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Investire
nella sostenibilità
dei processi aziendali
eco
INNOVAZIONE
ECO-INNOVAZIONE
Investire nella sostenibilità dei processi aziendali
a cura di Marco Meggiolaro e Gioia Garavini
Il progetto ALPSTAR “Toward Carbon Neutral Alps - Make Best Practice Minimum Standard”
è cofinanziato dal Programma di Cooperazione Transnazionale Spazio Alpino 2007-2013.
Questa pubblicazione riflette le opinioni degli Autori. Le Autorità di Gestione
del Programma Spazio Alpino 2007-2013 non possono essere in alcun modo
ritenute responsabili dell’utilizzo delle informazioni in essa contenute.
eco INNOVAZIONE
Con la collaborazione di:
Via Baluardi, 57 - 44121 Ferrara
ISBN
I contenuti della pubblicazione sono stati realizzati per conto
della Regione del Veneto. Tutti i diritti sono riservati.
Progetto grafico e impaginazione:
Studio le Immagini, Ferrara
Stampa: Italia Tipolitografia. Finito di stampare: Maggio 2014
9 7 8 8 8 9 0 2 4 7 1 1 8
3
eco INNOVAZIONE
La riduzione degli impatti ambientali sta assumendo
un ruolo sempre più strategico per le imprese che
sono alla continua ricerca di nuove opportunità di cre-
scita o segmenti di mercato per aumentare la propria
competitività. Allo stesso modo, i consumatori sono
sempre più attenti all’impatto ambientale dei prodotti
e dei processi produttivi e orientano le proprie scel-
te di acquisto verso beni a ridotti impatti ambientali
(anche noti come prodotti “verdi”).
Le PMI, ovvero la spina dorsale dell’economia europea
con circa 21 milioni di unità che forniscono lavoro a
90 milioni di persone, sono tra gli operatori economici
più esposti alle incertezze del mercato energetico, in
quanto soggetti vulnerabili e - spesso - poco preparati
a reggere una maggiore incidenza del prezzo dell’ener-
gia e delle materie prime sui costi di produzione.
Una recente inchiesta di Eurobarometro ha dimostra-
to che, paragonate alle grandi aziende, le PMI sono
considerevolmente meno propense a intraprendere
processi per il “greening” della catena produttiva (64%
vs 82%) e a disporre di un sistema di gestione ambien-
tale (25% vs 48%). Per rispondere alle nuove tendenze
del mercato è necessario che le imprese manifattu-
riere evolvano il loro modello produttivo in linea con
gli indirizzi a livello europeo. Una delle maggiori sfide
lanciate dalla Commissione Europea nel documento
programmatico denominato “Strategia Europea 2020”
è promuovere un nuovo modello di crescita economica
basato su una transizione dell’industria verso modelli
produttivi a basso tenore di carbonio e rispettosi delle
risorse naturali.
Rappresenta, dunque, un’importante opportunità per il
tessuto produttivo del Veneto - caratterizzato da PMI
dinamiche e da significativi volumi esportativi - rece-
pire proattivamente le indicazioni promosse a livello
europeo, anticipando i futuri indirizzi normativi nel
campo della sostenibilità ambientale, per tradurre al
meglio gli sforzi economici e culturali effettuati in van-
taggi competitivi sul mercato.
Questo aspetto assume una grande importanza anche
nell’ottica di una sempre maggior richiesta di prodot-
ti “verdi” e a basso impatto ambientale da parte dei
consumatori e delle grandi corporation. Per le imprese
che operano in questi ambiti, ridisegnare il processo
industriale in una prospettiva di eco-sostenibilità im-
plica il mantenimento o la conquista di nuovi segmenti
di mercato, e dunque, sopravvivenza e competitività.
Premessa
eco INNOVAZIONE
4
Innovare in sostenibilità rappresenta, dunque, un fat-
tore strategico per rafforzare il posizionamento e l’ap-
peal delle aziende sui mercati interni ed internazionali.
Il progetto ALPSTAR, partendo da una sperimentazio-
ne su alcune aziende pilota venete, ne ha promosso il
concetto, formulando scenari per incentivare i sistemi
produttivi ad investire in eco-innovazione.
Questa pubblicazione, partendo da alcuni casi concreti
e dando la parola alle imprese stesse che hanno parte-
cipato alle sperimentazioni di progetto, fornisce un primo
approccio riguardo i benefici e le opportunità che gli
strumenti di analisi di eco-innovazione sono in grado di
determinare per migliorare la competitività e la sosteni-
bilità delle imprese venete.
Il gruppo di lavoro del progetto ALPSTAR
5
eco INNOVAZIONE
Indice
PREMESSA	 3
SOMMARIO-IL PROGETTO DI ALPSTAR	 6
SCOPO DELLA PUBBLICAZIONE	 8
COME USARE QUESTA GUIDA	 10
COS’È L’ECO-INNOVAZIONE	 11
I VANTAGGI AD AVVIARE PERCORSI DI ECO-INNOVAZIONE	 12
RIPENSA AL TUO MODELLO D’IMPRESA	 16
STRUMENTI DI ANALISI	 18
INTERVENTI DI ECO-INNOVAZIONE	 24
STRUMENTI DI COMUNICAZIONE AMBIENTALE	 28
LA PAROLA ALLE IMPRESE	 33
SETTORE AGRO-ALIMENTARE	 34
SETTORE LEGNO-ARREDO	 38
SETTORE SIDERURGICO	 40
SETTORE PACKAGING	 42
SETTORE DELLA CHIMICA 	 44
BIBLIOGRAFIA	 46
AUTORI/GRUPPO DI LAVORO	 47
6
Sommario - Il Progetto ALPSTAR
L’obiettivo del progetto ALPSTAR, finanziato dai Fondi
Strutturali nell’ambito del Programma di Cooperazione
Transnazionale Spazio Alpino 2007-2013, è lo
sviluppo di azioni dimostrative per mitigare gli effetti
dei cambiamenti climatici e - nello specifico - per
intraprendere strategie regionali per ridurre l’apporto di
CO2 in diversi settori economici.
Nel quadro di sperimentazioni effettuate nelle 11
aree di progetto, la Regione del Veneto ha sviluppato
un’azione pilota per stimolare processi di eco-inno-
vazione presso le PMI, al fine di individuare possibili
scenari di intervento per ridurre i consumi nelle diverse
fasi industriali, nonché mitigare l’impatto ambientale
complessivo dei cicli produttivi, in linea con gli obiettivi
tematici previsti dalla Strategia EUROPA 2020.
Partendo da un’analisi conoscitiva preliminare del
settore produttivo veneto e dell’analisi delle emissioni
di gas climalteranti ad esso associate, sono stati
individuati alcuni settori produttivi ed aziende su cui
focalizzare la successiva fase di analisi. Le aziende
individuate per l’analisi - anche grazie all’azione di
raccordo della Regione e delle associazioni di categoria
- sono l’espressione di diversi settori produttivi chiave
del Veneto (agroalimentare, siderurgico, chimica,
manifatturiero, packaging), e presentano caratteristiche
diverse per dimensioni, fatturato e mercati.
L’auspicio è che la scelta delle imprese di dotarsi di
strumenti efficaci per riprogettare in chiave “green” il
processo produttivo possa innescare effetti di emulazione
sia per la filiera produttiva di appartenenza, sia per le altre
piccole aziende del territorio le quali - a causa della loro
ridotta dimensione - scontano barriere conoscitive ed
economiche nell’introdurre processi di analisi dei processi
produttivi. Si tratta, con tutta evidenza, di un percorso
attuabile nel medio periodo e che deve veder coinvolte le
associazioni di categoria, le rappresentanze economiche
e sociali, i centri di ricerca accreditati e la Pubblica
Amministrazione nel ruolo di promotore di uno sviluppo
industriale a basso tenore di carbonio. Sulla base delle
informazioni raccolte in fase di sperimentazione, sono
stati formulati indirizzi tecnici e programmatori per
supportare la definizione di obiettivi di medio-lungo
periodo per promuovere percorsi di eco-innovazione
a livello d’impresa o reti d’impresa nel quadro della
Programmazione Regione 2014-2020, fornendo così un
supporto concreto alle imprese venete nel contribuire agli
obiettivi europei del pacchetto Clima-Energia 20-20-20.
7
eco INNOVAZIONE
FIGURA 1: i partner del Progetto ALPSTAR.
8
Scopo della pubblicazione
La presente guida vuole fornire un’introduzione pratica
ed esaustiva al tema dell’eco-innovazione e della sue
potenzialità per il sistema produttivo, in particolare per le
Piccole e Medie Imprese (PMI).
Perché si è scelto di indirizzare questa guida
proprio alle PMI?
Unaprimamotivazioneèlegataalladiffusioneèl’importanza
delle PMI per l’economia europea, nazionale e regionale.
A livello europeo, esse costituiscono più del 99% delle
aziende europee, coinvolgono tutti i settori produttivi
(manifatturiero, industriale, terziario) e sono responsabili
per i 2/3 dell’impiego privato e costituiscono circa il
60% del Pil europeo1
. Questo dato è ancora più rilevante
in Italia e a livello regionale dove le PMI nonostante
rappresentino una percentuale prossima a quella
europea (99,9%), hanno un numero di addetti coinvolti
pari all’80% del totale contribuendo ad oltre il 71% del
Pil nazionale.
L’importanza e la capillarità delle PMI nel territorio
comporta ovviamente anche impatti ambientali, si stima
infatti che circa il 60-70% degli impatti ambientali a
livello europeo sia riconducibile alle PMI. Ecco allora
che incentivare l’eco-innovazione nelle PMI non può che
portare ad enormi benefici futuri per la comunità. La
seconda ragione per la quale l’eco-innovazione è davvero
importante per le PMI consiste nel fatto che da agli
imprenditori un’opportunità di mercato completamente
nuova. Le aziende più piccole sono spesso meglio
posizionate per identificare una nuova domanda di
mercato e studiare un nuovo approccio. Diversamente
dalle grandi compagnie, infatti, non sono vincolate alle
vecchie tecnologie e non devono proteggere alcun
mercato.
Alcune piccole aziende che poi diventano grandi
compagnie rivoluzionano l’intero mercato, ed è proprio
questo lo scopo principale dell’eco-innovazione.
Se consideriamo che la finalità degli imprenditori è
rispondere alle domande del mercato e che proprio la
domanda di prodotti “verdi” o sostenibili è in costante
crescita, risulta evidente quanto l’eco-innovazione possa
offrire enormi opportunità per le nuove aziende e le
piccole realtà. Tuttavia spesso le piccole e medie imprese
per questioni legate alla ridotta dimensione aziendale o
per disponibilità di risorse, spesso non si sono dotate
di figure specializzate in campo energetico-ambientale,
a differenza di quelle di maggiori dimensione, e quindi
9
spesso non dispongono delle informazioni necessarie
per avviare interventi per migliorare i propri processi e
prodotti dal punto di vista ambientale.
La presente guida non vuole fornire un’analisi dettagliata
ed esaustiva di tutti gli aspetti relativi al tema dell’eco-
innovazione ma fornire una solida introduzione ai vari
strumenti, metodologie ed interventi che possono
essere intrapresi dalle aziende per aumentare la propria
sostenibilità ambientale.
Sulla base dei risultati emersi nell’ambito della
sperimentazione con le imprese coinvolte nel progetto
ALPSTAR, degli studi e le ricerche pregresse rivolte
specificatamente alle PMI, la guida intende illustrare le
differenti opportunità che l’eco-innovazione ha da offrire
alle imprese che desiderano riconsiderare il proprio
modello di business, sviluppare nuovi prodotti o
tecnologie o migliorare i propri processi produttivi.
La presente pubblicazione è quindi destinata a tutte le
aziende che non hanno ancora intrapreso un percorso
di eco-innovazione ma che in qualche modo sono
interessarti a comprendere le potenzialità che questa
tematica offre per il loro business e per sviluppare nuove
strategie aziendali.
Inoltre, orientare e supportare le PMI verso l’eco-
innovazione comporta non solo vantaggi economici ed
ambientali per le imprese ma anche benefici complessivi
per la comunità in quanto concorre a raggiungere gli
ambiziosi obiettivi definiti dall’Unione Europea per
contrastare alcune delle principali emergenze ambientali
quali il riscaldamento globale, l’inquinamento, il consumo
dei materiali e lo sfruttamento intensivo delle risorse.
1 Calogirou Constantinos, Stig Dying Sørensen, Peter
Bjørn Larsen, Stella Alexopoulou et al. (2010) SMEs and
the environment in the European Union, PLANET SA and
Danish Technological Institute, Published by European
Commission, DG Enterprise and Industry.
eco INNOVAZIONE
10
La presente guida è divisa in sei sezioni principali
rappresentate graficamente in figura 2. Il primo capitolo
introduce il concetto di eco-innovazione, mentre nelle
sezioni successive il focus è orientato sulle diverse
fasi che un’azienda può decidere di intraprendere per
valorizzare le proprie produzioni dal punto di vista
ambientale, in particolare:
• Modello d’impresa e la value proposition;
• Gli strumenti di analisi per quantificare
	 gli impatti ambientali a livello di organizzazione 		
	 o prodotto;
•	I possibili percorsi di intervento per ridurre
	 gli impianti individuali;
•	Gli strumenti per comunicare alla propria 		 	
	 clientela i risultati raggiunti in campo
	 ambientale.
Infine, l’ultima sezione riporta la testimonianza
delle aziende coinvolte nella sperimentazione
del progetto.
Come usare questa guida
FIGURA 2: le sezioni della pubblicazione
Eco
Innovazione
Value
Proposition
Strumenti
di Analisi
Interventi Comunicazione Imprese
11
eco INNOVAZIONE
2 R. Kemp, P. Pearson (2008), Policy brief about measuring
eco-innovation. Deliverable 17 of the project ME
(Measuring eco-innovation).
Prima di entrare nel cuore dei contenuti della pubblicazione,
è opportuno soffermarsi sul concetto di eco-innovazione.
Iniziamo subito con una definizione comunemente
accettata del processo di eco-innovazione, ovvero una
modalità di produzione o valorizzazione di un prodotto,
processo produttivo/organizzativo o servizio, che risulti
nuova per l’organizzazione (che la sviluppa o adotta) e,
rispetto alle alternative disponibili, comporti una riduzione
dell’inquinamento e dell’uso delle risorse nell’arco dell’intero
ciclo di vita2
. A tale definizione è strettamente collegato il
concetto dell’analisi del ciclo di vita, ovvero una metodologia
che concentra l’analisi non solo sugli impatti ambientali
di un prodotto o di un servizio direttamente associati al
sito produttivo ma dell’intero processo che porta alla
realizzazione di un prodotto o servizio.
Quindi, per semplificare, le fasi del ciclo di vita di un prodotto,
schematizzate in figura, possono essere l’estrazione
delle materie prime, la produzione, l’utilizzo del bene
(particolarmente rilevante per gli oggetti che necessitano
di energia elettrica o altre fonti di energia per il loro
funzionamento), fino alla sua dismissione che può portare
sia al riutilizzo sotto forma di materia (riciclaggio) o di energia
(termovalorizzazione), sia alla trasformazione in rifiuto.
Eco-innovazione
FIGURA 3: le diverse fasi del ciclo di vita di un prodotto.
MATERIA
PRIMA
PRODUZIONE
TRASPORTO
INSTALLAZIONE
UTILIZZO
MANTENIMENTO
SMALTIMENTO
DISCARICA
RIUTILIZZO RECUPERO
RIFIUTO
eco INNOVAZIONE
12
Questo approccio di tipo estensivo è molto importante in
quanto, se si considerasse un panorama troppo ristretto, si
potrebbe arrivare a delle conclusioni distorte sugli impatti
ambientali di un prodotto e non si avrebbero elementi
sufficienti per intervenire efficacemente con azioni volte ad
aumentare la sostenibilità ambientale.
Tornando al concetto di eco-innovazione, nonostante
si focalizzi su alcuni specifici aspetti che un’impresa
intende ottimizzare, considera sempre gli impatti ambien-
tali nell’ottica del ciclo di vita. Questo non vuol dire
necessariamente ideare nuovi prodotti e fornire nuovi
servizi, ma anche comprendere come contenere gli impatti
ambientali nelle modalità con cui essi sono progettati,
prodotti, utilizzati o riciclati.
I VANTAGGI NELL’AVVIARE PERCORSI
DI ECO-INNOVAZIONE
Introdurre interventi di eco-innovazione presenta moltepli-
ci vantaggi per le imprese e per il territorio in termini sia
economici che ambientali. Vediamone alcuni dei principali.
• Creazione di un nuovo modello d’impresa
Innanzitutto l’eco-innovazione rappresenta un importan-
te strumento conoscitivo per l’impresa che, attraverso
la fase di analisi, può identificare gli aspetti o le fasi del
proprio processo produttivo più rilevanti dal punto di vi-
sta ambientale ai fini di un loro contenimento. Oltretutto,
le imprese che introducono interventi di eco-innovazione
sono all’origine di ulteriori benefici ambientali, in quanto
migliorano i propri processi produttivi, incidono positiva-
mente non solo sui loro fornitori ma anche su altri elementi
della catena di valore - sia a monte che a valle - e gene-
rano innovazione. Un’impresa che integra ciò che viene
definito “il concetto di ciclo di vita” nelle sue strategie e nei
processi decisionali riduce al minimo l’impatto ambientale
delle sue attività, direttamente e indirettamente. Ad esem-
pio impatti che spesso non sono considerati dalle imprese,
perché non direttamente associati al loro processo produt-
tivo, sono quelli relativi alla filiera di approvvigionamento.
Il fulcro del processo di eco-Innovazione
è quello di sviluppare nuovi modelli
di business che siano sia competitivi
che rispettosi dell’ambiente riducendo
l’intensità di risorse(materiali
ed energetiche) necessarie alla
realizzazione di prodotti o servizi.
13
eco INNOVAZIONE
Come si può notare nella figura 4 per alcuni settori pro-
duttivi (il settore agroalimentare, i servizi finanziari, me-
dia, ecc.), gli impatti delle operazioni direttamente gestite
dalle aziende contribuiscano solo per una quota minore o
uguale al 20% degli impatti ambientali dell’intera filiera3
.
• Contenimento dei costi aziendali
Introdurre interventi per la riduzione dei propri impatti am-
bientali si traduce nel contenimento dell’uso di risorse ma-
teriali ed energetiche, nell’ottimizzazione della logistica di
trasporto e nella riduzione del volume dei rifiuti. Tutto que-
sto comporta benefici per le imprese riscontrabili in termini
di contenimento dei costi.
• Nuove opportunità di mercato
Il mercato mondiale dei beni e servizi “a bassa emissione di
carbonio” e “ambientali” rappresenta uno dei mercati più in-
teressanti ed in espansione negli ultimi anni. A livello mondiale
nel 2012 è stato valutato pari a 4,2 trilioni dei quali il 21% rap-
presenta la quota dell’UE. In media questo mercato è cresciu-
to ad un tasso annuo del 4%, anche durante la recessione4
,
contribuendo così a rendere l’economia verde uno dei settori
dal più forte potenziale di crescita in termini occupazionali.
• Conformità a standard e legislazioni in campo ambientale
Le aziende che eco-innovano i loro processi e prodotti lo
fanno per rispondere ai vincoli legislativi e per il crescente
numero di standard ambientali e sociali applicati a livello
di settore produttivo da clienti strategici (ad es. GDO).
3
State of Green Business (2013).
4
Department for Business, Innovations and Skills (2012) Low Carbon
Environmental Goods and Services.
FIGURA 4: il contributo degli impatti diretti a confronto
con gli impatti associati alla filiera di approvvigionamento
per diversi settori produttivi.
FONTE: State of Green Business (2013).
Percent Direct vs.Supply Chain Impacts by Super Sector
DIRECT IMPACTS
SUPPLY-CHAIN IMPACTS
100% 100%
80% 80%
60% 60%
40% 40%
20% 20%
0 0
Food&Beverage
Telecomm
Banks
Banks
RealEstate
Technology
Retail
Chemicals
Utilities
Oil&Gas
Insurance
Healthcare
Basic&Resources
Automobiles&Parts
Travel&Leisure
Construction
&Materials
IndustrialGoods
&Services
Personal&
HouseholdGoods
Financial
Services
©2013GreenBizGroupInc.(www.greenbiz.com)
14
Fasi del ciclo di vita Considerazioni ambientali Applicazioni a livello d’impresa
Estrazione delle
risorse
Riduzione delle pressioni e degli impatti
sull’ambiente limitando l’estrazione delle risorse
vergini e gli scarti.
Considerare risorse rinnovabili o secondarie (economia circolare).
Riduzione dei costi aumentando l’efficienza di estrazione.
Rispettare o anticipare le nuove normative in campo ambientale.
Aumentare la reputazione aziendale (CSR).
Produzione Utilizzo di un minor quantitativo
di risorse inclusa l’energia.
Utilizzo di materiali con minor impatti ambientali
(materiali alternativi).
Contenimento dell’inquinamento e dei rifiuti.
Riduzione dei costi di produzione migliorando l’efficienza energetica
e dei materiali o attraverso la sostituzione dei materiali.
Aumento del fatturato e dei profitti derivati dalle vendite di prodotti
e servizi efficienti dal punto di vista dell’uso delle risorse.
Rispettare o anticipare le nuove normative in campo ambientale
(incluse quelle relative all’eco-design).
Distribuzione Riduzione degli impatti, ad esempio, attraverso:
migliore soluzioni di design, riuso e riciclo degli
imballaggi, riduzione dei combustibili e dell’energia
nelle fasi di trasporto e immagazzinamento.
Riduzione dei costi.
Conformità normativa.
Uso Minor utilizzo di risorse, inclusi materiali, energia,
suolo ed acqua.
Ridurre l’inquinamento e i volumi di rifiuti.
Passaggio della vendita di prodotti ai servizi (sharing, leasing, ecc.).
Aumento della reputazione aziendale e del rapporto con i clienti.
Rispettare o anticipare le nuove normative in campo ambientale.
Tabella 1: Come possono essere adottate misure di eco-innovazione nelle diverse fasi del ciclo di vita di un prodotto
15
eco INNOVAZIONE
Value Proposition
Strumenti di analisi
Interventi di eco-innovazione
Strumenti di comunicazione ambientale
La parola alle imprese
Value
Proposition
Strumenti
di Analisi
Interventi
Comunicazione
Imprese
16
1. Ripensa al tuo modello d’impresa
Per mantenere o rafforzare la propria posizione sul merca-
to le aziende devono continuamente ripensare al proprio
modello d’impresa. Innovare il proprio modello d’impresa
è vitale per tutte le aziende e le organizzazioni per rima-
nere nel mercato o per avere vantaggi competitivi rispetto
alla concorrenza, assicurando nel contempo la redditi-
vità economica o la sostenibilità finanziaria delle proprie
operazioni. Ripensare al proprio modello di business non
implica necessariamente la totale rivisitazione della pro-
pria value proposition - ovvero del pacchetto di prodotti
e servizi che rappresenta un valore per un determinato
segmento di clienti - ma può tradursi anche nel miglio-
ramento dei processi produttivi o nella riconfigurazione
della struttura organizzativa.
Ma come si può integrare l’eco-innovazione
nel proprio modello d’impresa?
Introdurre principi di eco-innovazione nel proprio modello
d’impresa vuole dire cambiare la logica, le modalità o i
meccanismi con cui un’organizzazione offre valore per il
cliente e crea i relativi profitti, riducendo nel contempo l’u-
tilizzo di risorse naturali e limitando il rilascio di sostanze
nocive nell’arco del proprio ciclo di vita.
Tali principi possono essere applicati a livello di singola
impresa con diverse modalità a seconda di quelli che pos-
sono essere gli aspetti più rilevanti del processo produtti-
vo e dei possibili sviluppi futuri del mercato di riferimento,
quali ad esempio:
• 	modifiche progressive o piccoli miglioramenti
	 di un prodotto;
• 	la riprogettazione apportando significativi
	 cambiamenti in un prodotto, processo produttivo
	 o nella struttura organizzativa;
• 	la sostituzione del bene con prodotti similari
	 che possono soddisfare i medesimi bisogni;
• 	la creazione di prodotti o servizi totalmente nuovi
	 sul mercato.
Una domanda fondamentale per un’azienda che vuo-
le innovarsi dal punto di vista ambientale è come offrire
un bene o un servizio che sia redditizio dal punto di vi-
sta economico e che richieda un minor prelievo di risorse.
Riflettere su come soddisfare questo bisogno fondamen-
tale della clientela, sia essa di tipo industriale o il consu-
matore finale, è il primo passo per affrontare questa sfida.
Value Proposition
17
eco INNOVAZIONE
CHE DOMANDE PORSI
• 	Quale valore vogliamo offrire ai nostri clienti?
• 	Quali bisogni della clientela contribuiamo a soddisfare?
• 	Quali sono le attività e le risorse chiave che possono 	
	 aiutarci a offrire valore ai clienti (es. competenze,
	 risorse, partnership strategiche)?
• 	Quanto il nostro modello di business dipende
	 dalla possibilità dell’azienda o dei nostri clienti
	 di accedere e utilizzare risorse ed energia?
• 	Possiamo considerare modalità alternative
	 per soddisfare i bisogni della clientela
	 (ad es. sevizi di leasing, sharing, ecc.)?
DEFINISCI LE TUE PRIORITÀ
Prima di avviare un percorso di eco-innovazione è bene
focalizzare la propria attenzione sull’obiettivo che si vuole
ottenere in modo da assicurarsi di avere tutti gli elementi
necessari per raggiungerlo.
Qual è il tuo team?
Innanzitutto è importante definire il gruppo di lavoro “di
sostenibilità ambientale” composto da figure chiave azien-
dali che conosco e gestiscono direttamente i processi e
le attività dell’organizzazione. È importante includere nel
team persone appartenenti a diversi sezioni dell’azienda,
responsabili della produzione e referenti che comprendo-
no gli sviluppi futuri legislativi e del mercato.
Quale obiettivo ti poni?
Riunire ruoli aziendali con diverse competenze permette
di avere un quadro completo di quali possono essere gli
obiettivi che si pone l’azienda per la propria sostenibilità
ambientale. A seconda del diverso grado degli interventi
già effettuati dall’azienda in campo ambientale gli obiettivi
possono essere suddivisi in tre livelli (figura 5):
Fase iniziale
Conoscere meglio
la propria impresa
Migliorare l’efficienza
per ridurre l’impatto
ambientale e contenere
i costi
Identificare i fattori
di rischio e le opportunità
per la propria azienda
connesse all’ambiente
Definire e raggiungere
target di prestazione
ambientale per differenziarsi
dalla concorrenza
Fase intermedia
Anticipare i bisogni
e gli interessi della clientela
e dei principali operatori
economici
Fornire prestazioni
ambientali e prodotti
innovativi che attraggano
investimenti esteri e
consentano all’azienda
di valorizzare la propria
immagine e favorirli come
fornitori di prodotti e servizi
Fase avanzata
FIGURA 5: gli obiettivi che si può porre un’azienda nel campo
della sostenibilità ambientale.
18
2. Strumenti di analisi
Gli strumenti oggi disponibili per analizzare e qualificare la
propria produzione o il proprio marchio in termini ambien-
tali, sono numerosi e diversificati, in modo da rispondere
alle diverse esigenze e ai diversi obiettivi che caratteriz-
zano ciascuna impresa. Di seguito si riportano quelli più
diffusi, suddivisi per i due principali filoni: di processo e di
prodotto/servizio.
La scelta se privilegiare l’uno o l’altro filone, fermo re-
stando la possibilità di un approccio integrato e del faci-
le passaggio dall’uno all’altro, dipende dagli obiettivi che
l’impresa si è posta. L’innovazione ambientale di processo
porta ad una qualificazione dell’immagine aziendale e a
facilitare i rapporti dell’impresa con i principali stakehol-
ders ed il territorio. L’innovazione ambientale di prodotto/
servizio mira ad ottenere direttamente vantaggi competi-
tivi sul mercato e si rivolge quindi ai clienti, siano essi gli
acquirenti di una catena di subfornitura, il sistema produt-
tivo, i consumatori finali e la Pubblica Amministrazione.
FIGURA 6: percorsi di eco-innovazione a livello di processo
produttivo e prodotto.
VALUE PREPOSITION
ANALISI
INTERVENTO
COMUNICAZIONE
PROCESSO
PRODUTTIVO
PRODOTTO
Stakeholders
PA
Clienti
Associazioni
Cittadini
Mercato
Utente finale
Cliente intermedio
PA -> GPP
Sistemi di
Gestione
Ambientale
(SGA)
Life Cycle
Assessment
(LCA)
Life Cycle
Assessment
(LCA) ))
Cleaner
Technologies
Best
Available
Techniques
Eco-design
))
COMUNICAZIONE
AMBIENTALE
D’IMPRESA
COMUNICAZIONE
AMBIENTALE
DI PRODOTTO ))
INDIVIDUAZIONE
PRIORITÀ AZIENDALI
DEFINIZIONE
STRATEGIA
))
Strumenti di Analisi
19
eco INNOVAZIONE
2.1 Strumenti di analisi a livello di processo produttivo/organizzazione
IL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE
(EMAS ed ISO 14001)
Cos’è?
Il Sistema di Gestione Ambientale (SGA) è la parte del si-
stema di gestione aziendale complessivo che comprende
la struttura organizzativa, le responsabilità, le prassi, le
procedure, i processi e le risorse per definire ed attuare
la Politica Ambientale di un’organizzazione.
Le norme di riferimento per l’implementazione di un SGA
sono il Regolamento (CE) 1221/2009 EMAS sull’adesione
volontaria delle organizzazioni a un sistema comunitario
di ecogestione e audit (EMAS) e la norma internazionale
UNI EN ISO 14001:2004 “Sistemi di Gestione Ambientale
- Requisiti e guida per l’uso”.
Per chi è?
Per tutte le organizzazioni di carattere industriale e non.
A cosa serve un Sistema di Gestione Ambientale?
Un Sistema di Gestione Ambientale permette di affrontare
la tematica ambientale in parallelo al processo produttivo
e/o di erogazione del servizio, realizzando una più efficien-
te gestione di tutti gli aspetti coinvolti (sia strettamente am-
bientali che tecnologici ed organizzativi), identificando, ove
possibile, le opportunità di risparmio e razionalizzazione
(risorse naturali, materie prime ed ausiliarie, risorse idriche
ed energetiche, ecc.) e garantendo il mantenimento delle
conformità alle prescrizioni di legge e alle altre norme.
L’implementazione di un SGA prevede un più trasparente
rapporto con le parti interessate: in primo luogo è previsto
un forte coinvolgimento del personale interno attraverso
una continua attività di formazione e sensibilizzazione, in
secondo luogo, con l’esterno attraverso la diffusione e/o
comunicazione di informazioni utili a rendere noto l’impe-
gno assunto con la Politica ambientale.
I Sistemi di Gestione Ambientale, così come tutti i sistemi
di qualità, si basano sul principio del miglioramento conti-
nuo attuato secondo il Ciclo di Deming costituito da quat-
tro momenti principali (Plan, Do, Check e Act):
• 	 la pianificazione, ovvero la definizione degli obiettivi
	 e degli interventi da intraprendere per le aree
	 maggiormente critiche dal punto di vista ambientale 	
	 (che sono state individuate attraverso l’esecuzione 		
	 di un’analisi ambientale iniziale), ai fini del rispetto 		
	 della politica ambientale dell’organizzazione,
	 del miglioramento continuo delle prestazioni 	
	 ambientali;
• 	 l’attuazione, ovvero, l’applicazione pratica dei vari
	 elementi che costituiscono il sistema di gestione
	 ambientale e le loro interazioni;
?
20
?
Strumenti di Analisi
• 	 il controllo/riesame, ovvero, la verifica di quanto
	 realizzato nel corso del tempo per valutarne
	 la continua adeguatezza rispetto alla politica
	 ambientale, agli obiettivi e traguardi, alle prescrizioni 	
	 legali e alle altre prescrizioni e la necessità
	 di apportare modifiche;
• 	 l’azione, ovvero, la messa in atto di misure idonee
	 a migliorare in continuo la prestazione del sistema
	 di gestione ambientale in base alle risultanze
	 della verifica.
LIFE CYCLE ASSESSMENT (LCA)
Cos’è?
La prima definizione di Life Cycle Assessment (LCA) è
quella del SETAC (Society of Environmental Toxicology
and Chemistry) nel 1993. Nel 1997 è pubblicata la norma
internazionale ISO 14040, aggiornata nel 2006, che for-
nisce la seguente definizione del Life Cycle Assessment
(valutazione del ciclo di vita): “compilazione e valutazione
attraverso tutto il ciclo di vita dei flussi in entrata ed usci-
ta, nonché i potenziali impatti ambientali, di un Sistema di
prodotto”. Dove per ciclo di vita si intendono le fasi con-
secutive interconnesse di un sistema di prodotti, a partire
dall’acquisizione di materie prime o dalla generazione di
risorse naturali, fino allo smaltimento finale. La metodolo-
gia LCA è definita in tutte le sue fasi da standard (serie ISO
14040) che delineano la procedura da seguire per stilare
uno studio di LCA e per definire la qualità dei dati utilizzati
nello studio affinché sia chiaro e riproducibile.
Per chi è?
L’LCA si è dimostrato un utile strumento tecnico per le
aziende e per le Pubbliche Amministrazioni, ma anche uno
strumento d’informazione per il cittadino. In particolare,
uno studio di LCA a livello di organizzazione si consiglia
sia ad aziende collocate nella filiera di produzione come
subfornitrici di processi o semilavorati non facilmente ri-
conducibili ad un prodotto caratteristico sia ad aziende
che producono un’ampia gamma di prodotti finiti.
A cosa serve uno studio di LCA?
Attraverso lo studio di LCA si individuano gli impatti ambien-
tali potenziali associati ad un’organizzazione, un prodotto o
un servizio e si identificano le fasi più rilevanti in termini d’im-
patti ambientali. È possibile così proporre interventi miglio-
rativi che abbiano benefici a livello globale evitando azioni
che, agendo su singoli step, favoriscano il trasferimento di
impatti in altri compartimenti o in altre fasi. Applicata a livello
di organizzazione, l’LCA permette di quantificare gli impatti
ambientali connessi alle diverse attività gestite direttamente
o indirettamente dall’organizzazione, includendo quindi la
21
eco INNOVAZIONE
catena di approvvigionamento (dall’estrazione delle materie
prime, alla produzione, all’uso e alla gestione finale dei rifiuti).
CARBON FOOTPRINT DI ORGANIZZAZIONE
Cos’è?
L’impronta di carbonio (o carbon footprint) è la misura
dell’ammontare totale delle emissioni di gas ad effetto
serra causate direttamente o indirettamente da un indivi-
duo, un’organizzazione, un evento o un prodotto (Carbon
Trust). Rispetto ad uno studio di LCA completo, la car-
bon footprint considera solo gli effetti sul cambiamento
climatico, fornendo quindi indicazioni parziali dei poten-
ziali impatti ambientali del processo, prodotto o servizio
analizzato.
Nel caso specifico della carbon footprint di organizzazio-
ne, tale strumento è normato a livello internazionale dalla
ISO 14064.
Per chi è?
È uno strumento che si adatta ad essere applicato a tutte
le aziende che intendono avviare un percorso di eco-inno-
vazione in quanto analizza gli impatti ambientali dell’orga-
nizzazione sul cambiamento climatico. Lo studio di carbon
footprint può essere più o meno approfondito a seconda
delle tipologie di emissioni considerate nell’analisi.
A cosa serve uno studio di carbon footprint
di organizzazione?
Attraverso lo studio di carbon footprint si individuano gli
impatti ambientali potenziali associati ad un’organizzazio-
ne sul cambiamento climatico e il contributo delle diverse
categorie di emissioni sull’impatto complessivo dell’orga-
nizzazione. A seconda del grado di dettaglio dell’analisi,
lo studio permette di quantificare gli impatti ambientali
connessi alle diverse attività gestite direttamente o indi-
rettamente dall’organizzazione (classificate come altre
emissioni indirette), includendo quindi la catena di ap-
provvigionamento.
?
?
22
2.2 Strumenti di analisi a livello di prodotto
LIFE CYCLE ASSESSMENT (LCA)
Per chi è ?
Uno studio di LCA a livello di prodotto si consiglia ad aziende
che intendono approfondire le conoscenze del proprio siste-
ma produttivo ed avviare interventi di mirati di miglioramento
delle performance ambientali a livello di prodotto. Rappre-
senta, inoltre, lo strumento di analisi da adottare per effettua-
re una Dichiarazione Ambientale sul prodotto (vedi sezione
3.2). La scelta dell’oggetto di analisi su cui focalizzare l’anali-
si dovrebbe essere orientata verso un prodotto di particolare
interesse per il core business aziendale (prodotto di punta,
lancio di un nuovo prodotto con specifiche caratteristiche
ambientali, ecc.) per poter comunicare al meglio al proprio
utente finale il percorso di eco-innovazione implementato.
A cosa serve uno studio di LCA?
Oltre alle motivazioni già esposte nella sezione 2.1, uno
studio di LCA applicato ad un prodotto o servizio permette
di identificare le fasi del ciclo di vita in cui si concentra-
no maggiormente le criticità ambientali. In questo modo è
possibile proporre interventi migliorativi al fine di ottimiz-
zare le risorse necessarie nella fase di intervento, massi-
mizzando nel contempo i benefici ad essi associati.
Uno studio di LCA può essere condotto anche in forma
semplificata per effettuare uno studio di screening sull’inte-
ro ciclo di vita di un prodotto o servizio al fine di identificare
gli hot spot del sistema analizzato ed individuare le aree in
cui è necessario intervenire con un’analisi più approfondita.
L’LCA è un valido strumento tecnico di supporto per de-
finire se e quanto un prodotto è “verde” ed è alla base
di sistemi e strumenti quali ad esempio:
• Etichette e dichiarazioni (Ecolabel, autodichiarazioni, 	
	 Dichiarazioni Ambientali di Prodotto - DAP)
	 i cui principi sono definiti nella ISO 14020;
• 	Sistemi di Gestione Ambientale (EMAS, ISO 14001)
•	Life Cycle Costing (basato sullo stesso approccio
	 dell’LCA ma utilizzando flussi economici).
CARBON FOOTPRINT DI PRODOTTO
Cos’è?
La carbon footprint di prodotto considera le emissioni
di gas ad effetto serra generate nell’arco dell’intero ciclo
di vita del prodotto, dall’estrazione delle materie prime,
passando per la fase di produzione, distribuzione, uso e
smaltimento del bene e dei relativi imballaggi. I risultati
dell’analisi sono espressi in tonnellate di CO2 equivalen-
ti. Uno studio di carbon footprint di prodotto deve essere
condotto secondo i requisiti stabiliti dalla norma ISO/TS
ISO 14067 pubblicata nel 2013.
Strumenti di Analisi
?
23
eco INNOVAZIONE
Per chi è?
È uno strumento che si adatta ad essere applicato a tutte
le aziende che intendono avviare un percorso di eco-inno-
vazione a livello di prodotto in quanto analizza gli impatti
ambientali associati al prodotto solo sul cambiamento cli-
matico.
A cosa serve uno studio di carbon footprint di prodotto?
La carbon footprint di prodotto consente di analizzare gli
impatti nell’arco del ciclo di vita di un prodotto per un’u-
nica categoria d’impatto: il riscaldamento globale. Nono-
stante quest’ultimo rappresenti attualmente una delle più
grandi sfide ambientali, esistono altri problemi ambien-
tali - quali ad esempio la scarsità di risorse naturali non
rinnovabili, la perdita di biodiversità, ecc - che non sono
presi in considerazione nel calcolo della carbon footprint.
Pertanto un’azienda che vuole adottare interventi di mi-
glioramento delle performance ambientali sul prodotto
sulla base dei risultati dello studio di carbon footprint deve
tener presente le limitazioni associate a questo strumento.
24
3. Interventi di eco-innovazione
Gli interventi che possono essere adottati per tradurre i risul-
tati emersi dalla fase di analisi in un effettivo miglioramento
delle performance ambientali dell’organizzazione o del pro-
dotto sono molteplici e si differenziano in funzione del diverso
grado di intervento (risorse economiche e temporali). A titolo
esemplificativo, si riportano gli interventi di contenimento de-
gli impatti ambientali già avviati dalle imprese coinvolte nella
sperimentazione del progetto ALPSTAR (figura 7 e 8).
Non potendo essere esaustivi delle varie tipologie di inter-
venti che possono essere introdotti a livello di processo pro-
duttivo o di prodotto, si riportano di seguito i riferimenti ed
una breve descrizione di guide tecniche o metodologie che
possono essere adottate per effettuare interventi di eco-in-
novazione.
ENERGICI AZI
ENDALI
CONTENIMENTO
CONSUMI
DELLEMATERIEPRIME
DITRASPORTO
SCARTI
DIPRODUZIONE
VALORI
ZZAZIONEDEGLI
OTTIMIZZAZIONELOGISTICA
Installazione di
impianti a ponte
rinnovabile
Accordi con altre
aziende
per ottimizzazione
aspetti logistici
Acquisto di energia
proveniente da
fonti rinnovabili
Sostituzione macchinari
con migliori prestazioni
energetiche
Valorizzazione
energetica
degli scarti
Riutilizzo degli scarti
da parte di altre
filiere produttive
Riutilizzo degli scarti
internamente
all’azienda
DELLEMATDITRASP
SCARTI
DIPRODUZIONE
VALORI
ZZAZIONEDEGLI
OTTIMIZZAZION
aziende
per ottimizzazione
aspetti logistici
Valorizzazione
energetica
degli scarti
Riutilizzo degli scarti
da parte di altre
filiere produttive
Riutilizzo degli scarti
internamente
all’azienda
CRITERI AMB
IENTALI
DELLEMATERIEPRIME
DITRASPORTO
DILA
VORAZIONE
DEGLISC
ARTIDELPROCESSO
OTTIMIZZAZIONELOGISTICA
VALO
RIZZAZIONE
Accordi con altre
aziende
per ottimizzazione
aspetti logistici
Scelta di nuovi
materiali con ridotto
impatto ambientale
Riduzione di
volume/peso
imballaggi
Valorizzazione
energetica
degli scarti
Riutilizzo degli scarti
internamente
all’azienda
PACKAGING
S
ECONDO
RIPROGETTAZI
ONEDEL
FIGURA 7-8: interventi di eco-innovazione realizzati
dall’imprese coinvolte nel progetto ALPSTAR a livello
di processo produttivo (a sx) e di prodotto (a dx).
Interventi di eco-innovazione
25
eco INNOVAZIONE
3.1 Interventi a livello di processo produttivo
CLEANER TECHNOLOGIES E BEST AVAILABLE
TECHNIQUES (BAT)
Cosa sono?
Le tecnologie pulite (Cleaner Technologies), associate a
corrette attività gestionali, costituiscono uno strumento
per il miglioramento delle produzioni, per la riduzione de-
gli impatti ambientali e la qualificazione di aree territoriali.
Esse adottano misure di prevenzione dell’inquinamento
ed implicano l’utilizzo delle “migliori tecniche disponibi-
li” (BAT) che, come definite nella direttiva 96/61/CE, sono
“la più efficiente e avanzata fase di sviluppo di attività e
relativi metodi di esercizio indicanti l’idoneità pratica di
determinate tecniche a costituire, in linea di massima, la
base dei valori limite di emissione intesi ad evitare oppu-
re, ove ciò si riveli impossibile, a ridurre in modo generale
le emissioni e l’impatto sull’ambiente nel suo complesso”.
Dove per “Tecniche” si intende sia le tecniche impiegate
sia le modalità di progettazione, costruzione, manutenzio-
ne, esercizio e chiusura dell’impianto; “disponibili” sta ad
indicare le tecniche sviluppate su una scala che ne con-
senta invece senta l’applicazione in condizioni economi-
camente e tecnicamente valide nell’ambito del pertinente
comparto industriale.
Per chi sono?
Per le imprese cui viene fornita la possibilità di rispettare
adempimenti ambientali imposti dalle normative e che ve-
dono premiata la ricerca del miglioramento continuo del
potenziale tecnologico.
A cosa servono?
Gli impianti industriali (nuovi, ma anche quelli esistenti)
nel richiedere l’autorizzazione all’esercizio, sono tenuti ad
adottare le migliori tecnologie disponibili (BAT) al fine di
eliminare, o qualora non fosse possibile, ridurre le emis-
sioni in aria, acqua e suolo (comprese le misure relative
ai rifiuti), per conseguire un livello elevato di protezione
dell’ambiente nel suo complesso. Le BAT, infatti, riguar-
dano tutti gli aspetti del funzionamento di un’industria
che hanno impatti sui vari comparti ambientali. L’obiettivo
generale di un approccio integrato deve essere quello di
migliorare la gestione e il controllo dei processi industria-
li per garantire la tutela dell’ambiente adottando tutte le
opportune misure di riduzione dell’inquinamento. L’appli-
cazione delle BAT in ogni compartimento specifico può
contribuire ad ottimizzare i consumi delle materie prime,
idrici ed energetici ma anche minimizzare la quantità di
rifiuti e delle emissioni.
?
26
ECO-DESIGN
Che cos’è?
L’eco-progettazione è la considerazione dei fattori ambien-
tali nella progettazione e nello sviluppo di prodotti e servizi.
L’eco-progettazione è inserita al pari di altri importanti requi-
siti che solitamente si considerano nei processi di progetta-
zione come ad esempio la qualità, la legislazione, i costi, la
funzionalità, la durabilità, l’ergonomica l’estetica ed i fattori di
salute e sicurezza. Come risultato i prodotti di eco-progetta-
zione sono innovativi, hanno migliori prestazioni ambientali
e sono di qualità almeno pari allo standard di mercato.
Gli standard internazionali specifici per l’ecodesign sono
il rapporto tecnico UNI EN ISO/TR 14062:2007 e la UNI
ISO 14006:2011.
Per chi è?
Per tutte le aziende che producono servizi e prodotti finiti,
quindi indirizzati al mercato, o componenti e semilavorati.
A cosa serve l’eco-progettazione?
Le decisioni prese durante la progettazione di prodotti e
servizi determinano largamente il loro impatto potenziale
sull’ambiente. I materiali, la forma, il peso, i processi di
produzione, la durata, ecc., sono aspetti cruciali che de-
vono essere considerati in dettaglio per prevenire o mini-
mizzare gli impatti dei prodotti e servizi finiti.
L’eco-progettazione utilizza un approccio integrato nella
relazione tra prodotti e servizi e l’ambiente su tre livelli:
•	considera l’intero ciclo di vita del prodotto o servizio;
• 	il prodotto è considerato come un sistema, in cui tutti 	
	 gli elementi che servono ad un prodotto per sviluppare
	 le sue funzioni (consumi , imballaggi, reti energetiche, 	
	 ecc.) devono essere valutati;
• 	viene utilizzato un approccio “multicriterio”,
	 tutti i differenti impatti ambientali, che possono
	 essere generati dal sistema prodotto durante il suo 		
	 ciclo di vita, sono valutati in modo da evitare
	 il trasferimento dell’impatto tra le diverse categorie
	 d’impatto (ad esempio riduzione delle risorse, effetto 	
	 serra, tossicità, ecc.) e tra le fasi del ciclo di vita.
Questo approccio integrato facilita l’uso dell’eco-proget-
tazione in combinazione con altri strumenti per l’eco-in-
novazione.
Il processo di progettazione tradizionale può essere adot-
tato nell’eco-progettazione inserendo alcuni semplici
cambiamenti. La portata di questi cambiamenti dipende
dagli obiettivi della propria azienda. Una panoramica di
come si possano inserire criteri di eco-innovazione nella
progettazione di un nuovo prodotto o nella sua riprogetta-
zione sono riassunti in figura 9.
3.2 Interventi a livello di prodotto
?
Interventi di eco-innovazione
27
eco INNOVAZIONE
FIGURA 9: come includere criteri ambientali nelle diverse fasi di progettazione di un prodotto.
PROCESSI
DI PROGETTAZIONE
CONVENZIONALI
ASPETTI INNOVATIVI
DEL PROCESSO
DI ECO-INNOVAZIONE
Valutazione delle
esigenze ambientali
Creazione di un gruppo
di eco-progettazione
Valutazione ambientale
di un prodotto o servizio di riferimento
Valutazione e selezione
delle strategie di eco- progettazione
Comunicazione delle caratteristiche
ambientali dei prodotti e servizi
Valutazione del processo di eco-progettazione
e studio di nuove tecnologie
Proposta e briefing
(Ri) Progettazione
e sviluppo di prodotto/processo
Produzione
Lancio sul mercato
28
4.1 Strumenti di comunicazione a livello di organizzazione
DICHIARAZIONE AMBIENTALE
Che cos’è?
La Dichiarazione Ambientale è un documento che rias-
sume al pubblico e ad altri soggetti interessati informa-
zioni sull’impatto e sulle prestazioni ambientali dell’or-
ganizzazione nonché sul continuo miglioramento della
prestazione ambientale. Rappresenta una parte obbliga-
toria dei Sistemi di Gestione Ambientale (SGA) secondo
il regolamento EMAS e quindi un requisito fondamentale
per la validazione di un SGA da parte di un verificatore.
Generalmente la Dichiarazione Ambientale fa riferimento
alle singole unità locale o sito dell’azienda. rappresenta
una parte obbligatoria dei Sistemi di Gestione Ambientale
(SGA) secondo il regolamento EMAS, e quindi un requisito
fondamentale per la validazione di un SGA da parte di un
verificatore.
Per chi è?
Per tutte le aziende che vogliono valorizzare il legame
con il territorio.
A cosa serve una Dichiarazione Ambientale?
La Dichiarazione Ambientale deve fornire:
•	una chiara descrizione dell’azienda, una sintesi
	 delle sue attività e dei suoi prodotti e servizi,
	 nonché delle sue relazioni con le eventuali
	 organizzazioni capo gruppo;
•	la Politica Ambientale dell’organizzazione e una breve 	
	 illustrazione del suo Sistema di Gestione Ambientale;
• 	una descrizione di tutti gli aspetti ambientali
	 significativi, diretti e indiretti, che determinano
	 impatti ambientali significativi dell’organizzazione
	 e una spiegazione della natura degli impatti connessi
	 a tali aspetti ed infine una descrizione degli obiettivi
	 e dei target ambientali;
• 	una sintesi dei dati disponibili sulle prestazioni
	 dell’organizzazione rispetto ai suoi obiettivi
	 e traguardi ambientali per quanto riguarda gli impatti 	
	 ambientali significativi.
?
Strumenti di comunicazione ambientale
29
eco INNOVAZIONE
LE ETICHETTE AMBIENTALI
Negli ultimi anni si è registrato un grande interesse a livel-
lo europeo sui marchi di prodotto, la cui finalità principa-
le è quella di fornire informazioni ai consumatori. Oltre a
misure obbligatorie riguardanti principalmente aspetti di
sicurezza dei prodotti, sono nati una serie di marchi na-
zionali di prodotto a carattere volontario mirati a fornire
informazioni di carattere ambientale. La norma UNI EN
ISO 14020, che rappresenta il riferimento in materia, ha
stabilito i principi guida per lo sviluppo e l’utilizzo di eti-
chette e dichiarazioni ambientali. Lo standard ha definito
tre principali categorie di etichette ambientali (tabella 2):
4.2 Strumenti di comunicazione a livello di prodotto
Standard di riferimento
ETICHETTE DI I TIPO UNI EN ISO 14024 – Etichette e dichiarazioni ambientali - Etichettatura ambientale di Tipo I
Principi e procedure
ETICHETTE DI II TIPO UNI EN ISO 14021 - Etichette e dichiarazioni ambientali - Asserzioni ambientali auto-dichiarate
(etichettatura ambientale di Tipo II)
ETICHETTE DI III TIPO UNI EN ISO 14025 - Etichette e dichiarazioni ambientali - Dichiarazioni ambientali di Tipo III
Principi e procedure
Tabella 2: Gli standard di riferimento per lo sviluppo delle etichette ambientali
?
30
ETICHETTE DI I TIPO
Che cosa sono?
Sono etichette multi-criterio che identificano i prodot-
ti di eccellenza ambientale con ridotti impatti ambientali
nell’intero ciclo di vita. Sono assegnate sulla base di spe-
cifici criteri di riconoscimento dell’eccellenza ambientale,
diversi per ogni categoria di prodotti. Prevedono una con-
valida da parte di un verificatore accreditato.
Per chi sono?
Sono rivolte a tutte le aziende che vogliano comunicare le per-
formance ambientali dei propri prodotti o servizi, se rientranti
nelle categorie per le quali sono stati messi a punto i criteri.
A cosa servono?
La principale funzione è comunicare al mercato l’eccellenza
ambientale di un prodotto o servizio, fornendo ai consumatori
informazioni di performance ambientali certificate e credibili
in modo da stimolare la domanda. La loro adozione diven-
ta, da un lato, uno strumento di comunicazione ambientale
e, dall’altro, un’opportunità per l’azienda di migliorare la ge-
stione ambientale dei propri prodotti/servizi, implementando
criteri ecologici. Infine, in un’ottica di filiera o di Green Public
Procurement (acquisti verdi), il possesso di tale etichettatura
può servire a semplificare la dimostrazione del possesso dei
requisiti richiesti da fornitori e acquirenti.
AUTODICHIARAZIONI - ETICHETTE DI II TIPO
Che cosa sono?
Sono delle auto-dichiarazioni del produttore in merito alle
caratteristiche ecologiche del prodotto. Non richiedono il
rispetto di requisiti specifici e non prevedono la verifica di
parte terza, ma le informazioni fornite devono comunque
essere verificabili, esatte e pertinenti, come definito dalla
ISO 14020, perché risultino attendibili per i consumatori.
?
FIGURA 10: (a dx) il marchio europeo Ecolabel (a sx),
il marchio tedesco “l’Angelo Blu” (al centro)
e il marchio scandinavo “Nordic Swan” (a dx).
NO
RDIC ECOLAB
EL
Strumenti di comunicazione ambientale
?
31
eco INNOVAZIONE
Per chi sono?
Sono utilizzabili da tutte le imprese che producono pro-
dotti o erogano servizi direttamente al consumatore.
A cosa servono?
Queste tipologie di etichette sono state pensate per pro-
muovere prodotti e sevizi in base alle caratteristiche “verdi”
e per comunicare l’impegno dell’azienda verso l’ambiente.
Permettono di rafforzare la percezione di qualità di pro-
dotti/servizi e di comunicare indirettamente l’esistenza di
una politica ambientale dell’azienda. Servono, inoltre, per
comunicare azioni di eco-design: alcuni criteri ambientali e
funzionali definiti per ottenere l’etichetta ecologica posso-
no essere infatti il frutto di un’attività di ricerca sul prodotto
per migliorarne alcuni aspetti dal punto di vista ambienta-
le. Poiché la comunicazione veicolata tramite le etichette
sia efficace, essa deve essere elaborata in modo tale da
essere facilmente comprensibile concettualmente (ad es. il
logo Möbius, il simbolo del riciclaggio) e apposta in modo
visibile, in modo da funzionare da elemento attrattivo.
DICHIARAZIONI AMBIENTALI DI PRODOTTO (DAP)
ETICHETTE DI III TIPO
Che cosa sono?
Le dichiarazioni ambientali di prodotto (o Environmental
Product Declarations - EPD) sono strumenti che, basan-
dosi sulla valutazione del ciclo di vita (LCA) ,permettono di
qualificare e quantificare la prestazione ambientale com-
plessiva di un prodotto/servizio, attraverso la comunica-
zione di informazioni oggettive, confrontabili e credibili.
Tra i diversi sistemi di EPD, il più utilizzato e noto a livel-
lo internazionale è l’International EPD® System, di origine
svedese, molto utilizzato anche in Italia, di cui DAP è l’a-
cronimo italiano.
Per chi sono?
Possono essere utilizzati da produttori che realizzano pro-
dotto finiti e/o importatori o fornitori di prodotti intermedi.
La DAP per la complessità e la completezza dei contenuti
è nata come strumento di comunicazione business-to-bu-
siness (B2B) ma può rappresentare il punto di partenza
per sviluppare una comunicazione ambientale al consu-
matore avvalorata dall’ottenimento della certificazione.
A cosa servono?
Permettono alle aziende di divulgare informazioni ambien-
tali relative ai propri prodotti indipendentemente dalla loro
FIGURA 11:
Alcuni esempi
di etichette
di II tipo.
A sx è rappresentato
il simbolo
del riciclaggio.
32
natura e posizione nella filiera produttiva. Inoltre la DAP
facilita il confronto tra prodotti/servizi attraverso parametri
condivisi standardizzati, le regole di categoria di prodotto
(Product Categories Rules).
Altra importante caratteristica è quella di sensibilizza-
re e coinvolgere gli anelli della filiera, favorire il flusso di
informazioni, favorire l’acquisto di prodotti EPD nelle or-
ganizzazioni certificate ISO/EMAS. Inoltre, permettono di
accedere attraverso un canale preferenziale ai bandi di
fornitura “verdi”, messi a punto dalla P.A., in un contesto
di GPP.
I produttori possono usare le DAP come benchmark, per
il posizionamento e le performance dei propri prodotti/
servizi, ma anche come sistema di controllo/selezione dei
fornitori.
FIGURA 12: il simbolo dell’intenational EPD®
System.
Strumenti di comunicazione ambientale
33
eco INNOVAZIONEeco INNOVAZIONE
La parola alle imprese
L’attività pilota svolta nell’ambito del progetto ALPSTAR
ha avuto come finalità quella di avviare percorsi di eco-in-
novazione su un nucleo di 7 imprese, appartenenti a diver-
si settori produttivi rappresentativi del tessuto produttivo
veneto.
I percorsi sono stati modulati e adattati a seconda delle
caratteristiche organizzative e produttive delle imprese e
delle richieste del loro mercato di riferimento.
Si riportano di seguito le testimonianze di alcune aziende
che hanno partecipato al progetto.
Le aziende che hanno partecipato al progetto
ALPSTAR:
Francesco Barduca S.r.l.
Via Piovega, 41/C 35010 Borgoricco (PD)
Sito web: http://www.barduca.it
Falegnameria Roncato S.r.l.
Via G. Puccini, 9 - 35012 Camposampiero (PD)
Sito web: http://www.falegnameriaroncato.com
Gruppo editoriale Finegil S.p.A. - Divisione Nord Est
Via Tommaseo, 65/B - 35131 Padova
L.T. Lamiere Tagliate S.p.A.
Via Cesare Battisti, 55 - 35010 Limena (Pd)
Sito web: http://www.lamieretagliate.com/
Pedon S.p.A.
Via del Progresso 32 - 36060 Molvena (VI)
Sito web: www.pedon.it
P.E.T. Engineering S.r.l.
Via Celtica, 26/28 - Z.I. Ungheresca SUD
31020 San Vendemiano (TV)
Sito web: http://www.petengineering.com/
Sirca S.p.A.
Viale Roma 85,35010 S. Dono di Massanzago (PD)
Sito web: http://www.sirca.it/
34
AZIENDA FRANCESCO BARDUCA S.R.L.
L’azienda Barduca nasce come piccola realtà agricola alla
fine degli anni ‘70, dal sogno di due giovani, Francesco
Barduca e Rossi Anna Maria. Negli anni l’azienda agricola
si espande, si attrezza per la produzione in serra, poten-
zia la commercializzazione e punta sui prodotti di quarta
gamma già lavati e confezionati.
Nasce cosi la Barduca S.r.l., che alla fine degli anni ’90
fa un’altra scelta fondamentale per la sua storia: la cer-
tificazione Biologica. Oggi l’azienda, che conta circa 40
ettari in produzione biologica a Borgoricco (PD) e una rete
di selezionati fornitori, garantisce i suoi prodotti secon-
do salubrità e genuinità. Inoltre risponde alle esigenze di
chi acquista fornendo prodotti pronti all’uso, già lavati e
mondati, non perdendo di vista i valori della sostenibilità
ambientale e sociale.
I prodotti: l’azienda produce prodotti biologici e tradi-
zionali quali insalate, spinaci ed erbe aromatiche sfusi, in
ciotole, in vaschetta o in busta.
ANALISI EFFETTUATA:
analisi semplificata (vedi sezione 2.2) sulla rucola biologica
confezionata in vaschette di plastica PET sigillata con film
plastico termosaldabile.
OBIETTIVO DELLO STUDIO: è stato analizzato il profilo ambientale
del processo di lavorazione e confezionamento della rucola e valutati
gli impatti ambientali associati ai diversi materiali che possono
essere utilizzati per l’imballaggio primario del prodotto
(plastica PET, plastica PET riciclata, cartone, bioplastica).
Settore Agro-Alimentare
35
La parola a Francesco Barduca e Anna Maria Rossi -
AZIENDA FRANCESCO BARDUCA S.R.L.
Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto ad analizzare
gli impatti del vostro prodotto?
Un’azienda agricola che crede nella valorizzazione del proprio ter-
ritorio e si rivolge ad un mercato anche Nord Europeo non può non
interrogarsi sul suo impatto ambientale, sia per un’esigenza etica
sia per la propria strategia commerciale.
Quali sono i vantaggi che prevedete legati all’avvio
di un percorso di eco-innovazione?
Monitorare l’impatto ambientale significa anche individuare le
criticità migliorabili, con benefici su tutta la produzione. Inoltre le
persone che acquistano i nostri prodotti sono sensibili a queste te-
matiche: vogliamo dare voce a questa sensibilità anche nel nostro
piccolo e rendere la nostra produzione sempre più ecosostenibile.
Che requisiti in campo ambientale vi richiede il vostro
mercato di riferimento?
Il nostro mercato di riferimento chiede, oltre alle continue garanzie
analitiche che comprovano la salubrità del nostro prodotto biolo-
gico, anche il medesimo rispetto per i siti produttivi. In campo am-
bientale inoltre è fondamentale la scelta delle risorse energetiche
impiegate, la buona gestione logistica, l’impegno verso packaging
sempre meno impattanti.
Che informazioni avete acquisito nell’ambito
della sperimentazione del progetto ALPSTAR?
La parte più interessante del progetto riguarda proprio lo stu-
dio effettuato sugli imballaggi. Dall’analisi è emerso che sosti-
tuendo le vaschette in polipropilene, che attualmente vengono
utilizzate per il confezionamento di molti prodotti, con quelle
in PET riciclato o in bioplastiche possiamo diminuire di molto
il nostro impatto, in particolare sul fronte del cambiamento cli-
matico. Un’altra importante riflessione è stata fatta sull’impatto
dei nostri consumi elettrici, necessari alla fase di lavorazione e
per il mantenimento della catena del freddo. Stiamo in tal senso
valutando di ampliare la copertura di pannelli solari, già integrati
nell’azienda agricola, anche sul tetto del sito di lavorazione per
rispondere a questa esigenza con una maggiore percentuale di
risorse rinnovabili.
L’ESPERIENZA NELL’AMBITO DEL PROGETTO ALPSTAR
eco INNOVAZIONE
36
GRUPPO PEDON S.P.A.
Fondata nel 1984 dai tre fratelli Pedon, come azienda di-
stributiva all’ingrosso di prodotti alimentari, Pedon è oggi
presente capillarmente in tutti i moderni canali distributivi,
sia con prodotti a proprio marchio, sia come private label
per la GDO con oltre 100 linee a marchio privato, ed ol-
tre 3.000 referenze. Punto distintivo e di forza del Gruppo
Pedon è la rete globale di approvvigionamento, presente
in 15 Paesi nei 5 continenti, che tramite la divisione Acos
riesce a garantire nel tempo elevati livelli qualitativi ed
il controllo totale delle filiere di approvvigionamento. Il
Gruppo Pedon con sede a Molvena (VI) è oggi è il punto
di riferimento a livello mondiale per la lavorazione, il con-
fezionamento e la distribuzione di legumi e cereali secchi.
I prodotti: Le aree di business dell’azienda, oltre a quella
predominante dei cereali e legumi secchi, si diversificano
nei preparati per dolci, funghi secchi, alimenti biologici e
senza glutine.
Settore Agro-Alimentare
ANALISI EFFETTUATA:
analisi semplificata (vedi sezione 2.2) relativa a “C’è di buono - i 5 cereali italiani”, un misto di cereali (grano duro, orzo perlato, riso
parboiled, farro perlato e avena decorticata) sottoposti a precottura mezzo vapore e/o aria calda e confezionati in atmosfera protettiva.
OBIETTIVO DELLO STUDIO: è stato analizzato il profilo ambientale del processo di lavorazione finale e confezionamento
del prodotto svolto nello stabilimento produttivo di Pedon a Molvena (VI).
37
eco INNOVAZIONE
La parola a Luca Zocca - MARKETING MANAGER
GRUPPO PEDON S.P.A.
Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto
ad analizzare gli impatti del vostro prodotto?
Come azienda siamo attenti a valutare gli impatti ambienta-
li della nostre attività convinti che possiamo conciliare un modo
di fare impresa con buone politiche per l’ambiente. Abbiamo
già in essere delle politiche “green” applicate in varie fasi del
nostro processo produttivo e nella nostra filiera di approvvi-
gionamento quali ad esempio l’utilizzo per il trasporto delle ma-
terie prime via nave e rotaia e la riduzione al minimo degli im-
ballaggi per il trasporto delle materie prime e del prodotto finito.
Quali sono i vantaggi che prevedete legati
all’avvio di un percorso di eco-innovazione?
Adottare politiche “green” come ad esempio una razionalizzazione
degli imballi utilizzati riduce l’impatto ambientale e i costi produtti-
vi. Inoltre, il consumatore è sempre più attento ai contenuti etici ed
ambientali dei prodotti nel processo di acquisto e quindi sono sicu-
ramente plus distintivi da perseguire per avvalorare i propri brand e
l’immagine aziendale.
Che requisiti in campo ambientale vi richiede
il vostro mercato di riferimento?
Come Azienda dobbiamo contribuire concretamente all’adozione di
un modello di sviluppo sostenibile che, pur garantendo la soddisfa-
zione dei bisogni dei consumatori, salvaguardia allo stesso tempo
le risorse naturali e l’ambiente.
Che informazioni avete acquisito nell’ambito
della sperimentazione del progetto ALPSTAR?
Le informazioni acquisite hanno permesso all’Azienda di eviden-
ziare punti critici lungo il processo produttivo in chiave ambienta-
le. Attraverso l’analisi degli indicatori adottati andremo a valutare
delle azioni correttive. Una prima azione correttiva sarà l’acquisto
per lo stabilimento di Molvena di energia eolica e quindi da fonti
rinnovabili abbattendo le emissioni di CO2
.
L’ESPERIENZA NELL’AMBITO DEL PROGETTO ALPSTAR
38
Settore Legno-Arredo
FALEGNANERIA RONCATO S.R.L.
Il pregio, la cura, lo stile per la bellezza che si rivela nell’in-
sieme e nel particolare, grazie a una creatività fedele alla
natura del legno: è questa la filosofia della falegnameria
Roncato, che dal 1957 lavora il legno con sapienza arti-
giana e grande passione. In oltre cinquant’anni di attività
hanno visto la luce creazioni raffinate, pensate per una
clientela esigente e abituata ad apprezzare le cose belle.
Un mobile o un serramento Roncato ha sempre una lunga
storia alle spalle, rigorosamente tramandata attraverso le
generazioni. È’ un’autentica falegnameria artigiana, dove
il legno è trattato con passione, per offrire il meglio.
I prodotti: La Falegnameria Roncato è in grado di realiz-
zare un’ampia gamma di prodotti: serramenti per interni, per
esterni e comunità, arredamento di grande pregio ed eleva-
ta qualità, creato su misura dei desideri del cliente, arreda-
mento navale e restauro. L’attenzione meticolosa conduce
alla creazione di soluzioni uniche, sempre personalizzate.
ANALISI EFFETTUATA: analisi preliminare di supporto all’eco-design (vedi sezione 3.2) per uno dei prodotti
più venduti dall’azienda: una finestra a un’anta-ribalta in hemlock e vetrocamera.
OBIETTIVO DELLO STUDIO: sono stati analizzati i punti di forza e debolezza del prodotto rispetto ad un prodotto
concorrente sul mercato al fine di fornire alcune strategie per la riprogettazione in chiave ambientale del prodotto.
39
eco INNOVAZIONE
La parola a Renzo Roncato -
TITOLARE FALEGNAMERIA RONCATO S.R.L.
Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto
ad analizzare gli impatti del vostro prodotto?
Lavorando il legno, siamo sempre stati sensibili alle tematiche
ambientali: da vent’anni l’impianto di riscaldamento di tutti gli am-
bienti lavorativi della nostra azienda funziona grazie al recupero di
trucioli. Sia per il prodotti ad uso interno che esterno utilizziamo
esclusivamente vernici ad acqua e ci occupiamo con attenzione
del corretto smaltimento dei rifiuti.
Quali sono i vantaggi che prevedete legati all’avvio
di un percorso di eco-innovazione?
Venire incontro alle esigenze del cliente. Il nostro modo di operare
è mettere in atto buone pratiche che favoriscano il rispetto della
materia prima - il legno - e dei consumatori, sempre più sensibili
e attenti alle tematiche del risparmio energetico e dell’attenzione
all’ambiente.
Che requisiti in campo ambientale vi richiede
il vostro mercato di riferimento?
Certamente oggi avere una certificazione ambientale rappresenta
un importante biglietto da visita per un’azienda. il nostro prossimo
obiettivo è conseguire la certificazione ISO 14001 che garantirebbe
ai clienti i nostri elevati standard di qualità e il rispetto della materia
prima, elementi che ci contraddistinguono da oltre cinquant’anni.
Che informazioni avete acquisito nell’ambito
della sperimentazione del progetto ALPSTAR?
Abbiamo compreso di aver intrapreso in questi anni la strada giusta.
Certo, abbiamo ancora aspetti da migliorare e ulteriori obiettivi da
raggiungere, ma crediamo che continuare e perfezionare una pro-
duzione che rispetti l’ambiente sia una scelta imprescindibile per la
nostra azienda.
L’ESPERIENZA NELL’AMBITO DEL PROGETTO ALPSTAR
40
Settore Siderurgico
L.T. LAMIERE TAGLIATE S.P.A.
La società L.T. LAMIERE TAGLIATE, nata nel 1967 per ini-
ziativa del Sig. Luigi Trevisan, è un centro di servizi che ope-
ra nel settore siderurgico fin dal 1967. Nel 1997 ha ottenuto
la certificazione del proprio sistema qualità (attualmente è
certificata UNI EN ISO 9001: 2008). La trasformazione in
S.p.A nel 1981 ed il trasferimento in un nuovo stabilimento
di mq 7000 coperti, segnano la concretizzazione di una
nuova fase di sviluppo impostati dall’azienda. In parallelo
l’acquisto di nuovi impianti (slitter) ad alta tecnologia e il
costante impegno per la razionalizzazione ottimale delle
risorse aziendali, hanno consentito un miglioramento della
qualità del prodotto e del servizio offerto ai clienti, oltre alla
conquista di nuove fette di mercato.
I prodotti: La società è specializzata nella produzione di
nastri, bandelle e coils decapati, a freddo e zincati, in un
ampia gamma di spessori, larghezze e qualità, tutto in ac-
cordo alle vigenti norme europee. L’azienda rifornisce alcuni
fra i maggiori gruppi industriali operanti nei settori dell’arre-
damento, elettrodomestici, automobilistico ed altri.
ANALISI EFFETTUATA:
analisi preliminare di carbon footprint di organizzazione
(vedi sezione 2.1) delle attività produttive svolte presso
lo stabilimento produttivo di L.T. Lamiere Tagliate.
OBIETTIVO DELLO STUDIO: valutazione degli impatti ambientali
potenziali delle attività svolte dall’organizzazione sul clima a livello
globale, espresse come tonnellate di CO2 equivalenti.
41
eco INNOVAZIONE
La parola a Mauro Trevisan -
DIRETTORE GENERALE L.T. LAMIERE TAGLIATE S.P.A.
Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto
ad analizzare gli impatti della vostra organizzazione?
La valutazione degli impatti ambientali della nostra organizzazio-
ne produttiva non sono ancora una tematica particolarmente per-
cepita dal nostro settore e dalla nostra clientela, tuttavia la nostra
società ritiene che ognuno di noi può e deve contribuire a ridurre
il proprio impatto sull’ambiente e con questo approccio abbiamo
partecipato al progetto “ALPSTAR - Toward Carbon Neutral Alps”.
Quali sono i vantaggi che prevedete legati
all’avvio di un percorso di eco-innovazione?
Prevediamo che i vantaggi per la nostra società, oltre che morali
e di immagine, possano essere anche economici dato che ogni
grado di consapevolezza ambientale influisce direttamente e indi-
rettamente sui costi aziendali.
Che informazioni avete acquisito nell’ambito
della sperimentazione del progetto ALPSTAR?
Le informazioni che abbiamo ottenuto nell’ambito dell’attività pi-
lota del progetto ALPSTAR ci hanno permesso di acquisire alcuni
spunti per avviare un’analisi più approfondita a livello di organizza-
zione a cui associare l’ottenimento della certificazione ambientale
per comunicare all’esterno il percorso svolto.
Abbiamo già mosso i primi passi in taI senso, scegliendo di ac-
quistare energia elettrica prodotta esclusivamente da fonti rin-
novabili, contribuendo così a ridurre le emissioni di gas ad effetto
serra associate al nostro stabilimento di circa il 79%, secondo le
prime stime effettuate nell’ambito del progetto.
L’ESPERIENZA NELL’AMBITO DEL PROGETTO ALPSTAR
42
Settore Packaging
P.E.T. ENGINEERING S.R.L.
Nata nel 1999, P.E.T. Engineering è specializzata nella progettazione e indu-
strializzazione dei contenitori in PET. Per i suoi clienti, quali PepsiCo, Nestlé
Waters, Norda, Carlsberg, Baltika, Heineken, Efes, AB InBev, Ferrero, Gra-
narolo, Parmalat, è un interlocutore unico che sa coniugare il design con la
sua industrializzazione, l’innovazione con il Made in Italy.
P.E.T. Engineering nel corso degli ultimi anni si è focalizzata nella progetta-
zione di packaging eco-sostenibili, a basso impatto ambientale ma sempre
di qualità e dalle eccellenti performance tecniche.
I prodotti:
ANALISI EFFETTUATA: analisi semplificata (vedi sezione 2.1)
per valutare i benefici ambientali associati ad un intervento
di ammodernamento linee denominato “Processo Polaris”,
che permette, con una soluzione a moduli, di aggiornare e rendere
nuovamente performanti le soffiatrici datate.
OBIETTIVO DELLO STUDIO: valutazione dei benefici ambientali
associati all’introduzione del Processo Polaris.
Evolight 0.5 l pesa solo 7.5
grammi, circa il 32% in meno
rispetto al peso medio dei
contenitori dello stesso formato
attualmente sul mercato. Con
un valore di full vertical top load
(crash) superiore ai 300 N
il contenitore si presenta infatti
rigido e robusto nonostante
il peso contenuto.
Questo valore aumenta
del 30% quando EvoLight
viene sottoposta a riempimento
con azoto.
Evolight 1.5 l, grazie
alla particolare struttura,
ha pesi record:
18.9 g per la versione piatta
e 22.5 g per la versione gasata.
All’alleggerimento ha contribuito
anche l’adozione del nuovo
filetto 26/22, che può essere uti-
lizzato sia per prodotti piatti che
gasati con il vantaggio
di poter utilizzare lo stesso
contenitore per entrambe
le tipologie di contenuto.
43
eco INNOVAZIONE
L’ESPERIENZA NELL’AMBITO DEL PROGETTO ALPSTAR
La parola a Elisa Zanellato - MARKETING & COMMUNICA-
TION MANAGER P.E.T. ENGINEERING S.R.L.
Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto
ad analizzare gli impatti della vostra organizzazione?
Crediamo fermamente che la difesa dell’ambiente sia un dove-
re a cui tutte le aziende dovrebbero votarsi e, per questo, ci im-
pegniamo costantemente nella ricerca di materiali alternativi e
nella progettazione di contenitori ultraleggeri che richiedano un
minor impiego di materia plastica. Per noi è anche fondamenta-
le dimostrare come il PET sia una alternativa valida all’utilizzo del
vetro, materiale da sempre considerato più ecologico e naturale.
Quali sono i vantaggi che prevedete legati
all’avvio di un percorso di eco-innovazione?
Fornire ai nostri clienti prodotti eco-sostenibili certificati garantisce
loro un importante ritorno in termini di immagine presso i consumatori
finali e, per noi, costituisce un importante vantaggio competitivo nei con-
fronti dei nostri concorrenti.
Che requisiti in campo ambientale vi richiede
il vostro mercato di riferimento?
Il mercato ci richiede contenitori che non solo siano leggeri e che,
di conseguenza, siano prodotti con minori quantità di materia pri-
ma ma che siano anche performanti e dotati di shelf-appeal. Siamo
convinti che l’alleggerimento sia comunque stato spinto al limite,
motivo per cui abbiamo cominciato a lavorare con i materiali alter-
nativi e siamo attualmente impegnati nel trovare il corretto equi-
librio tra le performance meccaniche inferiori di questi materiali,
l’usabilità e l’aspetto estetico.
Che informazioni avete acquisito nell’ambito
della sperimentazione del progetto ALPSTAR?
Il risultato più importante conseguito è sicuramente la consapevo-
lezza che i nostri progetti possono apportare un concreto e, so-
prattutto, misurabile apporto nella salvaguardia dell’ambiente in
cui viviamo migliorando le tecnologie ed i processi utilizzati. Inoltre
l’adozione del metodo LCA ci permette di far comprendere i van-
taggi di adottare una soluzione rispetto ad un’altra, un materiale
rispetto ad un altro.
44
Settore Chimico
SIRCA S.P.A.
Sirca S.p.A. nasce nel 1973 ed è presente nel mercato
con i quattro brand Sirca, Polistuc, Technogel e D’AQUA.
All’estero Sirca S.p.A. ha 3 aziende controllate e possiede
partecipazioni in altre due aziende. I dipendenti sono 220
suddivisi nei due stabilimenti produttivi di Padova (190)
e di Udine (30). I Laboratori di controllo qualità e R&S
occupano una superficie di 2000 mq e impiegano 34 tec-
nici e 20 assistenti tecnici. Da anni la collaborazione con
le Università ed in particolare con l’Università di Padova
ha consentito una ricerca innovativa e di alto livello sia in
termini impiantistici che di qualità del prodotto. La nostra
mission è infatti orientata a proporre prodotti di altissima
qualità, realizzati con le tecnologie più evolute e nel pieno
rispetto dell’ambiente.
I prodotti: La gamma Sirca comprende tutto ciò che ser-
ve a proteggere e verniciare il legno e i supporti alternati-
vi impiegati nell’industria del mobile e dei suoi accessori.
Con il marchio HPR Sirca produce resine poliestere in-
sature, destinate all’impiego nel comparto “tecnologico”,
mentre la gamma Sirca per il legno comprende prodotti
specifici per cicli industriali ed artigianali che rispondono
alle diverse problematiche di verniciatura dei mobili e dei
loro componenti (cucine, sedie, infissi, ecc).
ANALISI EFFETTUATA: analisi di LCA semplificata
(vedi sezione 2.2) di una vernice a base acquosa per il trattamento
degli infissi in legno di conifera e latifoglie da esterni.
OBIETTIVO DELLO STUDIO: sono stati analizzati i principali
impatti ambientali associati alle fasi di realizzazione del prodotto
svolte nello stabilimento produttivo aziendale.
45
eco INNOVAZIONE
La parola a Gianni Marcato -
DIRETTORE GENERALE SIRCA S.P.A.
Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto
ad analizzare gli impatti del vostro prodotto?
Qualsiasi attività antropica ha un impatto ambientale, ma nel caso
di un’azienda chimica, l’ambiente ha una valenza più che simbo-
lica. La mission aziendale è quindi di ridurre al minimo l’impatto
ambientale sia in termini di attività produttiva sia in termini del pro-
dotto in fase di applicazione.
Quali sono i vantaggi che prevedete legati all’avvio
di un percorso di eco-innovazione?
I vantaggi che ci si aspettano da un’attenta analisi
ambientale sono molteplici:
• 	riduzione mirata dell’impatto ambientale;
• 	vantaggi economici in termini di riduzione degli scarti
	 e ottimizzazione dei consumi;
• 	miglioramento dell’immagine aziendale.
Che requisiti in campo ambientale vi richiede
il vostro mercato di riferimento?
In linea generale le aree Europea/America del Nord hanno un ap-
proccio “green” e richiedono materiali performanti a ridotto im-
patto ambientale, in particolare vengono richiesti prodotti a basso
contenuto di Sostanze Organiche Volatili. Per le aree in via di svi-
luppo vengono richiesti prodotti “tecnologicamente” meno avan-
zati ma con un’attenzione sempre crescente al tema ambientale.
Che informazioni avete acquisito nell’ambito
della sperimentazione del progetto ALPSTAR?
Nel corso dell’analisi abbiamo apprezzato la capacità di sintesi e
di schematizzazione del processo produttivo e del prodotto per
mettere in evidenza i fattori che incidono in maniera significativa
sull’impatto ambientale. Inoltre sono stati molto utili gli aggiorna-
menti sullo stato di avanzamento delle linee guida europee per la
misurazione dell’impatto ambientale dei prodotti vernicianti forniti
dai referenti tecnici dell’attività pilota.
L’ESPERIENZA NELL’AMBITO DEL PROGETTO ALPSTAR
46
Bibliografia
AssoSCAI (2006)
“Libro bianco per la competitività ambientale
d’impresa”
BARBERIO G., MORABITO R. (2013)
Analisi e proposte del Gruppo di Lavoro 1
“Sviluppo dell’Eco-innovazione” degli Stati Generali
della Green Economy in Energia, Ambiente e Innovazione
num. 5/2013 pp: 4-15
CALOGIROU C. ET AL (2010)
“SMEs and the environment in the European Union”
PLANET SA and Danish Technological Institute,
published by European Commission, DG Enterprise
and Industries
CARIANI R. (2013)
“Eco-aree produttive - Guida all’eco-innovazione,
alle politiche per la sostenibilità e ai progetti opera-
tivi delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate
(APEA)” Edizioni Ambiente
ENEA (2007)
“Eco-innovazione dei prodotti. Consigli pratici
per le imprese”, settembre 2007
EIO AND CFSD (2013)
“Eco-innovate! A guide to eco-innovation for SMES
and business coaches” Eco-innovation Observatory
FLASH EUROBAROMETER (2011)
“Attitudes of European entrepreneurs towards
eco-innovation”
FONDAZIONE SYMBOLA, UNIONCAMERE (2013)
“Rapporto Greenitaly 2013 - Nutrire il futuro”
OECD (2011)
“Sustainable Manufacturing Toolkit - Seven Steps
to Environmental Excellence”
STARCKEY R. (1998)
“Environmental Management Tools for SMEs:
a handbook” European Environmental Agency
47
eco INNOVAZIONE
AUTORI
Gioia Garavini, Alessandra Zamagni
Ecoinnovazione S.r.l. è uno spin-off ENEA che offre ser-
vizi avanzati di analisi degli impatti ambientali di prodotti,
servizi e sistemi con un approccio di ciclo di vita,
e progetta modalità personalizzate sull’esigenze del
cliente per una loro riduzione e per la comunicazione
della qualità ambientale raggiunta.
Michele Pelloso
La Sezione Industria ed Artigianato della Regione del
Veneto, si occupa dell’attivazione ed attuazione di politi-
che a sostegno delle imprese, in particolare PMI, anche
cooperative, attraverso risorse proprie e per il tramite di
operatori finanziari specializzati, della programmazione e
gestione delle attività derivanti dall’attuazione delle leggi
di settore e della definizione ed attuazione di misure age-
volative per favorire l’accesso al credito delle imprese.
Marco Meggiolaro
EURIS S.r.l. da venticinque anni supporta la Pubblica
Amministrazione ed il mondo imprenditoriale nel trasfor-
mare le opportunità offerte dalle politiche europee in
progetti di ricerca ed innovazione industriale ed in inve-
stimenti per lo sviluppo di territori e regioni d’Europa.
GRUPPO DI LAVORO
Michele Pelloso, Nadia Giaretta
Regione del Veneto, Direzione Sezione Industria
ed Artigianato
Marco Meggiolaro, Antonello d’Auria,
Eleonora Prataviera
EURIS S.r.l.
Alessandra Zamagni, Gioia Garavini
Ecoinnovazione S.r.l., spin-off ENEA
Sara Cortesi
per Ecoinnovazione S.r.l. (assegnista di ricerca ENEA,
Laboratorio LECOP)
Si ringrazia per la preziosa consulenza scientifica
Paolo Masoni e Pier Luigi Porta, ENEA, Laboratorio
LECOP.
Si ringraziano, infine, le aziende che hanno partecipato
alla sperimentazione:
Falegnameria Roncato S.r.l.
FINEGIL Editoriale S.p.A.
Francesco Barduca S.r.l .
L.T. Lamiere tagliate S.r.l.
Pedon S.p.A.
P.E.T. ENGINEERING S.r.l.
Sirca S.p.A.
Autori e gruppo di lavoro
48
Progetto finanziato dall’Unione Europea
nell’ambito del programma Spazio Alpino 2007-2013
www.alpstar-project.eu
www.alpine-space.eu
www.alpstar23maggio.wordpress.com
Il Programma Spazio Alpino 2007-2013, unico nella sua dimensione politica e territoriale,
comprende un’area di cooperazione transnazionale tra le regioni europee nell’area alpina e prealpina.
Il Programma, che vede la partecipazione di attori nazionali, regionali e locali, imprese ed amministrazioni,
ha l’obiettivo di migliorare il processo di integrazione territoriale, economica e sociale dei Paesi coinvolti
e di contribuire alla coesione, alla stabilità ed alla competitività dell’area attraverso lo sviluppo di partenariati
transnazionali ed azioni congiunte su questioni di importanza strategica, quali l’ambiente, i trasporti,
lo sviluppo territoriale e l’innovazione.
Questo volume è realizzato con carta patinata opaca certificata FSC - Forest Stewardship Council

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  • 2.
  • 3. ECO-INNOVAZIONE Investire nella sostenibilità dei processi aziendali a cura di Marco Meggiolaro e Gioia Garavini Il progetto ALPSTAR “Toward Carbon Neutral Alps - Make Best Practice Minimum Standard” è cofinanziato dal Programma di Cooperazione Transnazionale Spazio Alpino 2007-2013. Questa pubblicazione riflette le opinioni degli Autori. Le Autorità di Gestione del Programma Spazio Alpino 2007-2013 non possono essere in alcun modo ritenute responsabili dell’utilizzo delle informazioni in essa contenute. eco INNOVAZIONE Con la collaborazione di:
  • 4. Via Baluardi, 57 - 44121 Ferrara ISBN I contenuti della pubblicazione sono stati realizzati per conto della Regione del Veneto. Tutti i diritti sono riservati. Progetto grafico e impaginazione: Studio le Immagini, Ferrara Stampa: Italia Tipolitografia. Finito di stampare: Maggio 2014 9 7 8 8 8 9 0 2 4 7 1 1 8
  • 5. 3 eco INNOVAZIONE La riduzione degli impatti ambientali sta assumendo un ruolo sempre più strategico per le imprese che sono alla continua ricerca di nuove opportunità di cre- scita o segmenti di mercato per aumentare la propria competitività. Allo stesso modo, i consumatori sono sempre più attenti all’impatto ambientale dei prodotti e dei processi produttivi e orientano le proprie scel- te di acquisto verso beni a ridotti impatti ambientali (anche noti come prodotti “verdi”). Le PMI, ovvero la spina dorsale dell’economia europea con circa 21 milioni di unità che forniscono lavoro a 90 milioni di persone, sono tra gli operatori economici più esposti alle incertezze del mercato energetico, in quanto soggetti vulnerabili e - spesso - poco preparati a reggere una maggiore incidenza del prezzo dell’ener- gia e delle materie prime sui costi di produzione. Una recente inchiesta di Eurobarometro ha dimostra- to che, paragonate alle grandi aziende, le PMI sono considerevolmente meno propense a intraprendere processi per il “greening” della catena produttiva (64% vs 82%) e a disporre di un sistema di gestione ambien- tale (25% vs 48%). Per rispondere alle nuove tendenze del mercato è necessario che le imprese manifattu- riere evolvano il loro modello produttivo in linea con gli indirizzi a livello europeo. Una delle maggiori sfide lanciate dalla Commissione Europea nel documento programmatico denominato “Strategia Europea 2020” è promuovere un nuovo modello di crescita economica basato su una transizione dell’industria verso modelli produttivi a basso tenore di carbonio e rispettosi delle risorse naturali. Rappresenta, dunque, un’importante opportunità per il tessuto produttivo del Veneto - caratterizzato da PMI dinamiche e da significativi volumi esportativi - rece- pire proattivamente le indicazioni promosse a livello europeo, anticipando i futuri indirizzi normativi nel campo della sostenibilità ambientale, per tradurre al meglio gli sforzi economici e culturali effettuati in van- taggi competitivi sul mercato. Questo aspetto assume una grande importanza anche nell’ottica di una sempre maggior richiesta di prodot- ti “verdi” e a basso impatto ambientale da parte dei consumatori e delle grandi corporation. Per le imprese che operano in questi ambiti, ridisegnare il processo industriale in una prospettiva di eco-sostenibilità im- plica il mantenimento o la conquista di nuovi segmenti di mercato, e dunque, sopravvivenza e competitività. Premessa
  • 6. eco INNOVAZIONE 4 Innovare in sostenibilità rappresenta, dunque, un fat- tore strategico per rafforzare il posizionamento e l’ap- peal delle aziende sui mercati interni ed internazionali. Il progetto ALPSTAR, partendo da una sperimentazio- ne su alcune aziende pilota venete, ne ha promosso il concetto, formulando scenari per incentivare i sistemi produttivi ad investire in eco-innovazione. Questa pubblicazione, partendo da alcuni casi concreti e dando la parola alle imprese stesse che hanno parte- cipato alle sperimentazioni di progetto, fornisce un primo approccio riguardo i benefici e le opportunità che gli strumenti di analisi di eco-innovazione sono in grado di determinare per migliorare la competitività e la sosteni- bilità delle imprese venete. Il gruppo di lavoro del progetto ALPSTAR
  • 7. 5 eco INNOVAZIONE Indice PREMESSA 3 SOMMARIO-IL PROGETTO DI ALPSTAR 6 SCOPO DELLA PUBBLICAZIONE 8 COME USARE QUESTA GUIDA 10 COS’È L’ECO-INNOVAZIONE 11 I VANTAGGI AD AVVIARE PERCORSI DI ECO-INNOVAZIONE 12 RIPENSA AL TUO MODELLO D’IMPRESA 16 STRUMENTI DI ANALISI 18 INTERVENTI DI ECO-INNOVAZIONE 24 STRUMENTI DI COMUNICAZIONE AMBIENTALE 28 LA PAROLA ALLE IMPRESE 33 SETTORE AGRO-ALIMENTARE 34 SETTORE LEGNO-ARREDO 38 SETTORE SIDERURGICO 40 SETTORE PACKAGING 42 SETTORE DELLA CHIMICA 44 BIBLIOGRAFIA 46 AUTORI/GRUPPO DI LAVORO 47
  • 8. 6 Sommario - Il Progetto ALPSTAR L’obiettivo del progetto ALPSTAR, finanziato dai Fondi Strutturali nell’ambito del Programma di Cooperazione Transnazionale Spazio Alpino 2007-2013, è lo sviluppo di azioni dimostrative per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e - nello specifico - per intraprendere strategie regionali per ridurre l’apporto di CO2 in diversi settori economici. Nel quadro di sperimentazioni effettuate nelle 11 aree di progetto, la Regione del Veneto ha sviluppato un’azione pilota per stimolare processi di eco-inno- vazione presso le PMI, al fine di individuare possibili scenari di intervento per ridurre i consumi nelle diverse fasi industriali, nonché mitigare l’impatto ambientale complessivo dei cicli produttivi, in linea con gli obiettivi tematici previsti dalla Strategia EUROPA 2020. Partendo da un’analisi conoscitiva preliminare del settore produttivo veneto e dell’analisi delle emissioni di gas climalteranti ad esso associate, sono stati individuati alcuni settori produttivi ed aziende su cui focalizzare la successiva fase di analisi. Le aziende individuate per l’analisi - anche grazie all’azione di raccordo della Regione e delle associazioni di categoria - sono l’espressione di diversi settori produttivi chiave del Veneto (agroalimentare, siderurgico, chimica, manifatturiero, packaging), e presentano caratteristiche diverse per dimensioni, fatturato e mercati. L’auspicio è che la scelta delle imprese di dotarsi di strumenti efficaci per riprogettare in chiave “green” il processo produttivo possa innescare effetti di emulazione sia per la filiera produttiva di appartenenza, sia per le altre piccole aziende del territorio le quali - a causa della loro ridotta dimensione - scontano barriere conoscitive ed economiche nell’introdurre processi di analisi dei processi produttivi. Si tratta, con tutta evidenza, di un percorso attuabile nel medio periodo e che deve veder coinvolte le associazioni di categoria, le rappresentanze economiche e sociali, i centri di ricerca accreditati e la Pubblica Amministrazione nel ruolo di promotore di uno sviluppo industriale a basso tenore di carbonio. Sulla base delle informazioni raccolte in fase di sperimentazione, sono stati formulati indirizzi tecnici e programmatori per supportare la definizione di obiettivi di medio-lungo periodo per promuovere percorsi di eco-innovazione a livello d’impresa o reti d’impresa nel quadro della Programmazione Regione 2014-2020, fornendo così un supporto concreto alle imprese venete nel contribuire agli obiettivi europei del pacchetto Clima-Energia 20-20-20.
  • 9. 7 eco INNOVAZIONE FIGURA 1: i partner del Progetto ALPSTAR.
  • 10. 8 Scopo della pubblicazione La presente guida vuole fornire un’introduzione pratica ed esaustiva al tema dell’eco-innovazione e della sue potenzialità per il sistema produttivo, in particolare per le Piccole e Medie Imprese (PMI). Perché si è scelto di indirizzare questa guida proprio alle PMI? Unaprimamotivazioneèlegataalladiffusioneèl’importanza delle PMI per l’economia europea, nazionale e regionale. A livello europeo, esse costituiscono più del 99% delle aziende europee, coinvolgono tutti i settori produttivi (manifatturiero, industriale, terziario) e sono responsabili per i 2/3 dell’impiego privato e costituiscono circa il 60% del Pil europeo1 . Questo dato è ancora più rilevante in Italia e a livello regionale dove le PMI nonostante rappresentino una percentuale prossima a quella europea (99,9%), hanno un numero di addetti coinvolti pari all’80% del totale contribuendo ad oltre il 71% del Pil nazionale. L’importanza e la capillarità delle PMI nel territorio comporta ovviamente anche impatti ambientali, si stima infatti che circa il 60-70% degli impatti ambientali a livello europeo sia riconducibile alle PMI. Ecco allora che incentivare l’eco-innovazione nelle PMI non può che portare ad enormi benefici futuri per la comunità. La seconda ragione per la quale l’eco-innovazione è davvero importante per le PMI consiste nel fatto che da agli imprenditori un’opportunità di mercato completamente nuova. Le aziende più piccole sono spesso meglio posizionate per identificare una nuova domanda di mercato e studiare un nuovo approccio. Diversamente dalle grandi compagnie, infatti, non sono vincolate alle vecchie tecnologie e non devono proteggere alcun mercato. Alcune piccole aziende che poi diventano grandi compagnie rivoluzionano l’intero mercato, ed è proprio questo lo scopo principale dell’eco-innovazione. Se consideriamo che la finalità degli imprenditori è rispondere alle domande del mercato e che proprio la domanda di prodotti “verdi” o sostenibili è in costante crescita, risulta evidente quanto l’eco-innovazione possa offrire enormi opportunità per le nuove aziende e le piccole realtà. Tuttavia spesso le piccole e medie imprese per questioni legate alla ridotta dimensione aziendale o per disponibilità di risorse, spesso non si sono dotate di figure specializzate in campo energetico-ambientale, a differenza di quelle di maggiori dimensione, e quindi
  • 11. 9 spesso non dispongono delle informazioni necessarie per avviare interventi per migliorare i propri processi e prodotti dal punto di vista ambientale. La presente guida non vuole fornire un’analisi dettagliata ed esaustiva di tutti gli aspetti relativi al tema dell’eco- innovazione ma fornire una solida introduzione ai vari strumenti, metodologie ed interventi che possono essere intrapresi dalle aziende per aumentare la propria sostenibilità ambientale. Sulla base dei risultati emersi nell’ambito della sperimentazione con le imprese coinvolte nel progetto ALPSTAR, degli studi e le ricerche pregresse rivolte specificatamente alle PMI, la guida intende illustrare le differenti opportunità che l’eco-innovazione ha da offrire alle imprese che desiderano riconsiderare il proprio modello di business, sviluppare nuovi prodotti o tecnologie o migliorare i propri processi produttivi. La presente pubblicazione è quindi destinata a tutte le aziende che non hanno ancora intrapreso un percorso di eco-innovazione ma che in qualche modo sono interessarti a comprendere le potenzialità che questa tematica offre per il loro business e per sviluppare nuove strategie aziendali. Inoltre, orientare e supportare le PMI verso l’eco- innovazione comporta non solo vantaggi economici ed ambientali per le imprese ma anche benefici complessivi per la comunità in quanto concorre a raggiungere gli ambiziosi obiettivi definiti dall’Unione Europea per contrastare alcune delle principali emergenze ambientali quali il riscaldamento globale, l’inquinamento, il consumo dei materiali e lo sfruttamento intensivo delle risorse. 1 Calogirou Constantinos, Stig Dying Sørensen, Peter Bjørn Larsen, Stella Alexopoulou et al. (2010) SMEs and the environment in the European Union, PLANET SA and Danish Technological Institute, Published by European Commission, DG Enterprise and Industry. eco INNOVAZIONE
  • 12. 10 La presente guida è divisa in sei sezioni principali rappresentate graficamente in figura 2. Il primo capitolo introduce il concetto di eco-innovazione, mentre nelle sezioni successive il focus è orientato sulle diverse fasi che un’azienda può decidere di intraprendere per valorizzare le proprie produzioni dal punto di vista ambientale, in particolare: • Modello d’impresa e la value proposition; • Gli strumenti di analisi per quantificare gli impatti ambientali a livello di organizzazione o prodotto; • I possibili percorsi di intervento per ridurre gli impianti individuali; • Gli strumenti per comunicare alla propria clientela i risultati raggiunti in campo ambientale. Infine, l’ultima sezione riporta la testimonianza delle aziende coinvolte nella sperimentazione del progetto. Come usare questa guida FIGURA 2: le sezioni della pubblicazione Eco Innovazione Value Proposition Strumenti di Analisi Interventi Comunicazione Imprese
  • 13. 11 eco INNOVAZIONE 2 R. Kemp, P. Pearson (2008), Policy brief about measuring eco-innovation. Deliverable 17 of the project ME (Measuring eco-innovation). Prima di entrare nel cuore dei contenuti della pubblicazione, è opportuno soffermarsi sul concetto di eco-innovazione. Iniziamo subito con una definizione comunemente accettata del processo di eco-innovazione, ovvero una modalità di produzione o valorizzazione di un prodotto, processo produttivo/organizzativo o servizio, che risulti nuova per l’organizzazione (che la sviluppa o adotta) e, rispetto alle alternative disponibili, comporti una riduzione dell’inquinamento e dell’uso delle risorse nell’arco dell’intero ciclo di vita2 . A tale definizione è strettamente collegato il concetto dell’analisi del ciclo di vita, ovvero una metodologia che concentra l’analisi non solo sugli impatti ambientali di un prodotto o di un servizio direttamente associati al sito produttivo ma dell’intero processo che porta alla realizzazione di un prodotto o servizio. Quindi, per semplificare, le fasi del ciclo di vita di un prodotto, schematizzate in figura, possono essere l’estrazione delle materie prime, la produzione, l’utilizzo del bene (particolarmente rilevante per gli oggetti che necessitano di energia elettrica o altre fonti di energia per il loro funzionamento), fino alla sua dismissione che può portare sia al riutilizzo sotto forma di materia (riciclaggio) o di energia (termovalorizzazione), sia alla trasformazione in rifiuto. Eco-innovazione FIGURA 3: le diverse fasi del ciclo di vita di un prodotto. MATERIA PRIMA PRODUZIONE TRASPORTO INSTALLAZIONE UTILIZZO MANTENIMENTO SMALTIMENTO DISCARICA RIUTILIZZO RECUPERO RIFIUTO
  • 14. eco INNOVAZIONE 12 Questo approccio di tipo estensivo è molto importante in quanto, se si considerasse un panorama troppo ristretto, si potrebbe arrivare a delle conclusioni distorte sugli impatti ambientali di un prodotto e non si avrebbero elementi sufficienti per intervenire efficacemente con azioni volte ad aumentare la sostenibilità ambientale. Tornando al concetto di eco-innovazione, nonostante si focalizzi su alcuni specifici aspetti che un’impresa intende ottimizzare, considera sempre gli impatti ambien- tali nell’ottica del ciclo di vita. Questo non vuol dire necessariamente ideare nuovi prodotti e fornire nuovi servizi, ma anche comprendere come contenere gli impatti ambientali nelle modalità con cui essi sono progettati, prodotti, utilizzati o riciclati. I VANTAGGI NELL’AVVIARE PERCORSI DI ECO-INNOVAZIONE Introdurre interventi di eco-innovazione presenta moltepli- ci vantaggi per le imprese e per il territorio in termini sia economici che ambientali. Vediamone alcuni dei principali. • Creazione di un nuovo modello d’impresa Innanzitutto l’eco-innovazione rappresenta un importan- te strumento conoscitivo per l’impresa che, attraverso la fase di analisi, può identificare gli aspetti o le fasi del proprio processo produttivo più rilevanti dal punto di vi- sta ambientale ai fini di un loro contenimento. Oltretutto, le imprese che introducono interventi di eco-innovazione sono all’origine di ulteriori benefici ambientali, in quanto migliorano i propri processi produttivi, incidono positiva- mente non solo sui loro fornitori ma anche su altri elementi della catena di valore - sia a monte che a valle - e gene- rano innovazione. Un’impresa che integra ciò che viene definito “il concetto di ciclo di vita” nelle sue strategie e nei processi decisionali riduce al minimo l’impatto ambientale delle sue attività, direttamente e indirettamente. Ad esem- pio impatti che spesso non sono considerati dalle imprese, perché non direttamente associati al loro processo produt- tivo, sono quelli relativi alla filiera di approvvigionamento. Il fulcro del processo di eco-Innovazione è quello di sviluppare nuovi modelli di business che siano sia competitivi che rispettosi dell’ambiente riducendo l’intensità di risorse(materiali ed energetiche) necessarie alla realizzazione di prodotti o servizi.
  • 15. 13 eco INNOVAZIONE Come si può notare nella figura 4 per alcuni settori pro- duttivi (il settore agroalimentare, i servizi finanziari, me- dia, ecc.), gli impatti delle operazioni direttamente gestite dalle aziende contribuiscano solo per una quota minore o uguale al 20% degli impatti ambientali dell’intera filiera3 . • Contenimento dei costi aziendali Introdurre interventi per la riduzione dei propri impatti am- bientali si traduce nel contenimento dell’uso di risorse ma- teriali ed energetiche, nell’ottimizzazione della logistica di trasporto e nella riduzione del volume dei rifiuti. Tutto que- sto comporta benefici per le imprese riscontrabili in termini di contenimento dei costi. • Nuove opportunità di mercato Il mercato mondiale dei beni e servizi “a bassa emissione di carbonio” e “ambientali” rappresenta uno dei mercati più in- teressanti ed in espansione negli ultimi anni. A livello mondiale nel 2012 è stato valutato pari a 4,2 trilioni dei quali il 21% rap- presenta la quota dell’UE. In media questo mercato è cresciu- to ad un tasso annuo del 4%, anche durante la recessione4 , contribuendo così a rendere l’economia verde uno dei settori dal più forte potenziale di crescita in termini occupazionali. • Conformità a standard e legislazioni in campo ambientale Le aziende che eco-innovano i loro processi e prodotti lo fanno per rispondere ai vincoli legislativi e per il crescente numero di standard ambientali e sociali applicati a livello di settore produttivo da clienti strategici (ad es. GDO). 3 State of Green Business (2013). 4 Department for Business, Innovations and Skills (2012) Low Carbon Environmental Goods and Services. FIGURA 4: il contributo degli impatti diretti a confronto con gli impatti associati alla filiera di approvvigionamento per diversi settori produttivi. FONTE: State of Green Business (2013). Percent Direct vs.Supply Chain Impacts by Super Sector DIRECT IMPACTS SUPPLY-CHAIN IMPACTS 100% 100% 80% 80% 60% 60% 40% 40% 20% 20% 0 0 Food&Beverage Telecomm Banks Banks RealEstate Technology Retail Chemicals Utilities Oil&Gas Insurance Healthcare Basic&Resources Automobiles&Parts Travel&Leisure Construction &Materials IndustrialGoods &Services Personal& HouseholdGoods Financial Services ©2013GreenBizGroupInc.(www.greenbiz.com)
  • 16. 14 Fasi del ciclo di vita Considerazioni ambientali Applicazioni a livello d’impresa Estrazione delle risorse Riduzione delle pressioni e degli impatti sull’ambiente limitando l’estrazione delle risorse vergini e gli scarti. Considerare risorse rinnovabili o secondarie (economia circolare). Riduzione dei costi aumentando l’efficienza di estrazione. Rispettare o anticipare le nuove normative in campo ambientale. Aumentare la reputazione aziendale (CSR). Produzione Utilizzo di un minor quantitativo di risorse inclusa l’energia. Utilizzo di materiali con minor impatti ambientali (materiali alternativi). Contenimento dell’inquinamento e dei rifiuti. Riduzione dei costi di produzione migliorando l’efficienza energetica e dei materiali o attraverso la sostituzione dei materiali. Aumento del fatturato e dei profitti derivati dalle vendite di prodotti e servizi efficienti dal punto di vista dell’uso delle risorse. Rispettare o anticipare le nuove normative in campo ambientale (incluse quelle relative all’eco-design). Distribuzione Riduzione degli impatti, ad esempio, attraverso: migliore soluzioni di design, riuso e riciclo degli imballaggi, riduzione dei combustibili e dell’energia nelle fasi di trasporto e immagazzinamento. Riduzione dei costi. Conformità normativa. Uso Minor utilizzo di risorse, inclusi materiali, energia, suolo ed acqua. Ridurre l’inquinamento e i volumi di rifiuti. Passaggio della vendita di prodotti ai servizi (sharing, leasing, ecc.). Aumento della reputazione aziendale e del rapporto con i clienti. Rispettare o anticipare le nuove normative in campo ambientale. Tabella 1: Come possono essere adottate misure di eco-innovazione nelle diverse fasi del ciclo di vita di un prodotto
  • 17. 15 eco INNOVAZIONE Value Proposition Strumenti di analisi Interventi di eco-innovazione Strumenti di comunicazione ambientale La parola alle imprese Value Proposition Strumenti di Analisi Interventi Comunicazione Imprese
  • 18. 16 1. Ripensa al tuo modello d’impresa Per mantenere o rafforzare la propria posizione sul merca- to le aziende devono continuamente ripensare al proprio modello d’impresa. Innovare il proprio modello d’impresa è vitale per tutte le aziende e le organizzazioni per rima- nere nel mercato o per avere vantaggi competitivi rispetto alla concorrenza, assicurando nel contempo la redditi- vità economica o la sostenibilità finanziaria delle proprie operazioni. Ripensare al proprio modello di business non implica necessariamente la totale rivisitazione della pro- pria value proposition - ovvero del pacchetto di prodotti e servizi che rappresenta un valore per un determinato segmento di clienti - ma può tradursi anche nel miglio- ramento dei processi produttivi o nella riconfigurazione della struttura organizzativa. Ma come si può integrare l’eco-innovazione nel proprio modello d’impresa? Introdurre principi di eco-innovazione nel proprio modello d’impresa vuole dire cambiare la logica, le modalità o i meccanismi con cui un’organizzazione offre valore per il cliente e crea i relativi profitti, riducendo nel contempo l’u- tilizzo di risorse naturali e limitando il rilascio di sostanze nocive nell’arco del proprio ciclo di vita. Tali principi possono essere applicati a livello di singola impresa con diverse modalità a seconda di quelli che pos- sono essere gli aspetti più rilevanti del processo produtti- vo e dei possibili sviluppi futuri del mercato di riferimento, quali ad esempio: • modifiche progressive o piccoli miglioramenti di un prodotto; • la riprogettazione apportando significativi cambiamenti in un prodotto, processo produttivo o nella struttura organizzativa; • la sostituzione del bene con prodotti similari che possono soddisfare i medesimi bisogni; • la creazione di prodotti o servizi totalmente nuovi sul mercato. Una domanda fondamentale per un’azienda che vuo- le innovarsi dal punto di vista ambientale è come offrire un bene o un servizio che sia redditizio dal punto di vi- sta economico e che richieda un minor prelievo di risorse. Riflettere su come soddisfare questo bisogno fondamen- tale della clientela, sia essa di tipo industriale o il consu- matore finale, è il primo passo per affrontare questa sfida. Value Proposition
  • 19. 17 eco INNOVAZIONE CHE DOMANDE PORSI • Quale valore vogliamo offrire ai nostri clienti? • Quali bisogni della clientela contribuiamo a soddisfare? • Quali sono le attività e le risorse chiave che possono aiutarci a offrire valore ai clienti (es. competenze, risorse, partnership strategiche)? • Quanto il nostro modello di business dipende dalla possibilità dell’azienda o dei nostri clienti di accedere e utilizzare risorse ed energia? • Possiamo considerare modalità alternative per soddisfare i bisogni della clientela (ad es. sevizi di leasing, sharing, ecc.)? DEFINISCI LE TUE PRIORITÀ Prima di avviare un percorso di eco-innovazione è bene focalizzare la propria attenzione sull’obiettivo che si vuole ottenere in modo da assicurarsi di avere tutti gli elementi necessari per raggiungerlo. Qual è il tuo team? Innanzitutto è importante definire il gruppo di lavoro “di sostenibilità ambientale” composto da figure chiave azien- dali che conosco e gestiscono direttamente i processi e le attività dell’organizzazione. È importante includere nel team persone appartenenti a diversi sezioni dell’azienda, responsabili della produzione e referenti che comprendo- no gli sviluppi futuri legislativi e del mercato. Quale obiettivo ti poni? Riunire ruoli aziendali con diverse competenze permette di avere un quadro completo di quali possono essere gli obiettivi che si pone l’azienda per la propria sostenibilità ambientale. A seconda del diverso grado degli interventi già effettuati dall’azienda in campo ambientale gli obiettivi possono essere suddivisi in tre livelli (figura 5): Fase iniziale Conoscere meglio la propria impresa Migliorare l’efficienza per ridurre l’impatto ambientale e contenere i costi Identificare i fattori di rischio e le opportunità per la propria azienda connesse all’ambiente Definire e raggiungere target di prestazione ambientale per differenziarsi dalla concorrenza Fase intermedia Anticipare i bisogni e gli interessi della clientela e dei principali operatori economici Fornire prestazioni ambientali e prodotti innovativi che attraggano investimenti esteri e consentano all’azienda di valorizzare la propria immagine e favorirli come fornitori di prodotti e servizi Fase avanzata FIGURA 5: gli obiettivi che si può porre un’azienda nel campo della sostenibilità ambientale.
  • 20. 18 2. Strumenti di analisi Gli strumenti oggi disponibili per analizzare e qualificare la propria produzione o il proprio marchio in termini ambien- tali, sono numerosi e diversificati, in modo da rispondere alle diverse esigenze e ai diversi obiettivi che caratteriz- zano ciascuna impresa. Di seguito si riportano quelli più diffusi, suddivisi per i due principali filoni: di processo e di prodotto/servizio. La scelta se privilegiare l’uno o l’altro filone, fermo re- stando la possibilità di un approccio integrato e del faci- le passaggio dall’uno all’altro, dipende dagli obiettivi che l’impresa si è posta. L’innovazione ambientale di processo porta ad una qualificazione dell’immagine aziendale e a facilitare i rapporti dell’impresa con i principali stakehol- ders ed il territorio. L’innovazione ambientale di prodotto/ servizio mira ad ottenere direttamente vantaggi competi- tivi sul mercato e si rivolge quindi ai clienti, siano essi gli acquirenti di una catena di subfornitura, il sistema produt- tivo, i consumatori finali e la Pubblica Amministrazione. FIGURA 6: percorsi di eco-innovazione a livello di processo produttivo e prodotto. VALUE PREPOSITION ANALISI INTERVENTO COMUNICAZIONE PROCESSO PRODUTTIVO PRODOTTO Stakeholders PA Clienti Associazioni Cittadini Mercato Utente finale Cliente intermedio PA -> GPP Sistemi di Gestione Ambientale (SGA) Life Cycle Assessment (LCA) Life Cycle Assessment (LCA) )) Cleaner Technologies Best Available Techniques Eco-design )) COMUNICAZIONE AMBIENTALE D’IMPRESA COMUNICAZIONE AMBIENTALE DI PRODOTTO )) INDIVIDUAZIONE PRIORITÀ AZIENDALI DEFINIZIONE STRATEGIA )) Strumenti di Analisi
  • 21. 19 eco INNOVAZIONE 2.1 Strumenti di analisi a livello di processo produttivo/organizzazione IL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE (EMAS ed ISO 14001) Cos’è? Il Sistema di Gestione Ambientale (SGA) è la parte del si- stema di gestione aziendale complessivo che comprende la struttura organizzativa, le responsabilità, le prassi, le procedure, i processi e le risorse per definire ed attuare la Politica Ambientale di un’organizzazione. Le norme di riferimento per l’implementazione di un SGA sono il Regolamento (CE) 1221/2009 EMAS sull’adesione volontaria delle organizzazioni a un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) e la norma internazionale UNI EN ISO 14001:2004 “Sistemi di Gestione Ambientale - Requisiti e guida per l’uso”. Per chi è? Per tutte le organizzazioni di carattere industriale e non. A cosa serve un Sistema di Gestione Ambientale? Un Sistema di Gestione Ambientale permette di affrontare la tematica ambientale in parallelo al processo produttivo e/o di erogazione del servizio, realizzando una più efficien- te gestione di tutti gli aspetti coinvolti (sia strettamente am- bientali che tecnologici ed organizzativi), identificando, ove possibile, le opportunità di risparmio e razionalizzazione (risorse naturali, materie prime ed ausiliarie, risorse idriche ed energetiche, ecc.) e garantendo il mantenimento delle conformità alle prescrizioni di legge e alle altre norme. L’implementazione di un SGA prevede un più trasparente rapporto con le parti interessate: in primo luogo è previsto un forte coinvolgimento del personale interno attraverso una continua attività di formazione e sensibilizzazione, in secondo luogo, con l’esterno attraverso la diffusione e/o comunicazione di informazioni utili a rendere noto l’impe- gno assunto con la Politica ambientale. I Sistemi di Gestione Ambientale, così come tutti i sistemi di qualità, si basano sul principio del miglioramento conti- nuo attuato secondo il Ciclo di Deming costituito da quat- tro momenti principali (Plan, Do, Check e Act): • la pianificazione, ovvero la definizione degli obiettivi e degli interventi da intraprendere per le aree maggiormente critiche dal punto di vista ambientale (che sono state individuate attraverso l’esecuzione di un’analisi ambientale iniziale), ai fini del rispetto della politica ambientale dell’organizzazione, del miglioramento continuo delle prestazioni ambientali; • l’attuazione, ovvero, l’applicazione pratica dei vari elementi che costituiscono il sistema di gestione ambientale e le loro interazioni; ?
  • 22. 20 ? Strumenti di Analisi • il controllo/riesame, ovvero, la verifica di quanto realizzato nel corso del tempo per valutarne la continua adeguatezza rispetto alla politica ambientale, agli obiettivi e traguardi, alle prescrizioni legali e alle altre prescrizioni e la necessità di apportare modifiche; • l’azione, ovvero, la messa in atto di misure idonee a migliorare in continuo la prestazione del sistema di gestione ambientale in base alle risultanze della verifica. LIFE CYCLE ASSESSMENT (LCA) Cos’è? La prima definizione di Life Cycle Assessment (LCA) è quella del SETAC (Society of Environmental Toxicology and Chemistry) nel 1993. Nel 1997 è pubblicata la norma internazionale ISO 14040, aggiornata nel 2006, che for- nisce la seguente definizione del Life Cycle Assessment (valutazione del ciclo di vita): “compilazione e valutazione attraverso tutto il ciclo di vita dei flussi in entrata ed usci- ta, nonché i potenziali impatti ambientali, di un Sistema di prodotto”. Dove per ciclo di vita si intendono le fasi con- secutive interconnesse di un sistema di prodotti, a partire dall’acquisizione di materie prime o dalla generazione di risorse naturali, fino allo smaltimento finale. La metodolo- gia LCA è definita in tutte le sue fasi da standard (serie ISO 14040) che delineano la procedura da seguire per stilare uno studio di LCA e per definire la qualità dei dati utilizzati nello studio affinché sia chiaro e riproducibile. Per chi è? L’LCA si è dimostrato un utile strumento tecnico per le aziende e per le Pubbliche Amministrazioni, ma anche uno strumento d’informazione per il cittadino. In particolare, uno studio di LCA a livello di organizzazione si consiglia sia ad aziende collocate nella filiera di produzione come subfornitrici di processi o semilavorati non facilmente ri- conducibili ad un prodotto caratteristico sia ad aziende che producono un’ampia gamma di prodotti finiti. A cosa serve uno studio di LCA? Attraverso lo studio di LCA si individuano gli impatti ambien- tali potenziali associati ad un’organizzazione, un prodotto o un servizio e si identificano le fasi più rilevanti in termini d’im- patti ambientali. È possibile così proporre interventi miglio- rativi che abbiano benefici a livello globale evitando azioni che, agendo su singoli step, favoriscano il trasferimento di impatti in altri compartimenti o in altre fasi. Applicata a livello di organizzazione, l’LCA permette di quantificare gli impatti ambientali connessi alle diverse attività gestite direttamente o indirettamente dall’organizzazione, includendo quindi la
  • 23. 21 eco INNOVAZIONE catena di approvvigionamento (dall’estrazione delle materie prime, alla produzione, all’uso e alla gestione finale dei rifiuti). CARBON FOOTPRINT DI ORGANIZZAZIONE Cos’è? L’impronta di carbonio (o carbon footprint) è la misura dell’ammontare totale delle emissioni di gas ad effetto serra causate direttamente o indirettamente da un indivi- duo, un’organizzazione, un evento o un prodotto (Carbon Trust). Rispetto ad uno studio di LCA completo, la car- bon footprint considera solo gli effetti sul cambiamento climatico, fornendo quindi indicazioni parziali dei poten- ziali impatti ambientali del processo, prodotto o servizio analizzato. Nel caso specifico della carbon footprint di organizzazio- ne, tale strumento è normato a livello internazionale dalla ISO 14064. Per chi è? È uno strumento che si adatta ad essere applicato a tutte le aziende che intendono avviare un percorso di eco-inno- vazione in quanto analizza gli impatti ambientali dell’orga- nizzazione sul cambiamento climatico. Lo studio di carbon footprint può essere più o meno approfondito a seconda delle tipologie di emissioni considerate nell’analisi. A cosa serve uno studio di carbon footprint di organizzazione? Attraverso lo studio di carbon footprint si individuano gli impatti ambientali potenziali associati ad un’organizzazio- ne sul cambiamento climatico e il contributo delle diverse categorie di emissioni sull’impatto complessivo dell’orga- nizzazione. A seconda del grado di dettaglio dell’analisi, lo studio permette di quantificare gli impatti ambientali connessi alle diverse attività gestite direttamente o indi- rettamente dall’organizzazione (classificate come altre emissioni indirette), includendo quindi la catena di ap- provvigionamento. ?
  • 24. ? 22 2.2 Strumenti di analisi a livello di prodotto LIFE CYCLE ASSESSMENT (LCA) Per chi è ? Uno studio di LCA a livello di prodotto si consiglia ad aziende che intendono approfondire le conoscenze del proprio siste- ma produttivo ed avviare interventi di mirati di miglioramento delle performance ambientali a livello di prodotto. Rappre- senta, inoltre, lo strumento di analisi da adottare per effettua- re una Dichiarazione Ambientale sul prodotto (vedi sezione 3.2). La scelta dell’oggetto di analisi su cui focalizzare l’anali- si dovrebbe essere orientata verso un prodotto di particolare interesse per il core business aziendale (prodotto di punta, lancio di un nuovo prodotto con specifiche caratteristiche ambientali, ecc.) per poter comunicare al meglio al proprio utente finale il percorso di eco-innovazione implementato. A cosa serve uno studio di LCA? Oltre alle motivazioni già esposte nella sezione 2.1, uno studio di LCA applicato ad un prodotto o servizio permette di identificare le fasi del ciclo di vita in cui si concentra- no maggiormente le criticità ambientali. In questo modo è possibile proporre interventi migliorativi al fine di ottimiz- zare le risorse necessarie nella fase di intervento, massi- mizzando nel contempo i benefici ad essi associati. Uno studio di LCA può essere condotto anche in forma semplificata per effettuare uno studio di screening sull’inte- ro ciclo di vita di un prodotto o servizio al fine di identificare gli hot spot del sistema analizzato ed individuare le aree in cui è necessario intervenire con un’analisi più approfondita. L’LCA è un valido strumento tecnico di supporto per de- finire se e quanto un prodotto è “verde” ed è alla base di sistemi e strumenti quali ad esempio: • Etichette e dichiarazioni (Ecolabel, autodichiarazioni, Dichiarazioni Ambientali di Prodotto - DAP) i cui principi sono definiti nella ISO 14020; • Sistemi di Gestione Ambientale (EMAS, ISO 14001) • Life Cycle Costing (basato sullo stesso approccio dell’LCA ma utilizzando flussi economici). CARBON FOOTPRINT DI PRODOTTO Cos’è? La carbon footprint di prodotto considera le emissioni di gas ad effetto serra generate nell’arco dell’intero ciclo di vita del prodotto, dall’estrazione delle materie prime, passando per la fase di produzione, distribuzione, uso e smaltimento del bene e dei relativi imballaggi. I risultati dell’analisi sono espressi in tonnellate di CO2 equivalen- ti. Uno studio di carbon footprint di prodotto deve essere condotto secondo i requisiti stabiliti dalla norma ISO/TS ISO 14067 pubblicata nel 2013. Strumenti di Analisi
  • 25. ? 23 eco INNOVAZIONE Per chi è? È uno strumento che si adatta ad essere applicato a tutte le aziende che intendono avviare un percorso di eco-inno- vazione a livello di prodotto in quanto analizza gli impatti ambientali associati al prodotto solo sul cambiamento cli- matico. A cosa serve uno studio di carbon footprint di prodotto? La carbon footprint di prodotto consente di analizzare gli impatti nell’arco del ciclo di vita di un prodotto per un’u- nica categoria d’impatto: il riscaldamento globale. Nono- stante quest’ultimo rappresenti attualmente una delle più grandi sfide ambientali, esistono altri problemi ambien- tali - quali ad esempio la scarsità di risorse naturali non rinnovabili, la perdita di biodiversità, ecc - che non sono presi in considerazione nel calcolo della carbon footprint. Pertanto un’azienda che vuole adottare interventi di mi- glioramento delle performance ambientali sul prodotto sulla base dei risultati dello studio di carbon footprint deve tener presente le limitazioni associate a questo strumento.
  • 26. 24 3. Interventi di eco-innovazione Gli interventi che possono essere adottati per tradurre i risul- tati emersi dalla fase di analisi in un effettivo miglioramento delle performance ambientali dell’organizzazione o del pro- dotto sono molteplici e si differenziano in funzione del diverso grado di intervento (risorse economiche e temporali). A titolo esemplificativo, si riportano gli interventi di contenimento de- gli impatti ambientali già avviati dalle imprese coinvolte nella sperimentazione del progetto ALPSTAR (figura 7 e 8). Non potendo essere esaustivi delle varie tipologie di inter- venti che possono essere introdotti a livello di processo pro- duttivo o di prodotto, si riportano di seguito i riferimenti ed una breve descrizione di guide tecniche o metodologie che possono essere adottate per effettuare interventi di eco-in- novazione. ENERGICI AZI ENDALI CONTENIMENTO CONSUMI DELLEMATERIEPRIME DITRASPORTO SCARTI DIPRODUZIONE VALORI ZZAZIONEDEGLI OTTIMIZZAZIONELOGISTICA Installazione di impianti a ponte rinnovabile Accordi con altre aziende per ottimizzazione aspetti logistici Acquisto di energia proveniente da fonti rinnovabili Sostituzione macchinari con migliori prestazioni energetiche Valorizzazione energetica degli scarti Riutilizzo degli scarti da parte di altre filiere produttive Riutilizzo degli scarti internamente all’azienda DELLEMATDITRASP SCARTI DIPRODUZIONE VALORI ZZAZIONEDEGLI OTTIMIZZAZION aziende per ottimizzazione aspetti logistici Valorizzazione energetica degli scarti Riutilizzo degli scarti da parte di altre filiere produttive Riutilizzo degli scarti internamente all’azienda CRITERI AMB IENTALI DELLEMATERIEPRIME DITRASPORTO DILA VORAZIONE DEGLISC ARTIDELPROCESSO OTTIMIZZAZIONELOGISTICA VALO RIZZAZIONE Accordi con altre aziende per ottimizzazione aspetti logistici Scelta di nuovi materiali con ridotto impatto ambientale Riduzione di volume/peso imballaggi Valorizzazione energetica degli scarti Riutilizzo degli scarti internamente all’azienda PACKAGING S ECONDO RIPROGETTAZI ONEDEL FIGURA 7-8: interventi di eco-innovazione realizzati dall’imprese coinvolte nel progetto ALPSTAR a livello di processo produttivo (a sx) e di prodotto (a dx). Interventi di eco-innovazione
  • 27. 25 eco INNOVAZIONE 3.1 Interventi a livello di processo produttivo CLEANER TECHNOLOGIES E BEST AVAILABLE TECHNIQUES (BAT) Cosa sono? Le tecnologie pulite (Cleaner Technologies), associate a corrette attività gestionali, costituiscono uno strumento per il miglioramento delle produzioni, per la riduzione de- gli impatti ambientali e la qualificazione di aree territoriali. Esse adottano misure di prevenzione dell’inquinamento ed implicano l’utilizzo delle “migliori tecniche disponibi- li” (BAT) che, come definite nella direttiva 96/61/CE, sono “la più efficiente e avanzata fase di sviluppo di attività e relativi metodi di esercizio indicanti l’idoneità pratica di determinate tecniche a costituire, in linea di massima, la base dei valori limite di emissione intesi ad evitare oppu- re, ove ciò si riveli impossibile, a ridurre in modo generale le emissioni e l’impatto sull’ambiente nel suo complesso”. Dove per “Tecniche” si intende sia le tecniche impiegate sia le modalità di progettazione, costruzione, manutenzio- ne, esercizio e chiusura dell’impianto; “disponibili” sta ad indicare le tecniche sviluppate su una scala che ne con- senta invece senta l’applicazione in condizioni economi- camente e tecnicamente valide nell’ambito del pertinente comparto industriale. Per chi sono? Per le imprese cui viene fornita la possibilità di rispettare adempimenti ambientali imposti dalle normative e che ve- dono premiata la ricerca del miglioramento continuo del potenziale tecnologico. A cosa servono? Gli impianti industriali (nuovi, ma anche quelli esistenti) nel richiedere l’autorizzazione all’esercizio, sono tenuti ad adottare le migliori tecnologie disponibili (BAT) al fine di eliminare, o qualora non fosse possibile, ridurre le emis- sioni in aria, acqua e suolo (comprese le misure relative ai rifiuti), per conseguire un livello elevato di protezione dell’ambiente nel suo complesso. Le BAT, infatti, riguar- dano tutti gli aspetti del funzionamento di un’industria che hanno impatti sui vari comparti ambientali. L’obiettivo generale di un approccio integrato deve essere quello di migliorare la gestione e il controllo dei processi industria- li per garantire la tutela dell’ambiente adottando tutte le opportune misure di riduzione dell’inquinamento. L’appli- cazione delle BAT in ogni compartimento specifico può contribuire ad ottimizzare i consumi delle materie prime, idrici ed energetici ma anche minimizzare la quantità di rifiuti e delle emissioni. ?
  • 28. 26 ECO-DESIGN Che cos’è? L’eco-progettazione è la considerazione dei fattori ambien- tali nella progettazione e nello sviluppo di prodotti e servizi. L’eco-progettazione è inserita al pari di altri importanti requi- siti che solitamente si considerano nei processi di progetta- zione come ad esempio la qualità, la legislazione, i costi, la funzionalità, la durabilità, l’ergonomica l’estetica ed i fattori di salute e sicurezza. Come risultato i prodotti di eco-progetta- zione sono innovativi, hanno migliori prestazioni ambientali e sono di qualità almeno pari allo standard di mercato. Gli standard internazionali specifici per l’ecodesign sono il rapporto tecnico UNI EN ISO/TR 14062:2007 e la UNI ISO 14006:2011. Per chi è? Per tutte le aziende che producono servizi e prodotti finiti, quindi indirizzati al mercato, o componenti e semilavorati. A cosa serve l’eco-progettazione? Le decisioni prese durante la progettazione di prodotti e servizi determinano largamente il loro impatto potenziale sull’ambiente. I materiali, la forma, il peso, i processi di produzione, la durata, ecc., sono aspetti cruciali che de- vono essere considerati in dettaglio per prevenire o mini- mizzare gli impatti dei prodotti e servizi finiti. L’eco-progettazione utilizza un approccio integrato nella relazione tra prodotti e servizi e l’ambiente su tre livelli: • considera l’intero ciclo di vita del prodotto o servizio; • il prodotto è considerato come un sistema, in cui tutti gli elementi che servono ad un prodotto per sviluppare le sue funzioni (consumi , imballaggi, reti energetiche, ecc.) devono essere valutati; • viene utilizzato un approccio “multicriterio”, tutti i differenti impatti ambientali, che possono essere generati dal sistema prodotto durante il suo ciclo di vita, sono valutati in modo da evitare il trasferimento dell’impatto tra le diverse categorie d’impatto (ad esempio riduzione delle risorse, effetto serra, tossicità, ecc.) e tra le fasi del ciclo di vita. Questo approccio integrato facilita l’uso dell’eco-proget- tazione in combinazione con altri strumenti per l’eco-in- novazione. Il processo di progettazione tradizionale può essere adot- tato nell’eco-progettazione inserendo alcuni semplici cambiamenti. La portata di questi cambiamenti dipende dagli obiettivi della propria azienda. Una panoramica di come si possano inserire criteri di eco-innovazione nella progettazione di un nuovo prodotto o nella sua riprogetta- zione sono riassunti in figura 9. 3.2 Interventi a livello di prodotto ? Interventi di eco-innovazione
  • 29. 27 eco INNOVAZIONE FIGURA 9: come includere criteri ambientali nelle diverse fasi di progettazione di un prodotto. PROCESSI DI PROGETTAZIONE CONVENZIONALI ASPETTI INNOVATIVI DEL PROCESSO DI ECO-INNOVAZIONE Valutazione delle esigenze ambientali Creazione di un gruppo di eco-progettazione Valutazione ambientale di un prodotto o servizio di riferimento Valutazione e selezione delle strategie di eco- progettazione Comunicazione delle caratteristiche ambientali dei prodotti e servizi Valutazione del processo di eco-progettazione e studio di nuove tecnologie Proposta e briefing (Ri) Progettazione e sviluppo di prodotto/processo Produzione Lancio sul mercato
  • 30. 28 4.1 Strumenti di comunicazione a livello di organizzazione DICHIARAZIONE AMBIENTALE Che cos’è? La Dichiarazione Ambientale è un documento che rias- sume al pubblico e ad altri soggetti interessati informa- zioni sull’impatto e sulle prestazioni ambientali dell’or- ganizzazione nonché sul continuo miglioramento della prestazione ambientale. Rappresenta una parte obbliga- toria dei Sistemi di Gestione Ambientale (SGA) secondo il regolamento EMAS e quindi un requisito fondamentale per la validazione di un SGA da parte di un verificatore. Generalmente la Dichiarazione Ambientale fa riferimento alle singole unità locale o sito dell’azienda. rappresenta una parte obbligatoria dei Sistemi di Gestione Ambientale (SGA) secondo il regolamento EMAS, e quindi un requisito fondamentale per la validazione di un SGA da parte di un verificatore. Per chi è? Per tutte le aziende che vogliono valorizzare il legame con il territorio. A cosa serve una Dichiarazione Ambientale? La Dichiarazione Ambientale deve fornire: • una chiara descrizione dell’azienda, una sintesi delle sue attività e dei suoi prodotti e servizi, nonché delle sue relazioni con le eventuali organizzazioni capo gruppo; • la Politica Ambientale dell’organizzazione e una breve illustrazione del suo Sistema di Gestione Ambientale; • una descrizione di tutti gli aspetti ambientali significativi, diretti e indiretti, che determinano impatti ambientali significativi dell’organizzazione e una spiegazione della natura degli impatti connessi a tali aspetti ed infine una descrizione degli obiettivi e dei target ambientali; • una sintesi dei dati disponibili sulle prestazioni dell’organizzazione rispetto ai suoi obiettivi e traguardi ambientali per quanto riguarda gli impatti ambientali significativi. ? Strumenti di comunicazione ambientale
  • 31. 29 eco INNOVAZIONE LE ETICHETTE AMBIENTALI Negli ultimi anni si è registrato un grande interesse a livel- lo europeo sui marchi di prodotto, la cui finalità principa- le è quella di fornire informazioni ai consumatori. Oltre a misure obbligatorie riguardanti principalmente aspetti di sicurezza dei prodotti, sono nati una serie di marchi na- zionali di prodotto a carattere volontario mirati a fornire informazioni di carattere ambientale. La norma UNI EN ISO 14020, che rappresenta il riferimento in materia, ha stabilito i principi guida per lo sviluppo e l’utilizzo di eti- chette e dichiarazioni ambientali. Lo standard ha definito tre principali categorie di etichette ambientali (tabella 2): 4.2 Strumenti di comunicazione a livello di prodotto Standard di riferimento ETICHETTE DI I TIPO UNI EN ISO 14024 – Etichette e dichiarazioni ambientali - Etichettatura ambientale di Tipo I Principi e procedure ETICHETTE DI II TIPO UNI EN ISO 14021 - Etichette e dichiarazioni ambientali - Asserzioni ambientali auto-dichiarate (etichettatura ambientale di Tipo II) ETICHETTE DI III TIPO UNI EN ISO 14025 - Etichette e dichiarazioni ambientali - Dichiarazioni ambientali di Tipo III Principi e procedure Tabella 2: Gli standard di riferimento per lo sviluppo delle etichette ambientali
  • 32. ? 30 ETICHETTE DI I TIPO Che cosa sono? Sono etichette multi-criterio che identificano i prodot- ti di eccellenza ambientale con ridotti impatti ambientali nell’intero ciclo di vita. Sono assegnate sulla base di spe- cifici criteri di riconoscimento dell’eccellenza ambientale, diversi per ogni categoria di prodotti. Prevedono una con- valida da parte di un verificatore accreditato. Per chi sono? Sono rivolte a tutte le aziende che vogliano comunicare le per- formance ambientali dei propri prodotti o servizi, se rientranti nelle categorie per le quali sono stati messi a punto i criteri. A cosa servono? La principale funzione è comunicare al mercato l’eccellenza ambientale di un prodotto o servizio, fornendo ai consumatori informazioni di performance ambientali certificate e credibili in modo da stimolare la domanda. La loro adozione diven- ta, da un lato, uno strumento di comunicazione ambientale e, dall’altro, un’opportunità per l’azienda di migliorare la ge- stione ambientale dei propri prodotti/servizi, implementando criteri ecologici. Infine, in un’ottica di filiera o di Green Public Procurement (acquisti verdi), il possesso di tale etichettatura può servire a semplificare la dimostrazione del possesso dei requisiti richiesti da fornitori e acquirenti. AUTODICHIARAZIONI - ETICHETTE DI II TIPO Che cosa sono? Sono delle auto-dichiarazioni del produttore in merito alle caratteristiche ecologiche del prodotto. Non richiedono il rispetto di requisiti specifici e non prevedono la verifica di parte terza, ma le informazioni fornite devono comunque essere verificabili, esatte e pertinenti, come definito dalla ISO 14020, perché risultino attendibili per i consumatori. ? FIGURA 10: (a dx) il marchio europeo Ecolabel (a sx), il marchio tedesco “l’Angelo Blu” (al centro) e il marchio scandinavo “Nordic Swan” (a dx). NO RDIC ECOLAB EL Strumenti di comunicazione ambientale
  • 33. ? 31 eco INNOVAZIONE Per chi sono? Sono utilizzabili da tutte le imprese che producono pro- dotti o erogano servizi direttamente al consumatore. A cosa servono? Queste tipologie di etichette sono state pensate per pro- muovere prodotti e sevizi in base alle caratteristiche “verdi” e per comunicare l’impegno dell’azienda verso l’ambiente. Permettono di rafforzare la percezione di qualità di pro- dotti/servizi e di comunicare indirettamente l’esistenza di una politica ambientale dell’azienda. Servono, inoltre, per comunicare azioni di eco-design: alcuni criteri ambientali e funzionali definiti per ottenere l’etichetta ecologica posso- no essere infatti il frutto di un’attività di ricerca sul prodotto per migliorarne alcuni aspetti dal punto di vista ambienta- le. Poiché la comunicazione veicolata tramite le etichette sia efficace, essa deve essere elaborata in modo tale da essere facilmente comprensibile concettualmente (ad es. il logo Möbius, il simbolo del riciclaggio) e apposta in modo visibile, in modo da funzionare da elemento attrattivo. DICHIARAZIONI AMBIENTALI DI PRODOTTO (DAP) ETICHETTE DI III TIPO Che cosa sono? Le dichiarazioni ambientali di prodotto (o Environmental Product Declarations - EPD) sono strumenti che, basan- dosi sulla valutazione del ciclo di vita (LCA) ,permettono di qualificare e quantificare la prestazione ambientale com- plessiva di un prodotto/servizio, attraverso la comunica- zione di informazioni oggettive, confrontabili e credibili. Tra i diversi sistemi di EPD, il più utilizzato e noto a livel- lo internazionale è l’International EPD® System, di origine svedese, molto utilizzato anche in Italia, di cui DAP è l’a- cronimo italiano. Per chi sono? Possono essere utilizzati da produttori che realizzano pro- dotto finiti e/o importatori o fornitori di prodotti intermedi. La DAP per la complessità e la completezza dei contenuti è nata come strumento di comunicazione business-to-bu- siness (B2B) ma può rappresentare il punto di partenza per sviluppare una comunicazione ambientale al consu- matore avvalorata dall’ottenimento della certificazione. A cosa servono? Permettono alle aziende di divulgare informazioni ambien- tali relative ai propri prodotti indipendentemente dalla loro FIGURA 11: Alcuni esempi di etichette di II tipo. A sx è rappresentato il simbolo del riciclaggio.
  • 34. 32 natura e posizione nella filiera produttiva. Inoltre la DAP facilita il confronto tra prodotti/servizi attraverso parametri condivisi standardizzati, le regole di categoria di prodotto (Product Categories Rules). Altra importante caratteristica è quella di sensibilizza- re e coinvolgere gli anelli della filiera, favorire il flusso di informazioni, favorire l’acquisto di prodotti EPD nelle or- ganizzazioni certificate ISO/EMAS. Inoltre, permettono di accedere attraverso un canale preferenziale ai bandi di fornitura “verdi”, messi a punto dalla P.A., in un contesto di GPP. I produttori possono usare le DAP come benchmark, per il posizionamento e le performance dei propri prodotti/ servizi, ma anche come sistema di controllo/selezione dei fornitori. FIGURA 12: il simbolo dell’intenational EPD® System. Strumenti di comunicazione ambientale
  • 35. 33 eco INNOVAZIONEeco INNOVAZIONE La parola alle imprese L’attività pilota svolta nell’ambito del progetto ALPSTAR ha avuto come finalità quella di avviare percorsi di eco-in- novazione su un nucleo di 7 imprese, appartenenti a diver- si settori produttivi rappresentativi del tessuto produttivo veneto. I percorsi sono stati modulati e adattati a seconda delle caratteristiche organizzative e produttive delle imprese e delle richieste del loro mercato di riferimento. Si riportano di seguito le testimonianze di alcune aziende che hanno partecipato al progetto. Le aziende che hanno partecipato al progetto ALPSTAR: Francesco Barduca S.r.l. Via Piovega, 41/C 35010 Borgoricco (PD) Sito web: http://www.barduca.it Falegnameria Roncato S.r.l. Via G. Puccini, 9 - 35012 Camposampiero (PD) Sito web: http://www.falegnameriaroncato.com Gruppo editoriale Finegil S.p.A. - Divisione Nord Est Via Tommaseo, 65/B - 35131 Padova L.T. Lamiere Tagliate S.p.A. Via Cesare Battisti, 55 - 35010 Limena (Pd) Sito web: http://www.lamieretagliate.com/ Pedon S.p.A. Via del Progresso 32 - 36060 Molvena (VI) Sito web: www.pedon.it P.E.T. Engineering S.r.l. Via Celtica, 26/28 - Z.I. Ungheresca SUD 31020 San Vendemiano (TV) Sito web: http://www.petengineering.com/ Sirca S.p.A. Viale Roma 85,35010 S. Dono di Massanzago (PD) Sito web: http://www.sirca.it/
  • 36. 34 AZIENDA FRANCESCO BARDUCA S.R.L. L’azienda Barduca nasce come piccola realtà agricola alla fine degli anni ‘70, dal sogno di due giovani, Francesco Barduca e Rossi Anna Maria. Negli anni l’azienda agricola si espande, si attrezza per la produzione in serra, poten- zia la commercializzazione e punta sui prodotti di quarta gamma già lavati e confezionati. Nasce cosi la Barduca S.r.l., che alla fine degli anni ’90 fa un’altra scelta fondamentale per la sua storia: la cer- tificazione Biologica. Oggi l’azienda, che conta circa 40 ettari in produzione biologica a Borgoricco (PD) e una rete di selezionati fornitori, garantisce i suoi prodotti secon- do salubrità e genuinità. Inoltre risponde alle esigenze di chi acquista fornendo prodotti pronti all’uso, già lavati e mondati, non perdendo di vista i valori della sostenibilità ambientale e sociale. I prodotti: l’azienda produce prodotti biologici e tradi- zionali quali insalate, spinaci ed erbe aromatiche sfusi, in ciotole, in vaschetta o in busta. ANALISI EFFETTUATA: analisi semplificata (vedi sezione 2.2) sulla rucola biologica confezionata in vaschette di plastica PET sigillata con film plastico termosaldabile. OBIETTIVO DELLO STUDIO: è stato analizzato il profilo ambientale del processo di lavorazione e confezionamento della rucola e valutati gli impatti ambientali associati ai diversi materiali che possono essere utilizzati per l’imballaggio primario del prodotto (plastica PET, plastica PET riciclata, cartone, bioplastica). Settore Agro-Alimentare
  • 37. 35 La parola a Francesco Barduca e Anna Maria Rossi - AZIENDA FRANCESCO BARDUCA S.R.L. Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto ad analizzare gli impatti del vostro prodotto? Un’azienda agricola che crede nella valorizzazione del proprio ter- ritorio e si rivolge ad un mercato anche Nord Europeo non può non interrogarsi sul suo impatto ambientale, sia per un’esigenza etica sia per la propria strategia commerciale. Quali sono i vantaggi che prevedete legati all’avvio di un percorso di eco-innovazione? Monitorare l’impatto ambientale significa anche individuare le criticità migliorabili, con benefici su tutta la produzione. Inoltre le persone che acquistano i nostri prodotti sono sensibili a queste te- matiche: vogliamo dare voce a questa sensibilità anche nel nostro piccolo e rendere la nostra produzione sempre più ecosostenibile. Che requisiti in campo ambientale vi richiede il vostro mercato di riferimento? Il nostro mercato di riferimento chiede, oltre alle continue garanzie analitiche che comprovano la salubrità del nostro prodotto biolo- gico, anche il medesimo rispetto per i siti produttivi. In campo am- bientale inoltre è fondamentale la scelta delle risorse energetiche impiegate, la buona gestione logistica, l’impegno verso packaging sempre meno impattanti. Che informazioni avete acquisito nell’ambito della sperimentazione del progetto ALPSTAR? La parte più interessante del progetto riguarda proprio lo stu- dio effettuato sugli imballaggi. Dall’analisi è emerso che sosti- tuendo le vaschette in polipropilene, che attualmente vengono utilizzate per il confezionamento di molti prodotti, con quelle in PET riciclato o in bioplastiche possiamo diminuire di molto il nostro impatto, in particolare sul fronte del cambiamento cli- matico. Un’altra importante riflessione è stata fatta sull’impatto dei nostri consumi elettrici, necessari alla fase di lavorazione e per il mantenimento della catena del freddo. Stiamo in tal senso valutando di ampliare la copertura di pannelli solari, già integrati nell’azienda agricola, anche sul tetto del sito di lavorazione per rispondere a questa esigenza con una maggiore percentuale di risorse rinnovabili. L’ESPERIENZA NELL’AMBITO DEL PROGETTO ALPSTAR eco INNOVAZIONE
  • 38. 36 GRUPPO PEDON S.P.A. Fondata nel 1984 dai tre fratelli Pedon, come azienda di- stributiva all’ingrosso di prodotti alimentari, Pedon è oggi presente capillarmente in tutti i moderni canali distributivi, sia con prodotti a proprio marchio, sia come private label per la GDO con oltre 100 linee a marchio privato, ed ol- tre 3.000 referenze. Punto distintivo e di forza del Gruppo Pedon è la rete globale di approvvigionamento, presente in 15 Paesi nei 5 continenti, che tramite la divisione Acos riesce a garantire nel tempo elevati livelli qualitativi ed il controllo totale delle filiere di approvvigionamento. Il Gruppo Pedon con sede a Molvena (VI) è oggi è il punto di riferimento a livello mondiale per la lavorazione, il con- fezionamento e la distribuzione di legumi e cereali secchi. I prodotti: Le aree di business dell’azienda, oltre a quella predominante dei cereali e legumi secchi, si diversificano nei preparati per dolci, funghi secchi, alimenti biologici e senza glutine. Settore Agro-Alimentare ANALISI EFFETTUATA: analisi semplificata (vedi sezione 2.2) relativa a “C’è di buono - i 5 cereali italiani”, un misto di cereali (grano duro, orzo perlato, riso parboiled, farro perlato e avena decorticata) sottoposti a precottura mezzo vapore e/o aria calda e confezionati in atmosfera protettiva. OBIETTIVO DELLO STUDIO: è stato analizzato il profilo ambientale del processo di lavorazione finale e confezionamento del prodotto svolto nello stabilimento produttivo di Pedon a Molvena (VI).
  • 39. 37 eco INNOVAZIONE La parola a Luca Zocca - MARKETING MANAGER GRUPPO PEDON S.P.A. Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto ad analizzare gli impatti del vostro prodotto? Come azienda siamo attenti a valutare gli impatti ambienta- li della nostre attività convinti che possiamo conciliare un modo di fare impresa con buone politiche per l’ambiente. Abbiamo già in essere delle politiche “green” applicate in varie fasi del nostro processo produttivo e nella nostra filiera di approvvi- gionamento quali ad esempio l’utilizzo per il trasporto delle ma- terie prime via nave e rotaia e la riduzione al minimo degli im- ballaggi per il trasporto delle materie prime e del prodotto finito. Quali sono i vantaggi che prevedete legati all’avvio di un percorso di eco-innovazione? Adottare politiche “green” come ad esempio una razionalizzazione degli imballi utilizzati riduce l’impatto ambientale e i costi produtti- vi. Inoltre, il consumatore è sempre più attento ai contenuti etici ed ambientali dei prodotti nel processo di acquisto e quindi sono sicu- ramente plus distintivi da perseguire per avvalorare i propri brand e l’immagine aziendale. Che requisiti in campo ambientale vi richiede il vostro mercato di riferimento? Come Azienda dobbiamo contribuire concretamente all’adozione di un modello di sviluppo sostenibile che, pur garantendo la soddisfa- zione dei bisogni dei consumatori, salvaguardia allo stesso tempo le risorse naturali e l’ambiente. Che informazioni avete acquisito nell’ambito della sperimentazione del progetto ALPSTAR? Le informazioni acquisite hanno permesso all’Azienda di eviden- ziare punti critici lungo il processo produttivo in chiave ambienta- le. Attraverso l’analisi degli indicatori adottati andremo a valutare delle azioni correttive. Una prima azione correttiva sarà l’acquisto per lo stabilimento di Molvena di energia eolica e quindi da fonti rinnovabili abbattendo le emissioni di CO2 . L’ESPERIENZA NELL’AMBITO DEL PROGETTO ALPSTAR
  • 40. 38 Settore Legno-Arredo FALEGNANERIA RONCATO S.R.L. Il pregio, la cura, lo stile per la bellezza che si rivela nell’in- sieme e nel particolare, grazie a una creatività fedele alla natura del legno: è questa la filosofia della falegnameria Roncato, che dal 1957 lavora il legno con sapienza arti- giana e grande passione. In oltre cinquant’anni di attività hanno visto la luce creazioni raffinate, pensate per una clientela esigente e abituata ad apprezzare le cose belle. Un mobile o un serramento Roncato ha sempre una lunga storia alle spalle, rigorosamente tramandata attraverso le generazioni. È’ un’autentica falegnameria artigiana, dove il legno è trattato con passione, per offrire il meglio. I prodotti: La Falegnameria Roncato è in grado di realiz- zare un’ampia gamma di prodotti: serramenti per interni, per esterni e comunità, arredamento di grande pregio ed eleva- ta qualità, creato su misura dei desideri del cliente, arreda- mento navale e restauro. L’attenzione meticolosa conduce alla creazione di soluzioni uniche, sempre personalizzate. ANALISI EFFETTUATA: analisi preliminare di supporto all’eco-design (vedi sezione 3.2) per uno dei prodotti più venduti dall’azienda: una finestra a un’anta-ribalta in hemlock e vetrocamera. OBIETTIVO DELLO STUDIO: sono stati analizzati i punti di forza e debolezza del prodotto rispetto ad un prodotto concorrente sul mercato al fine di fornire alcune strategie per la riprogettazione in chiave ambientale del prodotto.
  • 41. 39 eco INNOVAZIONE La parola a Renzo Roncato - TITOLARE FALEGNAMERIA RONCATO S.R.L. Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto ad analizzare gli impatti del vostro prodotto? Lavorando il legno, siamo sempre stati sensibili alle tematiche ambientali: da vent’anni l’impianto di riscaldamento di tutti gli am- bienti lavorativi della nostra azienda funziona grazie al recupero di trucioli. Sia per il prodotti ad uso interno che esterno utilizziamo esclusivamente vernici ad acqua e ci occupiamo con attenzione del corretto smaltimento dei rifiuti. Quali sono i vantaggi che prevedete legati all’avvio di un percorso di eco-innovazione? Venire incontro alle esigenze del cliente. Il nostro modo di operare è mettere in atto buone pratiche che favoriscano il rispetto della materia prima - il legno - e dei consumatori, sempre più sensibili e attenti alle tematiche del risparmio energetico e dell’attenzione all’ambiente. Che requisiti in campo ambientale vi richiede il vostro mercato di riferimento? Certamente oggi avere una certificazione ambientale rappresenta un importante biglietto da visita per un’azienda. il nostro prossimo obiettivo è conseguire la certificazione ISO 14001 che garantirebbe ai clienti i nostri elevati standard di qualità e il rispetto della materia prima, elementi che ci contraddistinguono da oltre cinquant’anni. Che informazioni avete acquisito nell’ambito della sperimentazione del progetto ALPSTAR? Abbiamo compreso di aver intrapreso in questi anni la strada giusta. Certo, abbiamo ancora aspetti da migliorare e ulteriori obiettivi da raggiungere, ma crediamo che continuare e perfezionare una pro- duzione che rispetti l’ambiente sia una scelta imprescindibile per la nostra azienda. L’ESPERIENZA NELL’AMBITO DEL PROGETTO ALPSTAR
  • 42. 40 Settore Siderurgico L.T. LAMIERE TAGLIATE S.P.A. La società L.T. LAMIERE TAGLIATE, nata nel 1967 per ini- ziativa del Sig. Luigi Trevisan, è un centro di servizi che ope- ra nel settore siderurgico fin dal 1967. Nel 1997 ha ottenuto la certificazione del proprio sistema qualità (attualmente è certificata UNI EN ISO 9001: 2008). La trasformazione in S.p.A nel 1981 ed il trasferimento in un nuovo stabilimento di mq 7000 coperti, segnano la concretizzazione di una nuova fase di sviluppo impostati dall’azienda. In parallelo l’acquisto di nuovi impianti (slitter) ad alta tecnologia e il costante impegno per la razionalizzazione ottimale delle risorse aziendali, hanno consentito un miglioramento della qualità del prodotto e del servizio offerto ai clienti, oltre alla conquista di nuove fette di mercato. I prodotti: La società è specializzata nella produzione di nastri, bandelle e coils decapati, a freddo e zincati, in un ampia gamma di spessori, larghezze e qualità, tutto in ac- cordo alle vigenti norme europee. L’azienda rifornisce alcuni fra i maggiori gruppi industriali operanti nei settori dell’arre- damento, elettrodomestici, automobilistico ed altri. ANALISI EFFETTUATA: analisi preliminare di carbon footprint di organizzazione (vedi sezione 2.1) delle attività produttive svolte presso lo stabilimento produttivo di L.T. Lamiere Tagliate. OBIETTIVO DELLO STUDIO: valutazione degli impatti ambientali potenziali delle attività svolte dall’organizzazione sul clima a livello globale, espresse come tonnellate di CO2 equivalenti.
  • 43. 41 eco INNOVAZIONE La parola a Mauro Trevisan - DIRETTORE GENERALE L.T. LAMIERE TAGLIATE S.P.A. Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto ad analizzare gli impatti della vostra organizzazione? La valutazione degli impatti ambientali della nostra organizzazio- ne produttiva non sono ancora una tematica particolarmente per- cepita dal nostro settore e dalla nostra clientela, tuttavia la nostra società ritiene che ognuno di noi può e deve contribuire a ridurre il proprio impatto sull’ambiente e con questo approccio abbiamo partecipato al progetto “ALPSTAR - Toward Carbon Neutral Alps”. Quali sono i vantaggi che prevedete legati all’avvio di un percorso di eco-innovazione? Prevediamo che i vantaggi per la nostra società, oltre che morali e di immagine, possano essere anche economici dato che ogni grado di consapevolezza ambientale influisce direttamente e indi- rettamente sui costi aziendali. Che informazioni avete acquisito nell’ambito della sperimentazione del progetto ALPSTAR? Le informazioni che abbiamo ottenuto nell’ambito dell’attività pi- lota del progetto ALPSTAR ci hanno permesso di acquisire alcuni spunti per avviare un’analisi più approfondita a livello di organizza- zione a cui associare l’ottenimento della certificazione ambientale per comunicare all’esterno il percorso svolto. Abbiamo già mosso i primi passi in taI senso, scegliendo di ac- quistare energia elettrica prodotta esclusivamente da fonti rin- novabili, contribuendo così a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra associate al nostro stabilimento di circa il 79%, secondo le prime stime effettuate nell’ambito del progetto. L’ESPERIENZA NELL’AMBITO DEL PROGETTO ALPSTAR
  • 44. 42 Settore Packaging P.E.T. ENGINEERING S.R.L. Nata nel 1999, P.E.T. Engineering è specializzata nella progettazione e indu- strializzazione dei contenitori in PET. Per i suoi clienti, quali PepsiCo, Nestlé Waters, Norda, Carlsberg, Baltika, Heineken, Efes, AB InBev, Ferrero, Gra- narolo, Parmalat, è un interlocutore unico che sa coniugare il design con la sua industrializzazione, l’innovazione con il Made in Italy. P.E.T. Engineering nel corso degli ultimi anni si è focalizzata nella progetta- zione di packaging eco-sostenibili, a basso impatto ambientale ma sempre di qualità e dalle eccellenti performance tecniche. I prodotti: ANALISI EFFETTUATA: analisi semplificata (vedi sezione 2.1) per valutare i benefici ambientali associati ad un intervento di ammodernamento linee denominato “Processo Polaris”, che permette, con una soluzione a moduli, di aggiornare e rendere nuovamente performanti le soffiatrici datate. OBIETTIVO DELLO STUDIO: valutazione dei benefici ambientali associati all’introduzione del Processo Polaris. Evolight 0.5 l pesa solo 7.5 grammi, circa il 32% in meno rispetto al peso medio dei contenitori dello stesso formato attualmente sul mercato. Con un valore di full vertical top load (crash) superiore ai 300 N il contenitore si presenta infatti rigido e robusto nonostante il peso contenuto. Questo valore aumenta del 30% quando EvoLight viene sottoposta a riempimento con azoto. Evolight 1.5 l, grazie alla particolare struttura, ha pesi record: 18.9 g per la versione piatta e 22.5 g per la versione gasata. All’alleggerimento ha contribuito anche l’adozione del nuovo filetto 26/22, che può essere uti- lizzato sia per prodotti piatti che gasati con il vantaggio di poter utilizzare lo stesso contenitore per entrambe le tipologie di contenuto.
  • 45. 43 eco INNOVAZIONE L’ESPERIENZA NELL’AMBITO DEL PROGETTO ALPSTAR La parola a Elisa Zanellato - MARKETING & COMMUNICA- TION MANAGER P.E.T. ENGINEERING S.R.L. Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto ad analizzare gli impatti della vostra organizzazione? Crediamo fermamente che la difesa dell’ambiente sia un dove- re a cui tutte le aziende dovrebbero votarsi e, per questo, ci im- pegniamo costantemente nella ricerca di materiali alternativi e nella progettazione di contenitori ultraleggeri che richiedano un minor impiego di materia plastica. Per noi è anche fondamenta- le dimostrare come il PET sia una alternativa valida all’utilizzo del vetro, materiale da sempre considerato più ecologico e naturale. Quali sono i vantaggi che prevedete legati all’avvio di un percorso di eco-innovazione? Fornire ai nostri clienti prodotti eco-sostenibili certificati garantisce loro un importante ritorno in termini di immagine presso i consumatori finali e, per noi, costituisce un importante vantaggio competitivo nei con- fronti dei nostri concorrenti. Che requisiti in campo ambientale vi richiede il vostro mercato di riferimento? Il mercato ci richiede contenitori che non solo siano leggeri e che, di conseguenza, siano prodotti con minori quantità di materia pri- ma ma che siano anche performanti e dotati di shelf-appeal. Siamo convinti che l’alleggerimento sia comunque stato spinto al limite, motivo per cui abbiamo cominciato a lavorare con i materiali alter- nativi e siamo attualmente impegnati nel trovare il corretto equi- librio tra le performance meccaniche inferiori di questi materiali, l’usabilità e l’aspetto estetico. Che informazioni avete acquisito nell’ambito della sperimentazione del progetto ALPSTAR? Il risultato più importante conseguito è sicuramente la consapevo- lezza che i nostri progetti possono apportare un concreto e, so- prattutto, misurabile apporto nella salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo migliorando le tecnologie ed i processi utilizzati. Inoltre l’adozione del metodo LCA ci permette di far comprendere i van- taggi di adottare una soluzione rispetto ad un’altra, un materiale rispetto ad un altro.
  • 46. 44 Settore Chimico SIRCA S.P.A. Sirca S.p.A. nasce nel 1973 ed è presente nel mercato con i quattro brand Sirca, Polistuc, Technogel e D’AQUA. All’estero Sirca S.p.A. ha 3 aziende controllate e possiede partecipazioni in altre due aziende. I dipendenti sono 220 suddivisi nei due stabilimenti produttivi di Padova (190) e di Udine (30). I Laboratori di controllo qualità e R&S occupano una superficie di 2000 mq e impiegano 34 tec- nici e 20 assistenti tecnici. Da anni la collaborazione con le Università ed in particolare con l’Università di Padova ha consentito una ricerca innovativa e di alto livello sia in termini impiantistici che di qualità del prodotto. La nostra mission è infatti orientata a proporre prodotti di altissima qualità, realizzati con le tecnologie più evolute e nel pieno rispetto dell’ambiente. I prodotti: La gamma Sirca comprende tutto ciò che ser- ve a proteggere e verniciare il legno e i supporti alternati- vi impiegati nell’industria del mobile e dei suoi accessori. Con il marchio HPR Sirca produce resine poliestere in- sature, destinate all’impiego nel comparto “tecnologico”, mentre la gamma Sirca per il legno comprende prodotti specifici per cicli industriali ed artigianali che rispondono alle diverse problematiche di verniciatura dei mobili e dei loro componenti (cucine, sedie, infissi, ecc). ANALISI EFFETTUATA: analisi di LCA semplificata (vedi sezione 2.2) di una vernice a base acquosa per il trattamento degli infissi in legno di conifera e latifoglie da esterni. OBIETTIVO DELLO STUDIO: sono stati analizzati i principali impatti ambientali associati alle fasi di realizzazione del prodotto svolte nello stabilimento produttivo aziendale.
  • 47. 45 eco INNOVAZIONE La parola a Gianni Marcato - DIRETTORE GENERALE SIRCA S.P.A. Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto ad analizzare gli impatti del vostro prodotto? Qualsiasi attività antropica ha un impatto ambientale, ma nel caso di un’azienda chimica, l’ambiente ha una valenza più che simbo- lica. La mission aziendale è quindi di ridurre al minimo l’impatto ambientale sia in termini di attività produttiva sia in termini del pro- dotto in fase di applicazione. Quali sono i vantaggi che prevedete legati all’avvio di un percorso di eco-innovazione? I vantaggi che ci si aspettano da un’attenta analisi ambientale sono molteplici: • riduzione mirata dell’impatto ambientale; • vantaggi economici in termini di riduzione degli scarti e ottimizzazione dei consumi; • miglioramento dell’immagine aziendale. Che requisiti in campo ambientale vi richiede il vostro mercato di riferimento? In linea generale le aree Europea/America del Nord hanno un ap- proccio “green” e richiedono materiali performanti a ridotto im- patto ambientale, in particolare vengono richiesti prodotti a basso contenuto di Sostanze Organiche Volatili. Per le aree in via di svi- luppo vengono richiesti prodotti “tecnologicamente” meno avan- zati ma con un’attenzione sempre crescente al tema ambientale. Che informazioni avete acquisito nell’ambito della sperimentazione del progetto ALPSTAR? Nel corso dell’analisi abbiamo apprezzato la capacità di sintesi e di schematizzazione del processo produttivo e del prodotto per mettere in evidenza i fattori che incidono in maniera significativa sull’impatto ambientale. Inoltre sono stati molto utili gli aggiorna- menti sullo stato di avanzamento delle linee guida europee per la misurazione dell’impatto ambientale dei prodotti vernicianti forniti dai referenti tecnici dell’attività pilota. L’ESPERIENZA NELL’AMBITO DEL PROGETTO ALPSTAR
  • 48. 46 Bibliografia AssoSCAI (2006) “Libro bianco per la competitività ambientale d’impresa” BARBERIO G., MORABITO R. (2013) Analisi e proposte del Gruppo di Lavoro 1 “Sviluppo dell’Eco-innovazione” degli Stati Generali della Green Economy in Energia, Ambiente e Innovazione num. 5/2013 pp: 4-15 CALOGIROU C. ET AL (2010) “SMEs and the environment in the European Union” PLANET SA and Danish Technological Institute, published by European Commission, DG Enterprise and Industries CARIANI R. (2013) “Eco-aree produttive - Guida all’eco-innovazione, alle politiche per la sostenibilità e ai progetti opera- tivi delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA)” Edizioni Ambiente ENEA (2007) “Eco-innovazione dei prodotti. Consigli pratici per le imprese”, settembre 2007 EIO AND CFSD (2013) “Eco-innovate! A guide to eco-innovation for SMES and business coaches” Eco-innovation Observatory FLASH EUROBAROMETER (2011) “Attitudes of European entrepreneurs towards eco-innovation” FONDAZIONE SYMBOLA, UNIONCAMERE (2013) “Rapporto Greenitaly 2013 - Nutrire il futuro” OECD (2011) “Sustainable Manufacturing Toolkit - Seven Steps to Environmental Excellence” STARCKEY R. (1998) “Environmental Management Tools for SMEs: a handbook” European Environmental Agency
  • 49. 47 eco INNOVAZIONE AUTORI Gioia Garavini, Alessandra Zamagni Ecoinnovazione S.r.l. è uno spin-off ENEA che offre ser- vizi avanzati di analisi degli impatti ambientali di prodotti, servizi e sistemi con un approccio di ciclo di vita, e progetta modalità personalizzate sull’esigenze del cliente per una loro riduzione e per la comunicazione della qualità ambientale raggiunta. Michele Pelloso La Sezione Industria ed Artigianato della Regione del Veneto, si occupa dell’attivazione ed attuazione di politi- che a sostegno delle imprese, in particolare PMI, anche cooperative, attraverso risorse proprie e per il tramite di operatori finanziari specializzati, della programmazione e gestione delle attività derivanti dall’attuazione delle leggi di settore e della definizione ed attuazione di misure age- volative per favorire l’accesso al credito delle imprese. Marco Meggiolaro EURIS S.r.l. da venticinque anni supporta la Pubblica Amministrazione ed il mondo imprenditoriale nel trasfor- mare le opportunità offerte dalle politiche europee in progetti di ricerca ed innovazione industriale ed in inve- stimenti per lo sviluppo di territori e regioni d’Europa. GRUPPO DI LAVORO Michele Pelloso, Nadia Giaretta Regione del Veneto, Direzione Sezione Industria ed Artigianato Marco Meggiolaro, Antonello d’Auria, Eleonora Prataviera EURIS S.r.l. Alessandra Zamagni, Gioia Garavini Ecoinnovazione S.r.l., spin-off ENEA Sara Cortesi per Ecoinnovazione S.r.l. (assegnista di ricerca ENEA, Laboratorio LECOP) Si ringrazia per la preziosa consulenza scientifica Paolo Masoni e Pier Luigi Porta, ENEA, Laboratorio LECOP. Si ringraziano, infine, le aziende che hanno partecipato alla sperimentazione: Falegnameria Roncato S.r.l. FINEGIL Editoriale S.p.A. Francesco Barduca S.r.l . L.T. Lamiere tagliate S.r.l. Pedon S.p.A. P.E.T. ENGINEERING S.r.l. Sirca S.p.A. Autori e gruppo di lavoro
  • 50. 48 Progetto finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Spazio Alpino 2007-2013 www.alpstar-project.eu www.alpine-space.eu www.alpstar23maggio.wordpress.com
  • 51.
  • 52. Il Programma Spazio Alpino 2007-2013, unico nella sua dimensione politica e territoriale, comprende un’area di cooperazione transnazionale tra le regioni europee nell’area alpina e prealpina. Il Programma, che vede la partecipazione di attori nazionali, regionali e locali, imprese ed amministrazioni, ha l’obiettivo di migliorare il processo di integrazione territoriale, economica e sociale dei Paesi coinvolti e di contribuire alla coesione, alla stabilità ed alla competitività dell’area attraverso lo sviluppo di partenariati transnazionali ed azioni congiunte su questioni di importanza strategica, quali l’ambiente, i trasporti, lo sviluppo territoriale e l’innovazione. Questo volume è realizzato con carta patinata opaca certificata FSC - Forest Stewardship Council