3. Da Bellieni C: Neonatal pain. In: “Neonatology”, Springer 2012
4.
5. Couples with similarity in communication style, or those who can easily adjust to the
communication style preferences of others, derive more satisfaction in the relationship.
Amiamo ascoltare NON chi dice quello che vogliamo sentire, MA chi parla
NEL MODO che amiamo sentire, cioè come noi.
8. PREFERRED MODE OF ASSIMILATING INFORMATION
Sensing Intuition
Asks for step by step information or
instruction
Asks for current and long-term
implications
Asks “what” and “how” questions Asks “why” questions
Uses precise descriptions Talks in general terms
(Analitico) (Sintetico)
9. PREFERRED BASIS FOR DECISION MAKING
Thinking Feeling
Appears to be “testing you” or your
knowledge
Strives for harmony in interaction
Weighs the objective evidence May talk about what they value
Not impressed that others have decided in
favour
Asks how others acted/resolved the
situation
(Razionale) (Sentimentale)
13. Sigmund Freud
“una volta portato a termine il
lavoro del lutto, l’Io ridiventa in
effetti libero e disinibito”
“Dobbiamo trovare un posto per quello
che perdiamo. Anche se sappiamo
che dopo una tale perdita lo stato
acuto del lutto scemerà, sappiamo
anche che rimarremo inconsolabili e
non troveremo un sostituto. ” 1917
14. Elisabeth Kübler-Ross
N Z Nurs J. 1986 Mar;79(3):18-9.
On life before death. Interview by
Lyndon Keene.
15. Alice Kay Talbot John Bowlby
"Per la persona orbata di un affetto
solo il ritorno della persona perduta
potrebbe essere fonte di reale
conforto. Qualsiasi nostro tentativo
di consolazione viene visto quasi
come una offesa"
Studio su 80 donne in lutto:
strategie per mantener
“vivo” il figlio nella memoria
Hosp J. 1996;11(4):67-82.
Transcending a devastating
loss: the life attitude of
mothers who have experienced
the death of their only child.
Am J Orthopsychiatry. 1982
Oct;52(4):664-78.
Attachment and loss: retrospect
and prospect.
16. DIVERSE RISPOSTE FAMILIARI AL LUTTO
)
• Famiglie in cui la morte è tabùla morte è tabù. Il silenzio è il modus operandi. Succede spesso in
famiglie d’origine in cui ci sono lutti irrisolti.
• Famiglie con abituali capri espiatoriabituali capri espiatori in cui si cerca sempre di colpevolizzare per
mantenere un rigido controllo.
• Famiglie in cui tutto deve continuare come primatutto deve continuare come prima. C’è scarsa flessibilità dei ruoli e
il posto vuoto deve essere riempito subito per non “indebolire” il sistema
familiare.
• Famiglie che funzionano con aperta e sincera condivisione di sentimenticondivisione di sentimenti.
BEVERLY
RAPHAEL
17.
18.
19. • “My Baby Is a Person”: Parents' Experiences
with Life-Threatening Fetal Diagnosis Denise
Côté-Arsenault and Erin Denney-Koelsch. Journa
of Palliative Medicine. December 2011, 14(12):
1302-1308.
Editor's Notes
Un parente malato, un figlio che muore provocano dolore e stress. La nostra reazione a questo dolore e stress è il lutto
E’ importante aiutare a vivere bene il lutto, per rispetto ai parenti, e perché dalla cattiva gestione nascono incomprensioni e rivalse
Ma anche perché il dolore dei genitori si riversa sui figli, aggravandone stress e stato di salute
Fondamentale è saper guardare. Guardare per capire chi abbiamo davanti e comunicare. Non per capire cosa comunicare (quello lo sappiamo noi), ma come comunicare
Perché ogni paziente sceglie come ascoltare; o come non ascoltare.
Seconda guerra mondiale: le donne entrano in massa nel mondo del lavoro e si deve capire la loro personale predisposizione. Katharine e Isabel Briggs sulla base degli studi di Jung sulla personalità creano un sistema per capire la personalità di chi si ha di fronte. Qui ci focalizzeremo sui processi di ascolto e di decisione
Perché l’indicatore che crearono ci aiuta a dare un nome al tipo umano che abbiamo davanti e ci dice come comportarci
Suddivisero il modo di ascoltare in Sensing (analitico) e Intuition (sintetico), dando esempi chiari per identificarli
Suddivisero le persone per come prendono le decisioni: in Thinking (razionale) e Feeling (Sentimentale), spiegando come identificarli
Dunque, se identifichiamo il tipo che abbiamo davanti, avremo un modo diverso di parlargli
Non diremo principalmente “Si faccia coraggio” a chi mostra il suo interesse per i dettagli della malattia; e non diremo principalmente dettagli tecnici a chi ci chiede se è stata colpa sua. Questo indicatore è un buon esercizio di identificazione e di azione conseguente.
Ma dove vogliamo condurre con il lutto?
Freud spiegava che il lutto deve portare alla progressiva scomparsa dell’oggetto perso per poi riprendere la vita. Ma anche lui aveva dei dubbi, che esprimeva in una lettera ad un amico, nel 1917
E la moderna psichiatria ci dice: non deve scomparire il soggetto perso, ma deve essere acquisito in un modo nuovo, elaborandone la somparsa. Elisabeth Kubler-Ross descrisse i cinque stati del lutto
Alice Kay Talbot studiò il bisogno dei familiari di non perdere contatto con il figlio defunto, John Bowlby centrò i suoi studi rilevando l’importanza dell’attaccamento anche dopo la morte come fatto positivo
Beverly Raphael mise in evidenza la rimozione del soggetto defunto, il non parlarne, il cercare il capro espiatorio, come deleteri
Ma come aiuteremo i genitori?
Primo, garantendone i bisogni di coppia, dando notizie coerenti ad entrambi possibilmente insieme e in tranquillità
Secondo, preparando alla morte, talora sin dalla diagnosi prenatale di una malattia mortale con un counseling condiviso con i ginecologi, talora col le cure palliative in cui rientrerà il sostegno piscologico e religioso
Terzo, dando informazioni utili, nella maniera in cui è opportuno caso per caso, sul trattamento della salma, funerali, ma anche sui momenti difficili che attendono la coppia (il ritorno a casa, il prossimo compleanno) e mostrando che il lutto è un fatto sano.
A cosa star attenti? Quattro esempi, da evitare sulla base del tipo di persone che abbiamo davanti (spesso sono comportamenti deleteri, ma da valutare caso per caso)
a) La minimizzazione: non fare come quel professore che diceva: “Non si attacchi a suo figlio, perché gli resta poco da vivere e il distacco sarà più doloroso”, perché è minimizzare il bisogno di attaccamento che il genitore sente anche in fine vita e anche se è un neonato. O come l’altro professore che diceva: “Anche a me è morto un fratello, ma vede, ho reagito e la vita continua”
Non far sentire indifferenza se la coppia richiede compagnia e non andarsene se questo non è opportuno
Non essere tecnici quando non è opportuno
E soprattutto, quando non è opportuno, non dire “Io ti capisco”, perché può essere frainteso con una compassione paternalistica, che solo pochi desiderano.