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Il magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google PlusIl magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google Plus
DAL 2014
DAL 2014
OTTOBRE 2014 Anno I Numero 5 edizione gratuita
/11 Arduino stand alone
Tutti i trucchi per rendere i nostri
progetti definitivi donandogli una
vita propria. Come operare per
realizzare facilmente un PCB.
/15 Vibroincisore per PCB
Con una minima spesa costruiamo-
ci un vibroincisore termochimico in
modo da velocizzare al massimo la
realizzazione dei nostri PCB
/22 Arte
Una mostra sui disegni del Tiepolo
ai Musei Capitolini amatissimo
pittore della Repubblica Veneta
vissuto nel ‘700
22
La Comm. per progettisti, disegnatori tecnici ed appassionati
La prima Community italiana, della piattaforma Google Plus sul CAD e le sue applicazioni, per
data di fondazione e numero di iscritti
 BIM
 CAD
 CAD MEP
 FEM
 Linguaggi CAD
 Modellatori 3D
 Modellatori organici
 Post produzione
 Prog. edile
 Altro software
 Progettazione
 Portfolios
 A.N.T. Automotive
 Stampa 3D
 Concorsi
 Curiosità
33
“LA DISUMANITÀ DEL
COMPUTER STA NEL
FATTO CHE, UNA
VOLTA PROGRAMMA-
TO E MESSO IN FUN-
ZIONE, SI COMPORTA
IN MANIERA PERFET-
TAMENTE ONESTA.”
ISAAC ASIMOV
LA METTO IN CORNICE
44
PAG. 76 UMORISMO
PAG. 77 GIOCHI
corsi & tutorialPAG. 68 CORSO DI ORIENTAMENTO ALLA BIM
di Salvio Giglio
“I soggetti responsabili del piano BIM”
III PUNTATA
PAG. 70 CORSO DI BASE PER SKETCHUP
di Salvio Giglio “Le linee di costruzione”
V PUNTATA
PAG. 74 CORS
LIZZATA PER S
di Antonello
“Modellare il
portanti” III
PAG. 07 NEWS
PAG. 09 EDITORIALE di Salvio Giglio
“Wanna, il sale nell’acqua e la politica
3.0”
PAG. 11 ARDUINO di Salvio Giglio “PCB
per stand alone: impariamo il metodo
del trasferimento diretto”; II PUNTATA-
PAG. 15 “Costruiamo un vibroincisore
termochimico per i nostri circuiti”.
PAG. 23 ARTE di Salvio Giglio “Tiepolo, i
colori del disegno”
PAG. 24 BASI PER IL DISEGNO E LA PROGET-
TAZIONE di Salvio Giglio
“Le filettature: i primi elementi di co-
mando e fissaggio della storia”. IPUNTATA
PAG. 30 DESIGNER’S STORY di Salvio Giglio
“Luigi Piccinato”
PAG. 37 INTERVISTA di Salvio Giglio
“Jocelyn Groizard ”; PAG. 42 “Gontrand
Nyung”
PAG. 46 MUSICA di Nicola Amalfitano “Il
Madrigale ”
PAG. 50 NEW HARDWARE FOR CAD di Sal-
vio Giglio “I termistori”. VI PUNTATA
speciale
PAG. 54 MAKER FAIRE ROME 2014 di Sal-
vio Giglio “Maker Faire Rome 2014; quel
futuro così a portata di mano...”; PAG. 56
di Gianmarco Rogo “Maker Faire Rome
2014: fantastica!”; PAG. 57 di Gianmarco
Rogo “Reportage”
eventuali & va
rubriche
HOME
Direttore responsabile:
Salvio Giglio
Redazione:
Nicola Amalfitano, Antonello Buccella, Gianmarco
Rogo
Segretaria di redazione:
Nunzia Nullo
Redazione bozze:
Nicola Amalfitano, Nunzia Nullo
Ottobre 2014 è stato un mese
veramente pesante sia per la
realizzazione di questo nu-
mero che per la mia produ-
zione lavorativa personale....
ADSL saltata per una setti-
mana e un virus a cui poi si
sono aggiunti anche una
serie interminabile, e quoti-
diana, di problemi legati alla
vita condominiale. Concepi-
re un prodotto editoriale
appena presentabile come
questo non è facile, vi prego
di credermi: 8/10 ore di lavo-
ro a sessione tra ricerche,
elaborazione grafica e dei
testi, traduzioni... In coda i
bug di Youblisher che, suo
malgrado, ci mette anche 24
ore prima di rendere pubbli-
co il materiale che gli si in-
via! Insomma, uno di quei
mesi che vorresti veramente
strappare dal calendario! A
raddrizzare le sorti di questa
edizione il bel servizio
di Gianmarco Rogo che ha
visitato il Maker Faire Rome
2014 realizzando un fotore-
portage molto carino che
rende perfettamente l'idea di
cosa tratta questa particola-
rissima iniziativa.
Diario di bordo
inventore
[in·ven·tó·re] sostantivo maschile. Persona capace di formulare un proget
55
lsSO DI MODELLAZIONE GEOLOCA-
SKETCHUP
Buccella
l tetto e le relative strutture
PUNTATA
arie
E PAGE
Cos’è CADZINE
è una rivista gratuita nata in
seno alla Community di
“AutoCAD, Rhino & Sket-
chUp designer” per informare &
formare disegnatori tecnici e
appassionati sul CAD ed i suoi
“derivati”.
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Pensandoci bene
La terra dei “festoni”
È geniale il modo di governare di taluni amministratori pubblici: con un algorit-
mo tutto loro riescono a rendere direttamente proporzionale il numero degli
eventi di intrattenimento pubblico con quello dei guai delle città che dovrebbe-
ro tentare di gestire. Potete esserne certi che, anche se non ci saranno i soldi
per riparare una strada piena di buche, per provvedere alla messa in sicurezza
dell’alberatura stradale, per aprire nuovi asili o per far fronte ad altri guai, il
vostro sindaco riuscirà sicuramente a reperirli per un bel concertone, per una
straordinaria notte bianca o per qualche altra costosa pagliacciata. Alla faccia
vostra, della spending review e della morigeratezza anti crisi!
tto o un principio originale in ambito tecnico o scientifico.
66
77
NEWS gli ultimi post prima di andare in stampa
IlPremioNazionaleUnicreditStart Lab 2014
perla categoriaClean Tech èstatoassegna-
to all’innovativo progetto Smart DOMOTICA,
sviluppato nell’incubatore di idee del Parco
scientificoetecnologicoTorricellidiFaenza
con il supporto di Centuria, Agenzia per
l’Innovazione della Romagna. La Commis-
sione di valutazione ha individuato nel
lavoro della startup emiliana “Innovatività,
potenzialità economicheecompletezza”.La
startup emiliana cheha sviluppatoerealiz-
zatoDOMOTICA, oraèinprocintodicommer-
cializzare un sistema impiantistico
di domotica tuttomadein Italyperil rispar-
mio energetico e il monitoraggio energeti-
co degli edifici.Con questo sistema siattua
il controllo totale del fabbisogno energetico
di un edifico monitorando ogni ambiente
delleabitazioni: riscaldamento, illuminazio-
ne, energia rinnovabile, elettricità,perun.La
vastità dei potenziali campi d’impiego, la
semplicità di utilizzo, l’installazione rapida
nel centralino elettrico, unitamente ad un
prezzo competitivo rendono questo prodot-
toestremamenteinteressante. S.G.
NOTO - Il recupero ecosostenibile
della masseria di Noto, in Sicilia, si
è aggiudicato la prima edizione
di Tettitaliani. La notizia apparsa
su ingegneri.info parla del contest
lanciato dal brand Brianza Plasti-
ca per celebrare la trentennale
presenza sul mercato del suo pro-
dotto di riferimento: il pannello
isolante Isotec. Questo progetto è
stato firmato dall’architetto Lara
Grana ed ha permesso il recupero
ecologico di un ex frantoio per il
vino, risalente ai primi del '900.
Applicando tecniche di architettura
bioclimatica ed ecosostenibile,
l'architetto ha riconvertito l'edificio
in abitazione civile, certificata in
classe energetica A+. La preesisten-
za dell’edificio, dal forte richiamo
architettonico locale, non è stata
alterata anzi valorizzata e riqualifi-
cata grazie all'applicazione di siste-
mi costruttivi tecnologicamente
avanzati, dalle elevate prestazioni
energetiche ed altamente ecososte-
nibili. Ovviamente le coperture
rappresentano per definizione
tecnologica la parte integrante di
questo percorso progettuale.
S. G.
VENEZIA - La Corte di Cassazione
ha bocciato il ricorso presentato
dall’architetto spagnolo Santiago
Calatrava contro il processo in
corso dinanzi alla Corte dei Conti
del Veneto per i danni contabili in
relazione all’aumento dei costi del
Quarto ponte sul Canal Grande a
Venezia.
A 18 anni dalla donazione del pro-
getto esecutivo e a cinque dall'inau-
gurazione dell'infrastruttura la
giunta lagunare ha incaricato l'av-
vocatura comunale di procedere
contro il progettista iberico per
«inadempimento e accertamenti
danni».
A far decidere furono gravi vizi di
progettazione che hanno poi deter-
minato l’aumento del risarcimento
dei danni, si legge sfogliando i
documenti processuali.
L’opera ha avuto gravi lacune anche
nella gara d’appalto. La Corte dei
Conti ha chiesto a Calatrava un
risarcimento di 3,8 milioni di euro
per i danni all’Erario italiano.
La tesi degli avvocati dell’architetto
spagnolo si basa sul fatto che al
loro assistito sarebbe stata affidata
solo la consulenza artistica e che
non avrebbe mai avuto la gestione
diretta di denaro pubblico e total-
mente estraneo alle accuse.
Il 'Ponte della Costituzione' (così
battezzato dal Comune) è costato
sinora circa 12 milioni di euro e un
ritorno d’immagine molto negativo
per la città lagunare. Altro costoso
fallimento è stato la realizzazione
della Ovovia per disabili costata
due milioni di euro per restare
ferma e senza personale specializ-
zato per la sua gestione.
S. G.
L’AQUILA - Produrre arte con i
rifiuti imparando che la raccolta
differenziata è una componente
essenziale per la salvaguardia
dell’ambiente. Il progetto di inter-
scambio culturale Comenius nasce
per la preparazione di insegnanti e
studenti nel campo della raccolta
differenziata e nel riciclo di essa in
determinati campi. Cominciato nel
settembre del 2013, si concluderà al
termine dell’anno scolastico 2014-
2015. Lunedì 13 ottobre a L’Aquila,
presso la direzione didattica Ami-
ternum, la preside, dott.ssa Carla
Marotta e le insegnati della prima-
ria aquilana Mariele Ventre hanno
illustrato quanto ha realizzato un
loro gruppo di bimbi, con riprodu-
zioni dei più importanti monumen-
ti della città adoperando materiale
riciclato, al sindaco Massimo Cia-
lente e a Rinaldo Tordera AU di
ASM S.p.a. Sono state riprodotte
fedelmente la Basilica di Collemag-
gio, le 99 Cannelle e Palazzo Mar-
gherita, utilizzando quotidiani,
tappi e bottiglie di plastica, rotoli di
carta, pezzi di cartone e altri rifiuti.
Il Progetto europeo di formazione
“Comenius - The World we waste”
per studenti e insegnati è parte del
programma "Lifelong Learning
Programme". Nell’ambito di questa
iniziativa, nella scorsa primavera,
la città abruzzese ha ospitato le
delegazioni delle numerose nazioni
coinvolte: Turchia, Italia, Spagna,
Portogallo, Polonia e Germania.
A. B.
Tettitaliani, ecco la masseria vincitrice
del primo contest di BP
Premio Unicredit
Start Lab
L’Aquila e il proget-
to Comenius
Calatrava deve pagare 3,8 mln di euro per vizi di
progettazione al Quarto Ponte sul Canal Grande
Dal 14 al 20 ottobre i Cantieri Cultu-
rali alla Zisa hanno ospitato il pro-
getto “I Cantieri del Design” nell’am-
bito del Festival “Cantieri del Con-
temporaneo” a cura di Giuseppe
Marsala. Sono state proposte quattro
mostre, curate da Viviana Trapani e
ospitate presso le “botteghe” dei
Cantieri in cui si proponevano diver-
si temi e approcci progettuali, me-
diante le esperienze di giovani desi-
gner siciliani, frutto di attività didat-
tiche e ricerche condotte dalla Scuo-
la di Disegno Industriale di Palermo.
Le esposizioni hanno offerto l’occa-
sione per incontrarsi e riflettere
sulla progettualità del design, che
esprimendosi attraverso forme di
creatività e d’innovazione, promuo-
ve processi di sviluppo concreti,
interpretando parallelamente iden-
tità e qualità territoriali. S.G.
I Cantieri del Design
88
99
EDITORIALE
U
na delle cose più anti-
patiche del modo di
fare politica in Italia, a
prescindere dal prota-
gonista del momento, è il tormen-
tone mediatico continuo: il Pre-
mier ha detto questo; il Premier ha
detto quello; il Premier oggi è an-
dato 3 volte in bagno e non 2 come
ieri; il Premier ha sgridato il suo
cane perché gli ha sporcato casa; il
Premier ha preso 4 caffè e non 5
come una settimana fa! Un pres-
sing continuo su ogni giornale,
telegiornale e persino in rete con
messaggi e messaggini! Credo che
questa strategia serva esclusiva-
mente per nauseare il pubblico,
per fargli fare vere e proprie indi-
gestioni di politica… In questo modo
si sortiscel’effettodiametralmenteoppo-
sto e lo sanno bene gli addetti ai lavori
delle comunicazioni di massa: martellia-
moli con ore di notizie e trasmissioni
politiche,cosìcambierannocanaleappe-
na vedono o sentono parlare di politica.
Una cosa simile è accaduta anche su G+
con la morte di Authorship: ogni 4 post
ce n’era uno con questa notizia e molti,
come accade nel mondo reale, manco
sapevanodicosasitrattasse! Cosavoglio
dire con questo? Semplice: chi è vera-
mente impegnato nel risolvere un pro-
blema non ha tanto tempo da perdere in
parole! Oggi tutti raccontano una storia,
inreteo intelevisione,poco importa; sia-
mo tutti scrittori, tutti opinionisti e affa-
bulatori:, dal salumiere sotto casa al sin-
dacalista,dalpresidentedicircoscrizione
al Premier! Una strategia perfetta che
riesce a far passare notizie di ogni tipo
senzachelapopolazionesiindignipiùdi
tanto, anche se si tratta di cose tragica-
mentegravi!Sequaranta,cinquantaanni
fa la politica e il giornalismo si fossero
permessi i lussi di oggi sarebbe scoppia-
taunaveraepropriaguerracivile.Pensa-
telapotenzadicertetecnichedicomuni-
cazione capaci di far avallare vere caro-
gnate, pilotando a piacimento fasce di
popolazione verso il parere più conve-
niente o di allontanarle completamente
da certi dibattiti in modo tale da agire
quasi del tutto indisturbati! Prima di arri-
vare alla governance 3.0 cosa hanno fat-
to? Hanno messo Wanna Marchi in TV
per un certo periodo di tempo dicendosi:
“se abboccano alla storia del sale nell’ac-
qua perché non dovrebbero abboccare ai
prossimi governi che creeremo?”. Fare
politicaoggièsemplicissimo:bastacrea-
re un personaggio, che chiameremo il
Capo, in cui la gente più o meno si rico-
nosce e fargli dire pubblicamente quelle
quattro cose giuste, almeno nella fase
iniziale. Siccome sicuramente questo
personaggio scontenterà qualcuno si
creasubito un gruppo di personead hoc,
chechiameremo iresistori,che siaparti-
colarmente capace nelle invettive e
nell’inscenare eventualmente anche
degli innocui tafferugli durante le sedute
decisionali. Per dimostrare poi che il Ca-
po non decide da solo e che rappresenta
lamaggioranza della popolazione sicrea
un secondo gruppo di persone, chechia-
meremo conduttori, che deve far vedere
che sta facendo qualcosa per risolvere i
vari problemi. Il Capo, i resistori e i con-
duttori in realtà sono amici e si godono
una magnifica busta paga con tanto di
vitalizi se escono dalla scena prima del
tempo. In questa organizzazione ci sono
anche dei personaggi che devono dimo-
strare che lo Stato non è fesso e che se
uno sbaglia paga! Questi personaggi li
chiameremo fusibili, perché la loro fun-
zione è proprio quella: bruciarsi al mo-
mento opportuno salvaguardando il re-
sto del circuito! Questa struttura efficien-
tissima, per quel riguarda la propria
esclusiva sopravvivenza, in Italia trova
applicazioni inognicampodellaPA: dal-
lascuolaalComune,dalleferroviealPar-
lamento. Combattere contro di loro è
tempo e fatica sprecata: hanno attori per
ogni ruolo! Un tempo l’uomo politico do-
veva rappresentare la saggezza? Ed ec-
coti un esercito di nonnini seduti nei
posti chiave del Paese. Oggi c’è il trend
dell’innovazione, del nuovo che avanza,
della rottamazione? Ed eccoti una serie
diquarantennituttibellieleccatiprontia
servireilPaese…echebei servizi signori!
C’è persino la tipa bionda sexy che di-
spensa occhiate e sorrisini ammalianti
da consumata mistress! Insomma cosa
voletedipiù?Lanostrateatralitàladove-
vamo pur esprimere in qualche modo,
no?Equalepalcoscenicomiglioresenon
quelloditanteamministrazionicomuna-
li e regionali? E quanti botti di fusibile ci
sono stati in questi ultimi tempi? Tutte
piccole Tangentopoli, calciopoli e vallet-
topoli in cui ognuno hafattola sua parte,
specialmente i fusibili di turno: chi fini-
sceingaleradaunaparteechiaidomici-
liari di lusso da un’altra. Oggi una nuova
tendenzaprendeinprestitodallamecca-
nicaautomobilisticaaddiritturailconcet-
to di sospensione! Affascinante questa
cosa della sospensione, lo dico con am-
mirazione, credetemi. Sospeso, non li-
cenziato,nonrimosso… sospeso come in
uno stato di ibernazione! Dai ci vuole
fantasia a pensare cose come questa!
Ovviamente il lavoro di smantellamento
continua, state sereni! Mica è un fusibile
a bloccarlo, eh! Mentre la gente dibatte
sull’ultima partita di calcio taroccata,
sull’ultimofusibilecheèsaltato,lorosono
lì e fanno i fatti loro! Peccato per noi Ita-
liani… saremo anche un popolo di santi,
navigatori ed inventori ma siamo vera-
mentedeigranboccaloni dallamemoria
corta! ;-D
di Salvio Giglio
Wanna, il sale nell’acqua e la politica 3.0
“Senti facciamo così: se ascoltano la Wanna e il maestro di vita, credono al campionato di calcio e a certe trasmis-
sioni televisive, allora gli possiamo far credere veramente di tutto! Sarà come una sorta di test per vedere e provare
le loro intelligenze… Non credo che ci sia molto da preoccuparsi, vedrai… Cambieremo questo Paese... Per sem-
pre! Hgghhgghghghghghghghgh”.
1010
1111
ARDUINO
B
envenuti alla seconda
puntata sulla produzione
di circuiti stampati per
rendere i nostri progetti
di Arduino “definitivi”. Ci occupe-
remo della tecnica chiamata “a
trasferimento diretto”, quella stori-
camente più datata, cioè della rela-
tiva incisione chimica della baset-
ta. Nell’articolo troverete anche il
modello e le istruzioni per costrui-
re artigianalmente un vibroinciso-
re termochimico per accelerare la
realizzazione delle schede. La cosa
che più mi preme ricordare, prima
di cominciare, è che bisogna avere,
o crearsi, un apposito spazio per
realizzare in modo ottimale un CS
artigianalmente.
Metodo del trasferimento diretto
Questo metodo è il primo passo
per imparare a realizzare dei pic-
coli CS in casa, dal momento che
esso non richiede particolari at-
trezzature. Continuando troverete
il ciclo di lavorazione da seguire
prima dell’incisione chimica
CIRCUITO AD UNA SOLA FACCIA
 In scala 1:1 si disegna, o si stam-
pa, su carta il master del circui-
to stampato che si desidera rea-
lizzare. Ricordate di provvedere
il disegno delle
piazzole di salda-
tura di un’area cir-
colare rappresen-
tante il foro per il
piedino del com-
ponente. Questa
zona, che non sarà protetta dalla
vernice e sarà rimossa con l’in-
cisione chimica, vi agevolerà
quando praticherete i fori per i
componenti, offrendo così alla
punta del vostro trapano un rife-
rimento preciso che fungerà,
contemporaneamente, da guida
e da punto di partenza. Per i cir-
cuiti integrati e i connettori di-
rettamente saldati sullo stampa-
to potete reperire sul mercato
trasferibili resistenti all'incisio-
ne; sappiate che ce ne sono an-
che per il disegno di piste parti-
colarmente sottili.
 Si prepara la basetta con una
meticolosa fase di lavaggio, uti-
lizzando esclusivamente una
semplice paglietta metallica da
cucina a trama fine, come quella
di Fig. 15, e acqua fredda, ed evi-
tando l’impiego di qualunque
prodotto detergente o lucidante
che potrebbe inibire le fasi suc-
cessive della lavorazione. È con-
sigliabile utilizzare dei guanti in
lattice monouso di tipo ospeda-
liero per evitare di lasciare im-
pronte digitali, che contengono
sempre del grasso, durante que-
sta fase il cui scopo è semplice-
mente quello di portare a lucido
il deposito galvanico di rame
della basetta. La pulizia deve
essere leggera senza calcare
troppo la mano sulla superficie
ramata. Evitate assolutamente
l’adozione di carta vetrata o di
tela smerigliata per questa fase
perché potreste involontaria-
II puntata
di Salvio Giglio
PCB per stand alone: impariamo il metodo del
trasferimento diretto
È Il sistema tradizionale, per antonomasia, di produzione
della schede elettroniche home made. Una bella occasione
per diventare dei maker provetti e rendere stand alone dei
piccoli progetti di Arduino. Nell’articolo troverete anche co-
me realizzare il vostro vibroincisore termochimico per acce-
lerare la produzione di CS.
1212
ARDU
1313
UINO
mente rimuovere o assottigliare
troppo il rivestimento della ba-
setta rendendola inutilizzabile.
Dopo il lavaggio, asciugate ac-
curatamente la scheda con un
panno di cotone pulito e che
non lasci pelucchi, oppure ripo-
nete la scheda in un posto ven-
tilato e poco polveroso per farlo
asciugare, ricordando che il ra-
me si ossida in poche ore vanifi-
cando, quindi, una pulitura fatta
troppo in anticipo. Dopo che la
basetta si è completamente
asciugata, se a causa di un im-
previsto dovete rimandare il
lavoro, potete ricorrere ad una
pellicola plastica per alimenti
per rallentare la formazione di
ossido. Vi rimetterete i guanti e
avvolgerete la scheda con la
pellicola facendo fuoriuscire
totalmente l’aria, esercitando
una minima pressione con un
panno asciutto e pulito che pas-
serete sulla pellicola mentre la
fate aderire sulla patina di rame.
 Prima di procedere con la ripro-
duzione del disegno sulla baset-
ta vi procurerete della carta car-
bone blu del tipo oleoso (quella
nera a secco non lascia alcun
segno) e farete qualche fotoco-
pia di sicurezza del vostro dise-
gno. Dopo aver indossato i
guanti, fisserete la scheda al
piano di lavoro, che avrete reso
prima perfettamente pulito, con
del nastro isolante; poi adagere-
te la carta carbone sulla scheda,
evitando di creare grinze e, infi-
ne, una delle copie del vostro
disegno che provvederete a fis-
sare anch’esse sul piano di la-
voro con del nastro adesivo. Fa-
te attenzione a porre il vostro
disegno in modo che esso sia
riprodotto come riflesso da uno
specchio considerando che voi
state disegnando dalla parte
inferiore della scheda e non dal-
la parte dei componenti. Un pic-
colo errore di distrazione può
farvi perdere molto tempo! Pro-
cedete ricalcando il vostro cir-
cuito con una adeguata pressio-
ne della penna in modo che do-
po la rimozione della carta car-
bone esso sia ben visibile. Se
non potete disporre della carta
carbone procuratevi un piccolo
punteruolo metallico da model-
lismo; con esso, dopo aver fissa-
to scheda e copia del disegno
con il nastro adesivo al piano di
lavoro, vi creerete una serie di
punti di riferimento che unirete,
con una squadretta e/o a mano
libera, dopo la rimozione del
disegno dalla basetta.
 Dopo aver riprodotto il disegno
sulla scheda, passiamo alla
campitura di esso, in un am-
biente pulito e non polveroso,
utilizzando un semplice penna-
rello indelebile, Fig. 18, che tro-
verete in cartoleria o nei negozi
di componenti elettronici, capa-
ce di lasciare una traccia suffi-
cientemente resistente all’azio-
ne corrosiva della soluzione. Lo
strato di vernice dovrà essere
compatto, né troppo sottile né
troppo spesso per evitare crepa-
ture, e coprire totalmente le pi-
ste per proteggere il rame dagli
aggressivi chimici della fase
successiva. L’inchiostro/smalto
ci mette circa una ventina di
minuti per asciugare, a seconda
del produttore. Siate prudenti e
aumentate ad un’ora il tempo di
essiccazione: in tal modo evite-
rete che la vernice, non ancora
perfettamente asciutta, possa
non proteggere la pista di rame
sottostante! Correggerete even-
tuali errori solo dopo che lo
smalto sarà completamente
asciutto mediante una lametta o
un oggetto appuntito, evitando
assolutamente solventi chimici
che intaccherebbero il resto del
circuito.
 Procedere immediatamente all'inci-
sione chimica. Leggere con la dovuta
attenzioneilparagrafosullasicurezza!
CIRCUITI A DOPPIA FACCIA
La difficoltà maggiore che si in-
contra in questo caso consiste
nell’allineamento preciso delle due
facce. Per risolvere tale problema
si può procedere in questo modo,
seguendo i passaggi dal 1 al 4 del
punto precedente e integrandoli
con quelli che seguono:
6) Mentre si disegna il circuito con
il pennarello sulla prima faccia,
l'altra deve essere protetta o con
una pellicola adesiva imper-
meabile come quelle decorative
che si usano per rivestire ogget-
ti e arredi; altrimenti potrete
utilizzare del semplice nastro
adesivo per imballaggio.
7) Si procede all'incisione della
prima faccia fino al lavaggio
accurato della scheda con acqua
fredda corrente e relativa asciu-
gatura.
8) Si procede alla foratura per i
piedini dei componenti sulla
faccia appena incisa. A tal pro-
posito leggetevi attentamente il
paragrafo dedicato alla foratura.
Dopo aver eseguito tutti i fori
necessari, ripulite accuratamen-
te la superficie della scheda con
un piccolo aspirapolvere, con un
pennellino o con un getto d’aria
compressa. Verificate di aver
eseguito tutti i fori necessari;
per evitare errori, sul master, in
fase di progetto, potreste nume-
rarli progressivamente e se-
gnarvi il totale da qualche parte
per il controllo.
9) Proteggete accuratamente la
faccia già incisa con della pelli-
cola autoadesiva evitando bolle
d’aria e verificando che sia per-
fettamente aderita sui bordi del-
la faccia. A questo punto potete
rimuovere la pellicola protettiva
dalla faccia da preparare: ripe-
tendo le operazioni dal punto 1,
in modo che i fori della faccia
superiore rappresentino un rife-
rimento valido per il posiziona-
mento del disegno sulla carta
copiativa sulla faccia inferiore,
1414
ARDU
riproducete il circuito sull’altra
faccia. Potrete utilizzare degli
spilli o dei chiodini da inserire
nei forellini dei terminali in mo-
do da centrare il disegno in più
punti. Bucate in corrispondenza
dei fori la carta su cui è disegna-
to il circuito del lato inferiore, se
avete stampato tutto accurata-
mente il disegno dovrebbe coin-
cidere senza alcun problema!
Fissate bene la carta copiativa e
il disegno del lato B del CS alla
scheda prima di rimuovere gli
spilli!
Incisione chimica delle schede
Il termine acido è normalmente
utilizzato in ambito professionale
e hobbistico per indicare le solu-
zioni chimiche impiegate per ri-
muovere la patina di rame dai CS.
Sostanzialmente si tratta di solu-
zioni in grado di generare un liqui-
do corrosivo capace di rimuovere
la patina di rame superflua dalle
basette dopo aver riprodotto e pro-
tetto il tracciato del circuito che
intendiamo realizzare. In rete,
molti siti propongono svariate so-
stanze, alcune decisamente troppo
pericolose per assolvere a questa
funzione, anche se quella che mi
ha convinto maggiormente è il
cloruro ferrico dato il minor nume-
ro di rischi che il suo impiego
comporta. Il cloruro ferrico (FeCl3)
è un sale del ferro disciolto nell’a-
cido cloridrico ed è disponibile
presso i negozi di elettronica in
due formati:
 scaglie o grani, giallo-bruno da
sciogliere in acqua;
 soluzione liquida, eventual-
mente additivata con altre so-
stanze.
La soluzione liquida, quando è
nuova, ha un colore chiaro, è semi-
trasparente ed ha una densità si-
mile a quella dell’acqua; successi-
vamente il suo colore tende a di-
ventare più scuro mentre aumen-
tano l’opacità e la densità. Una so-
luzione in acqua al 40% di cloruro
ferrico non è particolarmente ag-
gressiva, tuttavia essa riesce a cor-
rodere, oltre al rame, i metalli di
uso comune e in particolar modo
l'alluminio. Con un litro di soluzio-
ne si possono produrre diversi cir-
cuiti stampati. È quasi inutile ri-
cordare che tutti i contenitori e gli
attrezzi che utilizzeremo per que-
sta fase devono essere in plastica
o vetro.
Per tentare un solo esperimento
senza spendere troppi soldi vi
consiglio di ricorrere ad una sem-
plice vaschetta per sviluppo foto-
grafico, una bottiglia di soluzione già
pronta,pennarelliprotettivietrasferibilie
seguire i passaggi che descrivo nel para-
grafo successivo, saltando quelli stretta-
mente connessi al vibroincisore ma non
quelliinerentilasicurezza!
Una bottiglia di soluzione già pronta di cloruro ferrico ed una confezione di grani del sale ferrico da sciogliere in acqua
1515
Questo modello 3D è scaricabile gra-
tuitamente dalla Galleria Immagini
3D di Trimble tramite il seguente
link:
https://3dwarehouse.sketchup.com
/social/model.html?id=u8474f82e-
8424-4bcd-9a65-d1d0d559d524
UINO
Q
uesta idea di costruire un
sistema per accelerare il
processo di erosione del-
la patina di rame dalle
schede è nato durante il lavoro di
documentazione per realizzare
questi servizi. Su alcuni siti per
hobbisti, per lo più statunitensi, si
consiglia, per aumentare le presta-
zioni del cloruro ferrico. di:
 riscaldare la soluzione tra i 40 ed
i 50°C; :-O
 agitare la bacinella; :-O
 ossigenare la soluzione adottan-
do un piccolo compressore da
acquario… :-O
“Brrrr” mi viene da aggiungere dal
momento che questi sono tre sug-
gerimenti alquanto pericolosi visto
che si ha a che fare con un liquido
corrosivo che può danneggiare
seriamente la nostra salute. Addi-
rittura qualcuno suggerisce di ver-
sare la soluzione di cloruro ferrico
in una pirofila e porre questa sul
fornello di casa… :-O Non sto
scherzando! Pazzie ai miei occhi!
Non lo fate: così vi garantite il giu-
stissimo cazziatone di mamme/
mogli per aver utilizzato la cucina
e un suo utensile incautamente,
rischiando di contaminare cibi e
bevande e macchiare irreparabil-
mente il piano di cottura. Se avete
il pallino dell’elettronica e preve-
dete di produrre numerose schede
di arduinesca derivazione e non,
seguite le indicazioni di questo
paragrafetto e otterrete così, a co-
sto sicuramente bassissimo un
vibroincisore termochimico che vi
semplificherà il lavoro. Di cosa
abbiamo bisogno per costruirlo? Di
oggetti di facile reperibilità sul
mercato, da acquistare al limite
presso qualche bricocenter della
zona senza ricorrere a spedizioni
postali e lunghe ricerche in rete.
Lista dei materiali
1) Recipiente. Deve essere possi-
bilmente in PET (polietilene
tereftalato) o in PP (polipropilene)
per la loro elevata resistenza al
calore, agli urti e all’azione ero-
siva, di dimensione medio/
grande e munito di coperchio.
Quello rappresentato del model-
lo che vedete nelle varie figure
è rettangolare e misura
34×27×14 cm (L×P×H) e, centi-
metro in più o in meno, può
considerarsi una misura otti-
male per le nostre basette vergi-
ni Eurocard da 100×160mm, dal
momento che il volume di solu-
zione richiesto (un quarto di
quello della vaschetta) è più che
sufficiente per la loro incisione.
2) Riscaldatore per acquario. La
tipologia più adatta è quello ad
immersione diretta con astuccio
in vetro. Ne dovete reperire uno
la cui lunghezza è di circa 20 cm
per una potenza compresa tra i
50 e i 100W alimentato a 220V.
3) Termometro in vetro per va-
schetta, come quello dei fotogra-
fi o, in sostituzione, uno da cuci-
na in vetro (quelli digitali hanno
il terminale metallico che si fon-
derebbe nella soluzione).
4) Compressore da acquario muni-
to di distributore aria, tubicini di
gomma e ancoraggi.
5) Motorino elettrico per giocattoli
munito di massa eccentrica,
12/24V CC.
6) Cassetta di derivazione elettrica
Costruiamo un vibroincisore termochimico per i
nostri circuiti stampati
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UINO
per esterno a tenuta stagna, ro-
tonda in grado di contenere il
motorino elettrico.
7) Alimentatore elettrico stabiliz-
zato per il motorino elettrico.
8) Cordino plastico intrecciato di
tipo nautico da 3, 4mm di dia-
metro, 1 metro.
9) Cordino plastico intrecciato di
tipo nautico da 2, 1mm di diame-
tro, 1 metro.
10)Tubetto di silicone meglio se
per le alte temperature (quello
rosso).
11)Ciabatta elettrica munita di in-
terruttore.
12)Panno per lavaggio dei pavi-
menti (nuovo ed asciutto) o vec-
chio maglione di lana pesante.
13)Punte da trapano per il metallo
di diametro leggermente supe-
riore a quelli del cordoncino
nautico e del tubicino di gom-
ma. Indicativamente da 5mm
e da 12mm.
14)Fresa a tazza o punta a bandiera
per il legno di diametro legger-
mente maggiore a quello della
parte superiore del riscaldatore.
Indicativamente 20 - 25mm.
Costruzione
Nella vaschetta collocheremo le
ventose per fissare il riscaldatore,
il termometro e i diffusori per l’a-
ria compressa utilizzando una
goccia di silicone per ogni ventosa
e lasceremo asciugare per non me-
no di 24 ore, Fig.1. Stessa operazio-
ne per il posizionamento della
cassetta di derivazione sulla parte
esterna del recipiente al centro di
una delle sue due facce più grandi
Fig. 2. Fissate bene il motorino
nella cassetta con viti e/o fascette
evitando assolutamente che crei-
no interferenze con l’eccentrico
Fig. 3. A fissaggio avvenuto di tut-
te queste parti provvederemo a
praticare i quattro fori passanti,
con la punta da trapano più picco-
la, per i due spezzoni di cordino
nautico che ci serviranno, succes-
sivamente, come supporto per ap-
pendere le nostre basette immerse
nella soluzione senza che poggino
sul fondo Fig. 4. Eseguite dei nodi
sul cordino in modo che risultino
in tensione senza penzolare e con
un accendino riscaldate gli stessi
per pochi secondi in modo da far
indurire il materiale termoplastico
Fig. 7. La fresa a tazza e la punta
da trapano più grande le useremo
sul coperchio, creando due fori
passanti per permettere la fuoriu-
scita della parte superiore del ri-
scaldatore e l’attraversamento del
tubicino di gomma dal compresso-
re al diffusore Fig. 13. Per tenere la
scheda in posizione ottimale, so-
spesa con la faccia da pulire orien-
tata verso il basso, come in Fig. 8 e
Fig. 12, in modo che il cloruro ferri-
co riscaldato, le bollicine d’aria
unitamente alle vibrazioni agisca-
no velocemente sulla patina di
rame, ho studiato un semplicissi-
mo sistema di sospensione che
consente anche di controllare, di
tanto, lo stato della scheda. Basta-
no quattro gancetti in plastica per
le tende e due dorsalini per rilega-
re le fotocopie, volgarmente chia-
mati “clips” e un metro di cordino
nautico sottile. Tagliamo i dorsali-
ni alla lunghezza di 12 cm circa e
con una punta metallica pratichia-
mo dei fori passanti quasi alle due
estremità della barretta, in modo
che il cordino plastico passi age-
volmente. Non fate molta forza
perché questi profilati si possono
spaccare facilmente. A questo
punto tagliate 4 spezzoni di cordi-
no considerando che la scheda
dovrà distare circa 2 cm dal fondo
della vaschetta: un capo andrà an-
nodato nel gancetto e l’altro alla
base del foro passante come vede-
te in Fig. 8 e Fig. 9. Appena avrete
completato i due sospensori la vo-
stra lavatrice ultrasonica è pronta
e potete partire con la prima sche-
da. Il ciclo di lavorazione è stato
schematizzato in macro passi a
pagina 19.
Come utilizzare il vibroincisore
termochimico
Il criterio è molto semplice, segui-
te questo work flow:
1) Allestimento generale. In aper-
tura vi ho già consigliato di
adottare un telo di plastica pe-
sante per proteggere il piano di
lavoro su cui operate per au-
mentarne ulteriormente la pro-
tezione procuratevi una tavolet-
ta di legno multistrato, come
quella che vedete in figura, su
cui disporrete, ordinatamente,
tutti i componenti della lavatri-
ce. Prima di collocare la va-
schetta sulla zona di lavoro pie-
gate il panno per i pavimenti in
due o più parti in modo da
crearle una base soffice che ser-
virà a smorzare le vibrazioni
prodotte dall’eccentrico evitan-
do spostamenti della vaschetta
e rumori fastidiosi. Potete fare
altrettanto per contrastare le
vibrazioni prodotte dal com-
pressore. Se utilizzate una tavo-
letta di legno potete bloccare il
panno con alcuni chiodini in
modo da aumentarne la stabili-
tà. I chiodini vanno muniti di
rondelle e non infissi completa-
mente nel legno, in tal modo
lascerete al tessuto un certo gio-
co che gli consentirà di assorbi-
re le vibrazioni. La ciabatta elet-
trica e il compressore vanno
opportunamente distanziati dal-
la vaschetta e i conduttori elet-
trici non devo creare ostacoli in
cui potreste, inavvertitamente,
andarvi ad impigliare con la
scheda e i gancetti dei sospen-
sori.
2) Accendere il ventilatore (o un
estrattore) e aprire le finestre
verificando la ventilazione del
locale.
3) Indossare le protezioni prece-
dentemente menzionate.
4) Versare una quantità di soluzio-
ne in modo da riempire almeno
¼ della vaschetta, facendo la
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massima attenzione! Chiudere il
flacone della soluzione, asciugare con
un panno umido eventuali colature
dalla superfice e dalla base del conte-
nitore.Allontanarlodalla zona di lavo-
ro riponendolo in un luogo fresco e
sicuro al di fuori della portata di bam-
bini, anziani ed animali domestici,
meglioancorasesottochiave!
5) Taratura del riscaldatore d’acquario.
Inserite la spina del riscaldatore e la-
sciatelo agire controllando il termo-
metrodellavasca: quandolatempera-
tura del cloruro ferrico ha raggiunto
un valore compreso tra i 40 e i 50°C
agirete sul termostato del riscaldatore
fino a quando non lo sentirete scatta-
re. Avrete così tarato il vibroincisore
per quel ciclo di lavoro; è utile ricorda-
re, infatti, che la quantità di liquido
diminuisce lievemente dopo ogni la-
vorazione, per cui è necessario sem-
pre verificare la temperatura ottimale
del riscaldatore prima di cominciare
una nuova incisione. Ricordate che il
riscaldatore è concepito per essere
quasi completamente immerso in un
volume di acqua molto superiore alla
quantità di soluzione presente nella
vostra vasca, ciò significa che svilup-
perà una caloria maggiore più veloce-
mente che corrisponde ad una mag-
giore evaporazionedellasoluzione!
6) Imbragatura della scheda col sospen-
sorio precedentemente preparato.
Imbragheremo la nostra scheda inse-
rendo nelle clips del sospensorio i lati
minori della scheda e li agganceremo
aicordiniprincipali.
7) Posizionareilcoperchiodellavaschet-
ta facendo passare la spina del riscal-
datoreeiltubicinodigommadelcom-
pressore.
8) Azionare il compressore e il generato-
re di vibrazioni. Durante l'incisione
controllate, ogni tanto, a che punto è
arrivato il processo di erosione: infatti
un'eccessiva immersione rischiereb-
be di asportare anche il rame protetto
dalla vernice: l'azione erosiva si svi-
luppa sia del basso che sui fianchi
riuscendo così ad aprirsi una strada
sotto la vernice che rimane, apparen-
temente, intatta.Questoeffettoèparti-
colarmente evidente con piste molto
sottili. Il tempo d’incisione oscilla da 5
adunmassimodi30minutiedipende
dalla “freschezza”dellasoluzione;séil
preparato è molto vecchio è meglio
sostituirlo con uno nuovo. Da evitare
anche il rischio opposto, cioè il lascia-
re la basetta per un tempo troppo bre-
ve: occorre che tutto il rame scoperto
sia perfettamente corroso. L'incisione
terminaquandotutto ilramenon pro-
tettodallavernicevieneasportato.
9) Spegnete l’interruttore della ciabatta
elettrica e staccate la spina dalla rete
dialimentazionelasciandosoloilven-
tilatoreinfunzione.
10)Lavate abbondantemente con acqua
corrente la scheda. Eventuali depositi
di soluzione possono sporcare anche
dopodiversigiornidall’incisioneima-
terialiconcuientranoincontatto.
11)Scollegate le spine, i tubi e liberate il
recipientedaltermometroedalriscal-
datore,lasciandosololeparti.siliconate.
Schema in macropassi del ciclo di lavorazione per la realizzazione di un PCB derivato da un esperimento di Arduino
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12)Versate la soluzione fredda facendo
attenzione mediante un imbuto di
adeguate dimensioni in un recipiente
opportunamente etichettato su ogni
lato.
13)Lavate la vaschetta evitando di far
penetrare acqua nella cassetta del
motorino. Lavate il termometro e l’e-
stremità di vetro del riscaldatore dopo
il suo completo raffreddamento evi-
tando urti. Ripulite il piano di lavoro
con uno straccio umido e i teli di pro-
tezione.
14)Fate asciugare bene tutto il materiale
prima di riporlo in un luogo sicuro e
inaccessibile ad altre persone o ani-
mali!
La foratura e taglio a misura della
scheda
Questa operazione viene eseguita sulle
piazzole di saldatura e per i fori di vias
con un trapano a colonna, Fig. 16, o con
un trapano tradizionale purché munito
di un supporto per trapano a colonna. La
foratura deve avvenire o con punte per il
metallo HSS abbastanza flessibili, o con
punte al carburo di tungsteno e leghe
similari, caratterizzate da un angolo di
spoglio compreso tra i 100 e i 110°. Il dia-
metro della piazzola deve essere sempre
proporzionato al foro che si intende ese-
guire: nella tabella 1 sono riportati i prin-
cipali standard di foratura. Può accadere
che, per errore, non avete creato l’area
circolare destinata alla foratura nel dise-
gnomaster,ochel’avetecopertadismal-
to protettivo prima dell’incisione chimi-
ca… In tal caso prima di forare eseguite
voi stessi il riferimentocon unaleggeris-
sima bulinatura con un punteruolo me-
tallico e un martelletto. Per tagliare la
basetta nella dimensione definitiva della
vostra scheda potrete utilizzare o una
forbice per lamiere, coltello da tappezzie-
re professionale in metallo o un utensile
elettrico. Dal momento che i bordi del
circuito stampato si rovinano facilmente
è necessario osservare diversi millimetri
didistanzarispettoallepiste.Perrifinirei
bordi dopo il taglio utilizzate della carta
vetrata a grana grossa o un utensile elet-
tricoabrasivo.
Rimozione dello smalto protettivo
Larimozionedellaverniceprotettivache
abbiamo precedentemente distribuito
sullepistedirameperproteggerleduran-
te l'incisione chimica va effettuata im-
mediatamente prima della saldatura dei
componenti sulla scheda per evitare che
l’ossido di rame vada ad inficiare la stes-
sa. Possiamo scegliere tra la pulitura
abrasiva e quella chimica, considerando
peròchelaprimaèdecisamentepiùeffi-
cacedalmomentochelascialasuperfice
ramata leggermente abrasa cosa che
agevola la saldatura. Come pulitori abra-
sivi possiamo utilizzare, con una certa
delicatezza, o una paglietta metallica da
cucina o della carta vetrata finissima,
mentre per la pulitura chimica ricorrere-
mo,dopoaverpresoledovuteprecauzio-
ni per la ventilazione del locale e la no-
straprotezione personale,aunodiquesti
solventi: trielina, acetone, acquaragia.
Ricordate che i solventi sono altamente
infiammabili: non fumate mentre li uti-
lizzate!
Smaltimento dei residui, non imi-
tate i mafiosi e gli incoscienti!
Per lo smaltimento occorre seguire alla
letteraleindicazioniriportatenella sche-
da tecnica di sicurezza che accompagna
ilprodotto.Nondisperderenell’ambiente
il prodotto o negli scarichi domestici e
fognari anche stradali. Una procedura
correttaprevede:
 diluizioneinacqua;
 miscelazioneconunasostanzabasica
che azzeri il contenuto acido della
soluzionecomelacalceoilpiùcomu-
needeconomicocarbonatodisodio;
 filtraggio per separare i fanghi con un
pannolacuifrazionesolidavaconferi-
ta ad un’isola ecologica o una ditta
specializzatacertificata.
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2222
AR
Giambattista Tiepolo, “La famiglia del satiro allegro” acquaforte. Udine Civici-Musei e Gallerie di Storia e Arte.
2323
RTE
D
al sito www.arte.it leggo
che c’è una mostra sui
disegni di Tiepolo a Ro-
ma nei Musei Capitolini
e riscopro questo amatissimo pit-
tore della Repubblica Veneta vis-
suto nel ‘700 proprio quando il Ba-
rocco cominciava a contaminarsi
con le fastose ricercatezze del Ro-
cocò creando edifici spettacolari e
arricchendo ulteriormente il già
complesso codice figurativo del
secolo precedente, pregno di meta-
fore e riferimenti ad un classici-
smo prima riscoperto e poi voluta-
mente occultato e negato dalla
Controriforma e dai lavori Conci-
liari. La voluta teatralità dei lavori
di Tiepolo rispecchia proprio quel-
la necessità comunicativa dell’ar-
tista a cui è negato un aperto pare-
re personale e che riversa in modo
raffinatissimo, in una ironica ma-
gnificenza decorativa che fa da
scenario a quanto campeggia in
primo piano nell’opera, la propria
finta riverenza verso i committen-
ti e la commessa stessa. La vivaci-
tà espressiva del Tiepolo la ritro-
viamo in ogni sua opera, capace di
sorprendere l’occhio con guizzi di
colore dai gradienti perfetti e dai
pattern cromatici compatti, segno
di una mano padronissima dei pur
modesti strumenti pittorici dell’e-
poca. Il lavoro svolto dai tre cura-
tori Giorgio Marini, Massimo Favil-
la e Ruggero Rugolo per la realiz-
zazione di questa mostra deve es-
sere stato davvero notevole se
considerate il contenuto esposto,
come voi stessi vi renderete conto
leggendo il comunicato stampa
che segue.
COMUNICATO STAMPA
Dal 3 ottobre 2014 al 18 gennaio
2015 ai Musei Capitolini, per la pri-
ma volta a Roma, 90 opere grafiche
e 7 dipinti svelano il “dietro le
quinte” di quel momento delicatis-
simo e irripetibile in cui il disegno
getta le regole della straordinaria
visione pittorica di Giambattista
Tiepolo, accompagnato in questa
“avventura” dai figli Giandomenico
e Lorenzo. Nella storia della cultu-
ra figurativa europea l’impressio-
nante quantità e varietà dei dise-
gni dei Tiepolo si staglia come un
grandioso monumento della grafi-
ca settecentesca. L’arte di Giam-
battista Tiepolo trova infatti il pro-
prio geniale elemento fondante nel
disegno, aspetto che lo vide espri-
mersi quale fecondissimo artefice
e insieme cifra con la quale seppe
organizzare e dirigere la produzio-
ne di una singolare bottega fami-
gliare, guidando l’attività grafica
dei figli Giandomenico e Lorenzo
in quello che fu l’ultimo grande
esempio di una secolare tradizione
veneziana di atelier. Tale inesauri-
bile vena narrativa, intesa per lo
più come esercizio autonomo, si
compone di un’estesa varietà di
registri calibrati dall’artista in rap-
porto alle diverse funzionalità del-
la sua produzione. In tal senso la
gamma delle molteplici tipologie,
tecniche e tematiche dà luogo a un
‘colore del disegnò. A questa pecu-
liare angolazione del poliedrico
mondo tiepolesco si è voluta dedi-
care la presente occasione che
trova la propria ragione nella feli-
ce possibilità di riunire una scelta
di opere provenienti da raccolte
italiane rimaste poco conosciute
al grande pubblico, con fogli sino-
ra raramente se non mai esposti.
Le quattro sezioni della mostra
riuniscono quindi disegni e una
scelta di acqueforti secondo nuclei
tematici salienti, declinandole al
contempo secondo la gamma delle
loro modalità tecniche: dal proget-
to ai ‘pensieri’, dai ‘ricordi’ ai
‘divertimenti’ e alle repliche sem-
pre originali di Giandomenico e
Lorenzo, come esercizio emulativo
dell’opera paterna. Ad essi si ag-
giunge una calibrata selezione di
dipinti, con il compito di introdur-
re e in qualche modo rappresenta-
re gli esiti pittorici di ciascuna ti-
pologia grafica.
RIFERIMENTI
DATA:
Dal 03 ottobre 2014 al 18 gennaio
2015
LUOGO:
Musei Capitolini - Palazzo Caffa-
relli, Roma
ENTI PROMOTORI: Roma Capitale,
Assessorato alla Cultura Creatività
e Promozione Artistica - Sovrin-
tendenza Capitolina ai Beni Cultu-
rali, Ministero dei Beni e delle Atti-
vità Culturali e del Turismo, Zète-
ma, Metamorfosi
COSTO DEL BIGLIETTO:
€ 15 intero, € 13 ridotto, € 2 ridottis-
simo; residenti € 13 / € 11 / € 2, gra-
tuito minori 6 anni.
INFOLINE: +39 06 0608
E-MAIL INFO:
info.museicapitolini@comune.roma.it
SITO UFFICIALE:
http://www.museicapitolini.org
Tiepolo, i colori del disegno
di Salvio Giglio
2424
BASI PER IL DISEGNO
L
a vite è un organo di
collegamento mecca-
nico sviluppato
sull’applicazione di
una curva geometrica apparte-
nente alla famiglia delle curve
omeoomeriche capaci, cioè, di
scorrere su se stesse: l’elica.
Questa macchina semplice è
formata da una barra cilindrica,
chiamata nocciolo, sulla cui
superficie è avvolto un filetto
elicoidale, grazie al quale si tra-
sforma il moto circolare neces-
sario per l’avvitamento, in un
moto rettilineo per l’avanza-
mento della stessa nel relativo
foro di alloggiamento. La sco-
perta della curva elicoidale ri-
sale all’antica Grecia, approssi-
mativamente intorno al II sec.
a.C. e la sua canonizzazione
teorica deriva, probabilmente,
dall’osservazione di un’applica-
zione pratica quale era il tor-
chio per la premitura di olive
ed uva con viti realizzate in
legno, ampiamente diffusa nel
Mediterraneo in quel periodo.
Un primo studio organizzato
sull’elica è convenzionalmente
attribuito al matematico pu-
gliese Archita (Taranto, 428 a.C.
– Mattinata, 360 a.C.) a cui so-
no seguite teorie e descrizioni
della έλιξ (helix) spira per pro-
durre viti e madreviti cilindri-
che di Apollonio da Perga, Ero-
ne di Alessandria, Archimede e
di tanti altri teorici del tempo.
I puntata
di Salvio Giglio
Le filettature: i primi elementi di comando e
fissaggio della storia
Fig. 1, MUVIT, Museo del vino, Fondazione Lungarotti, Torgiano (PG). Sala V, l'imponente torchio eugubino a trave, della tipo-
logia detta "di Catone", per la descrizione fattane dall'agronomo romano tra il II e il I secolo avanti Cristo. Si noti, in primo
piano, l’albero parzialmente filettato per il comando della pressa del torchio che era azionato manualmente da due operai.
2525
E LA PROGETTAZIONE
Un bel lavoro per approfondire
l’evoluzione di questo compo-
nente meccanico lo offre la ri-
cerca storica del professor Wi-
told Rybczynski, un architetto
scozzese che nel 2000 ha pub-
blicato un testo sulla viteria e
gli utensili derivati da essa dal
titolo “One good turn: a natural
history of the screwdriver and
the screw”. Rybczynski docu-
menta che i primi giravite, pa-
rola derivata dal nome origina-
le dell’utensile in lingua france-
se tournevis e poi turnscrew in
inglese, e relative viterie esiste-
vano fin dal Medioevo anche se
il loro utilizzo era contingente a
specifiche realizzazioni. La Ri-
voluzione Industriale, con la
scoperta e lo sfruttamento delle
macchine a vapore la cui appli-
cazione più prodigiosa è sicu-
ramente quella legata alla tra-
zione di veicoli terrestri ed im-
barcazioni di varia destinazio-
ne, favorisce la produzione se-
riale di questi semplici sistemi
di collegamento per strutture e
organi meccanici delle nuove
macchine. Rybczynski fa risali-
re le prime sperimentazioni per
la produzione di viti per il legno
su scala industriale ai britanni-
ci Jacob e William Wyatt che
nel 1760 brevettarono un tornio
per viti a dir poco precursore
dei tempi; infatti, alcune delle
sue caratteristiche le ritrovia-
mo ancora oggi, dopo ben 250
anni, sui nostri torni anche a
controllo numerico. La piccola
fabbrica per la produzione di
viteria per il legno dei fratelli
Wyatt non ebbe una vita lunga
e fallì nel 1776, dopo solo sedici
anni di attività. Di contro, i nuo-
vi proprietari della fabbrica, do-
po alcune modifiche, ottennero
una produzione giornaliera di
ben sedicimila pezzi con solo
trenta operai: un vero record
per l’epoca! Era il 1777 quando
l’inglese Jesse Ramsden (1735-
1800) lavorava alla costruzione
di un nuovo modello di tornio,
molto avanzato rispetto a quel-
lo dei fratelli Wyatt, che riuscì a
brevettare l’anno successivo.
Nel 1797 l'ingegnere britannico
Henry Maudslay (1771-1831) di-
venne famoso per aver proget-
tato e realizzato un tornio per
viteria adatto alla produzione
industriale che inglobava, po-
tenziava e migliorava le felici
intuizioni progettuali dei lavori
dei fratelli Wyatt e di Ramsden.
Maudslay brevettò la sua mac-
china utensile e fondò la sua
azienda che sarebbe rimasta
leader per la costruzione di
macchine utensili per molti de-
cenni. Negli USA, ironia della
sorte, appena un anno dopo da
David Wilkinson brevetterà un
Fig. 2, caratteristiche di un’elica cilindrica. L’elica è l’elemento fondamentale di una filettatura, poiché la caratterizza geome-
tricamente e costruttivamente. Questa curva è descritta da un punto che compie, simultaneamente, due moti uniformi: uno
circolare, secondo un angolo costante, ed uno rettilineo su di una superfice cilindrica o conica.
Fig. 3, Archita, il primo teorico che ha
organizzato gli studi sull’elica
2626
tornio quasi del tutto simile a
quello di Maudslay. L’invenzio-
ne del tornio a torretta del 1840
e della sua diretta derivazione
la macchina automatica per
viteria del 1870 avevano drasti-
camente ridotto il costo unita-
rio e l’utilizzo di questi elemen-
ti di fissaggio filettati, e auto-
matizzato sempre di più il con-
trollo delle stesse macchine
utensili che le producevano!
Alle viti va riconosciuto anche
il grande merito di aver intro-
dotto il primo concetto di stan-
dardizzazione, dovuto alla com-
parsa sul mercato di svariati
formati incompatibili tra di loro
e che rendevano estremamente
difficile la manutenzione e la
riparazione di macchine. Fu
l’inventore inglese Joseph
Whitworth, che tra le altre cose
aveva anche collaborato con
Charles Babbage alla costruzio-
ne del primo calcolatore mec-
canico, a risolvere questo pro-
blema poiché comprese che il
successo della nascente indu-
stria meccanica passava anche
per la normalizzazione dei si-
stemi di lavorazione. Nel 1841
Whitworth concepì uno stan-
dard per le filettature basato
sul profilo del filetto avente
un’angolazione al vertice di 55°
e passo standard per un diame-
tro dato. L’adozione di questo
standard da parte delle imprese
ferroviarie fu l’esempio che
permise la sua grande diffusio-
ne. Il British Standard Whit-
worth, anche noto con l'acroni-
mo BSW, era il primo standard
internazionale se considerate
che, all’epoca, il Regno Unito
aveva un vasto impero. Nel se-
colo scorso il BWS viene codifi-
cato nella norma BS 84:1956 da
cui la EN 148-2 2000. Per tutto il
XIX secolo le forme più comu-
nemente usate per la testa del-
le viti erano tonde, quadre ed
esagonali mentre l’intaglio per
BASI PER IL DISEGNO
Fig. 5, Sir Joseph Whitworth intuì la necessità di unificare i parametri dimensionali delle viti per facilitarne la produzione e la
diffusione, agevolando così enormemente la manutenzione delle macchine del tempo che le adottavano. Nel dettaglio, a de-
stra, il profilo caratteristico delle filettature Whitworth.
Fig. 4, Henry Maudslay ed il suo tornio per viteria, uno dei primi specializzati nella realizzazione diprodottisu scala industriale
2727
E LA PROGETTAZIONE
Fig. 7, David Wilkinson e i disegni estratti dai due fogli del suo brevetto di tornio per viteria
Fig. 6, la gamma di viti prodotta col tornio inventato da Henry Maudslay: dalla viteria per il legno a quelle per i macchinari.
2828
BASI PER IL DISEGNO
Fig. 8, i disegni particolareggiati per il brevetto del giravite con punta a croce. Si noti che oltre al nome di Henry Phillips figu-
ra anche quello di T. Fitzpatrick.
2929
E LA PROGETTAZIONE
l’utensile consisteva in una
semplice scanalatura interna
diritta. Queste viti erano di fa-
cile lavorazione ed erano im-
piegate nella maggior parte
delle applicazioni. La ricerca di
Rybczynski documenta che tra
il 1860 ed il 1890 furono regi-
strati tantissimi brevetti di
macchine per la produzione di
viteria metallica… brevettate
ma non prodotte a causa delle
difficoltà tecnologiche e dei
costi del tempo. Nel 1908 il ca-
nadese P. L. Robertson brevettò
una macchina per viteria in
grado di produrre un modello
con testa tonda ed intaglio qua-
drato e nel 1911 una per intaglio
esagonale. Nei primi anni Tren-
ta del secolo scorso lo statuni-
tense J. P. Thompson inventò
la vite con intaglio a croce e poi
vendette il brevetto a Henry F.
Phillips, fondatore della Phil-
lips Screw Company. Phillips
ebbe notevoli difficoltà a trova-
re una officina in grado di inta-
gliare il nuovo tipo di testa, fino
a quando contattò la giovane
società American Screw Com-
pany che credette ed investì
nell'idea, ottenendo un notevo-
le successo.
Fig. 9, l’inventore canadese P. L. Robertson con il disegno di brevetto di una vite per il legno con la testa riportante un inta-
glio quadrato, nel dettaglio l’estremità del giravite ad essa relativo e una foto dell’utensile con una scatola di viti.
Fig. 10, disegno per la registrazione del brevetto della vite con l’intaglio a croce e la foto dell’industriale Henry Phillips che le
ha sviluppate e commercializzate.
3030
P
iccinato è stato l’architet-
to della mia infanzia. Ho
vissuto giocosamente le
sue architetture nella
Mostra d’Oltremare di Napoli negli
anni ’70 quando mia madre mi ci
portava nei mesi estivi dopo la
chiusura scolastica. In quel perio-
do la Mostra non godeva di ottima
salute e aveva un aspetto molto
diverso da quello attuale. Sarebbe
veramente molto bello poter fare il
download dei nostri ricordi, specie
di quelli che “filmiamo” quando un
posto ci piace particolarmente:
sarebbe un contributo notevole per
eseguire delle ricostruzioni e delle
ricerche storiche non indifferenti.
I racconti dei nostri genitori sull’i-
niziale splendore di quei luoghi, i
primi studi di storia antica delle
elementari e l’innata fantasia in-
fantile contribuivano a rendere la
Mostra lo scenario ideale per i no-
stri giochi avventurosi, che ci por-
tavano a girovagare tra le decine di
chioschetti in rovina sparpagliati
nel parco, a gareggiare nella ricer-
ca dell’uscita dalle siepi labirinto
adiacenti l’edificio della piscina,
ad esplorare i padiglioni espositivi
esclusi dalle manifestazioni fieri-
stiche perché troppo dissestati o
troppo fascisti, ad avventuraci nel-
le serre tropicali abbandonate da
lustri in cui era cresciuto di tutto, a
perlustrare l’Arena Flegrea con i
resti delle scene di passate stagio-
ni liriche estive del Teatro San
Carlo… Tutto ciò, per noi bambini,
era un qualcosa di eccezionale, da
raccontare agli amici una volta
tornati a casa. Purtroppo al fascino
irresistibile che quelle strutture in
rovina esercitavano su di noi, cor-
rispondeva un’enorme trascura-
tezza di quegli anni a cui si som-
marono anche i danni del terremo-
to del 1980 e quelli causati dalla
prolungata permanenza dei terre-
motati, ospitati nei container dei
giardini della Mostra d’Oltremare.
L’architettura di Piccinato è ovvia-
mente quella del Ventennio fasci-
sta, un periodo in cui era, a dir po-
co, difficile emergere ed esprimere
una poetica progettuale
propria anche se il no-
stro architetto riuscirà,
con estrema disinvoltu-
ra, a ritagliarsi un ampio
margine di notorietà.
Nasce a Legnago (VR) il
30 ottobre 1899 e nel
1923 si laurea all'Univer-
sità "La Sapienza" di Ro-
ma presso la Scuola Su-
periore di Architettura
appena istituita. È un
architetto estremamente
dinamico e antesignano
dei tempi, per progettua-
lità e visione urbana, pur
conservando un profon-
do rispetto e una grande
conoscenza della storia
e un grande amore per il
paesaggio naturale ed il
territorio, doti queste
che subito gli apriranno le porte
della carriera didattica e professio-
nale. Piccinato riesce a sintetizza-
re una sua personalissima visione
dell’architettura e dell’urbanistica
grazie allo studio delle matrici sto-
riche del territorio su cui era chia-
mato a operare. I suoi progetti non
entrano mai in conflitto con le
preesistenze di un luogo, pur con-
servando il loro carattere innovati-
vo e la loro originalità. Le tracce
lasciate con equilibrio e delicatez-
za su città ricche di storia come
Matera, Roma, Napoli sono ancora
ben visibili e ricche di suggestio-
ne, come nel caso della Mostra
d’Oltremare. La sua grande capaci-
tà di analizzare la quotidianità ur-
bana e le sue problematiche in ter-
mini di logistica dei trasporti, ha-
bitat umano, territorio costruito e
paesaggio circostante, gli hanno
consentito di formulare ipotesi e
modelli di sviluppo delle città che
l’hanno portato a essere uno tra i
maggiori urbanisti italiani, talvolta
indicato quasi come un profeta
della città anche a livello interna-
zionale! Aveva assimilato le teorie
compositive della scuola tedesca,
in auge in quegli anni, che conce-
piva la città come combinazione di
masse e di sistemi urbani princi-
pali e l’aveva relazionata alla real-
tà storica del nostro Paese, quando
ancora ci si poneva il problema di
creare un equilibrio tra vecchie
città e nuovi centri abitati, deter-
minando una sua visione unitaria
che troverà ampio sfogo nel Grup-
po Urbanisti Romani (GUR) che
DESIGNER
Luigi Piccinato
di Salvio Giglio
3131
R’s STORY
Mostra d’Oltremare, l’Arenaflegreanel1939durantelacostruzioneMostra d’Oltremare, il Teatro Mediterraneo, 1940
Mostra d’Oltremare, piazzale Libia-Egeo 1940Mostra d’Oltremare, piazzale Eritrea 1940
Foto aerea della Mostra d’Oltremare di Napoli nel 1940. Al centro la maestosa fontana dell’Esedra
3232
DESIGNER
In alto piano regolatore di Sabaudia (LT) e plastico del Centro, Luigi Piccinato ed associati, 1932
3333
R’s STORY
fonda nel 1926 assieme a Gaetano
Minnucci con il quale sfrutta le
occasioni offerte dalla politica del
regime, partecipando a molti dei
concorsi per la stesura di nuovi
piani regolatori banditi in quel
periodo: Aprilia, Arezzo, Assisi,
Brescia, Cagliari, Catania, Foggia,
Padova, Palermo, Perugia, Pisa,
Roma e Sabaudia. In questa fase
Piccinato, nonostante le passate
collaborazioni professionali con
Piacentini e Giovannoni e la sua
partecipazione alla rivista Archi-
tettura e Arti Decorative, respira
anche aria “nuova”. Nel 1928 è nel
Movimento Italiano per l’Architet-
tura Razionale; nel 1931 partecipa
alla Ilª Esposizione di Architettura
Razionale di Roma, dove si schiera
apertamente contro Piacentini,
che ritrova sul provocatorio
“Tavolo degli orrori” il collage dei
suoi sventramenti urbani. La cosa
che più ammiro in questo maestro
dell’urbanistica, che lo accomuna
enormemente con Carlo Scarpa, è
il profondo taglio etico e deontolo-
gico dato alla professione basato
su una profonda coscienza urbani-
stica. Tutto ciò gli permette di
creare una sua autonomia profes-
sionale, una sua autorevolezza nel
definire la figura di urbanista a cui
si può chiedere, fiduciosamente, la
costruzione della città. Questi
pensieri emergevano con maggior
forza quando Piccinato faceva ri-
ferimento a certi “tecnici funzio-
nari” degli uffici comunali, trovan-
doli totalmente carenti di tre doti
fondamentali per assolvere piena-
mente alla funzione a cui erano
chiamati: una “tecnica modernis-
sima”, la “capacità di sintesi” e la
“coscienza urbanistica” che, a suo
parere, sono tra le componenti es-
senziali del mestiere! Il professio-
nista immaginato da Piccinato
deve, in ogni caso, essere un
”architetto integrale” capace, cioè,
di interpretare il rapporto in cui
l’architettura, pur essendo la ma-
trice dell’urbanistica, resta fedele
ancella e di saper riconoscere
nell’arte e nella scienza due com-
ponenti essenziali della materia,
senza precludere l’apporto prove-
niente da altre fonti. La piena ma-
turazione di questo processo è
perfettamente evidente nell’impo-
stazione che diede al nascente
Istituto Nazionale di Urbanistica
nel 1930. E’ un periodo denso di
successi e riconoscimenti. Dal
1930 è Libero docente di Urbanisti-
ca, professione che eserciterà
presso la Scuola Superiore di Ar-
chitettura di Napoli fino al 1947.
Nel 1933 vince il Gran premio alla
Vª Triennale di Milano; nello stes-
so anno fino al 1934 è assistente
del corso di Applicazioni urbani-
stiche alla Scuola di Perfeziona-
mento di Urbanistica a Roma. Nel
1934 la realizza Sabaudia (LT) un
progetto da cui emerge tutta la
volontà di un’innovazione compo-
sitiva incarnante un riconoscibile
stile italico per le concezioni volu-
metriche e la pulizia estrema, qua-
si minimalistica, del costruito che
la rendono ancora oggi una delle
cittadine laziali tra le più amene e
rappresentative di quel periodo. La
seconda metà del decennio vede
Piccinato ormai completamente
immerso nelle sue ricerche sulla
“scienza del territorio” come testi-
moniano i PR di Benevento, La
Spezia, Castellammare di Stabia,
Treviso, Napoli, Ivrea, Sorrento e
Monte Faito. Nel 1937 l’Enciclope-
dia Italiana gli chiede la redazione
del lemma «Urbanistica» in cui
affermerà: “[…]tutto il complesso
delle discipline che hanno per og-
getto i vari aspetti della vita degli
agglomerati urbani” di cui l’archi-
tettura fa parte assieme alla
“igiene urbana, la statistica, la le-
gislazione, la tecnica dei servizi
pubblici, l’economia e la politica”.
In quell’anno Piccinato partecipa
al I congresso dell’INU. Piccinato
trasformò il periodo di inattività
legato al conflitto bellico come
occasione di studio approfonden-
do le ricerche sulla storia delle
città medievali e attendendo alla
stesura del Manuale di Urbanisti-
ca, che nel 1943 presenta come
una dispensa universitaria. Moti-
vo di amarezza è la vicenda dell’E-
sposizione Universale di Roma del
1942 con le continue modifiche al
progetto, di cui aveva ricevuto in-
carico nel 1937 assieme a Pagano,
Vietti, Rossi e Piacentini e che
passerà definitivamente nelle sole
mani di quest’ultimo. Nello stesso
anno la casa di produzione SAGIF
Artisti Associati gli assegna il pro-
getto per la realizzazione delle
scenografie del film La fortuna
viene dal cielo, girato negli Stabili-
menti FERT di Torino, L’immedia-
to dopoguerra vede Piccinato atti-
vo su diversi fronti. Nel 1945 è uno
dei membri della Commissione
per i Piani di Ricostruzione presso
il Ministero dei Lavori Pubblici e
per esso redige, in pochi anni,
quelli di Campobasso, Segni, Le-
gnago, Civitavecchia, Palestrina e
Pescara. Nello stesso anno fonda e
dirige, con Mario Ridolfi, la rivista
Metron e aderisce all’Associazione
per l’Architettura Organica (APAO)
fondata da Bruno Zevi, Mario Ri-
dolfi e Pier Luigi Nervi. Nel 1946
elabora una tecnica urbanistica,
specifica per la ricostruzione post
bellica, che presenterà nel Manua-
le dell’architetto di quell’anno. Il
1946 è anche l’anno del PR di Na-
poli considerato, giustamente, co-
me uno dei prodotti migliori della
cultura italiana del momento…
Tuttavia esso intralciava enorme-
mente le mire di certi politici della
giunta comunale lauriana e di ta-
luni costruttori edili. Ecco perché
il PR sarà prima frettolosamente
considerato superato e poi in parte
copiato e manomesso per permet-
tere il saccheggio urbano delle
zone collinari della città! Una vi-
cenda paradigmatica che, proba-
bilmente, ispirerà Francesco Rosi
per il suo film Le mani sulla città
del 1963. Un’importante parentesi
3434
DESIGNER
Concorso per il Palazzo Littorio, Roma, 1934 (non realizzato)
Villa Guerra, Parioli, Roma, 1925
Stadio per 30.000 posti, Pescara, 1955Villa Bossiner, Roma, 1943
Teatro Eliseo, via Nazionale, Roma, 1936 - planimetria
Casa coloniale a corte, 1933
Appartamenti, via Nicotera, Roma, 1937Teatro Eliseo, via Nazionale, Roma, 1936 - interno
3535
R’s STORY
professionale e didattica occupa
Piccinato in Argentina tra il 1947 e
il 1950. Gli anni ’50 vedono Picci-
nato impegnato e appassionata-
mente partecipe alla querelle sulla
funzione sociale che l’architettura
ed urbanistica avevano acquisito
in quel periodo, trascinandolo più
volte sul campo di varie battaglie
per la salvaguardia dell’ambiente
e dei centri storici e l’aggiorna-
mento del quadro legislativo. Pic-
cinato sintetizza così il suo pen-
siero di quegli anni: “…per creare
una più viva coscienza urbanistica
non v’è altro da fare che fare
dell’urbanistica. Trasferire cioè il
pensiero teoretico in una sede di
pragmatismo quotidiano”. Nel
1950 è ordinato da Giuseppe Samo-
nà Professore Ordinario di Urbani-
stica all’Istituto Universitario di
Architettura di Venezia. Nel 1952
diventa Vice- Presidente dell’INU.
Dal 1953 è alle prese con i piani
urbani di Matera, Caprarola, Pado-
va, Siena, Bassano del Grappa, Ro-
ma, Abano, Carrara, Legnago, Ma-
cerata, Rosignano Marittimo, L’A-
quila e Benevento, in Italia, e di
Atakoy, Eilat, Istanbul e Bursa in
Turchia, oltre a numerose altre
esperienze di progettazione. Nel
1954 è parte del Comitato di Ese-
cuzione Tecnica per il Nuovo Pia-
no Regolatore di Roma, tra i cui
membri emerge il nome di Ludovi-
co Quaroni. È stato consigliere co-
munale di Roma per il Partito So-
cialista Italiano dal 1956 al 1960 Il
1959 termina la fase di partecipa-
zione agli appuntamenti architet-
tonici di grande rilevanza con il
concorso per il quartiere CEP alle
Barene di S. Giuliano a Mestre, di
cui realizzerà il progetto insieme a
Samonà e Astengo. Le sue propo-
ste finalizzate a un nuovo assetto
alla città avviano gli studi per il
Codice dell’Urbanistica nel 1960.
Nel 1961 aggiorna la voce
«Urbanistica» per l’Enciclopedia
Italiana. Tra gli anni ’60 e ’70 ela-
bora numerosissimi piani urbani:
Civitavecchia, Latina, Merano, Na-
poli, Bolzano, L’Aquila, Roma, Ve-
nezia, Pisa, Fano, Catania, Carrara,
Monza, Rosignano Marittimo, Go-
rizia, Grosseto, Orvieto, Macerata,
Latina, Pisa, Sabaudia, Monfalcone
nel nostro Paese; Eilat, Skopje,
Istanbul in Turchia; Tel Aviv in
Israele, oltre a una serie di varianti
e di piani per diverse città algeri-
ne. Nel 1963 lascia lo IUA di Vene-
zia per passare alla Facoltà di Ar-
chitettura di Roma per mantenere
l’incarico sino al 1975. Negli ultimi
anni della sua vita è ancora do-
cente in molte sedi universitarie
anche all’estero, è membro di di-
verse istituzioni prestigiose e rice-
ve riconoscimenti importanti. Nel
1983 espone a Roma alla mostra
“Cinquant’anni di professione”.
Muore il 29 luglio dello stesso an-
no.
Due riviste di cui Luigi Piccinato è stato redattore
3636
3737
INTERVISTE
Jocelyn Groizard
C
hi è Jocelyn Groizard?
Sono io! Ho 18 anni, sono
uno studente universita-
rio e vivo in Francia nel-
la regione della Vandea. Sono un
utente di SketchUp e il creatore
del marchio automobilistico vir-
tuale AVANTIS MOTORS. Adoro le
auto sin da quando ero bambino e
mi piace collezionarne modellini
in scala 1/43; forse è per questo
che ho sempre voluto creare le
mie macchine. Mi piace anche la
musica e i racconti polizieschi
francesi.
Cosa studi? Gli studi che stai fa-
cendo hanno attinenza con la tua
passione di automotive designer?
Sto iniziando il secondo anno del
biennio della Facoltà d’Ingegneria;
in questo periodo studierò le basi
per l’ideazione dei prodotti, un
percorso abbastanza difficile dal
momento che dovrò dare esami di
fisica, matematica, meccanica
nonché per le loro svariate appli-
cazioni impiegate per creare varie
cose: dalle auto alle barche, dai
mobili alle macchine industriali.
Nel Triennio successivo studierò,
invece, materie più propriamente
ingegneristiche, seguendo un per-
corso formativo in cui il tempo
sarà suddiviso tra i corsi universi-
tari e gli stages aziendali presso
delle società locali. L'obiettivo dei
miei studi è quello di diventare un
project manager, magari proprio
per una casa automobilistica!
Quando hai iniziato a disegnare
auto?
Beh ... non lo saprei dire con preci-
sione, dal momento che ho comin-
ciato a disegnare auto sin dall’in-
fanzia! Avevo 12 anni quando ho
iniziato ad usare SketchUp, perio-
do in cui avevo appena concepito
il marchio Avantis e stavo elabo-
rando alcuni modelli di auto su
carta. Il primo modello 3D di
Avantis realizzato in SketchUp
risale al 2011.
Cosa vuoi fare da grande?
Come ho già detto, mi piacerebbe
diventare un ingegnere e lavorare
per una casa automobilistica co-
me, per esempio, la Peugeot; sa-
rebbe bello progettare per il repar-
to motori o per quello della car-
rozzeria magari occupandomi di
aerodinamica. In alternativa non
disdegnerei assolutamente delle
proposte di lavoro provenienti dai
produttori di giocattoli special-
mente se sono per la creazione di
automobili giocattolo!
Chi è il tuo designer d’automobili
preferito?
Beh, questa non è una domanda
Un giovane francese, studente d’ingegneria, che disegna auto da sempre. Il suo sogno più grande, dopo la laurea,
è quello di lavorare in un’azienda automobilistica per partecipare all’elaborazione di carrozzerie avveniristiche.
Adora i modellini di automobili di tutto il mondo e li colleziona appassionatamente. Insieme a Gontrand Nyung e
Lorenzo Caddeo ha fondato un brand virtuale di cui già abbiamo dato notizia della nascita: ANT automotive.
di Salvio Giglio
3838
Avantis Motors
INTER
Alcuni modelli di Jocelyn Groizard realizzati per il suo brand AVANTIS
Avantis Sixteen
Avantis eXa DTM
Avantis eXa
Avantis Climber
3939
RVISTE
facile!.. Non perché non ci siano
designers particolarmente interes-
santi ma perché sono io che non li
conosco tutti: non ho mai studiato
design, sono solo un appassionato
di auto! Conosco i lavori di alcune
firme famose, come: Flaminio Ber-
toni, il designer del fantastico Ci-
troën DS e della mitica Citroën
2CV; di Giorgetto Giugiaro, che ha
creato auto molto belle come la
Subaru SVX; di Patrick Le
Quément, autore dell’eccentrico
Renault Avantime.
Renault e Peugeot sono due grandi
marchi storici francesi del settore
automotive, tra loro quale delle
due preferisci?
Hmm ... Per prima cosa ti invito a
non dimenticare Citroën perché,
anche se appartiene al gruppo
Peugeot, la sua produzione è dav-
vero diversa rispetto all’altro
brand. Il mio marchio preferito è
quello della Peugeot; infatti, ho
sempre pensato che le loro auto
sono veramente belle ed efficienti
su strada. Prendi, ad esempio, la
406 Coupé Pininfarina: è un’auto
davvero incredibile. Citroen viene
al secondo posto, la sua fantastica
storia si basa su grandi successi
come la 2CV, la DS, la SM e molti
altri. Al terzo posto, della mia clas-
sifica personale, c’è la Renault per-
ché, anche se ha prodotto vetture
impressionanti come la Twingo, la
Espace, la R4, la R5, ecc., preferi-
sco il design delle altre due mar-
che.
Come vedi gli sviluppi futuri della
produzione automobilistica?
Le auto del futuro non saranno
molto diverse dalle nostre vetture
attuali, almeno nella forma. Esse
saranno sicuramente differenti
per il tipo di energia e per il siste-
ma di guida che impiegheranno. Il
carburante sarà diverso: ormai tut-
ti sanno che la benzina non è una
risorsa illimitata e che inquina
molto. Ecco perché i produttori di
automobili dovranno convertirsi
alle motorizzazioni alimentate con
energie alternative come le celle
di combustibile, come per l'idroge-
no e le batterie elettriche. Anche il
sistema di guida cambierà: già ora
le auto hanno acquisito tantissimi
nuovi controlli per la guida assi-
stita; ecco perchè possiamo facil-
mente immaginare un futuro pros-
simo, in cui le automobili saranno
autonome e azionate da comandi
vocali per viaggiare su strada. Cre-
do però che sopravvivranno anche
alcune automobili dalla guida si-
mile a quella attuale, solo più sicu-
re, perché guidare è anche un pia-
cere!
I motori della AVANTIS MOTORS so-
no “ecologicamente sostenibili”
anche se al momento sono solo
delle creazioni virtuali?
Cerco di fare del mio meglio! At-
tualmente creo le automobili par-
tendo dal loro design, successiva-
mente mi immagino le motorizza-
zioni con cui mi piacerebbe equi-
paggiarle generalmente opto per
un benzina o un diesel fino a 4 ci-
lindri. Recentemente ho sviluppa-
to una tecnologia ibrida e ho dise-
gnato alcune vetture ad idrogeno
come, ad esempio, l’Avantis Astu-
ria e la generazione precedente di
Avantis Estima Hybrid, perché
credo molto in questa tecnologia.
Sul tuo sito è possibile vedere una
vasta gamma vetture tra cui molte
anche sportive. Nei tuoi progetti ci
sono anche i veicoli industriali?
Beh ... non lo so. Mi piace molto
sviluppare le autovetture, da quel-
le comuni, che vediamo in giro
tutti i giorni, come le citycar, i
grandi SUV, le berline di medie
dimensioni fino ai grandi MPV. Ho
anche elaborato alcuni furgoni ma
non ho mai pensato ad autobus,
camion, trattori e similari non per-
ché non mi piacciono ma perchè
non sono realmente interessato ad
essi. In ogni caso potrebbe essere
una buona idea da sviluppare.
Parlami della rottura con la Koza-
ma, chi è stato il primo a prendere
la decisione di fondare l'ANT Au-
tomotive?
Mi ricordo che il primo a parlarne
fu Gontrand. Voleva creare un
nuovo gruppo di auto per rafforza-
re la posizione del suo marchio la
NEG, dal momento che era stato
un po' dimenticato visto che in
Kozama confluivano parecchi
brand e il tutto risultava estrema-
mente dispersivo. In un primo mo-
mento Gontrand mi parlò di questa
sua nuova idea che non prevedeva
assolutamente una rottura totale
con il gruppo di Jennarong.
Nyung, infatti, voleva solo creare
un distaccamento europeo della
Kozama che riunisse le case auto-
mobilistiche virtuali attualmente
presenti su G+ tra cui ci sarei stato
io e Lorenzo Caddeo. La cosa non
piacque molto al CEO di Kozana
che aveva una visione delle nostre
attività completamente diversa
dalla nostra e con non pochi sacri-
fici per la nostra autonomia. Fu
così che abbiamo deciso di uscire
da Kozama e di fondare ANT.
Tu, Lorenzo Caddeo e Gontrand
Nyung: solo soci o amici?
Siamo buoni amici! Ho conosciuto
per primo Gontrand nella Ware-
house di SketchUp per via della
lingua dal momento che siamo
entrambi francofoni. Qualche tem-
po dopo abbiamo cominciato a fa-
re alcuni progetti insieme e siamo
diventati molto amici proprio gra-
zie a questo. Per Lorenzo è andata,
più o meno, allo stesso modo: ci
siamo conosciuti sempre nella
Warehouse e poi su G+ e successi-
vamente abbiamo elaborato alcuni
progetti insieme… La recente fon-
dazione di ANT sta contribuendo
sicuramente a farci conoscere
molto meglio. Nella mia mente
abbiamo tutti e tre lo stesso modo
di vedere il nostro lavoro: ognuno
4040
INTERVISTE
di noi tre, come per ogni cosa, ha
punti forti e punti deboli, aver
messo su questo team ci permette
di enfatizzare i primi riducendo al
minimo i secondi; questa sicurez-
za ci consente di lavorare insieme
in un'atmosfera veramente molto
piacevole.
Quali sono i punti forti e i punti
deboli di Lorenzo e Gontrand?
In primo luogo mi piacciono molto
le loro auto. Pur avendo una pro-
duzione molto diversificata le loro
creazioni sono sempre molto ori-
ginali e mi sorprendo sempre
quando trovo un loro progetto nel-
la ricerca di Google. Mi piace sem-
pre essere sorpreso da un bel pro-
getto ricco di dettagli impressio-
nanti. Hanno mentalità e intelli-
genza che gli permettono di diver-
tirsi e godere del loro lavoro. Noi
tre amiamo semplicemente la pro-
gettazione automobilistica ne sia-
mo appassionati e non disegnia-
mo auto così, tanto per fare qual-
cosa, ma perché le amiamo vera-
mente! Mi piacerebbe che Lorenzo
si gettasse alle spalle le sue vec-
chie insicurezze, perché sta cre-
scendo tantissimo e i suoi ultimi
lavori lo testimoniano.
Oltre a Lorenzo e Gontrand chi ti
piace come automotive designer
su Google Plus?
Chi mi piace? Beh ... Mi piacciono
sicuramente i disegni di Ross M.
le sue vetture sono molto belle,
con un elevato livello di dettaglio e
i suoi rendering sono a dir poco
perfetti. Humberto Anez è un altro
talentuoso dell’automotive che ho
incontrato nella Warehouse; è il
fondatore di AUTOMOBILES VIVA e
abbiamo anche fatto alcuni pro-
getti insieme.
Un tuo parere sincero sulla nostra
Community
È una grande comunità e sono feli-
ce di farne parte. È molto comple-
ta, ad essere onesti, e apprezzo le
diverse sezioni tematiche da cui è
formata legate alle nuove tecnolo-
gie CAD... Sono solo un po' deluso
dal fatto che non ho ancora trova-
to una comunità francese del ge-
nere: sarebbe stato fantastico! Ma
la Community italiana è chiara-
mente impressionante e la vostra
lingua non è così difficile da capi-
re per me, anche se non l’ho mai
studiata!
Cosa ne pensi di CADZINE?
Una buona idea! Fondare e con-
durre una Community è una cosa;
creare una rivista che riassuma
tutte le cose che accadono in essa
con i vari argomenti, le interviste
dei membri, ecc. è un altro paio di
maniche!.. Spero che duri a lungo!
4141
4242
Gontrand Nyung
C
hi è Gontrand Nyung?
Un giovane studente bel-
ga diciannovenne che
studia automazione in-
dustriale, da sempre appassionato
d’arte e, in particolar modo, di de-
sign automobilistico il cui sogno
nel cassetto è quello di poter
vendere, un giorno, i suoi mo-
delli automobilistici ad ate-
lier d’automotive e a soft-
warehouse che sviluppano
videogiochi.
Quando hai scoperto di avere tan-
to talento nel disegno?
Ho scoperto la mia passion per
l’automotive a nove anni circa,
quando un giorno un amico di mia
sorella, che conosceva questa mia
grande passione per le auto, mi
regalò un poster di una Dodge Vi-
per. Da quel momento, per oltre un
mese, ho provato a riprodurre quel
disegno talvolta anche senza aver-
lo davanti. Quando lo completai
mi resi conto che potevo provare a
fare qualcosa di più e cominciai a
provare… e ancora oggi, del resto,
ci provo.
Come hai scoperto SketchUp, da
quanti anni lo usi?
Ho scoperto questo modellatore
circa sei anni fa in seguito ad una
mia ricerca su Internet: “Come so-
no fatte le auto per i videogames”
e dalla pagina di un sito trovai una
lista di software 3D tra cui c’era
anche SketchUp; affinando la ri-
cerca trovai che questo figu-
rava tra i migliori programmi
gratuiti e che aveva ricevuto
tantissime critiche positive.
Fu così che decisi di provarlo
in sostituzione ai disegni car-
tacei.
Sei un ragazzo con grandi senti-
menti, un valore che oggi sta
scomparendo... Ti ha creato pro-
blemi la tua sensibilità?
Hahahah, un ragazzo con grandi
sentimenti, ehm, chi io? Si, ma
non con tutti! Rispetto chi mi ri-
spetta assicurandogli sempre la
massima lealtà! Oggi viviamo
in una società individualisti-
ca che ha perso di vista i
grandi valori collettivi come la
tolleranza, il rispetto dei diritti
altrui, la condivisione delle risor-
se… forse sopravvive solo la condi-
visione delle conoscenze vissuta
collettivamente. Paradossal-
mente tantissime persone
tendono ad esporre di più i
loro errori e debolezze agli
occhi del mondo. Da ciò mi
torna in mente una massima
di Antoine de St Exupery: “Il
cuore guarda con chiarezza l’es-
senza delle cose che è invece invi-
sibile agli occhi”.
Un guerriero dell’automotive che disegna a ritmo di dubstep strepitose automobili piene di stile, poten-
tissime che preannunciano il futuro della categoria ultra sport. Studia automazione industriale e dopo
proseguirà con la facoltà d’ingegneria. Le sue auto, come quelle della A.N.T. Automotive hanno un’ani-
ma! Scopriamo perché….
di Salvio Giglio
INTER
4343
RVISTE
NEG CAR
In alto, la sede virtuale della NEG CAR e alcuni modelli di auto realizzati da Gontrand Nyung per il suo brand.
4444
Cosa ne pensi del bullismo?
Odio il bullismo! È un modo di agi-
re abominevole che può distrugge-
re la vita di tantissimi ragazzi,
spesso portando le vittime ad una
tragica sottostima di se stessi e,
talvolta, anche a gesti estremi!
Chi è il tuo disegnatore d'automo-
bili preferito nel mondo reale?
Sinceramente non ho ancora uno
specifico punto di riferimento
nell’automotive. La mia fonte d’i-
spirazione è Horacio Pagani, ho
una grande ammirazione per uo-
mini come lui: nato in una fami-
glia della classe media, quasi dal
nulla ha fondato una compagnia
come Pagani. Osservando persone
come queste possiamo solo restar-
ne ammirati.
Cosa significa per te disegnare?
Chi mi conosce sa che il disegno è
il mio Nirvana, un modo per espri-
mere il mio stato d’animo, i miei
desideri o il mio sconforto.
Cosa ti piace di più della tua scuo-
la e cosa ti piace di meno...
Mi piace la vicinanza e l’unità che
ho con i miei amici e quella piace-
vole atmosfera amichevole che si
è creata col passare del tempo.
Quel che non riesco proprio a sop-
portare sono i saccenti e il loro
atteggiamento di superiorità verso
gli altri.
Cosa è Google Plus per te e come lo
utilizzi?
G+ è il luogo in cui condivido le
mie passion con persone che ama-
no, come me, la modellazione 3D e
il disegno; è anche un utilissimo
strumento con cui condividere le
mie creazioni e dove poter ammi-
rare e studiare quelle degli altri
Come hai conosciuto Jocelyn e
Lorenzo?
Ho visto i loro modelli e li ho com-
mentati nella Warehouse di Sket-
chUp. Poi siamo passati su G+, un
Social che ci è piaciuto subito
molto ed è stato lì che ho scoperto
che Jocelyn era della Francia me-
ridionale… mi sono sentito meno
solo come francofono.
Parlaci della rottura con Jenna-
rong
No, no, non ho tagliato i rapporti
con Jennarong, solo che io non
voglio sentirmi legato esclusiva-
mente al suo brand virtuale ZEPHI-
RYUS, anche se inizialmente vi ho
aderito completamente. In defini-
tiva, la mia partecipazione a que-
sto brand si è evoluta nel tempo
diventando un qualcosa che si po-
trebbe paragonare ad “un elettrone
libero”. Devo riconoscere che Jen-
narong è stato colui che mi ha
spinto a superare i miei limiti nel-
la modellazione 3D, nonostante il
fatto che io non possedessi un
Mac per computer e una moltitudi-
ne di programmi per la grafica.
Questo è stato un ottimo stimolo
per crescere graficamente, nono-
stante le differenze di hardware e
software. Inoltre, ancora oggi io
sono spesso il suo primo riscontro
per i suoi rendering.
Quali sono gli obiettivi del gruppo
A.N.T AUTOMOTIVE per il design
automobilistico?
Il primo obiettivo di A.N.T. AUTO-
MOTIVE è quello di riunire sotto un
unico brand virtuale i singoli desi-
gners europei. Ad ogni membro
è garantita sia la massima in-
dipendenza che collaborazio-
ne reciproca, ecco da cosa na-
sce il nome “ANT” (formica in
inglese N.d.R.). Provare noi
stessi condividendo le nostre co-
noscenze senza voler imporre un
codice di condotta o di progetta-
zione, questo è il nostro secondo
obiettivo!.. Noi siamo molto più di
una semplice alleanza tra brand. Il
nostro terzo traguardo è quello di
proporre un’alternativa a ZEPHI-
RYUS togliendoli il monopolio al-
meno nell’ambito di G+.
Come hai conosciuto la nostra
Community?
Quando ho cominciato a condivi-
dere su G+ i miei lavori cercavo
anche un gruppo o una Communi-
ty CAD dove confrontarmi e cre-
scere, poi è arrivata “ARS desi-
gners” e subito mi ci sono iscritto.
I tuoi disegnatori preferiti su G+?
Ce ne sono tanti! Parlando di dise-
gnatori che come me modellano
supercar e hypercar apprezzo mol-
to i lavori di Jennarong, Will
(Shimmy) e Catalin.
Perchè non avevi messo prima la
tua foto di profilo su G+?
Oggi viviamo in un mondo in cui
le apparenze sono tutto. Non lo
avevo fatto prima perché avevo
l’obiettivo di farmi conoscere at-
traverso i miei lavori e non attra-
verso il mio aspetto fisico. Non mi
aspetto brutte sorprese per averla
messa adesso grazie all’aria co-
smopolita che si respira su G+; in-
fatti, coloro che chiamo scherzo-
samente “amici 3D/G+” non ce ne
sono due che vivono nella stessa
città o nello stesso Paese: ognuno
di noi proviene da un diverso
background e questo, per assurdo,
ci unisce.
INTERVISTE
4545
4646
MUS
A
ncora oggi non è ben
definita l'origine della
parola Madrigale: po-
trebbe derivare dal lati-
no matrix-matricalis (di lingua
materna, dialettale) o dal volgare
Matriale, Madriale o Mandriale
riferendosi al contenuto rustico e
pastorale Tuttavia, potrebbe origi-
narsi anche dal provenzale Man-
dra Gal, "canto pastorale", o ancora
dallo spagnolo Madrugada, "canto
dell’alba". Questa forma musicale
si è sviluppata diversamente
nell'ambito di due realtà tempora-
li: il Madrigale come espressione
dell'Ars Nova del XIV secolo e il
Madrigale che fiorisce tra Rinasci-
mento e primo Barocco. Il Madri-
gale del Trecento è una forma ca-
ratteristica di musica non sacra,
non religiosa, rivolta all'intratteni-
mento. Ha per soggetto i temi
dell’amor cortese o quelli agresti,
pastorali; la musica è solitamente
per due voci, a volte tre, e segue la
tradizione medievale: la prima vo-
ce (Superior) è preminente con
libertà di ornamenti melodici, la
seconda è complementare. Tra i
più grandi compositori di questo
periodo ricordiamo Francesco
Landini, fiorentino, cieco dalla na-
scita, e Iacopo da Bologna; una del-
le fonti principali di questa forma
musicale è costituita dal Codice
Squarcialupi, realizzato a Firenze
agli inizi del XV secolo e conserva-
to presso la Biblioteca Medicea
Laurenziana. Morto Landini (1397),
il madrigale trecentesco soccombe
sotto l'avanzare dell'Ars Nova
francese, preludio dell’imminente
affermazione in Italia delle musi-
che e dei cantori fiamminghi. Col
tempo, tuttavia, il contatto dei
maestri franco-fiamminghi con il
repertorio italiano, e in particolare
con la frottola (genere predomi-
nante di canzone popolare italiana
nel corso di tutto il XV secolo e
degli inizi del XVI secolo), deter-
mina una seconda fioritura del
Madrigale la cui rapida diffusione
è agevolata anche dalle numerose
edizioni a stampa; la prima appare
a Roma nel 1530 ed ha per titolo:
Raccolta Madrigali novi de diversi
excellentissimi autori. Il madrigale
cinquecentesco, dunque, ha per
protagonisti sia compositori italia-
ni che franco-fiamminghi e si af-
ferma rapidamente grazie al facile
ritmo del verso ottonario. Non es-
sendo più vincolato ad una parti-
colare forma letteraria, il madriga-
le si apre a innovazioni formali e
di stile: dalle due e tre voci si pas-
sa, verso la metà del XVI secolo,
alle cinque voci e, procedendo nel
suo sviluppo, elimina la pressoché
totale supremazia della Musica
Sacra. Convenzionalmente, nel
Madrigale cinquecentesco, si indi-
viduano tre periodi. Il primo, collo-
cato tra il 1530 e il 1550, vede l'ori-
gine del genere ed è rappresentato
soprattutto da Jacques Arcadelt e
Philippe Verdelot, entrambi attivi
di Nicola Amalfitano
Il Madrigale
Francesco Landini, in una miniatura del XV secolo del Codice Squarcialupi, suona un organo in miniatura (Wikipedia)
4747
SICA
Frontespizio de “PRIMA STELLA. DE MADRIGALI A CINQVE VOCI. Di Orlando Lasso. Di Giouan Nascho. Di Zanetto di Palesti-
na. Di Francesco Roscelli. ET ALTRI ECCELLENTISSIMI MVSICI. Nuouamente posti in luce.”. Venezia, 1570. Courtesy of Royal
Holloway Repository, University of London
4848
MUSICA
a Firenze. Lo stile musicale è simi-
le alla chanson francese, molto in
auge nella Firenze di quei tempi,
con tutte le parti eseguite da voci
umane, alternando un contrap-
punto poco elaborato a sezioni
omoritmiche. Il secondo, fino al
1580, con esponenti quali Adrian
Willaert, Andrea e Giovanni Ga-
brieli, Palestrina, Orlando di Lasso
e Cipriano de Rore, è segnato dallo
sviluppo della Scuola Romana,
orientata principalmente verso la
musica sacra e alla pura vocalità
(Palestrina), e della Scuola Vene-
ziana che arricchisce, invece, con
strumenti sia il madrigale profano,
sia la polifonia sacra (Andrea e
Giovanni Gabrieli). L'ultimo perio-
do, dal 1580 al 1620, ha per protago-
nisti Carlo Gesualdo da Venosa,
Claudio Monteverdi e Luca Maren-
zio. Quest’ultimo rappresenta l'e-
voluzione della tecnica compositi-
va verso caratteri più drammatici.
Carlo Gesualdo da Venosa incentra
la sua opera sull'espressività del
sentimento, soprattutto doloroso;
usa toni estremamente cupi e tesi
ricorrendo a forti dissonanze e
brevi melodie. Con Monteverdi, il
maggiore autore di madrigali oltre
a Palestrina, il madrigale contrap-
puntistico raggiunge il suo apice
prima di evolversi nella monodia
accompagnata. Monteverdi s'in-
venta il Madrigale Concertato con
una, due o più voci accompagnate
dal basso continuo e da altri stru-
menti come liuto, viola da gamba e
tiorba. Sono celebri i suoi otto libri
di madrigali, straordinari per in-
venzione musicale, soggetti e alle-
goria; Il Combattimento di Tancre-
dí e Clorinda, sul testo della
"Gerusalemme Liberata" di Tor-
quato Tasso, pubblicato nel 1638
nel Libro VIII Madrigali guerrieri et
amorosi è, senza dubbio, la più alta
affermazione del madrigale dram-
matico. Nel corso del XVI secolo
appare, inoltre, il Madrigale Spiri-
tuale, per contenuti affini alla lau-
da, che riveste un ruolo importan-
te per la diffusione della dottrina
sacra; nasce come composizione a
cappella ma non è rara l'esecuzio-
ne con accompagnamento stru-
mentale, soprattutto dopo il 1600.
Privilegiata, in questo tipo di ma-
drigale, è la rielaborazione di lavo-
ri esistenti che appare evidente
nel titolo di una raccolta di Aquili-
no Coppini: Musica tolta da i ma-
drigali di Claudio Monteverde, e
d'altri autori … e fatta spirituale, a
cinque, et sei voci. In pratica, lette-
rati e musicisti si cimentano nel
trasformare alcuni madrigali, ne
sostituiscono il testo originale con
versi in lingua latina ad argomen-
to sacro cercando di rispettare, per
quanto possibile, lo stesso tipo di
atmosfera, le immagini poetiche e
gli affetti dell’opera originale.
“Melodia olympica di diversi eccellentissimi musici a IV, V, VI et VIII voci, nuovamente raccolta da Pietro Philippi Inglese, et
data in luce. Nella quale si contegono i piu Eccellenti Madrigali che hoggidi si cantino.”. Antwerp, Belgio, 1594. Courtesy of
Royal Holloway Repository, University of London
Claudio Monteverdi, dipinto di Bernardo Strozzi, ca. 1640 (Wikipedia)
4949
5050
B
envenuti a questo nuovo
appuntamento con la
Stampa 3D. In questa
puntata ci occuperemo
di un oggettino minuscolo ma im-
portantissimo: il termistore. Que-
sto componente elettronico è di
fondamentale importanza per la
nostra stampante perché regola la
temperatura sia del piatto termico
che dell’estrusore, comunicando al
controller quando è stata raggiun-
ta la temperatura ottimale di eser-
cizio. È un argomento abbastanza
corposo e corredato da una nutrita
formulazione matematica che, se
possibile, cercherò di evitarvi nel
tentativo di offrirvi una panorami-
ca sintetica di questo componente
e i criteri di scelta per guidarvi
nell’acquisto e, successivamente,
nel montaggio.
Cenno storico
Si può considerare il termoscopio
di Galileo, realizzato dallo scien-
ziato nel 1606, come primo sensore
di temperatura della storia. Nel
1821 il fisco estone T. J. Seebeck
scopre che due metalli saldati in
una giunzione, a diversa tempera-
tura possono generare una tensio-
ne elettrica. Sempre in quegli stes-
si anni, il chimico inglese Sir
Humphry Davy osserva che la re-
sistenza elettrica dei metalli varia
con la temperatura. Sarà Michael
Faraday a scoprire il primo termi-
store negativo NTC nel 1833; men-
tre studiava il comportamento dei
semiconduttori di solfuro d'argen-
to, notò che la resistenza di questo
diminuiva drasticamente con l'au-
mento della temperatura. Nel 1871
Siemens realizza il primo prototi-
po di termometro al platino. Solo
nel 1930, negli USA, si arrivò al pri-
mo brevetto per un’applicazione
commerciale ad opera del co-
fondatore della Duracel, Samuel
Ruben .
Descrizione e principio di funzio-
namento
Thermal resistor è il termine in-
glese da cui deriva la parola termi-
store nella lingua italiana. Un ter-
mistore è un trasduttore di tempe-
ratura caratterizzato da tempi di
risposta relativamente veloci, ele-
vata sensibilità, basso costo e
scarsa linearità. Questi trasduttori
elettrici impiegano la proprietà dei
semiconduttori di variare la con-
ducibilità elettrica attraverso la
temperatura ed hanno un princi-
pio di funzionamento molto simile
di Salvio Giglio
I termistori
NEW HARDW
Fig. 1. Un estrusore di una 3D printer e la relativa componentistica termica: termistore e resistore (S. Giglio)
Un componente essenziale per la regolazione intelligente della temperatura dell’estrusore e del piatto termico. La sua funziona-
lità è paragonabile a quella di un termostato ma le sue dimensioni possono essere veramente ridottissime senza contare i cam-
pi d’impiego che questo componente può avere...
5151
WARE FOR CAD
Come provare un termistore
5252
a quello delle termoresistenze. La
sostanziale differenza tra le due
famiglie di sensori risiede nel ma-
teriale con cui sono realizzati e
nella risposta che questa differen-
za genera:
 le termoresistenze sono compo-
ste da materiali metallici condut-
tori come, ad esempio, il platino
la cui conducibilità elettrica e la
corrente diminuiscono con la
temperatura;
 i termistori sono composti da
materiali semiconduttori in cui è
anche possibile ottenere una di-
minuzione della resistenza con
l’incremento della temperatura e
il conseguente aumento della
corrente elettrica.
Per estensione al discorso si ricor-
di che, mentre nei conduttori l’uni-
co meccanismo in gioco nel tra-
sporto dell’elettricità si basa sulle
vibrazioni termiche del materiale,
nei semiconduttori l'incremento di
temperatura determina la rottura
dei legami molecolari e la conse-
guente generazione di portatori di
carica. Additivando con pesanti
drogaggi i semiconduttori, notere-
mo che questi mostrano delle ca-
ratteristiche analoghe a quelle dei
conduttori: a basse temperature, i
meccanismi di generazione elet-
trica sono favoriti dalla notevole
disponibilità di portatori rispetto
alle termoresistenze. Questo
aspetto favorisce anche la produ-
zione di termistori di sensibilità
termica superiore rispetto a quella
offerta dalle termoresistenze.
Differenze tra termistori PTC e
NTC
Come abbiamo visto i termistori
possono funzionare con tempera-
ture positive o negative, questo
aspetto, legato al valore di resi-
stenza del termistore che diminui-
sce o aumenta in base al gradiente
termico, permette di operare una
distinzione del componente decli-
nabile in due diverse categorie di
impiego: o positivi (termistori
PTC).
 NTC da Negative Temperature
Coefficient, nei quali il valore
della resistenza è inversamente
proporzionale a quello della
temperatura. La loro produzione
si ottiene con miscele di ossidi
metallici (Co, Cu, Fe, Mn, Ni)
aventi proprietà simili a quelle
dei semiconduttori. La loro ca-
ratteristica resistenza/tensione
è di tipo esponenziale aspetto
questo che offre una maggiore
linearità di risposta e un inter-
vallo di funzionamento più am-
pio.
 PTC da Positive Temperature
Coefficient, in cui il valore della
resistenza è direttamente pro-
porzionale a quello della tempe-
ratura. II coefficiente di tempe-
ratura dei termistori PTC cresce
molto rapidamente non appena
si supera la cosiddetta tempera-
tura di Curie. La loro produzione
si ottiene con di miscele di ossi-
di metallici (Co, Cu, Fe, Mn, Ni)
aventi proprietà simili a quelle
dei semiconduttori. Il loro prin-
cipio di funzionamento si basa
sulla reciproca influenza tra
elettroni di conduzione dei se-
miconduttori e reticolo cristalli-
no dei conduttori metallici di
drogaggio. Operano con un coef-
ficiente di temperatura più alto
rispetto a quelli NTC e la loro
caratteristica resistenza/
tensione è estremamente non
lineare e viene fornita dai co-
struttori per intervalli prestabi-
liti.
Prova dei componenti
La verifica di un termistore è mol-
to semplice e si effettua commu-
tando il tester sulla funzione delle
misure ohmmetriche impostando
la giusta scala di portata in base al
valore del resistore. In caso di un
termistore PTC noteremo subito
un avanzamento dell’ago del tester
fino al suo valore massimo appena
lo avvicineremo ad una sorgente
di calore come una lampadina. Nel
caso di un NTC, invece, noteremo il
comportamento del componente
nei confronti di due diverse sor-
genti termiche: in acqua ghiaccia-
ta l’ago sale mentre vicino alla
lampadina il valore della resisten-
za scende. Questa prova ci consen-
te di verificare il funzionamento
del componente e la rispondenza
dei valori dichiarati dal costrutto-
re.
NEW HARDWARE FOR CAD
Fig. 2, da sinistra: elementi costruttivi di un termistore, due termistori di diversa grandezza e rappresentazione costruttiva
5353
CADZINE n° 5, ottobre 2014, ANNO I
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CADZINE n° 5, ottobre 2014, ANNO I

  • 1. 11 Il magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google PlusIl magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google Plus DAL 2014 DAL 2014 OTTOBRE 2014 Anno I Numero 5 edizione gratuita /11 Arduino stand alone Tutti i trucchi per rendere i nostri progetti definitivi donandogli una vita propria. Come operare per realizzare facilmente un PCB. /15 Vibroincisore per PCB Con una minima spesa costruiamo- ci un vibroincisore termochimico in modo da velocizzare al massimo la realizzazione dei nostri PCB /22 Arte Una mostra sui disegni del Tiepolo ai Musei Capitolini amatissimo pittore della Repubblica Veneta vissuto nel ‘700
  • 2. 22 La Comm. per progettisti, disegnatori tecnici ed appassionati La prima Community italiana, della piattaforma Google Plus sul CAD e le sue applicazioni, per data di fondazione e numero di iscritti  BIM  CAD  CAD MEP  FEM  Linguaggi CAD  Modellatori 3D  Modellatori organici  Post produzione  Prog. edile  Altro software  Progettazione  Portfolios  A.N.T. Automotive  Stampa 3D  Concorsi  Curiosità
  • 3. 33 “LA DISUMANITÀ DEL COMPUTER STA NEL FATTO CHE, UNA VOLTA PROGRAMMA- TO E MESSO IN FUN- ZIONE, SI COMPORTA IN MANIERA PERFET- TAMENTE ONESTA.” ISAAC ASIMOV LA METTO IN CORNICE
  • 4. 44 PAG. 76 UMORISMO PAG. 77 GIOCHI corsi & tutorialPAG. 68 CORSO DI ORIENTAMENTO ALLA BIM di Salvio Giglio “I soggetti responsabili del piano BIM” III PUNTATA PAG. 70 CORSO DI BASE PER SKETCHUP di Salvio Giglio “Le linee di costruzione” V PUNTATA PAG. 74 CORS LIZZATA PER S di Antonello “Modellare il portanti” III PAG. 07 NEWS PAG. 09 EDITORIALE di Salvio Giglio “Wanna, il sale nell’acqua e la politica 3.0” PAG. 11 ARDUINO di Salvio Giglio “PCB per stand alone: impariamo il metodo del trasferimento diretto”; II PUNTATA- PAG. 15 “Costruiamo un vibroincisore termochimico per i nostri circuiti”. PAG. 23 ARTE di Salvio Giglio “Tiepolo, i colori del disegno” PAG. 24 BASI PER IL DISEGNO E LA PROGET- TAZIONE di Salvio Giglio “Le filettature: i primi elementi di co- mando e fissaggio della storia”. IPUNTATA PAG. 30 DESIGNER’S STORY di Salvio Giglio “Luigi Piccinato” PAG. 37 INTERVISTA di Salvio Giglio “Jocelyn Groizard ”; PAG. 42 “Gontrand Nyung” PAG. 46 MUSICA di Nicola Amalfitano “Il Madrigale ” PAG. 50 NEW HARDWARE FOR CAD di Sal- vio Giglio “I termistori”. VI PUNTATA speciale PAG. 54 MAKER FAIRE ROME 2014 di Sal- vio Giglio “Maker Faire Rome 2014; quel futuro così a portata di mano...”; PAG. 56 di Gianmarco Rogo “Maker Faire Rome 2014: fantastica!”; PAG. 57 di Gianmarco Rogo “Reportage” eventuali & va rubriche HOME Direttore responsabile: Salvio Giglio Redazione: Nicola Amalfitano, Antonello Buccella, Gianmarco Rogo Segretaria di redazione: Nunzia Nullo Redazione bozze: Nicola Amalfitano, Nunzia Nullo Ottobre 2014 è stato un mese veramente pesante sia per la realizzazione di questo nu- mero che per la mia produ- zione lavorativa personale.... ADSL saltata per una setti- mana e un virus a cui poi si sono aggiunti anche una serie interminabile, e quoti- diana, di problemi legati alla vita condominiale. Concepi- re un prodotto editoriale appena presentabile come questo non è facile, vi prego di credermi: 8/10 ore di lavo- ro a sessione tra ricerche, elaborazione grafica e dei testi, traduzioni... In coda i bug di Youblisher che, suo malgrado, ci mette anche 24 ore prima di rendere pubbli- co il materiale che gli si in- via! Insomma, uno di quei mesi che vorresti veramente strappare dal calendario! A raddrizzare le sorti di questa edizione il bel servizio di Gianmarco Rogo che ha visitato il Maker Faire Rome 2014 realizzando un fotore- portage molto carino che rende perfettamente l'idea di cosa tratta questa particola- rissima iniziativa. Diario di bordo inventore [in·ven·tó·re] sostantivo maschile. Persona capace di formulare un proget
  • 5. 55 lsSO DI MODELLAZIONE GEOLOCA- SKETCHUP Buccella l tetto e le relative strutture PUNTATA arie E PAGE Cos’è CADZINE è una rivista gratuita nata in seno alla Community di “AutoCAD, Rhino & Sket- chUp designer” per informare & formare disegnatori tecnici e appassionati sul CAD ed i suoi “derivati”. La pubblicità Le inserzioni pubblicitarie pre- senti sono gratuite e sono create e pubblicate a discrezione della redazione. Per contattarci Vuoi segnalarci un argomento? Vuoi suggerirci delle modifiche? Vuoi segnalarci degli errori? Vuoi pubblicare un tuo articolo? Scrivi una mail a: redazionecadzine@gmail.com Vuoi saperne di più su questo progetto? CADZINE è solo uno dei progetti crossmediali in corso legati alla nostra Community… Visita il nostro sito cadzine.jimdo.com e, se ti garba, collabora con noi mettendo a disposizione di tutti e gratuitamente le tue cono- scenze. Sarai il benvenuto! Impaginazione, pubblicità e progetto grafico: Salvio Giglio Editore: Calamèo (Hachette) E’ consentita la riproduzione di testi, foto e grafici citando la fonte e inviandoci la copia. La pubblicazione è CopyLeft & Open Access ;-) Pensandoci bene La terra dei “festoni” È geniale il modo di governare di taluni amministratori pubblici: con un algorit- mo tutto loro riescono a rendere direttamente proporzionale il numero degli eventi di intrattenimento pubblico con quello dei guai delle città che dovrebbe- ro tentare di gestire. Potete esserne certi che, anche se non ci saranno i soldi per riparare una strada piena di buche, per provvedere alla messa in sicurezza dell’alberatura stradale, per aprire nuovi asili o per far fronte ad altri guai, il vostro sindaco riuscirà sicuramente a reperirli per un bel concertone, per una straordinaria notte bianca o per qualche altra costosa pagliacciata. Alla faccia vostra, della spending review e della morigeratezza anti crisi! tto o un principio originale in ambito tecnico o scientifico.
  • 6. 66
  • 7. 77 NEWS gli ultimi post prima di andare in stampa IlPremioNazionaleUnicreditStart Lab 2014 perla categoriaClean Tech èstatoassegna- to all’innovativo progetto Smart DOMOTICA, sviluppato nell’incubatore di idee del Parco scientificoetecnologicoTorricellidiFaenza con il supporto di Centuria, Agenzia per l’Innovazione della Romagna. La Commis- sione di valutazione ha individuato nel lavoro della startup emiliana “Innovatività, potenzialità economicheecompletezza”.La startup emiliana cheha sviluppatoerealiz- zatoDOMOTICA, oraèinprocintodicommer- cializzare un sistema impiantistico di domotica tuttomadein Italyperil rispar- mio energetico e il monitoraggio energeti- co degli edifici.Con questo sistema siattua il controllo totale del fabbisogno energetico di un edifico monitorando ogni ambiente delleabitazioni: riscaldamento, illuminazio- ne, energia rinnovabile, elettricità,perun.La vastità dei potenziali campi d’impiego, la semplicità di utilizzo, l’installazione rapida nel centralino elettrico, unitamente ad un prezzo competitivo rendono questo prodot- toestremamenteinteressante. S.G. NOTO - Il recupero ecosostenibile della masseria di Noto, in Sicilia, si è aggiudicato la prima edizione di Tettitaliani. La notizia apparsa su ingegneri.info parla del contest lanciato dal brand Brianza Plasti- ca per celebrare la trentennale presenza sul mercato del suo pro- dotto di riferimento: il pannello isolante Isotec. Questo progetto è stato firmato dall’architetto Lara Grana ed ha permesso il recupero ecologico di un ex frantoio per il vino, risalente ai primi del '900. Applicando tecniche di architettura bioclimatica ed ecosostenibile, l'architetto ha riconvertito l'edificio in abitazione civile, certificata in classe energetica A+. La preesisten- za dell’edificio, dal forte richiamo architettonico locale, non è stata alterata anzi valorizzata e riqualifi- cata grazie all'applicazione di siste- mi costruttivi tecnologicamente avanzati, dalle elevate prestazioni energetiche ed altamente ecososte- nibili. Ovviamente le coperture rappresentano per definizione tecnologica la parte integrante di questo percorso progettuale. S. G. VENEZIA - La Corte di Cassazione ha bocciato il ricorso presentato dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava contro il processo in corso dinanzi alla Corte dei Conti del Veneto per i danni contabili in relazione all’aumento dei costi del Quarto ponte sul Canal Grande a Venezia. A 18 anni dalla donazione del pro- getto esecutivo e a cinque dall'inau- gurazione dell'infrastruttura la giunta lagunare ha incaricato l'av- vocatura comunale di procedere contro il progettista iberico per «inadempimento e accertamenti danni». A far decidere furono gravi vizi di progettazione che hanno poi deter- minato l’aumento del risarcimento dei danni, si legge sfogliando i documenti processuali. L’opera ha avuto gravi lacune anche nella gara d’appalto. La Corte dei Conti ha chiesto a Calatrava un risarcimento di 3,8 milioni di euro per i danni all’Erario italiano. La tesi degli avvocati dell’architetto spagnolo si basa sul fatto che al loro assistito sarebbe stata affidata solo la consulenza artistica e che non avrebbe mai avuto la gestione diretta di denaro pubblico e total- mente estraneo alle accuse. Il 'Ponte della Costituzione' (così battezzato dal Comune) è costato sinora circa 12 milioni di euro e un ritorno d’immagine molto negativo per la città lagunare. Altro costoso fallimento è stato la realizzazione della Ovovia per disabili costata due milioni di euro per restare ferma e senza personale specializ- zato per la sua gestione. S. G. L’AQUILA - Produrre arte con i rifiuti imparando che la raccolta differenziata è una componente essenziale per la salvaguardia dell’ambiente. Il progetto di inter- scambio culturale Comenius nasce per la preparazione di insegnanti e studenti nel campo della raccolta differenziata e nel riciclo di essa in determinati campi. Cominciato nel settembre del 2013, si concluderà al termine dell’anno scolastico 2014- 2015. Lunedì 13 ottobre a L’Aquila, presso la direzione didattica Ami- ternum, la preside, dott.ssa Carla Marotta e le insegnati della prima- ria aquilana Mariele Ventre hanno illustrato quanto ha realizzato un loro gruppo di bimbi, con riprodu- zioni dei più importanti monumen- ti della città adoperando materiale riciclato, al sindaco Massimo Cia- lente e a Rinaldo Tordera AU di ASM S.p.a. Sono state riprodotte fedelmente la Basilica di Collemag- gio, le 99 Cannelle e Palazzo Mar- gherita, utilizzando quotidiani, tappi e bottiglie di plastica, rotoli di carta, pezzi di cartone e altri rifiuti. Il Progetto europeo di formazione “Comenius - The World we waste” per studenti e insegnati è parte del programma "Lifelong Learning Programme". Nell’ambito di questa iniziativa, nella scorsa primavera, la città abruzzese ha ospitato le delegazioni delle numerose nazioni coinvolte: Turchia, Italia, Spagna, Portogallo, Polonia e Germania. A. B. Tettitaliani, ecco la masseria vincitrice del primo contest di BP Premio Unicredit Start Lab L’Aquila e il proget- to Comenius Calatrava deve pagare 3,8 mln di euro per vizi di progettazione al Quarto Ponte sul Canal Grande Dal 14 al 20 ottobre i Cantieri Cultu- rali alla Zisa hanno ospitato il pro- getto “I Cantieri del Design” nell’am- bito del Festival “Cantieri del Con- temporaneo” a cura di Giuseppe Marsala. Sono state proposte quattro mostre, curate da Viviana Trapani e ospitate presso le “botteghe” dei Cantieri in cui si proponevano diver- si temi e approcci progettuali, me- diante le esperienze di giovani desi- gner siciliani, frutto di attività didat- tiche e ricerche condotte dalla Scuo- la di Disegno Industriale di Palermo. Le esposizioni hanno offerto l’occa- sione per incontrarsi e riflettere sulla progettualità del design, che esprimendosi attraverso forme di creatività e d’innovazione, promuo- ve processi di sviluppo concreti, interpretando parallelamente iden- tità e qualità territoriali. S.G. I Cantieri del Design
  • 8. 88
  • 9. 99 EDITORIALE U na delle cose più anti- patiche del modo di fare politica in Italia, a prescindere dal prota- gonista del momento, è il tormen- tone mediatico continuo: il Pre- mier ha detto questo; il Premier ha detto quello; il Premier oggi è an- dato 3 volte in bagno e non 2 come ieri; il Premier ha sgridato il suo cane perché gli ha sporcato casa; il Premier ha preso 4 caffè e non 5 come una settimana fa! Un pres- sing continuo su ogni giornale, telegiornale e persino in rete con messaggi e messaggini! Credo che questa strategia serva esclusiva- mente per nauseare il pubblico, per fargli fare vere e proprie indi- gestioni di politica… In questo modo si sortiscel’effettodiametralmenteoppo- sto e lo sanno bene gli addetti ai lavori delle comunicazioni di massa: martellia- moli con ore di notizie e trasmissioni politiche,cosìcambierannocanaleappe- na vedono o sentono parlare di politica. Una cosa simile è accaduta anche su G+ con la morte di Authorship: ogni 4 post ce n’era uno con questa notizia e molti, come accade nel mondo reale, manco sapevanodicosasitrattasse! Cosavoglio dire con questo? Semplice: chi è vera- mente impegnato nel risolvere un pro- blema non ha tanto tempo da perdere in parole! Oggi tutti raccontano una storia, inreteo intelevisione,poco importa; sia- mo tutti scrittori, tutti opinionisti e affa- bulatori:, dal salumiere sotto casa al sin- dacalista,dalpresidentedicircoscrizione al Premier! Una strategia perfetta che riesce a far passare notizie di ogni tipo senzachelapopolazionesiindignipiùdi tanto, anche se si tratta di cose tragica- mentegravi!Sequaranta,cinquantaanni fa la politica e il giornalismo si fossero permessi i lussi di oggi sarebbe scoppia- taunaveraepropriaguerracivile.Pensa- telapotenzadicertetecnichedicomuni- cazione capaci di far avallare vere caro- gnate, pilotando a piacimento fasce di popolazione verso il parere più conve- niente o di allontanarle completamente da certi dibattiti in modo tale da agire quasi del tutto indisturbati! Prima di arri- vare alla governance 3.0 cosa hanno fat- to? Hanno messo Wanna Marchi in TV per un certo periodo di tempo dicendosi: “se abboccano alla storia del sale nell’ac- qua perché non dovrebbero abboccare ai prossimi governi che creeremo?”. Fare politicaoggièsemplicissimo:bastacrea- re un personaggio, che chiameremo il Capo, in cui la gente più o meno si rico- nosce e fargli dire pubblicamente quelle quattro cose giuste, almeno nella fase iniziale. Siccome sicuramente questo personaggio scontenterà qualcuno si creasubito un gruppo di personead hoc, chechiameremo iresistori,che siaparti- colarmente capace nelle invettive e nell’inscenare eventualmente anche degli innocui tafferugli durante le sedute decisionali. Per dimostrare poi che il Ca- po non decide da solo e che rappresenta lamaggioranza della popolazione sicrea un secondo gruppo di persone, chechia- meremo conduttori, che deve far vedere che sta facendo qualcosa per risolvere i vari problemi. Il Capo, i resistori e i con- duttori in realtà sono amici e si godono una magnifica busta paga con tanto di vitalizi se escono dalla scena prima del tempo. In questa organizzazione ci sono anche dei personaggi che devono dimo- strare che lo Stato non è fesso e che se uno sbaglia paga! Questi personaggi li chiameremo fusibili, perché la loro fun- zione è proprio quella: bruciarsi al mo- mento opportuno salvaguardando il re- sto del circuito! Questa struttura efficien- tissima, per quel riguarda la propria esclusiva sopravvivenza, in Italia trova applicazioni inognicampodellaPA: dal- lascuolaalComune,dalleferroviealPar- lamento. Combattere contro di loro è tempo e fatica sprecata: hanno attori per ogni ruolo! Un tempo l’uomo politico do- veva rappresentare la saggezza? Ed ec- coti un esercito di nonnini seduti nei posti chiave del Paese. Oggi c’è il trend dell’innovazione, del nuovo che avanza, della rottamazione? Ed eccoti una serie diquarantennituttibellieleccatiprontia servireilPaese…echebei servizi signori! C’è persino la tipa bionda sexy che di- spensa occhiate e sorrisini ammalianti da consumata mistress! Insomma cosa voletedipiù?Lanostrateatralitàladove- vamo pur esprimere in qualche modo, no?Equalepalcoscenicomiglioresenon quelloditanteamministrazionicomuna- li e regionali? E quanti botti di fusibile ci sono stati in questi ultimi tempi? Tutte piccole Tangentopoli, calciopoli e vallet- topoli in cui ognuno hafattola sua parte, specialmente i fusibili di turno: chi fini- sceingaleradaunaparteechiaidomici- liari di lusso da un’altra. Oggi una nuova tendenzaprendeinprestitodallamecca- nicaautomobilisticaaddiritturailconcet- to di sospensione! Affascinante questa cosa della sospensione, lo dico con am- mirazione, credetemi. Sospeso, non li- cenziato,nonrimosso… sospeso come in uno stato di ibernazione! Dai ci vuole fantasia a pensare cose come questa! Ovviamente il lavoro di smantellamento continua, state sereni! Mica è un fusibile a bloccarlo, eh! Mentre la gente dibatte sull’ultima partita di calcio taroccata, sull’ultimofusibilecheèsaltato,lorosono lì e fanno i fatti loro! Peccato per noi Ita- liani… saremo anche un popolo di santi, navigatori ed inventori ma siamo vera- mentedeigranboccaloni dallamemoria corta! ;-D di Salvio Giglio Wanna, il sale nell’acqua e la politica 3.0 “Senti facciamo così: se ascoltano la Wanna e il maestro di vita, credono al campionato di calcio e a certe trasmis- sioni televisive, allora gli possiamo far credere veramente di tutto! Sarà come una sorta di test per vedere e provare le loro intelligenze… Non credo che ci sia molto da preoccuparsi, vedrai… Cambieremo questo Paese... Per sem- pre! Hgghhgghghghghghghghgh”.
  • 10. 1010
  • 11. 1111 ARDUINO B envenuti alla seconda puntata sulla produzione di circuiti stampati per rendere i nostri progetti di Arduino “definitivi”. Ci occupe- remo della tecnica chiamata “a trasferimento diretto”, quella stori- camente più datata, cioè della rela- tiva incisione chimica della baset- ta. Nell’articolo troverete anche il modello e le istruzioni per costrui- re artigianalmente un vibroinciso- re termochimico per accelerare la realizzazione delle schede. La cosa che più mi preme ricordare, prima di cominciare, è che bisogna avere, o crearsi, un apposito spazio per realizzare in modo ottimale un CS artigianalmente. Metodo del trasferimento diretto Questo metodo è il primo passo per imparare a realizzare dei pic- coli CS in casa, dal momento che esso non richiede particolari at- trezzature. Continuando troverete il ciclo di lavorazione da seguire prima dell’incisione chimica CIRCUITO AD UNA SOLA FACCIA  In scala 1:1 si disegna, o si stam- pa, su carta il master del circui- to stampato che si desidera rea- lizzare. Ricordate di provvedere il disegno delle piazzole di salda- tura di un’area cir- colare rappresen- tante il foro per il piedino del com- ponente. Questa zona, che non sarà protetta dalla vernice e sarà rimossa con l’in- cisione chimica, vi agevolerà quando praticherete i fori per i componenti, offrendo così alla punta del vostro trapano un rife- rimento preciso che fungerà, contemporaneamente, da guida e da punto di partenza. Per i cir- cuiti integrati e i connettori di- rettamente saldati sullo stampa- to potete reperire sul mercato trasferibili resistenti all'incisio- ne; sappiate che ce ne sono an- che per il disegno di piste parti- colarmente sottili.  Si prepara la basetta con una meticolosa fase di lavaggio, uti- lizzando esclusivamente una semplice paglietta metallica da cucina a trama fine, come quella di Fig. 15, e acqua fredda, ed evi- tando l’impiego di qualunque prodotto detergente o lucidante che potrebbe inibire le fasi suc- cessive della lavorazione. È con- sigliabile utilizzare dei guanti in lattice monouso di tipo ospeda- liero per evitare di lasciare im- pronte digitali, che contengono sempre del grasso, durante que- sta fase il cui scopo è semplice- mente quello di portare a lucido il deposito galvanico di rame della basetta. La pulizia deve essere leggera senza calcare troppo la mano sulla superficie ramata. Evitate assolutamente l’adozione di carta vetrata o di tela smerigliata per questa fase perché potreste involontaria- II puntata di Salvio Giglio PCB per stand alone: impariamo il metodo del trasferimento diretto È Il sistema tradizionale, per antonomasia, di produzione della schede elettroniche home made. Una bella occasione per diventare dei maker provetti e rendere stand alone dei piccoli progetti di Arduino. Nell’articolo troverete anche co- me realizzare il vostro vibroincisore termochimico per acce- lerare la produzione di CS.
  • 13. 1313 UINO mente rimuovere o assottigliare troppo il rivestimento della ba- setta rendendola inutilizzabile. Dopo il lavaggio, asciugate ac- curatamente la scheda con un panno di cotone pulito e che non lasci pelucchi, oppure ripo- nete la scheda in un posto ven- tilato e poco polveroso per farlo asciugare, ricordando che il ra- me si ossida in poche ore vanifi- cando, quindi, una pulitura fatta troppo in anticipo. Dopo che la basetta si è completamente asciugata, se a causa di un im- previsto dovete rimandare il lavoro, potete ricorrere ad una pellicola plastica per alimenti per rallentare la formazione di ossido. Vi rimetterete i guanti e avvolgerete la scheda con la pellicola facendo fuoriuscire totalmente l’aria, esercitando una minima pressione con un panno asciutto e pulito che pas- serete sulla pellicola mentre la fate aderire sulla patina di rame.  Prima di procedere con la ripro- duzione del disegno sulla baset- ta vi procurerete della carta car- bone blu del tipo oleoso (quella nera a secco non lascia alcun segno) e farete qualche fotoco- pia di sicurezza del vostro dise- gno. Dopo aver indossato i guanti, fisserete la scheda al piano di lavoro, che avrete reso prima perfettamente pulito, con del nastro isolante; poi adagere- te la carta carbone sulla scheda, evitando di creare grinze e, infi- ne, una delle copie del vostro disegno che provvederete a fis- sare anch’esse sul piano di la- voro con del nastro adesivo. Fa- te attenzione a porre il vostro disegno in modo che esso sia riprodotto come riflesso da uno specchio considerando che voi state disegnando dalla parte inferiore della scheda e non dal- la parte dei componenti. Un pic- colo errore di distrazione può farvi perdere molto tempo! Pro- cedete ricalcando il vostro cir- cuito con una adeguata pressio- ne della penna in modo che do- po la rimozione della carta car- bone esso sia ben visibile. Se non potete disporre della carta carbone procuratevi un piccolo punteruolo metallico da model- lismo; con esso, dopo aver fissa- to scheda e copia del disegno con il nastro adesivo al piano di lavoro, vi creerete una serie di punti di riferimento che unirete, con una squadretta e/o a mano libera, dopo la rimozione del disegno dalla basetta.  Dopo aver riprodotto il disegno sulla scheda, passiamo alla campitura di esso, in un am- biente pulito e non polveroso, utilizzando un semplice penna- rello indelebile, Fig. 18, che tro- verete in cartoleria o nei negozi di componenti elettronici, capa- ce di lasciare una traccia suffi- cientemente resistente all’azio- ne corrosiva della soluzione. Lo strato di vernice dovrà essere compatto, né troppo sottile né troppo spesso per evitare crepa- ture, e coprire totalmente le pi- ste per proteggere il rame dagli aggressivi chimici della fase successiva. L’inchiostro/smalto ci mette circa una ventina di minuti per asciugare, a seconda del produttore. Siate prudenti e aumentate ad un’ora il tempo di essiccazione: in tal modo evite- rete che la vernice, non ancora perfettamente asciutta, possa non proteggere la pista di rame sottostante! Correggerete even- tuali errori solo dopo che lo smalto sarà completamente asciutto mediante una lametta o un oggetto appuntito, evitando assolutamente solventi chimici che intaccherebbero il resto del circuito.  Procedere immediatamente all'inci- sione chimica. Leggere con la dovuta attenzioneilparagrafosullasicurezza! CIRCUITI A DOPPIA FACCIA La difficoltà maggiore che si in- contra in questo caso consiste nell’allineamento preciso delle due facce. Per risolvere tale problema si può procedere in questo modo, seguendo i passaggi dal 1 al 4 del punto precedente e integrandoli con quelli che seguono: 6) Mentre si disegna il circuito con il pennarello sulla prima faccia, l'altra deve essere protetta o con una pellicola adesiva imper- meabile come quelle decorative che si usano per rivestire ogget- ti e arredi; altrimenti potrete utilizzare del semplice nastro adesivo per imballaggio. 7) Si procede all'incisione della prima faccia fino al lavaggio accurato della scheda con acqua fredda corrente e relativa asciu- gatura. 8) Si procede alla foratura per i piedini dei componenti sulla faccia appena incisa. A tal pro- posito leggetevi attentamente il paragrafo dedicato alla foratura. Dopo aver eseguito tutti i fori necessari, ripulite accuratamen- te la superficie della scheda con un piccolo aspirapolvere, con un pennellino o con un getto d’aria compressa. Verificate di aver eseguito tutti i fori necessari; per evitare errori, sul master, in fase di progetto, potreste nume- rarli progressivamente e se- gnarvi il totale da qualche parte per il controllo. 9) Proteggete accuratamente la faccia già incisa con della pelli- cola autoadesiva evitando bolle d’aria e verificando che sia per- fettamente aderita sui bordi del- la faccia. A questo punto potete rimuovere la pellicola protettiva dalla faccia da preparare: ripe- tendo le operazioni dal punto 1, in modo che i fori della faccia superiore rappresentino un rife- rimento valido per il posiziona- mento del disegno sulla carta copiativa sulla faccia inferiore,
  • 14. 1414 ARDU riproducete il circuito sull’altra faccia. Potrete utilizzare degli spilli o dei chiodini da inserire nei forellini dei terminali in mo- do da centrare il disegno in più punti. Bucate in corrispondenza dei fori la carta su cui è disegna- to il circuito del lato inferiore, se avete stampato tutto accurata- mente il disegno dovrebbe coin- cidere senza alcun problema! Fissate bene la carta copiativa e il disegno del lato B del CS alla scheda prima di rimuovere gli spilli! Incisione chimica delle schede Il termine acido è normalmente utilizzato in ambito professionale e hobbistico per indicare le solu- zioni chimiche impiegate per ri- muovere la patina di rame dai CS. Sostanzialmente si tratta di solu- zioni in grado di generare un liqui- do corrosivo capace di rimuovere la patina di rame superflua dalle basette dopo aver riprodotto e pro- tetto il tracciato del circuito che intendiamo realizzare. In rete, molti siti propongono svariate so- stanze, alcune decisamente troppo pericolose per assolvere a questa funzione, anche se quella che mi ha convinto maggiormente è il cloruro ferrico dato il minor nume- ro di rischi che il suo impiego comporta. Il cloruro ferrico (FeCl3) è un sale del ferro disciolto nell’a- cido cloridrico ed è disponibile presso i negozi di elettronica in due formati:  scaglie o grani, giallo-bruno da sciogliere in acqua;  soluzione liquida, eventual- mente additivata con altre so- stanze. La soluzione liquida, quando è nuova, ha un colore chiaro, è semi- trasparente ed ha una densità si- mile a quella dell’acqua; successi- vamente il suo colore tende a di- ventare più scuro mentre aumen- tano l’opacità e la densità. Una so- luzione in acqua al 40% di cloruro ferrico non è particolarmente ag- gressiva, tuttavia essa riesce a cor- rodere, oltre al rame, i metalli di uso comune e in particolar modo l'alluminio. Con un litro di soluzio- ne si possono produrre diversi cir- cuiti stampati. È quasi inutile ri- cordare che tutti i contenitori e gli attrezzi che utilizzeremo per que- sta fase devono essere in plastica o vetro. Per tentare un solo esperimento senza spendere troppi soldi vi consiglio di ricorrere ad una sem- plice vaschetta per sviluppo foto- grafico, una bottiglia di soluzione già pronta,pennarelliprotettivietrasferibilie seguire i passaggi che descrivo nel para- grafo successivo, saltando quelli stretta- mente connessi al vibroincisore ma non quelliinerentilasicurezza! Una bottiglia di soluzione già pronta di cloruro ferrico ed una confezione di grani del sale ferrico da sciogliere in acqua
  • 15. 1515 Questo modello 3D è scaricabile gra- tuitamente dalla Galleria Immagini 3D di Trimble tramite il seguente link: https://3dwarehouse.sketchup.com /social/model.html?id=u8474f82e- 8424-4bcd-9a65-d1d0d559d524 UINO Q uesta idea di costruire un sistema per accelerare il processo di erosione del- la patina di rame dalle schede è nato durante il lavoro di documentazione per realizzare questi servizi. Su alcuni siti per hobbisti, per lo più statunitensi, si consiglia, per aumentare le presta- zioni del cloruro ferrico. di:  riscaldare la soluzione tra i 40 ed i 50°C; :-O  agitare la bacinella; :-O  ossigenare la soluzione adottan- do un piccolo compressore da acquario… :-O “Brrrr” mi viene da aggiungere dal momento che questi sono tre sug- gerimenti alquanto pericolosi visto che si ha a che fare con un liquido corrosivo che può danneggiare seriamente la nostra salute. Addi- rittura qualcuno suggerisce di ver- sare la soluzione di cloruro ferrico in una pirofila e porre questa sul fornello di casa… :-O Non sto scherzando! Pazzie ai miei occhi! Non lo fate: così vi garantite il giu- stissimo cazziatone di mamme/ mogli per aver utilizzato la cucina e un suo utensile incautamente, rischiando di contaminare cibi e bevande e macchiare irreparabil- mente il piano di cottura. Se avete il pallino dell’elettronica e preve- dete di produrre numerose schede di arduinesca derivazione e non, seguite le indicazioni di questo paragrafetto e otterrete così, a co- sto sicuramente bassissimo un vibroincisore termochimico che vi semplificherà il lavoro. Di cosa abbiamo bisogno per costruirlo? Di oggetti di facile reperibilità sul mercato, da acquistare al limite presso qualche bricocenter della zona senza ricorrere a spedizioni postali e lunghe ricerche in rete. Lista dei materiali 1) Recipiente. Deve essere possi- bilmente in PET (polietilene tereftalato) o in PP (polipropilene) per la loro elevata resistenza al calore, agli urti e all’azione ero- siva, di dimensione medio/ grande e munito di coperchio. Quello rappresentato del model- lo che vedete nelle varie figure è rettangolare e misura 34×27×14 cm (L×P×H) e, centi- metro in più o in meno, può considerarsi una misura otti- male per le nostre basette vergi- ni Eurocard da 100×160mm, dal momento che il volume di solu- zione richiesto (un quarto di quello della vaschetta) è più che sufficiente per la loro incisione. 2) Riscaldatore per acquario. La tipologia più adatta è quello ad immersione diretta con astuccio in vetro. Ne dovete reperire uno la cui lunghezza è di circa 20 cm per una potenza compresa tra i 50 e i 100W alimentato a 220V. 3) Termometro in vetro per va- schetta, come quello dei fotogra- fi o, in sostituzione, uno da cuci- na in vetro (quelli digitali hanno il terminale metallico che si fon- derebbe nella soluzione). 4) Compressore da acquario muni- to di distributore aria, tubicini di gomma e ancoraggi. 5) Motorino elettrico per giocattoli munito di massa eccentrica, 12/24V CC. 6) Cassetta di derivazione elettrica Costruiamo un vibroincisore termochimico per i nostri circuiti stampati
  • 17. 1717 UINO per esterno a tenuta stagna, ro- tonda in grado di contenere il motorino elettrico. 7) Alimentatore elettrico stabiliz- zato per il motorino elettrico. 8) Cordino plastico intrecciato di tipo nautico da 3, 4mm di dia- metro, 1 metro. 9) Cordino plastico intrecciato di tipo nautico da 2, 1mm di diame- tro, 1 metro. 10)Tubetto di silicone meglio se per le alte temperature (quello rosso). 11)Ciabatta elettrica munita di in- terruttore. 12)Panno per lavaggio dei pavi- menti (nuovo ed asciutto) o vec- chio maglione di lana pesante. 13)Punte da trapano per il metallo di diametro leggermente supe- riore a quelli del cordoncino nautico e del tubicino di gom- ma. Indicativamente da 5mm e da 12mm. 14)Fresa a tazza o punta a bandiera per il legno di diametro legger- mente maggiore a quello della parte superiore del riscaldatore. Indicativamente 20 - 25mm. Costruzione Nella vaschetta collocheremo le ventose per fissare il riscaldatore, il termometro e i diffusori per l’a- ria compressa utilizzando una goccia di silicone per ogni ventosa e lasceremo asciugare per non me- no di 24 ore, Fig.1. Stessa operazio- ne per il posizionamento della cassetta di derivazione sulla parte esterna del recipiente al centro di una delle sue due facce più grandi Fig. 2. Fissate bene il motorino nella cassetta con viti e/o fascette evitando assolutamente che crei- no interferenze con l’eccentrico Fig. 3. A fissaggio avvenuto di tut- te queste parti provvederemo a praticare i quattro fori passanti, con la punta da trapano più picco- la, per i due spezzoni di cordino nautico che ci serviranno, succes- sivamente, come supporto per ap- pendere le nostre basette immerse nella soluzione senza che poggino sul fondo Fig. 4. Eseguite dei nodi sul cordino in modo che risultino in tensione senza penzolare e con un accendino riscaldate gli stessi per pochi secondi in modo da far indurire il materiale termoplastico Fig. 7. La fresa a tazza e la punta da trapano più grande le useremo sul coperchio, creando due fori passanti per permettere la fuoriu- scita della parte superiore del ri- scaldatore e l’attraversamento del tubicino di gomma dal compresso- re al diffusore Fig. 13. Per tenere la scheda in posizione ottimale, so- spesa con la faccia da pulire orien- tata verso il basso, come in Fig. 8 e Fig. 12, in modo che il cloruro ferri- co riscaldato, le bollicine d’aria unitamente alle vibrazioni agisca- no velocemente sulla patina di rame, ho studiato un semplicissi- mo sistema di sospensione che consente anche di controllare, di tanto, lo stato della scheda. Basta- no quattro gancetti in plastica per le tende e due dorsalini per rilega- re le fotocopie, volgarmente chia- mati “clips” e un metro di cordino nautico sottile. Tagliamo i dorsali- ni alla lunghezza di 12 cm circa e con una punta metallica pratichia- mo dei fori passanti quasi alle due estremità della barretta, in modo che il cordino plastico passi age- volmente. Non fate molta forza perché questi profilati si possono spaccare facilmente. A questo punto tagliate 4 spezzoni di cordi- no considerando che la scheda dovrà distare circa 2 cm dal fondo della vaschetta: un capo andrà an- nodato nel gancetto e l’altro alla base del foro passante come vede- te in Fig. 8 e Fig. 9. Appena avrete completato i due sospensori la vo- stra lavatrice ultrasonica è pronta e potete partire con la prima sche- da. Il ciclo di lavorazione è stato schematizzato in macro passi a pagina 19. Come utilizzare il vibroincisore termochimico Il criterio è molto semplice, segui- te questo work flow: 1) Allestimento generale. In aper- tura vi ho già consigliato di adottare un telo di plastica pe- sante per proteggere il piano di lavoro su cui operate per au- mentarne ulteriormente la pro- tezione procuratevi una tavolet- ta di legno multistrato, come quella che vedete in figura, su cui disporrete, ordinatamente, tutti i componenti della lavatri- ce. Prima di collocare la va- schetta sulla zona di lavoro pie- gate il panno per i pavimenti in due o più parti in modo da crearle una base soffice che ser- virà a smorzare le vibrazioni prodotte dall’eccentrico evitan- do spostamenti della vaschetta e rumori fastidiosi. Potete fare altrettanto per contrastare le vibrazioni prodotte dal com- pressore. Se utilizzate una tavo- letta di legno potete bloccare il panno con alcuni chiodini in modo da aumentarne la stabili- tà. I chiodini vanno muniti di rondelle e non infissi completa- mente nel legno, in tal modo lascerete al tessuto un certo gio- co che gli consentirà di assorbi- re le vibrazioni. La ciabatta elet- trica e il compressore vanno opportunamente distanziati dal- la vaschetta e i conduttori elet- trici non devo creare ostacoli in cui potreste, inavvertitamente, andarvi ad impigliare con la scheda e i gancetti dei sospen- sori. 2) Accendere il ventilatore (o un estrattore) e aprire le finestre verificando la ventilazione del locale. 3) Indossare le protezioni prece- dentemente menzionate. 4) Versare una quantità di soluzio- ne in modo da riempire almeno ¼ della vaschetta, facendo la
  • 19. 1919 UINO massima attenzione! Chiudere il flacone della soluzione, asciugare con un panno umido eventuali colature dalla superfice e dalla base del conte- nitore.Allontanarlodalla zona di lavo- ro riponendolo in un luogo fresco e sicuro al di fuori della portata di bam- bini, anziani ed animali domestici, meglioancorasesottochiave! 5) Taratura del riscaldatore d’acquario. Inserite la spina del riscaldatore e la- sciatelo agire controllando il termo- metrodellavasca: quandolatempera- tura del cloruro ferrico ha raggiunto un valore compreso tra i 40 e i 50°C agirete sul termostato del riscaldatore fino a quando non lo sentirete scatta- re. Avrete così tarato il vibroincisore per quel ciclo di lavoro; è utile ricorda- re, infatti, che la quantità di liquido diminuisce lievemente dopo ogni la- vorazione, per cui è necessario sem- pre verificare la temperatura ottimale del riscaldatore prima di cominciare una nuova incisione. Ricordate che il riscaldatore è concepito per essere quasi completamente immerso in un volume di acqua molto superiore alla quantità di soluzione presente nella vostra vasca, ciò significa che svilup- perà una caloria maggiore più veloce- mente che corrisponde ad una mag- giore evaporazionedellasoluzione! 6) Imbragatura della scheda col sospen- sorio precedentemente preparato. Imbragheremo la nostra scheda inse- rendo nelle clips del sospensorio i lati minori della scheda e li agganceremo aicordiniprincipali. 7) Posizionareilcoperchiodellavaschet- ta facendo passare la spina del riscal- datoreeiltubicinodigommadelcom- pressore. 8) Azionare il compressore e il generato- re di vibrazioni. Durante l'incisione controllate, ogni tanto, a che punto è arrivato il processo di erosione: infatti un'eccessiva immersione rischiereb- be di asportare anche il rame protetto dalla vernice: l'azione erosiva si svi- luppa sia del basso che sui fianchi riuscendo così ad aprirsi una strada sotto la vernice che rimane, apparen- temente, intatta.Questoeffettoèparti- colarmente evidente con piste molto sottili. Il tempo d’incisione oscilla da 5 adunmassimodi30minutiedipende dalla “freschezza”dellasoluzione;séil preparato è molto vecchio è meglio sostituirlo con uno nuovo. Da evitare anche il rischio opposto, cioè il lascia- re la basetta per un tempo troppo bre- ve: occorre che tutto il rame scoperto sia perfettamente corroso. L'incisione terminaquandotutto ilramenon pro- tettodallavernicevieneasportato. 9) Spegnete l’interruttore della ciabatta elettrica e staccate la spina dalla rete dialimentazionelasciandosoloilven- tilatoreinfunzione. 10)Lavate abbondantemente con acqua corrente la scheda. Eventuali depositi di soluzione possono sporcare anche dopodiversigiornidall’incisioneima- terialiconcuientranoincontatto. 11)Scollegate le spine, i tubi e liberate il recipientedaltermometroedalriscal- datore,lasciandosololeparti.siliconate. Schema in macropassi del ciclo di lavorazione per la realizzazione di un PCB derivato da un esperimento di Arduino
  • 21. 2121 UINO 12)Versate la soluzione fredda facendo attenzione mediante un imbuto di adeguate dimensioni in un recipiente opportunamente etichettato su ogni lato. 13)Lavate la vaschetta evitando di far penetrare acqua nella cassetta del motorino. Lavate il termometro e l’e- stremità di vetro del riscaldatore dopo il suo completo raffreddamento evi- tando urti. Ripulite il piano di lavoro con uno straccio umido e i teli di pro- tezione. 14)Fate asciugare bene tutto il materiale prima di riporlo in un luogo sicuro e inaccessibile ad altre persone o ani- mali! La foratura e taglio a misura della scheda Questa operazione viene eseguita sulle piazzole di saldatura e per i fori di vias con un trapano a colonna, Fig. 16, o con un trapano tradizionale purché munito di un supporto per trapano a colonna. La foratura deve avvenire o con punte per il metallo HSS abbastanza flessibili, o con punte al carburo di tungsteno e leghe similari, caratterizzate da un angolo di spoglio compreso tra i 100 e i 110°. Il dia- metro della piazzola deve essere sempre proporzionato al foro che si intende ese- guire: nella tabella 1 sono riportati i prin- cipali standard di foratura. Può accadere che, per errore, non avete creato l’area circolare destinata alla foratura nel dise- gnomaster,ochel’avetecopertadismal- to protettivo prima dell’incisione chimi- ca… In tal caso prima di forare eseguite voi stessi il riferimentocon unaleggeris- sima bulinatura con un punteruolo me- tallico e un martelletto. Per tagliare la basetta nella dimensione definitiva della vostra scheda potrete utilizzare o una forbice per lamiere, coltello da tappezzie- re professionale in metallo o un utensile elettrico. Dal momento che i bordi del circuito stampato si rovinano facilmente è necessario osservare diversi millimetri didistanzarispettoallepiste.Perrifinirei bordi dopo il taglio utilizzate della carta vetrata a grana grossa o un utensile elet- tricoabrasivo. Rimozione dello smalto protettivo Larimozionedellaverniceprotettivache abbiamo precedentemente distribuito sullepistedirameperproteggerleduran- te l'incisione chimica va effettuata im- mediatamente prima della saldatura dei componenti sulla scheda per evitare che l’ossido di rame vada ad inficiare la stes- sa. Possiamo scegliere tra la pulitura abrasiva e quella chimica, considerando peròchelaprimaèdecisamentepiùeffi- cacedalmomentochelascialasuperfice ramata leggermente abrasa cosa che agevola la saldatura. Come pulitori abra- sivi possiamo utilizzare, con una certa delicatezza, o una paglietta metallica da cucina o della carta vetrata finissima, mentre per la pulitura chimica ricorrere- mo,dopoaverpresoledovuteprecauzio- ni per la ventilazione del locale e la no- straprotezione personale,aunodiquesti solventi: trielina, acetone, acquaragia. Ricordate che i solventi sono altamente infiammabili: non fumate mentre li uti- lizzate! Smaltimento dei residui, non imi- tate i mafiosi e gli incoscienti! Per lo smaltimento occorre seguire alla letteraleindicazioniriportatenella sche- da tecnica di sicurezza che accompagna ilprodotto.Nondisperderenell’ambiente il prodotto o negli scarichi domestici e fognari anche stradali. Una procedura correttaprevede:  diluizioneinacqua;  miscelazioneconunasostanzabasica che azzeri il contenuto acido della soluzionecomelacalceoilpiùcomu- needeconomicocarbonatodisodio;  filtraggio per separare i fanghi con un pannolacuifrazionesolidavaconferi- ta ad un’isola ecologica o una ditta specializzatacertificata. 15 16 17 18
  • 22. 2222 AR Giambattista Tiepolo, “La famiglia del satiro allegro” acquaforte. Udine Civici-Musei e Gallerie di Storia e Arte.
  • 23. 2323 RTE D al sito www.arte.it leggo che c’è una mostra sui disegni di Tiepolo a Ro- ma nei Musei Capitolini e riscopro questo amatissimo pit- tore della Repubblica Veneta vis- suto nel ‘700 proprio quando il Ba- rocco cominciava a contaminarsi con le fastose ricercatezze del Ro- cocò creando edifici spettacolari e arricchendo ulteriormente il già complesso codice figurativo del secolo precedente, pregno di meta- fore e riferimenti ad un classici- smo prima riscoperto e poi voluta- mente occultato e negato dalla Controriforma e dai lavori Conci- liari. La voluta teatralità dei lavori di Tiepolo rispecchia proprio quel- la necessità comunicativa dell’ar- tista a cui è negato un aperto pare- re personale e che riversa in modo raffinatissimo, in una ironica ma- gnificenza decorativa che fa da scenario a quanto campeggia in primo piano nell’opera, la propria finta riverenza verso i committen- ti e la commessa stessa. La vivaci- tà espressiva del Tiepolo la ritro- viamo in ogni sua opera, capace di sorprendere l’occhio con guizzi di colore dai gradienti perfetti e dai pattern cromatici compatti, segno di una mano padronissima dei pur modesti strumenti pittorici dell’e- poca. Il lavoro svolto dai tre cura- tori Giorgio Marini, Massimo Favil- la e Ruggero Rugolo per la realiz- zazione di questa mostra deve es- sere stato davvero notevole se considerate il contenuto esposto, come voi stessi vi renderete conto leggendo il comunicato stampa che segue. COMUNICATO STAMPA Dal 3 ottobre 2014 al 18 gennaio 2015 ai Musei Capitolini, per la pri- ma volta a Roma, 90 opere grafiche e 7 dipinti svelano il “dietro le quinte” di quel momento delicatis- simo e irripetibile in cui il disegno getta le regole della straordinaria visione pittorica di Giambattista Tiepolo, accompagnato in questa “avventura” dai figli Giandomenico e Lorenzo. Nella storia della cultu- ra figurativa europea l’impressio- nante quantità e varietà dei dise- gni dei Tiepolo si staglia come un grandioso monumento della grafi- ca settecentesca. L’arte di Giam- battista Tiepolo trova infatti il pro- prio geniale elemento fondante nel disegno, aspetto che lo vide espri- mersi quale fecondissimo artefice e insieme cifra con la quale seppe organizzare e dirigere la produzio- ne di una singolare bottega fami- gliare, guidando l’attività grafica dei figli Giandomenico e Lorenzo in quello che fu l’ultimo grande esempio di una secolare tradizione veneziana di atelier. Tale inesauri- bile vena narrativa, intesa per lo più come esercizio autonomo, si compone di un’estesa varietà di registri calibrati dall’artista in rap- porto alle diverse funzionalità del- la sua produzione. In tal senso la gamma delle molteplici tipologie, tecniche e tematiche dà luogo a un ‘colore del disegnò. A questa pecu- liare angolazione del poliedrico mondo tiepolesco si è voluta dedi- care la presente occasione che trova la propria ragione nella feli- ce possibilità di riunire una scelta di opere provenienti da raccolte italiane rimaste poco conosciute al grande pubblico, con fogli sino- ra raramente se non mai esposti. Le quattro sezioni della mostra riuniscono quindi disegni e una scelta di acqueforti secondo nuclei tematici salienti, declinandole al contempo secondo la gamma delle loro modalità tecniche: dal proget- to ai ‘pensieri’, dai ‘ricordi’ ai ‘divertimenti’ e alle repliche sem- pre originali di Giandomenico e Lorenzo, come esercizio emulativo dell’opera paterna. Ad essi si ag- giunge una calibrata selezione di dipinti, con il compito di introdur- re e in qualche modo rappresenta- re gli esiti pittorici di ciascuna ti- pologia grafica. RIFERIMENTI DATA: Dal 03 ottobre 2014 al 18 gennaio 2015 LUOGO: Musei Capitolini - Palazzo Caffa- relli, Roma ENTI PROMOTORI: Roma Capitale, Assessorato alla Cultura Creatività e Promozione Artistica - Sovrin- tendenza Capitolina ai Beni Cultu- rali, Ministero dei Beni e delle Atti- vità Culturali e del Turismo, Zète- ma, Metamorfosi COSTO DEL BIGLIETTO: € 15 intero, € 13 ridotto, € 2 ridottis- simo; residenti € 13 / € 11 / € 2, gra- tuito minori 6 anni. INFOLINE: +39 06 0608 E-MAIL INFO: info.museicapitolini@comune.roma.it SITO UFFICIALE: http://www.museicapitolini.org Tiepolo, i colori del disegno di Salvio Giglio
  • 24. 2424 BASI PER IL DISEGNO L a vite è un organo di collegamento mecca- nico sviluppato sull’applicazione di una curva geometrica apparte- nente alla famiglia delle curve omeoomeriche capaci, cioè, di scorrere su se stesse: l’elica. Questa macchina semplice è formata da una barra cilindrica, chiamata nocciolo, sulla cui superficie è avvolto un filetto elicoidale, grazie al quale si tra- sforma il moto circolare neces- sario per l’avvitamento, in un moto rettilineo per l’avanza- mento della stessa nel relativo foro di alloggiamento. La sco- perta della curva elicoidale ri- sale all’antica Grecia, approssi- mativamente intorno al II sec. a.C. e la sua canonizzazione teorica deriva, probabilmente, dall’osservazione di un’applica- zione pratica quale era il tor- chio per la premitura di olive ed uva con viti realizzate in legno, ampiamente diffusa nel Mediterraneo in quel periodo. Un primo studio organizzato sull’elica è convenzionalmente attribuito al matematico pu- gliese Archita (Taranto, 428 a.C. – Mattinata, 360 a.C.) a cui so- no seguite teorie e descrizioni della έλιξ (helix) spira per pro- durre viti e madreviti cilindri- che di Apollonio da Perga, Ero- ne di Alessandria, Archimede e di tanti altri teorici del tempo. I puntata di Salvio Giglio Le filettature: i primi elementi di comando e fissaggio della storia Fig. 1, MUVIT, Museo del vino, Fondazione Lungarotti, Torgiano (PG). Sala V, l'imponente torchio eugubino a trave, della tipo- logia detta "di Catone", per la descrizione fattane dall'agronomo romano tra il II e il I secolo avanti Cristo. Si noti, in primo piano, l’albero parzialmente filettato per il comando della pressa del torchio che era azionato manualmente da due operai.
  • 25. 2525 E LA PROGETTAZIONE Un bel lavoro per approfondire l’evoluzione di questo compo- nente meccanico lo offre la ri- cerca storica del professor Wi- told Rybczynski, un architetto scozzese che nel 2000 ha pub- blicato un testo sulla viteria e gli utensili derivati da essa dal titolo “One good turn: a natural history of the screwdriver and the screw”. Rybczynski docu- menta che i primi giravite, pa- rola derivata dal nome origina- le dell’utensile in lingua france- se tournevis e poi turnscrew in inglese, e relative viterie esiste- vano fin dal Medioevo anche se il loro utilizzo era contingente a specifiche realizzazioni. La Ri- voluzione Industriale, con la scoperta e lo sfruttamento delle macchine a vapore la cui appli- cazione più prodigiosa è sicu- ramente quella legata alla tra- zione di veicoli terrestri ed im- barcazioni di varia destinazio- ne, favorisce la produzione se- riale di questi semplici sistemi di collegamento per strutture e organi meccanici delle nuove macchine. Rybczynski fa risali- re le prime sperimentazioni per la produzione di viti per il legno su scala industriale ai britanni- ci Jacob e William Wyatt che nel 1760 brevettarono un tornio per viti a dir poco precursore dei tempi; infatti, alcune delle sue caratteristiche le ritrovia- mo ancora oggi, dopo ben 250 anni, sui nostri torni anche a controllo numerico. La piccola fabbrica per la produzione di viteria per il legno dei fratelli Wyatt non ebbe una vita lunga e fallì nel 1776, dopo solo sedici anni di attività. Di contro, i nuo- vi proprietari della fabbrica, do- po alcune modifiche, ottennero una produzione giornaliera di ben sedicimila pezzi con solo trenta operai: un vero record per l’epoca! Era il 1777 quando l’inglese Jesse Ramsden (1735- 1800) lavorava alla costruzione di un nuovo modello di tornio, molto avanzato rispetto a quel- lo dei fratelli Wyatt, che riuscì a brevettare l’anno successivo. Nel 1797 l'ingegnere britannico Henry Maudslay (1771-1831) di- venne famoso per aver proget- tato e realizzato un tornio per viteria adatto alla produzione industriale che inglobava, po- tenziava e migliorava le felici intuizioni progettuali dei lavori dei fratelli Wyatt e di Ramsden. Maudslay brevettò la sua mac- china utensile e fondò la sua azienda che sarebbe rimasta leader per la costruzione di macchine utensili per molti de- cenni. Negli USA, ironia della sorte, appena un anno dopo da David Wilkinson brevetterà un Fig. 2, caratteristiche di un’elica cilindrica. L’elica è l’elemento fondamentale di una filettatura, poiché la caratterizza geome- tricamente e costruttivamente. Questa curva è descritta da un punto che compie, simultaneamente, due moti uniformi: uno circolare, secondo un angolo costante, ed uno rettilineo su di una superfice cilindrica o conica. Fig. 3, Archita, il primo teorico che ha organizzato gli studi sull’elica
  • 26. 2626 tornio quasi del tutto simile a quello di Maudslay. L’invenzio- ne del tornio a torretta del 1840 e della sua diretta derivazione la macchina automatica per viteria del 1870 avevano drasti- camente ridotto il costo unita- rio e l’utilizzo di questi elemen- ti di fissaggio filettati, e auto- matizzato sempre di più il con- trollo delle stesse macchine utensili che le producevano! Alle viti va riconosciuto anche il grande merito di aver intro- dotto il primo concetto di stan- dardizzazione, dovuto alla com- parsa sul mercato di svariati formati incompatibili tra di loro e che rendevano estremamente difficile la manutenzione e la riparazione di macchine. Fu l’inventore inglese Joseph Whitworth, che tra le altre cose aveva anche collaborato con Charles Babbage alla costruzio- ne del primo calcolatore mec- canico, a risolvere questo pro- blema poiché comprese che il successo della nascente indu- stria meccanica passava anche per la normalizzazione dei si- stemi di lavorazione. Nel 1841 Whitworth concepì uno stan- dard per le filettature basato sul profilo del filetto avente un’angolazione al vertice di 55° e passo standard per un diame- tro dato. L’adozione di questo standard da parte delle imprese ferroviarie fu l’esempio che permise la sua grande diffusio- ne. Il British Standard Whit- worth, anche noto con l'acroni- mo BSW, era il primo standard internazionale se considerate che, all’epoca, il Regno Unito aveva un vasto impero. Nel se- colo scorso il BWS viene codifi- cato nella norma BS 84:1956 da cui la EN 148-2 2000. Per tutto il XIX secolo le forme più comu- nemente usate per la testa del- le viti erano tonde, quadre ed esagonali mentre l’intaglio per BASI PER IL DISEGNO Fig. 5, Sir Joseph Whitworth intuì la necessità di unificare i parametri dimensionali delle viti per facilitarne la produzione e la diffusione, agevolando così enormemente la manutenzione delle macchine del tempo che le adottavano. Nel dettaglio, a de- stra, il profilo caratteristico delle filettature Whitworth. Fig. 4, Henry Maudslay ed il suo tornio per viteria, uno dei primi specializzati nella realizzazione diprodottisu scala industriale
  • 27. 2727 E LA PROGETTAZIONE Fig. 7, David Wilkinson e i disegni estratti dai due fogli del suo brevetto di tornio per viteria Fig. 6, la gamma di viti prodotta col tornio inventato da Henry Maudslay: dalla viteria per il legno a quelle per i macchinari.
  • 28. 2828 BASI PER IL DISEGNO Fig. 8, i disegni particolareggiati per il brevetto del giravite con punta a croce. Si noti che oltre al nome di Henry Phillips figu- ra anche quello di T. Fitzpatrick.
  • 29. 2929 E LA PROGETTAZIONE l’utensile consisteva in una semplice scanalatura interna diritta. Queste viti erano di fa- cile lavorazione ed erano im- piegate nella maggior parte delle applicazioni. La ricerca di Rybczynski documenta che tra il 1860 ed il 1890 furono regi- strati tantissimi brevetti di macchine per la produzione di viteria metallica… brevettate ma non prodotte a causa delle difficoltà tecnologiche e dei costi del tempo. Nel 1908 il ca- nadese P. L. Robertson brevettò una macchina per viteria in grado di produrre un modello con testa tonda ed intaglio qua- drato e nel 1911 una per intaglio esagonale. Nei primi anni Tren- ta del secolo scorso lo statuni- tense J. P. Thompson inventò la vite con intaglio a croce e poi vendette il brevetto a Henry F. Phillips, fondatore della Phil- lips Screw Company. Phillips ebbe notevoli difficoltà a trova- re una officina in grado di inta- gliare il nuovo tipo di testa, fino a quando contattò la giovane società American Screw Com- pany che credette ed investì nell'idea, ottenendo un notevo- le successo. Fig. 9, l’inventore canadese P. L. Robertson con il disegno di brevetto di una vite per il legno con la testa riportante un inta- glio quadrato, nel dettaglio l’estremità del giravite ad essa relativo e una foto dell’utensile con una scatola di viti. Fig. 10, disegno per la registrazione del brevetto della vite con l’intaglio a croce e la foto dell’industriale Henry Phillips che le ha sviluppate e commercializzate.
  • 30. 3030 P iccinato è stato l’architet- to della mia infanzia. Ho vissuto giocosamente le sue architetture nella Mostra d’Oltremare di Napoli negli anni ’70 quando mia madre mi ci portava nei mesi estivi dopo la chiusura scolastica. In quel perio- do la Mostra non godeva di ottima salute e aveva un aspetto molto diverso da quello attuale. Sarebbe veramente molto bello poter fare il download dei nostri ricordi, specie di quelli che “filmiamo” quando un posto ci piace particolarmente: sarebbe un contributo notevole per eseguire delle ricostruzioni e delle ricerche storiche non indifferenti. I racconti dei nostri genitori sull’i- niziale splendore di quei luoghi, i primi studi di storia antica delle elementari e l’innata fantasia in- fantile contribuivano a rendere la Mostra lo scenario ideale per i no- stri giochi avventurosi, che ci por- tavano a girovagare tra le decine di chioschetti in rovina sparpagliati nel parco, a gareggiare nella ricer- ca dell’uscita dalle siepi labirinto adiacenti l’edificio della piscina, ad esplorare i padiglioni espositivi esclusi dalle manifestazioni fieri- stiche perché troppo dissestati o troppo fascisti, ad avventuraci nel- le serre tropicali abbandonate da lustri in cui era cresciuto di tutto, a perlustrare l’Arena Flegrea con i resti delle scene di passate stagio- ni liriche estive del Teatro San Carlo… Tutto ciò, per noi bambini, era un qualcosa di eccezionale, da raccontare agli amici una volta tornati a casa. Purtroppo al fascino irresistibile che quelle strutture in rovina esercitavano su di noi, cor- rispondeva un’enorme trascura- tezza di quegli anni a cui si som- marono anche i danni del terremo- to del 1980 e quelli causati dalla prolungata permanenza dei terre- motati, ospitati nei container dei giardini della Mostra d’Oltremare. L’architettura di Piccinato è ovvia- mente quella del Ventennio fasci- sta, un periodo in cui era, a dir po- co, difficile emergere ed esprimere una poetica progettuale propria anche se il no- stro architetto riuscirà, con estrema disinvoltu- ra, a ritagliarsi un ampio margine di notorietà. Nasce a Legnago (VR) il 30 ottobre 1899 e nel 1923 si laurea all'Univer- sità "La Sapienza" di Ro- ma presso la Scuola Su- periore di Architettura appena istituita. È un architetto estremamente dinamico e antesignano dei tempi, per progettua- lità e visione urbana, pur conservando un profon- do rispetto e una grande conoscenza della storia e un grande amore per il paesaggio naturale ed il territorio, doti queste che subito gli apriranno le porte della carriera didattica e professio- nale. Piccinato riesce a sintetizza- re una sua personalissima visione dell’architettura e dell’urbanistica grazie allo studio delle matrici sto- riche del territorio su cui era chia- mato a operare. I suoi progetti non entrano mai in conflitto con le preesistenze di un luogo, pur con- servando il loro carattere innovati- vo e la loro originalità. Le tracce lasciate con equilibrio e delicatez- za su città ricche di storia come Matera, Roma, Napoli sono ancora ben visibili e ricche di suggestio- ne, come nel caso della Mostra d’Oltremare. La sua grande capaci- tà di analizzare la quotidianità ur- bana e le sue problematiche in ter- mini di logistica dei trasporti, ha- bitat umano, territorio costruito e paesaggio circostante, gli hanno consentito di formulare ipotesi e modelli di sviluppo delle città che l’hanno portato a essere uno tra i maggiori urbanisti italiani, talvolta indicato quasi come un profeta della città anche a livello interna- zionale! Aveva assimilato le teorie compositive della scuola tedesca, in auge in quegli anni, che conce- piva la città come combinazione di masse e di sistemi urbani princi- pali e l’aveva relazionata alla real- tà storica del nostro Paese, quando ancora ci si poneva il problema di creare un equilibrio tra vecchie città e nuovi centri abitati, deter- minando una sua visione unitaria che troverà ampio sfogo nel Grup- po Urbanisti Romani (GUR) che DESIGNER Luigi Piccinato di Salvio Giglio
  • 31. 3131 R’s STORY Mostra d’Oltremare, l’Arenaflegreanel1939durantelacostruzioneMostra d’Oltremare, il Teatro Mediterraneo, 1940 Mostra d’Oltremare, piazzale Libia-Egeo 1940Mostra d’Oltremare, piazzale Eritrea 1940 Foto aerea della Mostra d’Oltremare di Napoli nel 1940. Al centro la maestosa fontana dell’Esedra
  • 32. 3232 DESIGNER In alto piano regolatore di Sabaudia (LT) e plastico del Centro, Luigi Piccinato ed associati, 1932
  • 33. 3333 R’s STORY fonda nel 1926 assieme a Gaetano Minnucci con il quale sfrutta le occasioni offerte dalla politica del regime, partecipando a molti dei concorsi per la stesura di nuovi piani regolatori banditi in quel periodo: Aprilia, Arezzo, Assisi, Brescia, Cagliari, Catania, Foggia, Padova, Palermo, Perugia, Pisa, Roma e Sabaudia. In questa fase Piccinato, nonostante le passate collaborazioni professionali con Piacentini e Giovannoni e la sua partecipazione alla rivista Archi- tettura e Arti Decorative, respira anche aria “nuova”. Nel 1928 è nel Movimento Italiano per l’Architet- tura Razionale; nel 1931 partecipa alla Ilª Esposizione di Architettura Razionale di Roma, dove si schiera apertamente contro Piacentini, che ritrova sul provocatorio “Tavolo degli orrori” il collage dei suoi sventramenti urbani. La cosa che più ammiro in questo maestro dell’urbanistica, che lo accomuna enormemente con Carlo Scarpa, è il profondo taglio etico e deontolo- gico dato alla professione basato su una profonda coscienza urbani- stica. Tutto ciò gli permette di creare una sua autonomia profes- sionale, una sua autorevolezza nel definire la figura di urbanista a cui si può chiedere, fiduciosamente, la costruzione della città. Questi pensieri emergevano con maggior forza quando Piccinato faceva ri- ferimento a certi “tecnici funzio- nari” degli uffici comunali, trovan- doli totalmente carenti di tre doti fondamentali per assolvere piena- mente alla funzione a cui erano chiamati: una “tecnica modernis- sima”, la “capacità di sintesi” e la “coscienza urbanistica” che, a suo parere, sono tra le componenti es- senziali del mestiere! Il professio- nista immaginato da Piccinato deve, in ogni caso, essere un ”architetto integrale” capace, cioè, di interpretare il rapporto in cui l’architettura, pur essendo la ma- trice dell’urbanistica, resta fedele ancella e di saper riconoscere nell’arte e nella scienza due com- ponenti essenziali della materia, senza precludere l’apporto prove- niente da altre fonti. La piena ma- turazione di questo processo è perfettamente evidente nell’impo- stazione che diede al nascente Istituto Nazionale di Urbanistica nel 1930. E’ un periodo denso di successi e riconoscimenti. Dal 1930 è Libero docente di Urbanisti- ca, professione che eserciterà presso la Scuola Superiore di Ar- chitettura di Napoli fino al 1947. Nel 1933 vince il Gran premio alla Vª Triennale di Milano; nello stes- so anno fino al 1934 è assistente del corso di Applicazioni urbani- stiche alla Scuola di Perfeziona- mento di Urbanistica a Roma. Nel 1934 la realizza Sabaudia (LT) un progetto da cui emerge tutta la volontà di un’innovazione compo- sitiva incarnante un riconoscibile stile italico per le concezioni volu- metriche e la pulizia estrema, qua- si minimalistica, del costruito che la rendono ancora oggi una delle cittadine laziali tra le più amene e rappresentative di quel periodo. La seconda metà del decennio vede Piccinato ormai completamente immerso nelle sue ricerche sulla “scienza del territorio” come testi- moniano i PR di Benevento, La Spezia, Castellammare di Stabia, Treviso, Napoli, Ivrea, Sorrento e Monte Faito. Nel 1937 l’Enciclope- dia Italiana gli chiede la redazione del lemma «Urbanistica» in cui affermerà: “[…]tutto il complesso delle discipline che hanno per og- getto i vari aspetti della vita degli agglomerati urbani” di cui l’archi- tettura fa parte assieme alla “igiene urbana, la statistica, la le- gislazione, la tecnica dei servizi pubblici, l’economia e la politica”. In quell’anno Piccinato partecipa al I congresso dell’INU. Piccinato trasformò il periodo di inattività legato al conflitto bellico come occasione di studio approfonden- do le ricerche sulla storia delle città medievali e attendendo alla stesura del Manuale di Urbanisti- ca, che nel 1943 presenta come una dispensa universitaria. Moti- vo di amarezza è la vicenda dell’E- sposizione Universale di Roma del 1942 con le continue modifiche al progetto, di cui aveva ricevuto in- carico nel 1937 assieme a Pagano, Vietti, Rossi e Piacentini e che passerà definitivamente nelle sole mani di quest’ultimo. Nello stesso anno la casa di produzione SAGIF Artisti Associati gli assegna il pro- getto per la realizzazione delle scenografie del film La fortuna viene dal cielo, girato negli Stabili- menti FERT di Torino, L’immedia- to dopoguerra vede Piccinato atti- vo su diversi fronti. Nel 1945 è uno dei membri della Commissione per i Piani di Ricostruzione presso il Ministero dei Lavori Pubblici e per esso redige, in pochi anni, quelli di Campobasso, Segni, Le- gnago, Civitavecchia, Palestrina e Pescara. Nello stesso anno fonda e dirige, con Mario Ridolfi, la rivista Metron e aderisce all’Associazione per l’Architettura Organica (APAO) fondata da Bruno Zevi, Mario Ri- dolfi e Pier Luigi Nervi. Nel 1946 elabora una tecnica urbanistica, specifica per la ricostruzione post bellica, che presenterà nel Manua- le dell’architetto di quell’anno. Il 1946 è anche l’anno del PR di Na- poli considerato, giustamente, co- me uno dei prodotti migliori della cultura italiana del momento… Tuttavia esso intralciava enorme- mente le mire di certi politici della giunta comunale lauriana e di ta- luni costruttori edili. Ecco perché il PR sarà prima frettolosamente considerato superato e poi in parte copiato e manomesso per permet- tere il saccheggio urbano delle zone collinari della città! Una vi- cenda paradigmatica che, proba- bilmente, ispirerà Francesco Rosi per il suo film Le mani sulla città del 1963. Un’importante parentesi
  • 34. 3434 DESIGNER Concorso per il Palazzo Littorio, Roma, 1934 (non realizzato) Villa Guerra, Parioli, Roma, 1925 Stadio per 30.000 posti, Pescara, 1955Villa Bossiner, Roma, 1943 Teatro Eliseo, via Nazionale, Roma, 1936 - planimetria Casa coloniale a corte, 1933 Appartamenti, via Nicotera, Roma, 1937Teatro Eliseo, via Nazionale, Roma, 1936 - interno
  • 35. 3535 R’s STORY professionale e didattica occupa Piccinato in Argentina tra il 1947 e il 1950. Gli anni ’50 vedono Picci- nato impegnato e appassionata- mente partecipe alla querelle sulla funzione sociale che l’architettura ed urbanistica avevano acquisito in quel periodo, trascinandolo più volte sul campo di varie battaglie per la salvaguardia dell’ambiente e dei centri storici e l’aggiorna- mento del quadro legislativo. Pic- cinato sintetizza così il suo pen- siero di quegli anni: “…per creare una più viva coscienza urbanistica non v’è altro da fare che fare dell’urbanistica. Trasferire cioè il pensiero teoretico in una sede di pragmatismo quotidiano”. Nel 1950 è ordinato da Giuseppe Samo- nà Professore Ordinario di Urbani- stica all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Nel 1952 diventa Vice- Presidente dell’INU. Dal 1953 è alle prese con i piani urbani di Matera, Caprarola, Pado- va, Siena, Bassano del Grappa, Ro- ma, Abano, Carrara, Legnago, Ma- cerata, Rosignano Marittimo, L’A- quila e Benevento, in Italia, e di Atakoy, Eilat, Istanbul e Bursa in Turchia, oltre a numerose altre esperienze di progettazione. Nel 1954 è parte del Comitato di Ese- cuzione Tecnica per il Nuovo Pia- no Regolatore di Roma, tra i cui membri emerge il nome di Ludovi- co Quaroni. È stato consigliere co- munale di Roma per il Partito So- cialista Italiano dal 1956 al 1960 Il 1959 termina la fase di partecipa- zione agli appuntamenti architet- tonici di grande rilevanza con il concorso per il quartiere CEP alle Barene di S. Giuliano a Mestre, di cui realizzerà il progetto insieme a Samonà e Astengo. Le sue propo- ste finalizzate a un nuovo assetto alla città avviano gli studi per il Codice dell’Urbanistica nel 1960. Nel 1961 aggiorna la voce «Urbanistica» per l’Enciclopedia Italiana. Tra gli anni ’60 e ’70 ela- bora numerosissimi piani urbani: Civitavecchia, Latina, Merano, Na- poli, Bolzano, L’Aquila, Roma, Ve- nezia, Pisa, Fano, Catania, Carrara, Monza, Rosignano Marittimo, Go- rizia, Grosseto, Orvieto, Macerata, Latina, Pisa, Sabaudia, Monfalcone nel nostro Paese; Eilat, Skopje, Istanbul in Turchia; Tel Aviv in Israele, oltre a una serie di varianti e di piani per diverse città algeri- ne. Nel 1963 lascia lo IUA di Vene- zia per passare alla Facoltà di Ar- chitettura di Roma per mantenere l’incarico sino al 1975. Negli ultimi anni della sua vita è ancora do- cente in molte sedi universitarie anche all’estero, è membro di di- verse istituzioni prestigiose e rice- ve riconoscimenti importanti. Nel 1983 espone a Roma alla mostra “Cinquant’anni di professione”. Muore il 29 luglio dello stesso an- no. Due riviste di cui Luigi Piccinato è stato redattore
  • 36. 3636
  • 37. 3737 INTERVISTE Jocelyn Groizard C hi è Jocelyn Groizard? Sono io! Ho 18 anni, sono uno studente universita- rio e vivo in Francia nel- la regione della Vandea. Sono un utente di SketchUp e il creatore del marchio automobilistico vir- tuale AVANTIS MOTORS. Adoro le auto sin da quando ero bambino e mi piace collezionarne modellini in scala 1/43; forse è per questo che ho sempre voluto creare le mie macchine. Mi piace anche la musica e i racconti polizieschi francesi. Cosa studi? Gli studi che stai fa- cendo hanno attinenza con la tua passione di automotive designer? Sto iniziando il secondo anno del biennio della Facoltà d’Ingegneria; in questo periodo studierò le basi per l’ideazione dei prodotti, un percorso abbastanza difficile dal momento che dovrò dare esami di fisica, matematica, meccanica nonché per le loro svariate appli- cazioni impiegate per creare varie cose: dalle auto alle barche, dai mobili alle macchine industriali. Nel Triennio successivo studierò, invece, materie più propriamente ingegneristiche, seguendo un per- corso formativo in cui il tempo sarà suddiviso tra i corsi universi- tari e gli stages aziendali presso delle società locali. L'obiettivo dei miei studi è quello di diventare un project manager, magari proprio per una casa automobilistica! Quando hai iniziato a disegnare auto? Beh ... non lo saprei dire con preci- sione, dal momento che ho comin- ciato a disegnare auto sin dall’in- fanzia! Avevo 12 anni quando ho iniziato ad usare SketchUp, perio- do in cui avevo appena concepito il marchio Avantis e stavo elabo- rando alcuni modelli di auto su carta. Il primo modello 3D di Avantis realizzato in SketchUp risale al 2011. Cosa vuoi fare da grande? Come ho già detto, mi piacerebbe diventare un ingegnere e lavorare per una casa automobilistica co- me, per esempio, la Peugeot; sa- rebbe bello progettare per il repar- to motori o per quello della car- rozzeria magari occupandomi di aerodinamica. In alternativa non disdegnerei assolutamente delle proposte di lavoro provenienti dai produttori di giocattoli special- mente se sono per la creazione di automobili giocattolo! Chi è il tuo designer d’automobili preferito? Beh, questa non è una domanda Un giovane francese, studente d’ingegneria, che disegna auto da sempre. Il suo sogno più grande, dopo la laurea, è quello di lavorare in un’azienda automobilistica per partecipare all’elaborazione di carrozzerie avveniristiche. Adora i modellini di automobili di tutto il mondo e li colleziona appassionatamente. Insieme a Gontrand Nyung e Lorenzo Caddeo ha fondato un brand virtuale di cui già abbiamo dato notizia della nascita: ANT automotive. di Salvio Giglio
  • 38. 3838 Avantis Motors INTER Alcuni modelli di Jocelyn Groizard realizzati per il suo brand AVANTIS Avantis Sixteen Avantis eXa DTM Avantis eXa Avantis Climber
  • 39. 3939 RVISTE facile!.. Non perché non ci siano designers particolarmente interes- santi ma perché sono io che non li conosco tutti: non ho mai studiato design, sono solo un appassionato di auto! Conosco i lavori di alcune firme famose, come: Flaminio Ber- toni, il designer del fantastico Ci- troën DS e della mitica Citroën 2CV; di Giorgetto Giugiaro, che ha creato auto molto belle come la Subaru SVX; di Patrick Le Quément, autore dell’eccentrico Renault Avantime. Renault e Peugeot sono due grandi marchi storici francesi del settore automotive, tra loro quale delle due preferisci? Hmm ... Per prima cosa ti invito a non dimenticare Citroën perché, anche se appartiene al gruppo Peugeot, la sua produzione è dav- vero diversa rispetto all’altro brand. Il mio marchio preferito è quello della Peugeot; infatti, ho sempre pensato che le loro auto sono veramente belle ed efficienti su strada. Prendi, ad esempio, la 406 Coupé Pininfarina: è un’auto davvero incredibile. Citroen viene al secondo posto, la sua fantastica storia si basa su grandi successi come la 2CV, la DS, la SM e molti altri. Al terzo posto, della mia clas- sifica personale, c’è la Renault per- ché, anche se ha prodotto vetture impressionanti come la Twingo, la Espace, la R4, la R5, ecc., preferi- sco il design delle altre due mar- che. Come vedi gli sviluppi futuri della produzione automobilistica? Le auto del futuro non saranno molto diverse dalle nostre vetture attuali, almeno nella forma. Esse saranno sicuramente differenti per il tipo di energia e per il siste- ma di guida che impiegheranno. Il carburante sarà diverso: ormai tut- ti sanno che la benzina non è una risorsa illimitata e che inquina molto. Ecco perché i produttori di automobili dovranno convertirsi alle motorizzazioni alimentate con energie alternative come le celle di combustibile, come per l'idroge- no e le batterie elettriche. Anche il sistema di guida cambierà: già ora le auto hanno acquisito tantissimi nuovi controlli per la guida assi- stita; ecco perchè possiamo facil- mente immaginare un futuro pros- simo, in cui le automobili saranno autonome e azionate da comandi vocali per viaggiare su strada. Cre- do però che sopravvivranno anche alcune automobili dalla guida si- mile a quella attuale, solo più sicu- re, perché guidare è anche un pia- cere! I motori della AVANTIS MOTORS so- no “ecologicamente sostenibili” anche se al momento sono solo delle creazioni virtuali? Cerco di fare del mio meglio! At- tualmente creo le automobili par- tendo dal loro design, successiva- mente mi immagino le motorizza- zioni con cui mi piacerebbe equi- paggiarle generalmente opto per un benzina o un diesel fino a 4 ci- lindri. Recentemente ho sviluppa- to una tecnologia ibrida e ho dise- gnato alcune vetture ad idrogeno come, ad esempio, l’Avantis Astu- ria e la generazione precedente di Avantis Estima Hybrid, perché credo molto in questa tecnologia. Sul tuo sito è possibile vedere una vasta gamma vetture tra cui molte anche sportive. Nei tuoi progetti ci sono anche i veicoli industriali? Beh ... non lo so. Mi piace molto sviluppare le autovetture, da quel- le comuni, che vediamo in giro tutti i giorni, come le citycar, i grandi SUV, le berline di medie dimensioni fino ai grandi MPV. Ho anche elaborato alcuni furgoni ma non ho mai pensato ad autobus, camion, trattori e similari non per- ché non mi piacciono ma perchè non sono realmente interessato ad essi. In ogni caso potrebbe essere una buona idea da sviluppare. Parlami della rottura con la Koza- ma, chi è stato il primo a prendere la decisione di fondare l'ANT Au- tomotive? Mi ricordo che il primo a parlarne fu Gontrand. Voleva creare un nuovo gruppo di auto per rafforza- re la posizione del suo marchio la NEG, dal momento che era stato un po' dimenticato visto che in Kozama confluivano parecchi brand e il tutto risultava estrema- mente dispersivo. In un primo mo- mento Gontrand mi parlò di questa sua nuova idea che non prevedeva assolutamente una rottura totale con il gruppo di Jennarong. Nyung, infatti, voleva solo creare un distaccamento europeo della Kozama che riunisse le case auto- mobilistiche virtuali attualmente presenti su G+ tra cui ci sarei stato io e Lorenzo Caddeo. La cosa non piacque molto al CEO di Kozana che aveva una visione delle nostre attività completamente diversa dalla nostra e con non pochi sacri- fici per la nostra autonomia. Fu così che abbiamo deciso di uscire da Kozama e di fondare ANT. Tu, Lorenzo Caddeo e Gontrand Nyung: solo soci o amici? Siamo buoni amici! Ho conosciuto per primo Gontrand nella Ware- house di SketchUp per via della lingua dal momento che siamo entrambi francofoni. Qualche tem- po dopo abbiamo cominciato a fa- re alcuni progetti insieme e siamo diventati molto amici proprio gra- zie a questo. Per Lorenzo è andata, più o meno, allo stesso modo: ci siamo conosciuti sempre nella Warehouse e poi su G+ e successi- vamente abbiamo elaborato alcuni progetti insieme… La recente fon- dazione di ANT sta contribuendo sicuramente a farci conoscere molto meglio. Nella mia mente abbiamo tutti e tre lo stesso modo di vedere il nostro lavoro: ognuno
  • 40. 4040 INTERVISTE di noi tre, come per ogni cosa, ha punti forti e punti deboli, aver messo su questo team ci permette di enfatizzare i primi riducendo al minimo i secondi; questa sicurez- za ci consente di lavorare insieme in un'atmosfera veramente molto piacevole. Quali sono i punti forti e i punti deboli di Lorenzo e Gontrand? In primo luogo mi piacciono molto le loro auto. Pur avendo una pro- duzione molto diversificata le loro creazioni sono sempre molto ori- ginali e mi sorprendo sempre quando trovo un loro progetto nel- la ricerca di Google. Mi piace sem- pre essere sorpreso da un bel pro- getto ricco di dettagli impressio- nanti. Hanno mentalità e intelli- genza che gli permettono di diver- tirsi e godere del loro lavoro. Noi tre amiamo semplicemente la pro- gettazione automobilistica ne sia- mo appassionati e non disegnia- mo auto così, tanto per fare qual- cosa, ma perché le amiamo vera- mente! Mi piacerebbe che Lorenzo si gettasse alle spalle le sue vec- chie insicurezze, perché sta cre- scendo tantissimo e i suoi ultimi lavori lo testimoniano. Oltre a Lorenzo e Gontrand chi ti piace come automotive designer su Google Plus? Chi mi piace? Beh ... Mi piacciono sicuramente i disegni di Ross M. le sue vetture sono molto belle, con un elevato livello di dettaglio e i suoi rendering sono a dir poco perfetti. Humberto Anez è un altro talentuoso dell’automotive che ho incontrato nella Warehouse; è il fondatore di AUTOMOBILES VIVA e abbiamo anche fatto alcuni pro- getti insieme. Un tuo parere sincero sulla nostra Community È una grande comunità e sono feli- ce di farne parte. È molto comple- ta, ad essere onesti, e apprezzo le diverse sezioni tematiche da cui è formata legate alle nuove tecnolo- gie CAD... Sono solo un po' deluso dal fatto che non ho ancora trova- to una comunità francese del ge- nere: sarebbe stato fantastico! Ma la Community italiana è chiara- mente impressionante e la vostra lingua non è così difficile da capi- re per me, anche se non l’ho mai studiata! Cosa ne pensi di CADZINE? Una buona idea! Fondare e con- durre una Community è una cosa; creare una rivista che riassuma tutte le cose che accadono in essa con i vari argomenti, le interviste dei membri, ecc. è un altro paio di maniche!.. Spero che duri a lungo!
  • 41. 4141
  • 42. 4242 Gontrand Nyung C hi è Gontrand Nyung? Un giovane studente bel- ga diciannovenne che studia automazione in- dustriale, da sempre appassionato d’arte e, in particolar modo, di de- sign automobilistico il cui sogno nel cassetto è quello di poter vendere, un giorno, i suoi mo- delli automobilistici ad ate- lier d’automotive e a soft- warehouse che sviluppano videogiochi. Quando hai scoperto di avere tan- to talento nel disegno? Ho scoperto la mia passion per l’automotive a nove anni circa, quando un giorno un amico di mia sorella, che conosceva questa mia grande passione per le auto, mi regalò un poster di una Dodge Vi- per. Da quel momento, per oltre un mese, ho provato a riprodurre quel disegno talvolta anche senza aver- lo davanti. Quando lo completai mi resi conto che potevo provare a fare qualcosa di più e cominciai a provare… e ancora oggi, del resto, ci provo. Come hai scoperto SketchUp, da quanti anni lo usi? Ho scoperto questo modellatore circa sei anni fa in seguito ad una mia ricerca su Internet: “Come so- no fatte le auto per i videogames” e dalla pagina di un sito trovai una lista di software 3D tra cui c’era anche SketchUp; affinando la ri- cerca trovai che questo figu- rava tra i migliori programmi gratuiti e che aveva ricevuto tantissime critiche positive. Fu così che decisi di provarlo in sostituzione ai disegni car- tacei. Sei un ragazzo con grandi senti- menti, un valore che oggi sta scomparendo... Ti ha creato pro- blemi la tua sensibilità? Hahahah, un ragazzo con grandi sentimenti, ehm, chi io? Si, ma non con tutti! Rispetto chi mi ri- spetta assicurandogli sempre la massima lealtà! Oggi viviamo in una società individualisti- ca che ha perso di vista i grandi valori collettivi come la tolleranza, il rispetto dei diritti altrui, la condivisione delle risor- se… forse sopravvive solo la condi- visione delle conoscenze vissuta collettivamente. Paradossal- mente tantissime persone tendono ad esporre di più i loro errori e debolezze agli occhi del mondo. Da ciò mi torna in mente una massima di Antoine de St Exupery: “Il cuore guarda con chiarezza l’es- senza delle cose che è invece invi- sibile agli occhi”. Un guerriero dell’automotive che disegna a ritmo di dubstep strepitose automobili piene di stile, poten- tissime che preannunciano il futuro della categoria ultra sport. Studia automazione industriale e dopo proseguirà con la facoltà d’ingegneria. Le sue auto, come quelle della A.N.T. Automotive hanno un’ani- ma! Scopriamo perché…. di Salvio Giglio INTER
  • 43. 4343 RVISTE NEG CAR In alto, la sede virtuale della NEG CAR e alcuni modelli di auto realizzati da Gontrand Nyung per il suo brand.
  • 44. 4444 Cosa ne pensi del bullismo? Odio il bullismo! È un modo di agi- re abominevole che può distrugge- re la vita di tantissimi ragazzi, spesso portando le vittime ad una tragica sottostima di se stessi e, talvolta, anche a gesti estremi! Chi è il tuo disegnatore d'automo- bili preferito nel mondo reale? Sinceramente non ho ancora uno specifico punto di riferimento nell’automotive. La mia fonte d’i- spirazione è Horacio Pagani, ho una grande ammirazione per uo- mini come lui: nato in una fami- glia della classe media, quasi dal nulla ha fondato una compagnia come Pagani. Osservando persone come queste possiamo solo restar- ne ammirati. Cosa significa per te disegnare? Chi mi conosce sa che il disegno è il mio Nirvana, un modo per espri- mere il mio stato d’animo, i miei desideri o il mio sconforto. Cosa ti piace di più della tua scuo- la e cosa ti piace di meno... Mi piace la vicinanza e l’unità che ho con i miei amici e quella piace- vole atmosfera amichevole che si è creata col passare del tempo. Quel che non riesco proprio a sop- portare sono i saccenti e il loro atteggiamento di superiorità verso gli altri. Cosa è Google Plus per te e come lo utilizzi? G+ è il luogo in cui condivido le mie passion con persone che ama- no, come me, la modellazione 3D e il disegno; è anche un utilissimo strumento con cui condividere le mie creazioni e dove poter ammi- rare e studiare quelle degli altri Come hai conosciuto Jocelyn e Lorenzo? Ho visto i loro modelli e li ho com- mentati nella Warehouse di Sket- chUp. Poi siamo passati su G+, un Social che ci è piaciuto subito molto ed è stato lì che ho scoperto che Jocelyn era della Francia me- ridionale… mi sono sentito meno solo come francofono. Parlaci della rottura con Jenna- rong No, no, non ho tagliato i rapporti con Jennarong, solo che io non voglio sentirmi legato esclusiva- mente al suo brand virtuale ZEPHI- RYUS, anche se inizialmente vi ho aderito completamente. In defini- tiva, la mia partecipazione a que- sto brand si è evoluta nel tempo diventando un qualcosa che si po- trebbe paragonare ad “un elettrone libero”. Devo riconoscere che Jen- narong è stato colui che mi ha spinto a superare i miei limiti nel- la modellazione 3D, nonostante il fatto che io non possedessi un Mac per computer e una moltitudi- ne di programmi per la grafica. Questo è stato un ottimo stimolo per crescere graficamente, nono- stante le differenze di hardware e software. Inoltre, ancora oggi io sono spesso il suo primo riscontro per i suoi rendering. Quali sono gli obiettivi del gruppo A.N.T AUTOMOTIVE per il design automobilistico? Il primo obiettivo di A.N.T. AUTO- MOTIVE è quello di riunire sotto un unico brand virtuale i singoli desi- gners europei. Ad ogni membro è garantita sia la massima in- dipendenza che collaborazio- ne reciproca, ecco da cosa na- sce il nome “ANT” (formica in inglese N.d.R.). Provare noi stessi condividendo le nostre co- noscenze senza voler imporre un codice di condotta o di progetta- zione, questo è il nostro secondo obiettivo!.. Noi siamo molto più di una semplice alleanza tra brand. Il nostro terzo traguardo è quello di proporre un’alternativa a ZEPHI- RYUS togliendoli il monopolio al- meno nell’ambito di G+. Come hai conosciuto la nostra Community? Quando ho cominciato a condivi- dere su G+ i miei lavori cercavo anche un gruppo o una Communi- ty CAD dove confrontarmi e cre- scere, poi è arrivata “ARS desi- gners” e subito mi ci sono iscritto. I tuoi disegnatori preferiti su G+? Ce ne sono tanti! Parlando di dise- gnatori che come me modellano supercar e hypercar apprezzo mol- to i lavori di Jennarong, Will (Shimmy) e Catalin. Perchè non avevi messo prima la tua foto di profilo su G+? Oggi viviamo in un mondo in cui le apparenze sono tutto. Non lo avevo fatto prima perché avevo l’obiettivo di farmi conoscere at- traverso i miei lavori e non attra- verso il mio aspetto fisico. Non mi aspetto brutte sorprese per averla messa adesso grazie all’aria co- smopolita che si respira su G+; in- fatti, coloro che chiamo scherzo- samente “amici 3D/G+” non ce ne sono due che vivono nella stessa città o nello stesso Paese: ognuno di noi proviene da un diverso background e questo, per assurdo, ci unisce. INTERVISTE
  • 45. 4545
  • 46. 4646 MUS A ncora oggi non è ben definita l'origine della parola Madrigale: po- trebbe derivare dal lati- no matrix-matricalis (di lingua materna, dialettale) o dal volgare Matriale, Madriale o Mandriale riferendosi al contenuto rustico e pastorale Tuttavia, potrebbe origi- narsi anche dal provenzale Man- dra Gal, "canto pastorale", o ancora dallo spagnolo Madrugada, "canto dell’alba". Questa forma musicale si è sviluppata diversamente nell'ambito di due realtà tempora- li: il Madrigale come espressione dell'Ars Nova del XIV secolo e il Madrigale che fiorisce tra Rinasci- mento e primo Barocco. Il Madri- gale del Trecento è una forma ca- ratteristica di musica non sacra, non religiosa, rivolta all'intratteni- mento. Ha per soggetto i temi dell’amor cortese o quelli agresti, pastorali; la musica è solitamente per due voci, a volte tre, e segue la tradizione medievale: la prima vo- ce (Superior) è preminente con libertà di ornamenti melodici, la seconda è complementare. Tra i più grandi compositori di questo periodo ricordiamo Francesco Landini, fiorentino, cieco dalla na- scita, e Iacopo da Bologna; una del- le fonti principali di questa forma musicale è costituita dal Codice Squarcialupi, realizzato a Firenze agli inizi del XV secolo e conserva- to presso la Biblioteca Medicea Laurenziana. Morto Landini (1397), il madrigale trecentesco soccombe sotto l'avanzare dell'Ars Nova francese, preludio dell’imminente affermazione in Italia delle musi- che e dei cantori fiamminghi. Col tempo, tuttavia, il contatto dei maestri franco-fiamminghi con il repertorio italiano, e in particolare con la frottola (genere predomi- nante di canzone popolare italiana nel corso di tutto il XV secolo e degli inizi del XVI secolo), deter- mina una seconda fioritura del Madrigale la cui rapida diffusione è agevolata anche dalle numerose edizioni a stampa; la prima appare a Roma nel 1530 ed ha per titolo: Raccolta Madrigali novi de diversi excellentissimi autori. Il madrigale cinquecentesco, dunque, ha per protagonisti sia compositori italia- ni che franco-fiamminghi e si af- ferma rapidamente grazie al facile ritmo del verso ottonario. Non es- sendo più vincolato ad una parti- colare forma letteraria, il madriga- le si apre a innovazioni formali e di stile: dalle due e tre voci si pas- sa, verso la metà del XVI secolo, alle cinque voci e, procedendo nel suo sviluppo, elimina la pressoché totale supremazia della Musica Sacra. Convenzionalmente, nel Madrigale cinquecentesco, si indi- viduano tre periodi. Il primo, collo- cato tra il 1530 e il 1550, vede l'ori- gine del genere ed è rappresentato soprattutto da Jacques Arcadelt e Philippe Verdelot, entrambi attivi di Nicola Amalfitano Il Madrigale Francesco Landini, in una miniatura del XV secolo del Codice Squarcialupi, suona un organo in miniatura (Wikipedia)
  • 47. 4747 SICA Frontespizio de “PRIMA STELLA. DE MADRIGALI A CINQVE VOCI. Di Orlando Lasso. Di Giouan Nascho. Di Zanetto di Palesti- na. Di Francesco Roscelli. ET ALTRI ECCELLENTISSIMI MVSICI. Nuouamente posti in luce.”. Venezia, 1570. Courtesy of Royal Holloway Repository, University of London
  • 48. 4848 MUSICA a Firenze. Lo stile musicale è simi- le alla chanson francese, molto in auge nella Firenze di quei tempi, con tutte le parti eseguite da voci umane, alternando un contrap- punto poco elaborato a sezioni omoritmiche. Il secondo, fino al 1580, con esponenti quali Adrian Willaert, Andrea e Giovanni Ga- brieli, Palestrina, Orlando di Lasso e Cipriano de Rore, è segnato dallo sviluppo della Scuola Romana, orientata principalmente verso la musica sacra e alla pura vocalità (Palestrina), e della Scuola Vene- ziana che arricchisce, invece, con strumenti sia il madrigale profano, sia la polifonia sacra (Andrea e Giovanni Gabrieli). L'ultimo perio- do, dal 1580 al 1620, ha per protago- nisti Carlo Gesualdo da Venosa, Claudio Monteverdi e Luca Maren- zio. Quest’ultimo rappresenta l'e- voluzione della tecnica compositi- va verso caratteri più drammatici. Carlo Gesualdo da Venosa incentra la sua opera sull'espressività del sentimento, soprattutto doloroso; usa toni estremamente cupi e tesi ricorrendo a forti dissonanze e brevi melodie. Con Monteverdi, il maggiore autore di madrigali oltre a Palestrina, il madrigale contrap- puntistico raggiunge il suo apice prima di evolversi nella monodia accompagnata. Monteverdi s'in- venta il Madrigale Concertato con una, due o più voci accompagnate dal basso continuo e da altri stru- menti come liuto, viola da gamba e tiorba. Sono celebri i suoi otto libri di madrigali, straordinari per in- venzione musicale, soggetti e alle- goria; Il Combattimento di Tancre- dí e Clorinda, sul testo della "Gerusalemme Liberata" di Tor- quato Tasso, pubblicato nel 1638 nel Libro VIII Madrigali guerrieri et amorosi è, senza dubbio, la più alta affermazione del madrigale dram- matico. Nel corso del XVI secolo appare, inoltre, il Madrigale Spiri- tuale, per contenuti affini alla lau- da, che riveste un ruolo importan- te per la diffusione della dottrina sacra; nasce come composizione a cappella ma non è rara l'esecuzio- ne con accompagnamento stru- mentale, soprattutto dopo il 1600. Privilegiata, in questo tipo di ma- drigale, è la rielaborazione di lavo- ri esistenti che appare evidente nel titolo di una raccolta di Aquili- no Coppini: Musica tolta da i ma- drigali di Claudio Monteverde, e d'altri autori … e fatta spirituale, a cinque, et sei voci. In pratica, lette- rati e musicisti si cimentano nel trasformare alcuni madrigali, ne sostituiscono il testo originale con versi in lingua latina ad argomen- to sacro cercando di rispettare, per quanto possibile, lo stesso tipo di atmosfera, le immagini poetiche e gli affetti dell’opera originale. “Melodia olympica di diversi eccellentissimi musici a IV, V, VI et VIII voci, nuovamente raccolta da Pietro Philippi Inglese, et data in luce. Nella quale si contegono i piu Eccellenti Madrigali che hoggidi si cantino.”. Antwerp, Belgio, 1594. Courtesy of Royal Holloway Repository, University of London Claudio Monteverdi, dipinto di Bernardo Strozzi, ca. 1640 (Wikipedia)
  • 49. 4949
  • 50. 5050 B envenuti a questo nuovo appuntamento con la Stampa 3D. In questa puntata ci occuperemo di un oggettino minuscolo ma im- portantissimo: il termistore. Que- sto componente elettronico è di fondamentale importanza per la nostra stampante perché regola la temperatura sia del piatto termico che dell’estrusore, comunicando al controller quando è stata raggiun- ta la temperatura ottimale di eser- cizio. È un argomento abbastanza corposo e corredato da una nutrita formulazione matematica che, se possibile, cercherò di evitarvi nel tentativo di offrirvi una panorami- ca sintetica di questo componente e i criteri di scelta per guidarvi nell’acquisto e, successivamente, nel montaggio. Cenno storico Si può considerare il termoscopio di Galileo, realizzato dallo scien- ziato nel 1606, come primo sensore di temperatura della storia. Nel 1821 il fisco estone T. J. Seebeck scopre che due metalli saldati in una giunzione, a diversa tempera- tura possono generare una tensio- ne elettrica. Sempre in quegli stes- si anni, il chimico inglese Sir Humphry Davy osserva che la re- sistenza elettrica dei metalli varia con la temperatura. Sarà Michael Faraday a scoprire il primo termi- store negativo NTC nel 1833; men- tre studiava il comportamento dei semiconduttori di solfuro d'argen- to, notò che la resistenza di questo diminuiva drasticamente con l'au- mento della temperatura. Nel 1871 Siemens realizza il primo prototi- po di termometro al platino. Solo nel 1930, negli USA, si arrivò al pri- mo brevetto per un’applicazione commerciale ad opera del co- fondatore della Duracel, Samuel Ruben . Descrizione e principio di funzio- namento Thermal resistor è il termine in- glese da cui deriva la parola termi- store nella lingua italiana. Un ter- mistore è un trasduttore di tempe- ratura caratterizzato da tempi di risposta relativamente veloci, ele- vata sensibilità, basso costo e scarsa linearità. Questi trasduttori elettrici impiegano la proprietà dei semiconduttori di variare la con- ducibilità elettrica attraverso la temperatura ed hanno un princi- pio di funzionamento molto simile di Salvio Giglio I termistori NEW HARDW Fig. 1. Un estrusore di una 3D printer e la relativa componentistica termica: termistore e resistore (S. Giglio) Un componente essenziale per la regolazione intelligente della temperatura dell’estrusore e del piatto termico. La sua funziona- lità è paragonabile a quella di un termostato ma le sue dimensioni possono essere veramente ridottissime senza contare i cam- pi d’impiego che questo componente può avere...
  • 51. 5151 WARE FOR CAD Come provare un termistore
  • 52. 5252 a quello delle termoresistenze. La sostanziale differenza tra le due famiglie di sensori risiede nel ma- teriale con cui sono realizzati e nella risposta che questa differen- za genera:  le termoresistenze sono compo- ste da materiali metallici condut- tori come, ad esempio, il platino la cui conducibilità elettrica e la corrente diminuiscono con la temperatura;  i termistori sono composti da materiali semiconduttori in cui è anche possibile ottenere una di- minuzione della resistenza con l’incremento della temperatura e il conseguente aumento della corrente elettrica. Per estensione al discorso si ricor- di che, mentre nei conduttori l’uni- co meccanismo in gioco nel tra- sporto dell’elettricità si basa sulle vibrazioni termiche del materiale, nei semiconduttori l'incremento di temperatura determina la rottura dei legami molecolari e la conse- guente generazione di portatori di carica. Additivando con pesanti drogaggi i semiconduttori, notere- mo che questi mostrano delle ca- ratteristiche analoghe a quelle dei conduttori: a basse temperature, i meccanismi di generazione elet- trica sono favoriti dalla notevole disponibilità di portatori rispetto alle termoresistenze. Questo aspetto favorisce anche la produ- zione di termistori di sensibilità termica superiore rispetto a quella offerta dalle termoresistenze. Differenze tra termistori PTC e NTC Come abbiamo visto i termistori possono funzionare con tempera- ture positive o negative, questo aspetto, legato al valore di resi- stenza del termistore che diminui- sce o aumenta in base al gradiente termico, permette di operare una distinzione del componente decli- nabile in due diverse categorie di impiego: o positivi (termistori PTC).  NTC da Negative Temperature Coefficient, nei quali il valore della resistenza è inversamente proporzionale a quello della temperatura. La loro produzione si ottiene con miscele di ossidi metallici (Co, Cu, Fe, Mn, Ni) aventi proprietà simili a quelle dei semiconduttori. La loro ca- ratteristica resistenza/tensione è di tipo esponenziale aspetto questo che offre una maggiore linearità di risposta e un inter- vallo di funzionamento più am- pio.  PTC da Positive Temperature Coefficient, in cui il valore della resistenza è direttamente pro- porzionale a quello della tempe- ratura. II coefficiente di tempe- ratura dei termistori PTC cresce molto rapidamente non appena si supera la cosiddetta tempera- tura di Curie. La loro produzione si ottiene con di miscele di ossi- di metallici (Co, Cu, Fe, Mn, Ni) aventi proprietà simili a quelle dei semiconduttori. Il loro prin- cipio di funzionamento si basa sulla reciproca influenza tra elettroni di conduzione dei se- miconduttori e reticolo cristalli- no dei conduttori metallici di drogaggio. Operano con un coef- ficiente di temperatura più alto rispetto a quelli NTC e la loro caratteristica resistenza/ tensione è estremamente non lineare e viene fornita dai co- struttori per intervalli prestabi- liti. Prova dei componenti La verifica di un termistore è mol- to semplice e si effettua commu- tando il tester sulla funzione delle misure ohmmetriche impostando la giusta scala di portata in base al valore del resistore. In caso di un termistore PTC noteremo subito un avanzamento dell’ago del tester fino al suo valore massimo appena lo avvicineremo ad una sorgente di calore come una lampadina. Nel caso di un NTC, invece, noteremo il comportamento del componente nei confronti di due diverse sor- genti termiche: in acqua ghiaccia- ta l’ago sale mentre vicino alla lampadina il valore della resisten- za scende. Questa prova ci consen- te di verificare il funzionamento del componente e la rispondenza dei valori dichiarati dal costrutto- re. NEW HARDWARE FOR CAD Fig. 2, da sinistra: elementi costruttivi di un termistore, due termistori di diversa grandezza e rappresentazione costruttiva
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