Sviluppo sostenibile. Disuguaglianze, Inclusione, Contrattazione territoriale
1.
2. ■ “Secondo la teoria di Stenner –
spiegaTaub – c’è un certo
sottoinsieme di persone che
detengono tendenze autoritarie
latenti. Queste tendenze possono
essere ‘attivate’ dalla percezione
di minacce fisiche o da
cambiamenti sociali
destabilizzanti, che portano gli
individui a desiderare politiche e
leader che si possono definire
colloquialmente autoritari”.
Sviluppo Sostenibile
Disuguaglianze, Inclusione,
Contrattazione territoriale
Martina Franca, 13 luglio 2018
3. Sviluppo Sostenibile
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Contrattazione territoriale
Martina Franca, 13 luglio 2018
■ È … significativo che le disuguaglianze di
riconoscimento siano state colte e studiate
come fattore determinante nel produrre
una dinamica autoritaria, termine coniato
da Karen Stenner nel 2005 nel suo The
Authoritarian Dynamic (The Authoritarian
Dynamic,CUP, 2005), con oltre dieci anni di
anticipo sull’onda attuale, che intende un
insieme di atteggiamenti e comportamenti
così riassumibile: intolleranza per la
diversità; sfiducia in istituzioni ed esperti;
desiderio di comunità chiuse; domanda di
poteri forti capaci di vietare e
sanzionare. Questi tratti autoritari,
chiaramente distinti e anzi in contrasto,
come analizza Stenner, rispetto a posizioni
conservatrici o di neo-liberismo economico,
descrivono in modo preciso la reazione in
atto in ampie masse popolari di tutto
l’Occidente.
4. ■ “Si giunse ad un punto in cui né il
sistema politico, né il sistema
economico funzionavano in maniera
soddisfacente. Una sensazione di
generale insicurezza si impadronì
dell’intera società. Fu imboccata la
scorciatoia fascista per
salvaguardare la produzione al
prezzo del sacrificio della
democrazie … Di conseguenza, la
distruzione delle istituzioni
democratiche rappresentò uno
strumento di protezione per la
salvaguardia del sistema
industriale.” (Karl Polanyi)
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5. ■ Bisognerebbe dare credito agli economisti
che si sono concentrati sulla crescita della
disuguaglianza e hanno identificato una
serie di fattori che vi contribuiscono, tra cui:
a) la globalizzazione;
b) Il cambiamento tecnologico;
c) La crescita dei servizi finanziari;
d) Il cambiamento delle norme retributive;
e) La riduzione del ruolo dei sindacati;
f) La contrazione della politica ridistributiva in
materia di imposte e trasferimenti.
(A.B.Atkinson in “Disuguaglianza”)
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6. ■ La disoccupazione, e la correlata precarietà
del lavoro, sono in quanto tali fonti di
disuguaglianza.Una persona espulsa dal
mercato del lavoro soffre una forma di
esclusione sociale e, anche se una
sostituzione completa del reddito le
consentisse di mantenere per tutto il
periodo di disoccupazione il suo tenore di
vita, le condizioni dell’individuo sarebbero
comunque peggiori.Aldilà di tutto, si tratta
di una questione di capacità di agire e di un
senso di impotenza.Quasi vent’anni fa,
Amartya Sen, concludeva un suo articolo
con questa constatazione: “È incredibile che
nell’Europa contemporanea venga così
facilmente tollerato un livello tanto elevato
di disoccupazione”. Rimane incredibile
ancora oggi.
(A.B.Atkinson in “Disuguaglianza”)
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7. ■ "Sette mosse per pensare come un
economista del XXI secolo". Eccole:
1, cambiare l'obiettivo dalla crescita del Pil al
rispetto dei diritti degli uomini e del pianeta; 2,
inserire l'economia nel contesto più ampio della vita
naturale, fuori della quale - scriveva già John Ruskin
nel 1860 - "non c'è altra ricchezza possibile"; 3,
coltivare la natura umana e le sue ricchezze sociali,
che la fanno molto più ampia del modello razionale
di homo economicus che ha dominato il Novecento;
4, comprendere la complessità dei sistemi, ben più
interconnessi e articolati di quando, decenni orsono,
furono tracciate in equilibrio meccanico le curve del
mercato e della domanda; 5, "progettare per
redistribuire", superando la teoria (Kuznets) per cui
la disuguaglianza sarebbe stata curata dalla
crescita; 6, "creare per rigenerare", poiché
nemmeno il degrado ecologico si è rivelato curabile
con la crescita; 7, essere agnostici sulla crescita:
che non può essere infinita, mentre infinita
dovrebbe essere la prosperità umana, Pil o non Pil.
(Kate Raworth, L’economia della ciambella)
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8.
9.
10. ■ La giusta distribuzione dei frutti
della terra e del lavoro umano non è
mai la filantropia. È un dovere
morale. Se vogliamo pensare le
nostre società in un modo diverso,
abbiamo bisogno di creare posti di
lavoro dignitosi e ben remunerati,
specialmente per i nostri giovani. Ciò
richiede la ricerca di nuovi modelli
economici più inclusivi ed equi, non
orientati al servizio di pochi, ma al
beneficio della gente e della società.
(Papa Francesco)
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