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IL TESORO DEL DESERTO DELL’OMAN
Al mattino Robert Peterson ricevette una lettera, la aprì e dentro vi
trovò un invito con su scritto:
“Caro Robert, sarei lieto di invitarla a cena questa sera al
ristorante sulla spiaggia di Miami beach".
Allora Robert, anche se titubante, decise di andare a vedere chi lo
avesse invitato a cena. Quando fu sul posto si accorse che la
persona in questione era un suo amico di vecchia data, Michael
Gan. Era un tipo molto basso, con occhi marroni e capelli molto
lunghi.
Il locale era moderno e minimalista, ma molto lussuoso. Il cibo era
prelibato e probabilmente anche caro. Robert ordinò l’astice al
vapore, mentre il suo amico prese la frittura mista di pesce fresco.
Dopo essersi gustati il dolce, Michael diede a Robert un pacchetto
spiegandogli che doveva andare a trovare il tesoro dell’Oman.
Dentro il pacchetto si trovavano una chiave e una mappa. Michael
continuò il suo discorso spiegando all’amico che esistevano due
copie della mappa, una era quella che aveva sotto gli occhi e
l’altra era in mano ad un cacciatore di tesori che aveva intenzione
di vendere il tesoro al mercato nero per racimolare molti soldi.
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Allora Robert, che aveva un forte senso della giustizia, decise di
salvaguardare il tesoro e di impedire al cacciatore di
appropriarsene.
Il giorno seguente partì immediatamente con un aereo privato
diretto alla città di Sur. Mentre insieme al pilota sorvolava il
deserto, vedeva un paesaggio bellissimo aprirsi dinanzi a lui: le
dune dorate che risplendevano illuminate dai raggi del sole. A un
certo punto l’aereo ebbe un guasto al motore e iniziò a precipitare
velocemente; per fortuna Robert riuscì a salvarsi grazie al
paracadute che aveva portato in caso di emergenza.
Riuscì ad atterrare senza nessun problema, mentre l’aereo
precipitava.
Senza perdere tempo continuò a piedi il suo viaggio orientandosi
con la dettagliata mappa del suo amico Micheal.
Dopo un’oretta di duro cammino sotto il sole incontrò un beduino
sopra il suo cammello.
I due iniziarono a parlare e Robert gli chiese se sapeva qualcosa
del tesoro dell’Oman. Il beduino Sudan, siccome si stava facendo
buio, lo invitò al suo accampamento per mangiare qualcosa e
parlare in tutta tranquillità del tesoro.
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Arrivati all’accampamento la moglie del beduino servì delle
prelibatezze tipiche del posto: scarafaggi al vapore e pitone alla
brace…
I due a stomaco pieno iniziarono a parlare del tesoro e il beduino
gli spiegò che si trattava di una boccetta, protetta da decine di
trappole, che conteneva l’elisir di lunga vita. Allora Robert, a
quelle parole gli propose di intraprendere la ricerca del tesoro
insieme.
Appena sorse il sole all’orizzonte si incamminarono verso il primo
punto indicato dalla mappa, cioè un negozio di antiquariato nella
città di Sur, dove lavorava Mohammed Ali, un collezionista di
tesori. Arrivati nel negozio Robert incominciò a guardarsi intorno
e appena vide Mohammed gli chiese se avesse visto qualcun altro
con una mappa simile alla sua. Prima che questi potesse
rispondere, però, entrò nel negozio un uomo alto, con i capelli
marroni legati in una coda: era giovane e pieno di cicatrici e lividi.
Indossava una camicia verde con le maniche strappate e un paio di
jeans rotti all’ altezza del ginocchio: aveva un aspetto piuttosto
trasandato.
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L’uomo aveva in mano una mappa proprio uguale alla sua! Robert
mise subito via la propria e fece finta di nulla, aspettando il
momento opportuno per andarsene via. Mentre girellava per il
negozio la sua attenzione ricadde su un flauto molto particolare.
L’antiquario vedendo Robert molto interessato a quell’ oggetto gli
disse che poteva prenderlo e che serviva a incantare tutti i tipi di
serpente.
Uscito dal negozio si domando perché quella bottega fosse stata
segnata sulla mappa e a cosa gli potesse servire il dono del
venditore. Non sapendo dove metterlo lo consegnò al beduino.
Robert e il beduino si misero in cerca del secondo punto indicato
sulla mappa che era l’ultimo chiaramente visibile, in quanto il
resto era scolorito dal tempo. La mappa li condusse in un villaggio
di contadini, che ricavavano dal succo dell’aloe una speciale
miscela che aveva il potere di ripristinare l’inchiostro consumato
sulla carta antica.
Giunti sul posto i due chiesero al capo del villaggio come poter
ottenere questa speciale miscela. L’uomo rispose che dovevano
semplicemente dimostrare la purezza della loro anima.
Il capo prese, quindi, una spada di cristallo e con la punta toccò la
fronte di Robert: la spada si illuminò, segno che l’anima del
giovane era pura. La stessa cosa accadde al beduino.
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Il maestro Matidu versò la pozione sopra la mappa, quindi
riaffiorò l’inchiostro sbiadito e dopo una serie di saluti e
ringraziamenti i due se ne andarono.
L’ultimo punto indicato era una grandissima X rossa, che si
trovava a un paio di isolati da loro.
Arrivati sul posto indicato, c’era una “x” disegnata con sassi
dipinti di rosso; Robert sentì dei passi molto pesanti procedere
verso di lui: “Hey, tu cosa stai cercando qui? ” disse il cercatore di
tesori.
“Sto cercando quello che stai cercando tu!” rispose Robert.
Iniziarono, allora, a combattere, usando anche i loro coltelli.
Avevano ferite ovunque, ma continuavano a lottare.
Ad un certo punto il cacciatore di tesori prese il sopravvento, ma
Robert, con un gesto atletico, riuscì a strappargli il coltello dalle
mani e lo disarmò. Infine Robert gli tirò un pugno sulla guancia e
si vide un fiotto di sangue fuoriuscire dalla bocca. Robert, allora,
prese il suo pugnale con tutte le incisioni e glielo piantò nel cuore.
Le grida di dolore di Baffin lo fecero rabbrividire. Il cacciatore di
tesori era morto.
Il beduino in tutto quell’ arco di tempo si era precipitato sopra la x,
aveva incominciato a scavare e a un certo punto aveva visto un
serpente andare verso di lui. Si era ricordato del flauto e aveva
incominciato a suonarlo mandandolo via, quindi aveva preso la
scatolina contenente l’elisir ed era scappato dimenticandosi della
chiave.
Robert, stanco dopo lo scontro, si mise a sedere sulla calda sabbia
per un po’.
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Poi alzò lo sguardo verso l’orizzonte e vide il beduino darsi alla
fuga, quindi rivolse gli occhi al tesoro e … Non c’era più! In
mezzo alla x vi era una buca! Improvvisamente sentì un dolore
lancinante ai polpacci, sentì le sue palpebre pian piano chiudersi e
un bruciore insopportabile diffondersi per tutto il corpo. Si
accasciò al suolo, i muscoli del viso erano costretti in uno spasmo
atroce, non sentiva niente a parte il dolore; infine i suoi occhi si
chiusero per lasciarlo in un sonno eterno.
Il beduino, intanto, cercava la chiave ma non riusciva a trovarla.
Decise allora di rinunciare al tesoro e lanciò la scatola in mezzo al
deserto. Dopo poco essa fu sommersa da una montagna di sabbia.