SlideShare a Scribd company logo
1 of 5
Download to read offline
1
Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo – Via Paolo Grisignano, 21. 84127 Salerno.
Relazione tecnico-scientifica Olio PufaGenics®
A cura del dr. Eugenio Luigi Iorio, MD, PhD.
La presente relazione tecnico-scientifica ha lo scopo di interpretare e commentare,
sulla base delle evidenze disponibili, i risultati di una serie di analisi chimiche eseguite
presso i Laboratori Tecno-Bios s. r. l. di Apollosa (provincia di Benevento) su campioni di
olio “Pufagenics®
”, commercializzato dall’azienda Metagenics s. r. l. di Milano, committente
di questo report.
I risultati pervenuti alla mia attenzione sotto forma di tabelle, grafici e testi
esplicativi, sono relativi: 1) alla composizione percentuale in acidi grassi; 2) alla forma
molecolare di tali sostanze; 3) al profilo ossidativo del prodotto; 4) al contenuto di
elementi indesiderati.
La composizione percentuale in acidi grassi è stata determinata in campioni di olio
in triplicato, abbinando l’esame gas-cromatografico convenzionale con la spettrometria di
massa, un approccio attualmente considerato come il “golden standard” nel
campo della lipidomica. Pertanto, risultati ottenuti sono altamente affidabili. Di
norma, purtroppo, il profilo degli acidi grassi di un campione biologico viene ottenuto
attraverso la sola gas-cromatografia, senza alcun controllo basato sulla massa molecolare
degli analiti.
Dai report pervenuti in mio possesso, la frazione quantitativamente più consistente
(circa il 40%) dell’olio “Pufagenics®
” (in seguito indicato come “prodotto” o
“formulazione”) risulta essere quella degli acidi grassi poliinsaturi (PUFA) essenziali, ω-3 ed
ω-6.
Della suddetta frazione, la componente ω-3 è preponderante (35%) e
comprende quasi l’intera sequenza metabolica, a partire dal precursore, l’acido
α−linolenico (0.4%), fino al prodotto terminale, l’acido docosoesaenoico (DHA) (12.1%),
passando attraverso gli intermedi eicosapentaenoico (EPA) (20.5%) e docosopentaenoico
(DPA) (2.3%). EPA e DHA sono presenti ambedue in quantità significative, con un
rapporto di 1.7. È interessante rilevare che il DHA, di cui sono noti i vantaggiosi
effetti sulle funzioni neurologiche e visive, è presente a livelli percentualmente
superiori a quelli che mediamente si riscontrano nel cervello umano (7.2%). La
presenza di quantità analiticamente rilevabili di acido α−linolenico può conferire al
prodotto un valore nutrizionale aggiunto, perché questa sostanza è presente in pochissimi
alimenti, praticamente solo nei semi e nell’olio di lino e, in misura minore, nelle noci;
inoltre, essa può contribuire ad innalzare, insieme al DPA, i livelli dei metaboliti intermedi
2
Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo – Via Paolo Grisignano, 21. 84127 Salerno.
della serie ω-3 consentendo così all’organismo, in opportune condizioni metaboliche, di
sintetizzare una quota aggiuntiva di EPA e di DHA per via endogena. Sul piano pratico, il
rilievo contemporaneo dei principali metaboliti della stessa sequenza enzimatica (quella,
cioè, che porta alla sintesi dei principali ω-3 a partire dal loro precursore) nel medesimo
campione biologico suggerisce fortemente che il profilo di quest’ultimo è compatibile
con un’origine naturale del prodotto ed una sua limitata “manipolazione”.
Infatti, un olio sottoposto a processi fisico-chimici di purificazione avrebbe dato esito
solamente ai “picchi cromatografici” di EPA e DHA.
La componente PUFA ω-6, percentualmente discreta (circa il 5%), è da
considerarsi del tutto fisiologica, data la matrice ittica della materia prima. A essa non
deve essere necessariamente attribuito un significato negativo, in quanto l’acido
linoleico (2.6%) è il precursore dell’acido diomo−γ−linolenico (presente anche
come tale in ragione dello 0.5%), una sostanza ad azione antiinfiammatoria ed
immunomodulatrice. Inoltre, sembra che l’acido linoleico, insieme all’acido
eicosadienoico (presente al 3.7%), svolga una funzione favorevole nella regolazione del
sonno, essendo un precursore della PGD2.
Completando la famiglia degli acidi grassi insaturi, i monoinsaturi
(monounsatured fatty acids, MUFA) rappresentano da soli la terza frazione più
abbondante della formulazione, raggiungendo così una percentuale (quasi il 25%) di poco
inferiore a quella raggiunta dalle stesse sostanze nel cervello umano (29.7%). In generale,
un buon livello di acidi grassi monoinsaturi è indispensabile per il
mantenimento della fluidità di tutte le membrane cellulari e, in particolar modo,
di quelle del sistema nervoso, della retina e del cuore, per il mantenimento della
cui funzionalità sono generalmente proposti gli oli di pesce. In particolare, accanto al
prezioso acido oleico (tipico dell’olio d’oliva) (11.8%), si osserva la presenza di un buon
livello (percentualmente superiore a quello dell’olio d’oliva stesso) di acido palmitoleico
(9.6%). A quest’ultimo è stato recentemente attribuito un ruolo non solo di molecola
segnale agevolante la funzione insulinica, ma anche di biomarker di longevità,
essendo stato riscontrato a livelli significativi nelle membrane eritrocitartie di soggetti
novantenni. D’altro canto, l’acido eicosenoico, con il suo 3%, quantunque spesso
trascurato nei profili lipidomici, fornisce un elemento originale di sicuro interesse della
formulazione: infatti, nelle sue tre forme isometriche, esso è stato segnalato come
indicatore del processo di senescenza del cristallino (i suoi livelli tendono a ridursi
con il passare del tempo), mostrando anche una relazione inversa con i livelli di IgE e,
quindi, candidandosi a essere monitorato nell’atopia. Infine, l’acido nervonico, un acido
grasso a lunga catena carboniosa, sebbene presente in misura minima (0.3%), può
svolgere un ruolo biologico importante, perché, oltre ad essere un potenziale marker di
sindrome metabolica, entra a far parte della mielina (infatti, i suoi livelli appaiono ridotti
3
Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo – Via Paolo Grisignano, 21. 84127 Salerno.
nelle malattie demielinizzanti).
Infine, gli acidi grassi saturi (satured fatty acids, SFA) ammontano
complessivamente a circa il 30%. Siccome le linee guida per una corretta alimentazione
suggeriscono di limitare l’introito di tali sostanze, è buona norma tener conto di questo
dato analitico nella definizione del piano nutrizionale giornaliero o settimanale. In realtà, a
coloro che, correttamente, intendono attenersi alle suddette linee guida, si rammenta che:
a) l’assunzione del prodotto alla posologia consigliata ha un impatto minimo sulla razione
giornaliera di grassi e b) non è tanto l’apporto di SFA “esogeni” come tali a far accrescere
il rischio cardiovascolare, quanto la loro produzione “endogena” indotta da regimi
ipercalorici (soprattutto a base di carboidrati e cibi ad alto indice glicemico). Pertanto, allo
scopo di ottimizzare l’efficacia della formulazione è bene che questa sia inserita nel giusto
contesto nutrizionale, che varia da soggetto a soggetto. D’altronde, nessun prodotto
davvero “naturale” può essere privo di questi che rappresentano componenti
fisiologici di qualsiasi tessuto: anzi, nell’olio esaminato il livello di SFA è addirittura
inferiore a quello del cervello umano (45.9%).
In sintesi, il profilo degli acidi grassi del campione di olio PufaGenics®
esaminato, da
considerarsi affidabile sulla base delle performance delle tecniche analitiche impiegate,
presenta elementi originali – quali, ad esempio, il contenuto significativo di acido
palmitoleico ovvero di precursori e metaboliti intermedi della sintesi degli ω-3 – che
possono fornire un valore aggiunto a quello tradizionalmente ascritto ad un olio di pesce,
fermo restando che eventuali proprietà osservate in vitro devono sempre trovare il loro
puntuale riscontro in vivo. Ovviamente, la scienza dell’alimentazione, a scopo preventivo o
curativo (i PUFA devono essere necessariamente assunti col cibo), così come la
farmacologia, a scopo terapeutico (le dislipidemie sono nelle indicazioni dei PUFA), fanno
riferimento a una serie di rapporti – es. SFA/MUFA o ω-6/ω-3 – ottimali che sarebbe
opportuno fossero rispettati nei rispettivi nutraceutici. Nel caso della formulazione
analizzata, purtroppo, è praticamente impossibile ritrovare tali rapporti, a meno che non si
intervenga “manipolando” chimicamente la materia prima (es. transesterificazione e
purificazione), cosa che il produttore sembra aver scelto di evitare o contenere già in
partenza, per preservare il carattere “naturale” dell’olio. Comunque, se si considera che gli
acidi grassi sono destinati ad essere incorporati nelle lipoproteine circolanti e, quindi, nelle
membrane cellulari, per quanto possa valere, la percentuale degli acidi grassi insaturi
(MUFA+PUFA) riscontrata nel campione analizzato è praticamente sovrapponibile a quella
della plasmamembrana eritrocitaria, con un rapporto SFA/MUFA, (che in una membrana
normale non dovrebbe superare il range 1.7-2.0) pari a 1.4.
Il secondo set di analisi, eseguito accoppiando le tecniche NMR ed IR, consente di
dedurre che gli acidi grassi del campione di olio esaminato sono sotto forma di
esteri glicerici (acilgliceroli o gliceridi): in altre parole, essi sono stabilmente legati
4
Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo – Via Paolo Grisignano, 21. 84127 Salerno.
attraverso il loro residuo carbonilico ad uno degli atomi di ossigeno del glicerolo.
D’altronde, il basso livello di acidità titolabile come acido oleico libero (0.32%), che porta il
prodotto agli standard di un olio extravergine di oliva (limitatamente a questo parametro)
è una conferma del livello naturalmente ridotto di forme libere di acidi grassi nella
formulazione. Sul piano biologico, tenendo conto che i grassi e gli oli alimentari presenti in
natura sono miscele di acilgliceroli, gli acidi grassi presenti in PufaGenics®
sono
candidati a subire lo stesso destino metabolico di qualsiasi olio assunto con il
cibo, dall’assorbimento intestinale fino all’incorporazione nelle lipoproteine o nelle
membrane cellulari. A questo proposito è bene ricordare che una buona parte degli
integratori a base di ω-3 oggi disponibili sul mercato, viene sistematicamente sottoposta a
processi di transesterificazione allo scopo di migliorarne l’assorbimento intestinale, ma
con ciò generando, dagli acidi grassi naturalmente presenti nelle matrici biologiche, degli
esteri metilici, sostanze, quindi, totalmente di sintesi. Sembra che a questi processi sia
legata la capacità di formulazioni del genere di fondere alcune materie plastiche.
Siccome gli acidi grassi insaturi, in modo particolare i PUFA, sono suscettibili a
processi indesiderati di natura ossidativa, per lo più mediati dalle specie reattive
dell’ossigeno, che vanno dalla conversione “cis-trans” fino alla perossidazione lipidica
propriamente detta, il campione è stato sottoposto ad esami specifici, come si conviene a
qualsiasi olio destinato all’uso alimentare, al momento dell’apertura del flacone che lo
conteneva e a distanza di 30 giorni. L’unico acido grasso trans rilevato è stato quello
dell’acido palmitoleico, ad una concentrazione (0.5%) da considerarsi del tutto fisiologica,
in quanto il fenomeno dell’isomeria cis-trans può verificarsi naturalmente, in misura
estremamente ridotta, già nelle macromolecole lipidiche del pesce da cui deriva l’olio. Il
titolo di perossidi (16.4 mEq O2/kg), al momento dell’apertura del flacone, appare
nella norma, se ci si riferisce all’olio extravergine di oliva (valori di riferimento ≤20 mEq
O2/kg), aumentando, come atteso, dopo 30 giorni di esposizione continua all’aria ed alla
luce (fenomeno che, ovviamente, comporta anche una variazione della composizione
percentuale degli acidi grassi). In sintesi, i dati analitici suggeriscono che l’olio
PufaGenics®
esibisce un favorevole profilo di sicurezza riguardo ai processi
ossidativi, che devono essere sempre estremamente contenuti negli oli alimentari.
Infine, siccome le specie ittiche sono suscettibili all’inquinamento marino da parte di
metalli pesanti e altri minerali tossici, fino al punto che può esserne compromessa la
sicurezza alimentare, il campione di olio PufaGenics®
è stato sottoposto a determinazione,
mediante spettrometria di assorbimento atomico al plasma, degli 8 più comuni elementi
considerati nocivi per l’Uomo (arsenico, cadmio, cobalto, cromo, mercurio, nichel, piombo
e rame). L’olio ha presentato livelli del tutto trascurabili (<0.1 mg/kg) degli
elementi testati, confermando il buon profilo di sicurezza alimentare già
evidenziato dalla precedente analisi.==========================
5
Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo – Via Paolo Grisignano, 21. 84127 Salerno.
Riferimenti bibliografici
Byberg K, Øymar K, Aksnes L. Fatty acids in cord blood plasma, the relation to soluble
CD23 and subsequent atopy. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 2008. 78 (1): 61–
65.
Iorio EL, Ferreri C. Lipidomica. In: Trattato Italiano di Medicina di Laboratorio, di Angelo
Burlina. Piccin, Padova. 2009. Volume IX. Pp. 341–350.
Irmisch G, Schläfke D, Gierow W, Herpertz S, Richter J. Fatty acids and sleep in depressed
inpatients. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 2007. 76 (1): 1–7.
Mohanty BP, Bhattacharjee S, Paria P, Mahanty A, Sharma AP. Lipid biomarkers of lens
aging. Appl Biochem Biotechnol. 2013. 169 (1): 192–200.
Nunes EA, Rafacho A. Implications of palmitoleic acid (palmitoleate) on glucose
homeostasis, insulin resistance and diabetes. Curr Drug Targets. 2015. Dec 9.
Oda E, Hatada K, Kimura J, Aizawa Y, Thanikachalam PV, et Al. Relationships between
serum unsaturated fatty acids and coronary risk factors: negative relations between
nervonic acid and obesity-related risk factors. Int Heart J. 2005. 46 (6): 975–985.
Puca AA, Andrew P, Novelli V, Viviani Anselmi C, Somalvico F, et Al. fatty acid profile of
erythrocyte membranes as possible biomarker of longevity. Rejuvenation Research. 2008.
11 (1). DOI: 10.1089/rej.2007.0566
Sargent JR, Coupland K, Wilson R. Nervonic acid and demyelinating disease. Med
Hypotheses. 1994. 42 (4): 237–242.
La presente relazione, composta di CINQUE PAGINE INCLUSA LA PRESENTE, basata su
referti analitici forniti dal committente e sulla revisione della letteratura scientifica, viene
rilasciata direttamente all’interessato in formato digitale protetto per gli usi consentiti dalla
legge in ambito sanitario. Essa ha mera finalità informativa e in nessun caso può essere
usata per prevenire o curare o diagnosticare malattie o svolgere attività che spettano
solamente al medico. Si diffida, quindi, chiunque legga il presente materiale, dal farne un
uso improprio o, comunque, non consentito dalle vigenti leggi. L’Autore non risponde di
eventuali inesattezze inavvertitamente sfuggite alla revisione del manoscritto, ma si rende
disponibile ad apportare eventuali correzioni se validamente supportate.
Salerno, 04 ottobre 2016. Dr. Eugenio Luigi Iorio, MD, PhD.
Presidente dell’Osservatorio Internazionale
dello Stress Ossidativo

More Related Content

Similar to QUALITA' OMEGA 3 PUFAGENICS 2016

L'importanza degli acidi grassi Omega 3 in gravidanza ed allattamento
L'importanza degli acidi grassi Omega 3 in gravidanza ed allattamentoL'importanza degli acidi grassi Omega 3 in gravidanza ed allattamento
L'importanza degli acidi grassi Omega 3 in gravidanza ed allattamentoMerqurioEditore_redazione
 
Istituto Superiore Sanità: il parere sull'olio di palma
Istituto Superiore Sanità: il parere sull'olio di palmaIstituto Superiore Sanità: il parere sull'olio di palma
Istituto Superiore Sanità: il parere sull'olio di palmacercalanotizia
 
Il Cervello Umano
Il Cervello UmanoIl Cervello Umano
Il Cervello Umanolab13unisa
 
Aspetti nutrizionali del pesce
Aspetti nutrizionali del pesceAspetti nutrizionali del pesce
Aspetti nutrizionali del pesceRita Lo Iacono
 
Acidi grassi e regolazione dell'espressione genica: aspetti fisiolopatologici
Acidi grassi e regolazione dell'espressione genica: aspetti fisiolopatologiciAcidi grassi e regolazione dell'espressione genica: aspetti fisiolopatologici
Acidi grassi e regolazione dell'espressione genica: aspetti fisiolopatologiciGianna Ferretti
 
Master @gjav Padova 29-10-2013
Master @gjav Padova 29-10-2013Master @gjav Padova 29-10-2013
Master @gjav Padova 29-10-2013GJAV
 
Innoquinoa - Report terzo semestre attività tecnologica
Innoquinoa  - Report terzo semestre attività tecnologicaInnoquinoa  - Report terzo semestre attività tecnologica
Innoquinoa - Report terzo semestre attività tecnologicaSardegna Ricerche
 
Giuliano Gattoni - Valutazione nutrizionale e salutistico di prodotti agroali...
Giuliano Gattoni - Valutazione nutrizionale e salutistico di prodotti agroali...Giuliano Gattoni - Valutazione nutrizionale e salutistico di prodotti agroali...
Giuliano Gattoni - Valutazione nutrizionale e salutistico di prodotti agroali...MedOliveOil
 
Acidi grassi Omega 3:un'importante fonte di energia
Acidi grassi Omega 3:un'importante fonte di energiaAcidi grassi Omega 3:un'importante fonte di energia
Acidi grassi Omega 3:un'importante fonte di energiaMerqurioEditore_redazione
 
Grassi e dieta mediterranea
Grassi e dieta mediterranea Grassi e dieta mediterranea
Grassi e dieta mediterranea Salvo Rullo
 
Equilibrio dell'ecosistema intestinale
Equilibrio dell'ecosistema intestinaleEquilibrio dell'ecosistema intestinale
Equilibrio dell'ecosistema intestinaleRoberto Conte
 

Similar to QUALITA' OMEGA 3 PUFAGENICS 2016 (16)

L'importanza degli acidi grassi Omega 3 in gravidanza ed allattamento
L'importanza degli acidi grassi Omega 3 in gravidanza ed allattamentoL'importanza degli acidi grassi Omega 3 in gravidanza ed allattamento
L'importanza degli acidi grassi Omega 3 in gravidanza ed allattamento
 
Istituto Superiore Sanità: il parere sull'olio di palma
Istituto Superiore Sanità: il parere sull'olio di palmaIstituto Superiore Sanità: il parere sull'olio di palma
Istituto Superiore Sanità: il parere sull'olio di palma
 
9 fegato
9 fegato9 fegato
9 fegato
 
9 fegato
9 fegato9 fegato
9 fegato
 
Fegato
FegatoFegato
Fegato
 
Il Cervello Umano
Il Cervello UmanoIl Cervello Umano
Il Cervello Umano
 
Aspetti nutrizionali del pesce
Aspetti nutrizionali del pesceAspetti nutrizionali del pesce
Aspetti nutrizionali del pesce
 
Acidi grassi e regolazione dell'espressione genica: aspetti fisiolopatologici
Acidi grassi e regolazione dell'espressione genica: aspetti fisiolopatologiciAcidi grassi e regolazione dell'espressione genica: aspetti fisiolopatologici
Acidi grassi e regolazione dell'espressione genica: aspetti fisiolopatologici
 
Master @gjav Padova 29-10-2013
Master @gjav Padova 29-10-2013Master @gjav Padova 29-10-2013
Master @gjav Padova 29-10-2013
 
Innoquinoa - Report terzo semestre attività tecnologica
Innoquinoa  - Report terzo semestre attività tecnologicaInnoquinoa  - Report terzo semestre attività tecnologica
Innoquinoa - Report terzo semestre attività tecnologica
 
Giuliano Gattoni - Valutazione nutrizionale e salutistico di prodotti agroali...
Giuliano Gattoni - Valutazione nutrizionale e salutistico di prodotti agroali...Giuliano Gattoni - Valutazione nutrizionale e salutistico di prodotti agroali...
Giuliano Gattoni - Valutazione nutrizionale e salutistico di prodotti agroali...
 
Acidi grassi Omega 3:un'importante fonte di energia
Acidi grassi Omega 3:un'importante fonte di energiaAcidi grassi Omega 3:un'importante fonte di energia
Acidi grassi Omega 3:un'importante fonte di energia
 
Lipidomica e dislipidemie
Lipidomica e dislipidemieLipidomica e dislipidemie
Lipidomica e dislipidemie
 
Grassi e dieta mediterranea
Grassi e dieta mediterranea Grassi e dieta mediterranea
Grassi e dieta mediterranea
 
Equilibrio dell'ecosistema intestinale
Equilibrio dell'ecosistema intestinaleEquilibrio dell'ecosistema intestinale
Equilibrio dell'ecosistema intestinale
 
Presentazione medicina regolatoria
Presentazione  medicina regolatoriaPresentazione  medicina regolatoria
Presentazione medicina regolatoria
 

QUALITA' OMEGA 3 PUFAGENICS 2016

  • 1. 1 Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo – Via Paolo Grisignano, 21. 84127 Salerno. Relazione tecnico-scientifica Olio PufaGenics® A cura del dr. Eugenio Luigi Iorio, MD, PhD. La presente relazione tecnico-scientifica ha lo scopo di interpretare e commentare, sulla base delle evidenze disponibili, i risultati di una serie di analisi chimiche eseguite presso i Laboratori Tecno-Bios s. r. l. di Apollosa (provincia di Benevento) su campioni di olio “Pufagenics® ”, commercializzato dall’azienda Metagenics s. r. l. di Milano, committente di questo report. I risultati pervenuti alla mia attenzione sotto forma di tabelle, grafici e testi esplicativi, sono relativi: 1) alla composizione percentuale in acidi grassi; 2) alla forma molecolare di tali sostanze; 3) al profilo ossidativo del prodotto; 4) al contenuto di elementi indesiderati. La composizione percentuale in acidi grassi è stata determinata in campioni di olio in triplicato, abbinando l’esame gas-cromatografico convenzionale con la spettrometria di massa, un approccio attualmente considerato come il “golden standard” nel campo della lipidomica. Pertanto, risultati ottenuti sono altamente affidabili. Di norma, purtroppo, il profilo degli acidi grassi di un campione biologico viene ottenuto attraverso la sola gas-cromatografia, senza alcun controllo basato sulla massa molecolare degli analiti. Dai report pervenuti in mio possesso, la frazione quantitativamente più consistente (circa il 40%) dell’olio “Pufagenics® ” (in seguito indicato come “prodotto” o “formulazione”) risulta essere quella degli acidi grassi poliinsaturi (PUFA) essenziali, ω-3 ed ω-6. Della suddetta frazione, la componente ω-3 è preponderante (35%) e comprende quasi l’intera sequenza metabolica, a partire dal precursore, l’acido α−linolenico (0.4%), fino al prodotto terminale, l’acido docosoesaenoico (DHA) (12.1%), passando attraverso gli intermedi eicosapentaenoico (EPA) (20.5%) e docosopentaenoico (DPA) (2.3%). EPA e DHA sono presenti ambedue in quantità significative, con un rapporto di 1.7. È interessante rilevare che il DHA, di cui sono noti i vantaggiosi effetti sulle funzioni neurologiche e visive, è presente a livelli percentualmente superiori a quelli che mediamente si riscontrano nel cervello umano (7.2%). La presenza di quantità analiticamente rilevabili di acido α−linolenico può conferire al prodotto un valore nutrizionale aggiunto, perché questa sostanza è presente in pochissimi alimenti, praticamente solo nei semi e nell’olio di lino e, in misura minore, nelle noci; inoltre, essa può contribuire ad innalzare, insieme al DPA, i livelli dei metaboliti intermedi
  • 2. 2 Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo – Via Paolo Grisignano, 21. 84127 Salerno. della serie ω-3 consentendo così all’organismo, in opportune condizioni metaboliche, di sintetizzare una quota aggiuntiva di EPA e di DHA per via endogena. Sul piano pratico, il rilievo contemporaneo dei principali metaboliti della stessa sequenza enzimatica (quella, cioè, che porta alla sintesi dei principali ω-3 a partire dal loro precursore) nel medesimo campione biologico suggerisce fortemente che il profilo di quest’ultimo è compatibile con un’origine naturale del prodotto ed una sua limitata “manipolazione”. Infatti, un olio sottoposto a processi fisico-chimici di purificazione avrebbe dato esito solamente ai “picchi cromatografici” di EPA e DHA. La componente PUFA ω-6, percentualmente discreta (circa il 5%), è da considerarsi del tutto fisiologica, data la matrice ittica della materia prima. A essa non deve essere necessariamente attribuito un significato negativo, in quanto l’acido linoleico (2.6%) è il precursore dell’acido diomo−γ−linolenico (presente anche come tale in ragione dello 0.5%), una sostanza ad azione antiinfiammatoria ed immunomodulatrice. Inoltre, sembra che l’acido linoleico, insieme all’acido eicosadienoico (presente al 3.7%), svolga una funzione favorevole nella regolazione del sonno, essendo un precursore della PGD2. Completando la famiglia degli acidi grassi insaturi, i monoinsaturi (monounsatured fatty acids, MUFA) rappresentano da soli la terza frazione più abbondante della formulazione, raggiungendo così una percentuale (quasi il 25%) di poco inferiore a quella raggiunta dalle stesse sostanze nel cervello umano (29.7%). In generale, un buon livello di acidi grassi monoinsaturi è indispensabile per il mantenimento della fluidità di tutte le membrane cellulari e, in particolar modo, di quelle del sistema nervoso, della retina e del cuore, per il mantenimento della cui funzionalità sono generalmente proposti gli oli di pesce. In particolare, accanto al prezioso acido oleico (tipico dell’olio d’oliva) (11.8%), si osserva la presenza di un buon livello (percentualmente superiore a quello dell’olio d’oliva stesso) di acido palmitoleico (9.6%). A quest’ultimo è stato recentemente attribuito un ruolo non solo di molecola segnale agevolante la funzione insulinica, ma anche di biomarker di longevità, essendo stato riscontrato a livelli significativi nelle membrane eritrocitartie di soggetti novantenni. D’altro canto, l’acido eicosenoico, con il suo 3%, quantunque spesso trascurato nei profili lipidomici, fornisce un elemento originale di sicuro interesse della formulazione: infatti, nelle sue tre forme isometriche, esso è stato segnalato come indicatore del processo di senescenza del cristallino (i suoi livelli tendono a ridursi con il passare del tempo), mostrando anche una relazione inversa con i livelli di IgE e, quindi, candidandosi a essere monitorato nell’atopia. Infine, l’acido nervonico, un acido grasso a lunga catena carboniosa, sebbene presente in misura minima (0.3%), può svolgere un ruolo biologico importante, perché, oltre ad essere un potenziale marker di sindrome metabolica, entra a far parte della mielina (infatti, i suoi livelli appaiono ridotti
  • 3. 3 Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo – Via Paolo Grisignano, 21. 84127 Salerno. nelle malattie demielinizzanti). Infine, gli acidi grassi saturi (satured fatty acids, SFA) ammontano complessivamente a circa il 30%. Siccome le linee guida per una corretta alimentazione suggeriscono di limitare l’introito di tali sostanze, è buona norma tener conto di questo dato analitico nella definizione del piano nutrizionale giornaliero o settimanale. In realtà, a coloro che, correttamente, intendono attenersi alle suddette linee guida, si rammenta che: a) l’assunzione del prodotto alla posologia consigliata ha un impatto minimo sulla razione giornaliera di grassi e b) non è tanto l’apporto di SFA “esogeni” come tali a far accrescere il rischio cardiovascolare, quanto la loro produzione “endogena” indotta da regimi ipercalorici (soprattutto a base di carboidrati e cibi ad alto indice glicemico). Pertanto, allo scopo di ottimizzare l’efficacia della formulazione è bene che questa sia inserita nel giusto contesto nutrizionale, che varia da soggetto a soggetto. D’altronde, nessun prodotto davvero “naturale” può essere privo di questi che rappresentano componenti fisiologici di qualsiasi tessuto: anzi, nell’olio esaminato il livello di SFA è addirittura inferiore a quello del cervello umano (45.9%). In sintesi, il profilo degli acidi grassi del campione di olio PufaGenics® esaminato, da considerarsi affidabile sulla base delle performance delle tecniche analitiche impiegate, presenta elementi originali – quali, ad esempio, il contenuto significativo di acido palmitoleico ovvero di precursori e metaboliti intermedi della sintesi degli ω-3 – che possono fornire un valore aggiunto a quello tradizionalmente ascritto ad un olio di pesce, fermo restando che eventuali proprietà osservate in vitro devono sempre trovare il loro puntuale riscontro in vivo. Ovviamente, la scienza dell’alimentazione, a scopo preventivo o curativo (i PUFA devono essere necessariamente assunti col cibo), così come la farmacologia, a scopo terapeutico (le dislipidemie sono nelle indicazioni dei PUFA), fanno riferimento a una serie di rapporti – es. SFA/MUFA o ω-6/ω-3 – ottimali che sarebbe opportuno fossero rispettati nei rispettivi nutraceutici. Nel caso della formulazione analizzata, purtroppo, è praticamente impossibile ritrovare tali rapporti, a meno che non si intervenga “manipolando” chimicamente la materia prima (es. transesterificazione e purificazione), cosa che il produttore sembra aver scelto di evitare o contenere già in partenza, per preservare il carattere “naturale” dell’olio. Comunque, se si considera che gli acidi grassi sono destinati ad essere incorporati nelle lipoproteine circolanti e, quindi, nelle membrane cellulari, per quanto possa valere, la percentuale degli acidi grassi insaturi (MUFA+PUFA) riscontrata nel campione analizzato è praticamente sovrapponibile a quella della plasmamembrana eritrocitaria, con un rapporto SFA/MUFA, (che in una membrana normale non dovrebbe superare il range 1.7-2.0) pari a 1.4. Il secondo set di analisi, eseguito accoppiando le tecniche NMR ed IR, consente di dedurre che gli acidi grassi del campione di olio esaminato sono sotto forma di esteri glicerici (acilgliceroli o gliceridi): in altre parole, essi sono stabilmente legati
  • 4. 4 Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo – Via Paolo Grisignano, 21. 84127 Salerno. attraverso il loro residuo carbonilico ad uno degli atomi di ossigeno del glicerolo. D’altronde, il basso livello di acidità titolabile come acido oleico libero (0.32%), che porta il prodotto agli standard di un olio extravergine di oliva (limitatamente a questo parametro) è una conferma del livello naturalmente ridotto di forme libere di acidi grassi nella formulazione. Sul piano biologico, tenendo conto che i grassi e gli oli alimentari presenti in natura sono miscele di acilgliceroli, gli acidi grassi presenti in PufaGenics® sono candidati a subire lo stesso destino metabolico di qualsiasi olio assunto con il cibo, dall’assorbimento intestinale fino all’incorporazione nelle lipoproteine o nelle membrane cellulari. A questo proposito è bene ricordare che una buona parte degli integratori a base di ω-3 oggi disponibili sul mercato, viene sistematicamente sottoposta a processi di transesterificazione allo scopo di migliorarne l’assorbimento intestinale, ma con ciò generando, dagli acidi grassi naturalmente presenti nelle matrici biologiche, degli esteri metilici, sostanze, quindi, totalmente di sintesi. Sembra che a questi processi sia legata la capacità di formulazioni del genere di fondere alcune materie plastiche. Siccome gli acidi grassi insaturi, in modo particolare i PUFA, sono suscettibili a processi indesiderati di natura ossidativa, per lo più mediati dalle specie reattive dell’ossigeno, che vanno dalla conversione “cis-trans” fino alla perossidazione lipidica propriamente detta, il campione è stato sottoposto ad esami specifici, come si conviene a qualsiasi olio destinato all’uso alimentare, al momento dell’apertura del flacone che lo conteneva e a distanza di 30 giorni. L’unico acido grasso trans rilevato è stato quello dell’acido palmitoleico, ad una concentrazione (0.5%) da considerarsi del tutto fisiologica, in quanto il fenomeno dell’isomeria cis-trans può verificarsi naturalmente, in misura estremamente ridotta, già nelle macromolecole lipidiche del pesce da cui deriva l’olio. Il titolo di perossidi (16.4 mEq O2/kg), al momento dell’apertura del flacone, appare nella norma, se ci si riferisce all’olio extravergine di oliva (valori di riferimento ≤20 mEq O2/kg), aumentando, come atteso, dopo 30 giorni di esposizione continua all’aria ed alla luce (fenomeno che, ovviamente, comporta anche una variazione della composizione percentuale degli acidi grassi). In sintesi, i dati analitici suggeriscono che l’olio PufaGenics® esibisce un favorevole profilo di sicurezza riguardo ai processi ossidativi, che devono essere sempre estremamente contenuti negli oli alimentari. Infine, siccome le specie ittiche sono suscettibili all’inquinamento marino da parte di metalli pesanti e altri minerali tossici, fino al punto che può esserne compromessa la sicurezza alimentare, il campione di olio PufaGenics® è stato sottoposto a determinazione, mediante spettrometria di assorbimento atomico al plasma, degli 8 più comuni elementi considerati nocivi per l’Uomo (arsenico, cadmio, cobalto, cromo, mercurio, nichel, piombo e rame). L’olio ha presentato livelli del tutto trascurabili (<0.1 mg/kg) degli elementi testati, confermando il buon profilo di sicurezza alimentare già evidenziato dalla precedente analisi.==========================
  • 5. 5 Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo – Via Paolo Grisignano, 21. 84127 Salerno. Riferimenti bibliografici Byberg K, Øymar K, Aksnes L. Fatty acids in cord blood plasma, the relation to soluble CD23 and subsequent atopy. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 2008. 78 (1): 61– 65. Iorio EL, Ferreri C. Lipidomica. In: Trattato Italiano di Medicina di Laboratorio, di Angelo Burlina. Piccin, Padova. 2009. Volume IX. Pp. 341–350. Irmisch G, Schläfke D, Gierow W, Herpertz S, Richter J. Fatty acids and sleep in depressed inpatients. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 2007. 76 (1): 1–7. Mohanty BP, Bhattacharjee S, Paria P, Mahanty A, Sharma AP. Lipid biomarkers of lens aging. Appl Biochem Biotechnol. 2013. 169 (1): 192–200. Nunes EA, Rafacho A. Implications of palmitoleic acid (palmitoleate) on glucose homeostasis, insulin resistance and diabetes. Curr Drug Targets. 2015. Dec 9. Oda E, Hatada K, Kimura J, Aizawa Y, Thanikachalam PV, et Al. Relationships between serum unsaturated fatty acids and coronary risk factors: negative relations between nervonic acid and obesity-related risk factors. Int Heart J. 2005. 46 (6): 975–985. Puca AA, Andrew P, Novelli V, Viviani Anselmi C, Somalvico F, et Al. fatty acid profile of erythrocyte membranes as possible biomarker of longevity. Rejuvenation Research. 2008. 11 (1). DOI: 10.1089/rej.2007.0566 Sargent JR, Coupland K, Wilson R. Nervonic acid and demyelinating disease. Med Hypotheses. 1994. 42 (4): 237–242. La presente relazione, composta di CINQUE PAGINE INCLUSA LA PRESENTE, basata su referti analitici forniti dal committente e sulla revisione della letteratura scientifica, viene rilasciata direttamente all’interessato in formato digitale protetto per gli usi consentiti dalla legge in ambito sanitario. Essa ha mera finalità informativa e in nessun caso può essere usata per prevenire o curare o diagnosticare malattie o svolgere attività che spettano solamente al medico. Si diffida, quindi, chiunque legga il presente materiale, dal farne un uso improprio o, comunque, non consentito dalle vigenti leggi. L’Autore non risponde di eventuali inesattezze inavvertitamente sfuggite alla revisione del manoscritto, ma si rende disponibile ad apportare eventuali correzioni se validamente supportate. Salerno, 04 ottobre 2016. Dr. Eugenio Luigi Iorio, MD, PhD. Presidente dell’Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo