a tutte le attese. In linea gene- rale il modulo 4-2-3-1 nella fase offensiva è caratterizzato dalla presenza di: • Difensori centrali con personalità e buone doti tecniche; devono es- sere all’occorrenza dei centrocampisti aggiunti, in quanto la manovra può partire dai loro piedi. • Terzini bravi nello spingere con continuità, buon piede, che arrivino spesso al cross e abbiano buoni tempi di inserimento. • Esterni in grado di ripartire e rientrare con la medesima efficacia, bravi nell’1>1, possibilmente un destro e un sinistro (da poter così giocare anche a piede invertiti), con buona propensione al gol; devono es- sere all’occorrenza degli attaccanti aggiunti. • Centrocampisti centrali con buone doti di palleggio, ma bravi anche tatticamente e nella riconquista, buone doti di inserimento (nella mia interpretazione del modulo, non sono la dote principale… anzi). • Un attaccante centrale forte fisicamente, bravo a difendere la palla e ad attaccare la profondità; deve saper fare reparto da solo. • Il trequartista deve avere doti importanti a livello tecnico, deve saper fare l’ultimo passaggio, creare superiorità in zone centrali, saper gio- care anche spalle alla porta; deve essere intelligente calcisticamente e leggere le situazioni che via via lo coinvolgano; saper galleggiare tra le linee e/o aprirsi quando la situazione tattica lo richieda. È forse il calciatore più importante per questo modulo. Andiamo ora a vedere le caratteristiche specifiche dei principali interpreti. LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI, RUOLO PER RUOLO, NELLA FASE OFFENSIVA PORTIERE Qualità tecnico - tattiche: Il portiere deve essere sveglio, ma molto sveglio. Occorre che presti la massima attenzione in fase di possesso palla, poiché, in fase di costruzione del gioco da dietro, dovrà rappresentare un porto si- curo dove attraccare. Deve avere buone doti tecniche; negli arti inferiori dovrà essere sempre in costante appoggio ai difensori e stare alto quando poi l’azione si sviluppa nella metà campo degli avversari. Deve saper leggere le situazioni: se il proprio compagno dovesse aver biso- gno del suo apporto, lui deve essere in grado di garantirlo. Deve possedere inoltre un buon calcio, per il rinvio da terra o con le mani. Qualità fisiche: Il portiere non può prescindere dall’avere grande struttura fisica. Per quello che mi riguarda però, dovrà avere anche una buonissima tecnica di base; saper giocare con i piedi è molto importante, in quanto, come già detto, deve essere in grado di partecipare alla manovra, se necessario. DIFENSORE CENTRALE Qualità tecnico - tattiche: I difensori centrali hanno un ruolo importante nella costruzione della ma- novra, soprattutto quando si affrontano squadre che giocano ad una sola punta. L’uscita dei difensori nel 2>1 che si verrà a creare, diventa fondamen- tale per lo sviluppo successivo della manovra. Devono saper giocare in modo semplice ma efficace, scegliere la giocata giusta: quindi, anche una buona dose di intelligenza calcistica. Inoltre, devono avere grande personalità: la palla la devono gestire senza buttarla a caso, la giocata deve essere effettuata con palla a terra; solo se la squadra avversaria effettuerà un pressing ultra offensivo, si dovrà cercare il 26 SCUOLA ALLENATORI
  • 27. lancio lungo, accorciando poi in avanti. Importanti sono poi gli scarichi che riusciranno a dare ai terzini e ai centrocampisti centrali. I miei difensori cen- trali ideali dovrebbero essere: un destro a dx e un sinistro a sx, in modo così da avere più facilità di uscita. Qualità fisiche: Il difensore centrale deve essere dotato di forza fisica, essere possibilmente ben strutturato e possedere un ottimo colpo di testa. Deve essere veloce per cercare l’anticipo e accorciare sul ricevitore di palla; essere bravo nei recuperi, quando viene saltato o superato. TERZINO Qualità tecnico - tattiche: L’esterno difensivo di una difesa a 4 deve essere molto propositivo. Dovrà sovrapporsi con continuità con e senza palla, per garantire la su- periorità numerica necessaria a mettere in difficoltà gli avversari. Questo lo dovrà fare con i tempi giusti; infatti se il proprio compagno di catena è attaccato dal terzino avversario, questi dovrà garantire l’appog- gio e quindi lo scarico. I tempi di gioco sono fondamentali, deve avere per cui ottime letture situazionali. Deve possedere una buona tecnica di base e avere buone doti di palleg- gio, in quanto è un punto di riferimento importante per lo sviluppo della manovra con palla a terra, avere una buona guida della palla, e possedere un buon cross in corsa. Qualità fisiche: Il difensore esterno deve essere molto resistente e elastico. Deve avere ottima velocità poiché ha una zona molto ampia da coprire e può avere la necessità di recuperare la posizione rapidamente. Possedere ottima struttura fisica è importante, ma non fondamentale. CENTROCAMPISTA CENTRALE Qualità tecnico - tattiche: I miei centrocampisti centrali devono avere grande personalità, in quanto dovranno essere un punto di riferimento importante per i propri compa- gni, farsi dare la palla, dettare i tempi di gioco, saper giocare sia corto sia lungo, cambiare spesso fronte del gioco e saper verticalizzare quando ne avranno la possibilità. Devono avere proprietà di palleggio e saper difen- dere la palla, sia dalla pressione degli avversari, sia dopo l’avvenuta ri- conquista, con passaggi semplici ed efficaci. Possedere un buon tiro dalla distanza e capacità nella conduzione con palla al piede. L’ideale sarebbe avere sia un destro, che un mancino, in modo da poter sfruttare con improvvisi cambi di gioco l’ampiezza del campo e avere maggiore velocità e imprevedibilità, così da mettere in ulteriore difficoltà la difesa avversaria. In fase di non possesso, devono essere bravi tatticamente posizionan- dosi sulle linee di passaggio. Si devono dare sempre copertura reciproca senza farsi sorprendere alle spalle. Devono andare spesso a raddoppiare: quando sono scavalcati central- mente, sugli attaccanti; sugli esterni, quando l’azione avversaria si svi- luppa in ampiezza. Devono essere rapidi nelle chiusure e pronti nel tamponare gli inseri- menti in profondità degli avversari. Qualità fisiche: I centrocampisti centrali devono, se possibile, essere ben strutturati. Avere grandi capacità aerobiche e buone capacità nel gioco aereo. Avere forza fisica, per poter contrastare con efficacia. ESTERNO Qualità tecnico - tattiche: La maggiore qualità che richiedo a questi calciatori è quella di essere molto bravi nell’1>1. Devono essere intraprendenti, mettendo in difficoltà gli avversari, an- dando a puntarli con continuità. Essere in grado di rifinire l’azione con cross dal fondo o passaggi filtranti. Saper chiudere l’azione: con tiri dalla media distanza, quando riceve la sponda dell’attaccante centrale; chiudere il cross, quando l’azione si svolge dallaparteopposta;attaccareallespalleilterzino,quandohapallailtrequar- tista per andare al tiro. Insomma, deve essere bravo anche nel cercare il gol. Deve creare superiorità numerica, saltando il proprio avversario. Alter- nare movimenti in profondità, ampiezza e tagli interni, con e senza palla. Sapersi smarcare è una qualità molto importante, perché deve fornire un 27
  • 28. punto di riferimento importante per lo sviluppo della manovra di attacco. Qualità fisiche: Velocità e resistenza sono le doti principali per questo ruolo. Velocità per mettere in difficoltà gli avversari nell’1>1. Resistenza perché comunque deve lavorare anche in fase di non pos- sesso, e quindi riproporsi con efficacia. TREQUARTISTA Qualità tecnico - tattiche: Il trequartista centrale deve essere molto abile tecnicamente, nella lettura del gioco, nell’effettuare l’ultimo passaggio e nell’inserirsi sia centralmente, sfruttandoillavorodellaprimapunta,siainampiezza,attaccandoallespalle i terzini quando questi accorciano sulle mezze punte laterali. Possibilmente non deve farsi mai trovare spalle alla porta (facilmente at- taccabile), ma saper galleggiare tra le linee sempre ricevendo di fianco, così da velocizzare la giocata se attaccato, oppure controllare e andare a puntare la difesa, se il difensore è in ritardo. Qualità fondamentale è quella di essere bravo nell’1>1, cercando così di creare superiorità numerica. Altra dote importante è il fiuto del gol: non dimentichiamoci che questo calciatore è a tutti gli effetti un attaccante. Qualità fisiche: Le doti fisiche, in questo calciatore, non sono molto importanti: passano in secondo piano rispetto alla sua qualità e all’intelligenza calcistica. CENTRAVANTI Qualità tecnico - tattiche: L’attaccante centrale deve dare profondità, allungare la difesa avversaria, favorendo così anche il trequartista che lavora tra le linee, oppure muo- versi in direzione della palla lavorando di sponda. Deve essere un punto di riferimento importante in qualsiasi situazione di gioco, deve permettere alla squadra di appoggiarsi su di lui per poter sa- lire, favorire gli inserimenti centrali o esterni. Deve avere un’ottima scelta di tempo nel colpo di testa, per poter attac- care i cross che provengono dagli esterni (primo palo). Essere abile nello scatto e nei tagli in profondità, quando la palla viene giocata centralmente. Tiroinportaefreddezzasonodotiindispensabili,inquantoquestocalciatore rappresenterà la finalizzazione di tutta, o quasi, la manovra della squadra. Qualità fisiche: Le doti fisiche dell’attaccante centrale si dovranno sposare bene con quelle degli altri calciatori del reparto avanzato. Per quello che mi riguarda, il centravanti deve essere forte fisicamente, avere grande velocità e potenza. COSTRUZIONE DEL GIOCO ATTRAVERSO LANCIO LUNGO Attraverso il lancio lungo si cerca di fare avanzare velocemente la palla verso la porta avversaria. Importante sarà avere un attaccante capace di tenere palla, per fare salire la squadra, e forte nel gioco aereo, per giocare eventualmente di sponda per gli inserimenti dei compagni. I vantaggi di questo tipo di costruzione sono: • immediato ribaltamento dell’azione; • eludere immediatamente il pressing degli avversari; • bassissimo rischio di perdere palla in zone pericolose, concedendo ripartenze importante; • possibilità di arrivare in zone pericolose in breve tempo, saltando il centrocampo avversario. Andiamo ora ad analizzare le varie soluzioni possibili, partendo sia dal difensore centrale, che dal difensore esterno. 28 SCUOLA ALLENATORI Costruzione attraverso lancio lungo 1 Palla dal difensore centrale al centravanti. Quest’ultimo controlla e gioca per il trequartista chesièpropostoinappoggio.Idueesterniattaccanolospazioallespalledellapuntacentrale. Iltrequartistaricevutapallapotrà:puntareladifesaeandarealtirooppureverticalizzareper uno dei due esterni.
  • 29. COSTRUZIONE MANOVRATA La possibilità di iniziare la manovra partendo da dietro, dipende molto anche da dove gli avversari iniziano il pressing. Questa situazione però permette di avere molteplici soluzioni. Anche la disposizione tattica degli avversari influenza il tipo di costru- zione. Ad esempio, se siamo contrapposti ad un attacco a due punte più un trequartista, sarà più facile appoggiarsi sui nostri terzini, che si pre- sume abbiano una buona libertà di azione. Quando invece avremo davanti un attacco con una punta centrale e due ali, sarà più semplice l’uscita con uno dei due nostri difensori centrali, sfruttando il 2>1 che si verrà a creare centralmente. 29 Costruzioneattraversolanciolungo2 Esceildifensorecentrale,checercailcentravanti.Iltrequartistael’esternodiparteattaccanolapro- fonditàallespalledellapuntacentrale,perl’eventualespizzicata.L’esternooppostorimanelargoper ricevereilpossibilecambiogioco,nelcasoincuil’attaccantecentraleriescaadappoggiarsialcentro- campistacentrale,venutonelfrattempoadaresostegno. Costruzione attraverso lancio lungo 3 Pallaaldifensorecentraleche,trovandochiusalagiocatacentrale,cercauncambiogiocosull’esterno opposto.Ilterzinoandràinsovrapposizioneesterna.L’esternocontrollaversol’internodelcampoe cercalapuntacentrale.Ilcentravantichiuderàlagiocataperilterzinocherifiniràtramitecross. Costruzione attraverso lancio lungo 4 Riceve palla il terzino destro. L’esterno di parte effettua un movimento corto-lungo; il tre- quartistavieneincontroalterzinomanonriceve.L’esternooppostorimaneinposizionediat- tesa,prontoadattaccarelaportaoallargarsi.Ilterzinogiocasullapuntacentralechescarica sul trequartista venuto in appoggio. Ricevuta palla il trequartista verticalizza per l’esterno opposto oppure effettua un tiro in porta. Costruzione attraverso lancio lungo 5 Daldifensorecentralealterzino.Ricevutapallailterzinocercailtrequartista.Quest’ultimo,di primaodopouncontrollo,cercalaprimapuntacheasuavoltarestituiscepallaaltrequartista. Costruzione attraverso lancio lungo 6 Pallaalterzino.L’esternodiparteeffettuaunmovimentoincontroalterzinoetagliadentroal campo.Iltrequartistavedeiltagliodell’esternoesisfila.Vieneariceverelapuntacentraleche appoggiasull’esternochehatagliato.Quest’ultimo,ricevutapalla,haduepossibilità:giocarla sultrequartistacheattaccalaprofonditàoppurepassarlaall’esternoopposto.
  • 30. Comunque oltre che l’aspetto tattico, ci sono alcune regole per costruire l’azione partendo da dietro, vediamo quali: •• Il calciatore che conquista palla deve effettuare un passaggio sem- plice e preciso, per consolidare l’avvenuta riconquista. • Il passaggio deve essere rapido, per mandare a vuoto l’eventuale pressione che l’avversario ci porterà dopo che avrà perso palla. • Il passaggio può essere laterale o meglio ancora di scarico (indietro). • Se si è in difficoltà, e non c’è la possibilità di giocare corto, sarà op- portuno effettuare un lancio lungo a cercare la punta. • Dopo aver consolidato il possesso della palla, sarà importante an- dare a cercare l’esterno, dove si presuppone che ci possa essere più tempo e spazio per giocare. • Dopo aver spostato palla in ampiezza, sarà importante farla avanzare con passaggi diagonali, verticali e di scarico. In questa fase sarà im- portante il lavoro dei centrocampisti che dovranno venire a pren- dere palla per impostare l’azione e non dovranno mai essere posizionati sulla stessa linea. Si dovranno dare sempre appoggio l’uno con l’altro. Andiamo a vedere ora alcune soluzioni per costruire la manovra. 30 SCUOLA ALLENATORI Costruzione manovrata 1 Dopo un giro palla, la stessa arriva al terzino che gioca sul centrocampista centrale di parte. Quest’ultimo,pressato,scaricasulcompagnodirepartovenutoinappoggioche,asuavolta, ricevuta palla, allarga sull’esterno. Costruzione manovrata 2 Riceveilterzinodopoungiropallaeverticalizzaperiltrequartista.Quest’ultimo,essendomar- cato,scaricasulcentrocampistacentrale.Quest’ultimoeffettuaunsecondopassaggiosulcom- pagno di reparto, a sua volta venuto in appoggio. L’esterno sinistro taglia dentro al campo per favorirelasovrapposizionedelterzinooppureperricevereluistesso.Ilcentrocampistacentrale haduesoluzioni:giocaresull’esternochehatagliatooppurecercareilterzino. Costruzione manovrata 3 Dopoungiropalla,riceveilterzino.L’esternoalto,dopounmovimentolungo-cortoricevesui piedi,controllaescaricasulcentrocampistacentraleche,asuavolta,verticalizzaperlapunta centrale. La prima punta gioca in appoggio sul trequartista che nel frattempo si è sfilato. Il trequartista gioca sull’esterno opposto. Costruzione manovrata 4 Palla al terzino. L’esterno effettua un movimento corto-lungo. Il terzino gioca sul centrocam- pistacentraleche,diprima,giocasultrequartistavenutoincontroalpossessoredellapalla. Il trequartista, se possibile ad un tocco, gioca sull’esterno che ha attaccato la profondità.
  • 31. CONTRAPPOSIZIONEAGLIALTRIMODULI:COMEEDOVEATTACCARE GLI ALTRI MODULI Oltre ai movimenti e agli schemi che abbiamo visto, ci sono delle situa- zioni specifiche, in base alla disposizione tattica degli avversari ed in campo dovremo cercare di sviluppare degli attacchi che vadano a colpire i punti deboli degli avversari. A seconda del modulo adottato dagli avver- sari, noi dovremo cercare di metterli in difficoltà, andando a sfruttare quelle zone poco coperte, con tagli, sovrapposizioni e smarcamenti mirati. In successione vediamo questa contrapposizione dei moduli. Quandoaffrontiamounasquadradispostaconil4-4-2fondamentalediventa il movimento e la posizione del trequartista, che dovrà stazionare tra le linee di centrocampo e difesa avversaria, cercando di non alzarsi troppo per non fare uscire uno dei loro centrali difensivi, e non abbassarsi a ricevere davanti ailorocentrocampisticentrali,favorendolapressionedeglistessi.Importante inquestocasoèilcompitodellapuntacentralechedovràallungareladifesa avversariaconmovimentiinprofondità.Iltrequartistadeveriuscirearicevere inposizioneintermedia,inmododapoterpoidistribuireilgiocosugliesterni opuntareimmediatamenteladifesaavversaria.Importantesaràanchecam- biare spesso fronte del gioco, passando velocemente da una parte all’altra delcampo,attaccandocosìlazonadeboledelladifesa.Altresoluzioniimpor- tanti sono sia i tagli degli esterni verso l’interno del campo, sia le sovrapposi- zioni dei terzini per cercare la superiorità numerica. Vediamo in grafica alcuni movimenti. 31 Costruzione manovrata 5 Chiusuracrossdellasituazioneprecedente.Esternodestroalcross.Centravantiattaccailprimo palo.Trequartistachiudecentralmente.Esternosinistrochiudesulsecondopalo.Centrocam- pisticentrali:oppostoallimiteprontoperl’eventualeribattuta,medianodiparteasostegno. 4-2-3-1 > 4-4-2 4-2-3-1 contro 4-4-2 situazione 2 Daldifensorecentralealterzino.Ilcentrocampistacentralediparte,essendopressato,sialza, creandocosìlospazioperriceveredalcentrocampistaopposto.Quest’ultimo,ricevutapalla, la gioca subito tra le linee, dove riceve il trequartista che si è mosso dietro le spalle dei me- diani avversari. La punta centrale deve dare profondità e allungare così la difesa avversaria per favorire la ricezione del trequartista. Ricevuta palla, il trequartista può: puntare la difesa; scaricare largo per l’esterno; verticalizzare per la punta centrale. 4-2-3-1 contro 4-4-2 situazione 1 Il difensore centrale gioca sul terzino. Il terzino gioca sul centrocampista centrale. La punta centrale attacca la profondità, il trequartista galleggia tra le due linee. Dopo avere ricevuto palla, il centrocampista centrale ha tre soluzioni: cercare di prima il centravanti in profon- dità; dopo il controllo cercare il trequartista tra le linee; la terza soluzione, sempre dopo il controllo della palla, è il cambio gioco sull’esterno opposto. 4-2-3-1 contro 4-4-2 situazione 3 Pallaalterzino.L’esternodipartetaglia,iltrequartistasisfilaelapuntacentralevieneincontro. Il terzino effettua un passaggio per il centravanti che scarica per l’esterno che ha tagliato. L’esterno,dopoaverricevutopalla,può:puntareladifesaavversaria;verticalizzareperiltre- quartista; servire l’esterno opposto che taglia per ricevere il passaggio.
  • 32. Quando incontriamo una squadra disposta con questo modulo sarà im- portante sfruttare il 2>1 dei difensori centrali contro la loro punta. L’uscita con la palla del difensore centrale può permetterci di creare su- bito superiorità in mezzo al campo, costringendo così a far uscire un centrocampista. Se questo avviene, si libererà uno dei nostri due c/centrali che dovranno farsi vedere in zona luce, ricevere e impostare la manovra. Se il centrocampista avversario non esce, il d/centrale avrà a disposizione tempo e spazio per cercare la giocata. Un'altra alternativa che si potrebbe venire a creare è quella che sul nostro d/centrale possa uscire l’attaccante esterno: in questo caso il gioco verrà spostato immediatamente sui nostri terzini. In ogni caso, comunque, dovremo cercare di dare ampiezza al gioco, per evitare così la loro densità centrale. Vediamo ora qualche soluzione. 32 SCUOLA ALLENATORI 4-2-3-1 contro 4-4-2 situazione 4 Ildifensorecentraleverticalizzaperl’esternoalto.Pressatodalterzinoavversariol’esternosi appoggiaalcentrocampistacentrale.Asuavoltapressato,quest’ultimoeffettuaunsecondo passaggio di scarico per il centrocampista centrale opposto. Ricevuta palla, quest’ultimo ha due soluzioni: passaggio per l’esterno alto che effettua un taglio interno oppure giocare sul terzino che ha attaccato lo spazio lasciatogli dall’esterno. Importante sono come sempre i tempi delle giocate. Giocare a due tocchi, controllo e passaggio. 4-2-3-1 contro 4-4-2 situazione 5 Daldifensorecentraleall’esternoalto.Ilterzinodiparteiniziaadalzarsi.L’esternoaltoriceve e gioca sul trequartista, venuto incontro al compagno. Il trequartista cerca subito la giocata per il terzino andato in sovrapposizione. 4-2-3-1 contro 4-4-2 situazione 6 Chiusura del cross dopo la sovrapposizione del terzino. Centravanti sul primo palo.Trequar- tista chiude centralmente. Esterno sinistro sul secondo palo. Esterno destro per il passaggio dietro. Centrocampisti centrali in copertura preventiva. 4-2-3-1 > 4-3-3 4-2-3-1 contro 4-3-3 situazione 1 I due difensori centrali si allargano per sfruttare il 2>1. Il terzino si alza per preparare la sovrapposizione. Esce il difensore centrale destro che gioca sull’esterno alto, pressato dal terzino avversario. L’esterno controlla la palla verso l’interno del campo e gioca sul centro- campista centrale venuto in appoggio. Il centrocampista effettua un passaggio in profon- dità per il nostro terzino che ha attaccato lo spazio.
  • 33. Affrontando una squadra disposta con questo modulo, la densità cen- trale è accentuata dalla presenza delle due punte e del trequartista. Sarà quindi fondamentale indirizzare subito la giocata sull’esterno, cercando con insistenza i due terzini. L’obiettivo sarà quello di sfondare subito dalla parte in cui si è indiriz- zata la giocata. Se questo non riesce, per la scalata degli avversari, dovremo cambiare fronte del gioco e cercare la parte debole della difesa, sfruttando l’am- piezza con i nostri due esterni. Il trequartista dovrà riuscire a trovare la zona luce alle spalle del vertice basso avversario. Se non trova spazio in quella zona, dovrà cercare, at- traverso movimenti di taglio, l’ampiezza. Vediamo alcuni esempi. 33 4-2-3-1 contro 4-3-3 situazione 3 Ildifensorecentrale,attaccatodall’internodicentrocampo,giocasulnostromedianochesi è posto in zona luce. Pressato dal vertice basso avversario, il centrocampista centrale potrà giocare sul trequartista, anche lui mossosi in zona luce alle spalle dell’avversario uscito in pressione.Ricevutapalla,iltrequartistapotràpuntareladifesaedaverepiùsoluzioni:pro- seguire con un’azione personale; verticalizzare per il centravanti che si è mosso in profon- dità; giocare per l’esterno di parte che attacca lo spazio alle spalle del terzino. 4-2-3-1 contro 4-3-3 situazione 4 Il difensore centrale, attaccato da un interno avversario, gioca sul nostro mediano che si è 4-2-3-1 > 4-3-1-2 4-2-3-1 contro 4-3-3 situazione 2 Il difensore centrale viene pressato dall’attaccante esterno. Si libera così la giocata per il terzino che riceve, gioca sull’esterno di parte che sfrutta l’ampiezza e attacca lo spazio. L’esternogiocaversol’internodelcampoperiltrequartista. Iltrequartistachiudelagiocata sul terzino partito in sovrapposizione. La sovrapposizione del terzino potrà essere interna o esterna, dipenderà dalla posizione del terzino avversario. Se il difendente resta largo conilnostroesterno,ilterzinosovrapponeinternamente.Sel’avversariocoprel’internodel campo, il terzino sovrappone esternamente. posto in zona luce. Il centrocampista centrale non viene pressato dal vertice basso, avendo cosìtempoespazioperlagiocata.Iltrequartistanontroveràspazioperriceveretralelinee, quindi la giocata sarà indirizzata su uno dei due esterni oppure verticalizzerà per la punta centrale che ha attaccato la profondità. 4-2-3-1 contro 4-3-1-2 situazione 1 Ildifensorecentralegiocasulterzinochehaspazio.L’esternoeffettuauncontromovimento seguito dal terzino avversario, liberando così spazio alle spalle del terzino. Il trequartista provvederàquindiasfruttarelospazioliberatosi.Ilterzinohaduepossibilità:cercareiltre- quartista lungo linea oppure l’esterno che ha effettuato il taglio. Quest’ultimo, se è solo, punta la difesa. Se invece viene seguito dal terzino avversario, gioca sul centrocampista centrale, venuto in appoggio che quindi cambia gioco sull’esterno opposto.
  • 34. Quando troviamo squadre disposte con questo modulo, è importante cercare di alzare molto i due esterni di centrocampo. Facendo questo, i due esterni che compongono il centrocampo avversario, sono costretti ad abbassarsi, andando a creare così una linea di difesa composta da cinque uomini, ma permettendoci di alzare a nostra volta i terzini. L’ampiezza da coprire per i restanti tre centrocampisti avversari sarà molto larga e non sempre riusciranno ad arrivare con i tempi giusti. Questo ci consentirà di trovare subito in partenza una situazione di 2>1 esterna che andrà sfruttata con velocità, precisione e costanza. Importante il lavoro del trequartista e della punta che dovranno cercare di giocare vicini in zona palla, creando una situazione di 2>2 centrale e lasciando il difensore più distante solo, in un’esclusiva, quanto poco pro- babile, copertura. Questo 2>2 dovrà essere sfruttato con giocate strette e corte, in com- binazione tra di loro. Andiamo a vedere alcuni esempi. 34 SCUOLA ALLENATORI 4-2-3-1 > 3-5-2 4-2-3-1 contro 3-5-2 situazione 1 Palla dal difensore centrale al terzino. L’esterno di parte effettua un contro movimento lungo-corto. Il terzino gioca palla sull’esterno e va in sovrapposizione interna. L’esterno gioca palla sul trequartista. Il trequartista chiude il triangolo per il terzino. 4-2-3-1 contro 4-3-1-2 situazione 2 Il difensore centrale gioca sul terzino. L’interno avversario esce in pressione. Il centrocam- pista centrale di parte si alza, seguito dal trequartista avversario.Viene a ricevere il centro- campistacentraleopposto,cheeffettueràuncambiogiocosull’esterno,conilterzinochesi propone in sovrapposizione, creando così una situazione di 2>1 che dovremo sfruttare. 4-2-3-1 contro 4-3-1-2 situazione 3 Il difensore centrale gioca direttamente sull’esterno alto che a sua volta controlla e si fa at- taccare dal terzino avversario. L’esterno scarica sul nostro terzino rimasto in appoggio e quindi taglia verso l’interno del campo. Il terzino ha due soluzioni: giocare sul trequartista che si è aperto alle spalle del terzino, oppure cercare la punta centrale. Quest’ultimo, a sua volta,puòappoggiarsisull’esternochehaeffettuatoiltagliooppurechiudereiltriangoloper il trequartista. 4-2-3-1 contro 4-3-1-2 situazione 4 Chiusura cross: il trequartista effettua il cross. La punta centrale attacca il primo palo. L’esterno sinistro il secondo palo. L’esterno destro chiude centralmente. Il centrocampista centrale di parte pronto a dare sostegno, l’opposto al limite per l’eventuale respinta.