Continua la serie di puntate dedicate a Fritzing, il simpatico ECAD dedicato ad Arduino e alle sperimentazioni elettroniche. Per la rubrica Basi per il disegno e la progettazione continua la sintesi storica sui principali Enti Normativi. Nunzia Nullo per la rubrica Cinema & Animazione presenta la recensione di Jurassic World. Achille Castiglioni è la Designer’s story di questo mese. Paco Arcoleo, il talentuoso grafico multimediale di G+, è il nostro graditissimo ospite per la rubrica Intervista. Mario Monfrecola è alle prese con un’equazione impossibile nella sua rubrica Matematica & dintorni. Il Belcanto è il tema della rubrica Musica curata da Nicola Amalfitano. Un appassionate disputa sulla paternità di un’apparecchiatura più che preziosa per la navigazione di veicoli aerei, nautici e terrestri, la girobussola, è l’argomento della rubrica New hardware for CAD. L’argomento della rubrica Corso di orientamento alla BIM è la pianificazione preliminare. Per il Corso di base per SketchUp si parlerà del menù VISUALIZZA e dei piani di sezione. Antonello Buccella ci insegna in un Tutorial in due parti l’utilizzo dello strumento SABBIERA di SketchUp.
Il bromografo inserto speciale allegato al numero di novembre 2014 di cadzine
CADZINE n° 6, giugno 2015, ANNO II
1. 11
Il magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google PlusIl magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google Plus
DAL 2014
DAL 2014
GIUGNO 2015 Anno II Numero 6 edizione gratuita
/16 Enti normativi UE
In questa puntata la storia del
CEN , l’organizzazione della UE che
si occupa di armonizzare le
normative dei Paesi membri.
/23 Jurassic World
Quarto episodio della saga Jurassic
ricco di nuovi effetti speciali e nuovi
dinosauri in una travolgente avventura
che ci terrà ancora col fiato sospeso.
/26 Achille Castiglioni
Una grande firma del design
industriale italiano che ha ben 14
sue opere esposte al MOMA di
New York e nove Compassi d’oro.
2. 22
La Comm. per progettisti, disegnatori tecnici ed appassionati
La prima Community italiana, della piattaforma Google Plus sul CAD e le sue applicazioni, per
data di fondazione e numero di iscritti
BIM
CAD
CAD MEP
FEM
Linguaggi CAD
Modellatori 3D
Modellatori organici
Post produzione
Prog. edile
Altro software
Progettazione
Portfolios
A.N.T. Automotive
Stampa 3D
Concorsi
Curiosità
3. 33
LA GRANDE DISGRAZIA, L'UNICA DISGRA-
ZIA DI QUESTA SOCIETÀ MODERNA, LA
SUA MALEDIZIONE, È CHE ESSA SI ORGA-
NIZZA VISIBILMENTE PER FARE A MENO
DELLA SPERANZA COME DELL'AMORE; IM-
MAGINA DI SUPPLIRVI CON LA TECNICA,
ASPETTA CHE I PROPRI ECONOMISTI E I
PROPRI LEGISLATORI LE FORNISCANO LA
DOPPIA FORMULA DI UNA GIUSTIZIA SEN-
ZA AMORE, DI UNA SICUREZZA SENZA SPE-
RANZA.
GEORGES BERNANOS, LA FRANCIA CON-
TRO I ROBOTS, 1944/47
Da: www.aforismario.it
LA METTO IN CORNICE
4. 44
Diario di bordo
HOME
Direttore responsabile:
Salvio Giglio
Redazione:
Nicola Amalfitano, Antonello Buccella, Nunzia Nullo,
Mario Monfrecola, Gianmarco Rogo
Segretaria di redazione:
Nunzia Nullo
Redazione bozze:
Nicola Amalfitano, Nunzia Nullo
Continua la serie di puntate
dedicate a Fritzing, il simpa-
tico ECAD dedicato ad ARDUI-
NO e alle sperimentazioni
elettroniche. Per la rubrica
BASI PER IL DISEGNO E LA PRO-
GETTAZIONE continua la sinte-
si storica sui principali Enti
Normativi. N. Nullo per la
rubrica CINEMA E ANIMAZIONE
presenta la recensione di
Jurassic World. Achille Ca-
stiglioni è la Designer’s story
di questo mese. Paco Arco-
leo, il talentuoso grafico
multimediale di G+, è il no-
stro graditissimo ospite per
la rubrica INTERVISTA. M.
Monfrecola è alle prese con
un’equazione impossibile
nella sua rubrica MATEMATI-
CA E DINTORNI. Il Belcanto è il
tema della rubrica Musica
curata da N. Amalfitano. Un
appassionate disputa sulla
paternità di un’apparecchia-
tura più che preziosa per la
navigazione di veicoli aerei,
nautici e terrestri, la giro-
bussola, è l’argomento della
rubrica NEW HARDWARE FOR
CAD. L’argomento della ru-
brica Corso di orientamento
alla BIM è la pianificazione
preliminare. Per il CORSO DI
BASE DI SKETCHUP si parlerà
del menù VISUALIZZA e dei
piani di sezione. A. Buccella
ci insegna in un Tutorial in
due parti l’utilizzo dello stru-
mento SABBIERA di SketchUp.
maker
[ma·ke·r] sostantivo maschile e femminile artigiano digitale; chi realizza ogg
rubrichePAG. 07 NEWS
PAG. 09 EDITORIALE di Salvio Giglio
“Amnesia: male oscuro del vecchio Con-
tinente...”
PAG. 11 ARDUINO di Salvio Giglio
“La prototipazione inversa con Fritzing”,
IV PUNTATA
PAG. 16 BASI PER IL DISEGNO E LA PROGET-
TAZIONE di Salvio Giglio
“Organismi normalizzatori della UE”,
IV PUNTATA
PAG. 23 CINEMA di Nunzia Nullo
“Jurassic World”
PAG. 26 DESIGNER’S STORY di Salvio Giglio
“Achille Castiglioni”
PAG. 33 INTERVISTA di Salvio Giglio
“Paco Arcoleo”
PAG. 38 MATEMATICA & DINTORNI di Mario
Monfrecola “L’equazione impossibile:
1+1=3”
PAG. 43 MUSICA di Nicola Amalfitano
“Il Belcanto”
PAG. 51÷53 NEW HARDWARE FOR CAD
di Salvio Giglio
La Grande Guerra e gli UAV;
Hermann Anschütz-Kaempfe;
Elmer Ambrose Sperry;
Anschütz contro Sperry
II PUNTATA
corsi & tutorialPAG. 61 CORSO DI ORIENTAMENTO BIM
di Salvio Giglio
“Ancora sulla pianificazione preliminare”,
XI PUNTATA
PAG. 64 CORSO DI BASE PER SKETCHUP
di Salvio Giglio “Il menù VISUALIZZA ed i
Piani di sezione”, XIII PUNTATA
PAG. 68 TUTO
SKETCHUP di
“Usare la Sab
eventuali & vaPAG. 72 UMORISMO
PAG. 73 GIOCHI
5. 55
E PAGE
Cos’è CADZINE
è una rivista gratuita nata in
seno alla Community di
“AutoCAD, Rhino & Sket-
chUp designer” per informare &
formare disegnatori tecnici e
appassionati sul CAD ed i suoi
“derivati”.
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Pensandoci bene
La nuova progettazione artistica digitale
Il grande pregio dei nuovi software per le diverse tipolo-
gie progettuali consiste nel restituire all’oggetto rappre-
sentato quella verosimiglianza tanto ambita dai progetti-
sti del passato, il cui intento principale era quello di far
capire al committente, attraverso i loro disegni, la meta-
morfosi di un’idea in realtà.
getti, anche virtuali, utilizzando vecchie e nuove tecnologie
lsORIAL: MODELLARE I TERRENI CON
Antonello Buccella
bbiera”, I PARTE
arie
7. 77
NEWS gli ultimi post prima di andare in stampa
Per la prima volta Google
offre la possibilità di intra-
prendere una scalata vir-
tuale grazie alla piattafor-
ma Street View: la parete è
quella di El Capitan.
Un nome questo scelto per
il più recente sistema ope-
rativo Apple. Si tratta di
una raccolta di scatti pano-
ramici realizzati in vertica-
le, durante la scalata. L’ar-
chivio di immagini panora-
miche a 360 gradi è raccol-
to all’interno del database
Street View Trek. Il proget-
to è stato realizzato con tre
scalatori esperti: Lynn Hill,
Alex Honnold e Tommy
Caldwell. Lynn, classe 1961,
ha iniziato la sua carriera
proprio sul granito dello
Yosemite e a Joshua Tree,
all’età di 14 anni, Alex
(1985) è specialista della
pratica “free solo” e dell’ar-
rampicata in velocità, men-
tre Tommy (1978) nel mese
di gennaio è stato il primo
a salire in arrampicata li-
bera la via Dawn Wall di El
Capitan, compiendo quella
che è ritenuta la salita più
difficile al mondo nella
disciplina. A.B. WEBNEWS
del 25 giugno 2015
Dei robot stamperanno di-
rettamente in 3D un ponte
completamente funzionan-
te su uno dei canali di Am-
sterdam. Il progetto è frutto
di una collaborazione tra
MX3D, società olandese di
ricerca e sviluppo innovati-
vo, Autodesk, specializzata
nei software, la ditta di co-
struzioni Heijmans e molti
altri. La struttura in acciaio
è stata progettata da Joris
Laarman e da settembre di
quest’anno sarà possibile
seguire lo stato di avanza-
mento in loco. "Credo molto
– ha detto il designer - nel
futuro della sinergia tra
produzione digitale e loca-
le. Questo ponte dimostrerà
come la stampa 3D sarà in
grado di diffondersi final-
mente nel mondo su larga
scala. Il simbolismo del
ponte è una bella metafora
per collegare la tecnologia
del futuro con la città vec-
chia, in modo da portare
fuori il meglio di entrambe
le realtà". Presto MX3D an-
nuncerà la posizione esatta
del ponte. N.A.
Notizia di Sara Stefanini
del 15 giugno 2015
da Repubblica.it
Samsung ha ideato il Safe-
ty Truck. Si tratta di un nor-
male camion cui l'azienda
coreana ha aggiunto una
videocamera wireless mon-
tata nella parte anteriore, e
quattro schermi in quella
posteriore. Questi ultimi,
collegati in modo da forma-
re un unico display, mo-
strano ciò che la videoca-
mera riprende, ossia la
strada davanti al camion:
così chi segue può sapere
che cosa c'è oltre il grosso
veicolo. N.A.
Lo chiamano “materiale
delle meraviglie”. Il grafene
lo è davvero: un foglio di
carbonio con la resistenza
del diamante, la flessibilità
della plastica e lo spessore
di un singolo atomo. Da una
scoperta di un’équipe di
scienziati della Columbia
University e del Korea Re-
search Institute of Stan-
dards and Science (Kriss),
coordinati da Young Duck
Kim, il materiale può fun-
zionare come una minusco-
la lampadina grazie alle sue
proprietà termiche. La sco-
perta è stata pubblicata sul-
la rivista Nature Nanotech-
nology. Gli scienziati sono
riusciti a trasformare il gra-
fene in un vero e proprio
circuito elettrico collegando
strisce di esso, invisibili a
occhio nudo, a terminali
metallici alimentati elettri-
camente. Sotto l’effetto
dell’elettricità, il materiale
raggiunge la temperatura di
2500 °C, diventando brillan-
te ed emettendo luce nello
spettro visibile a occhio
nudo. Gli scienziati hanno
poi notato che lo spettro
luminoso emesso mostrava
picchi in corrispondenza di
alcune lunghezze d’onda,
dovuti all’interferenza tra la
luce derivante dall’incande-
scenza del grafene e quella
riflessa sul substrato di sili-
cio su cui è applicato il di-
spositivo. “Un fenomeno
possibile solo perché il gra-
fene è trasparente”, spiega
ancora Kim, “a differenza di
qualsiasi filamento conven-
zionale, e ci permette di
ottimizzare lo spettro di
emissione modificando la
distanza dal substrato”. La
scoperta, secondo gli scien-
ziati, apre le porte a nuove
applicazioni nel mondo
dell’illuminazione, permet-
tendo la creazione di lam-
padine miniaturizzate che
potrebbero sostituire l’at-
tuale tecnologia a led. N.N.
M. Musso Galileo.it
Amsterdam, un ponte di
acciaio stampato in 3D
Street View an-
che in verticale
La lampadina più
sottile al mondo
TIR più sicuri con Sa-
fety Truck by Samsung
9. 99
EDITORIALE
Q
uando si dice “I casi della
vita…”. Chi segue la rivi-
sta, in particolare il di-
scorso che stiamo por-
tando avanti sulla storia delle nor-
mative tecniche, sa che in questo
numero si sarebbe parlato di CEN
(il Comitato Normalizzatore Euro-
peo) e, quindi, indirettamente di
Unione Europea. Mi sarebbe pia-
ciuto tantissimo, credetemi, aprire
questo numero con un bell’edito-
riale sull’Europa che funziona,
senza disoccupazione e problemi
sociali, piena di idee e di progetti,
equa e solidale con i popoli più
sventurati e, al contempo, forte,
volitiva e decisa con i prepotenti e
i guerrafondai del pianeta… ed in-
vece devo fare i conti con una real-
tà drammaticamente diversa!
Quanto sta accadendo da diverse
settimane alle frontiere europee
con gli immigrati e, sul piano eco-
nomico, proprio in queste ultime
ore con la Grecia rivela crepe pro-
fonde e mostra la debolezza strut-
turale di un’idea nata bene ma svi-
luppata malissimo! Ci avevano già
provato Roma, Carlo Magno, Napo-
leone e Hitler a mettere insieme
con la forza le popolazioni europee
facendo solo un gran buco nell’ac-
qua! Quale sarebbe dovuta essere
la svolta, la novità assoluta rispet-
to a queste lezioni che la Storia ci
ha lasciato? Creare un’identità cul-
turale e morale del nostro conti-
nente riconosciuta e condivisa,
con orgoglio, da ciascun cittadino
europeo, da sviluppare in almeno
un paio di secoli. Due secoli, un
tempo appena necessario per
creare delle connessioni umane
tra popolazioni così culturalmente
eterogenee e geograficamente di-
stanti come quelle dell’Europa.
Purtroppo, invece, il punto di par-
tenza è stato dettato dall’econo-
mia, dalle necessità di gruppi in-
dustriali e bancari che percepisco-
no il consenso europeo solo come
un’occasione per fare ancora più
soldi spesso percorrendo strade
non sempre politicamente corret-
te. Una filosofia politica che vede
le persone come consumatori ed i
Paesi come mercati… Con questi
squallidi presupposti dove si pen-
sava di andare? La forza delle armi
è stata sostituita con l’austerity,
con la pressione fiscale, con nor-
mative commerciali ed industriali
a dir poco stravaganti, in cui si
designa la lunghezza della banana
ideale, il metodo di stagionatura
del formaggio caprino tedesco e
non si vedono le condizioni di
estrema povertà di milioni di fami-
glie europee e le migliaia di morti
che, mese dopo mese, quel male-
detto tratto di Mediterraneo com-
preso tra la Libia e Lampedusa sta
collezionando quotidianamente.
Mentre i governi dei paesi membri
pensano a come far quadrare i
conti di questo carrozzone di car-
tapesta carnevalesco, che c’ha pu-
re l’aggravante di essere guidato
da gente iniqua ed incapace, un
“vecchio amico”, simpatico, un po’
violento e non molto europeo, vi-
sto che il vintage fa tendenza, ha
deciso di togliere dalla naftalina il
vecchio cappotto della guerra fred-
da minacciando di dislocare uomi-
ni ed armamenti pesanti ai confini
UE orientali. Sempre sulla scia del
revival storico “estremo” altri ex
amici, per far vedere a quel nostro
“vecchio amico” che non sono da
meno, hanno deciso addirittura di
rispolverare le Crociate e di semi-
nare il terrore in nome di un ideale
religioso… Sembra quasi che sia
arrivato il momento in cui la Storia
si accinge a presentare, suo mal-
grado, l’ennesimo salatissimo con-
to. Forse proprio perché “vecchio”
il nostro continente ha dimentica-
to la sua storia recente fatta di ben
due guerre mondiali e ha deciso,
ancora una volta, di farsi guidare
dai sacerdoti del vitello d’oro del
materialismo, bravissimi nel pro-
mettere sogni irrealizzabili ed in-
sostenibili, sogni americani che
anche la stessa America non so-
gna più. Pensate, nonostante tutto
ciò che sta accadendo in questi
ultimi mesi intorno a noi, sarem-
mo ancora in grado di rinsavire, di
curarci, di cambiare strada, di
aprire gli occhi e di decidere che
l’umanità non ha bisogno di ripe-
tere per la terza volta la stessa de-
gradante, umiliante e micidiale
esperienza di un conflitto globale.
di Salvio Giglio
Amnesia: male oscuro del vecchioContinente...
11. 1111
ARDUINO
N
ella puntata precedente abbiamo
sviluppato un circuito di semaforo
tratto dal blog di Daniele Alberti,
Fig. 1, che ci è servito per com-
prendere come interagire con la breadboard
virtuale, il pannello Core Parts e la finestra
Inspector di Fritzing. In questa puntata ci oc-
cuperemo della prototipazione inversa: una
complicata locuzione di derivazione anglo-
sassone per definire, in modo alternativo,
quella che è a tutti gli effetti la progettazione
tradizionale, visto che si tratta di trasformare
in realtà uno sketch sviluppato con Fritzing…
Dal momento che ho ancora sotto mano il
progetto di Daniele ho deciso di utilizzarlo
anche per questo articolo, dopo aver apporta-
to qualche minima modifica grafica per adat-
tarlo alle esigenze di stampa. Se siete interes-
sati a seguire passo per passo questa eserci-
tazione con la vostra copia di Fritzing, sap-
piate che ho reso disponibile sul sito della
nostra Community, in un archivio compresso
chiamato Esercitazione 1, il file di Fritzing
che ho sviluppato per la puntata precedente;
il download si può effettuare copiando il link
posto nel riquadro che troverete alla fine di
questo articolo. Il nostro scopo sarà quello di
ricavare: uno schema stampabile, da applica-
re direttamente sulla breadboard reale per
IV puntata
di Salvio Giglio
La prototipazione inversa con Fritzing
Fig. 1, il progetto di semaforo di Daniele Alberti
12. 1212
ARDU
collegare correttamente i componenti ed i con-
duttori.
Il BOM, una dettagliata lista materiali neces-
saria all’acquisto degli stessi.
Lo schema stampabile
Per ottenere lo schema del circuito da applicare
alla breadboard reale di Arduino anzitutto ci
conviene ruotare l’elaborato per disporlo nel mo-
do più adeguato poi sul foglio A4; selezioniamo
tutto con un Ctrl + A e poi scegliamo di ruotare
l’insieme di 90° in senso antiorario (o orario se
preferite) dalla casella a discesa associata al co-
mando Ruota, Fig. 2. Fatto questo è ora necessa-
rio adeguare la rappresentazione dei conduttori
alle nostre nuove esigenze grafiche, che voglio-
no una visione schematica del tutto. Per fare ciò
conviene attivare subito la griglia dell’area di
lavoro dal menù Visualizza, Fig. 3, cliccando sul-
la voce Show Grid. Subito dopo stabiliamo le di-
mensioni delle maglie della griglia, sempre at-
traverso il menù Visualizza, dal comando Set
Grid Size; cliccando su di esso Fritzing mostra
una finestra, Fig. 4, da cui possiamo settare sia
l’unità di misura (pollici o millimetri) che attri-
buire un valore numerico per le dimensioni; io vi
consiglio di lasciare le impostazioni di 0,1 In.
Per rendere squadrati i nostri wires basterà ag-
giungere, col menù contestuale ad essi relativo,
un punto bendpoint (un nodo, cadisticamente
parlando) come in Fig. 5 nei pressi in cui volete
ottenere la piegatura del conduttore. Pian piano
che aggiungerete i punti posizionateli col punta-
tore alla griglia magnetica, Fig. 6, sino all’ultimo
punto di collegamento. A lavoro finito vedrete
che vi avanzerà un buon pezzo di conduttore,
ancora pieno di curve; per eliminarlo definitiva-
mente basta selezionarlo, col tasto destro del
mouse, e scegliere dal menù contestuale il co-
mando Delete Wire Up to bendpoints. Terminato
il lavoro di raddrizzamento dei conduttori il ri-
sultato finale dovrebbe essere quello di cui in
Fig. 7; a questo punto apriamo il menù File e an-
diamo nel sottomenù Esporta, Fig. 8, e quindi as
image… (come immagine) e scegliamo di espor-
tare come immagine quanto appare sullo scher-
mo al di là del valore di zoomata della vista nel
programma poichè Fritzing esporta sempre in
scala 1:1. A questo punto basterà stampare l’im-
magine, possibilmente a colori, e poi ritagliarla
adeguatamente come in Fig. 9. Per rendere, infi-
ne, più facile l’allineamento tra la basetta virtua-
le stampata e la breadboard reale conviene uti-
lizzare alcuni chiodini o degli spilli da sarta, FIg.
10 e verificare se i fori della stampa corrisponda-
Fig. 2, rotazione antioraria dello sketch
Fig. 3, il menù Visualizza e la sezione relativa alla griglia
Fig. 4, la finestra Set Grid Size
13. 1313
UINO
no a quelli della vostra basetta. Ricordate di forare
il foglio con uno spillo lì dove saranno posizionati
i reofori dei componenti in modo da evitare lace-
razioni dello stesso. Va da se che se la differenza
tra schema stampato e breadboard reale è minima
va bene lo stesso!
Un BOM con Fritzing
Tranquilli: non vi sto augurando di mandare in
corto Arduino o di far saltare casa vostra con qual-
che esperimento andato male! Il BOM è Bill Of Ma-
terial, cioè la lista dei materiali da acquistare ge-
nerata automaticamente da Fritzing attraverso il
menù File Esporta List of the parts (Bill of ma-
terials)…, Fig. 11; quest’ultimo item apre una fine-
stra di salvataggio di un file html su cui sono ri-
portati tutti i componenti del vostro progetto. Inu-
tile ricordarvi che il file in questione si apre nel
vostro browser da cui potete lanciare il monitor
per la stampa in formato PDF. Il risultato finale è
quello che potete vedere in Fig. 12 nella pagina
successiva.
Continua
Fig. 5, menù contestuale di un wire e il comando per aggiun-
gere un nodo o bendpoint
Fig. 6, un bendpoint e il relativo cursore per lo spostamento
Fig. 7, ecco come si presenta lo schema finito per la stampa. La rappresen-
tazione lineare dei conduttori facilita la consultazione dello schema
Fig. 8, il menù per esportare l’immagine jpeg
dello schema in scala 1:1
14. 1414
ARDU
Fig. 9, per evitare errori conviene ritagliare con una certa precisione lo schema stampato
Fig. 10, per posizionare correttamente lo schema stampato sulla breadboard reale potete avvalervi di due chiodini, o di due
spilli da sarta, che farete passare attraverso lo schema di carta e che posizionerete nei buchi relativi.
Fig. 11, dal menù File Esporta il comando List of parts per la generazione del file html BOM (Bill of Materials) per la di-
stinta di acquisto
15. 1515
UINO
Fig. 12, la pagina principale della distinta acquisti stampata dal file html generato da Fritzing
Il file Fritzing di questa esercitazione lo trovate
pronto per il download in fondo al post di questa
pubblicazione sul nostro sito cadzine.jimdo.com
16. 1616
BASI PER IL DISEGNO
I
l nostro viaggio nella storia
degli enti unificatori non po-
teva non toccare la Comunità
Europea dal momento che il
suo quadro normativo, in continuo
aggiornamento, è materia di parti-
colare interesse per il nostro setto-
re professionale. Non a caso, infat-
ti, il ciclo successivo di articoli per
questa sezione del magazine avrà
per argomento l’analisi dello svi-
luppo delle norme tecniche comu-
nitarie, le famose Euronorme. In
questa puntata focalizzeremo la
nostra attenzione sulla nascita del
CEN, Comitato Europeo di Norma-
lizzazione, una delle tre organizza-
zioni indipendenti continentali,
insieme al CENELEC e all’ETSI, a
cui sono stati affidati i lavori di
armonizzazione delle normative
nazionali dei vari Paesi membri
della UE. Per la preparazione di
questi articoli ho consultato diver-
si siti ed ho trovato un ottimo pun-
to di riferimento nel rapporto com-
parativo realizzato per la UE da H.
Schepel e J. Falke ed intitolato Le-
gal aspects of standardisation in
the Member States of the EC and
EFTA, pubblicato nel 2000 da Offi-
ce for Official Publications of the
European Communities, Volume 1,
ISBN92-828-8907-6. Per scaricare
la copia PDF gratuita di questo vo-
lume basta digita-
re direttamente il
titolo nella casella
di ricerca di Goo-
gle ed appare il
link diretto per il
download.
Unire l’Europa: una vecchia idea di
non facile realizzazione
La volontà di fondere in un unico
grande stato le diverse popolazio-
ni native del continente europeo
risale al periodo di massima
espansione dell’Impero Romano e
ha lasciato, in ciascuno dei nostri
paesi, una profonda traccia cultu-
rale che ancora ritroviamo in certi
tratti sociociologici e linguistici
senza contare le innumerevoli te-
stimonianze artistiche ed architet-
toniche. A quel primo tentativo, di
carattere egemonico, ne sono se-
guiti altri simili attraverso l’istitu-
zione e l’imposizione di apparati
statali, o parastatali, centralizzati
come è avvenuto con il Sacro Ro-
mano Impero di Carlo Magno, vari
tentativi di espansione imperiale
della Germania, sino all'unione
doganale realizzata, a partire dal
1801, con l’Impero Napoleonico.
Di tutt’altra natura, quasi utopisti-
ca per l’epoca, era la visione di
Victor Hugo che, essendo profon-
damente pacifista, sognava un’Eu-
ropa riunita sotto l’egida di un’uni-
ca istituzione transnazionale. Ci
vollero ben due guerre mondiali,
milioni di morti e la devastazioni
di intere città europee per dare
vita e sostanza all’idea del celebre
scrittore francese e far maturare
nelle varie governaces del vecchio
continente la coscienza che una
sua eventuale unione sarebbe sta-
IV puntata
di Salvio Giglio
Organismi normalizzatori della UE
A differenza di altri Organismi simili il CEN nasce quasi anonimamente
e la sua storia non offre personaggi di particolare fascino ne alcun
tratto specifico se non quello, abbastanza singolare, di incorporare
palesemente e per statuto lobbies pubbliche e private. La sua struttura
organizzativa è simile a quella dell’ISO e con quest’ultima lavora a
stretto contatto per realizzare un più ampio progetto di standardizzazio-
ne internazionale seguendo i dettami della WTO circa il commercio
internazionale.
Da sinistra l’Europa in una carta storica, nel periodo di massimo sviluppo dell’Impero Romano e come è oggi con la UE
17. 1717
E LA PROGETTAZIONE
ta anzitutto conveniente per scon-
giurare l'eventualità di nuovi, futu-
ri conflitti fra le sue nazioni. Risul-
tava anche molto allettante la pro-
spettiva a lungo termine di poter
far circolare, come già accadeva da
tempo negli USA, persone e merci
senza controlli doganali di sorta,
con tutte le ricadute benefiche in
termini sociali, culturali, commer-
ciali e produttivi che ciò avrebbe
determinato.
Tutte queste considerazioni con-
dussero, nel 1951, la Germania
Ovest, la Francia, l'Italia e gli Stati
del Benelux a istituire il primo em-
brione dell’attuale UE: la Comunità
Europea del Carbone e dell'Acciaio,
entrata in vigore nel 1952. Nel 1957
si diede origine alla prima unione
doganale fra paesi europei che
sanciva col Trattato di Roma di
quell’anno la nascita della Comu-
nità Economica Europea, entrata
in vigore a partire dal 1958. Tre an-
ni dopo nasceva, sulla scia della
fondazione della CEE, il Comité
Européen de Normalisation nel
1961, per consentire lo sviluppo e
l’adozione di una normativa unifi-
cata da condividere tra i Paesi ade-
renti al consenso comunitario eu-
ropeo.
Comunità Europea, le lobbies e la
loro influenza sul CEN
Il movimento di idee sorto intorno
alla fondazione dello stato comu-
nitario continentale stava dando
luogo anche ad un altro fenomeno,
quello del lobbying le cui attività
incidono ancora profondamente
sull’UE e sul CEN. Le lobbies sono
nate negli Stati Uniti per preserva-
re gli interessi di determinate parti
sociali, economiche e produttive
relativamente alla gestione del
governo federale centrale; le prime
formulazioni concettuali inerenti
ad esse, nell’ambito delle scienze
politiche, risalgono al XIX secolo.
Una lobby può essere pubblica o
privata, comunque esterna alle
istituzioni di uno stato, ma capace
di partecipare con la sua azione,
espletata in diversi modi, alla for-
mulazione legislativa esplicata in
esso. Nel linguaggio comune sono
stati coniati numerosi termini per
indicare queste organizzazioni:
gruppi di interesse, gruppi di pres-
sione, gruppi di promozione... Cia-
scuno di questi termini è riferito al
campo di pertinenza associato alla
specifica lobby; sostanzialmente,
si possono distinguere due grandi
categorie lobbystiche:
organizzazioni senza scopi di
lucro, che rappresentano gli
interessi relativi all’intera col-
lettività (consumatori, ambien-
te, diritti umani, ecc.);
organizzazioni con fini di lucro,
che agiscono seguendo precise
istruzioni di terzi per difendere
gli interessi di specifici soggetti
economici (banche, imprendi-
toria, ecc.).
Il sito della Fondazione Robert
Shuman - Il Centro di ricerche e
studi sull’Europa:
Firma del Trattato di Roma del 1957
18. 1818
http://www.robert-schuman.eu/fr/
analizza dettagliatamente questo
fenomeno e l’importanza del ruolo
che esso avuto sullo sviluppo
dell’UE, con toni molto equilibrati,
in una sintesi curata da uno dei
membri della Fondazione, Martina
Clairy. Contestualmente a questo,
l’autrice indica Bruxelles, per la
sua felice ubicazione geografica,
come il luogo ideale prescelto per i
lavori comunitari e in cui si è veri-
ficata, a partire dal 1957, la presen-
za sempre maggiore di organizza-
zioni e lobbies per interagire con
le nascenti istituzioni comunita-
rie. Dal 1 gennaio del 1958, con la
nascita dell’EURATOM lo storico
quartiere residenziale orientale
della capitale belga, quello di Leo-
pold nel Distretto di Lussemburgo
costruito a partire dal 1837, diven-
terà nel giro di pochi lustri il Quar-
tiere Europeo data la massiccia
presenza di edifici istituzionali
comunitari e residenziali per il
personale delle varie delegazioni
dei Paesi membri operante in am-
bito UE. Pensate che dal 1957 al
‘59, ben 71 lobbies avevano stabili-
to lì la loro sede con una crescita,
fino 1963, al ritmo di 34 lobbies
l’anno! E’ la necessità di armoniz-
zare i diversi criteri nazionali in
nome di un singolo e legittimo
standard europeo a stimolare le
attività lobbistiche a livello comu-
nitario. All’inizio degli anni ’50 il
variegato universo economico e
produttivo europeo, intravedendo
le potenzialità legate allo sviluppo
del nascente progetto comunitario
e attratto dall’ampliamento delle
competenze di questo in settori
come quello della ricerca, dello
sviluppo tecnologico, economico e
della coesione sociale, cominciò a
consociarsi in federazioni europee
di associazioni nazionali. Ognuna
di queste federazioni è, a tutti gli
effetti, una lobby in quanto tutela i
propri interessi economici e pro-
muove la propria categoria
nell’ambito delle attività comuni-
tarie che hanno pertinenza con
essa. La UE dal 1992 disciplina uf-
ficialmente le attività lobbistiche
relativamente ai tavoli di lavoro
comunitari. Il CEN, il CENELEC e
L’ETSI sono particolarmente sog-
gette a l'influenza delle lobbies
dal momento che si occupano del-
la realizzazione dei nuovi stan-
dard europei ed i cui esiti hanno
un’importanza strategica per i sin-
goli soggetti economici operanti
poi a livello nazionali. Considerate
che il solo CEN dispone di ben 250
Comitati Tecnici Permanenti de-
centrati (biotecnologia, carte di
credito, giocattoli, ecc.), 200 Sotto-
comitati e 1500 Gruppi di Lavoro
con ognuno delle quali le lobbies
sono a stretto contatto...
BASI PER IL DISEGNO
Bruxelles, 28 giugno 1960, i ciclisti del Tour de France passano vicino l’Atomium. L'Atomium è struttura monumentale pro-
gettata dall'ingegnere André Waterkeyn ed eretto dagli architetti André e Jean Polak per l’Esposizione Universale di Bruxelles
del 1958. Si tratta di un edificio a metà strada tra la scultura e l'architettura alto 102 m del peso di 2.400 tonnellate. Rappre-
senta la struttura cubica a corpo centrato di un cristallo di ferro ingrandito 165 miliardi di volte. È composto da un telaio in
acciaio con nove sfere tutte collegate tra di loro e rivestite originariamente, in alluminio. Le sfere hanno un diametro di 18
metri ed ogni pesano circa 250 tonnellate.
19. 1919
E LA PROGETTAZIONE
Il Quartiere Europeo nella zona orientale di Bruxelles, in alto un progetto urbanistico del 1970, in basso come è oggi
20. 2020
BASI PER IL DISEGNO
Flow-chart per l'elaborazione dei documenti CEN o CENELEC se non si verifica la procedura di voto parallela
21. 2121
E LA PROGETTAZIONE
Il CEN e il suo raggio di azione nel-
la standardizzazione europea
CEN è stata fondata come Organiz-
zazione di fatto nel 1961 con sede a
Parigi. Nel 1975, la sede viene spo-
stata a Bruxelles e il CEN è diven-
tata un'associazione privata senza
scopo di lucro, di diritto belga, ri-
portando la pubblicazione del suo
statuto sul Moniteur Belge del 29
gennaio 1976 (la Gazzetta Ufficiale
del Belgio). Aderiscono al CEN i 27
Paesi membri dell'Unione Europea
(UE) e i tre Paesi aderenti all’EFTA,
Associazione Europea di Libero
Scambio (Svizzera, Norvegia e
Islanda). Nel gennaio 2010 ha ade-
rito al CEN anche la Croazia, por-
tando così il numero totale dei
membri titolari a 31. Il suo scopo
statutario principale è:
"l'attuazione della standardizza-
zione in tutta Europa per agevola-
re lo sviluppo di scambi di beni e
servizi, per l'eliminazione delle
barriere poste dalle disposizioni di
carattere tecnico".
Il CEN afferma, circa la sua attivi-
tà, di avere la funzione di un
"Forum europeo" nel campo della
normalizzazione, facendo entrare
in contatto tutte le parti interessa-
te: “governi, enti pubblici, produt-
tori, utenti, consumatori, sindacati,
ecc.". Il CEN realizza i suoi obietti-
vi di standardizzazione attraverso
una serie di procedure che posso-
no essere schematizzate nei loro
passaggi fondamentali:
l’armonizzazione delle norme
nazionali pubblicate dai suoi
membri affiliati;
la promozione per l’applicazio-
ne delle norme internazionali
da parte di tutti membri affilia-
ti;
l’elaborazione di norme europee
(EN) de novo, per colmare even-
tuali lacune normative lì dove
non esistono adeguate norme
internazionali o altro;
fornire il supporto necessario
alla standardizzazione mondia-
le in accordo ai dettami dell'I-
SO;
la piena cooperazione con la
Commissione Europea e con
l'EFTA in modo che le Norme
Europee (EN), i Documenti di
Armonizzazione (HD) siano
conformi alle loro specifiche.
Come vi accennavo prima nel 1992
la UE ha disciplinato le attività
delle lobbies nei lavori in ambito
comunitario tra cui anche quelli
del CEN. Il Comitato, infatti, le in-
quadra come Organismi Esterni
Associati (ASB) riconoscendo ad
esse un legittimo interesse nella
Normalizzazione Europea e la ca-
pacità di contribuire agli obiettivi
stessi del CEN. Per Statuto il CEN
specifica che, in alcuni casi e se lo
ritiene opportuno e sotto il suo
totale controllo , può avvalersi an-
che della collaborazione degli Or-
ganismi esterni Associati (ASB)
per organizzare i lavori prelimina-
ri per la standardizzazione di set-
tori specifici.
Organi Statutari del CEN
L'Assemblea Generale è il massi-
mo organo dell'associazione ed è
composta da delegazioni prove-
nienti da tutti i componenti nazio-
nali e associati, anche se solo i
primi hanno diritto di voto. L'As-
semblea Generale delibera a mag-
gioranza semplice, cioè con un
numero di voti superiore alla metà
del numero totale di votanti, tran-
ne per le decisioni in materia di
ammissione e di esclusione dei
soci, le modifiche dello statuto e
del regolamento interno. L’Assem-
blea Generale si riunisce almeno
una volta l'anno, ma può essere
convocata in qualsiasi momento
in sessione straordinaria dal Con-
siglio di Amministrazione, ed è
responsabile di tutte le decisioni
politiche.
Il Consiglio di Amministrazione,
composto da rappresentanti dei
soci nazionali, governa e gestisce
il CEN e lo rappresenta, ufficial-
mente, in tutti i mandati e gli affa-
ri extra-giudiziali. Il Consiglio agi-
sce in qualità di rappresentante
autorizzato dell'Assemblea Gene-
rale e contribuisce al lavoro del
CEN con tutte le azioni ammini-
strative e le misure atte a realizza-
re ed a perseguire i suoi obiettivi.
l'Assemblea Generale, su richiesta
di almeno due soci, può riesamina-
re le decisioni del CdA.
L'Assemblea Generale elegge un
Presidente e uno o più Vicepresi-
denti per un periodo di almeno
due e un massimo di tre anni. Il
Presidente coordina l'Assemblea
Generale e il CdA senza diritto di
voto, a meno che il suo voto non
risulta essere quello decisivo.
Su proposta del CdA, l'Assemblea
Generale nomina il Segretario Ge-
nerale che è responsabile della
gestione ordinaria e quotidiana
dell’associazione. Questa figura, a
capo del Segretariato Centrale (CS)
e che funge da Segreteria per l’As-
semblea Generale, per il CdA e per
tutti i Comitati istituiti da tali or-
gani, è responsabile per l'attuazio-
ne delle disposizioni espresse da
ognuno di questi. l'Assemblea Ge-
nerale nomina anche uno o più
Commissari scelti negli albi pro-
fessionali dei dottori commerciali-
sti residenti in Belgio.
Continua
23. 2323
CINEMA E ANIMAZIONE
Jurassic World
V
entidue anni fa John
Hammond aveva un so-
gno: creare un parco a
tema dove i visitatori di
tutto il mondo potessero fare espe-
rienza dell'emozione e del brivido
di vedere dei veri dinosauri. Quel
sogno oggi è realtà: Jurassic World,
un resort di lusso dove migliaia di
ospiti possono esplorare ed intera-
gire con le magnifiche meraviglie
preistoriche che hanno vissuto
sulla Terra. Situato su Isla Nublar,
al largo della Costa Rica, il parco è
pieno di strabilianti attrazioni: dal
cavalcare dei gentili mini Tricera-
topi fino assistere al salto di un
Mosasauro da una piscina per ag-
guantare un grande squalo bianco
che gli dondola davanti e mangiar-
lo come spuntino. Tutti i
“lucertoloni” sono creati dal Dr.
Henry Wu che, spinto all’esaspera-
zione delle continue esigenze di
innovazione che il parco richiede
per attirare sempre nuovi ospiti, è
costretto a manipolare la genetica
per progettare un nuovo dinosauro,
l’Indominus rex, mai esistito pri-
ma, le cui capacità (ferocia delle
lucertole carnivore e intelligenza
più sviluppata) rischiano di diven-
tare una minaccia per i 20 mila
visitatori del parco.
Jurassic World, dunque, prosegue
la tradizione della saga e, grazie
all’uso di straordinari effetti visivi,
porta sul grande schermo nuove
creature tra cui proprio l’Indomi-
nus Rex ma anche pterodattili, ve-
locitaptor e l’enorme Mosasauro.
Infatti, senza dubbio possiamo af-
fermare che Jurassic Park è passa-
to alla storia per gli strepitosi ef-
fetti speciali grazie ai quali, per la
prima volta, un dinosauro appare
vivo, sullo schermo, davanti a noi:
effetti visivi che hanno lasciato il
segno e alzato gli standard rega-
landoci alcune delle immagini e
dei suoni più indimenticabili del
cinema moderno. Continuando su
questa scia, la società leader Indu-
strial Light & Magic (ILM), che
compie 40 anni d’attività, torna a
regalare uno spettacolo visivo e
delle mera-
viglie anco-
ra più grandi
contando
sul fatto che
Jurassic
World sarà il
primo film
Jurassic realizzato in 3D e IMAX
sin dalla sua uscita. Per più di 30
anni, infatti, la ILM ha stabilito gli
standard degli effetti visivi, apren-
do nuove frontiere nell’uso della
computer graphic e del digital ima-
ging nel cinema e creando
“virtualmente” anche quello che
realmente non può esistere. E’ una
delle più famose a livello mondiale
e ha lavorato con i più grandi ci-
neasti della storia del cinema: da
George Lucas e Steven Spielberg,
passando per Michael Bay e Ron
Howard, fino ad arrivare a Colin
Trevorrow.
Questi traguardi sono frutto di un
team capace di lavorare con asso-
luta precisione e di seguire scrupo-
losamente ogni passo del percorso,
dalla modellazione geometrica del
dinosauro fino al colore, all’aspetto
e alla simulazione dei muscoli in
movimento. Grande importanza è
stata riposta anche nella prepara-
zione delle inquadrature pensate
in modo da poter “accogliere” i di-
nosauri in tutta la loro lunghezza
(alcuni sono alti 6 metri e lunghi
14), e riprendendo parecchi am-
bienti direttamente dalla realtà o
comunque acquisendo dati per
crearne delle versioni virtuali alta-
mente realistiche. La squadra degli
effetti visivi si è avvalsa durante
tutte le riprese, mediante l’espe-
rienza della Legacy Effects, dell’u-
so della maquette (modello di for-
ma), ovvero la rappresentazione
tridimensionale della forma este-
riore di un oggetto, per cogliere
quei dettagli, come colori e aspetto
delle squame e degli occhi, funzio-
nali alla ricreazione del personag-
gio al computer nella maniera più
realistica possibile. Nonostante gli
enormi progressi derivati dalla CGI
negli effetti visivi, Trevorrow ha
sostenuto fermamente l’uso dell’a-
nimatrone di un dinosauro
(l’Apatosauro) nelle riprese del
film. L’animatronics, in italiano
animatronica, è una tecnologia che
permette di emulare, mediante un
robot, movimenti e gesti di perso-
ne o animali, rendendoli estrema-
mente realistici. Incredibilmente
ha delle radici molto antiche: basti
pensare solamente a Leonardo da
Vinci che, nel 1550, si cimentava
nello studio degli automi. Il boom
deli animatroni nel cinema arriva
però con Walt Disney e i suoi lun-
gometraggi (in particolare Mary
Poppins), dove viene coniato un
nuovo termine per questi oggetti di
scena: audio-animatronics. Infine,
proprio la saga Jurassic di Spiel-
berg passa alla storia e detiene an-
cora il record di animatronics più
grande costruito per un film.
Tornando a Jurassic World, il regi-
sta ha ben pensato che l’animatro-
di Nunzia Nullo
Jurassic World è un film del 2015 diretto da Colin Trevorrow (e
non più da Spielberg che resta comunque come produttore) e
quarto capitolo della serie cinematografica Jurassic Park dopo
ben 13 anni dall’ultimo film della saga. Sarà nelle sale a partire
dall’11 giugno anche se, in realtà, la sua uscita sarebbe stata
programmata per giugno 2014 ma rimandata di un anno a causa
di alcune divergenze tra la Universal Pictures e gli sceneggiatori.
24. 2424
CINEMA E A
Dall’alto : Animatronics vari in fase embrionale ; il T-REX finito pronto all’azione sul set; un tecnico rifinisce un artiglio di un
animatronic; aria compressa per i “muscoli” della testa dell’Apatosauro; la modellazione delle teste di due Apatosauri.
25. 2525
ne dell’Apatosauro (un gigante
gentile che nella scena in questio-
ne, che cattura un momento inti-
mo di condivisione tra uomo e di-
nosauro, sta esalando l’ultimo re-
spiro) avrebbe aiutato gli attori a
sentire in maniera più autentica
l’intensità di questa ripresa, crean-
do qualcosa di “tattile”, che si può
dunque toccare e di cui si avverte
il respiro. La creazione dell’Apato-
sauro è stato un lavoro difficile e
lungo (circa tre mesi): per la testa,
a grandezza naturale, si è utilizza-
to un cranio duro ma circondato da
tessuti morbidi (per consentirgli
movimento) e camere d’aria (per
simulare il respiro attraverso naso
e bocca); per non parlare poi del
movimento degli occhi capaci di
battere e contrarsi. Un lavoro in-
credibile, dunque, frutto della
squadra composta da designer di-
gitali, artisti concettuali, scultori
3D, modellatori, macchinisti, in-
ventori e ingegneri: come in un’or-
chestra ogni musicista esegue le
proprie note a tempo e a ritmo per
assicurarsi la buona riuscita del
concerto, così queste persone han-
no unito le proprie competenze
individuali a quelle degli altri per
creare questo realistico dinosauro.
La qualità del lavoro è stata tal-
mente ineccepibile da portare
commozione anche nel più consu-
mato membro della troupe: vedere
quegli occhi battere e il respiro
uscire dalle narici ha dato real-
mente l’idea di lavorare con un
dinosauro vivo. Ogni cosa, però, ha
anche un rovescio della medaglia:
in un’intervista, il protagonista
Chris Pratt racconta proprio che se
da un lato avere a che fare con ele-
menti tangibili facilita il lavoro,
dall’altro queste macchine, una
volta azionate, producono vera-
mente dei rumori infernali tanto
che la sua voce è stata doppiata in
fase di post produzione perché non
si riusciva a sentire. Fin troppo
realistici, dunque, aggiungerei! :D
Concludo dicendo che Jurassic
World è un film che porta con sé
un bagaglio enorme di aspettative
proprio perché si tratta del quarto
capitolo di un franchise molto
amato che ha cambiato per sem-
pre, dal lontano 1993, il modo di
fare e concepire l’effettistica digi-
tale. Aspettative, probabilmente,
già soddisfatte dati gli incassi di
botteghino: 209 milioni di dollari
nei primi tre giorni di programma-
zione USA (il che detronizza The
Avengers con i suoi 207,4 milioni
incassati nel primo week end); an-
che in Italia ottimo risultato con 5
milioni e 500 mila euro nel primo
fine settimana. Il record assoluto
vale anche a livello mondiale: con
511 milioni di dollari incassati in
tutto il mondo, Jurassic World bat-
te il record precedente detenuto da
Harry Potter e i doni della morte
parte 2 e i suoi 494 milioni di dol-
lari di esordio.
ANIMAZIONE
In senso orario: un Apatosauro morente in una scena del film; un animatronic di Velociraptor; la cura dei dettagli nella mo-
dellazione della testa di Apatosauro.
26. 2626
Q
uanto è accaduto su scala
planetaria, dalla seconda
metà del XX secolo in poi,
grazie al fenomenale svi-
luppo tecnologico in particolar
modo quello legato ai mass media,
ha alterato profondamente ed irre-
versibilmente le modalità ed i tem-
pi di fruizione di quell’insieme di
simboli che, nella loro mutua com-
plessità relazionale, indichiamo
convenzionalmente con il termine
di cultura. Il modello economico
capitalistico, basato sul consumi-
smo, unitamente alla trasforma-
zione dei media, che da Mass sono
diventati Social, hanno determina-
to l’avvicendarsi, sempre più rapi-
do, di personaggi, realizzazioni,
stili e tendenze influenzando for-
temente la nostra società. Tra i
tantissimi attori che hanno calca-
to la caotica scena del design ita-
liano, in quest’ultimo e particola-
rissimo periodo, solo alcuni di essi
sono rimasti ancorati saldamente
nel cuore e nei ricordi dell’imma-
ginario collettivo. Questo perché la
loro produzione è stata caratteriz-
zata da alterità e, addirittura in
alcuni casi, ha rappresentato un
vero atto sovversivo, e innovatore
allo stesso tempo, incurante dei
giudizi della critica e vessillifero
di quell’inarrestabile processo di
metamorfosi a cui la società tutta
è costantemente esposta e in cui
non è prevista alcuna deroga per i
conservatori.
Etica, poetica compositiva e for-
matività
Se ciò è accaduto anche con la fir-
ma di Achille Castiglioni, uno dei
grandi ed illustri protagonisti
dell’interior design italiano con-
temporaneo, è stato soprattutto
grazie alla sua grande attenzione,
nella progettazione, all’indagine
storica e sociologica e alla forza
morale del suo carattere: esse, nel
loro insieme, hanno connotato le
sue collezioni, mai banalizzate o
svilite da compromessi commer-
ciali. I suoi lavori sono pregni di
elevati contenuti compositivi, ric-
chi di dettagli e funzionalità, sce-
vri di qualunque formalismo e tutti
scaturiti dall’attenta osservazione
del vissuto quotidiano, in cui la
casa e l’arredo dell’uomo contem-
poraneo diventano un qualcosa di
estremamente dinamico, finendo
per fondersi in un oggetto totale in
continua evoluzione. La poetica
compositiva e la formatività di Ca-
stiglioni appaiono quindi fondate
su due possenti punti d’appoggio:
il profondo senso etico associato
alla professione che ha, come
obiettivo prioritario, un elevato
valore sociale e l’analisi della quo-
tidianità umana, inquadrata nella
sua totalità di fenomeno comples-
so ed affascinante da cui trarre
delle soluzioni progettuali concre-
tamente efficaci.
La visione professionale di Casti-
glioni è molto severa, critica e
strettamente vincolata ad una per-
sonalissima filosofia morale in cui
la maggiore preoccupazione del
progettista deve essere necessa-
riamente la sostenibilità sociale
delle sue progettazioni in quanto
queste sono capaci di modificare
l’ambiente artificiale e quindi la
vita stessa delle persone che en-
trano in contatto con le soluzioni
proposte con esse. In questo conte-
sto morale, l’esistenza stessa di un
semplice oggetto di produzione
DESIGNER
Achille Castiglioni
di Salvio Giglio
28. 2828
DESIGNER
seriale necessita di una continua
verifica e mediazione umana
nell’arco della sua gestazione e
realizzazione progettuale, al di là
di qualunque logica produttiva o di
mercato; questo perché la proget-
tazione ha l’urgenza di rispondere
concretamente alle esigenze del
suo fruitore finale. Secondo Casti-
glioni, tutto ciò contribuisce a deli-
neare i tratti morali ideali che de-
ve avere il progettista, il cui unico
intento deve essere quello di pro-
durre “oggetti veri per bisogni rea-
li” anche se questo può avere delle
conseguenze sul piano professio-
nale, come la rinuncia al lavoro
individuale per la necessità di
condividere, nel lavoro di gruppo,
il peso della responsabilità scatu-
rito dall’attività progettuale e un
rapporto non sempre felice con la
committenza. Su quest’ultimo
aspetto, Castiglioni sostiene la ne-
cessità di affrontare in modo criti-
co ed analitico i presupposti pro-
duttivi espressi dalla committen-
za, senza mai adeguarsi o, peggio
ancora, conformarsi alle logiche
produttive dettate dal mercato,
perché ciò significherebbe alimen-
tare ulteriormente il consumismo,
rinunciare definitamente alla total
quality della progettazione e lavo-
rare, quindi, solo per il profitto. Per
dare un apporto valido al migliora-
mento della fruizione dell’ambien-
te artificiale il progettista deve,
invece, assumere quasi un ruolo
pedagogico, di guida, esortando la
committenza a partecipare piena-
mente, lungo tutto il percorso pro-
gettuale di ricerca, al processo di
elaborazione critica e di verifica
delle istanze produttive. Sulla base
di queste considerazioni, la parola
design non racchiude quindi l’in-
tero universo della progettazione,
poiché “invece si tratta di occupar-
si seriamente e con caratteristiche
non effimere del progetto di pro-
I principali “Compassi d’oro” ricevuti da Achille Castiglioni; si riconoscono la lampada Illuminator, la Seggiolina scolastica, lo
spillatore per la birra Spillamatic, la macchina da bar Pitagora e il letto ospedaliero.
29. 2929
R’s STORY
duzione, nel nostro ambiente arti-
ficiale, o meglio di accettare la sfi-
da del progetto del futuro nostro
artificiale.”. La figura di industrial
designer tracciata da Castiglioni è
quella, quindi, che coincide per
molti aspetti con quella di un ri-
cercatore la cui produzione evolve
in funzione del contesto sociale,
politico, economico e produttivo
che lo circonda. Il successo di una
buona progettazione consiste
nell’attenta analisi di ciascuno di
questi aspetti, tutti fortemente
connotativi per la collettività. Il
lungo processo d’individuazione
delle soluzioni della fase analitica
confluisce, infine, in quella che
Castiglioni definisce come la for-
ma espressiva che risolve adegua-
tamente ciascuna delle varie
istanze a cui il progetto è chiama-
to a rispondere mentre al compo-
nente principale è affidato il com-
pito di caratterizzare funzional-
mente l’intera progettazione.
Un potenziale tratto autobiografi-
co, che rivela ed analizza il rap-
porto conflittuale avuto col padre
che era stato uno scultore, lo ritro-
viamo in una riflessione di Casti-
glioni sulla comparazione dei ruo-
li, tra artisti e designers, in cui i
primi sono solo concentrati nel
produrre “opere rare” per se stessi
o per i pochi fortunati che se le
possono permettere, mentre gli
altri lavorano per soddisfare le
necessità sociali.
Nota biografica
Achille nasce a Milano il 16 feb-
braio del 1918, ultimo dei tre figli,
Livio (1911 - 1979) e Pier Giacomo
(1913 - 1968), nati dal matrimonio
tra lo scultore e incisore medagli-
sta Giannino Castiglioni e Livia
Bolla. Dopo la laurea in Architet-
tura nel 1944, comincia la sua infi-
nita attività di ricerca sulle forme,
le tecniche ed i materiali innovati-
vi, di osservazione e studio dei
trend sociali finalizzati, nel loro
insieme, alla sua concezione di
processo di progettazione integra-
le. Insieme al fratello Pier Giaco-
mo, e per un breve periodo di tem-
po anche al fratello Livio, gestisce
le attività progettuali dello studio
milanese di C.so di Porta Nuova
57, dal 1945 al 1962 anno in cui lo
studio viene trasferito a P.zza Ca-
stello 27, in seguito alla demolizio-
ne dello stabile. Dal 1968 in poi
l’attività sarà gestita solo da Achil-
le in seguito alla prematura scom-
parsa del fratello Pier Giacomo a
soli 55 anni. Nel 1969 ottiene dal
Ministero della Pubblica Istruzio-
ne la Libera Docenza e nel 1971 la
Facoltà di Architettura del Politec-
nico di Torino gli offre la Cattedra
di “Progettazione Artistica per l’In-
dustria” fino al 1980. Dal 1993 sarà
professore ordinario di “Disegno
Industriale” al Politecnico di Mila-
no. La sua attività professionale è
stata varia ed intensa, special-
mente nel campo della progetta-
zione architettonica, dell'interior
design e degli allestimenti esposi-
tivi. Come industrial designer la
sua produzione è stata incentrata
sulla realizzazione di numerosi
Pier Giacomo ed Achille Castiglioni
30. 3030
Il famoso radiofonografo Brionvega RR126 del 1965 e la lampada Taccia by Floss
DESIGNER’s STORY
oggetti di produzione seriale. La
passione per la progettazione, lo
studio e la ricerca hanno profon-
damente animato la vita di Achille
Castiglioni di cui una traccia si-
gnificativa è la fondazione dell’As-
sociazione per il Disegno Indu-
striale, del 1956, insieme ad altri
grandi designers italiani. Si spe-
gne a 84 anni a Milano il 2 dicem-
bre del 2002 per i danni derivati da
una banale caduta nel suo studio.
Premi e riconoscimenti
Compassi d’Oro:
1955 (lampada Luminator); 1960
(sedia T 12 Palini); 1962 (macchina
da caffè Pitagora e spillatore per
birra Spinamatic); 1967 (cuffia per
traduzioni simultanee); 1979
(lampada Parentesi e letto d’ospe-
dale Omsa); 1984 (posate Dry). Il
Compasso d’Oro del 1989 rappre-
senta una menzione speciale alla
professione dedicata al design co-
sì motivata:
“per aver innalzato, attraverso la
sua insostituibile esperienza, il
design ai valori più alti della cultu-
ra”
1985 nomina a Membro d’Onore
del Comitee of Advisors al Art
Center College of Design di Pasa-
dena in California e di Montreaux
in Svizzera.
1986 nomina a Menbro d’Onore
del Faculty of Royal Designers for
Industry della Royal Society of Art
di Londra.
1987, Laurea Honoris Causa dal
Royal College of Art di Londra.
1993 Premio annuale “The Char-
tered Society of Designer” di Lon-
dra.
1994 Premio “Primavera del De-
sign” dal Dipartimento di Cultura
di Catalunya.
1995 Premio “Art sur Table” dal
Conseil National des Art Culinaire
di Parigi.
1996 Premio “IF Design Wett-
bewerb” dal Industrie Forum De-
sign di Hannover; Premio
“Longevity-Lanlebigkeit” dal De-
sign Center di Stoccarda.
1999 Premio “Domus/INARCH
1998” alla carriera da INARCH. Pre-
mio “Targa d’Oro Unione Italiana
per il Disegno” dalla Facoltà di Ar-
chitettura di Genova. Concorso
indetto dall’Enel “Sostegni per
l’Ambiente” con l’arch. Michele De
Lucchi.
2001 Laurea Honoris Causa in Di-
segno Industriale dal Politecnico
di Milano
Mostre personali:
Nel biennio 1984 e il 1986 viene
allestita una sua mostra personale
organizzata prima dal Museum fur
Angewandte Kunst di Vienna, poi
all’Akademie der Kunst a Berlino,
alla Triennale di Milano, al Kunst-
gewerbe Museum di Zurigo, al
Haags Gemeentemuseum de l’Aia,
al Circulo de Bellas Artes di Ma-
drid e al Centre Georges Pompidou
di Parigi.
1995, Barcellona “A la Castiglioni”
nell’ambito del premio “Primavera
del Design”.
1996 (aprile) Milano, Salone Inter-
nazionale del Mobile; (luglio) Ber-
gamo Galleria d’Arte Moderna e
Contemporanea.
1997 (gennaio) Weil am Rhein al
Vitra Design Museum; (ottobre)
New York MoMA Museum of
Modern Art.
1998 (marzo) Tokyo Living Design
Center Ozone; (giugno) Niitsu Mu-
seo d’Arte; (ottobre) Breda Museo
De Beyerd.
14 opere Al MoMA di New York.
Altre opere sono presenti nei mu-
sei: Victoria and Albert Museum di
Londra, Kunstgewerbe Museum di
Zurigo, Staatliches Museum fur
Angewandte Kunst di Monaco,
Museo del Design di Prato, Ume-
leckoprumyslove Museo di Praga,
Israel Museum di Gerusalemme,
The Denver Art Museum, Vitra De-
sign Museum di Weil am Rhein,
Agewandte Kunst Museum di Am-
burgo e di Colonia.
33. 3333
INTERVISTA
Paco Arcoleo
Conosco Paco da più di due anni e abbiamo anche collaborato insieme, via chat, alla realizzazione del calendario
2014 della Community e per un restyling del sito. Ci collegavamo di sera frettolosamente e in piena fase digestiva,
talvolta con qualche amazzacaffè di troppo da entrambe le parti, e ci siamo fatti un sacco di risate mai come in
quella occasione. Sua è stata l’idea dell’acronimo ARS stilizzato in flat style design che ha alleggerito molto il brand
della Comm. Non solo da queste occasioni è uscito fuori, pienamente, un elemento caratteriale meraviglioso che
accomuna tutti i siciliani: Paco ha in se, come i suoi conterranei, la solarità, la fantasia e la generosità… Elementi
questi che animano le sue realizzazioni grafiche e riescono a colpire anche il lettore/internauta più distratto. I suoi
post su G+ seguono sempre un determinato filo logico che, di volta in volta, rimanda all’applicazione delle arti grafi-
che nel web design, nell’editoria, o all’analisi delle nuove tendenze artistiche come la street art, il material e il flat
style design.
Dai Paco presentati ai nostri letto-
ri!
Ciao a tutti, sono un grafico pub-
blicitario per mestiere
ma soprattutto per passione! Vivo
a Palermo, amo viaggiare, il buon
cibo e l'aria aperta. Non potrei vi-
vere senza il mare. Ho la fortuna di
vivere in Sicilia, una terra davvero
unica. Amo la comunicazione, la
creatività e la multimedialità. Pas-
so moltissime ore sempre connes-
so con il "magico" mondo della
rete e dell’evoluzione digitale, in
cerca di quell’immancabile dose
d’ispirazione quotidiana. Curiosità,
passione e determinazione non mi
mancano.
“Da grande voglio lavorare con i
miei disegni!”. Quanti anni avevi
quando, più o meno, hai pensato
questa cosa?
Ho sempre adorato le materie arti-
stiche ed in terza media, a 14 anni
partecipai ad un concorso grafico
per la realizzazione di un logo da
utilizzare per una rassegna musi-
cale e culturale internazionale
(Capaci - PA). Ho ancora la locan-
dina che fu poi stampata e distri-
buita insieme ad altro materiale
pubblicitario. Piccole soddisfazio-
ni stavano crescendo…
Che percorso di studi hai fatto per
diventare un grafico? Pensi che ti
sia stato utile per la tua attività
professionale?
Mi sono diplomato come Grafico
Pubblicitario ed ho conseguito un
attestato di promozione di imma-
gine sul web, nel lontano 2003. Ho
approfondito gli studi con un cor-
so per Grafico Multimediale di cir-
ca un anno nel 2006. Da quel mo-
mento ad adesso ho lavorato in
diverse software house, web agen-
cy e collaborazioni da freelance,
continuando a studiare ed appro-
fondire principalmente da autodi-
datta. Partecipo a contest, eventi
dal vivo, community tematiche e
leggo molto in rete per tenermi
sempre aggiornato con: aggregato-
ri come flipboard o feedly, blog,
social network. Sicuramente il mio
percorso di studi è stato utile e
mirato, ed anche se non è facile
trovare la determinazione di arri-
vare dove sono adesso, ne è valsa
davvero la pena! Lavorare con
quello che mi piace e che mi sti-
mola la creatività era il mio obiet-
tivo e l’ho raggiunto. Ma non fini-
sce qui, perchè bisogna sempre
mantenerlo e consolidarlo nel
di Salvio Giglio
35. 3535
RVISTA
tempo.
Come è stato il tuo periodo scola-
stico? Ti vedi ancora con qualche
compagno di classe?
Bello, mi sono divertito tantissimo.
Al Grafico pubblicitario studiava-
mo materie molto interessan-
ti: Comunicazione visiva, Disegno
grafico, Progettazione grafica, Tec-
nica pubblicitaria, Pianificazione
pubblicitaria, Storia delle arti visi-
ve, Psicologia della comunicazio-
ne, Pianificazione pubblicitaria,
Tecnica fotografica, Storia del ci-
nema e dei prodotti audiovisivi,
Informatica. Un periodo veramen-
te fantastico, ricordo ancora lezio-
ni di marketing con casi studio su
aziende vitivinicole reali, come ad
esempio il Vino Corvo Glicine, e le
relative strategie impiega-
te per la comunicazione. Mi è ca-
pitato spesso di rivedere ex com-
pagni di scuola che come me lavo-
rano nel settore. Alla fine Palermo
è piccola e ci conosciamo quasi tut
ti. Pochi anni fà sono stato invitato
da uno dei professori che più sti-
mo, dell'Istituto Grafico Pubblicita-
rio "G. Salvemini" di Palermo, per
un incontro di orientamento per il
post diploma con alcune classi di
alunni. Senz'altro una bellissima
esperienza e non poca soddisfa-
zione nel salutare e ringraziare
professori che mi hanno dato tan-
to.
Avendo tempo libero a disposizio-
ne quale materia del tuo ciclo di
studi ti piacerebbe approfondire?
Comunicazione grafica pubblicita-
ria, 3d e le App mobile. Mi appas-
siona molto anche il web marke-
ting e la promozione di immagine
sul web.
Secondo te la creatività è anche
legata al posto in cui si vive?
Quanta Sicilia c’è nel tuo lavoro?
Certamente! La Sicilia dà la carica
giusta: cibo, sole, mare, cultura e
tradizioni... sono una marcia in
più! La creatività è come la mate-
matica per certi versi, perchè si
manifesta in qualsiasi ambito: ec-
cezioni, condizioni, regole, flussi
continui, algoritmi. Le vie per tro-
vare la creatività sono molte e so-
no personali e forse... anche infini-
te, no?. Esistono diverse infografi-
che molto gradevoli che illustrano
al meglio le migliori fonti di ispi-
razione, ma sono sempre soggetti-
ve. Senz'altro tra le stesse spicca-
no il mare, il mangiare bene, dor-
mire bene, viaggiare, curiosare,
vedere cose nuove, ascoltare la
musica, il relax.
C’è un artista che tu consideri
“eterno” e che ancora oggi può in-
segnare tantissimo a chiunque
pratichi una strada legata in qual-
che modo all’arte?
Ce ne sono parecchi, da Picasso a
Dalí per citare due dei miei prefe-
riti. La storia dell'arte secondo me
è una materia basilare per chiun-
que. Viviamo in Italia, l'arte, la cul-
tura ed il turismo sono la nostra
più grande ricchezza.
Quando ti sei avvicinato all’infor-
matica con quale OS hai comincia-
to? Cosa rimpiangi di quel periodo,
informaticamente parlando?
Ho cominciato con Windows e poi
con Mac. Adesso lavoro quotidia-
namente su entrambi, per diverse
motivazioni peculiari alle mie pas-
sioni. Stessa cosa per il mondo
Mobile. Android per smartphone e
iOS per tablet. Non faccio più la
guerra degli OS. Utilizzo quelli che
ho a disposizione come degli stru-
menti per la mia creatività.
Ognuno dei diversi OS, soprattutto
adesso che c'è una fortissima inte-
grazione degli OS mobile nella no-
stra vita quotidiana, vanno scelti
sempre e solamente in base alle
proprie esigenze. Non potrei rim-
piangere niente di quel periodo ad
8bit se non maggior tranquillità e
mole di informazioni, che per certi
versi potrebbe anche essere un
vantaggio. Per il resto era tutto più
complicato, tecnicamente. Adesso
va molto meglio, gli strumenti so-
no sempre più potenti e più vicine
alle nostre esigenze. Non pensate
anche tu/voi?
Quando hai scoperto la program-
mazione multimediale? Hai un
software del cuore per quest’attivi-
tà?
Ho scoperto la programmazione
multimediale con Macromedia
Flash. Action Script 2, che figata.
Ho iniziato al corso di Progettista
Grafico Multimediale eed appro-
fondito da autodidatta ed in conte-
sti tematici lavorativi. Flash anco-
ra oggi è molto forte per gaming,
player ed applicativi per mac/win
da veicolare con i totem multime-
diali ma totalmente boicottato ed
abbandonato in ambito web. Inuti-
le parlare del passato perchè co-
munque con Html5 e CSS3 si pos-
sono fare cose tecnicamente supe-
riori e migliori in termini di pre-
stazioni. Tanti bei ricordi di quan-
do Flash era il vero Re del web.
Tempi che furono (cit.)
Avendo una macchina del tempo a
disposizione, per capire tendenze
artistiche e società di un determi-
nato secolo, quale periodo storico
ti andrebbe di visitare.
Se invece dovessi andare nel pas-
sato, farei un bel salto nella Parigi
dei primi del 900, come Midnight
in Paris, gran bel film. A dire la
verità sarei senz'altro più curioso
di andare nel futuro, con una bella
DeLoren!
Posti spesso lavori di street art:
dai sfogo al writer che è nascosto
in te? Chi apprezzi di più in questo
settore?
Ahahaha mi hai beccato! Da picco-
lo facevo qualche tag e murales
anche io, ma roba da poco, mica
come i veri artisti che posto spes-
so. Sono innamorato di questa for-
ma di arte, che oltre la spettacola-
37. 3737
RVISTA
rità e ed estrema definizione, cura
nei dettagli e nella realizzazione di
figure prospettiche, abbelliscono
(e non di poco) le nostre città.
Spesso sono proprio dei mezzi di
rivalorizzazione del territorio, so-
prattutto nelle zone più degradate.
Un esempio di quanto detto sino
ad ora è un progetto di promozione
sociale proposto da organizzazioni
no profit in collaborazione con lo
street artist Ema Jons, un altro
bravissimo artista. In Italia ci sono
maestri della street art, come Blu.
Si dice che in Italia ci siano gli
street artist più bravi del mondo.
Vengono organizzati molti festival
sparsi per l’Italia. Anche Kobra
(spagnolo/brasiliano) con i suoi
murales giganti super colorati mi
mette molta positività. Ma ce ne
sono tantissimi che adoro e che
fanno pere d'arte che meriterebbe-
ro molta più visibilità di certe ca-
gate di arte contemporanea che ho
visto esposte nei migliori musei
del mondo.
Il tuo rapporto con i Social come è
cambiato nel tempo? Dai un giudi-
zio sintetico sui Social che usi con
maggiore frequenza
Sono stato sempre molto lontano
dai social a dire il vero. Mi sono
avvicinato nel 2010 con LinkediIn
e poi pian piano nel 2012 con Goo-
gle Plus e così via, Twitter, Pinte-
rest. Secondo me i social sono un
ottimo strumento per tantissimi
scopi: ispirazioni, informazioni,
condivisioni, collaborazioni, inte-
razioni. Come ogni cosa va usata
con prudenza, senza abusarne
troppo. Google+ comunque è vera-
mente una piattaforma speciale,
non un semplice social network.
Si è capito che è Goggle+ è il mio
social preferito, vero? :)
Come crescerà secondo te la rete
nei prossimi dieci anni? Cosa ci
dovremmo aspettare?
Difficile dirlo. Tutto va molto velo-
ce, imprevedibile, curioso. Dobbia-
mo per forza viverlo per poterlo
capire meglio. La nostra immagi-
nazione di adesso non raggiungerà
quella delle tecnologie che esiste-
ranno fra 70 anni... Senz'altro si
spera di abbattere le barriere lin-
guistiche, cosa primaria. Mi aspet-
to un incremento notevole delle
attività economiche collegate nei
mille aspetti della rete e dell'evo-
luzione digitale in essere. La rete è
la nuova ricchezza dell'umanità,
con tutti i pro ed i contro.
Se dovessi dare dei consigli a un
ragazzino che sceglie di percorrere
la tua stessa strada professionale?
Potrei dirgli che questo mestiere
puoi farlo solo se hai passione, in-
teresse, amore verso quello che fai.
Questo è un settore difficile, molto
inflazionato ed agonistico. Biso-
gna studiare sempre per restare
aggiornati ma, alla fin fine, lo si fa
con piacere perchè è qualcosa che
ci piace. Inutile fare questo lavoro,
come qualsiasi altro, con indiffe-
renza o superficialità. Qui si dà
sempre il meglio, il massimo. Si
sperimenta, si impara, si osserva e
si cresce continuando a studiare.
Se sei una persona determinata,
positiva, creativa e con tanta vo-
glia di imparare e migliorare, hai
scelto la strada giusta!
In questa pagina un graffito del writer Ema Jones a Berlino in un CSOA. Nella pagina precedente il calendario 2014 progetto
grafico di Paco Arcoleo, si noti in basso il dettaglio del nuovo logo per il brand della nostra Community creato da Paco.
38. 3838
MATEMATICA & DINTORNI
L’equazione impossibile: 1+1=3
LE DOMANDE DI SEMPRE
I quesiti esistenziali posti dall’Uo-
mo sono i medesimi nei secoli.
Chi siamo?
Dove andiamo?
Siamo soli nell’Universo?
E’ nato prima l’uovo o la gallina?
Ed il gallo cosa ne pensa?
A tali dubbi, nessuno può fornire
una risposta certa ed ognuno si
comporta secondo coscienza: l’il-
luso è convinto di controllare tutte
le variabili dell’esistenza, lo scien-
ziato sogna di scoprire la formula
del Bing Bang, il religioso crede
fermamente nel suo Dio, l’ignoran-
te si reputa il primo della classe.
L’ASSENZA DEL MODELLO MATEMATICO
Il sottoscritto, di fronte all’ignoto,
segue la somma lezione del vec-
chio saggio: la Vita non è regolata
da nessuna Legge Matematica. Se
osserviamo con attenzione la real-
tà, possiamo affermare senza esi-
tazione: l’esistenza è un teorema
non dimostrabile. E’ impossibile
formulare validi ragionamenti per
spiegare la follia umana, i piccoli e
grandi drammi del Pianeta non
rispondono a nessun modello
scientifico, la Vita non è un’equa-
zione (oppure se lo è, è un’equazio-
ne impossibile). Dietro l’angolo e
nel lato opposto del globo, in que-
sto preciso momento si sta consu-
mando un’ingiustizia. I «mostri»
rendono i destini degli uomini una
corsa ad ostacoli e le soluzioni so-
no toppe, l’errore non è mai nullo.
La geometria e la fisica – teorica-
mente impeccabili – difronte alla
volgare quotidianità presentano
macro difetti incolmabili.
L’EQUAZIONE IMPOSSIBILE
L’unica immagine forte per riflet-
tere sulla iniquità che colpisce
ogni essere umano, la sola rappre-
sentazione algebrica della inesat-
tezza della Vita, l’icona dell’ugua-
glianza impossibile 1+1=3 è il tene-
ro abbraccio tra un uomo ed una
donna, il sigillo per la futura nasci-
ta del frutto del loro amore.
di Mario Monfrecola
41. 4141
MUSICA
Una panoramica sul Belcanto è la
logica prosecuzione del breve ex-
cursus su “Voce e Vocalità” appar-
so su CADZINE numero 5 di mag-
gio scorso.
Belcanto o belcantismo, secondo la
definizione dell'Enciclopedia Gar-
zanti della Musica, “è uno stile di
canto svincolato da ogni preoccu-
pazione di realismo drammatico
in rapporto alla situazione, al ca-
rattere e al sesso del personaggio,
tendente, viceversa, ad un'astrat-
tezza puramente musicale”.
Presso altre fonti si trova scritto:
“l'arte di cantare con agilità, vir-
tuosismo ed eleganza, padroneg-
giando la tecnica e lo stile”;
“tecnica di canto virtuosistico ca-
ratterizzata dal passaggio omoge-
neo dalle note gravi alle acute, da
agilità nell'ornamentazione e nel
fraseggio, e dalla concezione della
voce umana come strumento”; ed
ancora “… designa un tipo di voca-
lità a sfondo virtuosistico o co-
munque rilevante per levigatezza
e flessibilità di suono”.
Appaiono quindi evidenti, sia pure
nelle sottili differenze delle varie
definizioni, le caratteristiche di
questo stile in cui gli italiani sono
stati maestri dal Seicento fino ai
primi dell'Ottocento, quando que-
sta scuola si dissolve con l'affer-
marsi delle arie di bravura che nel
genio di Verdi troveranno il più
alto esponente.
Il termine belcanto spesso è inteso
come sinonimo delle qualità in-
trinseche di un esecutore, dimen-
ticando invece che si tratta di un
evento storico legato ad un preciso
periodo, ad un preciso repertorio
ed anche a precisi indirizzi artisti-
ci, propri dei compositori e dei li-
brettisti prima ancora che dei can-
tanti. Sorprende, inoltre, constata-
re che il termine belcanto inizia ad
essere usato intorno al 1820, cioè
proprio quando il suo periodo sta
per volgere alla fine.
Tra i primi a parlare di belcanto
figurano Stendhal e, in modo più
ampio, Nicola Vaccaj, entrambi
esponenti di quella corrente, ca-
peggiata da Gioacchino Rossini,
che scorgeva, nelle modalità di
canto introdotte dalle prime avvi-
saglie del Romanticismo, le cause
di un fatale decadimento.
Se il belcanto vero e proprio, inte-
so solo come riferimento alla tec-
nica vocale, coincide con il Sette-
cento e con il primissimo Ottocen-
to, non bisogna dimenticare l'im-
pulso proveniente dal melodram-
ma fiorentino della Camerata de’
Bardi e dal melodramma venezia-
no del secondo Seicento. Con il
diffondersi della monodia accom-
pagnata si richiede ai compositori,
ma soprattutto ai cantanti, grande
cura nella disciplina del canto; poi,
con il gusto dell'età barocca, quan-
di Nicola Amalfitano
Il Belcanto
Carlo Broschi, meglio conosciuto come Farinelli, seduto al centro in questo dipinto di Jacopo Amigoni, intorno al 1750-1752.
(Immagine da utente Sailko a Wikimedia Commons.)
43. 4343
SICA
do si accentua la tendenza all'a-
strattezza, le arie, specie quelle col
da capo, si fanno ancora più ricche
di ornamenti e di colorature, quasi
sempre con improvvisazioni dei
cantanti. Ed è proprio per evitare
gli eccessi di questa pratica che
molti compositori, a partire da
Rossini, scrivono le fioriture diret-
tamente in partitura sottraendole
così all'arbitrio dei cantanti.
Il belcanto è caratterizzato da suo-
ni morbidi, omogenei: si ricorre
ampiamente al falsetto che rende
piacevoli anche le note più alte. Il
virtuosismo spinto impone come
modello vocale un timbro asessua-
to e stilizzato; l'aspirazione alla
bellezza ideale non distingue tra
ruoli e caratteri; alla voce non è
richiesto di essere adeguata alla
scena rappresentata. L'astrattezza
timbrica, elemento fondamentale
del belcanto, rende quindi credibili
i personaggi grazie alla vocalità
che li evoca, non già attraverso il
corpo dell’interprete; peraltro,
all'astrattezza timbrica corrispon-
de quella del linguaggio. Il belcan-
to tralascia l’idea di verosimiglian-
za; la vocalità e il timbro non ri-
flettono né il carattere né il sesso
del personaggio: l'eroe, l'innamo-
rato, il condottiero sono interpre-
tati da Castrati soprano o contral-
to, o da donne. Claudio Monteverdi
nel momento in cui stabilisce che
il canto in stile recitativo, sempli-
ce e disadorno, si addice ai perso-
naggi umani, mentre le divinità
esigono sulla scena passaggi voca-
lizzati e ornamenti, non fa altro
che dichiarare uno dei principi
fondamentali del belcanto: il per-
sonaggio mitico o favoloso, per
distinguersi dai comuni mortali,
deve usare un linguaggio stilizza-
to, allegorico. Nell'epoca Barocca,
inoltre, la ricerca esasperata di
nuovi effetti vocali aumenta lo svi-
luppo dell'uso dei Castrati che, dal-
la musica sacra, si estende all'Ope-
ra Buffa e al Teatro d'Opera. I so-
pranisti, cantori evirati già dall'età
prepuberale in modo da acquisire
ricchezza timbrica, notevole
estensione e agilità espressiva,
sono gli interpreti più richiesti;
con i loro eccezionali virtuosismi
possono rappresentare indistinta-
mente personaggi maschili o fem-
minili, esotici, mitologici o allego-
rici. I grandi Castrati del Settecen-
to affinano la tecnica con esercizi
di respirazione, studio del legato e
delle agilità, al fine di raggiungere
la caratteristica peculiare del bel-
canto: l’omogeneità timbrica in
tutta l’estensione e la completa
astrazione della voce cantata dalla
voce parlata. Testimonianze e ri-
flessioni sull'argomento ci giungo-
no da Pier Francesco Tosi, evirato
cantore, autore di “Opinioni de
cantori antichi e moderni”, Bolo-
gna 1723, e da Giovanni Battista
Mancini, anche lui evirato cantore,
nel volume “Pensieri e riflessioni
pratiche sopra il canto figurato”
pubblicato a Vienna nel 1774.
Con il Romanticismo l'arte del bel-
canto cede il passo all'affermarsi
sempre più prepotente delle arie di
bravura e la sua definitiva disfatta
è segnata dall'avvento del
“realismo” nel teatro musicale: le
opere sono attente al mondo ester-
no, all'ambiente sociale e la musi-
ca, che si piega a descrivere un'at-
mosfera con orchestrazioni sem-
pre più rifinite, richiede voci più
tese, struggenti, drammatiche e
robuste.
Il primo esercizio dal Manuale di Canto di Manuel Garcia Padre: la "messa di voce". In basso le accorate raccomandazioni di
Garcia sul concentrarsi ad eseguire bene due note: "Pare a prima vista che il fare due note sia cosa semplicissima, eppure non
è così, e da queste due note dipende l'arrivare a far bene tre, quatro, cinque note sino all'Ottava e più. Perciò bisogna usare
grand'attenzione in quest'esercizio poiché se non si fa con tutta la premura possibile calerà la nota più alta o crescerà la più
bassa. Converrà esercitarsi sopra le due note dando la stessa forza e valore all'una che all'altra; procurando che siano legate e
chiare nello stesso tempo: questo non è facile da eseguire e non ci si arriva che a forza di studio."
44. 4444
NEW HARDW
G
ià prima dell’inizio della
Grande Guerra, gli Stati
Uniti sentono la neces-
sità di sviluppare nuovi
armamenti per difendere adegua-
tamente il loro vastissimo territo-
rio nazionale. Tra queste ricerche
trovano posto anche lo sviluppo di
particolari ordigni volanti, senza
pilota, da lanciare direttamente
sul nemico. I test su questo tipo di
velivoli, svolti principalmente da-
gli Sperry, padre e figlio, da Char-
les F. Kettering e da Peter Cooper
Hewitt, rappresentano il primo
programma per la realizzazione di
ordigni da crociera degli USA. El-
mer Sperry in questo periodo se-
gue due fronti progettuali simili
per contenuto, dal momento che
riguardano lo sviluppo di un ordi-
gno volante automatizzato. Il pri-
mo è un progetto suo, lo Hewitt-
Sperry Automatic Airplane, men-
tre il secondo è un lavoro di con-
sulenza svolto per conto della
Dayton-Wright Airplane Company
impegnata nella realizzazione di
un secondo siluro volante chiama-
to Kettering Aerial Torpedo.
Hewitt-Sperry Automatic Airplane
Lo scoppio della prima guerra
mondiale porta un forte incremen-
to delle commesse per la produ-
zione di dispositivi bellici e tanto
lavoro alle aziende operanti nel
settore. Negli Stati Uniti, che nel
1917 sono ormai parte del conflitto
mondiale e che hanno un dispera-
to bisogno di armamenti, il settore
aereonautico è bloccato dalle due
principali aziende titolari di bre-
vetti per aeromobili, la Wright
Company e la Curtiss Company.
Questa situazione colpisce dura-
mente molti industriali che, di fat-
to, sono tagliati fuori dal mercato;
per risolvere la situazione fondano
il CAAM (Committee on Aeronau-
tics and Aeronautical Motors), un
gruppo di pressione in grado di
interagire con le decisioni del go-
verno federale. Il comitato è guida-
to dal vicesegretario della Marina
Franklin D. Roosevelt e, tra i suoi
membri, compaiono anche Elmer
Sperry e il suo socio, l’ingegnere
elettrico Peter Cooper Hewitt. Il
Comitato riesce a superare l’osta-
colo burocratico fondando un'or-
ganizzazione di cross-licensing la
MAA (Manufacturer's Aircraft As-
sociation) a cui il governo ricono-
sce la facoltà, per motivi di sicu-
rezza nazionale, di produrre bre-
vetti aereonautici senza alcun li-
mite giuridico. Sperry e Hewitt,
come membri del CAMM, riescono
ad organizzare un incontro con un
rappresentante del Navy's Bureau
of Ordnance, il tenente T. S Wilkin-
son, per fargli esaminare un pro-
getto di un sistema per la gestione
di un aeromobile, senza pilota, for-
mato da uno stabilizzatore giro-
scopico, una girobussola per l’o-
rientamento, un barometro aneroi-
de per la regolazione della quota,
II puntata
di Salvio Giglio
La Grande Guerra e gli UAV
I primi UAV motorizzati della storia erano due ordigni volanti che, fortunatamente, non sono mai stati impiegati; nella foto a
sinistra lo Hewitt-Sperry Automatic Airplane e nell’altra il Kettering’s BUG
45. 4545
WARE FOR CAD
alcuni servo-motori per il control-
lo degli alettoni e del timone e un
contatore di miglia per misurare la
distanza percorsa. Il funziona-
mento dell’ordigno volante com-
prende la fase di decollo, che può
avvenire tramite una catapulta o
dall’acqua, il raggiungimento della
quota predeterminata sulla rotta
prestabilita, la fase di volo lungo
una certa distanza (80Km) fino a
raggiungere l’obiettivo nemico su
cui rilasciare un carico di bombe o
precipitare direttamente su di es-
so con un carico di esplosivo. Wil-
kinson afferma che l'arma non
possiede un grado di precisione
tale da permettergli di colpire una
nave ma che essa potrebbe essere
di interesse per l'esercito dato il
suo raggio di azione. Sostenuto dal
Naval Consulting, Board Sperry
ottiene il 17 maggio 1917 una com-
messa di 50,000 $; in un secondo
momento il Segretario della Mari-
na Joseph Daniels decide di con-
tribuire al progetto con altri
200.000 $ gestiti da una società di
enti governativi. Per le operazioni
viene scelta la località newyorke-
se di Copiague nel distretto di
Long Island. Il lavoro prevede la
realizzazione di due tipi di bombe
volanti, una radiocomandata e una
completamente automatizzata,
derivate dalla modifica di un idro-
volante prodotto dalla Curtiss, il
modello N-9. Sperry deve equipag-
giare velocemente ben sette di
questi idrovolanti con i suoi appa-
rati sebbene l'apparecchiatura di
controllo radio non è ancora pie-
namente sviluppata. Così mentre a
Copiague gli hangar vengono co-
struiti, Sperry acquista i diritti su
di una serie di brevetti inerenti
apparecchiature radiofoniche per
completare il sistema di radioco-
mando che, tuttavia, non sarà mai
impiegato in questo progetto. I pri-
mi voli di prova di un velivolo
equipaggiato con il sistema di
controllo di Sperry sono del set-
tembre del 1917 e si svolgono tutti
con la presenza di un pilota a bor-
do per seguire la fase di decollo e
il funzionamento dei vari apparati.
Il 6 marzo del 1918, per la prima
volta nella storia, un velivolo auto-
matizzato da Sperry, senza pilota,
si alza in volo e copre una distan-
za di 910m così come era stato
prefissato. Mentre le ricerche e le
sperimentazioni continuano tra
alti e bassi, l’armistizio dell'11 no-
vembre 1918 ferma i lavori sulle
L’idrovolante della Curtiss, l’N-9H, da cui è stato derivato l’ordigno sperimentale da crociera
46. 4646
NEW HARDWA
bombe volanti.
Kettering Aerial Torpedo
Durante la prima guerra mondiale
l’Esercito degli Stati Uniti com-
missiona anche ad un altro inven-
tore, l’ingegnere Charles Kettering
(1876-1958) la progettazione di un
siluro volante telecomandato della
portata di 40 miglia (64Km). Il pro-
getto di Kettering, ufficialmente
chiamato Kettering Aerial Torpedo
ma meglio noto in seguito come
Bug Kettering, (l’insetto di Kette-
ring) è realizzato dalla Dayton-
Wright Airplane Company. A que-
sto progetto partecipa, oltre ad El-
mer Sperry, Orville uno dei fratelli
Wright in qualità di consulente
aeronautico. L’ordigno volante ha
le seguenti caratteristiche tecni-
che:
Altezza: 2,3m;
Apertura alare: 4,5m;
Lunghezza: 3,8m;
Carico utile: 1 testata da 82 kg;
Peso: 240 kg;
Motore: De Palma/Ford 4 cilin-
dri a V, 40Hp, 30 kW;
Velocità di crociera : 80Km/h;
Gittata: 121 km;
Prezzo: 400 dollari.
Per il lancio si ricorre ad una cata-
pulta simile a quella usata dai fra-
telli Wright durante i loro primi
voli del 1903. Una volta lanciato,
un sistema di controllo guida l'ae-
reo a destinazione. Anche in que-
sto caso i dispositivi di automazio-
ne che equipaggiano il velivolo
sono pressoché identici a quelli
che Sperry impiega per il suo pro-
getto. Il primo volo del Bug, del 2
ottobre 1918, è stato un fallimento
mentre i successivi hanno dimo-
strato le potenzialità di questo ve-
livolo sicuramente superiori a
quelle del progetto di Sperry e
Hewitt. Anche la produzione di
quest’arma è interrotta con il ter-
mine del conflitto quando sono
stati già prodotti 45 esemplari mai
impiegati sul campo di battaglia.
Questo progetto resterà Top Secret
sino alla seconda guerra mondiale.
Dettagli dal brevetto di Kettering sul siluro volante
47. 4747
WARE FOR CAD
L
o scienziato e inventore
Hermann Anschütz nasce
il 3 ottobre 1872 a
Zweibrücken, una cittadi-
na della Renania-Palatinato, nella
parte sud-occidentale della Ger-
mania. Dopo la morte di suo padre
è adottato da K. Kaempfe uno sto-
rico dell’arte austriaco grande
amico del nonno paterno di Her-
mann, un noto pittore dell’epoca,
da cui acquisisce il secondo co-
gnome e la passione per le beaux-
arts. Terminati gli studi liceali il
giovane Hermann si iscrive alla
Facoltà di Medicina presso l'Uni-
versità di Innsbruck senza giunge-
re però alla laurea. Passa così
all’Accademia di Belle Arti di Sali-
sburgo e lì consegue la laurea e un
Dottorato in Storia dell'Arte. Da
giovane tedesco colto e benestante
intraprende il Grand Tour per per-
fezionare il suo sapere e conosce-
re la politica, la cultura, l'arte e le
antichità dei paesi europei, spe-
cialmente quelli del bacino del
Mediterraneo con Italia e Grecia
tra le tappe fondamentali. Termi-
nato il Tour si stabilisce a Vienna
dove "giovane, affascinante, ricco
e generoso" prova i piaceri monda-
ni e conosce tantissimi nuovi ami-
ci, tra cui il pittore ed esploratore
polare Julius von Payer, che riesce
a dare un nuovo impulso positivo
alla sua vita. Hermann affascinato
dai racconti di Julius decide di
seguirlo in alcune spedizioni pola-
ri, la prima nel 1898, occupandosi
di relazionare le condizioni del
ghiaccio studiate nella regione
artica. Nel 1902 a Vienna in una
conferenza intitolata “Il sommer-
gibile al servizio della ricerca po-
lare” tenutasi al K.u.k. Militärgeo-
graphisches Institut (l’Istituto
Geografico Militare Imperiale e
Reale Geografica), Anschütz espo-
ne gli esiti delle sue ricerche ed
auspica la rapida attuazione di
missioni scientifiche sottomarine
nell’Artico per ottenere ulteriori
dati anche dai fondali marini. Que-
st’idea di Hermann suscita non
poche perplessità poiché appare
realmente come un’impresa im-
possibile da realizzare in quegli
anni, dal momento che la tecnolo-
gia degli strumenti di orientamen-
to per la navigazione non è ancora
sufficientemente sviluppata per
permettere ad un sommergibile in
immersione un viaggio del genere
sotto la calotta polare. Il nostro
giovane inventore, nel corso dei
suoi viaggi nell’Artide, ha però ap-
preso tantissimo sui principi della
conduzione dei natanti compren-
dendo che era necessario realizza-
re uno strumento di orientamento
alternativo alle tradizionali busso-
le magnetiche, capace di indicare
il nord anche all’interno di un na-
tante tra le spesse lamiere metalli-
che della carena che riescono a
schermare il campo magnetico
terrestre. La necessità di docu-
mentarsi, studiare, progettare e
sviluppare un prototipo del suo
strumento spinge Hermann, sul
finire del 1902, a trasferirsi a Mo-
naco di Baviera. Sono i primi gior-
ni del gennaio 1904 quando alle
porte dell’’Accademia Navale Im-
periale a Kiel sul Mar Baltico si
presenta Anschütz con il suo pro-
totipo di girobussola che, anche se
non era ancora perfettamente fun-
zionante, viene accolto con un cer-
to interesse. A marzo cominciano i
test del dispositivo ed Hermann
viene affiancato da due giovani
ufficiali della marina prussiana, i
tenenti di vascello Friedrich von
Schirach e Friedrich Treitschke
con lo scopo di offrirgli il supporto
tecnico navale necessario per le
sperimentazioni. La girobussola è
Hermann Anschütz-Kaempfe
48. 4848
NEW HARDWA
installata prima su di un piroscafo nel porto di
Kiel e poi su di un incrociatore della Marina Im-
periale rivelando, in entrambi i casi, un problema
abbastanza serio generato dai moti di rollio e
beccheggio della nave, che falsa le indicazioni
fornite dallo strumento e a cui viene dato il nome
di errore di rollio. Nonostante questo Anschütz
decide comunque di tutelare la propria invenzio-
ne richiedendo un brevetto il 27 marzo del 1904
(DE182855). Hermann, attraverso questo progetto,
scopre la sua vera grande passione per la proget-
tazione e costruzione della strumentazione nava-
le di bordo e, intuendo che questo era un mercato
ancora inesplorato, decide di tentare la via degli
affari. Così, nella primavera del 1905 si trasferi-
sce a Kiel e, con l'aiuto della Marina Imperiale,
fonda la società Anschütz & Co. Limited Partner-
ship insieme a Treitschke ed a von Schirach. Il 1
settembre 1905 i tre soci si insediano in quella
che sarà la prima sede operativa della società:
un’officina composta da due stanzoni sulla dar-
sena Dammstraße 20, oggi chiamata Lorentzen-
damm, ove continua il lavoro di affinamento sul-
la Kreiselkompass (girobussola). Nel 1906 il cugi-
no di Anschütz, l’ingegnere Max Schuler, entra a
far parte della società e, grazie alle sue capacità
progettuali, affina notevolmente il progetto e pre-
para le revisioni per il brevetto presentato nel
1904. Nel 1907, finalmente, giunge il brevetto e la
Anschütz & Co. lancia la prima girobussola com-
merciale per la navigazione, nella versione ad un
solo rotore giroscopico. Entusiasti i quattro soci
decidono di presentare ufficialmente il loro di-
spositivo alla Marina Imperiale nel porto della
base navale prussiana di Wilhelmshaven, dinan-
zi al Kaiser Guglielmo II e a suo fratello, il princi-
pe Enrico che restano positivamente colpiti
dall’invenzione. Il problema dell’errore di rollio è
risolto da Max Schuler che munisce lo strumento
di tre rotori ora in grado di offrire un riferimento
geografico costante con qualunque tipo di mare.
Max trasforma la sua felice intuizione prima in
una formulazione teorica e poi in un nuovo bre-
vetto (DE241637) del 1910. Nel 1908 Anschütz per-
feziona ulteriormente il sistema di smorzamento
idraulico per contrastare gli effetti del mare agi-
tato sulle girobussole con un liquido estrema-
mente viscoso in grado di contrastare l’errore e lo
brevetta (DE236200); finalmente il volume di affa-
ri per la Anschütz & Co. comincia a crescere e
nello stesso anno la prima girobussola, perfetta-
mente funzionante, è installata sulla corazzata
SMS Deutschland. Nel giro di pochi mesi, per far
fronte al numero di richieste sempre crescente, è
necessario spostare l’attività in un nuovo stabili-
Piccole tracce della metamorfosi giovanile di Anschütz: una
mappa del Polo Nord; la foto del suo migliore amico, l’esplo-
ratore Julius von Payer; un libro con la sua “folle” idea, per
l’epoca, di andare nell’Artico in sommergibile; la foto del por-
to di Kiel nel 1905; l’ingresso dello stabilimento di strumenta-
zioni e dispositivi per la navigazione nella Zeyestraße a Kiel
negli anni ‘40.
49. 4949
WARE FOR CAD
mento nel villaggio Neumühlen-Dietrich
sulla foce del Schwentine che aprire i bat-
tenti agli inizi del dicembre 1909. Nelle
nuove Officine Elettromeccaniche di preci-
sione della Anschütz & Co. vedono la luce
anche altre invenzioni legate in qualche
modo alla girobussola come, ad esempio,
l’inclinometro da pozzo del 1910, ancora
oggi indispensabile per l'estrazione mine-
raria e lo scavo in galleria, o come il primo
tavolo tattico elettromeccanico del 1911 un
dispositivo questo che rappresenta il coro-
namento del vecchio sogno di Hermann in
quanto esso è grado di rivelare la posizione
istantanea di un sommergibile ottenuta
incrociando i dati di rotta, forniti dalla giro-
bussola, con quelli della velocità, forniti dal
solcometro. Il 1912 vede una seconda fase
di espansione dell’azienda grazie ad alcune
grandi commesse presentate dalla Marina
Imperiale, dalla Marina Mercantile e da nu-
merosi committenti esteri anche se il vero
boom l’azienda lo conosce, purtroppo, con
la prima guerra mondiale al termine della
quale le bussole della Anschütz & Co. sono
ormai diventate uno standard. Proprio nel
1914, a 42 anni, Anschütz decide di affidare
la direzione dello stabilimento al cugino,
pur mantenendo la sua quota societaria di
maggioranza e senza mai interrompere
realmente la gestione tecnica dell’azienda
ma, semplicemente, per continuare a lavo-
rare con maggiore tranquillità al suo pro-
getto di sempre cosa questa che lo spinge a
ritornare a Monaco di Baviera nel 1916. Il
1925 è sicuramente l’anno in cui il lavoro
appassionato di Anschütz sulle girobussole
tocca il culmine, ancora una volta grazie a
Max e ad un nuovo amico: Albert Einstein.
Quest’ultimo aveva conosciuto i due cugini
nel 1915, come leggeremo tra poco, per la
faccenda della causa sulla contestazione di
un brevetto. I tre sono impegnati intorno ad
un progetto innovativo di girobussola in cui
Einstein ha suggerito di sostituire il liquido
viscoso impiegato come mezzo di galleg-
giamento dell’apparecchio nelle precedenti
versioni con un campo elettromagnetico
generato da alcune bobine. Ne consegue un
completo re-design del progetto originale
che ora prevede il montaggio di alcuni av-
volgimenti elettrici in grado di generare il
forte flusso elettromagnetico necessario a
sostenere il peso e a stabilizzare la sfera
La corazzata SMS Deutschland
L’officina di assemblaggio delle girobussole di Anschütz & Co.
Un operaio della Anschütz & Co. Intento nel montaggio di un particola-
re di una girobussola
50. 5050
NEW HARDWA
metallica entro cui operano due
giroscopi. Questo progetto diventa
un brevetto nel 1922 (il DE394667l)
e le sue soluzioni tecniche di base
le possiamo ancora ritrovare nella
strumentazione dei nostri giorni!
Nel 1995, la società statunitense
Raytheon si fonde con la An-
schütz e Co. per formare la Ray-
theon Anschütz GmbH, poi Ray-
theon Marine GmbH dal 1998. Nel-
la tabella 1 ho riportato in ordine
cronologico i principali brevetti
sviluppati da Anschütz e della sua
società e rilasciati da diversi paesi
(AT, CH, DE, GB, USA) tra il 1906 e il
1930.
Anschütz è stato sposato tre volte
ma non ha avuto figli. Ha investito
gran parte della sua ricchezza per
scopi filantropici e culturali. Nel
1919 ha sostenuto con una dona-
zione di 1 milione di marchi la
Fondazione per la Fisica, la Chimi-
ca e le Scienze naturali. In diverse
occasioni ha fatto generose dona-
zioni all'Università di Monaco di
Baviera. Nel 1922 acquista il ca-
stello di Lautrach lo fa ristruttura-
re e lo mette a disposizione, come
convalescenziario, di studenti e
professori. Nel castello Anschütz
tiene periodicamente anche delle
“riunioni di facoltà” così ama defi-
nire le conferenze con illustri
scienziati dell’epoca come Karl
von Frisch, Wilhelm Wien, Richard
Willstätter, Albrecht Kossel, Ar-
nold Sommerfeld e Albert Ein-
stein. Con chiara visione umani-
stica Anschütz concepisce lo
sport come attività benefica, per
questo acquista nel 1927 la Scuola
Bavarese di equitazione AG per poi
donarla all’Università di Monaco
di Baviera nel 1931 con lo scopo di
promuovere l’equitazione tra gli
studenti. Anschütz ha continuato
anche a nutrire la sua grande pas-
sione per l’arte, mutuata dal nonno
paterno e dal padre adottivo, nono-
stante le sue attività lo avessero
spinto in tutt’altra direzione; ama-
va dipingere con gli acquerelli e
collezionare quadri ed altre opere
d’arte. Si spegne, non ancora ses-
santenne, a Monaco di Baviera il 6
maggio del 1931.
In senso orario: Hermann Anschütz mentre lavora ad uno dei
suoi prototipi nel 1920; Anschütz con Albert Einstein con cui
era diventato amico dopo la disputa legale, del 1915, contro
Sperry ; il Castello di Lautrach trasformato da Anschütz in con-
valescenziario per studenti e professori; il tavolo tattico da
carteggio per la rotta dei sommergibili U-Boot
51. 5151
WARE FOR CAD
L
’inventore ed imprendito-
re statunitense Elmer
Ambrose Sperry nasce a
Cincinnati (NY) il 12 otto-
bre 1860 da Mary Burst e Stephen
D. Sperry. Si diploma presso la
Scuola Normale di Stato a Cortland
(NY) e poi frequenta, per un solo
anno nel 1878, la Cornell Universi-
ty dove si appassiona allo studio
delle dinamo. Nel corso della sua
carriera, Sperry brevetta circa 400
invenzioni e fonda otto società
industriali. La passione per la tec-
nica e un grande fiuto per gli affari
spingono, da sempre, l’ambizioso
imprenditore statunitense a segui-
re con vivo interesse, oltre alle
proprie imprese, le ultime novità
che la scienza e la tecnica comin-
ciano a presentare con sempre
maggior frequenza, tra cui gli svi-
luppi sugli studi derivati dal giro-
scopio di Focault. Fanno notizia
nel nuovo continente le ricerche
ed i brevetti di W. Thomson sulla
bussola girostatica, lo stabilizzato-
re giroscopico zavorrato elettrico
del Capitano francese A. Krebs, le
girobussole degli olandesi M. van
den Bos e B. Janse e del prussiano
Anschütz-Kaempfe. Sperry perce-
pisce che negli States il segmento
di mercato degli equipaggiamenti
per la navigazione marittima ed
aerea è praticamente scoperto.
Inspirato dal lavoro di Krebs, co-
mincia così a sperimentare, intor-
no al 1903, uno stabilizzatore giro-
scopico elettrico per natanti di cui
ottiene il brevetto britannico nel
1908 (GB190811513). Sulla scia di
queste ricerche, nel 1909 Sperry si
reca in Europa e, al suo rientro, è
sicuro che quanto sta realizzando
imprenditorialmente Anschütz-
Kaempfe in Prussia insieme alla
Marina Imperiale è possibile repli-
carlo negli USA con la US Navy,
dal momento che egli ha già una
certa notorietà e buone conoscen-
ze anche nell’ambiente militare
del suo paese. Rientrato in patria
l’inventore comincia subito ci-
mentarsi in un periodo di speri-
mentazioni con alcuni prototipi di
girobussola. Sempre più convinto
della riuscita, decide di fondare
nel 1910, a Brooklyn nel distretto
di Long Island (NY), la Sperry Gy-
roscope Company la cui produzio-
ne verte completamente sull’equi-
paggiamento di navigazione aereo
e marittimo. Quello stesso anno
Sperry fa provare una sua girobus-
sola alla US Navy che decide d’in-
stallarla sperimentalmente sulla
corazzata USS Delaware (BB-28)
con esito positivo. Nel 1913, Sperry
decide di investire anche nel vec-
chio continente e così fonda in
Inghilterra la Sperry Gyroscope &
Co. Limited che propone la produ-
zione di componenti innovativi
per aerei e imbarcazioni; proprio
in Inghilterra, nello stesso anno,
l’inventore riceve il riconoscimen-
to del brevetto (GB191302294) per
un secondo stabilizzatore girosco-
pico automatico per applicazioni
aereonautiche. Poco tempo dopo
Sperry ricava da questo progetto
un secondo dispositivo identico
ma formato da tre giroscopi che
hanno lo scopo di fornire costan-
temente al pilota un riferimento
orizzontale a prescindere dall’as-
setto di volo dell’apparecchio. L’af-
fidabilità del nuovo apparato è di-
mostrata pubblicamente in Fran-
cia, nel 1914, con una spericolata
prova aerea in cui, ad un certo
punto il figlio di Sperry, Lawrence
(1892 - 1923), lascia i comandi
dell’idrovolante alzando entrambe
le braccia e, a questo segnale, il
meccanico Emile Cachin abbando-
na l’abitacolo posteriore e scende
sull’ala dell’aeromobile che, nono-
Elmer Ambrose Sperry
52. 5252
NEW HARDWA
stante il carico risulti ora squilibrato, riesce a
mantenere perfettamente l’assetto. Questa ri-
schiosa ed incosciente esibizione, che riesce pe-
rò a galvanizzare i francesi, frutta al team Sperry
il primo premio dell’ Aero Club de France e rivela
anche un certo talento dell’inventore americano
per le tecniche di mercato. Sperry, inconsapevol-
mente, con questa dimostrazione realizza un lan-
cio pubblicitario che può essere considerato un
antesignano caso di Guerrilla Marketing: concet-
to quest’ultimo che sarà formulato solo set-
tant’anni dopo, nel 1984, dal pubblicitario statuni-
tense Jay Conrad Levinson, nel suo saggio Guer-
rilla Advertising! Nel 1916 Lawrence Sperry, per il
suo carattere impulsivo che lo porta a frequenti
discussioni col padre, abbandona l’azienda fami-
liare per fondarne una sua con i finanziamenti
della US Navy: la Lawrence Sperry Aircraft Com-
pany ubicata in un sito isolato a Amityville sulla
Great South Bay. Da essa nasce, nello stesso an-
no, un’importantissima invenzione: il primo pi-
lota automatico per aerei che riceve il brevetto
USA nel 1922 (US1415003). Nel 1917, dopo sette
anni, viene concesso a Sperry il brevetto per la
sua girobussola (US1242065). Un tragico inciden-
te aereo segna drammaticamente la vita di Sper-
ry nel 1923: il figlio Lawrence, appena 31enne, si
schianta con un suo velivolo sperimentale che
stava testando nel mare del Nord. Nel gennaio
del 1929 Sperry vende la sua azienda alla North
American Aviation. Il 31 marzo del 1930 si spegne
nella capitale cubana la moglie Zula A. Goodman.
Pochi mesi dopo, il 16 giugno, sulla soglia dei set-
tant’anni, anche Elmer si spegne in ospedale a
New York per le complicazioni sorte in seguito
alla rimozione di poche settimane prima di alcu-
ni calcoli biliari.
Pionieri dell’aviazione degli anni ruggenti. Dall’alto: una copia di
Aero and Hidro con Porte e Curtiss sulla copertina; il tipico ca-
schetto in pelle morbida da aviatore di quegli anni; Lawrence
Sperry e Emile Cachin nell’impavida prova dello stabilizzatore
giroscopico; il primo pilota automatico di Lawrence Sperry; Law-
rence e Ambrose Sperry vicino ad un Curtiss