1. 24 - dicembre 2014
sardegna / porto&diporto
M
eno porti con maggiori vo-
lumi movimentati. Le con-
seguenze del gigantismo
navale e della politica di alleanze tra
i player dello shipping internazionale
rappresentano un’indubbia opportunità
di crescita per gli hub del Mediterraneo.
“A patto di garantire adeguate condizio-
ni operative, stabilità dei servizi, velo-
cizzazione dei flussi”. Ingredienti, quelli
indicati da Franco Nicola Cupolo, Am-
ministratore Delegato del Cagliari Inter-
national Container Terminal, alla base
dell’affermazione progressiva di una
realtà peculiare nel network di Contship
Italia. Un nodo caratterizzato dalla sua
essenza “insulare” e dalla prossimità ai
mercati del Nord Africa di cui costitui-
sce il naturale “extended homeport”.
Quale posizione ricopre CICT nel-
la rete mediterranea di Contship?
Per l’attività di transhipment Cagliari
è centro di collegamento con le rotte
asiatiche, americane, nordeuropee. È
scalato dall’alleanza G6 ed annovera
linee parallele per compagnie come
Hamburg Sud e Hapag Lloyd. Rispet-
to all’attività degli altri nodi del nostro
network CICT non registra molti gradi
di fungibilità: la scelta degli armatori
in direzione dello sviluppo di mega-
cluster tende a selezionare specifiche
peculiarità operative; si va là dove è of-
ferto il miglior servizio. Per il trasbordo
contenitori le nostre aree di riferimento
La politica delle alleanze
opportunità di crescita
sono West Med e Nord Africa.
La dotazione strutturale del Termi-
nal?
Cagliari può contare su 1.500 me-
tri di banchina, estendibili ad altri 380
metri, con una profondità di 16 metri.
Con il completamento delle operazioni
di dragaggio, da questo punto di vista,
non si registra alcuna criticità. Con set-
te gru fisse da 18 metri e una mobile
abbiamo una dotazione sovrastruttu-
rale in grado di garantire la massima
operatività sulle unità ULCCs. Soprat-
tutto, qualora le richieste della clientela
lo rendessero necessario, saremmo in
grado di rispondere in modo veloce e
flessibile con i necessari adeguamenti.
Una produttività aumentata del 60% è
la nostra risposta alla sfida lanciata dal-
la portualità della sponda Sud.
È forte la concorrenza?
Si sente, certo. Sono realtà che ope-
rano con un gap di costo a loro favore,
con strutture avanzate e nessuna diffe-
renza tecnologica. Per competere sono
necessari qualità, adeguate condizioni
operative, stabilità del servizio, velociz-
zazione dei flussi. Elementi che carat-
terizzano CICT, tanto da farne il punto
di riferimento nel Mediterraneo per le
delicate manovre di “phase in phease
out”. Ovvero, il trasferimento di con-
tainers tra due “navi madre”. Un’ope-
razione effettuata a Cagliari 49 volte
negli ultimi due anni perché esistono le
condizioni strutturali e operative richie-
ste. Ma non basta. Aggiungerei anche
una vasta gamma di servizi aggiuntivi
alla merce.
Cioè?
Mi riferisco alle procedure doganali o
al project cargo, per limitarmi a qualche
esempio. Nel settore delle pale eoliche
provenienti dagli USA, per dire, Caglia-
ri svolge una sorta di servizio magaz-
zinaggio. Dopo un periodo di giacenza
sono reimbarcate o inoltrate nel territo-
rio.
CICT e mercato sardo.
Nel corso degli anni abbiamo regi-
strato una crescita dei traffici diretti e
puntiamo a diventare il gateway di col-
legamento con la terraferma. Il 2014
in questo segmento ha segnato un
+17,4% rispetto al 2013 (+19,6% in
esportazione e +15,2% in importazione,
ndr). I vantaggi, d’altro canto, ci sono
tutti. CICT offre alle aziende isolane
l’opportunità di sfruttare i collegamenti
offerti dalle compagnie di navigazione
su base settimanale. Oltre tredici servizi
che collegano direttamente Cagliari ai
porti in tutto il mondo; con destinazioni
come Singapore, Jeddah e Jebel Ali, la
costa orientale e occidentale degli Stati
Uniti, il Canada, l’America Centrale, il
Mediterraneo orientale, la regione del
Mar Nero e del Nord Africa.
Giovanni Grande