1. RAGGI ULTRAVIOLETTI
La radiazione ultravioletta (UV) è una radiazione elettromagnetica con
lunghezza d'onda dai 10 ai 400 nm, detta anche luce nera perché non è visibile
ad occhio nudo. Il nome significa oltre violetto (dal latino ultra “oltre”), cioè
oltre il colore viola che è la frequenza più alta del visibile.
JOHANN WILHELM RITTER
(nato nel 1776 - morto nel 1810)
Apprendista presso un farmacista a
Leignitz all'età di quattordici anni, Ritter
sviluppò un acuto interesse per la chimica
che si estese ad altri campi scientifici.
Quando ereditò una somma di denaro
cinque anni dopo, poté lasciare la sua
posizione e decise di iscriversi
all'Università di Jena. Lì studiò medicina,
rimanendo in una posizione di insegnante
dopo la laurea, fino a quando il duca di
Sassonia-Gotha divenne suo mecenate
nel 1802.
I numerosi esperimenti scientifici di Ritter erano diversi, ma molti di loro
riguardavano l'elettricità o l'elettrochimica. Nel 1801 scoprì i raggi ultravioletti.
Ritter era convinto che la natura bipolare dell’elettricità pervadesse tutta la
natura e che quindi una radiazione invisibile oltre la luce visibile rossa (scoperta
da Herschel) , dovesse avere un equivalente dal lato opposto dello spettro
visibile cioè oltre la luce viola.
Egli potè verificare la sua teoria grazie ad un esperimento analogo a quello di
Herschel* (che però aveva usato un termometro, che nel caso della radiazione
UV non dava risposte utili) ma usando in alternativa una procedura sviluppata
2. da Scheele (scopritore dell’ossigeno). Scheele aveva scoperto già nel 1777 che
una strisciolina di carta immersa in una soluzione di nitrato di argento diventava
scura se esposta al Sole (a causa della riduzione dell’argento ad opera della
luce).
Usando un prisma di vetro, Ritter divise un raggio di luce solare nei diversi
colori dello spettro sotto i quali pose del cloruro d’argento. Ritter notò che il
rosso causava dei piccoli cambiamenti mentre nella zona oltre il viola diventava
scuro molto più velocemente. Questa fu la prova dell’esistenza di una
radiazione invisibile che venne chiamata, appunto, "infravioletta" e poi
ultravioletta.
Nonostante i suoi significativi risultati scientifici e la sua accettazione
nell'Accademia delle scienze bavarese, Ritter non fu ben accolto dai suoi
contemporanei. Il suo interesse e gli studi sui fenomeni occulti danneggiarono
ulteriormente la sua reputazione di scienziato. Stancato dalla sua mancanza di
credito e afflitto da difficoltà finanziarie, Ritter subì una morte prematura all'età
di trentatré anni e non ricevette un riconoscimento adeguato per le sue imprese
scientifiche fino a più di un secolo dopo.
RAGGI UV-A/B/C
L'energia solare è composta per circa il 5% da ultravioletti in tre bande di
lunghezza d'onda di cui solo la prima, denominata UV-A, riesce a raggiungere in
grande quantità la superficie terrestre, mentre le UV-B e UV-C sono quasi
totalmente assorbite dallo strato di ozono.
>Raggi UV-A
Rappresentano circa il 98% dei raggi UV che
colpiscono la Terra e possiedono una
lunghezza d'onda di 320 - 400 nm.
Gli UV-A, hanno effetti ottimi
sull'abbronzatura (anche se inferiori agli
UV-B) e moderati sul danneggiamento
cutaneo.
Sono tuttavia in grado di penetrare in
profondità nel derma distruggendo capillari,
collagene ed elastina, provocando eritemi e
danneggiando la pelle, anche a lungo termine.
>Raggi UV-B
3. Costituiscono il 2% della radiazione ultravioletta che oltrepassa l'atmosfera e
hanno una lunghezza d'onda di 280 - 320 nm.
I raggi UV-B, hanno una capacità di penetrazione inferiore e non riescono a
superare le strutture più superficiali della pelle. I raggi UV-B sono in grado di
alterare il materiale genetico contenuto nel DNA aumentando il rischio di
comparsa di tumori cutanei.
La radiazione UV-B è molto più efficace della radiazione UV-A nel provocare
l'eritema.
>Raggi UV-C
Sono i raggi ultravioletti più pericolosi e possiedono una lunghezza d'onda di
100 - 280 nm. I raggi UV-C sono particolarmente dannosi per la salute poiché
possiedono un alto potere cancerogeno. Fortunatamente, vengono trattenuti
dalla fascia di ozono e per questo non hanno effetti particolari sulla pelle.
Il rischio di esposizione a questi raggi aumenta in alta quota.
CURIOSITÀ
I ricercatori hanno documentato in condizioni sperimentali che l’esposizione di
campioni con differenti concentrazioni virali ai raggi ultravioletti di tipo C
(UV-C), con una lunghezza d’onda di 254 nanometri, è stata in grado di
inattivare il virus SARS-CoV-2 e di inibire la sua replicazione in colture cellulari.
La dose e la durata dell’esposizione necessarie per l’inattivazione dipendono
dalla carica virale presente nel campione. In dosi compatibili con la
contaminazione delle stanze ospedaliere che ospitano pazienti con COVID-19 è
sufficiente una dose bassa di UV-C. Lo stesso è stato osservato per i campioni
contenenti una carica virale intermedia, simile a quella presente nello sputo dei
pazienti. Per una carica virale elevata, paragonabile a quella emessa da pazienti
con sintomi molto gravi, è stato necessario aumentare la dose di UV-C per
ottenere l’inattivazione del virus.
E gli altri tipi di ultravioletti?
C’è ancora incertezza sul fatto se anche i raggi ultravioletti di tipo A e B hanno
un’efficacia nel inibire la replicazione del virus. Gli stessi autori hanno condotto
uno studio analizzando l’andamento della malattia in 261 nazioni, osservando
una correlazione tra la durata dell’irraggiamento solare (e di conseguenza la
durata di esposizione ambientale a una dose di raggi UV A e B ritenuta
sufficiente per inattivare il virus) e un minor numero di nuovi contagi. Si tratta,
però, di uno studio da valutare con cautela, in quanto la presenza di una
correlazione tra due eventi non rappresenta una prova di un’associazione di tipo
causa-effetto.
4. *William Herschel scoprì l’esistenza della luce infrarossa facendo passare la luce solare attraverso un prisma
di vetro