2. la storia.
Malala Yousafzai nasce nella valle dello Swat in
Pakistan. L’ambiente in cui vive e cresce è fortemente
condizionato dalla religione islamica, in un contesto
socio-culturale che tende a strumentalizzare il
messaggio del Corano e i suoi precetti. Malala,
invece, cresce in una famiglia pashtun, che le
impartisce un’educazione musulmana libera e aperta. Il
padre, insegnante, ha sempre portato avanti la difficile
lotta per il diritto all’istruzione per ogni pakistano, a
prescindere dal sesso. Fin da piccolissima, quindi,
Malala mostra il suo interesse per lo studio e la cultura
e non passa molto tempo prima che lei intraprenda la
campagna per i diritti insieme al padre.
3. Ma nel 2007, all’arrivo dei talebani nella valle dello Swat, le
cose peggiorano in modo improvviso: vengono eseguite delle
punizioni corporali in pubblico, iniziano le esecuzioni e i
kamikaze si fanno saltare in aria nelle strade, causando
numerose vittime. Le cose cambiano in peggio soprattutto
per la donna, a cui viene imposto l’uso del burqa; viene
vietato ogni tipo di uscita di casa, se non in compagnia del
marito o di un parente stretto. La cosa più tragica è la
chiusura delle scuole e la promozione di scuole coraniche,
che non fanno altro che tramandare un’interpretazione
estremista e oscurantista del Corano dei talebani ai nuovi
piccoli terroristi.
4. A undici anni Malala inizia a scrivere della vita sotto i talebani
in un blog della BBC. Grazie a questo "diario giornaliero", se
così lo si può chiamare, viene invitata a congressi e a
programmi televisivi e viene intervistata più volte. In questo
modo Malala ha l’occasione di trasmettere meglio il suo
messaggio,ma per i talebani inizia a diventare un pericolo;
per questo Malala riceve diverse minacce ed intimidazioni,
ma nonostante tutto continua ad andare a scuola. Ed è
proprio tornando da una sessione d’esami scolastici che
diventa vittima di un attentato. Il bus su cui si trovava, che
avrebbe dovuto riportarla a casa, viene fermato a un posto di
blocco talebano. A bordo sale un uomo: «Chi è Malala?», e
quando le compagne si voltano verso di lei, le spara in pieno
viso, mentre due sue compagne, tra cui l’amica del cuore
Moniba, restano ferite più lievemente. Il proiettile,
fortunatamente, non le compromette il cervello e, dopo vari
interventi, Malala oggi è viva.
5. coraggio
Nonostante non si trovi più nella sua terra, ma si trovi a
Birmingham, in Inghilterra, non ha mai smesso di
lottare per ciò in cui crede, non ha mai smesso di
lottare per le donne del suo paese. Per questa sua
attività e questo suo impegno, Malala è stata infatti
candidata per il premio nobel per la pace. Sedici anni, la
più giovane candidata di sempre.
6. commento
il libro mi è piaciuto molto e mi ha davvero colpito la protagonista Malala. E’ stato un po’ pesante in
alcune parti, ma era davvero interessante e la vicenda di questa ragazza mi ha davvero affascinato. mi ha
colpito la sua determinazione che non è stata placata da niente; nemmeno trovarsi faccia a faccia con la
morte l’ha spaventata. La ammiro tanto, proprio per la sua determinazione e per il suo coraggio, mi ha
fatto capire che si devono difendere i propri valori e i propri ideali con ogni mezzo a nostra disposizione,
bisogna combattere con le unghie e con i denti e andare contro tutto e tutti, superando ogni ostacolo. E
in questo caso direi che le parole hanno trionfato su fucili, pistole e kamikaze rivelandosi più forti.