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Ancora lontani dalla meritocrazia
di Giorgio Neglia
Consigliere Forum della Meritocrazia e responsabile Meritometro
I Paesi scandinavi sono i best in class in termini
di meritocrazia, con performance superiori ai 60
punti. Segue il blocco dei Paesi virtuosi (Olanda,
Germania, Gran Bretagna, Austria e Francia), con
punteggi tra i 40 e i 50 punti. Nella parte bassa
della classifica si posizionano i Paesi in “deficit
di meritocrazia” (Polonia, Spagna e Italia), con
punteggi al di sotto dei 40 punti. Il nostro Paese,
per il quarto anno consecutivo, si conferma in
ultima posizione, con 43 punti di distacco dalla
Finlandia (prima in classifica) e 9 punti dalla Spa-
gna (penultima). I dati restituiscono l’immagine di
un’Italia “immobile”, vischiosa al cambiamento e
incapace di dare una decisa soluzione di continuità
alle proprie “debolezze” sul fronte della valorizza-
zione del merito e delle competenze
L’Italia, si sa, non è un Paese merito-
cratico. Questo è, purtroppo, il comune
sentire. Ma quali sono i reali contorni del
fenomeno? Mentre per molti indicatori di
performance, come il Pil, sono disponibili
misure oggettive che rendono possibili
comparazioni, analisi e indicazioni per ap-
prontare azioni correttive, sul merito, fino
ad oggi, si è ricorsi a indagini qualitative
sulle “percezioni” della popolazione. Da
qui l’idea del Meritometro, primo indica-
tore di sintesi e misurazione dello “stato
del merito” di un Paese con raffronto a
livello europeo. Lo strumento si basa su
sette pilastri – libertà, pari opportunità,
qualità del sistema educativo, attrattività
per i talenti, regole, trasparenza, mobilità
sociale – e, attraverso indicatori e dati
provenienti da fonti statistiche ufficiali,
consente di definire e quantificare il meri-
to nell’economia e nella società.
Il ranking 2018 fotografa un’Europa a
tre velocità. I Paesi scandinavi (Finlandia,
Norvegia, Danimarca, Svezia) restano i
best in class in termini di meritocrazia,
con performance superiori ai 60 punti.
Segue il blocco dei Paesi virtuosi (Olanda,
Germania, Gran Bretagna, Austria e Fran-
cia), con punteggi tra i 40 e i 50 punti.
Nella parte bassa della classifica si posi-
zionano i Paesi in “deficit di meritocrazia”
(Polonia, Spagna e Italia), con punteggi
al di sotto dei 40 punti. Due i principali
trend riscontrati a livello comunitario.
I Paesi con un sistema di regole chiaro e
trasparente, che garantiscono pari op-
portunità nell’economia e nella società,
hanno visto aumentare nel tempo il pro-
prio livello di meritocrazia. Si conferma
poi l’andamento negativo della qualità
del sistema educativo. Per il secondo anno
consecutivo, 7 Paesi su 12 vedono peggio-
rare le performance relative all’education,
elemento particolarmente negativo rispet-
to agli obiettivi di Europa 2020.
Il nostro Paese, per il quarto anno conse-
cutivo, si conferma – con 23,57 punti – in
un’ultima posizione, con 43 punti di di-
stacco dalla Finlandia (prima in classifica)
e 9 punti dalla Spagna (penultima).
I dati restituiscono l’immagine di un’Italia
“immobile”, con un livello di meritocra-
zia sostanzialmente fermo ai valori del
2015. Un Paese vischioso al cambiamento
e incapace di dare una decisa soluzione di
continuità alle proprie “debolezze” sul
fronte della valorizzazione del merito e
delle competenze.
Il principale trend negativo riguarda l’an-
damento della qualità del sistema educati-
vo, che continua a registrare valori ampia-
mente al di sotto delle medie europee per
quanto riguarda gli abbandoni scolastici e
il tasso di educazione terziaria. Questi dati
rendono quanto mai difficoltoso l’accesso
al mercato del lavoro da parte dei giovani,
non favoriscono l’attrattività per i talenti
e minano alle fondamenta le potenzialità
competitive del Paese dinanzi alla quarta
rivoluzione industriale.
Segna il passo la “libertà”, che è la cartina
di tornasole della capacità del sistema-Pa-
ese di garantire un insieme di condizioni
idonee a valorizzare le iniziative di citta-
dini e imprese. In particolare, il peggiora-
mento è ascrivibile alla relativa inefficien-
za del mercato del lavoro, a un sistema
bancario nel complesso debole e a una
burocrazia troppo lenta e complicata.
I principali trend positivi riguardano la
trasparenza e le regole. Grazie alla positiva
azione anticorruzione portata avanti in
modo strutturale negli ultimi anni, il Paese
ha recuperato terreno, anche se su questo
fronte i gap restano ancora di notevole en-
tità – più di 9 punti dalla Spagna, 26 punti
dalla Francia e 40 punti dalla Germania.
I risultati sulle pari opportunità denotano
un’inversione di tendenza rispetto agli
scorsi anni, grazie a una lieve riduzio-
ne (-1,5%) dei Neet, frutto (purtroppo
debole) delle politiche di incentivazione al
lavoro dei giovani. In tutti i casi, il dato
sull’inattività giovanile resta drammatica-
_“Il principale trend negativo in Italia riguarda l’andamento della
qualità del sistema educativo, che continua a registrare valori ampia-
mente al di sotto delle medie europee per quanto riguarda gli abban-
doni scolastici e il tasso di educazione terziaria. Questi dati rendono
difficoltoso l’accesso al mercato del lavoro da parte dei giovani”_
formiche 139 — ago / set 2018
RANKING 2018
MeritometroPaese
Finlandia
Norvegia
Danimarca
Svezia
Paesi Bassi
Germania
Gran Bretagna
Austria
Francia
Polonia
Spagna
Italia
66,75
63,61
62,84
62,04
57,65
53,10
51,24
46,30
41,87
38,02
33,01
23,57
POLITICA http://formiche.net/riviste/
48 49
_“I risultati sulle pari opportunità denotano un’inversione di ten-
denza rispetto agli scorsi anni, grazie a una lieve riduzione (-1,5%)
dei Neet, frutto (purtroppo debole) delle politiche di incentivazione
al lavoro dei giovani. In tutti i casi, il dato sull’inattività giovanile
resta drammaticamente il più alto d’Europa”_
_“I principali trend positivi riguardano la trasparenza e le regole.
Grazie alla positiva azione anticorruzione portata avanti in modo
strutturale negli ultimi anni, l’Italia ha recuperato terreno, anche se
su questo fronte i gap restano ancora di notevole entità (più di 9 pun-
ti dalla Spagna, 26 punti dalla Francia e 40 punti dalla Germania) ”_
formiche 139 — ago / set 2018
mente il più alto d’Europa, mentre il brain
drain non si arresta. Per quanto riguarda
le donne, il soffitto di cristallo rimane
ancora una barriera più che consistente,
con risultati nel complesso sui livelli dello
scorso anno, pur registrandosi un positivo
incremento delle donne in posizioni mana-
geriali (+1%) e nei board (+4%).
Le ragioni di questa situazione affondano
le proprie radici nella cultura del Paese,
che penalizza la valorizzazione del merito
e delle competenze a vantaggio di altri
meccanismi, purtroppo prevalenti, di
promozione sociale, come l’appartenen-
za e le relazioni. Una cultura, purtroppo
condivisa da una parte consistente della
popolazione, che vede (a torto) il merito
come il peggior nemico dell’uguaglian-
za, e da certe élite che, non spiccando
per autorevolezza, etica e trasparenza,
fanno leva proprio su questi timori per
cristallizzare le differenze e consolidare lo
status quo. In questa originale “melassa”
culturale, la “mediocrazia” finisce per
essere il vero motore dell’intero sistema,
dalla politica al mondo del lavoro, fino
alla scuola e alla formazione. Un sistema
bloccato e tendenzialmente chiuso che,
non riuscendo né a valorizzare le eccellen-
ze, né a garantire pari opportunità, finisce
per scontentare tutti, tranne chi da questa
situazione continua (indisturbato) a lucra-
re consistenti rendite di posizione.
Per intaccare lo stock di debito merito-
cratico del Paese sono necessarie azioni
decise e strutturali. Serve coraggio e, so-
prattutto, la crescita della consapevolezza
dell’importanza del merito nel determina-
re le condizioni necessarie alla produzione
di ricchezza e benessere per la collettività.
La sfida non è impossibile e può essere
vinta partendo dai territori, dalle organiz-
zazioni pubbliche e private e dai giovani,
che più di ogni altra categoria hanno il
diritto di vivere in un Paese meritocratico.
Bisogna però ricordare che la meritocra-
zia non si realizza per legge, ma i prov-
vedimenti legislativi possono e devono
essere orientati al merito; non si ottiene
con una delibera di un Cda, ma le decisio-
ni dei board e del management possono
e devono essere orientate a diffondere e
premiare il merito nelle organizzazioni;
non è una materia d’esame, ma la scuola
e il sistema educativo possono e devono
promuovere la diffusione della cultura del
merito tra le nuove generazioni.
Per questo, in occasione della presenta-
zione della prima edizione del Merito-
metro, realizzato con il supporto di una
équipe di ricercatori dell’Università Cat-
tolica, presso il Senato della Repubblica,
il Forum della Meritocrazia, ha proposto
agli interlocutori istituzionali un’agenda
del merito articolata su cinque punti: i)
attivare un programma di educazione ci-
vica al merito, ii) prevedere un “presidio
stabile” per misurare l’impatto merito-
cratico delle leggi, iii) potenziare la legge
sul controesodo dei talenti, iv) introdurre
un premio alle aziende più meritocra-
tiche nella valorizzazione del capitale
umano, v) istituire un percorso di men-
toring universitario strutturato. Si tratta
di proposte che restano – anche alla luce
dei risultati dell’ultima rilevazione del
Meritometro – ancora più che attuali, ma
che nel frattempo sono divenute urgen-
ti. Occorre accelerare, per evitare che la
“palude mediocratica” nella quale siamo
intrappolati finisca per fagocitare le tante
energie positive del Paese, contribuendo
a relegare l’Italia ai margini dei processi
di innovazione e crescita che caratteriz-
zano sempre più gli scenari tecnologici,
economici e sociali. Per questo è necessa-
rio mettere a fattor comune gli sforzi di
tutti in una rinnovata azione propositiva
che ci auguriamo i nostri leader vogliano
intraprendere, con serietà, da subito.
Meritometro confronto 2017/2018
50,00
60,00
70,00
40,00
30,00
20,00
10,00
0,00
2018
2017
FINLANDIA
NORVEGIA DANIMARCA SVEZIA
GERMANIA GRAN
BRETAGNA
AUSTRIA
FRANCIA
POLONIA
SPAGNA
ITALIA
PAESI
BASSI
POLITICA http://formiche.net/riviste/

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Ancora lontani dalla meritocrazia

  • 1. 46 47 Ancora lontani dalla meritocrazia di Giorgio Neglia Consigliere Forum della Meritocrazia e responsabile Meritometro I Paesi scandinavi sono i best in class in termini di meritocrazia, con performance superiori ai 60 punti. Segue il blocco dei Paesi virtuosi (Olanda, Germania, Gran Bretagna, Austria e Francia), con punteggi tra i 40 e i 50 punti. Nella parte bassa della classifica si posizionano i Paesi in “deficit di meritocrazia” (Polonia, Spagna e Italia), con punteggi al di sotto dei 40 punti. Il nostro Paese, per il quarto anno consecutivo, si conferma in ultima posizione, con 43 punti di distacco dalla Finlandia (prima in classifica) e 9 punti dalla Spa- gna (penultima). I dati restituiscono l’immagine di un’Italia “immobile”, vischiosa al cambiamento e incapace di dare una decisa soluzione di continuità alle proprie “debolezze” sul fronte della valorizza- zione del merito e delle competenze L’Italia, si sa, non è un Paese merito- cratico. Questo è, purtroppo, il comune sentire. Ma quali sono i reali contorni del fenomeno? Mentre per molti indicatori di performance, come il Pil, sono disponibili misure oggettive che rendono possibili comparazioni, analisi e indicazioni per ap- prontare azioni correttive, sul merito, fino ad oggi, si è ricorsi a indagini qualitative sulle “percezioni” della popolazione. Da qui l’idea del Meritometro, primo indica- tore di sintesi e misurazione dello “stato del merito” di un Paese con raffronto a livello europeo. Lo strumento si basa su sette pilastri – libertà, pari opportunità, qualità del sistema educativo, attrattività per i talenti, regole, trasparenza, mobilità sociale – e, attraverso indicatori e dati provenienti da fonti statistiche ufficiali, consente di definire e quantificare il meri- to nell’economia e nella società. Il ranking 2018 fotografa un’Europa a tre velocità. I Paesi scandinavi (Finlandia, Norvegia, Danimarca, Svezia) restano i best in class in termini di meritocrazia, con performance superiori ai 60 punti. Segue il blocco dei Paesi virtuosi (Olanda, Germania, Gran Bretagna, Austria e Fran- cia), con punteggi tra i 40 e i 50 punti. Nella parte bassa della classifica si posi- zionano i Paesi in “deficit di meritocrazia” (Polonia, Spagna e Italia), con punteggi al di sotto dei 40 punti. Due i principali trend riscontrati a livello comunitario. I Paesi con un sistema di regole chiaro e trasparente, che garantiscono pari op- portunità nell’economia e nella società, hanno visto aumentare nel tempo il pro- prio livello di meritocrazia. Si conferma poi l’andamento negativo della qualità del sistema educativo. Per il secondo anno consecutivo, 7 Paesi su 12 vedono peggio- rare le performance relative all’education, elemento particolarmente negativo rispet- to agli obiettivi di Europa 2020. Il nostro Paese, per il quarto anno conse- cutivo, si conferma – con 23,57 punti – in un’ultima posizione, con 43 punti di di- stacco dalla Finlandia (prima in classifica) e 9 punti dalla Spagna (penultima). I dati restituiscono l’immagine di un’Italia “immobile”, con un livello di meritocra- zia sostanzialmente fermo ai valori del 2015. Un Paese vischioso al cambiamento e incapace di dare una decisa soluzione di continuità alle proprie “debolezze” sul fronte della valorizzazione del merito e delle competenze. Il principale trend negativo riguarda l’an- damento della qualità del sistema educati- vo, che continua a registrare valori ampia- mente al di sotto delle medie europee per quanto riguarda gli abbandoni scolastici e il tasso di educazione terziaria. Questi dati rendono quanto mai difficoltoso l’accesso al mercato del lavoro da parte dei giovani, non favoriscono l’attrattività per i talenti e minano alle fondamenta le potenzialità competitive del Paese dinanzi alla quarta rivoluzione industriale. Segna il passo la “libertà”, che è la cartina di tornasole della capacità del sistema-Pa- ese di garantire un insieme di condizioni idonee a valorizzare le iniziative di citta- dini e imprese. In particolare, il peggiora- mento è ascrivibile alla relativa inefficien- za del mercato del lavoro, a un sistema bancario nel complesso debole e a una burocrazia troppo lenta e complicata. I principali trend positivi riguardano la trasparenza e le regole. Grazie alla positiva azione anticorruzione portata avanti in modo strutturale negli ultimi anni, il Paese ha recuperato terreno, anche se su questo fronte i gap restano ancora di notevole en- tità – più di 9 punti dalla Spagna, 26 punti dalla Francia e 40 punti dalla Germania. I risultati sulle pari opportunità denotano un’inversione di tendenza rispetto agli scorsi anni, grazie a una lieve riduzio- ne (-1,5%) dei Neet, frutto (purtroppo debole) delle politiche di incentivazione al lavoro dei giovani. In tutti i casi, il dato sull’inattività giovanile resta drammatica- _“Il principale trend negativo in Italia riguarda l’andamento della qualità del sistema educativo, che continua a registrare valori ampia- mente al di sotto delle medie europee per quanto riguarda gli abban- doni scolastici e il tasso di educazione terziaria. Questi dati rendono difficoltoso l’accesso al mercato del lavoro da parte dei giovani”_ formiche 139 — ago / set 2018 RANKING 2018 MeritometroPaese Finlandia Norvegia Danimarca Svezia Paesi Bassi Germania Gran Bretagna Austria Francia Polonia Spagna Italia 66,75 63,61 62,84 62,04 57,65 53,10 51,24 46,30 41,87 38,02 33,01 23,57 POLITICA http://formiche.net/riviste/
  • 2. 48 49 _“I risultati sulle pari opportunità denotano un’inversione di ten- denza rispetto agli scorsi anni, grazie a una lieve riduzione (-1,5%) dei Neet, frutto (purtroppo debole) delle politiche di incentivazione al lavoro dei giovani. In tutti i casi, il dato sull’inattività giovanile resta drammaticamente il più alto d’Europa”_ _“I principali trend positivi riguardano la trasparenza e le regole. Grazie alla positiva azione anticorruzione portata avanti in modo strutturale negli ultimi anni, l’Italia ha recuperato terreno, anche se su questo fronte i gap restano ancora di notevole entità (più di 9 pun- ti dalla Spagna, 26 punti dalla Francia e 40 punti dalla Germania) ”_ formiche 139 — ago / set 2018 mente il più alto d’Europa, mentre il brain drain non si arresta. Per quanto riguarda le donne, il soffitto di cristallo rimane ancora una barriera più che consistente, con risultati nel complesso sui livelli dello scorso anno, pur registrandosi un positivo incremento delle donne in posizioni mana- geriali (+1%) e nei board (+4%). Le ragioni di questa situazione affondano le proprie radici nella cultura del Paese, che penalizza la valorizzazione del merito e delle competenze a vantaggio di altri meccanismi, purtroppo prevalenti, di promozione sociale, come l’appartenen- za e le relazioni. Una cultura, purtroppo condivisa da una parte consistente della popolazione, che vede (a torto) il merito come il peggior nemico dell’uguaglian- za, e da certe élite che, non spiccando per autorevolezza, etica e trasparenza, fanno leva proprio su questi timori per cristallizzare le differenze e consolidare lo status quo. In questa originale “melassa” culturale, la “mediocrazia” finisce per essere il vero motore dell’intero sistema, dalla politica al mondo del lavoro, fino alla scuola e alla formazione. Un sistema bloccato e tendenzialmente chiuso che, non riuscendo né a valorizzare le eccellen- ze, né a garantire pari opportunità, finisce per scontentare tutti, tranne chi da questa situazione continua (indisturbato) a lucra- re consistenti rendite di posizione. Per intaccare lo stock di debito merito- cratico del Paese sono necessarie azioni decise e strutturali. Serve coraggio e, so- prattutto, la crescita della consapevolezza dell’importanza del merito nel determina- re le condizioni necessarie alla produzione di ricchezza e benessere per la collettività. La sfida non è impossibile e può essere vinta partendo dai territori, dalle organiz- zazioni pubbliche e private e dai giovani, che più di ogni altra categoria hanno il diritto di vivere in un Paese meritocratico. Bisogna però ricordare che la meritocra- zia non si realizza per legge, ma i prov- vedimenti legislativi possono e devono essere orientati al merito; non si ottiene con una delibera di un Cda, ma le decisio- ni dei board e del management possono e devono essere orientate a diffondere e premiare il merito nelle organizzazioni; non è una materia d’esame, ma la scuola e il sistema educativo possono e devono promuovere la diffusione della cultura del merito tra le nuove generazioni. Per questo, in occasione della presenta- zione della prima edizione del Merito- metro, realizzato con il supporto di una équipe di ricercatori dell’Università Cat- tolica, presso il Senato della Repubblica, il Forum della Meritocrazia, ha proposto agli interlocutori istituzionali un’agenda del merito articolata su cinque punti: i) attivare un programma di educazione ci- vica al merito, ii) prevedere un “presidio stabile” per misurare l’impatto merito- cratico delle leggi, iii) potenziare la legge sul controesodo dei talenti, iv) introdurre un premio alle aziende più meritocra- tiche nella valorizzazione del capitale umano, v) istituire un percorso di men- toring universitario strutturato. Si tratta di proposte che restano – anche alla luce dei risultati dell’ultima rilevazione del Meritometro – ancora più che attuali, ma che nel frattempo sono divenute urgen- ti. Occorre accelerare, per evitare che la “palude mediocratica” nella quale siamo intrappolati finisca per fagocitare le tante energie positive del Paese, contribuendo a relegare l’Italia ai margini dei processi di innovazione e crescita che caratteriz- zano sempre più gli scenari tecnologici, economici e sociali. Per questo è necessa- rio mettere a fattor comune gli sforzi di tutti in una rinnovata azione propositiva che ci auguriamo i nostri leader vogliano intraprendere, con serietà, da subito. Meritometro confronto 2017/2018 50,00 60,00 70,00 40,00 30,00 20,00 10,00 0,00 2018 2017 FINLANDIA NORVEGIA DANIMARCA SVEZIA GERMANIA GRAN BRETAGNA AUSTRIA FRANCIA POLONIA SPAGNA ITALIA PAESI BASSI POLITICA http://formiche.net/riviste/