Questo numero è caratterizzato dal doppio editoriale, di Orsola Latella e Nunzia Nullo, sul mondo della scuola e quello del lavoro. Gianmarco Rogo presenta il suo primo esperimento con Arduino: un antifurto ad una zona. La Rubrica “Arte” scatta un’istantanea a Fausto delle Chiaie, il famoso artista di strada romano, attraverso alcune foto delle sue opere on the road. La Rubrica “Auto-promozione & customer care” si occupa di brand e tipologie di clienti. La Centrale elettrica di Imola della HERA è oggetto di approfondita analisi per la Rubrica “Basi per il disegno e la progettazione”. Sempre pieno di colorate novità il box "Community Showcase". Nuccio Bertone è la Designer’s story di questo mese. La Rubrica “Intervista” ospita il talentuoso designer di G+ Lorenzo Caddeo mentre quella dedicata ai Libri presenta Daniele la Penna e il suo Cavaliere di ghiaccio. Nicola Amalfitano affronta il tema del Poema sinfonico nella sua Rubrica “Musica”. L’allestimento elettrico di una stampante 3D è illustrato nella Rubrica “New hardware for CAD”. Chiudono l’edizione i corsi di orientamento alla BIM, quello di base per SketchUp e uno nuovo, di Antonello Buccella, dedicato alla geomodellazione con SketchUp in combinazione con Google Earth .
Il bromografo inserto speciale allegato al numero di novembre 2014 di cadzine
CADZINE n° 3, agosto 2014, ANNO III
1. 11
Il magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google PlusIl magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google Plus
DAL 2014
DAL 2014
AGOSTO 2014 Anno I Numero 3 edizione gratuita
/12 Arduino
Un antifurto per la tua stanza o il
tuo garage realizzato da Gianmar-
co Rogo con Arduino.
/15 Arte
L’arte dadaista ed urbana di
Fausto delle Chiaie che incanta i
turisti in visita a Roma con le sue
opere ricche di humor.
/16 Autoformazione
Due articoli per potenziare la
propria visibilità e sulle precauzioni
da adottare con determinate
tipologie di committenza
2. 22
La Comm. per progettisti, disegnatori tecnici ed appassionati
La prima Community italiana, della piattaforma Google Plus sul CAD e le sue applicazioni, per
data di fondazione e numero di iscritti
BIM
CAD
CAD MEP
FEM
Linguaggi CAD
Modellatori 3D
Modellatori organici
Post produzione
Prog. edile
Altro software
Progettazione
Portfolios
A.N.T. Automotive
Stampa 3D
Concorsi
Curiosità
3. 33
L’ISTRUZIONE È IL GRANDE MO-
TORE DELLO SVILUPPO PERSO-
NALE. È ATTRAVERSO L'ISTRU-
ZIONE CHE LA FIGLIA DI UN
CONTADINO PUÒ DIVENTARE
MEDICO, CHE IL FIGLIO DI UN
MINATORE PUÒ DIVENTARE DI-
RIGENTE DELLA MINIERA, CHE
IL FIGLIO DI UN BRACCIANTE
PUÒ DIVENTARE PRESIDENTE DI
UNA GRANDE NAZIONE.
NELSON MANDELA
LA METTO IN CORNICE
4. 44
HOME
Direttore responsabile:
Salvio Giglio
Redazione:
Nicola Amalfitano, Antonello Buccella, Marco Garava-
glia, Gianmarco Rogo
Segretaria di redazione:
Nunzia Nullo
Redazione bozze:
Nicola Amalfitano, Nunzia Nullo
In questo numero l’editoriale
ospita due signore, Orsola
Latella e Nunzia Nullo, che ci
dicono la loro su scuola e
mondo del lavoro. Gianmarco
Rogo ci presenta il suo primo
esperimento con Arduino: un
antifurto per proteggere la
propria camera da intrusioni
indesiderate. Fausto delle
Chiaie, il famoso artista di
strada romano, ci strapperà
un sorriso con qualche foto
delle sue opere. La rubrica
Autoformazione si occupa di
brand e tipologie di clienti. La
Centrale elettrica di Imola
della HERA sarà oggetto di
approfondita analisi per la
rubrica Basi per il disegno e
la progettazione. Sempre pie-
no di colorate novità il box
Community Showcase. Nuc-
cio Bertone è la Designer’s
story di questo numero. La
rubrica Intervista ospita Lo-
renzo Caddeo mentre quella
dedicata ai Libri presenta
Daniele la Penna e il suo Ca-
valiere di ghiaccio. Nicola
Amalfitano ci parlerà del Poe-
ma sinfonico nella rubrica
dedicata alla musica. L’alle-
stimento elettrico di una
stampante 3D è illustrato nel-
la rubrica New hardware for
CAD. Chiudono l’edizione i
corsi di orientamento alla
BIM, quello di base per Sket-
chUp e uno nuovo dedicato
alla geomodellazione su Google
Earth di Antonello Buccella
Diario di bordo
designer
[dəˈzīnər] sostantivo maschile e femminile Ideatore e progettista nel
rubriche corsi & tutorialPAG. 57 CORSO DI ORIENTAMENTO ALLA BIM
di Salvio Giglio
“Introduzione alla BIM: Building Informa-
tion Modeling”. I PUNTATA
PAG. 60 CORSO DI BASE PER SKETCHUP
di Salvio Giglio “Comandi basilari per
cominciare”. III PUNTATA
PAG. 66 MOD
SKETCHUP di
“Un primo ap
della geomod
I PUNTATA
PAG. 07 NEWS
PAG. 09 EDITORIALE
di Orsola Latella “Il ruolo della scuola e
del lavoro per i giovani ”;
PAG. 11 di Nunzia Nullo “Ci vuole auda-
cia per cambiare le cose…”
PAG. 12 ARDUINO di Gianmarco Rogo
“Un allarme fai-da-te”
PAG. 15 ARTE di Salvio Giglio
“Fausto delle Chiaie dadaista contempo-
raneo”
PAG. 16 AUTOFORMAZIONE
di Salvio Giglio “Brand: una questione di
comunicazione”; PAG. 17 “Tipologie di
clienti e rischi professionali”
PAG. 18 BASI PER IL DISEGNO E LA PROGETTA-
ZIONE di Salvio Giglio “La centrale di
cogenerazioneHERA di Imola”. III PUNTATA
PAG. 27 COMMUNTY SHOWCASE
PAG. 28 DESIGNER’S STORY di Salvio Giglio
“Giuseppe ‘Nuccio’ Bertone”
PAG. 35 INTERVISTA di Salvio Giglio
“Lorenzo Caddeo”
PAG. 41 LIBRI di Salvio Giglio “Daniele
Lapenna e il Cavaliere di ghiaccio”
PAG. 43 MUSICA di Nicola Amalfitano “Il
poema sinfonico ”
PAG. 47 NEW HARDWARE FOR CAD di Salvio
Giglio “Allestimento elettrico di una
stampante 3D”. IV PUNTATA
eventuali & vaPAG. 66 UMORISMO
PAG. 67 GIOCHI
5. 55
E PAGE
Cos’è CADZINE
è una rivista gratuita nata in
seno alla Community di
“AutoCAD, Rhino & Sket-
chUp designer” per informare &
formare disegnatori tecnici e
appassionati sul CAD ed i suoi
“derivati”.
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Pensandoci bene
Sulle città purgatoriali...
Spesso mi chiedo cosa avrebbe scritto Italo Calvino se avesse avuto la croce di vivere nelle
città dei nostri giorni… Probabilmente il suo “Le città invisibili” sarebbe diventato “Le città
purgatoriali”! Viviamo male, inquinati in tutto e tra rumori di ogni sorta, in casette brutte, sepa-
rate l’un dall’altra solo da pareti di “cartone” che trasmettono in diretta la vita del vicinato co-
me in un’ininterrotta puntata de “Il grande fratello”. Si aggiungano poi le baldanzose ammini-
strazioni comunali nostrane che, nell’intento di dimostrare che fanno qualcosa per la cittadinan-
za, si dilettano con uno sforzo “social-edonistico” ad organizzare feste & festini in città sempre
più pericolose & pericolanti… Città in cui, delinquenti a parte, gli alberi ti crollano addosso alla
prima raffica di vento, le strade vengono giù alla prima pioggia e i cui i monumenti cercano di
lasciare ben impressa sulla tua persona una traccia indelebile della loro presenza, bersaglian-
doti con pezzi di cornicione, balconi e quant’altro. Le nostre meravigliose città italiane del 2000:
veri luoghi purgatoriali dove la cafonaggine e la prepotenza di certi figuri & megere la fanno
da padrone. Siamo proprio sicuri che il nostro sia ancora il Bel Paese?
ll’area del graphic o dell’industrial design.
lsDELLAZIONE GEOLOCALIZZATA CON
Antonello Buccella
pproccio con i rudimenti
dellazione tridimensionale” .
arie
7. 77
NEWS gli ultimi post prima di andare in stampa
(ANSA) Nessun costruttore e/o
progettista potrà più affermare:
“Io non lo sapevo” dopo la deci-
sione di Google Earth di pubbli-
care, dallo scorso 9 luglio, la
mappatura in 3D delle zone
sismiche dell’Umbria. Infatti, è
di pubblica disposizione su
Google Earth tutto il complesso
cartografico, suddiviso in base
a zone di pericolosità sismica,
realizzato dal servizio Geologi-
co e sismico della Regione Um-
bria e la società regionale di
semplificazione e digitalizza-
zione Webred. Afferma Stefano
Vinti, assessore regionale per i
LL.PP.: "L'Umbria è l'unica Re-
gione in Italia ad avere realiz-
zato e reso disponibile per tutto
il proprio territorio questa car-
tografia". Da questo lavoro im-
mane è possibile ottenere in-
formazioni su 69.675 aree omo-
genee a diversa pericolosità
sismica locale. S.G.
I cantieri navali di Castellama-
re di Stabia (NA) della Fincan-
tieri hanno varato, lo scorso 28
giugno, il traghetto di ultima
generazione "F. A. Gauthier",
alimentato a gas metano, per
la Société des traversiers du
Québec (STQ), compagnia ca-
nadese che opera nel trasporto
marittimo di passeggeri. Il "F.
A. Gauthier" ha già due record:
è il primo traghetto a metano
prodotto in Italia ed è anche
l’unico a circolare nel Nord
America con questa motoriz-
zazione. Il cantiere di Castel-
lammare di Stabia, alle porte di
Napoli, ha acquisito l'ordine
nel luglio del 2012, surclassan-
do competitor internazionali
di primissimo livello. Il nome
del natante è in onore di Felix-
Adrian Gauthier, storico sinda-
co di Matane (1960-1963) e
fondatore della società di navi-
gazione. Una curiosità legata
ad una tradizione religiosa che
si inserisce nei buoni auspici
delle maestranze per il varo
della loro creatura di acciaio:
sulla prua del traghetto sono
state incollate diciotto imma-
gini sacre insieme con la bene-
dizione personale del parroco
locale, don Salvatore Savarese,
che, prima del battesimo, ha
letto il Vangelo e invitato tutti
a recitare il Padre Nostro. Visti
i risultati sembra proprio che
la cosa abbia funzionato S.G.
La notizia è arrivata il 3 agosto
attraverso un post/comunicato,
siglato da Lorenzo Caddeo,
Gontrand Nyung e Jocelyn
Groizard, in cui annunciano la
loro separazione definitiva dal-
la Kozana fondata da Jenna-
rong M. motivando così la de-
cisione: “Perché non ci ha por-
tato nulla. Ci siamo sentiti
come piccoli marchi in una
grande collezione e non c'era-
no azioni fatte in comune con
gli altri marchi del gruppo…”. Il
comunicato ha anche messo in
evidenza il grave problema
della rielaborazione di molti
modelli da parte della Kozana
in virtù della sua posizione
privilegiata. Come emblema
del nuovo Gruppo una formica
in quanto simbolo di collabora-
zione e operosità. La A.N.T è
composta da sei marchi: Avan-
tis; Enteles; Fomalhaut; NEG;
NB; N & K che manterranno
integre le loro filosofie produt-
tive. S.G.
In Grecia, sull’isola di Chios, è
stata scoperta dagli studiosi,
già operanti nell’area archeolo-
gica di Psomi, i resti di un’anti-
chissima necropoli che risali-
rebbe al VI-VII secolo a.C. Oltre
alle strutture della stessa, sono
stati rinvenuti diver-
si sarcofagi di argilla nonché i
resti completi di un cavallo
che, dopo il recupero, sono
stati trasferiti nel Museo Ar-
cheologico locale. S.G.
Il primo traghetto a gas metano
prodotto in Italia
Google Earth pub-
blica la mappa si-
smica dell’Umbria
Grecia, scoperta
antica necropoli
di Chios a Psomi
Nasce su G+ un nuovo atelier per la modellazione di
automobili tutto europeo: A.N.T Automotive Group
Plastica bio ottenuta al 100% da
scarti vegetali. IIT ha sviluppa-
to il metodo per produrre pla-
stica 100% bio, attraverso un
processo a temperatura am-
biente, senza alcun impatto
anche nella fase produttiva.
Per la materia prima si utiliz-
zano gli scarti della produzione
che, normalmente, vengono
invece smaltiti. In fase di stu-
dio i primi tentativi di applica-
zione nel mondo dell’industria:
moda, packaging, wellness e
depurazione delle acque. Si, la
plastica vegetale ha anche
proprietà che consentono di
purificare l’acqua dagli inqui-
nanti (metalli pesanti). Da
http://www.iit.it/ del 15 luglio
2014. S.G.
Plastica bio al 100%
Nuovo
FreeCAD 0.14
E’ stata rilasciata una versione
stabile di FreeCAD, la 0.14. Que-
sto modellatore parametrico 3D
è estremamente modulare e
impiegabile in svariate applica-
zioni come: CAD, MCAD,
CAx, CAE e PLM, poiché è soft-
ware multi-piattaforma rivolto
soprattutto all’ingegneria mec-
canica, architettura e altre spe-
cialità ingegneristiche.
FreeCAD è basato sulla piatta-
forma di sviluppo Open Casca-
de, utilizzata come base di
partenza da molti progetti liberi
nel campo CAD/CAE. L’interfac-
cia del software è il suo punto
di forza ed è stata sviluppata
con Qt. Inoltre il suo funziona-
mento è inalterato sia che si
adoperi su Windows, Mac
OSX, Linux e FreeBSD. S.G.
9. 99
C
ompito istituzionale del-
la scuola è promuovere la
formazione, attività fina-
lizzata alla valorizzazio-
ne della persona umana, delle
identità di ciascuno nel rispetto
delle diversità. Nella sua specifici-
tà, la scuola persegue fini d'istru-
zione, formazione e orientamento:
per fini d'istruzione promuove
l'acquisizione di conoscenze e sa-
peri, per fini di formazione pro-
muove l'acquisizione di competen-
ze e incide sulla sfera dei compor-
tamenti degli alunni promuovendo
lo sviluppo intellettuale, affettivo,
morale e sociale, riconoscendo la
persona come “valore fondamenta-
le” in termini di dignità umana e
diritto di esprimere tutte le sue potenzia-
lità. Il termine “personalizzazione”, ap-
parso sulla scena pedagogica in-
torno al 1970, si sviluppa nel corso
del trentennio successivo fino ad
essere accolto nella Riforma com-
plessiva del Sistema scolastico
con la Legge 53/2002 che, all'art. 1,
fa una precisa dichiarazione di
principio: “... la definizione delle
norme generali sulla istruzione e
dei livelli essenziali delle presta-
zioni in materia di istruzione e
formazione, ha il fine di favorire la
crescita e la valorizzazione della
persona umana”. La grossa trasfor-
mazione delle conoscenze, genera-
ta dalle rivoluzioni epistemologi-
che che hanno investito la scien-
za, l'arte, la tecnologia, impegna la
scuola ad entrare in sintonia con
la globalizzazione e promuovere i
saperi necessari e irrinunciabili in
una società globale. A tal fine, la
scuola ha il compito di delineare le
strutture di base necessarie per il
successivo sviluppo delle capacità
di capire, fare, decidere, progettare.
Nella complessità della globalizza-
zione e della multiculturalità, è
necessario che i giovani abbiano
fermi riferimenti valoriali e la
scuola, pertanto, ha la missione di
integrare, nella cultura giovanile,
la formazione alla conoscenza,
all'identità personale e di promuo-
vere un'etica della responsabilità.
Il “capitale invisibile” su cui e per
cui lavora la scuola non è costitui-
to solo da conoscenze, abilità e
competenze ma anche di compor-
tamenti, acquisizioni di valori etici
fondamentali che stanno alla base
della convivenza democratica ed
attualizzano il percorso di for-
mazione del cittadino, inteso
come portatore di doveri e di-
ritti nell'esercizio della
“cittadinanza attiva”. Ne con-
segue la necessità da parte del
sistema sociale produttivo,
quindi del mondo del lavoro, di
garantire condizioni di sociali-
tà, solidarietà, rispetto dell'i-
dentità, valorizzazione della
persona, per la salvaguardia
del bene comune. La visione
dinamica e trasformativa in
tema di lavoro nella società
contemporanea trova origine
nella concezione di Talcott
Parsons che, già agli albori del se-
colo scorso, affidava al lavoro un
ruolo utile alla comprensione di se
stessi, delle condizioni produttive,
della trasversalità delle competen-
ze, delle relazioni tra fattori intra-
psichici ed elementi di contesto.
Oggi non sono più tanto le inclina-
zioni e le attitudini personali a
fondare il “true reasoning” nella
scelta occupazionale ma, piuttosto,
la disposizione complessiva e
multifattoriale come l'employabili-
ty considerata come una forma di
adattabilità proattiva specifica uti-
le a fronteggiare le nuove situazio-
ni e i cambiamenti legati al lavoro
in un mercato governato da siste-
mi globali, flessibili, continui e tra-
sversali. Quella lavorativa è un'e-
sperienza formativa che storica-
mente oggi, nella società comples-
sa, si traduce nell'obiettivo di ge-
nerare proattività nel lavoro, resi-
lienza, autoefficacia, iniziativa
personale, creatività, motivazione
alla carriera. Per concludere, va
evidenziato che scuola e lavoro
svolgono in primis il compito di
educare il soggetto all'etica della
responsabilità: restaurare il senso
di responsabilità a livello indivi-
duale e collettivo è un imperativo
categorico irrinunciabile nell'era
della globalizzazione e della tec-
nologia avanzata. Attraverso la
conoscenza, la cultura e la profes-
sionalità si può prefigurare una
più funzionale modalità di rispon-
dere alle aspettative di realizzazio-
ne e di affermazione personale
secondo questa ragione di senso:
la ragione stessa dell'esistenza,
della dignità della persona e della
sua funzione sociale.
di Orsola Latella
Il ruolo della scuola e del lavoro per i giovani
EDITORIALI & PUNTI DI VISTA NON CONVENZIONALI...
11. 1111
S
alve a tutti! Incomincio
col dire che io non sono
per nulla una "del campo"
ma apprezzo notevolmen-
te tutte quelle tecnologie che mi-
gliorano la vita dell'uomo, in pri-
mis l'informatica. Detto ciò, ringra-
zio Salvio Giglio che mi ha dato la
possibilità di esprimere il punto di
vista della gente comune, di quelli
che non conoscono per forza un
programma di CAD ma che, nello
stesso tempo, capiscono che questi
strumenti che il progresso ci ha
donato fanno parte, per forza di
cose, della vita di tutti i giorni...
Basti pensare all'impiego che le
Stampanti 3D stanno avendo prati-
camente in ogni campo, dal
"costruirsi" un semplice souvenir
fino ad altissime applicazioni
nell'ambito ingegneristico e medi-
co! Con questo voglio dire che se il
progresso viene a noi sommergen-
doci inesorabilmente, da parte no-
stra dobbiamo essere abili nuota-
tori di questo mare e sfruttarlo per
il bene comune. Molti pensano che
"certe" cose siano solo per i giova-
ni: mai nulla di più sbagliato! Il bel-
lo delle tecnologie è che sono for
all, non conta quanti anni hai, l'im-
portante è che la tua mente si pre-
disponi per capirle. Chi dice: "Io
non so farlo", in realtà non vuole
farlo. Di fondo tutto ciò che è inno-
vativo ci spaventa, ci fa sentire
inadeguati: altra cosa sbagliata! Se
così fosse l'uomo sarebbe ancora
all'età della pietra… Nella vita biso-
gna anche imparare ad osare cer-
cando di superare i propri limiti o
stupidi stereotipi. Proprio cum gra-
no salis, mi è capitato di veder na-
scere su G+ una pagina di Automo-
tive, A.N.T. Automotive Group,
creata da tre giovanissimi ragazzi
europei: Lorenzo Caddeo (di cui
apprezzerete l'intervista), Gon-
trand Nyung e Jocelyn Groizard.
Quello che più mi ha colpito, a par-
te l'incommensurabile bravura, è
l'audacia (ma condita da tanto
buon senso) e il mettersi in gioco
di questi tre ragazzi! Hanno detto:
"Noi sappiamo fare questo e lo vo-
gliamo far sapere al mondo inte-
ro!". Questo è lo spirito giusto per
affrontare, oggi, il mondo che, di-
ciamo la verità, non ti regala nien-
te o lo da alle persone sbagliate.
Il futuro bisogna costruirselo con
le proprie mani anche se sul cam-
mino si affrontano tanti ostacoli e
porte chiuse in faccia! Questi ra-
gazzi, per me, sono un vero esem-
pio di come oggi deve essere co-
struito il mondo del lavoro, parten-
do dalle proprie forze, senza aspet-
tare aiuti dallo Stato o altro! Anche
perché, da questo punto di vista, il
quadro è davvero avvilente, alme-
no per quanto riguarda l'Italia: fon-
di per la ricerca che non ci sono (o
che ci sarebbero ma chissà che
fine fanno), fughe di cervelli all'e-
stero, lungaggini burocratiche a
non finire per aprire una semplice
partita IVA o avviare una start up...
Ma vi rendete conto? Il mondo va
avanti ma il nostro Paese è ancora
fermo al Medioevo anzi magari
aggiungerei! Almeno all'epoca gli
artigiani erano presi in seria consi-
derazione! Ma cosa possiamo
aspettarci, d'altronde, dal Paese del
Bunga Bunga? Non siamo capaci
neanche di far soldi col turismo: le
nostre bellezze ce le invidia il
mondo intero ma noi siamo lì, fer-
mi, a guardare come si sgretolano
o aspettando l'elemosina di qual-
che privato. L'Italia si deve sveglia-
re ma in modo serio! Puntiamo di
più sulle piccole imprese, siamo un
Paese di artigiani, lo siamo sempre
stati... I colossi industriali pensano
solo ai propri interessi, pronti a
svendersi per quattro spiccioli o
trapiantandosi in altri Paesi dove i
legittimi diritti di un operaio non
esistono! Concludo dicendo che
dobbiamo vivere i nostri tempi con
un occhio al futuro e la lungimi-
ranza del passato, cavalchiamo
l'onda del progresso ma non fac-
ciamoci trovare impreparati, ge-
stiamola in modo che il nostro già
"saper fare" si integri perfettamen-
te con essa: facciamoci ancora in-
vidiare per il nostro "made in Ita-
ly".
di Nunzia Nullo
Ci vuole audacia per cambiare le cose...
EDITORIALI & PUNTI DI VISTA NON CONVENZIONALI...
12. 1212
I
n questo breve articolo vedre-
mo come costruire un allarme
domestico con Arduino per la
protezione di una sola zona.
In questo progetto ho elaborato un
semplice modello di allarme la cui
funzionalità consiste di due diver-
se modalità di rilevamento per
l’intrusione:
movimento, entro il raggio d’a-
zione di un sensore ad infraros-
si PIR (motion sensor);
lettura della variazione della
luminosità attraverso un foto-
resistore (LDR) verso il quale è
direzionato il fascio luminoso
di un mini-laser.
Quest’ultima particolarità costitui-
sce una sorta di “fotocellula” para-
gonabile a quelle situate dinanzi ai
cancelli automatici: nel momento
in cui un oggetto intralcia la traiet-
toria laser - ldr, il sistema reagisce.
In risposta all’allarme, il modello
emetterà un suono dallo speaker
(che dovrebbe imitare un effetto
sirena) e, contemporaneamente,
un LED rosso inizierà a lampeggia-
re. L’intero sistema è attivabile e
disattivabile tramite i relativi tasti
di un telecomando ad infrarossi e
registra il numero di volte che è
scattato l’allarme. Tutte le proce-
dure (inserimento, disinserimento
e conteggio) dell’allarme sono gui-
date da una stringa di testo sul
display LCD. In particolare, la pri-
ma riga del display riporta lo stato
attuale del sistema mentre la se-
conda giorno ed ora attuali. Per
raggiungere questo scopo mi sono
servito di un modulo RTC (Real
Time Clock) in grado di fornire da-
ti sempre aggiornati sulla data e
l’ora con approssimazione al se-
condo, anche con alimentazione
scollegata.
Componenti utilizzati
Ecco il Bill (la lista materiali) per
eseguire questo circuito:
Arduino UNO, breadboards e
cavi di collegamento;
1 sensore per rilevamento dei
movimenti a infrarossi (PIR);
1 RealTimeClock (RTC);
1 LED rosso;
1 speaker piezoelettrico
(buzzer);
1 display LCD + Keypad shield;
1 ricevitore segnali ad infraros-
si (IR-remote) + Telecomando;
di Gianmarco Rogo
ARDU
Un allarme fai-da-te
13. 1313
1 mini laser 5mW;
1 foto-resistore (LDR);
2 resistori (220 e 100 ohm).
Particolarità di funzionamento
INPUT
Un movimento nel raggio d’azione
del sensore per il rilevamento dei
movimenti, oppure un ostacolo
nella traiettoria di proiezione del
raggio mini-laser sul foto-
resistore.
OUTPUT
Led-blinking, riproduzione di una
sirena dallo speaker e messaggio
sul display.
Altre funzionalità
Esecuzione guidata di ogni pro-
cedura grazie alle informazioni
visualizzate sul display LCD.
Inserimento/disattivazione
dell’allarme dal telecomando
tramite, rispettivamente, i pul-
santi 1 e 2
Visualizzazione del numero di
allarmi già registrati alla pres-
sione del pulsante 3.
Ricordo ai lettori che questi sono i
miei primi esperimenti con Ardui-
no; quindi, se dovessi risultare po-
co chiaro nella spiegazione, sono
pronto a dare ulteriori delucida-
zioni via Social (FB e G+) o rispon-
dendo a vostre eventuali mail che
potete inviare a:
redazionecadzine@gmail.com
mettendo come oggetto “Arduino
allarme”. Questo sketch è la ver-
sione aggiornata di un precedente
progetto.
UINO
Un progetto particolarmente utile se decidete di andare in vacanza o sem-
plicemente non volete intrusi nella vostra camera o nel vostro garage… ;-)
16. 1616
Brand: una questione di comunicazione
AUTOFOR
C
hi segue la nostra Com-
munity di G+ avrà notato
ogni tanto alcune stra-
nezze consistenti in post
che sembrano apertamente Out
Theme per un disegnatore CAD…
Post come quelli, ad esempio, di
Cinzia Di Martino o di Francesca
Borghi sulle strategie di comuni-
cazione da adottare per un brand!
Le autrici stesse dei post hanno
arricciato il naso chiedendosi, giu-
stamente, che rapporto ci possa
essere tra disegno CAD e bran-
ding. Se si pensa alla libera profes-
sione, progettisti (architetti ed inge-
gneri) e disegnatori tecnici (periti
tecnici e geometri) sono equipara-
bili a piccole aziende che vendono
idee e servizi di grafica tecnica. Il
professor Philip Kotler, uno dei
principali teorici di strategie ap-
plicate alla gestione degli affari,
nota anche col termine di mana-
gement, è il pioniere del marke-
ting sociale. E’ lui che, per anni, ha
“vivisezionato” clienti e mercato
estraendo concetti vincenti da ap-
plicare nelle campagne pubblicita-
rie. Kotler ha fatto tutto ciò acca-
demicamente e in modo scientifi-
co, inquadrando lo studio del mar-
keting da un punto di vista mana-
geriale, anziché merceologico o
funzionale come avveniva prece-
dentemente, facendolo evolvere da
semplice funzione aziendale a
processo di gestione dell'intera
impresa. Bella, a tal proposito, una
definizione di Kotler circa il brand:
“nome, termine, segno, simbolo o di-
segno oppure ad una combinazione di
questi al fine di identificare i beni o
servizi (product brand) di un’impresa
o l’impresa stessa (corporate brand) e
di differenziarli da quelli della concor-
renza”.
Alla luce di queste considerazioni si de-
duce, quindi, che, non diversamente da
altri settori professionali, anche studi di
progettazione e CAD service devono ne-
cessariamente avere un brand e una
strategia per essere sempre ben visibili
ed acquisire nuovi clienti. Ciò vale spe-
cialmente in rete, dove le possibilità di
ingaggio lavorativo vengono centuplica-
tesesioperanelmodogiusto.Ilbrandha
sostituito, in un certo modo, i vecchi em-
blemi araldici del passato: scudi con leo-
ni e grifi rampanti, elmi e cimieri, motti,
armi e quant’altro veniva rappresentato
servivano a descrivere sinteticamente la
famiglia con cui si stava per interagire.
Oggi il brand fa lo stesso lavoro dell’aral-
dica perché racchiude in se tutta una
serie di aspetti connotativi e storici
dell’impresa a cui è associato (brand
identity) quali: l’esperienza maturata da
consumatori e dipendenti, il livello di
notorietà raggiunto, le aspettative di po-
tenziali acquirenti e dipendenti. Non c’è
bisogno di formule strane per creare un
brand: basta semplicemente un cogno-
me o la ragione sociale di un’azienda.
Perché un prodotto o un’impresa
possa differenziarsi da un suo
competitor è necessario che il
consumatore ne identifichi facil-
mente l’origine e soprattutto gli
assegni un valore simbolico
(brand equity) grazie alle sensa-
zioni, alle immagini, alle percezio-
ni che quella impresa è in grado di
suscitare attraverso un’efficace
azione di comunicazione e bran-
ding. Il brand è uno strumento indi-
spensabile per raggiungere obiettivi di
comunicazione che si vogliono
realizzare sia a livello di prodotto
(product brand), sia a livello di
realtà istituzionale (corporate
identity). Questi obiettivi, per es-
sere conseguiti, richiedono un’a-
zione programmata e cioè un’atti-
vità di branding con la quale favo-
rire il rafforzamento del marchio e
del suo valore: raggiungere un po-
sizionamento sul mercato di rife-
rimento come brand “unico” e fa-
cilmente riconoscibile e distingui-
bile rispetto a quello della concor-
renza (brand positioning). Un
brand però non è solo un logo o un
sito portfolio con una bella e nar-
cisistica biografia e quattro dise-
gni pubblicati. Quello che conta di
più oggi in rete è la vostra even-
tuale immagine a partire dai social
network. Le informazioni di con-
tatto, quel che scrivete nel vostro
profilo e quanto pubblicate in ter-
mini di post incidono non poco
sull’idea che una persona può farsi
su di voi e sulla vostra attività. Da
un profilo professionale ci si
aspetta sempre di trovare delle
tracce coerenti con quanto dite di
esercitare.
di Salvio Giglio
17. 1717
RMAZIONE
Tipologie di clienti e rischi professionali
N
el nostro ambito lavo-
rativo troviamo almeno
due tipologie di base di
clienti:
- quelli non professionali, che si
dividono a loro volta in: “super
tecnici” ed “extra ignoranti”;
- quelli professionali, che si divi-
dono in “onesti” e “te faccio lavorà
e vuoi pure i soldi?”.
La prima tipologia è abbastanza
insidiosa, in ciascuna della sue
declinazioni, proprio perché en-
trambe non sono del “mestiere” e
tenteranno di suscitare in voi sen-
timenti di commiserazione ad
ogni loro mancanza, in particolar
modo nel caso degli “extra igno-
ranti”. Infatti, vi sorprenderete a
scoprire voi stessi mentre pensa-
te: “E vabbè… non è del mestiere,
non poteva saperlo!”. Vice versa
potreste trovarvi al cospetto del
cliente “super tecnico” che, van-
tando conoscenze acquisite su
lavori simili fatti da parenti o ami-
ci in cui loro erano presenti, ten-
derà a intromettersi continua-
mente nel lavoro cambiando le
richieste iniziali, sognando cose
grandiose pur avendo un budget
striminzito: questo cliente tende a
sminuire il vostro lavoro per ri-
sparmiare sul prezzo concordato
in preventivo, restringendo i tem-
pi di consegna e dilatando quelli
di pagamento… La seconda tipolo-
gia, invece, è abbastanza precisa e
lineare nelle richieste e, a diffe-
renza della precedente, riesce an-
che a darvi i consigli giusti… “Una
manna dal cielo” penserete voi! Si,
se appartiene al ristretto gruppo
degli “onesti” (percentuale 1 su
100). No, se fa capo alla categoria
“te faccio lavorà e vuoi pure i sol-
di?”.
Questi “signori” dello sfruttamento
professionale, che tengono presso
i loro studi i praticanti fresco di-
plomati/laureati a gratis solo con
il rimborso spese che il più delle
volte manco riesce a coprirle pie-
namente, vivono di continui turn
over nei loro studi; commissiona-
no lavori extra a malcapitati free
lancers per pagarli o in tempi lun-
ghissimi o non pagarli proprio e
uscendosene con un bel:
“Ahò alla fine hai fatto un’espe-
rienza, no? Puoi sempre dire che
hai lavorato con me… no? Tu falli
telefonare, ti referenzio io, stai se-
reno!”.
Referenze che probabilmente non
arriveranno mai o saranno liqui-
date da uno stroncante:
“Chi? E chi è?... Ahhh, si quel ra-
gazzo/a! No, non mi ha creato
grandi problemi ma non riesco
proprio a dirle un lavoro preciso in
cui è emerso/a”.
Non voglio assolutamente farvi
preoccupare più del dovuto, solo
farvi aprire un attimino di più gli
occhi, rendendovi più consapevoli
delle vostre potenzialità.
Ovviamente i clienti non sono tut-
ti come li ho descritti io e ogni la-
voro è una storia a sè… Il mio in-
tento è quello di fornirvi una serie
di input ordinati in modo tale che
possiate utilizzarli in situazioni
particolarmente importanti.
In collaborazione con Francesca
Borghi saranno pubblicati, di tanto
in tanto, alcuni articoli, dedicati
soprattutto ai giovani lettori, mira-
ti al miglioramento della loro im-
magine professionale e in cui sa-
ranno suggerite quelle strategie
di comunicazione più efficaci da
adottare anche sui media per con-
vincere e guadagnare nuovi clienti con-
solidando i rapporti con quelli vecchi.
Nel frattempo state in campana!
18. 1818
BASI PER IL DISEGNO
D
opo aver familiarizzato
con i sistemi di genera-
zione elettrica alternati-
vi, in questa puntata vo-
glio mostrarvi una bella applica-
zione su grande scala, la Centrale
di cogenerazione di Imola (BO),
realizzata dal gruppo HERA. A tal
proposito Tomaso Tommasi di Vi-
gnano, Presidente del Gruppo Hera
in un book dedicato alla centrale
di Imola afferma:
“Questa centrale rappresenta un
passaggio strategico importante
del nostro impegno in un settore
che, alla nascita di Hera, era mar-
ginale: quello dell’energia elettrica.
Oggi la nostra capacità di genera-
zione supera gli 800 MW e la no-
stra base clienti ha oltrepassato la
soglia dei 300mila, con oltre 6TWh
di energia venduta. Ciò è stato
possibile grazie alle ingenti risor-
se investite nella realizzazione e
nel potenziamento degli impianti,
che ci hanno permesso di arrivare
a produrre circa il 43% dell’energia
elettrica da fonti rinnovabili o as-
similate. Percentuale che voglia-
mo incrementare ulteriormente, a
conferma del fatto che l’attenzione
all’ambiente e alla sostenibilità
può coesistere con logiche econo-
miche che ogni azienda deve se-
guire per stare sul mercato. La
centrale di cogenerazione di Imola
è un impianto speciale per due
motivi: per le caratteristiche tecni-
che che lo rendono unico nel no-
stro panorama nazionale e per la
volontà tenace di realizzarlo che
ne ha caratterizzato l’intero per-
corso. È unica per i ridotti livelli di
emissioni garantiti, più restrittivi
rispetto alla normativa nazionale e
regionale vigente e perché è in
grado di rendere autonoma Imola
in caso di black-out sulla rete na-
zionale, grazie a scelte tecnologi-
che di assoluta avanguardia. Se
questo impianto è stato realizzato
è merito della forte determinazio-
ne della nostra azienda a realizza-
re l’opera, ma anche della lungimi-
ranza di amministratori pubblici
consapevoli dei benefici che ne
sarebbero derivati per la comunità
e le sue imprese che hanno scelto
III puntata
di Salvio Giglio
La centrale di cogenerazione HERA
di Imola
Il centro storico di Imola
19. 1919
E LA PROGETTAZIONE
Dall’alto, il Municipio di Imola a piazza Matteotti; in basso a sinistra il Presidente della HERA Tomaso Tommasi di Vignano; a
destra l’Ospedale Nuovo, la Biblioteca comunale ed il Castello Sforzesco illuminato.
20. 2020
di confrontarsi con la città, anche
con momenti di discussione acce-
si ma costruttivi per tutte le parti.
Sono dunque molto lieto di poter
consegnare a questa comunità un
impianto che ha una tecnologia e
un’architettura tali da poter essere
considerate un simbolo per l’intera
città.”. La HERA si propone come
un gruppo “multiutility” in grado
di offrire servizi energetici, idrici
ed ambientali a oltre tre milioni di
persone distribuite in 240 Comuni
dell’Emilia Romagna e della vicina
Toscana. La HERA è il risultato
della fusione di ben 11 aziende di
servizi pubblici locali!
Imola: una citta icona dell’Emilia
Romagna.
Credo che la scelta di Imola per
questo progetto non è stata casua-
le dal momento che essa rappre-
senta pienamente lo spirito e l’ini-
ziativa caratterizzanti l’operosissi-
ma Emilia Romagna, da sempre
fucina di novità in svariati campi
produttivi. Dalle mie personalissi-
me esperienze di lavoro come ex
operaio “trasfertista”, che si mette-
va in viaggio non per fare il turista
ma per vivere e lavorare come gli
abitanti del posto, ho ricavato
sempre la sensazione di essere in
un gran bel pezzo d’Italia… Questa
regione è popolata da persone voli-
tive che mettono il lavoro in primo
piano, svolgendolo con la massima
serietà e che, al momento giusto,
sanno anche godersi la vita. A que-
sto aggiungete anche una serie di
scelte felici fatte dagli ammini-
stratori pubblici locali che, nel cor-
so degli anni, hanno reso l’Emilia
Romagna un modello da seguire
per la sanità, l’educazione scolasti-
ca, le infrastrutture, ecc. Ecco per-
ché quest’esperimento di centrale
di cogenerazione ad Imola, non mi
sembra assolutamente fuori luogo.
Uno dei fattori che hanno contri-
buito alla realizzazione di questo
bel progetto, anche sotto il profilo
architettonico, è sicuramente la
voglia di essere indipendenti dalla
Rete Elettrica Nazionale in caso di
Black Out, garantendo continuità
di esercizio per unità abitative e
produttive. Il teleriscaldamento
generato dalla nuova centrale ha
contribuito poi a ridurre drastica-
mente le emissioni nocive di CO2,
benzene ed altri inquinanti nell’a-
ria, mantenendo, tuttavia, la stessa
affidabilità del servizio elettrico. A
questa rete sono anzitutto connes-
se anche una serie di edifici di
pubblico interesse quali: il Munici-
pio, l’Ospedale Nuovo, l’Istituto
Tecnico Industriale F. Alberghetti,
sino alla Biblioteca Comunale, ai
teatri cittadini, per culminare con
l’illuminazione artistica dell’impo-
nente Rocca Sforzesca. Il gruppo
HERA ha impiegato tecnologie so-
fisticatissime e innovative basate
sulla filosofia del ciclo combinato
ad alto rendimento ed efficienza il
cui cuore sono le potenti turbine a
metano della Rolls Royce. L’indi-
pendenza energetica legata a que-
sto progetto ha coinvolto anche
altri quattro Comuni limitrofi: Ba-
gnara di Romagna, Massa Lombar-
da, Mordano e Sant’Agata sul San-
terno e questo senza alcuna altera-
zione paesaggistica.
Come nasce la Centrale di Imola
Il progetto della centrale di Imola
risale al 1980 e, giudicandolo oggi
in un pericoloso momento di im-
mobilismo politico ed istituziona-
BASI PER IL DISEGNO
Centrale HERA di Imola vista dall’alto (foto HERA)
21. 2121
le, credo che non sarebbe affatto
sbagliato considerarlo “coraggioso”,
“avveniristico”e“lungimirante”.Anima-
ta dalla voglia di contribuire signi-
ficativamente al Progetto Naziona-
le di Risparmio Energetico, la
A.M.I. (la vecchia Azienda Munici-
palizzata Imolese) mise in campo
e organizzò questo ambizioso pro-
getto di cogenerazione e teleri-
scaldamento ottenendo, dalle ana-
lisi di valutazione preliminari, dei
risultanti molto incoraggianti. Le
prime opere della vecchia centrale
di Montericco videro la luce nel
1982 per raggiungere il totale com-
pletamento in appena sei anni. Col
passare degli anni, le esigenze
energetiche in continua crescita
hanno spinto la HERA, nel 2003, a
concepire il progetto per una nuo-
va centrale ad Imola.
Descrizione generale
La nuova centrale di Imola è in
grado di produrre ben 80MWe di
potenza elettrica e 80 MWt di po-
tenza termica recuperabile. Il
CGTC (Combined Cycle Gas Turbi-
ne cioè Ciclo Combinato con Tur-
bine a Gas), che è alla base del
nuovo impianto, garantisce in un
anno ben 232.400 MWht per la pro-
duzione termica. Questo dato rap-
presenta il 98,5% del fabbisogno
termico della rete di TLR (tele ri-
scaldamento). Per la produzione
elettrica ci troviamo innanzi ad un
altro dato di tutto rispetto e che
rappresenta il 96% del fabbisogno
elettrico della zona con i suoi
645.000 MWhe/anno! L’impianto
consiste di una composizione in
serie di un ciclo Brayton (ciclo con
turbina a gas) e di un ciclo Ranki-
ne (ciclo con turbina a vapore) che
partecipano alla produzione di
energia elettrica e termica utiliz-
zando un unico combustibile: il
gas metano. Due turbine a gas,
munite di relative caldaie a recu-
pero per la produzione di vapore
surriscaldato, rappresentano il
motore dell’impianto e garantisco-
no la continuità produttiva in caso
di fermo di una delle due. In ogni
caso il calore necessario al servi-
zio di teleriscaldamento, anche se
le due turbine a gas fossero fuori
servizio, è garantito da una sezio-
ne autonoma di produzione di ca-
lore costituita da caldaie alimenta-
te a gas naturale (caldaie di soc-
corso). L’aria è stata scelta come
fonte primaria di raffreddamento
delle utenze di centrale utilizzan-
do torri evaporative di tipo ibrido
(wet-dry). Per farvi comprendere
schematicamente il funzionamen-
to di una torre, basata su questo
principio, vi ripropongo un parti-
colare del modello che ho pubbli-
cato nella scorsa puntata (vedi
Fig.10). Come si vede, in una wet-
dry il raffreddamento dell’acqua si
basa sia sullo scambio termico
(attraverso uno scambiatore a su-
perficie) con la corrente di aria
convogliata al suo interno da una
serie di potenti ventilatori, sia con
una parziale evaporazione dell’ac-
qua stessa direttamente nebuliz-
zata nella corrente d’aria. In defi-
nitiva, come già sappiamo, il pro-
cesso di evaporazione parziale
avviene assorbendo il calore dalla
parte di acqua che non evapora e
che, quindi, contribuisce al raf-
freddamento. Tutto ciò favorisce
l’eliminazione di condense in
uscita, caratteristica delle torri
evaporative classiche, nei periodi
più freddi dell’anno. Non poteva
E LA PROGETTAZIONE
Centrale HERA di Imola, ingressi
23. 2323
E LA PROGETTAZIONE
Schema di funzionamento della centrale (HERA) e nel
riquadro rosso una rappresentazione del sistema di tra-
smissione dell’elettricità e del calore. (HERA)
24. 2424
BASI PER IL DISEGNO
11
12
Dall’alto, da sinistra, in senso orario: una torre di evaporazione; una turbi-
na a gas (foto HERA); i mastodontici interruttori blindati AT 132KV in SF6;
un condensatore di vapore e un cavo elettrico tipo XPLE
25. 2525
E LA PROGETTAZIONE
mancare un impiego intelligente
di questa aliquota energetica di
acqua calda per il periodo estivo…
Così la HERA ha messo a punto un
sistema di condizionamento e cli-
matizzazione dei suoi uffici e degli
ambienti della centrale stessa ba-
sato sul ciclo frigorifero ad assor-
bimento a noi ormai ben noto! C’è
da dire che la coppia di turbine
Rolls-Royce RB 211-T ha come ca-
ratteristica il sistema Dry Low
Emission (DLE) che, mediante ap-
propriati organi meccanotronici,
permette una combustione unifor-
me del metano in funzione del re-
gime di marcia dell’apparato. Que-
sto permette un contenimento e
un’ottimizzazione della formazio-
ne degli ossidi di azoto e del mo-
nossido di carbonio, garantendo
concentrazioni nei gas di scarico
rispettivamente pari a 50 mg/Nm3
e 30 mg/Nm3. I gas di scarico delle
turbine, prima di essere rilasciati
nell’atmosfera, transitano in due
camini catalizzatori, installati
all’interno di ogni caldaia a recu-
pero, che permettono tutto ciò. In
essi il processo di Riduzione Cata-
litica Selettiva (SCR), consistente
nell’iniezione di ammoniaca, ridu-
ce le concentrazioni degli ossidi di
azoto mentre un secondo proces-
so, il CO Catalytic Oxidation, ab-
batte il monossido di carbonio tra-
mite ossidazione catalitica.
Caratteristiche tecniche principali
La centrale di cogenerazione di
Imola è stata realizzata nella fra-
zione di Sasso Morelli ed insiste
su di una superficie di 5000 mq.
Appartiene alla famiglia delle cen-
trali termoelettriche con alimenta-
zione a metano, gas prelevato dal-
la rete di distribuzione nazionale. I
principali sistemi ed apparati di
centrale consistono dei seguenti
elementi:
A) SISTEMI ELETTRICI
a.1) Generazione
2 turbine a gas della Turbo-
mach / Rolls-Royce mod. RB 211
-T munite di alternatori da
15kV, 30MWe della Brush;
1 turbina a vapore della Franco
Tosi Meccanica munita di alter-
natore da 15kV, 20MWe della
ASI Robicon;
a.2) Trasmissione
Sistema elettrico Alta Tensione
Siemens per il collegamento alla
Rete di Trasmissione Nazionale
composto da due sottostazioni pri-
marie collegate da cavidotto inter-
rato:
Cabina primaria di partenza,
interna alla centrale, munita di
interruttori di corrente blindati
caricati con gas Esafloruro di
Zolfo (SF6), tipo GIS (Gas Insula-
ted Switchgear).
Cabina primaria di arrivo, loca-
lità Ortignola, collegata con la
Rete di Trasmissione Nazionale
e munita di apparecchiature
per il controllo, la protezione ed
eventuale attivazione del fun-
zionamento in stand-alone del-
la centrale in caso di blackout.
Cavidotto di collegamento ar-
mato con conduttori tipo XLPE
(cfr. IEC 60840) costituito da
corde di 650mmq per 132 kV di
esercizio.
a.3) Servizi
Sistema elettrico Media Tensio-
ne Siemens per i servizi di cen-
trale.
B) APPARATI TERMICI, CONTROLLO ED
AUSILIARI
2 caldaie a recupero equipag-
giate con catalizzatori per la
riduzione degli inquinanti pro-
dotti dalla combustione del gas
nelle turbine;
2 camini di scarico 3m e al-
tezza 50 metri;
sistema di produzione acqua
calda per il teleriscaldamento;
sistema di condensazione del
vapore esausto allo scarico del-
la turbina a vapore;
sistema di raffreddamento con
torre evaporativa;
sistema di monitoraggio emis-
sioni;
sistema di produzione di aria
compressa;
sistema di produzione di acqua
demineralizzata;
sistema antincendio;
sistema di integrazione e soc-
corso al teleriscaldamento co-
stituito da 4 caldaie a tubi di
acqua, di 11,25 MWt ognuna,
alimentate a gas;
sistema di condizionamento
aria centrale ed uffici con ciclo
frigorifero ad assorbimento.
Nella prossima puntata chiudere-
mo questa “gita tecnica” ad Imola
parlando di tutto il lavoro che c’è
stato anche dietro al progetto ar-
chitettonico della centrale, volto a
mantenere anche un certo equili-
brio con il paesaggio circostante,
evitando brusche interruzioni con
strutture esasperatamente tecni-
che e quindi… brutte! Inoltre ap-
profondiremo il tema della coge-
nerazione legato agli impianti di
grande scala.
Continua
28. 2828
N
el numero scorso ab-
biamo parlato di Gior-
getto Giugiaro e, in un
certo qual modo, vi ho
fatto fare un salto temporale senza
curarmi troppo di chi aveva inau-
gurato il concetto stesso di auto-
motive nel nostro Paese. Per col-
mare questa lacuna ho deciso di
parlarvi di un pioniere del design
industriale legato alla meccanica
dei trasporti: Nuccio Bertone. Ber-
tone è stato un innovatore e un
grande talent scout, come vedre-
mo, e le sue intuizioni da vero vi-
sionario sono ancora validissimi
orientamenti per l’automotive.
Giuseppe Bertone, detto Nuccio,
nasce a Torino il 4 luglio 1914. E’ il
secondo figlio di Carolina Aprà e
Giovanni Bertone. Fin da bambino,
Nuccio passa molto tempo nell’at-
tività di famiglia, la carrozzeria:
una vera scuola che gli farà capire
il funzionamento delle automobili
e il lavoro del carrozziere come
riparatore ed elaboratore. Sicura-
mente questo periodo avrà inciso
tantissimo su Nuccio, facendogli
comprendere, da una parte, il sem-
pre complicato rapporto tra forma
e funzione nella creazione auto-
mobilistica e, dall’altra, gli sviluppi
e le applicazioni future che esso
poteva avere in campo industriale.
Considerate che le vetture dell’e-
poca erano composte da un mas-
siccio telaio portante, formato da
longheroni e traverse in ghisa o in
acciaio, e che la carrozzeria dell’auto
veniva realizzata sul telaio! Il dise-
gno d'auto rappresentava quindi
una vera novità in Italia. Ancora
studente di Economia e Commer-
cio, nel 1933, Nuccio entra ufficial-
mente nell'azienda paterna. Negli
anni Quaranta, con la seconda
guerra mondiale, la produzione
delle carrozzerie riguarda l'allesti-
mento di veicoli militari di vario
tipo e Nuccio si aggiudica alcuni
ordinativi importanti per delle au-
toambulanze. Dopo le devastazioni
del sanguinoso conflitto bellico,
l’Italia ha voglia di ricostruire e
tornare a vivere e Bertone è pro-
prio tra i protagonisti di questa
rinascita. E’ un leader che si assu-
me la completa responsabilità
dell'azienda e la rilancia grazie
anche alla sua passione per il
mondo delle corse automobilisti-
che e alla sua diretta esperienza di
pilota sportivo. Da questo back-
ground nascono la Lancia Aprilia
Cabriolet e la Fiat 1100 Stanguelli-
ni da competizione, vetture dal
design avveniristico per l’epoca e
in cui si rintracciano tendenze sti-
listiche del decennio seguente. Il
periodo delle competizioni sporti-
ve termina nel 1952 e Nuccio, da
quel momento in poi, si dedica
totalmente alla sua fabbrica, rior-
ganizzando il lavoro con criteri più
razionali e acquisendo una conti-
nuità produttiva grazie alle prime
commesse estere, come con la Ar-
nolt che gli commissiona l’allesti-
mento della MC e della Bristol. Sa-
rà l’incontro con Rudolf Hruska,
direttore tecnico responsabile dei
settori di produzione e progetta-
zione della Alfa Romeo, a far ag-
giudicare a Nuccio e alla sua equi-
pe, nel 1953, la realizzazione del
prototipo Giulietta Sprint, poi pre-
sentata al Salone di Torino del
1954 ove viene accolta con i favori
del pubblico e della critica. Da
buon imprenditore, Bertone inve-
ste nel potenziamento delle linee
DESIGNER
Giuseppe “Nuccio” Bertone
di Salvio Giglio
31. 3131
R’s STORY
produttive per poter affrontare
una lavorazione di 32 esemplari
completi al giorno. In questi anni,
Bertone è un designer instancabi-
le e si dedica alla progettazione e
realizzazione di chassis per vettu-
re sportive che poi presenta ai vari
Saloni internazionali, percependo
che questa è la strada migliore per
farsi pubblicità! Lo sforzo è ripaga-
to con ordini da tutto il mondo per
consulenze stilistiche. Ed ecco
che entra in scena Giugiaro… Alla
fine degli anni ’50, in pieno boom
economico, Bertone scommette su
un giovanissimo designer: Gior-
getto Giugiaro. Con l’incremento
degli ordini e la crescita dell’a-
zienda, Nuccio deve occuparsi ne-
cessariamente della gestione ma-
nageriale e commerciale. Nei pri-
mi anni Sessanta, col diradarsi
delle commesse di Alfa Romeo,
Bertone entra in contatto con la
FIAT a cui propone un modello di
spider con meccanica della 850.
Per far fronte ad un improvviso
calo d’interesse del pubblico ita-
liano, Nuccio ha l'idea di esportare
il modello negli Stati Uniti dove
incontra, invece, i favori del pub-
blico. Nel 1965, Giugiaro lascia l'a-
zienda con la voglia di creare un
qualcosa di suo: la cosa amareggia
Bertone ma non gli fa cambiare
idea sul fatto che ci dovesse esse-
re un giovane come capo-designer
e così assume Marcello Gandini,
un giovane ventisettenne senza
alcuna esperienza nel settore ma
"con molta immaginazione". Fu
una scelta vincente e la fiducia
riposta in Marcello si concretizza
nel successo della sua prima crea-
zione, la Miura Lamborghini. Nuc-
cio lottò molto per quella commes-
sa tanto ambita da tutti i carroz-
zieri piemontesi. Con l’aumentare
dei contrasti con Alfa Romeo, Nuc-
cio intensifica i contatti con FIAT
e Lamborghini, proponendo loro la
sede di Grugliasco, non solo come
fucina di idee ma anche come
centro studi per l'ingegneria dei
veicoli. Erano da poco cominciati
gli anni ’70 e Nuccio progetta per
Lancia la storica Stratos, una ber-
linetta compatta, dal target preva-
lentemente agonistico, che si co-
prirà di gloria in diversi Campio-
nati Mondiali di Rally. Il 1972 vede
l’inaugurazione del nuovo Centro
Stile in quel di Caprie, un vero ate-
lier dell’auto appositamente voluto
lontano da Torino per esigenze di
tranquillità e riservatezza. Sempre
aperto alle idee più innovative e
convinto sostenitore di nuovi pro-
pulsori ecologici, all’inizio degli
anni ’90 Bertone investe nello stu-
dio delle auto elettriche e, così, nel
1992, al Salone di Torino viene pre-
sentata la Barchetta Blitz, un vei-
colo che combina al motore elettrico
delle soluzioni costruttive di avanguar-
dia. Successivamente, nel 1994, pro-
seguendo sulla strada del green,
Bertone presenta la ZER (Zero
Emission Record) che offre delle
prestazioni elevatissime per il set-
tore dei veicoli elettrici e conqui-
sta il record mondiale di velocità
sull'ora. Il 26 febbraio 1997 Nuccio
Bertone muore a Torino. Dopo la
morte del fondatore, la società in-
traprende un lento declino, deter-
minato da investimenti e scelte
manageriali sbagliati. L'azienda
conosce così i suoi più brutti anni
di storia: il primo colpo molto duro
Lancia Stratos Rally
32. 3232
Museo Centro Stile Bertone, Caprie (TO)
DESIGNER
Gli stabilimenti Bertone a Grugliasco (TO)
33. 3333
La meravigliosa Nuccio, dedicata al centenario della nascita di Bertone nel 2012
R’s STORY
lo assesta la FIAT con l’annulla-
mento del contratto produttivo
che prevede il trasferimento della
produzione dell'Alfa Romeo GT nel
suo stabilimento di Pomigliano
d'Arco. La crisi aziendale investe
anche gli eredi Bertone creando
accesi contrasti e contrapponendo
la vedova alle due figlie. Comincia
il triste iter delle trattative di ac-
quisizione del gruppo. La vedova
Bertone, in qualità di presidente
del CdA della società, liquida l'a-
zienda nel gennaio del 2008 ven-
dendola a Domenico Reviglio, pre-
sidente del gruppo Keiber. Questa
vendita farà ipotizzare alla Procu-
ra di Torino il reato di bancarotta
fraudolenta. Viene dichiarato lo
stato di insolvenza del gruppo e il
Ministero dello Sviluppo Economi-
co nomina tre commissari straor-
dinari che richiedono l'ammini-
strazione straordinaria per proce-
dere alla redazione di un program-
ma di cessione dell’azienda e alla
pubblicazione del relativo bando
di gara. Il 6 agosto 2009, il Ministe-
ro per lo Sviluppo Economico au-
torizza la cessione dello stabili-
mento Bertone di Grugliasco al
Gruppo FIAT, ironia della sorte, col
nuovo nome di FCA-OAG (Officine
Automobilistiche Grugliasco). Il
marchio Bertone, invece, rimasto
di proprietà della famiglia abban-
dona completamente la produzio-
ne in serie di automobili e si occu-
pa di automotive a ciclo completo
in outsourcing. La sede è rimasta
a Caprie, in Val di Susa, e si occu-
pa ancora oggi della produzione di
autovetture fuoriserie in esempla-
ri unici allestiti artigianalmente.
Forse in memoria dei vecchi tem-
pi, è stato realizzato il recente pro-
totipo Alfa Romeo Pandion, per il
centenario Alfa Romeo, esposto al
Salone di Ginevra nel 2010. Nello
stesso anno la Bertone ha aperto
una sede in Cina seguendo, tutto
sommato, la logica di Nuccio: pro-
porre direttamente autovetture
fuoriserie sul principale mercato
mondiale automobilistico. Il suo
esordio in Asia è avvenuto con
l’esposizione proprio della Pan-
dion al Salone di Hong Kong. Nel
2012, presso la sede della società è
stato aperto il museo Bertone dove
è custodita la collezione Bertone
di auto storiche.
35. 3535
INTERVISTA
Lorenzo Caddeo
S
ei entrato in Community,
nei suoi primissimi gior-
ni di vita, con una foto in
bianco e nero.... ero con-
vinto, per come scrivevi, che eri
un mio coetaneo appassionato di
auto vintage... Alla fine chi è vera-
mente Lorenzo Caddeo?
Ho diciassette anni, quasi diciotto,
sto per andare al quinto anno di
liceo scientifico e quindi sono ver-
so la maturità! Sono un grande
appassionato di design automobi-
listico e in generale mi piace l'arte
in tutte le sue forme.
Come è nata questa passione per
l'automotive? Quando hai comin-
ciato a disegnare automobili?
Come direbbero i miei genitori:
“Lorenzo ha imparato prima a di-
segnare le auto e poi a scrivere e
leggere" e tutto sommato è davve-
ro andata così. Ho disegni che feci
quando avevo tre anni, anche me-
no. Sin da piccolo sono rimasto
affascinato dalle auto, dalle loro
forme, dalla loro capacità di
"muoversi da sole". Per me erano
delle opere d'arte in movimento e
lo sono tutt'ora!
Come sei arrivato a SketchUp? Da
quanto tempo lo usi?
SketchUp iniziai a usarlo alle me-
die, per dei lavori di architettura
per il professore di tecnica che a
volte ci faceva elaborare dei pro-
getti al computer. Un'ottima scelta
da parte sua che ci ha avviato ver-
so l'informatica unita al mondo
del lavoro. Piano piano mi ha pre-
so ed è stato un lungo cammino.
L'utilizzo serio, vero e proprio di
SketchUp è però iniziato due anni
fa, quando aprii una mia collezio-
ne automobilistica sulla Trimble
Warehouse, per vedere le valuta-
zioni che ricevevo sulle mie auto-
mobili. Un'esperienza che si rivela
ogni giorno utile.
Quali sono, secondo te, pregi e di-
fetti di SketchUp?
L'interfaccia di SketchUp è sem-
plice, intuitiva e ti permette di fare
i tuoi primi esperimenti. La bellez-
za di SketchUp risiede anche nella
sua versatilità, dal momento che
puoi installare plugins per rendere
l'esperienza migliore e più at-
traente. Forse il difetto di Sket-
chUp è che non implementa fun-
zioni capaci di generare poligoni
Sulle prime pensavo che si trattasse di un mio
coetaneo amante della musica e delle auto
vintage. Anche i suoi modelli di auto, stile anni
‘70 e ‘80, che realizzava con SketchUp sem-
bravano confermare le mie sensazioni… Alcuni
suoi post apparivano come veri e propri articoli
usciti da Quattroruote per il modo in cui descri-
vevano minuziosamente i modelli realizzati in
3D. Ad un certo punto la curiosità fu più forte di
me e gli chiesi quanti anni avesse: “Ho 15 anni,
sono sardo e vado alle superiori!”. Rimasi am-
mirato, basito e divertito allo stesso tempo; di
ragazzi così oggi nel nostro Paese ce ne sono
veramente pochissimi… Si aggiunga un piglio
da studente sessantottino e rivoluzionario con
le idee molto chiare in campo sociale e politico
e qualche pasticcio amoroso… Impossibile non
considerarlo affettuosamente come la mascotte
della Community! Da quei primi modelli di due
anni fa Lorenzo ne ha fatta di strada ed è cre-
sciuto enormemente tanto che Gontrand Nyung
e Jocelyn Groizard, altre “vecchie” conoscenze
della nostra Community CAD, lo hanno voluto
con loro recentemente per la fondazione di un
atelier automobilistico virtuale europeo che
hanno chiamato ANT (formica) ispirandosi
all’operoso insettino. Sembra giunto il momento
di fare una chiacchierata con questo giovanotto
geniale e talentuoso che, insieme a Gian Mar-
tin Corso, dà tanto lustro alla nostra splendida
Sardegna… Ajò!
di Salvio Giglio
36. 3636
INTER
Alcuni render di modelli sviluppati da Lorenzo all’inizio delle sue frequentazioni su G+ (2012/ ‘13)
37. 3737
RVISTA
più velocemente, senza che si deb-
ba fare un collegamento manuale
tra di essi, il che rende a volte lun-
go un lavoro che con altri software
potresti completare immediata-
mente. Sotto certi punti di vista,
trovo la modellazione di SketchUp
molto limitativa, perché devi fare
tutto manualmente e a volte non
sempre il risultato coincide con
ciò che si ha in mente.
Cosa ne pensa la tua famiglia dei
tuoi lavori? Chi è il tuo supporter
maggiore?
Entrambi sono rimasti molto incu-
riositi da questa mia svolta, sia
mia madre che mio padre. Mi ri-
volgo a entrambi per i pareri sulle
automobili, opinioni che conservo
per il futuro. In particolare un rin-
graziamento lo rivolgo a mia ma-
dre per avermi insegnato, sin dai
primi giorni in cui facevo automo-
bili, il concetto dell'armonia tra le
forme e del "nessuna forma viene
fatta così per caso". Entrambi sup-
portano questa attività e sono mol-
to contenti dei lavori che svolgo!
A scuola quanto "paga" la tua bra-
vura e popolarità nel campo
dell'automotive? Sei bravo in tutte
le materie? In cosa eccelli?
Purtroppo a scuola il mio talento
estetico non si manifesta moltissi-
mo, ad essere sincero. A detta dei
professori (io non mi giudico mai,
lascio agli altri i pareri obiettivi su
di me) sono molto bravo un po' in
tutte le materie. Apprezzano la
proprietà del linguaggio che pos-
siedo e la mia capacità di articola-
re e di presentare i concetti che ho
in testa e affermano che possiedo
una buona capacità di creare col-
legamenti tra le varie materie in
una sola interrogazione. Hanno
molta fiducia in me e molti di loro
hanno, sin da subito, notato la mia
passione per le automobili, ap-
prezzando i lavori che ho fatto.
Anche a scuola, nei ritagli di tem-
po disegno automobili: traggo ispi-
razione da qualsiasi cosa, anche la
più insignificante.
Cosa significa per te disegnare?
Questa è una domanda interessan-
te. Disegnare per me è soffiare ciò
che si ha dentro su un foglio, a vol-
te con delicatezza, a volte con vio-
lenza. L'arte in sé è un cambia-
mento, è un evoluzione dal foglio
bianco che si ha davanti. Il dise-
gno, il dare una forma a qualcosa
che non c'è, è la base della crea-
zione. Disegnare richiede tecnica,
richiede un riscontro con la realtà
che solo tu puoi dare. In un certo
senso, sulle spalle grava un peso
enorme, alleggerito dall'arte che
inietti nella matita. Disegnare ha
sempre avuto un grande significa-
to per me, sia nel lato tecnico che
in quello artistico.
Ascolti ottima musica vintage...
chi è il "musicologo" di casa? Non
salvi nessun artista di questi ulti-
mi anni?
Un po' tutti, mia madre e mio pa-
dre mi hanno trasmesso un sacco
di generi, poi io ho preso la mia
strada e ho fatto un po' di selezio-
ne, alla fine i gusti sono gusti! I
miei artisti preferiti restano Stevie
Nicks, Giorgio Gaber, Rino Gaetano
ma anche i Pink Floyd, i Kiss, i
Fleetwood Mac (la stessa Nicks ne
fa parte) e altri. Ascolto di tutto, da
Miles Davis, che ho scoperto da
solo, a Tupac, dal reggae al metal.
Ci sono artisti che salvo, ovvia-
mente, ma al giorno d'oggi nella
musica ci sono troppi, troppi arti-
sti. Certo, ognuno di loro ha qual-
cosa da dire. A volte nasce anche
il dubbio che lo facciano solo per
soldi e, quando è così, un po' me ne
accorgo. I miei artisti preferiti re-
stano quelli che ascolto di più per-
ché in parte mi ci rispecchio e in
parte rispetto profondamente la
persona che sta dietro a quei testi
e a quelle parole, al di là dell'indi-
scusso talento o della formidabile
voce.
Cosa cambieresti nella scuola ita-
liana per renderla più formativa?
Nella scuola di oggi mancano
mezzi per farla sentire meno di-
stante dal mondo del lavoro. O for-
se è quest'ultimo che si sta allon-
tanando dalla scuola? Di per sé,
ogni giorno sembra che l'insegna-
mento che ti da la scuola non sia
utile per il lavoro o che comunque
una volta arrivato a cercare lavoro,
nessuno te ne darà uno perché
manca l'esperienza e allora la do-
manda sarà: "Ho studiato a scuola
per me stesso e per me stesso si-
gnifica per un lavoro". La scuola
italiana è un paradosso che, per
volontà dei dipendenti pubblici,
continua a funzionare nonostante
(ci tengo a sottolinearlo) le riforme
attuate in questi anni hanno sol-
tanto stravolto il percorso scolasti-
co. In Italia le “menti” ci sono ma
la ricerca è finanziata pochissimo
e così la fuga di cervelli è fatta da
persone intelligenti che hanno
fatto un percorso scolastico e che
hanno capito che il mondo della
scuola e il mondo del lavoro, per
quanto strettamente collegati, so-
no lontanissimi anni luce.
Chi è nella Community e su G+ la
persona che ti ispira e ti stimola di
più?
Non c'è una persona che mi ispira
o che mi stimola, un po' tutti a mo-
do loro sanno ispirarmi e mandar-
mi avanti in questa mia esperien-
za. Nella Community un ringrazia-
mento personale devo darlo a Sal-
vio Giglio che mi ha fornito molti
consigli sulle auto e, soprattutto
(tengo a precisarlo), mi ha fatto
crescere in un lampo per quanto
riguarda la cura degli interni delle
automobili: se oggi io disegno da
zero gli interni delle mie auto lo
devo a lui! Un altro ringraziamento
va a tutti coloro che seguono i
miei lavori, che sono sempre di-
versi e lanciano uno sguardo sui
miei lavori ( e di questo li ringrazio
38. 3838
INTER
Lavori più recenti di Lorenzo Caddeo (2014): in alto viste posteriore ed anteriore della Letizia; al centro tre immagini della
furgonetta commissionata direttamente da CADZINE, la Laura VAN; chiudono la galleria tre immagini del nuovo circuito idea-
to da Lorenzo per le prove di renderizzazione dei suoi modelli.
39. 3939
RVISTA
calorosamente). Su G+ un ringra-
ziamento personale va dato a Jo-
celyn, un mio "collega" molto bra-
vo che mi ha aiutato in alcuni mo-
delli e con lui svolgo diversi lavori
in comune, per una crescita stili-
stica parallela. I ringraziamenti li
devo anche a Humberto, un
"collega" che con i suoi lavori mi
ha ispirato ad aprire la collezione
di automobili online, altrimenti a
quest'ora non sarei qui!
Il tuo designer preferito, quello a
cui vorresti somigliare di più?
Questa è una domanda davvero
difficile! Sono molti i mostri sacri
che io apprezzo. Parlo del rivolu-
zionario Chris Bangle, Walter De
Silva, Franco Scaglione, Marcello
Gandini, Battista Pinin Farina,
Giorgetto Giugiaro, Patrick Le Que-
ment, Robert Opron... Sono molte
le persone cui vorrei somigliare o
da cui vorrei imparare. Non so
esattamente però a chi vorrei so-
migliare: tutti a modo loro hanno
avuto un prpoprio stile. Forse è
proprio questo ciò in cui vorrei
somigliare a loro, nell'avere uno
stile tutto mio!
Cosa vuoi fare da grande?
Il mio sogno sarebbe il designer
automobilistico. Un lavoro in cui
unirei passione e volontà, perché
mi piace lavorare con l'arte e per
l'arte. E mi piace lavorare per il
prossimo, immaginare che i miei
lavori un giorno verranno guidati
da qualcuno, apprezzati da qualcu-
no, riceveranno una certa conside-
razione, saranno disponibili a tutti,
saranno vere, tangibili, reali.
Ti chiedo un parere anche se sei
giovanissimo... Come può uscire il
nostro Paese dalla crisi?
Una domanda davvero particolare.
Ci vorrebbe un reset, perché sono
troppi gli errori che si sono fatti
dal dopoguerra a oggi. Abbiamo
perso l'amore della cultura in favo-
re dell'immediatezza tecnologica,
un'immediatezza nella quale tutti,
me incluso, ci siamo riversati, chi
per convenzione, per abituarsi, per
non stare fuori, chi per comodità.
Come Paese abbiamo molto da da-
re ma è la gestione dei soldi che è
semplicemente sbagliata. Abbia-
mo una mentalità bacata, perché
non pensiamo a utilizzare i fondi
che si hanno per valorizzare, bensì
per espandere senza riuscire vera-
mente a capire i punti di forza an-
che di un semplice paesino ricco
di storia. Certo, la cultura non fa
mangiare ma, a quanto mi risulta,
il turismo sì: è un Paese pieno di
arte può contare certamente sul
turismo. Altre cose che cambierei
sono sicuramente il controllo
dell'evasione e l'eccessiva tassa-
zione sulle imprese che vorrebbe-
ro nascere e vengono ammazzate
immediatamente da un'onda di
tasse che rende loro impossibile
imporsi sul mercato e ciò ammaz-
za l'economia da dentro: è un ser-
pente che si morde la coda. In Ita-
lia purtroppo abbiamo saputo
creare l'immagine della non-
serietà e nessuno investe davvero
nelle nostre aziende, perché la
corruzione ha creato all'estero
un'immagine sbagliata dell'Italia,
l'Italia dei buffoni.
Un'opinione sincera sulla Commu-
nity e su CADZINE...
La Community è un bel posto, mi
ci trovo bene. Guardo i post che
vengono messi, che sono molto
interessanti e soprattutto vari. Col-
go l'occasione per ringraziare Mar-
co Garavaglia che ci insegna sem-
pre qualcosa di matematica instil-
lando in noi la curiosità verso nuo-
vi argomenti particolari che spes-
so ignoriamo completamente! La
Community la considero un ottimo
posto per imparare, scoprire nuove
cose, nuove curiosità e anche farsi
un nome, pubblicare lavori per
persone che conoscono un po' la
materia e lasciano un parere, che
io apprezzo sempre, sia che venga
da un esperto che da una persona
che ignora la materia. CADZINE è
un'esperienza tutta nuova per me!
È un bel mensile che a me piace
leggere perchè è molto vario e non
segue un solo argomento. L'attra-
versare frontiere diverse, dalla
matematica alla fisica, per andare
al design, è un buon modo per farsi
una visuale a 360 gradi sulla cultu-
ra e sulle conoscenze che si hanno
oggi.
Approfitto dell'intervista per la-
sciare un render del mio ultimo
lavoro, un concept sviluppato
completamente da me. Un saluto a
tutti quelli della Community, di
CADZINE e di G+ che mi seguono e
valutano i miei lavori!
41. 4141
Daniele Lapenna e il Cavaliere di ghiaccio
D
aniele nasce ad Andria
(BA) il 6 dicembre 1986,
dopo il diploma come
Perito Informatico si
appassiona alla scrittura creativa,
poesia e disegno. Nel 2007 fonda il
suo blog Il Ventunesimo Secolo.
Nel febbraio del 2009 alcuni suoi
disegni sono esposti alla Galleria
d'Arte Mentana a Firenze di cui
Daniele afferma: “É stata una sod-
disfazione personale ed un sogno
che si avverava: il far conoscere a
tutti la mia passione per il dise-
gno” e aggiunge che “è stata co-
munque un' esperienza ecceziona-
le che mi ha fatto capire quali sono
i miei punti forti…”. Attualmente
vive a Cagliari dove si è trasferito
da cinque anni.
Il romanzo
Questo lavoro ha impegnato Da-
niele per quasi tre anni e ha cono-
sciuto diverse interruzioni e modi-
fiche sino alla stesura finale, poi
distribuita attraverso il circuito del
Self Publishing. “Il Cavaliere di
Ghiaccio” è un romanzo storico
ambientato tra la fine dell'Alto e
l'inizio del Basso Medioevo, esatta-
mente nell' anno 1008. L’autore
afferma che si è impegnato su
questo tema poiché “questo perio-
do... non piace ai lettori, o forse
solo perché non viene presentato
come un mondo molto simile a
quello odierno e quindi con dei
punti in comune interessanti”. Ha
da poco aperto un blog dedicato al
suo romanzo, ilcavalieredighiac-
cio.blogspot.it , dal quale cercherà
non solo di spiegare la trama ed i
personaggi del testo ma anche lo
stile di vita del Medioevo: usi, co-
stumi, cucina, leggi ed altre curio-
sità con lo scopo di far amare que-
st’epoca ai lettori italiani.
La trama in pillole
Il protagonista del romanzo è lo
spadaccino Glower: un ragazzo di
vent’anni anni molto introverso e
dal fisico possente. L’alone di mi-
stero legato alla figura di questo
personaggio lo accompagnerà lun-
go tutta la narrazione anche se il
ragazzo, nonostante il suo caratte-
re glaciale, mostra in più occasioni
anche molti suoi punti deboli. Nel
corso della vicenda a Glower si
assoceranno nuovi amici ed insie-
me tenteranno di capovolgere
l'Impero della Regina per instaura-
re un Regno di pace e tranquillità.
Gli ideali di Glower sono vissuti
con tanta convinzione da renderlo
un eroe; le sue uniche armi sono
solo una spada color zaffiro, grossa
e pesante, ed un' armatura che lo
protegge dagli attacchi nemici.
Quella corazza è anche una meta-
fora dell’animo del personaggio,
sufficientemente robusto per pro-
teggerlo dalle emozioni del mondo
che lo circonda, facendolo appari-
re come un individuo senza desi-
deri e sentimenti. Parlando di Glo-
wer l’autore afferma che egli è “di
ghiaccio perché è solido, freddo,
anche se ci sarà occasione per far-
lo sciogliere e per mostrare qual-
cosa in più del suo vero essere.”.
I personaggi
I personaggi della trama sono tan-
tissimi, complessivamente più di
una trentina; quelli principali so-
no circa una decina ed ognuno con
la sua storia. A tal proposito Da-
niele è sicuro che “il lettore si ri-
specchierà per forza almeno in
uno di loro. Già, perché nel testo si
trova qualsiasi tipo di personaggio:
c'è quello timido, l' assassino, quel-
lo spietato e quello magnanimo, il
cattivo buono ed il buono un po'
cattivo, i carnivori, i vegetariani, i
magri e i grassi, i famosi e gli sco-
nosciuti, gli idealisti e i realisti, i
genitori ed i figli. Quest' ultimi so-
no i protagonisti che incorniciano
la storia. La strada attraversata dal
libro è quella del rapporto fra geni-
tori e figli. C'è chi li ama, chi li
odia, chi non li ha mai visti, chi
non li ha mai potuti vedere e chi
non li avrebbe mai voluti avere. Un
rapporto che sin dalla notte dei
tempi ha condito le vite di ognuno
di noi e che ci condiziona in ogni
nostra scelta. Il genitore che è di-
stante e si pente dei suoi errori; il
genitore che invece è fiero di ciò
che ha fatto senza che si avveda
delle conseguenze sui figli; il geni-
tore inaspettato, ovvero quello che
non pensava sarebbe divenuto una
specie di padre.”. In definitiva so-
no storie d'attualità, trasportate in
un mondo di cavalieri, arcieri, sag-
gi, bottegai e contadini, che si in-
trecciano, si collegano, emoziona-
no e fanno riflettere. Sembrerà di
vivere ai giorni nostri perché, an-
che se passano i secoli, l'essere
umano non cambia mai. Attual-
mente Daniele ha già completato il
sequel di questa storia che però
non ha ancora pubblicato.
LIBRI
di Salvio Giglio
43. 4343
MUSICA
I
l poema sinfonico è una com-
posizione di ampio respiro,
quasi sempre in un solo mo-
vimento, che sviluppa musi-
calmente un'idea ispirata ad un'o-
pera letteraria, prosa o versi che
sia, oppure ad un'opera figurativa,
filosofica ma può rappresentare
anche un omaggio a luoghi od oc-
casioni particolari o, semplice-
mente, una libera intuizione del
compositore. Il poema sinfonico
deriva direttamente dalla musica a
programma, forma prediletta dai
musicisti romantici, che nella Sin-
fonia Fantastica di Berlioz vede
uno degli esempi più significativi.
La funzione descrittiva è stata
sempre uno degli scopi principali
del linguaggio musicale. Ricordia-
mo le "Cacce" trecentesche, le
"Battaglie" del Cinquecento; cele-
berrimi sono i quattro concerti
dell'opera 8 di Vivaldi “Le Quattro
Stagioni”, ispirati ciascuno di essi
ad una stagione dell’anno e com-
posti su altrettanti sonetti di auto-
re ignoto. Non meno famosa è la
Sesta Sinfonia di Beethoven
“Pastorale”: qui ognuno dei quattro
movimenti è accompagnato da
una descrizione della vita dei
campi; Beethoven si ispira alla
campagna e, attraverso l'orchestra,
ne imita i suoni. Con Berlioz, le
tante azioni descrittive si legano
tra loro per costruire una “storia”
da raccontare in musica: lo stru-
mento per la
sua realizza-
zione è l'idea
fissa, cioè il
tema musicale
che ricorre
frequentemente per tutta la com-
posizione e che ha come specifico
riferimento un personaggio, un
evento, un oggetto, un sentimento,
un’idea. Il forte sentimento di li-
bertà, che pervade il XIX secolo,
spinge i compositori verso forme
musicali sempre più lontane da
schemi precostituiti, vicine peral-
tro al sentimento e all'irrazionalità
che caratterizza l'epoca romantica
ed è in questo contesto, con il pro-
gressivo dissolvimento della Sin-
fonia, che si afferma il poema sin-
fonico come espressione tardo ro-
mantica della musica a program-
ma. Il poema sinfonico prende for-
ma dalla fantasia creativa di Franz
Liszt, il cui maggiore intento era
quello di fondere l’ispirazione let-
teraria con la musica strumentale
pura, in modo da poter esprimere
con la musica quelle medesime
azioni interiori che sono oggetto
dell’espressione poetica stessa ed
è quindi indispensabile il collega-
mento tra musica e letteratura. Le
orme del grande pianista unghere-
se, che a questa forma si dedica
di Nicola Amalfitano
Il poema sinfonico
Franz Liszt
Forma prediletta della musica del periodo Romantico,
il poema sinfonico diventa occasione per narrazioni
anche nazionalistiche, di tipo epico, potentemente
evocative e capaci di risvegliare sentimenti patriottici.
45. 4545
SICA
quasi esclusivamente tra il 1849 e
il 1857 componendo 14 poemi sin-
fonici, vengono seguite da tanti
altri musicisti con la più abbon-
dante fioritura in Germania, sul
finire del XIX secolo, per opera di
Richard Strauss. In Italia, il poema
sinfonico trova sviluppo dopo il
1910, soprattutto con Ottorino Re-
spighi che a questa forma musica-
le dedica sette composizioni: Le
fontane di Roma, Ballata delle
Gnomidi, I pini di Roma, Vetrate di
Chiesa, Trittico botticelliano, Im-
pressioni brasiliane, Feste roma-
ne. Il poema sinfonico può presen-
tarsi con i suoi episodi saldamente
concatenati, oppure nettamente
diviso in quadri dal titolo e dal
programma diverso, come nelle
opere del citato Respighi, ed anco-
ra in un unico brano, come
nell'Apprendista Stregone di
Dukas. Particolarmente interes-
sante e significativa sotto gli
aspetti formali e nazionalistici è
l'opera di Smetana “Má vlast” (La
mia Patria), formata da ben sei
poemi sinfonici. Un esempio d'im-
mediata percezione, riguardo agli
intenti descrittivi del poema sinfo-
nico, è fornito dal brano “Nelle
Steppe dell'Asia Centrale” di Alek-
sandr Borodin. Sul tema di una
canzone russa, Borodin descrive il
paesaggio sabbioso della steppa e
l'avvicinarsi di cavalli e cammelli;
una lenta melodia orientale sotto-
linea il transito della carovana e il
suo allontanarsi con la musica
che pian piano si dissolve. Camille
Saint-Saëns, per la sua Danza Ma-
cabra, si ispira ai versi di Henri
Cazalis e, mentre il violino suona
un'aria di danza, gli scheletri vaga-
no nell'ombra avvolti in bianchi
sudari. Modest Mussorgskij trae
ispirazione dai racconti di Nikolaj
Gogol' e, nel poema “Una notte sul
Monte Calvo”, immagina un sabba
delle streghe ai piedi del Monte
Triglav. Paul Dukas fa riferimento
ad una ballata di Gothe nella quale
il protagonista è un apprendista
stregone che durante l'assenza del
maestro cerca di imitarlo. Oggetto
dell'incantesimo è una scopa alla
quale comanda di prelevare acqua
dal pozzo ma poi non riesce più a
fermarla avendo dimenticato la
parola magica; soltanto l'interven-
to del vecchio maestro porrà fine
al disastro. Un altro esempio, que-
sta volta con intenti celebrativi,
possiamo trovarlo nell'Overture
1812 di Ciajkovskij, scritta per
commemorare l’anno della disfatta
di Napoleone durante il tentativo
d’invasione della Russia. L’orche-
stra rende vivo lo scontro delle
due armate, sottolineato dall’ese-
cuzione dell’inno “Dio salvi lo zar”
e della “Marsigliese”. I colpi di can-
none, nel diminuendo finale, se-
gnano il ritiro da Mosca e il ritorno
dei francesi sui propri confini. La
vittoria e la liberazione della Rus-
sia sono celebrate in pompa ma-
gna nel finale arricchito da rintoc-
chi di campane.
F. Liszt, Sonata in si minore per pianoforte, S 178
47. 4747
NEW HARDWARE FOR CAD
U
n caloroso benvenuto
(vista la stagione) agli
amici che stanno se-
guendo questi articoli
sulle stampanti 3D e la realizza-
zione della RepRap Mendel. In
questa puntata, ci occuperemo di
definire l’allestimento elettromec-
canico della stampante, partendo
da alcune nozioni di base che pos-
sono tornare utili anche in altre
occasioni. Pensando al montaggio
della Mendel, qualche settimana
fa, mi è tornato in mente il periodo
in cui mi occupavo di automazio-
ne industriale professionalmente:
un lavoro bello ma massacrante.
Ci occupavamo di allestire mac-
chinari molto complessi come le
catene di montaggio per lavatrici
con oltre 40 postazioni di lavoro.
La linea di produzione prelevava la
scocca di una lavatrice provenien-
te dalla verniciatura e, stazione
dopo stazione, la macchina veniva
montata, testata e imballata.
Allestimento elettromeccanico
Allestire elettricamente e/o mec-
canicamente una macchina signi-
fica corredarla di tutti quei dispo-
sitivi, attivi e passivi, che ne con-
sentono il controllo per il funzio-
namento e la produzione. Al pari
del corpo umano, ogni macchina è
equipaggiata da almeno un centro
di controllo digitale (PLC, MCU,
WS) e necessita di un albero elet-
trico (composto da
cavi di potenza e
cavi di segnale) op-
portunamente colle-
gati, alle loro estre-
mità, da una parte a generatori
(elettrici o di segnale) e dall’altra
ad attuatori e rivelatori. Un esem-
pio immediatamente a portata di…
mano è proprio la mano! :D Se cer-
cassimo di replicare bionicamente
questo arto complicatissimo do-
vremmo, dopo aver costruito la-
struttura portante che funge da
ossatura, applicare tutta una serie
di sensori ed attuatori per consen-
tirne il movimento e controllo.
L’allestimento di una macchina, in
termini di componentistica impie-
gata, è direttamente proporzionale
alla complessità delle funzioni a
cui è chiamata ad assolvere. Un
buon allestimento elettrico deve
tener conto non solo di attuatori e
sensori ma anche del loro fissag-
gio, cablaggio e del posizionamen-
to della loro cavetteria elettrica e
delle relative condutture protetti-
ve, lì ove esse sono richieste. Es-
sendo ogni macchina dotata di un
certo numero di GDL (gradi di li-
bertà) o DOF (degree of freedom)
l’allestimento elettrico non deve
assolutamente interferire con essi
impedendone i movimenti durante
un’operazione: ne consegue che
ogni cavetto e/o conduttura elet-
trica deve avere gioco sufficiente
in prossimità di articolazioni e
snodi. Fortunatamente la nostra
Mendel è una macchina molto
semplice e i suoi attuatori e senso-
IV puntata
di Salvio Giglio
Allestimento elettrico di una stampante 3D
Fig. 1, la componentistica hardware di base di una RepRap Mendel
ALLESTIMENTO ELETTRICO, i MOTORI PASSO–PASSO, AZIONA-
MENTO ELETTRICO e tanti concetti utili per capire come funzio-
na il mondo dell’elettronica digitale applicata alle macchine
48. 4848
ri si limitano a poche unità le cui
membrature elettriche (cavi se-
gnale e potenza) sono di sezione
ridotta e di facile fissaggio alla
struttura della stampante. L’alle-
stimento elettromeccanico della
Mendel consiste dei seguenti ele-
menti:
MPP motoripasso-passo(stepper);
resistori estrusori (per ammor-
bidire il filamento termoplasti-
co);
termistori per il controllo degli
estrusori (sensori termici per
far riscaldare i resistori entro
una certa temperatura);
piatto termico ove stampiamo il
nostro modello evitando che si
saldi alla stampante;
termistore per il controllo del
piatto termico (per evitare di
“cuocere” il modello).
Pur trattandosi di componenti
elettrici ed elettronici alimentati
in ELV (extra low voltage - bassis-
sima tensione), essi vanno adegua-
tamente fissati alla struttura per
evitare danneggiamenti e donare
anche una certa estetica alla mac-
china! Tutti i consigli necessari
all’allestimento ottimale della
stampante ve li fornirò nel ciclo di
articoli destinati all’assemblaggio
della printer; in questa puntata
approfondiremo l’argomento intro-
dotto nel numero 2 relativamente
ai drivers e alla steper shield: i mo-
tori passo-passo o stepper.
I motori passo-passo o stepper
(MPP)
Con questa designazione si fa rife-
rimento ad una famiglia di motori
elettrici, alimentati da impulsi, che
può essere suddivisa in tre catego-
rie costruttive principali: a rilut-
tanza variabile, a magnete perma-
nente e ibridi. Di questi analizze-
remo rapidamente, nei prossimi
paragrafi, le principali caratteristi-
che di funzionamento e valutere-
mo vantaggi e svantaggi legati alla
loro adozione. Partiamo subito col
capire, per linee generali, come
funzionano questi motori in modo
da comprendere meglio le varie
tipologie costruttive reperibili sul
mercato e valutare, così, se esse
fanno al caso nostro nella realizza-
zione di un progetto.
Costruttivamente non differiscono
molto dai loro fratelli di maggiori
dimensioni e potenza, normal-
mente utilizzati in macchine di
ogni ordine di grandezza e funzio-
ne. Hanno una struttura fissa chia-
mata statore e una mobile detta
rotore. Sulla parte esterna dello
statore si trovano opportuni siste-
mi di fissaggio per assicurare il
motore ad una struttura o ad una
superficie. Al rotore corrisponde
anche l’albero motore a cui è affi-
data la trasmissione del moto rota-
torio alla macchina azionata. Com-
pletano il motore due coperchi,
anteriore e posteriore, chiamati
anche carter. Sui due carter sono
praticati degli alloggiamenti per i
cuscinetti di supporto dell’albero
motore; in particolare il carter an-
teriore ha un foro passante da cui
fuoriesce l’estremità dell’albero
motore preposta al collegamento
meccanico con la macchina azio-
nata. Il principio di funzionamento
dei MPP è molto semplice ed è as-
similabile a quello di un motore
elettrico di tipo sincrono in cui
l’albero motore si muove seguendo
il campo elettromagnetico degli
avvolgimenti dello statore. Negli
steppers tutto ciò avviene a scatti:
ad ogni impulso di alimentazione
emesso dal circuito elettronico
preposto alla gestione, corrisponde
un avanzamento angolare elemen-
tare costante dell’albero, detto pas-
so. In altre parole, un MPP conver-
te un comando elettrico in un mo-
vimento rotativo o traslatorio,
sempre di tipo incrementale, con-
tinuo. Una successione di impulsi,
chiamata treno, emessa ad una
certa frequenza da un controllore
NEW HARDWA
Fig. 2, Sezione di un MPP (S. Giglio)
49. 4949
WARE FOR CAD
Tab. 1, caratteristiche costruttive principali delle tipologie di MPP (S. Giglio)
50. 5050
NEW HARDW
Schema 1, controllo ad anello aperto
Schema 2, controllo ad anello aperto e protezione dai disturbi
Schema 3, esempio di un controllo per MPP
51. 5151
WARE FOR CAD
elettronico, come la steper shield
per intenderci, consente di ottene-
re una velocità di rotazione prati-
camente costante. Alle frequenze
elevate e durante le fasi di accele-
razione e decelerazione, le presta-
zioni del MPP sono strettamente
relate al suo sistema di controllo.
Si tenga presente sempre, al di la
della Mendel e di Arduino, che per
una gestione ottimale dei MPP è
necessario disporre di una sor-
gente di corrente controllata e op-
portunamente protetta da un cir-
cuito ausiliario di estinzione per
limitare le sovratensioni derivanti
dalla successione delle accensioni
e degli spegnimenti delle bobine.
La stessa poi deve anche assicura-
re la successione delle commuta-
zioni tra le varie fasi del MPP a un
ritmo compatibile con le funzioni
da realizzare. E’ necessario consi-
derare l’adozione di un controllo
del tipo ad anello aperto, come
vedremo più innanzi, data la natu-
ra sincrona del MPP. In conclusio-
ne, questi motori permettono di
convertire “informazioni” in un
controllo di posizione e velocità
estremamente affidabile e preciso.
Passiamo adesso a capire il fun-
zionamento delle tre tipologie di
MPP.
MPP a riluttanza variabile
Lo statore è costituito da una serie
di lamierini metallici. La forma
costruttiva prevede un certo nu-
mero di protuberanze, chiamate
espansioni polari, attorno alle
quali sono avvolte delle bobine
che costituiscono, dopo essere
state opportunamente abbinate,
dei circuiti magnetici chiamati
anche fasi del motore. Il numero
di coppie di bobine può essere
2,3,4,5 oppure 8; ciò dipende da
una serie di parametri del motore
quali: il numero di passi per giro,
la coppia, la velocità, ecc. Alcuni
produttori realizzano anche delle
versioni monofasi. La parte più
esterna di questi prolungamenti,
quella vicina al rotore per capirci,
è realizzata con un profilo denta-
to. Il rotore è un cilindro in ferro
dolce su cui è ricavata una denta-
tura e il cui passo è uguale a quel-
lo della dentatura dello statore
Tab. 1. Il nome di questi MPP è
dovuto alla riluttanza magnetica
cioè alla misura del legame esi-
stente tra flusso di induzione ma-
gnetica e la forza magneto-
motrice, per estensione è la resi-
stenza opposta da un circuito ma-
gnetico al flusso di induzione ma-
gnetica. La riluttanza è quindi co-
me una sorta di “attrito magneti-
co” che oppone un circuito ma-
gnetico al flusso che lo vorrebbe
far ruotare. A questo punto, quan-
do la riluttanza è minima, la posi-
zione assunta dal rotore può con-
siderarsi in equilibrio stabile. Ec-
co perché quando il circuito ma-
gnetico è attraversato dalla cor-
rente e si eccita, il rotore si sposta
nella posizione di riluttanza mini-
ma relativa alla fase alimentata, in
corrispondenza della quale po-
tremmo anche notare un allinea-
mento tra le dentature di statore e
rotore. Fino a che la fase è eccitata
questa posizione non muta; cam-
bierà solo quando la fase corrente
sarà diseccitata per lasciare il po-
sto ad un’altra, fatto questo che
determinerà una nuova posizione
di equilibrio del rotore e allinea-
mento delle dentature e così via.
MPP a magnete permanente.
I MPP di questa tipologia devono il
nome al rotore realizzato in mate-
riale magnetico permanente su
cui sono presenti, in successione,
le due polarità nord e sud. Due se-
mistatori cilindrici cavi, perfetta-
mente identici, rappresentano lo
statore. Essi sono realizzati con
lamierini ferromagnetici con un
numero di poli pari a quello del
rotore e sfalsati tra loro di mezzo
passo polare. Sui poli di ciascun
semistatore sono disposte delle
bobine, opportunamente collegate
in serie l’un l’altra, in modo da ot-
tenere un unico avvolgimento in
grado di generare, quando percor-
so da corrente continua, polarità
magnetiche nord e sud alternati-
vamente, facendo assumere così
al rotore la posizione di equilibrio
desiderata. Anche in questo caso
le coppie di bobine, che possono
essere 4, 5, 6, prendono il nome di
fasi del motore e fanno capo ad un
certo numero fisso di conduttori
che fuoriescono dal MPP per l’ali-
mentazione. Ad essi è applicata la
sequenza di impulsi per l’avanza-
mento del rotore Tab. 1. Principali
pregi di questo tipo di motore so-
no: basso costo ed elevata robu-
stezza; principali difetti: scarsa
precisione e limitate prestazioni
in termini di coppia e velocità.
MPP ibridi
Il rotore di questo tipo di MPP è
formato da due nuclei realizzati
da una serie di lamierini in metal-
lo ferromagnetico, opportunamen-
te dentati, chiamati anche coppet-
te. L’assemblaggio del rotore è
concepito in modo tale che tra i
denti di una coppetta e l’altra sus-
sista uno sfalsamento di mezzo
passo di dentatura. I due nuclei
sono separati da un magnete
permanente polarizzato in dire-
zione assiale; in tal modo i denti
di una coppetta risultano tutti ma-
gnetizzati nord, quelli dell'altra
tutti magnetizzati sud Tab. 1. Lo
statore è anche esso realizzato
con lamierini metallici ferroma-
gnetici, munito di un numero pari
di espansioni polari con l’estremi-
tà rivolta verso il rotore, recanti un
profilo dentato, attorno a cui so-
no disposte delle bobine, oppor-
tunamente collegate per realizza-
re due fasi.
Definizione ed elementi di un
Azionamento Elettrico (A.E.)
Dopo aver accennato alle caratte-
ristiche di base dei MPP, ci occu-
peremo adesso del loro controllo
attraverso una schematizzazione
ideale. Quando si parla di gestione
di un motore elettrico, di qualun-
52. 5252
NEW HARDW
que tipo esso sia, per controllare i
suoi parametri principali come la
coppia, la velocità, il senso di rota-
zione, la posizione del suo albero
motore, ecc., si fa riferimento ad
un Azionamento Elettrico (A.E.).
Un Azionamento Elettrico è, infat-
ti, l'insieme composto da un moto-
re elettrico e dai relativi apparati
d'alimentazione, comando e con-
trollo. Nello Schema 1 sono ripor-
tati, sotto forma di flow chart, i
componenti essenziali di un A.E.:
sorgente elettrica di alimenta-
zione primaria;
il convertitore statico di poten-
za;
il dispositivo di controllo;
il motore elettrico;
la macchina azionata.
Se contestualizziamo questa defi-
nizione alla nostra stampante, rin-
tracceremo subito gli elementi
costituenti l’azionamento elettrico
per la gestione dei suoi movimen-
ti:
l’alimentatore stabilizzato è la
sorgente di alimentazione;
Arduino e la shield fungono da
convertitore statico di potenza
e dispositivo di controllo;
i 4 MPP sono il motore elettri-
co;
la stampante è la macchina da
azionare.
Oltre all'esperienza della costru-
zione della Mendel, se in futuro vi
cimenterete in altre applicazioni
di robotica, automazione o elettro-
meccanica, ricordate sempre che
è proprio la macchina da azionare
a definire, in base alle proprie ca-
ratteristiche meccaniche, le speci-
fiche elettriche dimensionali di
ogni componente costituente il
complesso dell’A.E. stesso! Circa il
convertitore statico di potenza
vorrei ricordare che questo è l’ele-
mento principe di un A.E. e lo pos-
siamo paragonare, in un certo
senso, ad un amplificatore di po-
tenza che provvede a modificare,
sotto il governo del dispositivo di
controllo, le caratteristiche dell'e-
Fig. 3, Ingombri caratteristici di un MPP NEMA17
Fig. 4, un MPP NEMA17Tab. 2, caratteristiche tecniche di un MPP NEMA 17
53. 5353
WARE FOR CAD
nergia elettrica proveniente dalla
sorgente d'alimentazione prima-
ria in modo da adattarle all'ali-
mentazione del particolare tipo di
motore. Il dispositivo di controllo
determina, istante per istante, il
valore delle grandezze di coman-
do del convertitore statico in base
alla modalità ed alla strategia di
controllo adottate per lo specifico
azionamento. Il controllo della
tensione può presentare, a regime,
degli scostamenti rispetto al valo-
re di riferimento per presenza di
disturbi. La natura di questi di-
sturbi può essere dovuta a una o
più tra queste cause:
- la caratteristica di carichi
(statici e dinamici) della macchi-
na azionata;
- le cadute di tensione nel conver-
titore;
- le variazioni parametriche nel
sistema controllato.
Con lo schema di controllo in ca-
tena aperta questi effetti, se noti,
possono essere compensati a li-
vello della legge di controllo inse-
rita nel codice di programmazione
della macchina ma se si vuole as-
sicurare scostamento nullo biso-
gna ricorrere al controllo in cate-
na chiusa che, però, è più com-
plesso ed oneroso. Nel nostro ca-
so, la sorgente di alimentazione
primaria è la rete in corrente al-
ternata monofase 220V 50Hz op-
portunamente trasformata attra-
verso un alimentatore stabilizzato
collegato ai circuiti Arduino della
stampante.
Lo standard NEMA e i motori della
RepRap Mendel
RepRap, come la stragrande mag-
gioranza dei costruttori e allestito-
ri, ricorre, per i MPP equipaggian-
ti le sue stampanti, alla classifica-
zione di uno standard americano:
il NEMA. Il National Electrical Ma-
nufacturers Association (NEMA) è
un'associazione statunitense di
produttori d’apparecchiature elet-
triche e di diagnostica medica per
immagini che pubblica norme,
guide applicative, white paper e
schede tecniche per l’unificazio-
ne. Lo standard NEMA ICS16/ 2001
descrive le caratteristiche di MPP
e servo motori in termini di movi-
mento, posizione, velocità, coppia,
ecc. Si occupa anche di standar-
dizzare i sistemi e le procedure di
controllo relative ai MPP nonché
degli strumenti preposti al feed-
backsulfunzionamento,comeencoders
e resolvers. Nella ICS16/2001 sono
raccolte anche le geometrie co-
struttive dei MPP e i relativi siste-
mi di fissaggio.
La designazione dei motori step-
per per NEMA avviene in base alla
dimensione della loro piastra di
fissaggio. Per determinare la di-
mensione di un MPP in mm si
adotta questa formula:
in cui:
n NEMA è il numero di designa-
zione indicato ed espresso diretta-
mente come prodotto dei due lati
della piastra di fissaggio (lato x
lato); esso va poi diviso per 10, ot-
tenendo la misura del lato in polli-
ci, e moltiplicato per il fattore di
conversione 25,4 per avere la mi-
sura in mm (1 pollice = 25,4 milli-
metri).
La Mendel adotta un MPP NEMA17
cioè con fattore di forma della pia-
stra di fissaggio 17 da cui avremo:
La designazione, ovviamente, non
si riferisce solo alla forma costrut-
tiva ma anche ai parametri fun-
zionali del motore come la coppia,
il numero di passi, la velocità, ecc.
I parametri caratteristici che ci
interessano per l’acquisto di un
MPP per la nostra Mendel sono
approssimativamente quelli ripor-
tati nella Tab. 2. Per il profilo di-
mensionale si faccia riferimento
alla Fig. 3.
I costruttori, inoltre, rilasciano
indicazioni anche sul colore dei
cavi elettrici associati alle bobine
o coil (normalmente si tratta di
doppini rivestiti da una guainetta
di isolante siliconico) e all’ordine
con cui essi devono essere con-
nessi alla shield Arduino. Torne-
remo nuovamente su questo argo-
mento quando tratteremo del
montaggio della Mendel.
56. 5656
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pa di Drive selezioni l’intervallo di pagine che vuoi sal-
vare/stampare (da pagina X a pagina Y).
Dal nostro sito, inoltre, puoi sempre recuperare i nume-
ri che non hai ancora scaricato! Buona lettura
57. 5757
CORSO di ORIENTAMENTO alla BIM
L
a Building Information
Modeling (BIM) è un pro-
cesso incentrato sullo
sviluppo, l'utilizzo e il tra-
sferimento del modello di infor-
mazioni digitali di un progetto di
un edificio. Nel suo insieme la BIM
migliora la progettazione, la co-
struzione e la gestione del proget-
to stesso grazie ad un nutrito pac-
chetto di servizi interconnessi. La
Commissione USA del National
Building Information Modeling
Standards (NBIMS) definisce la
BIM come:
"Una rappresentazione digitale delle
caratteristiche fisiche e funzionali di un
cantiere edile. La BIM è una risorsa di
conoscenza condivisa, per le informazio-
ni su di un edificio, fondata su di una
base affidabile per le decisioni durante il
suo ciclo di vita, definito “esistente”
dalla sua concezione sino alla demoli-
zione. Una premessa di base della BIM è
la collaborazione tra i diversi esecutori
nelle varie fasi del ciclo di vita di un
fabbricato per inserire, estrarre, aggior-
nare o modificare le informazioni nella
BIM, per supportare e rispecchiare i
ruoli delle parti interessate.".
Se correttamente implementata, la
BIM è in grado di fornire valore
aggiunto ad un progetto. La sua
validità è stata comprovata attra-
verso una lunga serie di progetti
realizzati che hanno evidenziato i
seguenti benefici:
elevata qualità della progetta-
zione, ottenuta attraverso effi-
caci cicli di analisi;
maggiore prefabbricazione, do-
vuta ad una programmazione
ottimale del cantiere;
migliore efficienza in cantiere,
grazie alla realizzazione del
programma di costruzione pia-
nificato che offre maggiore in-
novazione per l'impiego di ap-
plicazioni di progettazione digi-
tale.
Si tenga presente anche che al ter-
mine della fase di costruzione le
preziose informazioni BIM posso-
no essere utilizzate successiva-
mente dall’amministratore della
struttura immobiliare per la piani-
ficazione degli spazi, per la pro-
grammazione della manutenzione
ordinaria e per migliorare le pre-
stazioni complessive dello stabile
o di un suo gruppo di servizi. Tut-
tavia si devono segnalare anche
casi in cui il team ha fallito non
pianificando in modo efficace
l'implementazione della BIM col
processo edile, facendo così verifi-
care:
un considerevole aumento dei
costi per i servizi di modella-
zione;
un rallentamento nella proget-
tazione causato da informazio-
ni mancanti;
La conseguenza di tutto ciò si è
tradotta in un valore aggiunto del-
la progettazione minimo o addirit-
tura inesistente. Se ne deduce
quindi che l’implementazione BIM
richiede una pianificazione detta-
gliata e una serie di modifiche di
processo che risultano essere fon-
damentali per quei membri del
I puntata
di Salvio Giglio
Introduzione alla BIM:
Building Information Modeling
Fig. 1, procedura di pianificazione BIM di un progetto