Sono state evidenziale le criticità della gestione dell’acqua
- Conflitti fra utilizzatori
- Regime idrologico differente rispetto al passato
Sono stati creati degli strumenti per la PA
- Censimento derivazioni
- Analisi deflussi
- Sistema di allerta precoce (EWS)
Futura pianificazione del territorio?
hydrica - Alp-Water-Scarce - Strategie di gestione dell’acqua contro la Scarsità d’Acqua nelle Alpi: il sito pilota del Fiume Piave
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Alp-Water-Scarce - Strategie di gestione dell’acqua contro la
Scarsità d’Acqua nelle Alpi: il sito pilota del Fiume Piave
Raffaele Rampazzo
Claudio Vecellio
Servizio Idrologico Regionale,
Dipartimento Regionale per la Sicurezza del Territorio,
Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto,
Via del Candel 65, 32100 Belluno, Italy
e-mail: rrampazzo@arpa.veneto.it
cvecellio@arpa.veneto.it
Parole chiave: gestione della risorsa idrica, utilizzi dell’acqua, cambiamento climatico, Fiume
Piave.
Introduzione
Ghiacciai, laghi, sorgenti di molti grandi fiumi europei: le Alpi sono da sempre associate
all’abbondanza d’acqua e proprio per questo si sono sviluppate attività come l’agricoltura, la
produzione di energia idroelettrica ed il turismo. Nell’ultimo secolo, ed in particolare negli ultimi due
decenni, i cambiamenti climatici hanno avuto effetti notevoli sull’ambiente alpino, una stessa
generazione ha assistito a trasformazioni radicali, ad esempio al passaggio, in alcune vallate, da
possenti ghiacciai vallivi ad una diffusa copertura di vegetazione.
Il progetto europeo “Alp-Water-Scarce” è nato in seguito agli episodi di carenza idrica
dell'ultimo decennio che hanno accentuato la conflittualità tra i diversi fruitori dell’acqua. La
difficoltà di soddisfare tutti i diversi utilizzatori della risorsa idrica è accentuata dai cambiamenti
climatici e dall'aumento degli utilizzi della risorsa idrica. L’accresciuta coscienza ambientale, da un
lato ha portato a migliorare la valenza ecologica e la possibilità di fruizione turistica dei corsi
d’acqua e dei laghi, e dall’altro ad incentivare la produzione di energia rinnovabile (idroelettrica),
con la costruzione di nuove centraline.
Bacino pilota
Il progetto europeo “Alp-Water-
Scarce” si propone lo scopo di mitigare le
problematiche di gestione dell’acqua in
bacini imbriferi particolarmente
rappresentativi (bacini pilota). In Veneto
l'ARPAV ha scelto di analizzare il bacino
del fiume Piave chiuso a Nervesa della
battaglia (Tv), il quale può essere diviso in
tre parti: la porzione alpina (Dolomiti), la
parte prealpina e la zona di pianura.
L’area complessiva del bacino pilota è di
3900 km2
, gli abitanti equivalenti sono
480000, la precipitazione media annua è
di 1353 mm, la minima a febbraio (39 mm)
e la massima a novembre (168 mm). Lo
scioglimento nivale ha un rilevante effetto
sul regime delle portate: il massimo
equivalente in acqua del manto nevoso si
ha ad inizio aprile con un valore
mediamente di 540 Mm3
(nei 1990 km2
della porzione alpina del bacino).
Sin dal 14° secolo ampie aree della
pianura sono state irrigate utilizzando
l’acqua del Piave, numerosi opifici ne Fig. 1: Potenza elettrica installata nelle maggiori centrali
idroelettriche [kW]
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hanno sfruttato la forza motrice e, dagli inizi del 1900, il fiume ed i suoi affluenti sono
pesantemente sfruttati a scopo idroelettrico: per ottimizzare la produzione di energia idroelettrica
furono costruite 13 dighe. Al giorno d’oggi i tre laghi più grandi possono immagazzinare 170 Mm3
d’acqua, mentre la capacità complessiva è poco superiore ai 200 Mm3
. La crescita dello
sfruttamento idroelettrico fu bruscamente interrotta nel 1963 dopo che l'onda causata dalla frana
del Vajont distrusse i paesi di Erto e Longarone, provocando 1917 vittime. Al giorno d’oggi lo
sfruttamento di nuove risorse idroelettriche, in particolare per potenze inferiori ad 1MW, è
nuovamente in crescita.
La gestione dei laghi genera contrasti sociali, principalmente in estate, quando i consorzi
irrigui necessitano di grandi quantità d’acqua in maniera continuativa, mentre le compagnie
elettriche sfruttano portate elevate solo nelle ore di punta ed infine gli operatori turistici vorrebbero i
laghi costantemente pieni.
Attività
Si è condotta una caratterizzazione idrologica del bacino mediante il confronto degli afflussi e
dei deflussi degli ultimi 25 anni (dati ARPAV), rispetto a dati storici rilevati dal Servizio Idrografico o
dalle società idroelettriche, con lo scopo di mettere in luce le differenze in termini di regime, curve
di durata e coefficienti di deflusso. Essendo il regime delle portate tipicamente nivale, si sono
analizzate anche le serie storiche di temperatura ed equivalente in acqua del manto nevoso. Tale
confronto è stato condotto sia per le sezioni montane, dove tutt’oggi il regime delle portate è
naturale, sia per le sezioni più a valle, dove le portate naturali in alcune prestabilite sezioni di
interesse sono state ricostruite mediante un modello idrologico a parametri concentrati
(HYDSTRA). Grazie a tale modello si possono delineare stime di massima in merito alla futura
disponibilità idrica, considerati differenti scenari antropogenici e climatici. Il Piave è stato diviso in
35 sotto-bacini; i risultati sono rappresentati tramite GIS in termini di contributi unitari (l/s/km2
),
come differenza tra le ipotetiche portate in condizioni naturali e lo scenario di sfruttamento delle
acque considerato (attuale o futuro).
Al fine di caratterizzare gli usi dell’acqua sono state censite tutte le derivazioni esistenti nel
bacino del Piave, distinguendo tra prelievi per uso idroelettrico, irriguo, industriale, per allevamenti,
a scopo ittiogenico, per uso potabile e per innevamento programmato.
Fig. 2: Portata del Boite a Podestagno - Confronto fra i periodi 1938-1965 e 1993-2010.
Risultati
Attualmente sono due gli utilizzi prevalenti: quello idroelettrico, preponderante sia nel periodo
invernale (82%) che in quello estivo (67%), e quello irriguo, che conta per il 13% nel periodo
invernale e per il 30% in quello estivo. È fondamentale evidenziare le differenze fra i due utilizzi: il
Boite at Podestagno: 82 km2
0
1
2
3
4
5
6
7
8
1-gen 1-feb 1-mar 1-apr 1-mag 1-giu 1-lug 1-ago 1-set 1-ott 1-nov 1-dic
date
discharge(m
3
/s)
Mean 1938-1965
Median 1938-1965
Mean 1993-2010
Median 1993-2010
3. AAllpp--WWaatteerr--SSccaarrccee –– SSttrraatteeggiiee ddii ggeessttiioonnee ddeellll’’aaccqquuaa ccoonnttrroo llaa SSccaarrssiittàà dd’’AAccqquuaa nneellllee AAllppii:: iill ssiittoo ppiilloottaa ddeell FFiiuummee PPiiaavvee
AARRPPAAVV –– RR.. RRaammppaazzzzoo && CC.. VVeecceelllliioo 33 // 33
primo restituisce l'acqua con caratteristiche invariate, il secondo “consuma” l’acqua, ma si
interconnette con altre attività, come la pescicoltura o la sanificazione dei canali di numerose
cittadine.
L’analisi dei deflussi ha evidenziato come gli scostamenti maggiori tra le portate degli ultimi
20 anni con quelle storiche (indicativamente del periodo dagli anni ’20 agli anni ’60) si abbiano in
giugno ed in luglio: si tratta di una situazione di deficit con punte del 30-40% conseguente ad un
regime nivale dei deflussi più smorzato ed ad un differente uso del suolo. Gli unici mesi nei quali si
riscontra un aumento dei deflussi (dell’ordine al massimo del 10-15%) sono dicembre e gennaio.
Nell’ambito del progetto Alp-Water-Scarce è stato inoltre predisposto un sistema di allerta
multi-criterio, basato su un’analisi statistica degli ultimi 25 anni. Stante infatti la discreta capacità di
stoccaggio della risorsa idrica nel bacino del Piave (circa 170 Mmc) ed il fatto che l’andamento
delle portate fino all’inizio dell’estate è in larga parte influenzato dallo scioglimento nivale, una
potenziale situazione di scarsità d’acqua estiva può essere individuabile già a partire da aprile. I
parametri idro-meteorologici monitorati nel corso dei mesi primaverili sono quindi le portate
misurate nelle 8 sezioni montane con regime non alterato, le precipitazioni dei corrispondenti
sottobacini di testata, l’equivalente in acqua del manto nevoso (SWE) e la temperatura. Per tutti
questi parametri viene condotta un’analisi statistica basata sugli ultimi 25 anni ed i risultati, in
termini di percentili, vengono sintetizzati in un indice di scarsità d’acqua (WSI).
Fig. 3: Portata del Piave a Ponte della lasta - Confronto fra la portata dell’Anno Idrologico 2002-03 con i
valori di riferimento.
La banca dati del sistema di derivazioni, utilizzazioni e restituzioni è stata rappresentata in un
GIS per avere il quadro attuale delle utilizzazioni esistenti. Tale prodotto, unitamente alla
caratterizzazione idrologica condotta per i vari sottobacini del Piave, è a disposizione della
Regione e delle Provincie per la pianificazione del territorio, ad esempio per lo sviluppo del mini- e
del micro-idroelettrico nel bacino del Fiume Piave. Alcuni risultati sono confluiti nel Piano di
Gestione delle Alpi Orientali e nelle schede WISE (Water Information System for Europe) ricadenti
nell’ambito nella direttiva europea 2000/60/CE (Water Framework Directive).
Conclusioni
Il progetto Alp-Water-Scarce ha permesso di evidenziare le criticità del Fiume Piave e sta
fornendo ai decisori un supporto per una pianificazione dell’utilizzo della risorsa idrica non più
condotta solo a scala locale, ma che tenga conto dell’intero sistema di utilizzazioni e
dell’adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici; ad esempio il sistema di allerta contro le
possibili situazioni di scarsità d’acqua permetterà di comunicare al decisore politico la necessità di
attuare le appropriate contromisure.