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IMPOP ART
ARRIGO MUSTI
IMPOP ART
ARRIGO MUSTI
Si ringraziano:
Consolato Generale del Regno del Marocco di Palermo;
Collezione d’arte contemporanea C. Bilotti;
Museo d’arte moderna e contemporanea della Provincia Regionale di Palermo;
Municipio di Chicago (Illinois) nella persona del sindaco Richard Daley;
Comune di Palermo Palazzo di Giustizia, Ordine degli Avvocati di Palermo;
Hopital Rema di Marguerite Barankitse (Burundi);
Municipio di Elk Grove (Illinois);
Diocesi di Mahenge (Tanzania)
del Vescovo Agapito Ndorobo (Presidente Caritas Tanzania)
Aisma, Associazione interculturale Sicilia Marocco;
Rotary club Palermo Porta Nuova e Palermo New Century,
Rotary di Bagheria;
Mecenars, Galleria spazio immagine (Palermo)
Si ringraziano inoltre i collezionisti privati Falco, Provenzani
e Sciarratta per aver consentito la riproduzione delle opere di loro proprietà
2007 © Arrigo Musti
2007 © Gruppo Editoriale Kalós
via Siracusa, 19 - 90141 Palermo
tel. e fax 091/6262894
www.kalosonline.com
Con la collaborazione di:
Mecenars, Galleria spazio immagine
Palermo, via Marchese Ugo 72
Traduzione dei testi: Daniele Cangialosi
Referenze fotografiche: Angelo Restivo, Angela Scafidi,
Tullio Puglia
Il sito web: www.arrigomusti.it realizzato da Marco Rea
In copertina: Acid Rain V, dettaglio, cm 200 x 250, tecnica mista ad olio, 2007 (proprietà del Regno del Marocco, esposto stabilmente presso il
Consolato generale del Regno del Marocco a Palermo). Foto Angelo Restivo.
L’estetica del turbamento di Giuseppe Tornatore 7
The aesthetics of commotion
Le nuove possibilità dell’arte figurativa di Evgenij Solonovich 8
The new perspectives in figurative art
Arrigo Musti e l’elaborazione culturale dell’immagine di Dora Favatella Lo Cascio 9
Arrigo Musti and the cultural elaboration of the image
Arrigo Musti, un concittadino impop di Biagio Sciortino 10
Arrigo Musti, an unpop fellow citizen
Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti 11
Some impop considerations
Pioggia acida 15
Acid Rain
XX Un secolo di passione 33
XX A century of passion
XXI Un secolo di seduzione 43
XXI A century of seduction
Biografia 50
Biography
INDICE
Dicono che un vero artista debba essere riconoscibile in
ciascuna delle sue opere.
Che un filo sottile ed invisibile ne attraversi necessaria-
mente le variazioni tematiche ed espressive. Che gli autentici
artisti, in buona sostanza, non possano fare a meno di portare
in se stessi, spesso inconsapevolmente, un segno, una premo-
nizione, un tratto del tutto personale che ne sigilli l’intera
opera in un unicum irripetibile, e ne riveli, al tempo stesso, il
senso ultimo e nascosto.
Se è così il giovane Arrigo Musti è già uno di loro.
I suoi quadri, infatti, hanno il pregio d’infonderci, sin dal
primo istante, la coscienza d’essere al cospetto d’uno stile com-
piuto e inequivocabile, consolidato da una poetica nobile ed
insolita, imperiosa e sincera, costantemente squarciata dalle feri-
te di una cognizione del dolore tanto antica quanto inattesa.
Oltre alla formidabile capacità di fondere luci, forme e colo-
ri in un’armonia visionaria innovativa, per certi versi provocato-
ria, che allarma ed inquieta, ciò che nell’opera di Arrigo special-
mente colpisce e sorprende mi sembra la sua estetica del turba-
mento per un mondo che ha perduto la propria mitologia. Il
moderno patimento d’un poeta che spasima per un universo di
eroi e leggende in cui gli esseri umani non sanno più specchiar-
si. Il suo desolato sguardo su un Olimpo di Déi indifferenti al
nostro destino perché umiliati dalla cecità degli uomini.
E non ci stupisce affatto che un tale smarrimento, una sen-
sibilità così affine al disincanto, giunga dalla mano abile ed
esperta di un giovane bagherese.
Giuseppe Tornatore
Regista
Someone says that a real artist should be recognisable in
any of its works.
That a subtle and invisible thread inevitably crosses the
thematic and expressive disparities. That authentic artists sub-
stantially cannot renounce to carry inside themselves, often
unconsciously, a sign, a premonition, a totally personal trait
that marks the entire work in an unrepeatable unicum (synthe-
sis), and at the same time reveals its ultimate hidden sense.
If it is so, the young Arrigo Musti is already one of them.
Indeed his paintings possess the merit of infusing since the
first instant the perception of being in front of an accom-
plished and unequivocal style, reinforced by a noble and
unusual poetics, imperious and sincere, constantly torn by the
wounds of an ancient as well as unexpected recognition of the
pain.
Beyond the tremendous ability to merge lights, forms and
colours in an innovative and visionary harmony, from some
aspects provocative, distressing and disquieting, what especial-
ly strikes and surprises in the work of Arrigo seems to me his
aesthetics of commotion for a world that has lost its own
mythology. The modern affliction of a poet, who longs for a
universe of heroes and legends, where human beings are not
anymore able to reflect. His desolate glance to an Olympus of
Gods uninterested to our destiny as a result of the humiliation
by men’s blindness.
It is not surprising at all that such a feeling of dismay, a
sensibility so similar to disenchant, comes from the skilful and
expert hand of a young man from Bagheria.
Giuseppe Tornatore
Art director
L’ESTETICA DEL TURBAMENTO
THE AESTHETICS OF COMMOTION
7
LE NUOVE POSSIBILITÀ DELL’ARTE FIGURATIVA
THE NEW PERSPECTIVES IN FIGURATIVE ART
8
L’incontro con la pittura di Arrigo Musti ha significato per
me la scoperta delle nuove possibilità dell’arte figurativa. Il suo
ciclo Acid Rain non è un semplice grido d’allarme, bensì un
invito a rallentare il passo, a fermarci, a ragionare, a contem-
plare la bellezza minacciata da noi stessi. Vedo i fili della piog-
gia sui quadri del pittore come le corde di un’arpa: le dita del-
l’arpista sono invisibili perché mangiate dal veleno, ma l’apoca-
littica musica muta continua a fare tutt’uno con l’immagine.
Evgenij Solonovich
Professore di Letteratura italiana
presso l’Università Gorky di Mosca,
poeta e traduttore dei classici italiani in lingua russa
Getting in contact with Arrigo Musti’s painting has meant
to me the discovery of new perspectives in figurative art. His
cycle Acid Rain is not a simple warning scream, but also an
incitement to slow down and stop to think and contemplate
the beauty threatened by ourselves. I see the rain threads on
the artist paintings as harp chords: the artist’s fingers are invis-
ible being eaten by poison, but the mute apocalyptic music
keeps on being as one thing with the image.
Evgenij Solonovich
professor of Italian literature
at Gorky Univesity in Moscow
and poet and translator of Italian classis in Russian
Il lavoro di Musti nasce da un gusto ed una sensibilità verso
la bellezza e l’artificio che accomuna l’arte barocca e l’età
moderna, poiché sostituisce il naturale con l’enigmatico, dando
stabilità alle immagini che diventano reali proprio assecondan-
do il senso della caducità, quindi non secondo natura, ma dopo
natura, per avvicinarsi ad una concettualizzazione del sé.
Nell’opera Il Quarto Reich facente parte della serie Un
secolo di passione è palese tale derivazione nel taglio compo-
sitivo per diagonali e primi piani, dove fendenti di luce e gor-
ghi d’ombra modellano l’intersecarsi dei lucidi nudi scultorei
dai toni bruni, metallici, in un’azione “in fieri” fissata dal
distaccato lumeggiare degli occhi sotto la fronte increspata del
“grande vecchio”.
La teatralità declamatoria inquadra una resa fedele delle
percezioni sia sul piano estetico che su quello ideologico, lad-
dove la declinazione della svastica, come tema distruttivo, ne
orienta l’interpretazione.
Nella sua ricerca, della quale questi cenni propongono
alcuni punti di attraversamento, si affacciano anche elementi
potenziali di successive liberazioni. Ambiguità, polivalenza,
capovolgimento, obliquità, sono tutti aspetti relativi al punto di
vista e perciò compresenti in ogni cosa o rapporto.
L’interesse sta nel modo e nella misura adottata da Musti
nel porli in luce, muovendoli in un proprio spazio ed un proprio
tempo.
Vi è un approfondimento di una gran parte dei lavori sulla
zona “viso”, maggiormente chiamata in causa, data la sua
capacità plastica nel campo espressivo, in gara dialettica con il
mezzo fotografico per cui il tentativo di “doppiare” la realtà
finisce per divenire il tramite all’irruzione di modelli, archetipi e
fantasmi inconsci.
Le suggestioni di “Anitona” della “dolce vita” sono graf-
fiate da segni pittorici traducibili in acqua come in “Ofelia” per
costituire un reticolo seriale attivamente strutturante.
Allo stesso codice visivo appartiene il tema dei Monumen-
ti (Acid Rain).
Si direbbe, a vedere le immagini di Palermo, che egli sia un
turista invisibile di questa città visibile, un visitatore librato a
mezz’aria che dall’alto trasferisce sulla tela quello che coglie il suo
occhio, usando un veicolo cromatico che tende a scorporarsi, a
frantumarsi, attraverso sottili paesaggi tonali o fragili velature.
La forma, il colore, il segno con la consapevolezza di ogni
elemento espressivo all’interno del singolo dipinto, sono il pre-
supposto di un’originaria forte tensione conoscitiva che si
manifesta attraverso il lavoro dell’arte, istituito in un procedi-
mento di scoperta e di conoscenza.
Dora Favatella Lo Cascio
Direttore del Museo Renato Guttuso
The art of Musti originates from a taste and sensibility for
beauty and the artifice that gathers baroque art and modern
age, as it interchanges the natural with the enigmatic, giving
stability to the images, which become real favouring the sense
of frailness, thus not according to nature, but after nature, to
approach the conceptualisation of the itself.
In the artwork Il Quarto Reich belonging to the series: Un
secolo di passione such a derivation in the creational cut based
on diagonals and foregrounds is clear, where bundles of light
and whirlpools of shadow mould the crossing of bright statu-
ary bare bodies with brown and metallic tones, in an “in fieri”
action fixed on a cold lightening of eyes under the wrinkled
front head of the “great old man”.
The declamatory theatricality highlights a loyal reassess-
ment of perceptions both from an esthetical and ideological
point of view, where the declination of the swastika, as an
issue of destruction, addresses the interpretation.
In his exploration, with those hints proposing some cross-
ing points, some potential elements of subsequent liberation
show up. Ambiguity, versatility, overturning, obliquity, are all
aspects related to the point of view and, therefore, coexistent
in any thing and relation.
The interest stands in the way and measure adopted by
Musti to put them in light, moving them in its own space and
time.
There is a deepening of most of his artworks in the zone
of the “face”, mostly summoned, given his plastic ability in the
field of expression, in a dialectical competition through a pho-
tographic medium such that the attempt of “splitting” the
reality ends up becoming a mediator to break into models,
archetypes and unconscious ghosts.
“Anitona”’s suggestions of “dolce vita” are scratched by
pictorial symbols translatable in water as in “Ofelia” to build a
serial network actively structuring.
The issue of Monumenti (Acid Rain) belongs to the same
visual code.
Looking at the images of Palermo, it could be said that he
is an invisible tourist in a visible city, a visitor floating in the air,
who moves from top to the frame what his eye catches, using
a chromatic tool that is inclined to break up, disintegrate,
through subtle tonal landscapes or fragile veiling.
The shape, the colour, the sign together with conscious-
ness of any expressive element inside any single painting, are
the basis of a primitive strong cognitive tension that manifests
through the work of art, setted up in a course of discovery and
consciousness.
Dora Favatella Lo Cascio
Director of Museo Renato Guttuso
ARRIGO MUSTI E L’ELABORAZIONE CULTURALE DELL’IMMAGINE
ARRIGO MUSTI AND THE CULTURAL ELABORATION OF THE IMAGE
9
10
È difficile osservare e rimanere indifferenti alle opere di
Arrigo Musti. È un’arte impegnata che sa cogliere, sapiente-
mente, le istanze interiori di pace e umanità dell’uomo con-
temporaneo e le sue recondite paure.
Una produzione artistica che vuole scuotere, con la cruda
espressione non verbale dei corpi, lo spettatore. Usando un lin-
guaggio forte, ma al contempo intelligibile. Senza orpelli.
Bella in quanto verace specchio del nostro tempo e delle
sue, a volte pericolose, inclinazioni. Pertanto, impopolare o
impop, come l’autore stesso si definisce. Impopolare perché ci
distoglie dalla sovente irriflessività delle nostre azioni quotidia-
ne, e talvolta spersonalizzanti, e ci “costringe” a pensare.
Accendendo i riflettori sulla nostra storia individuale e collettiva.
Un’arte che vuole stigmatizzare la violenza e la sopraffa-
zione tout court (vedi la video istallazione Un secolo di passio-
ne di Musti, già proiettata dall’Assessorato alla Cultura di
Bagheria e in alcune scuole della Provincia di Palermo, in occa-
sione della giornata della memoria dell’olocausto) e giungere
agli animi per ricordare che la vita e la pace, storicamente, sca-
turiscono dalla maturità, dalla riflessione, oltre che dalla
memoria degli orrori. Perché, come è stato da più parti ricor-
dato: un popolo senza memoria è un popolo senza futuro.
L’artista concittadino si fa pertanto brillantemente carico
di toccare tematiche difficili sulla vita e sulla storia.
A volte quotidiana. Altre volte universale. Sfuggendo a
quel luogo comune, già da altri sfatato, che vuole che i sicilia-
ni, innamorati della propria terra, non sappiano travalicarne i
confini per trattare tematiche universali.
Grazie, anche, ai rari artisti come Musti, questa terra si fre-
gia di una tradizione artistica e culturale che sembra non
debba mai estinguersi.
Inoltre è motivo d’orgoglio, anche della cittadina che rap-
presento, sapere che almeno quattro artisti bagheresi possano
occupare spazi prestigiosi del percorso museale di Palazzo Comi-
tini. Mi riferisco a Guttuso, Garajo, Provino e da ultimo Musti.
Non è un caso che un avvocato ed un professore possa
esprimere contenuti culturalmente impegnati. È invece circo-
stanza unica, più che rara, che possa farlo con un linguaggio
originale. Sofisticato e intelligibile al contempo. Che con la
logica delle dissonanze e delle contraddizioni si libra sul delica-
to filo del bello in quanto impegnato, della denuncia in quan-
to verità, della verità in quanto arte.
Biagio Sciortino
Sindaco di Bagheria
It is hard to look at Arrigo Musti artworks with noncha-
lance. It’s a committed art able to wisely catch the intimate
requests of contemporary man’s peace and humanity and its
innermost fears.
An artistic production that seeks to shake the observer with
the crude non-verbal expression of bodies. Using a powerful lan-
guage, but at the same time intelligible. Without disguises.
Beautiful because it’s a true mirror of our ages and its
sometimes dangerous tendencies. Therefore, unpopular or
unpop, as the author defines himself. Unpopular because it turns
us away from the frequent thoughtlessness of our daily actions,
and sometimes depersonalising, and “forces” us to think. Turn-
ing on the lights of our individual and collective history.
A sort of art that seeks to stigmatise violence and over-
powering “tout court” (see the video Un secolo di passione by
Musti, already projected by the Culture Aldermanship of
Bagheria and in several schools of Palermo’s Province, on the
occasion of the memorial day of the holocaust) and reaches
the hearts to remember that life and peace historically origi-
nate from maturity, meditation and, last but not least, memo-
ry of horrors. Because, as mentioned in many instances: peo-
ple without memory are people without future.
Our fellow citizen artist dares to brilliantly touch the diffi-
cult issues of life and history.
Sometimes daily. Sometimes universal. Avoiding that
cliché already disgraced by others, which reads: Sicilians, in
love with their island, are not able to overcome their boarders
to deal with universal issues.
Thanks to rare artists like Musti too, this island is pride of
an artistic and cultural tradition that seems to survive forever.
In addition, it is a reason of pride, also for the citizenship
that I represent, to know that at least four artists from Baghe-
ria can be present in prestigious places like the museum itiner-
ary of Palazzo Comitini. I refer to Guttuso, Garajo, Provino and
last but not least Musti.
It is not by chance that a lawyer and professor could
express culturally involved contents. It is instead a unique,
more than rare, circumstance, that he could do it with an orig-
inal language. Sophisticated and comprehensible at the same
time. That with the logic of dissonances and contradictions
glides on the delicate thread of beauty as involvement, of
accusation as truth, of truth as art.
Biagio Sciortino
Major of Bagheria
ARRIGO MUSTI, UN CONCITTADINO IMPOP
ARRIGO MUSTI, AN UNPOP FELLOW CITIZEN
ALCUNI PENSIERI IMPOP
SOME IMPOP CONSIDERATIONS
11
Sono anni cruciali quelli che caratterizzano la fine del XX
secolo e l’inizio del XXI secolo.
Sono gli anni dei bilanci e delle previsioni.
Gli uni e le altre sono complessi da un lato e potenzial-
mente fallaci dall’altro.
Perché non rischiare?
Forse “il sogno americano” di Robert Indiana non è così
“ingenuo”.
Quest’ultimo mi piace sia il punto di partenza di ogni
riflessione che seguirà.
Egli così recitava: «il pop è amore, perché accetta qualun-
que cosa. Il pop è sganciare la bomba. È il sogno americano,
ottimista, generoso ed ingenuo».
Sono gli anni nei quali esplode il consumismo e la società
della comunicazione globale fa capolino, presagendo un futu-
ro prospero, migliore.
Mi incuriosisce quel particolare punto di osservazione della
storia e della società, rappresentato dall’arte tout court. La pop
art all’infuori di altri pregi, che non rilevano in questa sede, ha
quello indiscusso di essere stata, ineditamente, in simbiosi con
la società e le sue tendenze epocali.
Al punto che l’artista era, più o meno consapevolmente,
specchio, ove non megafono, delle mode e del sistema capita-
listico. Tuttavia, nonostante questa evidenza, l’artista esprime-
va una visuale privilegiata. Più delle altre. Vedi la sociologia, l’e-
conomia, ecc. Privilegiata per la peculiarità dell’arte in re ipsa.
È un punto di vista libero. Pertanto, non verificabile né
necessariamente veritiero. È solo un punto di vista.
Ed allora, giuste le premesse, è perfino possibile che il pop
artista di cui sopra abbia, magari provocatoriamente, rappre-
sentato il sogno dell’americano medio che, a breve, apparirà
palesemente disatteso dalla realtà. Non solamente americana.
Infatti, si può, al contrario, riconoscere che quel sogno,
oggi, vada ampiamente ridimensionato e riportato sul campo
di un oggettivo, ed almeno parziale, fallimento.
Un bilancio è possibile e, finanche, doveroso.
Quelle inclinazioni consumistico-capitalistiche, già esemplifi-
cate in formule economiche da J.M. Keynes a J.F. Nash, non
erano figlie di una ingenuità. Dove non etero-pianificate, le
mode e le tendenze dell’epoca, che hanno influenzato milioni di
persone, si sono tradotte in inediti bisogni primari. Necessità che
hanno sostituito, in un continuo rincorrersi con il vicino di casa
(vedi: Duesemberry, effetto di imitazione), i reali bisogni primari.
La comunicazione è il terreno più consono per cogliere tali
fatti. Essa è divenuta un bene primario, e pertanto insostituibi-
le, con una espansione senza precedenti.
La filmografia, per esempio, non fu in grado di prevederne in
pieno gli sviluppi. Basti pensare che il film cult di S. Kubrick preve-
Crucial years are those characterising the end of the 20th
century and the beginning of the 21st.
Years of balances and perspectives.
Both of them are complex on one hand and potentially
misleading on the other.
Why not risking?
Maybe “the American dream” of Robert Indiana is not so
“naive”.
I like the latter also as a starting point for any considera-
tion that will follow.
He used to act like this: «pop is love, because it accepts
anything. Pop is dropping a bomb. It’s the American dream,
optimist, generous and naïve».
Those were years when consumerism was exploding and
the society of global communication showed up, envisaging a
prosperous and better future.
I’m intrigued by that peculiar point of observation of histo-
ry and society, represented by art tout court. Pop art, beyond
other merits, has the unquestionable one of having been the
first in symbiosis with the society and the tendencies of its time.
Till the point that the artist was more or less consciously the
mirror, or even the megaphone, of trends and the capitalistic sys-
tem. Nevertheless, notwithstanding this evidence, the artist was
expressing a privileged view. More than others. See e.g. sociolo-
gy, economy etc. Privileged for peculiarity of art in re ipsa.
It’s a free point of view. Hence, neither checkable nor nec-
essarily truthful. It’s just a point of view.
And, therefore, starting from right premises, it is even pos-
sible that the aforementioned pop artist has maybe provoca-
tively represented the dream of the average American that will
shortly appear clearly frustrated by reality. Not only American.
On the contrary, it can be actually recognized that today
that dream has been reduced and brought back to a field of an
objective and, at least partial, failure.
A balance is possible and even owed.
These consumeristic-capitalist inclinations, already exem-
plified in economic recipes by J.M. Keynes and J.F. Nash, were
not the result of innocence.
Where not hetero-planned, trends and tendencies of that
age, influencing million of people, have been translated in
novel primary needs.
Communication is the most suitable field to catch these
things. It has become a primary consumable, and therefore
irreplaceable, expanding as never in the past.
For example, filmography was not able to fully predict any
development. Just think of S. Kubrick cult movie was predicting
an advanced technology by 2010 for space conquests and an
obsolete and slow computer, though smart (who does not
12
deva per il 2001 una tecnologia avanzata per le conquiste spazia-
li ed un computer (chi non ricorda Hal 9000), obsoleto e lento,
seppur intelligente. La fine della guerra fredda ha bloccato la via
delle scoperte spaziali per una tecnologia più funzionale all’uomo.
Ma è stata veramente funzionale all’uomo?
Oggi non vi è chi non veda l’effetto spersonalizzante di una
comunicazione totale che emargina e crea solitudine. Il moder-
no paradosso comunicativo è quello della perdita di una dimen-
sione umana del comunicare. Dimensione efficace, ad opinione
di chi scrive, se i 5 sensi e la comunicazione non verbale non
venga sublimata dal pc e dai software, sempre più progrediti.
Quindi, oggi, non sembra più possibile, né invero plausibi-
le, gridare al miracolo di un consumismo dilagante. Né avvalo-
rare il mito dei consumi. Cogliendone solo le implicazioni posi-
tive e tralasciandone i pericolosi effetti collaterali.
L’arte può, tuttavia, continuare ad essere specchio dei
tempi? Oppure lo sperimentalismo dilagante, nelle sue species
costituite da correnti artistiche, iniziato negli anni venti e trenta
ha reciso definitivamente l’indebolito linguaggio simbiotico tra
l’arte ed il contesto sociale, ove questa nobile forma espressiva
si alimenta? Insomma l’arte è morta? Hegel, probabilmente, non
avrebbe voluto, né saputo rispondere. Egli tuttavia, come noto,
non era un artista, né, tantomeno, risulta amasse le profezie.
L’artista, oggi, può, e forse deve, rispondere a tali interro-
gativi. Infatti, a modesta opinione di chi scrive, lo può fare pro-
prio perché la sua risposta non deve essere rivestita di necessa-
ria obiettività. Ma è, invece, una risposta che si può obiettiviz-
zare, rectius concretizzare, in un manufatto artistico. Manufat-
to, contenitore di una visuale che, come accertato, nessuno
può invalidare più di tanto.
Allora una risposta può provenire da una riabilitazione
provocatoria della comunicazione globale. Se per globale si
intende la globalità corporea dell’individuo e non delle masse.
Una comunicazione non artificialmente filtrata dai media e dai
pc, fatta dall’uomo e per l’uomo e correlata alla sua dimensio-
ne psico-corporea, spesso inadatta ai ritmi frenetici ed emargi-
nanti della società dei consumi. Se, pertanto, è consentito, l’ar-
tista può continuare ad attingere dalla realtà. Lo farà, però, con
occhi nuovi. A distanza di alcuni decenni vi è stata, infatti, una
svolta epocale. Che la pop art non poteva prevedere.
Così come Robert Indiana indicava la sua visione del fenome-
no del consumismo in crescita, oggi l’artista può egualmente
azzardare la sua visione. Magari con gli strumenti più variegati.
Senza tuttavia cedere, inconsapevolmente, alle mode dello speri-
mentalismo, ormai manierista, che contraddistingue i nostri tempi.
Semplicemente ricordando che il nuovo non va cercato a tutti i
costi. Questo potrebbe rappresentare una concessione alle mode.
E se, al contrario, appare necessaria l’innovazione a tutti i
costi, forse, sarebbe meglio attingere a quel contenitore illimi-
tato dei significati. Non solamente dei significanti.
Recuperare il linguaggio dialettico e biunivoco con la realtà,
rinunciando alla moda “obsoleta” della provocazione circense,
spesso fine a se stessa, potrebbe, già, rappresentare una via
percorribile per restituire umanità ed universalità all’arte.
Così facendo, l’artista può superare l’angusta visione,
invero autoreferenziale, del suo personale mondo interiore per
remember Hal 9000). The end of cold war blocked the way to
space discoveries for a technology more functional to mankind.
Has it really been functional to mankind?
Nowadays anybody can see the depersonalising effect of that
kind of communication that excludes and generates loneliness.
The modern paradox of communication is the loss of a human
dimension in communicating. In the opinion of who’s writing, an
effective dimension if the 5 senses and non-verbal communication
are not exalted by more and more developed PCs and softwares.
Hence, nowadays it doesn’t appear possible nor plausible
shouting at the miracle of spreading consumerism. And nei-
ther strengthening the myth of consumptions. Only catching
the positive implications and neglecting the most dangerous
collateral effects.
Can art even so continue being the mirror of ages? Or
maybe has the overworked experimentalism, in its species com-
posed by artistic schools, started in the twenties and thirties,
definitively cut off the weakened symbiotic language between
art and social context, where this noble form of expression gets
inspiration? Has, to sum up, art died? Hegel probably wouldn’t
have wanted nor known what to answer. Nonetheless he was
not an artist nor does it look like he loved prophecies.
Nowadays the artist can, and perhaps must, answer to this
inquiring. According to who’s writing, it can do it because its
answer does not have to dress up with impartiality. Instead it’s
an answer that can be made impartial in an artistic work. Art-
work, tank of a view that, as ascertained, nobody can invali-
date more than a bit.
Hence, an answer can arise from provocative rehabilitation
of global communication. If global means the corporal totali-
ty of individual and not masses. A communication, not artifi-
cially filtered by Medias and PCs, but made by men for men
and connected to its psycho-corporal dimension, often unsuit-
able to the frantic and emarginated rhythm of the society of
wastes. If, therefore, the artist is allowed to continue and
inspire from reality, he would do instead with new eyes. After
several decades there has been indeed an epochal turning
point. That pop art could not predict.
Analogously to Robert Indiana indicating his vision of the
social phenomenon of growing consumerism, nowadays the
artist can equally risk its vision. Maybe with the most assorted
tools. Though without unconsciously indulging to the trend of
experimentalism, by this time mannerist, marking our ages.
Simply reminding that novelty does not have to be sought at
any price. This could represent a concession to trends.
And if, on the other hand, innovation seems to be anyhow
necessary, maybe it could be better exploiting that immense
tank of meanings. Not only of signifiers.
Recovering the dialectic language and its bivalence with
reality, renouncing to “obsolete” fashion of circensian provoca-
tion, often with no further target, could already represent an
accessible path to give back the humanity and universality of art.
In doing so, the artist can overcome the narrow visual,
actually self-referential, of its personal interior world to observe
the society and its trends.
Similarly to the aforementioned pop artist was doing, but
13
osservare la società e le tendenze che la caratterizzano.
Così, come faceva il pop artista di cui sopra, ma con occhi
nuovi ed in tempi, soprattutto, nuovi. Infatti, sembra di tangibi-
le evidenza che il consumismo dell’odierna società complessa e
globale della comunicazione, ha, invece, ottenuto semplicità, se
non superficialità, appiattimento, ove non isolamento ed inco-
municabilità. Sembra esattamente l’antitesi del sogno pop.
Allora quale compito può, ancora, adempiere l’arte?
Risponderò paragonando la società e la sua vis actractiva
verso l’omologazione, ad una forza vettoriale. Con una sua
direzione e verso. Poi vi è l’artista, in qualche modo portatore
di un mondo interiore e di un modo, più o meno singolare, di
veicolarlo. Il vettore di quest’ultimo si potrebbe in qualche
misura opporre ai dettami omologanti della società.
Se non fosse contrapposto all’altro vettore (sociale) sareb-
be un cronista. Tuttavia, per non cadere nel facile tranello del
giudizio non ritengo sia il caso di esprimere giudizi di valore per
chi indirizza le sue energie allo sperimentalismo tout court.
Warhol, dal canto suo, riconosceva di non produrre più
arte di quanto la società dei consumi americana già facesse,
con il suo implacabile ritmo consumistico. Vantandosi dell’as-
senza, nella sua produzione artistica, di un valore aggiunto.
A questo punto, l’attento lettore impaziente si starà chie-
dendo: se ognuno è libero, in questo privilegiato campo chia-
mato arte, di esprimere se stesso, perché la necessità di tali
riflessioni?
Perché riaffermo che la libertà è anche, se non soprattut-
to, quella di osservare, riflettere, scegliere e capire.
Insomma ragionare.
Ma come conciliare questo con il fatto che l’arte sia il
campo della libertà espressiva?
Ritengo che lo sia ancora, se già tutto non è stato deciso.
Se non si giudica, ma si lasci liberi di scegliere.
Anche di essere freddi assertori di denunce e ragionamenti?
Sì, mi piace spingere al massimo il concetto di libertà per
toccare il polso di chi non è veramente libero, ed è pronto ad
indicare il “vero” cammino.
Ritengo, tuttavia, che anche dietro il più complesso ragio-
namento, in arte, ci sia sempre l’artista che, con le sue paure e
insoddisfazioni, è termometro della società in cui vive. Allora la
società, la storia ed il suo evolversi o involversi è lo spunto per
riflettere ed il punto di partenza di ogni considerazione.
Riconosco che, sovente, anch’io ho paura di farlo. Abbia-
mo deciso di delegare in bianco all’arte, in grande misura, la
parte emotiva dell’io. Libera di fluire. Dimenticando che ci pos-
siamo e, forse, ci dobbiamo permettere di non accettare tutto.
Anche con il canale artistico si può fare tutto ciò? Penso di sì.
Forse, in modo più originale che in altri campi. C’è ancora
tanto da dire e da dare: anche se i significanti sembrano esau-
rirsi, i significati, come già detto, sono e rimarranno infiniti.
Ricordarlo mi piace. Così, epurare prima facie la produzio-
ne artistica da “indispensabili” sentimentalismi e provocazioni
è possibile. Non solo tollerabile. Ma, forse, anche auspicabile.
Così posso dire che il mondo nel XX secolo può essere rap-
presentato come nella tela Un secolo di passione Recuperando
la figura umana per contrastare i monitor dei computer e i lin-
with a new point of view and, overall, in new ages. Actually, it
appears a tangible evidence that consumerism in the complex
and globalised current society has instead achieved natural-
ness, if not superficiality, flattening, where not isolation and
incommunicability.
It seems exactly the antithesis of pop’s dream.
What task can therefore fulfil art yet?
I will answer comparing society and its power tending to
homologation, to a vectorial force. With magnitude and direc-
tion. Then there is the artist, somehow bearer of an interior
world and a way of more or less eccentrically directing it. The
vector of the latter one could somehow oppose to the
homologating rules of the society.
If it were not opposed to the other vector (social), it would
be a reporter. Nonetheless, to avoid falling in the easy trick of a
judgement, I do not believe it is convenient to express opinions
on who addresses its energies on the experimentalism tout court.
Warhol, as far as he is concerned, recognised he was nor
producing more art than the American society was already
doing with its inexorable consumeristic rhythm. Boasting of
the absence of any added value in his artistic production.
Now, the impatient careful reader may ask: if anybody is
free to express itself in this privileged field called art, why are
these considerations necessary?
Because, I again point out that freedom is also, if not over-
all, observing, reflecting, choosing and understanding.
To sum up thinking.
But how reconciling this with the fact that art is the field
of expressive freedom?
I believe it is still, if anything has not been already decided.
If not judging, at least it must be given the freedom to
decide.
Even to be cold assertors of denounces and argumenta-
tions?
Yes, I like to push as much as possible the concept of free-
dom to check the attitude of who is not really free, and is ready
to indicate the “true” course.
Nevertheless, I believe that behind the most complex con-
sideration in art there is always the artist, who, with its fears and
discontents, is the thermometer of the society where it lives.
Hence society, history and its evolution or involution is the
starting point to reflect and the starting point of any consider-
ation.
I recognise that often I’m also afraid to do it. We have
decided to largely delegate to art the emotional part of ego.
Free to flow. Forgetting that we can and must allow ourselves
to not accept everything. Also through the artistic channel is it
possible to do all this? I think so. Perhaps, more originally than
in other fields. There is still a lot to say and to give: even if
meanings seem to finish off, meanings, as I said, are and will
remain infinite.
I like to remind it. In the same way, it is possible to purify
prima facie the artistic production from “vital” sentimentalisms
and provocations. Not only tolerable. But, maybe, even desirable.
Hence, I can say that the world in the 20th century can be
represented as in the painting: Un secolo di passione (a centu-
14
guaggi anonimi dei cellulari. Forse la tela veicola una protesta?
Sì, contro la violenza, nella forma. E contro i media, nella
sostanza. In più, confesso, è un modo per rappresentare ed
esorcizzare le mie paure.
Così come vedere il mondo del XXI secolo come nella tela
Un secolo di seduzione. Oppure vedere nell’universalità dell’e-
lemento pioggia (Acid Rain) quel connotato corrosivo che pro-
gressivamente deteriora quel patrimonio dell’umanità racchiu-
so nella produzione classica. Giustappunto fatta dall’uomo per
l’uomo. Per scoprirci figli di una storia universale non delegata
al muto linguaggio globale degli odierni network, ma radicato
in quella diversità culturale, non solamente invocata, ma anche
conosciuta e riconosciuta più consona all’uomo. Chi può fer-
mare questo lucido delirio?
Non so se questa razionalità è arte. Forse lo può essere se
l’arte non sa già cosa “deve” essere. Se l’arte è una madre
benigna che accetta tutti i suoi figli, senza giudicare o perime-
trare il suo campo d’azione.
Viceversa, penso sarebbe uno sterile campo, delimitato e
concluso, spesso etero-diretto e tristemente immobile nel suo
vorticoso evolversi formale.
Quindi, tornando all’uomo contemporaneo, mi permetto
di descriverlo in Amor proprio e psiche. Estraneo, emotivamen-
te, alle vicende del mondo e dedito alla cura narcisistica del
corpo, inteso come esteriorità, e giocherellante con la psiche
(rappresentata dal cerchio, come nella filosofia greca) decisa-
mente superflua sopra i glutei, come se annoiato. Sudato e
palestrato egli pensa solo a se stesso.
Questo uomo mi fa paura. Tuttavia, è la prima volta che mi
riconosco un sentimento, come volano della mia ricerca. Forse,
non sono così freddamente distaccato ed imperscrutabile,
come potevo apparire. Sì, oltre la mia visione del mondo e delle
sue inclinazioni vi sono delle paure. Prima di tutte la banalità.
non la semplicità. Ma quel “sonno generatore di mostri” della
modernità che è l’indifferenza (vedi Il sonno della ragione).
Non riconoscere, con gli occhi della ragione, nei nostri per-
sonali lati oscuri la proiezione ortogonale sul piano collettivo di
una società veloce e violenta (vedi il film, capolavoro, Crash di
Paul Haggis) ci porta al paradosso junghiano. Egli, oramai, vec-
chio e saggio riferisce che ha imparato a convivere con la sua
“ombra”. Quelle pulsioni emotive, a volte distruttive, che risiedo-
no in ogni uomo, possono, allora, e, forse, devono essere cono-
sciute, razionalizzate, incanalate. Si può usare analogo metro in
arte? O tutto e pop. Ingenuo popolare, irriflessivo, come il sogno
americano. Quale è allora il bilancio di questo sogno? Si è realiz-
zato o ha creato un pericoloso appiattimento? I media ci aiutano
a scoprire noi stessi o ci continuano a condizionare? Ritengo, che
dietro tutte le denunce della realtà, c’è sempre l’artista con le sue
paure, le sue pulsioni, inquietudini, ecc. Stati emotivi che solo la
ragione può spiegare ed incanalare, scongiurando il loro sfociare
incontrollato in distruttività e violenza.
Non è pop. E il suo contrario. È impop. Non è unpop. E un
ibrido italianizzato di unpop. Perché, riflettendo appunto, non
“italianizzare” almeno in pittura? A ben ricordare e “riflettere”
un tempo, ormai lontano, l’Italia e l’arte erano un tutt’uno.
Arrigo Musti
ry of passion)”, recovering the human figure to challenge PC
monitors and the anonym languages of mobile phones. Maybe
does the painting carry a protest? Yes, against violence, in the
form. And against mass media, in the essence. Furthermore, I
confess that it’s a way to represent and exorcise my fears.
As watching the world of the 21st century in the painting:
Un secolo di seduzione (a century of seduction)”. Or observing
in the universality of the acid rain that corrosive connotation,
which progressively deteriorates that heritage of mankind
enclosed in the artistic production. Indeed made by man for
man. To find out that we are children of a universal history not
assigned to the mute global language of nowadays networks,
but ingrained in the cultural diversity, not only invoked, but
also recognised to be more appropriate to mankind.
Who can stop such lucid ecstasy?
I don’t know of this rationality is art. Maybe it can be if art
doesn’t know what “must” be. If art is a benign mother that
accepts its sons without judging or limiting its operative field.
On the other hand, I think it would be an infertile field,
delimited and finished, often hetero-directed and sadly immo-
bile in its whirling formal evolving.
Hence, coming back to the contemporary human, I feel
allowed to describe it in Amor proprio e psiche (self-love and
psyche)”. Emotionally alien to world’s events and devoted to
the narcissistic care of the body, meant as exteriority, and fid-
dling with the psyche (represented by a circle, as in Greek phi-
losophy) definitely useless above the gluteus, as bored. Sweaty
and nicely shaped, he just thinks to himself.
The man scares me. Nevertheless, it’s the first time that I
recognise a feeling inside myself as a stimulus to my investiga-
tion. Maybe, I’m not so coldly detached and impenetrable, as
I could appear. Yes, beyond my vision of world and its inclina-
tion there are some fears. First of all banality. Not simplicity. But
that “dream generating monsters” of modernity that is indif-
ference (see Il sonno della ragione, the sleep of mind).
Not recognising, with the eyes of rationality in our personal
dark side, the orthogonal projection on the collective plane of a
fast and violent society (see the masterpiece movie Crash by Paul
Haggis) leads us to the Jungian paradox. When already old and
wise, he refers to have learnt to cohabit with his shadow. Those
emotional instincts, sometimes destructive, that reside in any
human being, can therefore, and maybe must, be known, ratio-
nalised, guided. Can an analogous method be used in art? Or is
everything pop? Naïve, popular, thoughtless, like the American
dream. What is therefore the balance of this dream? Has it been
fulfilled or has it created a dangerous flattening? Do mass media
help us to discover ourselves or do they keep on influencing us?
I believe that behind the accusations of reality, there is always
the artist with its fears, instincts, torments, etc. Emotional states
that only rationality can explain and direct, avoiding their uncon-
trolled end up in destructivity and violence.
It’s not pop. It’s the exact contrary. It’s impop. It’s not
unpop. It’s an italian hybrid of unpop. Why not Italianising at
least in painting? It is worth reminding and “reflecting” that
once upon a time Italy and art were one single thing.
Arrigo Musti
Pioggia Acida
Acid Rain
16
Il console generale del regno del Marocco Youssef Balla ed Arrigo Musti durante
la cerimonia d’inaugurazione della tela Acid Rain V, presso il Consolato di Paler-
mo.
Forse “il sogno americano” di Robert Indiana non è così “ingenuo”.
Quest’ultimo mi piace sia il punto di partenza di ogni riflessione che seguirà.
Egli così recitava: “Il pop è amore, perché accetta qualunque cosa. Il pop è sganciare la bomba. È il sogno ame-
ricano, ottimista, generoso ed ingenuo”.
Sono gli anni nei quali esplode il consumismo e la società della comunicazione globale fa capolino, presagendo
un futuro prospero, migliore…
Si può, al contrario, riconoscere che quel sogno americano della pop art, oggi, vada ampiamente ridimensiona-
to e riportato sul campo di un oggettivo, ed almeno parziale, fallimento.
Un bilancio è possibile e, finanche, doveroso.
Quelle inclinazioni consumistico-capitalistiche, già esemplificate in formule economiche da J.M. Keynes a J.F.
Nash, non erano figlie di una ingenuità. Dove non etero-pianificate, le mode e le tendenze dell’epoca, che hanno
influenzato milioni di persone, si sono tradotte in inediti bisogni primari. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti)
Maybe “the american dream” of Robert Indiana is not so “naive”.
I like the latter also as a starting point for any consideration that will follow.
He used to act like this: “Pop is love, because it accepts anything. Pop is dropping a bomb. It’s the american
dream, optimist, generous and naïve”.
On the contrary, it can be actually recognized that today that dream has been reduced and brought back to a
field of an objective and, at least partial, failure.
A balance is possible and even owed.
These consumeristic-capitalist inclinations, already exemplified in economic recipes by J.M. Keynes and J.F. Nash,
were not the result of innocence. Where not hetero-planned, trends and tendencies of that age, influencing mil-
lion of people, have been translated in novel primary needs. (from Some impop considerations by Arrigo Musti)
Acid Rain V, cm 200 x 250, tecnica mista ad olio, 2007. Consolato generale del
regno del Marocco, Palermo, via Villa Verona (sala ricevimenti).
Acid Rain V, cm 200 x 250, mixed technique oil painting, 2007. Consolato gene-
rale del regno del Marocco, Palermo, via Villa Verona (sala ricevimenti).
18
Roberto Bilotti ed Arrigo Musti a Palazzo Burgio di Villafiorita (Palermo) durante
l’inaugurazione del settecentesco palazzo (ottobre 2007). Sono esposte opere di
Arrigo Musti della serie Acid Rain.
La filmografia, per esempio, non fu in grado di prevederne in pieno gli sviluppi. Basti pensare che il film cult di
S. Kubrik prevedeva per il 2001 una tecnologia avanzata per le conquiste spaziali ed un computer (chi non ricor-
da Hal 9000), obsoleto e lento, seppur intelligente. La fine della guerra fredda ha bloccato la via delle scoperte
spaziali per una tecnologia più funzionale all’uomo.
Ma è stata veramente funzionale all’uomo?
Oggi non vi è chi non veda l’effetto spersonalizzante di una comunicazione totale che emargina e crea solitudine.
(da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti)
For example, filmography was not able to fully predict any development. Just think of S. Kubrik cult movie was
predicting an advanced technology by 2010 for space conquests and an obsolete and slow computer, though
smart (who does not remember Hal 9000). The end of cold war blocked the way to space discoveries for a tech-
nology more functional to mankind.
Has it really been functional to mankind?
Nowadays anybody can see the depersonalising effect of that kind of communication that excludes and gene-
rates loneliness. (from Some impop considerations by Arrigo Musti)
Acid Rain II, cm 300 x 200, tecnica mista ad olio (collezione d’arte contempora-
nea C. Bilotti).
Acid Rain II, cm 300 x 200, mixed technique oil painting (contemporary art col-
lection C. Bilotti).
20
Giuseppe Tornatore ed Arrigo Musti discutono d’arte presso l’hotel Zagarella e
Sea Palace di S. Flavia (Palermo) durante un incontro del Rotary sul cinema del
regista.
L’artista, oggi, può, e forse deve, rispondere a tali interrogativi. Infatti, a modesta opinione di chi scrive, lo può
fare proprio perché la sua risposta non deve essere rivestita di necessaria obiettività. Ma è, invece, una risposta
che si può obiettivizzare, rectius concretizzare, in un manufatto artistico. Manufatto, contenitore di una visuale
che, come accertato, nessuno può invalidare più di tanto.
Allora una risposta può provenire da una riabilitazione provocatoria della comunicazione globale. Se per globa-
le si intende la globalità corporea dell’individuo e non delle masse. Una comunicazione, non artificialmente fil-
trata dai media e dai pc, fatta dall’uomo e per l’uomo e correlata alla sua dimensione psico-corporea, spesso
inadatta ai ritmi frenetici e emarginanti della società dei consumi. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti)
Nowadays the artist can, and perhaps must, answer to this inquiring. According to who’s writing, it can do it
because its answer does not have to dress up with impartiality. Instead it’s an answer that can be made impar-
tial in an artistic work. Artwork, tank of a view that, as ascertained, nobody can invalidate more than a bit.
Hence, an answer can arise from provocative rehabilitation of global communication. If global means the cor-
poral totality of individual and not masses. A communication, not artificially filtered by Medias and PCs, but
made by men for men and connected to its psycho-corporal dimension, often unsuitable to the frantic and
emarginated rhythm of the society of wastes. (from Some impop considerations by Arrigo Musti)
Acid Rain IV, cm 100 x 140, tecnica mista ad olio, 2006 (collezione privata)
Acid Rain IV, cm 100 x 140, mixed technique oil painting, 2006 (private collection)
22
Arrigo Musti con Evgenij Solonovich nella galleria Mecenars di Palermo.
Se, pertanto, è consentito, l’artista può continuare ad attingere dalla realtà. Lo farà, però, con occhi nuovi. A
distanza di alcuni decenni vi è stata, infatti, una svolta epocale. Che la pop art non poteva prevedere.
Così come Robert Indiana indicava la sua visione del fenomeno del consumismo in crescita, oggi l’artista può
egualmente azzardare la sua visione. Magari con gli strumenti più variegati. Senza tuttavia cedere, inconsape-
volmente, alle mode dello sperimentalismo, ormai manierista, che contraddistingue i nostri tempi. Semplicemen-
te ricordando che il nuovo non va cercato a tutti i costi. Questo potrebbe rappresentare una concessione alle
mode. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti)
If, therefore, the artist is allowed to continue and inspire from reality, he would do instead with new eyes. After
several decades there has been indeed an epochal turning point. That pop art could not predict.
Analogously to Robert Indiana indicating his vision of the social phenomenon of growing consumerism, nowa-
days the artist can equally risk its vision. Maybe with the most assorted tools. Though without unconsciously
indulging to the trend of experimentalism, by this time mannerist, marking our ages. Simply reminding that nov-
elty does not have to be sought at any price. This could represent a concession to trends. (from Some impop con-
siderations by Arrigo Musti)
Acid Rain I, cm 90 x 100, tecnica mista ad olio, 2006 (collezione privata)
Acid Rain I, cm 90 x 100, mixed technique oil painting, 2006 (private collection)
24
Marguerite Barankitse, Milena Mangalaviti e Arrigo Musti e una rappresentante
della Croce Rossa internazionale alla sala gialla di Palazzo dei Normanni alla pre-
senza delle massime autorità politiche e civili e militari della regione Sicilia. La
Barankitse, dopo avere ricevuto una candidatura al Nobel per la pace ed avere
conseguito il più alto riconoscimento dell’ONU per la pace nel mondo, incontra
la Croce Rossa italiana a Palermo e riceve in omaggio un’opera serigrafica ritoc-
cata a mano di Arrigo Musti per il suo Hopital Rema, ove ospita bambini vittime
dei massacri in Burundi. Anche in tale circostanza è presente il console marocchi-
no Balla a testimonianza del fatto che l’opera di Arrigo Acid Rain V, acquisita dal
consolato del Marocco, riveste un ruolo simbolico d’integrazione multietcnica e
multirazziale.
E se, al contrario, appare necessaria l’innovazione a tutti i costi, forse, sarebbe meglio attingere a quel conteni-
tore illimitato dei significati. Non solamente dei significanti.
Recuperare il linguaggio dialettico e biunivoco con la realtà, rinunciando alla moda “obsoleta” della provocazio-
ne circense, spesso fine a se stessa, potrebbe, già, rappresentare una via percorribile per restituire umanità ed
universalità all’arte.
Così facendo, l’artista può superare l’angusta visione, invero autoreferenziale, del suo personale mondo interio-
re per osservare la società e le tendenze che la caratterizzano. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti)
And if, on the other hand, innovation seems to be anyhow necessary, maybe it could be better exploiting that
immense tank of meanings. Not only of signifiers.
Recovering the dialectic language and its bivalence with reality, renouncing to “obsolete” fashion of circensian
provocation, often with no further target, could already represent an accessible path to give back the humani-
ty and universality of art.
In doing so, the artist can overcome the narrow visual, actually self-referential, of its personal interior world to
observe the society and its trends. (from Some impop considerations by Arrigo Musti)
Acid Rain VII, cm 100 x 140, tecnica mista ad olio, 2007 (collezione privata)
Acid Rain VII, cm 100 x 140, mixed technique oil painting, 2007 (private collection)
26
Philippe Daverio ed Arrigo Musti durante l’inaugurazione di Palazzo Burgio di Vil-
lafiorita a Palermo.
Infatti, sembra di tangibile evidenza che il consumismo dell’odierna società complessa e globale della comuni-
cazione, ha, invece, ottenuto semplicità, se non superficialità, appiattimento, ove non isolamento ed incomuni-
cabilità. Sembra esattamente l’antitesi del sogno pop.
Allora quale compito può, ancora, adempiere l’arte? (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti)
Actually, it appears a tangible evidence that consumerism in the complex and globalised current society has
instead achieved naturalness, if not superficiality, flattening, where not isolation and incommunicability.
It seems exactly the antithesis of pop’s dream.
What task can therefore fulfil art yet? (from Some impop considerations by Arrigo Musti)
Acid Rain VI, cm 100 x 140, tecnica mista ad olio, 2007 (collezione privata)
Acid Rain VI, cm 100 x 140, mixed technique oil painting, 2007 (private collection)
28
Ennio Morricone ed Arrigo Musti a Villa Cattolica, sede del Museo Renato Gut-
tuso (Bagheria) durante la cerimonia voluta dall’assessorato alla Cultura del
Comune di Bagheria di conferimento della cittadinanza onoraria bagherese al
celebre musicista. Arrigo riveste per l’assessorato alla Cultura del Comune di
Bagheria il ruolo di consulente per le arti, multimedialità e promozione artistica.
Tuttavia, per non cadere nel facile tranello del giudizio non ritengo sia il caso di esprimere giudizi di valore per
chi indirizza le sue energie allo sperimentalismo tout court.
Warhol, dal canto suo, riconosceva di non produrre più arte di quanto la società dei consumi americana già
facesse, con il suo implacabile ritmo consumistico. Vantandosi dell’assenza, nella sua produzione artistica, di un
valore aggiunto.
A questo punto, l’attento lettore impaziente si starà chiedendo: se ognuno è libero, in questo privilegiato campo
chiamato arte, di esprimere se stesso, perché la necessità di tali riflessioni?
Perché riaffermo che la libertà è anche, se non soprattutto, quella di osservare, riflettere, scegliere e capire.
Insomma ragionare.
Ma come conciliare questo con il fatto che l’arte sia il campo della libertà espressiva? (da Alcuni pensieri impop di
Arrigo Musti)
Nonetheless, to avoid falling in the easy trick of a judgement, I do not believe it is convenient to express opin-
ions on who addresses its energies on the experimentalism tout court.
Warhol, as far as he is concerned, recognised he was nor producing more art than the american society was
already doing with its inexorable consumeristic rhythm. Boasting of the absence of any added value in his artis-
tic production.
Now, the impatient careful reader may ask: if anybody is free to express itself in this privileged field called art,
why are these considerations necessary?
Because, I again point out that freedom is also, if not overall, observing, reflecting, choosing and understand-
ing.
To sum up thinking.
But how reconciling this with the fact that art is the field of expressive freedom? (from Some impop considerations by
Arrigo Musti)
Acid Rain VIII, cm 80 x 100, tecnica mista ad olio, 2007, Mecenars.
Acid Rain VIII, cm 80 x 100, mixed technique oil painting, 2007, Mecenars.
30
Arrigo Musti e Beatrice Feo a Palazzo Burgio di Villafiorita (Palermo).
Ma come conciliare questo con il fatto che l’arte sia il campo della libertà espressiva?
Ritengo che lo sia ancora, se già tutto non è stato deciso.
Se non si giudica, ma si lasci liberi di scegliere.
Anche di essere freddi assertori di denunce e ragionamenti?
Sì, mi piace spingere al massimo il concetto di libertà per toccare il polso di chi non è veramente libero, ed è
pronto ad indicare il “vero” cammino.
Ritengo, tuttavia, che anche dietro il più complesso ragionamento, in arte, ci sia sempre l’artista che, con le sue
paure e insoddisfazioni, è termometro della società in cui vive. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti)
But how reconciling this with the fact that art is the field of expressive freedom?
I believe it is still, if anything has not been already decided.
If not judging, at least it must be given the freedom to decide.
Even to be cold assertors of denounces and argumentations?
Yes, I like to push as much as possible the concept of freedom to check the attitude of who is not really free,
and is ready to indicate the “true” course.
Nevertheless, I believe that behind the most complex consideration in art there is always the artist, who, with its
fears and discontents, is the thermometer of the society where it lives. (from Some impop considerations by Arrigo Musti)
Acid Rain III, cm 90 x 100, tecnica mista ad olio, 2007, Mecenars.
Acid Rain III, cm 90 x 100, mixed technique oil painting, 2007, Mecenars.
XX
Un secolo di passione
A century of passion
34
Arrigo Musti, Marcello Caruso (assessore al Patrimonio della Provincia regionale
di Palermo) e Francesco Musotto (presidente della Provincia di Palermo) a Palaz-
zo Comitini, sede della Provincia e del percorso museale d’arte contemporanea,
in occasione della allocazione della tela di Arrigo nella collezione d’arte della Pro-
vincia (Sala Gialla).
Allora la società, la storia ed il suo evolversi o involversi è lo spunto per riflettere ed il punto di partenza di ogni
considerazione.
Riconosco che, sovente, anch’io ho paura di farlo. Abbiamo deciso di delegare in bianco all’arte, in grande misu-
ra, la parte emotiva dell’io. Libera di fluire. Dimenticando che ci possiamo e, forse, ci dobbiamo permettere di
non accettare tutto. Anche con il canale artistico si può fare tutto ciò? Penso di sì. Forse, in modo più originale
che in altri campi. C’è ancora tanto da dire e da dare: anche se i significanti sembrano esaurirsi, i significati, come
già detto, sono e rimarranno infiniti. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti)
Hence society, history and its evolution or involution is the starting point to reflect and the starting point of any
consideration.
I recognise that often I’m also afraid to do it. We have decided to largely delegate to art the emotional part of
ego. Free to flow. Forgetting that we can and must allow ourselves to not accept everything. Also through the
artistic channel is it possible to do all this? I think so. Perhaps, more originally than in other fields. There is still
a lot to say and to give: even if meanings seem to finish off, meanings, as I said, are and will remain infinite.
(from Some impop considerations by Arrigo Musti)
Un secolo di passione, olio su tela, cm 200 x 210, 2005, Provincia regionale di
Palermo, Museo d’arte contemporanea.
Un secolo di passione, oil on canvas, cm 200 x 210, 2005, Provincia regionale di
Palermo, Museo d’arte contemporanea.
36
Il sindaco di Elk Grove (Illinois) riceve dal sindaco di Bagheria un’opera serigrafi-
ca di Arrigo Musti per il gemellaggio con la città di Bagheria.
Epurare prima facie la produzione artistica da “indispensabili” sentimentalismi e provocazioni è possibile. Non
solo tollerabile. Ma, forse, anche auspicabile.
Cosi posso dire che il mondo nel XX secolo può essere rappresentato come nella tela Un secolo di passione Recu-
perando la figura umana per contrastare i monitor dei computer e i linguaggi anonimi dei cellulari. Forse la tela
veicola una protesta? Si contro la violenza, nella forma. E contro i media, nella sostanza. In più, confesso, è un
modo per rappresentare ed esorcizzare le mie paure.
Cosi come vedere il mondo del XXI secolo come nella tela Un secolo di seduzione. Oppure vedere nell’universa-
lità dell’elemento pioggia (Acid Rain) quel connotato corrosivo che progressivamente deteriora quel patrimonio
dell’umanità racchiuso nella produzione classica. Giustappunto fatta dall’uomo per l’uomo. Per scoprirci figli di
una storia universale non delegata al muto linguaggio globale degli odierni network, ma radicato in quella diver-
sità culturale, non solamente invocata, ma anche conosciuta e riconosciuta più consona all’uomo. Chi può fer-
mare questo lucido delirio? (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti)
In the same way, it is possible to purify prima facie the artistic production from “vital” sentimentalisms and
provocations. Not only tolerable. But, maybe, even desirable.
Hence, I can say that the world in the the 20th century can be represented as in the painting: Un secolo di pas-
sione (a century of passion), recovering the human figure to challenge PC monitors and the anonym languages
of mobile phones. Maybe does the painting carry a protest? Yes, against violence, in the form. And against mass
media, in the essence. Furthermore, I confess that it’s a way to represent and exorcise my fears.
As watching the world of the 21st century in the painting: Un secolo di seduzione (a century of seduction). Or
observing in the universality of the acid rain that corrosive connotation, which progressively deteriorates that
heritage of mankind enclosed in the artistic production. Indeed made by man for man. To find out that we are
children of a universal history not assigned to the mute global language of nowadays networks, but ingrained
in the cultural diversity, not only invoked, but also recognised to be more appropriate to mankind. Who can stop
such lucid ecstasy? (from Some impop considerations by Arrigo Musti)
Il Quarto Reich, cm 200 x 280 olio su tela, 2005 (Ordine Avvocati di Palermo,
Palazzo di Giustizia di Palermo, aula adunanze avv. Biagio Bruno).
Il Quarto Reich, cm 200 x 280 oil on canvas, 2005 (Ordine Avvocati di Palermo,
Palazzo di Giustizia di Palermo, aula adunanze avv. Biagio Bruno).
38
Istallazione d’arte di Arrigo Musti: Un secolo di passione, 2004. Nel video le opere
sul XX secolo realizzate da Arrigo entrano virtualmente nelle immagini storiche
che hanno caratterizzato il secolo in oggetto.
Non so se questa razionalità è arte. Forse lo può essere se l’arte non sa già cosa “deve” essere. Se l’arte è una
madre benigna che accetta tutti i suoi figli, senza giudicare o perimetrare il suo campo d’azione.
Viceversa, penso sarebbe uno sterile campo, delimitato e concluso spesso etero-diretto e tristemente immobile
nel suo vorticoso evolversi formale.
Quindi, tornando all’uomo contemporaneo, mi permetto di descriverlo in Amor proprio e psiche [pag. 47]. Estra-
neo, emotivamente, alle vicende del mondo e dedito alla cura narcisistica del corpo, inteso come esteriorità, e
giocherellante con la psiche (rappresentata dal cerchio, come nella filosofia greca) decisamente superflua sopra
i glutei, come se annoiato. Sudato e palestrato egli pensa solo a se stesso.
Questo uomo mi fa paura. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti)
I don’t know of this rationality is art. Maybe it can be if art doesn’t know what “must” be. If art is a benign
mother that accepts its sons without judging or limiting its operative field.
On the other hand, I think it would be an infertile field, delimited and finished, often hetero-directed and sadly
immobile in its whirling formal evolving.
Hence, coming back to the contemporary human, I feel allowed to describe it in Amor proprio e psiche (self-
love and psyche) [pag. 43]. Emotionally alien to world’s events and devoted to the narcissistic care of the body,
meant as exteriority, and fiddling with the psyche (represented by a circle, as in Greek philosophy) definitely use-
less above the gluteus, as bored. Sweaty and nicely shaped, he just thinks to himself.
The man scares me. (from Some impop considerations by Arrigo Musti)
Il sonno della ragione, cm 150 x160, olio su tela, 2004. Mecenars.
Il sonno della ragione, cm 150 x160, oil on canvas, 2004. Mecenars.
40
Arrigo Musti nello studio di pittura a Bagheria (Palermo).
È la prima volta che mi riconosco un sentimento, come volano della mia ricerca. Forse, non sono cosi fredda-
mente distaccato ed imperscrutabile, come potevo apparire. Si, oltre la mia visione del mondo e delle sue incli-
nazioni vi sono delle paure. Prima di tutte la banalità. non la semplicità. Ma quel “sonno generatore di mostri”
della modernità che è l’indifferenza (vedi Il sonno della ragione) [pag. 39]. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti)
it’s the first time that I recognise a feeling inside myself as a stimulus to my investigation. Maybe, I’m not so cold-
ly detached and impenetrable, as I could appear. Yes, beyond my vision of world and its inclination there are
some fears. First of all banality. Not simplicity. But that “dream generating monsters” of modernity that is indif-
ference (see Il sonno della ragione, the sleep of mind) [pag. 35]. (from Some impop considerations by Arrigo Musti)
Memories, cm 50 x 120, carboncino su tavola, 2004.
Memories, cm 50 x 120, charcoal paintig, 2004.
XXI
Un secolo di seduzione
A century of seduction
44
Arrigo Musti nella galleria Mecenars in occasione di un incontro con una scolare-
sca di un istituto d’arte della regione Sicilia.
Non riconoscere, con gli occhi della ragione, nei nostri personali lati oscuri la proiezione ortogonale sul piano
collettivo di una società veloce e violenta (vedi il film, capolavoro, Crash di Paul Haggis) ci porta al paradosso
junghiano. Egli, oramai, vecchio e saggio riferisce che ha imparato a convivere con la sua “ombra”. Quelle pul-
sioni emotive, a volte distruttive, che risiedono in ogni uomo, possono, allora, e, forse, devono essere conosciu-
te, razionalizzate, incanalate. Si può usare analogo metro in arte? (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti)
Not recognising, with the eyes of rationality, in our personal dark side, the orthogonal projection on the collec-
tive plane of a fast and violent society (see the masterpiece movie Crash by Paul Haggis) leads us to the Jungian
paradox. When already old and wise, he refers to have learnt to cohabit with his shadow. Those emotional
instincts, sometimes destructive, that reside in any human being, can therefore, and maybe must, be known,
rationalised, guided. Can an analogous method be used in art? (from Some impop considerations by Arrigo Musti)
Un secolo di seduzione, cm 160 x 270, olio su tela, 2006. Mecenars.
Un secolo di seduzione, cm 160 x 270, oil on canvas, 2006. Mecenars.
46
Durante il convegno che ha visto a Villa Cattolica (Bagheria), confrontarsi qualifi-
cati esponenti di tre, tra le più diffuse religioni monoteiste: padre Gianni Notari,
direttore dell’istituto di formazione politica “Pedro Arrupe” di Palermo, il rabbi-
no capo di Ferrara, Luciano Caro e l’imam Mohamed Nius Dachan, presidente
dell’UCOII (Unione Comunità Islamiche Italiane), già membro del comitato nazio-
nale scuola e legalità del ministro della Pubblica Istruzione Fioroni e membro della
Consulta Islamica istituita dal ministro degli Interni Giuliano Amato, dalla presi-
dentessa dell’Aisma (Associazione Interculturale Sicilia Marocco), Vincenza Mura-
tore, era presente anche il console del Marocco, Jussef Balla. Ha moderato il dott.
Davide Camarrone, giornalista della Rai 3 Sicilia. Dopo l’intervento di Arrigo
Musti sul valore dell’arte come veicolo di conoscenza della diversità culturale e
delle radici, spesso comuni, dei popoli mediterranei, gli intervenuti ricevono
opere serigrafiche di Arrigo Musti Acid Rain V, opera assunta dal consolato come
simbolo dell’integrazione dei popoli mediterranei.
Oppure tutto è pop. Ingenuo popolare, irriflessivo, come il sogno americano. Quale è allora il bilancio di questo
sogno? Si è realizzato o ha creato un pericoloso appiattimento? I media ci aiutano a scoprire noi stessi o ci con-
tinuano a condizionare? Ritengo, che dietro tutte le denunce della realtà, c’è sempre l’artista con le sue paure,
le sue pulsioni, inquietudini, ecc. Stati emotivi che solo la ragione può spiegare ed incanalare, scongiurando il
loro sfociare incontrollato in distruttività e violenza.
Nop è pop. E il suo contrario. È impop. Non è unpop. E un ibrido italianizzato di unpop. Perché, riflettendo
appunto, non “italianizzare” almeno in pittura? A ben ricordare e “riflettere” un tempo, ormai lontano, l’Italia
e l’arte erano un tutt’uno. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti)
Or is everything pop? Naïve, popular, thoughtless, like the american dream. What is therefore the balance of this
dream? Has it been fulfilled or has it created a dangerous flattening? Do mass media help us to discover our-
selves or do they keep on influencing us? I believe that behind the accusations of reality, there is always the artist
with its fears, instincts, torments, etc. Emotional states that only rationality can explain and direct, avoiding their
uncontrolled end up in destructivity and violence.
It’s not pop. It’s the exact contrary. It’s impop. It’s not unpop. It’s an italian hybrid of unpop. Why not italianising
at least in painting? It is worth reminding and “reflecting” that once upon a time Italy and art were one single
thing. (from Some impop considerations by Arrigo Musti)
A destra Amor proprio e psiche, cm 100 x 140, olio su tela, 2006 (collezione privata)
A destra Amor proprio e psiche, cm 100 x 140, oil on canvas, 2006 (private collection)
48
Il sindaco di Bagheria omaggia un’opera ad olio di Arrigo Musti (ed una guida del
museo R. Guttuso) al Comune di Chicago per ivi rimanervi esposta. La riceve il
sindaco di Chicago, Richard Daley.
La forza e la bellezza alimentano il desiderio di potenza. Quest’ultimo, immanente nell’odierna società, può sfo-
ciare in pericolose aspettative individuali e collettive.
I primi due profili della seduzione possono intravedersi nella smorfia tragicomica della M. Monroe - M. Tatcher
dai capelli esplosivi, come le atomiche sul Giappone del 1945.
Quelle immagini di bellezza e potenza bellica che girarono il mondo, seducendolo e scuotendolo, oggi forse pos-
sono essere rilette in chiave critica.
L’”ombra” collettiva, proiezione macroscopica ortogonale delle “ombre” individuali, distruttiva e vorace, in re
ipsa, può essere arginata dalla sua razionalizzazione e comprensione. Cosicché, come C.G. Jung suggeriva, pos-
siamo scendere nell’inferno delle nostre passioni individuali e di massa per superarle ed, infine, uscirne per rimi-
rar le stelle (cit. Dante Aligheri - Inferno).
Arrigo
Strength and beauty feed desire and power. The latter, inherent of nowadays society, may result in dangerous
individual and collective expectations.
The first two profiles of seduction can be discerned in the tragicomic grimace of M. Monroe - M. Tatcher with
explosive hair evoking the atomic bombs on Japan in 1945.
These images of beauty and military power that went around the world seducing and shaking it, nowadays can
maybe be critically reinterpreted.
The collective “shadow”, macroscopic orthogonal projection of individual “shadows”, destructing and greedy,
can be stemmed by its rationalization and comprehension. Thus, as C. G. Jung suggested, we can descend the
hell of our individual and collective passions aiming to prevail over them and, finally, get out of them to admire
the starry sky (cit. Dante Alighieri - Hell).
Arrigo
Impop art. Il doppio lato della seduzione, cm 120 x 120, carboncino su tavola.
Impop art. Il doppio lato della seduzione, cm 120 x 120, charcoal painting.
Arrigo Musti è nato a Palermo nel 1969. Fin da giovanissi-
mo manifesta attitudini al disegno, seppur mai coltivate e tra-
dotte in studi artistici. Una capacità nella manipolazione delle
argille prima e della scultura delle pietre dure dopo viene sco-
perta grazie ad una circostanza casuale. In vacanza a ventidue
anni ricava dalle sabbie di Camarina (Sicilia) grandi figure di
cavalli ed uomini. Nonostante gli incoraggianti risultati, tale
attitudine non si tradurrà in un concreto impegno artistico e
continuerà i suoi studi giuridici che lo vedranno ottenere otti-
mi riconoscimenti accademici. Vince, inoltre, una borsa di stu-
dio in una università americana, a New York, e si laurea a Paler-
mo con il massimo dei voti e la lode in giurisprudenza. Impe-
gnato nelle tematiche di ampio respiro sociale, dai risvolti giu-
ridici, partecipa a due importanti conferenze, da correlatore,
sul concorso esterno in associazione per delinquere di stampo
mafioso e sull’abuso d’ufficio (presenti, tra gli altri, il presiden-
te alla commissione di riforma al codice penale, prof. Antonio
Pagliaro), trasmesse anche da Radio Radicale.
L’attenzione alle tematiche sociali, non solo della terra in
cui vive, contraddistingue i suoi primari interessi, ma avverte
fin da allora, 26 anni, che possono esistere strumenti di
comunicazione e terreni più idonei alle sue esigenze. Diviene
avvocato e poi professore di diritto presso gli istituti superio-
ri. Tuttavia, col tempo, percepisce sempre più che probabil-
mente la sua reale inclinazione è rimasta ancora latente. Con-
segue intanto alcuni master in prestigiose università italiane
come la Luiss Management. Solo all’età di 33 anni, dopo
avere ricevuto in dono una tela decorativa, decide di interve-
nire sui colori della stessa fino a modificarla. Si incuriosisce e
si determina studiare, da autodidatta, tecniche pittoriche ed
anatomia umana. Proprio quest’ultima viene eletta da lui a
terreno principe della sua comunicazione. Terreno che, anco-
ra, non aveva trovato un adeguato veicolo espressivo. È il lin-
guaggio non verbale e corporeo tout court che più di tutti
viene, da Arrigo, riconosciuto idoneo a veicolare nelle sue
tele la sua visione della storia e della contemporaneità. Ciò si
tradurrà in un costante impegno pittorico che lo vedrà cimen-
tarsi con le scottanti tematiche della guerra e della sopraffa-
zione hobbesiana del XX secolo.
Vengono realizzate, nel giro di pochi anni, tele di grandi
dimensioni che troveranno ingresso, per ivi rimanervi, nelle
collezioni d’arte contemporanea di Palazzo Comitini, sede
della Provincia Regionale di Palermo (XX Un secolo di passio-
ne, cm 200 x 250), nel Palazzo di Giustizia di Palermo (Il
Quarto Reich, cm 200 x 280), nella sede del Consolato Gene-
rale del Regno del Marocco a Palermo (Acid Rain V, cm 200
x 250), nell’Hopital Rema della candidata al nobel per la pace
Marguerite Barankitse in Burundi, nella Diocesi di Mahenge
del Vescovo A. Ndorobo (Presidente della Caritas della Tanza-
nia) e nel municipio di Chicago (Illinois). Da ultimo una tela di
grandi dimensioni (Acid Rain II, cm 200 x 300) entra anche
nella prestigiosa collezione d’arte contemporanea di C. Bilot-
ti. Tali circostanze avvalorano il fatto che le tematiche affron-
tate sono figlie di valori universali ed interculturali.
Arrigo Musti was born in Palermo in 1969. Since his youth
manifests skills in painting, though never deepened and con-
verted in artistic studies. Skills in the manipulation of clays
first and later in the sculpture of hard rocks unveil during a
fortuitous event. During his vacations at the age of 22, he
molds big shapes of horses and humans in the sands of
Camarina (Sicily). Notwithstanding the encouraging results,
these skills do not translate in a substantial artistic dedication
and he would continue his juridical studies with excellent
academic recognition. In addition, he gets a grant in an
American university and achieves the degree in law with top
marks cum laude. He is involved in social topics with wide
social and juridical implications and takes part to two impor-
tant conferences as co-chairman on the topics: external par-
ticipation in criminal association of mafia type and public
function abuse (with the participation, among others, of the
president of the board for the penal code reform), broadcast-
ed by Radio Radicale.
The attention on social topics, not only from his land,
marks his primary interests, though he perceives since that
age (26 years old) that he can employ communication tools
and fields more appropriate to his nature. He becomes a
lawyer and later professor of law in secondary school, achiev-
ing several masters in juridical disciplines, though he gets
more and more concerned that probably his real attitude is
still latent. Only at the age of 33, after receiving as a present
a decorative painting, he decides to modify the colors of the
painting. He arouses his curiosity and comes to the decision
of studying as an autodidact painting techniques and human
anatomy. The latter is chosen by him as the main field of his
communication. Field that at that time had not found an ade-
quate expressive tool yet. The tout court non-verbal and body
language is that recognized more than others by Arrigo as
the most suitable to carry in his paintings his vision of con-
temporary history. This will turn to a constant pictorial
engagement in which he tests himself in the controversial
topics of war and Hobbesian abuse of XX century.
Within few years, he paints large size paintings that are
permanently exposed in Palazzo Comitini within the collec-
tion of contemporary art, headquarter of the Regional
Province of Palermo (XX A Century of Passion, 200x250 cm),
in the Hall of Justice of Palermo (Il Quarto Reich, 200 x 280
cm), in the headquarter of the Reign of Morocco General
Consulate (Acid Rain V, 200 x 260 cm), in the Hopital Rema
of Marguerite Barankitse, Nobel Prize candidate, in Burundi,
in Diocese of Mahenge (Bishop A. Ndorobo Caritas President
of Tanzania) and in the town hall of Chicago (Illinois). Last
but not least a large sized painting (Acid Rain II, 200 x 250
cm) is included in C. Bilotti’s prestigious collection of contem-
porary art. These circumstances thus strengthen the fact that
the topics handled are based on universal and intercultural
values.
Furthermore, he takes part to several solo exhibitions
receiving several ackowledgements.
BIOGRAFIA
BIOGRAPHY
50
Partecipa a svariate mostre personali in Italia e ricevendo
alcuni riconoscimenti.
La galleria Mecenars si Palermo espone in permanenza le
opere di Arrigo.
Ha realizzato una video istallazione, XX, un secolo di pas-
sione, che è stata proiettata nelle scuole ed in alcuni Comuni
della Provincia di Palermo.
È stato varie volte invitato come presidente di giurie arti-
stiche o giurato in manifestazioni ed estemporanee di pittura
ed arte tout court, tra le quali il Capacicinemabreve nel 2005.
Si sono interessate a lui quasi tutte le testate giornalistiche
siciliane a nazionali. Viene nominato nel 2007 dall’Assessorato
alla Cultura del Comune di Bagheria consulente alle arti, mul-
timedialità e promozione artistica territoriale. Elabora il mani-
festo artistico impop art che incuriosisce anche Giuseppe Tor-
natore (regista), che all’uopo vuole scrivere un appassionato
pensiero sull’artista concittadino e sulla sua produzione pittori-
ca. Infine, anche Evgenij Solonovich (professore di Letteratura
italiana presso l’Università Gorky di Mosca, poeta e traduttore
dei classici italiani in lingua russa) si è interessato alla sua pro-
duzione artistica ed al relativo manifesto. All’uopo ha voluto
aggiungere le sue considerazioni in merito.
Arrigo ha ricevuto, inoltre, richieste di esporre in gallerie
londinesi ed il suo sito web, www.arrigomusti.it, è ospitato
dalla Charles Saatchi Gallery di Londra. Di lui hanno scritto
anche la direttrice del museo Renato Guttuso in Bagheria, Dora
Favatella Lo Cascio (storico dell’arte), il critico d’arte Daniela Bri-
gnone, il presidente della commissione V cultura all’Assemblea
Regionale Siciliana dott. Antonello Antinoro, eccetera. Da ulti-
mo la serie pioggia acida (Acid Rain) sta caratterizzando una
svolta nell’elaborazione e personalizzazione della rappresenta-
zione delle immagini, pur rimanendo fedele alle consuete tema-
tiche di denuncia delle inclinazioni e della violenza fisica e cul-
turale dell’uomo moderno. Perpetrata in definitiva su se stesso.
Vive e lavora a Bagheria (Palermo).
The Mecenars gallery in Palermo permanently hosts Arri-
go’s works.
In addition, he had filmed a video, XX, a century of passion,
that has been projected in schools and some municipalities of
Palermo’s Province.
He has also been invited as president in artistic juries in
manifestations of painting and art tout-court. Among them,
the Capacicinemabreve in 2005.
Most of the Sicilian and national press has devoted interest
in his work. He has been recently appointed in 2007 by the
Council of Culture of Bagheria: advisor for arts, use of multi-
media and territorial artistic promotion. He has developed the
artistic manifest “impop art” that has aroused the curiosity of
Giuseppe Tornatore (film director), who has accordingly writ-
ten an enthusiastic comment on the artist fellow citizen and
his artistic production. Finally, Evgenij Solonovich (professor of
Italian literature at Gorky Univesity in Moscow and poet and
translator of Italian classis in Russian) ha also paid attention to
Arrigo’s artistic production and the related manifesto. Accord-
ingly he wanted to include his considerations.
Arrigo has received several requests to expose in galleries in
London and his web site: www.arrigomusti.it is hosted by the
Charles Saatchi Gallery of London. The director of the Renato
Guttuso Museum in Bagheria, Dora Favatella Lo Cascio (art his-
torian), the art critic Daniela Brignone, the president of the
fifth cultural committee of the Assemblea Regionale Siciliana
Dr. Antonello Antinoro have all written about him. Last but not
least, the series Acid Rain is charachterizing a turning point in
the elaboration and personalization of images representation,
though remaining faithful to the usual topics of accusation of
the inclinations and the physical and cultural violence of the
modern human being. Eventually perpetrated on itself.
He lives and works in Bagheria (Palermo).
51
Finito di stampare nel mese di dicembre 2007
dalle Officine Tipografiche Aiello & Provenzano, Bagheria
per conto del Gruppo Editoriale Kalós

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Arrigo Musti, Impop art

  • 2.
  • 4. Si ringraziano: Consolato Generale del Regno del Marocco di Palermo; Collezione d’arte contemporanea C. Bilotti; Museo d’arte moderna e contemporanea della Provincia Regionale di Palermo; Municipio di Chicago (Illinois) nella persona del sindaco Richard Daley; Comune di Palermo Palazzo di Giustizia, Ordine degli Avvocati di Palermo; Hopital Rema di Marguerite Barankitse (Burundi); Municipio di Elk Grove (Illinois); Diocesi di Mahenge (Tanzania) del Vescovo Agapito Ndorobo (Presidente Caritas Tanzania) Aisma, Associazione interculturale Sicilia Marocco; Rotary club Palermo Porta Nuova e Palermo New Century, Rotary di Bagheria; Mecenars, Galleria spazio immagine (Palermo) Si ringraziano inoltre i collezionisti privati Falco, Provenzani e Sciarratta per aver consentito la riproduzione delle opere di loro proprietà 2007 © Arrigo Musti 2007 © Gruppo Editoriale Kalós via Siracusa, 19 - 90141 Palermo tel. e fax 091/6262894 www.kalosonline.com Con la collaborazione di: Mecenars, Galleria spazio immagine Palermo, via Marchese Ugo 72 Traduzione dei testi: Daniele Cangialosi Referenze fotografiche: Angelo Restivo, Angela Scafidi, Tullio Puglia Il sito web: www.arrigomusti.it realizzato da Marco Rea In copertina: Acid Rain V, dettaglio, cm 200 x 250, tecnica mista ad olio, 2007 (proprietà del Regno del Marocco, esposto stabilmente presso il Consolato generale del Regno del Marocco a Palermo). Foto Angelo Restivo.
  • 5. L’estetica del turbamento di Giuseppe Tornatore 7 The aesthetics of commotion Le nuove possibilità dell’arte figurativa di Evgenij Solonovich 8 The new perspectives in figurative art Arrigo Musti e l’elaborazione culturale dell’immagine di Dora Favatella Lo Cascio 9 Arrigo Musti and the cultural elaboration of the image Arrigo Musti, un concittadino impop di Biagio Sciortino 10 Arrigo Musti, an unpop fellow citizen Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti 11 Some impop considerations Pioggia acida 15 Acid Rain XX Un secolo di passione 33 XX A century of passion XXI Un secolo di seduzione 43 XXI A century of seduction Biografia 50 Biography INDICE
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  • 7. Dicono che un vero artista debba essere riconoscibile in ciascuna delle sue opere. Che un filo sottile ed invisibile ne attraversi necessaria- mente le variazioni tematiche ed espressive. Che gli autentici artisti, in buona sostanza, non possano fare a meno di portare in se stessi, spesso inconsapevolmente, un segno, una premo- nizione, un tratto del tutto personale che ne sigilli l’intera opera in un unicum irripetibile, e ne riveli, al tempo stesso, il senso ultimo e nascosto. Se è così il giovane Arrigo Musti è già uno di loro. I suoi quadri, infatti, hanno il pregio d’infonderci, sin dal primo istante, la coscienza d’essere al cospetto d’uno stile com- piuto e inequivocabile, consolidato da una poetica nobile ed insolita, imperiosa e sincera, costantemente squarciata dalle feri- te di una cognizione del dolore tanto antica quanto inattesa. Oltre alla formidabile capacità di fondere luci, forme e colo- ri in un’armonia visionaria innovativa, per certi versi provocato- ria, che allarma ed inquieta, ciò che nell’opera di Arrigo special- mente colpisce e sorprende mi sembra la sua estetica del turba- mento per un mondo che ha perduto la propria mitologia. Il moderno patimento d’un poeta che spasima per un universo di eroi e leggende in cui gli esseri umani non sanno più specchiar- si. Il suo desolato sguardo su un Olimpo di Déi indifferenti al nostro destino perché umiliati dalla cecità degli uomini. E non ci stupisce affatto che un tale smarrimento, una sen- sibilità così affine al disincanto, giunga dalla mano abile ed esperta di un giovane bagherese. Giuseppe Tornatore Regista Someone says that a real artist should be recognisable in any of its works. That a subtle and invisible thread inevitably crosses the thematic and expressive disparities. That authentic artists sub- stantially cannot renounce to carry inside themselves, often unconsciously, a sign, a premonition, a totally personal trait that marks the entire work in an unrepeatable unicum (synthe- sis), and at the same time reveals its ultimate hidden sense. If it is so, the young Arrigo Musti is already one of them. Indeed his paintings possess the merit of infusing since the first instant the perception of being in front of an accom- plished and unequivocal style, reinforced by a noble and unusual poetics, imperious and sincere, constantly torn by the wounds of an ancient as well as unexpected recognition of the pain. Beyond the tremendous ability to merge lights, forms and colours in an innovative and visionary harmony, from some aspects provocative, distressing and disquieting, what especial- ly strikes and surprises in the work of Arrigo seems to me his aesthetics of commotion for a world that has lost its own mythology. The modern affliction of a poet, who longs for a universe of heroes and legends, where human beings are not anymore able to reflect. His desolate glance to an Olympus of Gods uninterested to our destiny as a result of the humiliation by men’s blindness. It is not surprising at all that such a feeling of dismay, a sensibility so similar to disenchant, comes from the skilful and expert hand of a young man from Bagheria. Giuseppe Tornatore Art director L’ESTETICA DEL TURBAMENTO THE AESTHETICS OF COMMOTION 7
  • 8. LE NUOVE POSSIBILITÀ DELL’ARTE FIGURATIVA THE NEW PERSPECTIVES IN FIGURATIVE ART 8 L’incontro con la pittura di Arrigo Musti ha significato per me la scoperta delle nuove possibilità dell’arte figurativa. Il suo ciclo Acid Rain non è un semplice grido d’allarme, bensì un invito a rallentare il passo, a fermarci, a ragionare, a contem- plare la bellezza minacciata da noi stessi. Vedo i fili della piog- gia sui quadri del pittore come le corde di un’arpa: le dita del- l’arpista sono invisibili perché mangiate dal veleno, ma l’apoca- littica musica muta continua a fare tutt’uno con l’immagine. Evgenij Solonovich Professore di Letteratura italiana presso l’Università Gorky di Mosca, poeta e traduttore dei classici italiani in lingua russa Getting in contact with Arrigo Musti’s painting has meant to me the discovery of new perspectives in figurative art. His cycle Acid Rain is not a simple warning scream, but also an incitement to slow down and stop to think and contemplate the beauty threatened by ourselves. I see the rain threads on the artist paintings as harp chords: the artist’s fingers are invis- ible being eaten by poison, but the mute apocalyptic music keeps on being as one thing with the image. Evgenij Solonovich professor of Italian literature at Gorky Univesity in Moscow and poet and translator of Italian classis in Russian
  • 9. Il lavoro di Musti nasce da un gusto ed una sensibilità verso la bellezza e l’artificio che accomuna l’arte barocca e l’età moderna, poiché sostituisce il naturale con l’enigmatico, dando stabilità alle immagini che diventano reali proprio assecondan- do il senso della caducità, quindi non secondo natura, ma dopo natura, per avvicinarsi ad una concettualizzazione del sé. Nell’opera Il Quarto Reich facente parte della serie Un secolo di passione è palese tale derivazione nel taglio compo- sitivo per diagonali e primi piani, dove fendenti di luce e gor- ghi d’ombra modellano l’intersecarsi dei lucidi nudi scultorei dai toni bruni, metallici, in un’azione “in fieri” fissata dal distaccato lumeggiare degli occhi sotto la fronte increspata del “grande vecchio”. La teatralità declamatoria inquadra una resa fedele delle percezioni sia sul piano estetico che su quello ideologico, lad- dove la declinazione della svastica, come tema distruttivo, ne orienta l’interpretazione. Nella sua ricerca, della quale questi cenni propongono alcuni punti di attraversamento, si affacciano anche elementi potenziali di successive liberazioni. Ambiguità, polivalenza, capovolgimento, obliquità, sono tutti aspetti relativi al punto di vista e perciò compresenti in ogni cosa o rapporto. L’interesse sta nel modo e nella misura adottata da Musti nel porli in luce, muovendoli in un proprio spazio ed un proprio tempo. Vi è un approfondimento di una gran parte dei lavori sulla zona “viso”, maggiormente chiamata in causa, data la sua capacità plastica nel campo espressivo, in gara dialettica con il mezzo fotografico per cui il tentativo di “doppiare” la realtà finisce per divenire il tramite all’irruzione di modelli, archetipi e fantasmi inconsci. Le suggestioni di “Anitona” della “dolce vita” sono graf- fiate da segni pittorici traducibili in acqua come in “Ofelia” per costituire un reticolo seriale attivamente strutturante. Allo stesso codice visivo appartiene il tema dei Monumen- ti (Acid Rain). Si direbbe, a vedere le immagini di Palermo, che egli sia un turista invisibile di questa città visibile, un visitatore librato a mezz’aria che dall’alto trasferisce sulla tela quello che coglie il suo occhio, usando un veicolo cromatico che tende a scorporarsi, a frantumarsi, attraverso sottili paesaggi tonali o fragili velature. La forma, il colore, il segno con la consapevolezza di ogni elemento espressivo all’interno del singolo dipinto, sono il pre- supposto di un’originaria forte tensione conoscitiva che si manifesta attraverso il lavoro dell’arte, istituito in un procedi- mento di scoperta e di conoscenza. Dora Favatella Lo Cascio Direttore del Museo Renato Guttuso The art of Musti originates from a taste and sensibility for beauty and the artifice that gathers baroque art and modern age, as it interchanges the natural with the enigmatic, giving stability to the images, which become real favouring the sense of frailness, thus not according to nature, but after nature, to approach the conceptualisation of the itself. In the artwork Il Quarto Reich belonging to the series: Un secolo di passione such a derivation in the creational cut based on diagonals and foregrounds is clear, where bundles of light and whirlpools of shadow mould the crossing of bright statu- ary bare bodies with brown and metallic tones, in an “in fieri” action fixed on a cold lightening of eyes under the wrinkled front head of the “great old man”. The declamatory theatricality highlights a loyal reassess- ment of perceptions both from an esthetical and ideological point of view, where the declination of the swastika, as an issue of destruction, addresses the interpretation. In his exploration, with those hints proposing some cross- ing points, some potential elements of subsequent liberation show up. Ambiguity, versatility, overturning, obliquity, are all aspects related to the point of view and, therefore, coexistent in any thing and relation. The interest stands in the way and measure adopted by Musti to put them in light, moving them in its own space and time. There is a deepening of most of his artworks in the zone of the “face”, mostly summoned, given his plastic ability in the field of expression, in a dialectical competition through a pho- tographic medium such that the attempt of “splitting” the reality ends up becoming a mediator to break into models, archetypes and unconscious ghosts. “Anitona”’s suggestions of “dolce vita” are scratched by pictorial symbols translatable in water as in “Ofelia” to build a serial network actively structuring. The issue of Monumenti (Acid Rain) belongs to the same visual code. Looking at the images of Palermo, it could be said that he is an invisible tourist in a visible city, a visitor floating in the air, who moves from top to the frame what his eye catches, using a chromatic tool that is inclined to break up, disintegrate, through subtle tonal landscapes or fragile veiling. The shape, the colour, the sign together with conscious- ness of any expressive element inside any single painting, are the basis of a primitive strong cognitive tension that manifests through the work of art, setted up in a course of discovery and consciousness. Dora Favatella Lo Cascio Director of Museo Renato Guttuso ARRIGO MUSTI E L’ELABORAZIONE CULTURALE DELL’IMMAGINE ARRIGO MUSTI AND THE CULTURAL ELABORATION OF THE IMAGE 9
  • 10. 10 È difficile osservare e rimanere indifferenti alle opere di Arrigo Musti. È un’arte impegnata che sa cogliere, sapiente- mente, le istanze interiori di pace e umanità dell’uomo con- temporaneo e le sue recondite paure. Una produzione artistica che vuole scuotere, con la cruda espressione non verbale dei corpi, lo spettatore. Usando un lin- guaggio forte, ma al contempo intelligibile. Senza orpelli. Bella in quanto verace specchio del nostro tempo e delle sue, a volte pericolose, inclinazioni. Pertanto, impopolare o impop, come l’autore stesso si definisce. Impopolare perché ci distoglie dalla sovente irriflessività delle nostre azioni quotidia- ne, e talvolta spersonalizzanti, e ci “costringe” a pensare. Accendendo i riflettori sulla nostra storia individuale e collettiva. Un’arte che vuole stigmatizzare la violenza e la sopraffa- zione tout court (vedi la video istallazione Un secolo di passio- ne di Musti, già proiettata dall’Assessorato alla Cultura di Bagheria e in alcune scuole della Provincia di Palermo, in occa- sione della giornata della memoria dell’olocausto) e giungere agli animi per ricordare che la vita e la pace, storicamente, sca- turiscono dalla maturità, dalla riflessione, oltre che dalla memoria degli orrori. Perché, come è stato da più parti ricor- dato: un popolo senza memoria è un popolo senza futuro. L’artista concittadino si fa pertanto brillantemente carico di toccare tematiche difficili sulla vita e sulla storia. A volte quotidiana. Altre volte universale. Sfuggendo a quel luogo comune, già da altri sfatato, che vuole che i sicilia- ni, innamorati della propria terra, non sappiano travalicarne i confini per trattare tematiche universali. Grazie, anche, ai rari artisti come Musti, questa terra si fre- gia di una tradizione artistica e culturale che sembra non debba mai estinguersi. Inoltre è motivo d’orgoglio, anche della cittadina che rap- presento, sapere che almeno quattro artisti bagheresi possano occupare spazi prestigiosi del percorso museale di Palazzo Comi- tini. Mi riferisco a Guttuso, Garajo, Provino e da ultimo Musti. Non è un caso che un avvocato ed un professore possa esprimere contenuti culturalmente impegnati. È invece circo- stanza unica, più che rara, che possa farlo con un linguaggio originale. Sofisticato e intelligibile al contempo. Che con la logica delle dissonanze e delle contraddizioni si libra sul delica- to filo del bello in quanto impegnato, della denuncia in quan- to verità, della verità in quanto arte. Biagio Sciortino Sindaco di Bagheria It is hard to look at Arrigo Musti artworks with noncha- lance. It’s a committed art able to wisely catch the intimate requests of contemporary man’s peace and humanity and its innermost fears. An artistic production that seeks to shake the observer with the crude non-verbal expression of bodies. Using a powerful lan- guage, but at the same time intelligible. Without disguises. Beautiful because it’s a true mirror of our ages and its sometimes dangerous tendencies. Therefore, unpopular or unpop, as the author defines himself. Unpopular because it turns us away from the frequent thoughtlessness of our daily actions, and sometimes depersonalising, and “forces” us to think. Turn- ing on the lights of our individual and collective history. A sort of art that seeks to stigmatise violence and over- powering “tout court” (see the video Un secolo di passione by Musti, already projected by the Culture Aldermanship of Bagheria and in several schools of Palermo’s Province, on the occasion of the memorial day of the holocaust) and reaches the hearts to remember that life and peace historically origi- nate from maturity, meditation and, last but not least, memo- ry of horrors. Because, as mentioned in many instances: peo- ple without memory are people without future. Our fellow citizen artist dares to brilliantly touch the diffi- cult issues of life and history. Sometimes daily. Sometimes universal. Avoiding that cliché already disgraced by others, which reads: Sicilians, in love with their island, are not able to overcome their boarders to deal with universal issues. Thanks to rare artists like Musti too, this island is pride of an artistic and cultural tradition that seems to survive forever. In addition, it is a reason of pride, also for the citizenship that I represent, to know that at least four artists from Baghe- ria can be present in prestigious places like the museum itiner- ary of Palazzo Comitini. I refer to Guttuso, Garajo, Provino and last but not least Musti. It is not by chance that a lawyer and professor could express culturally involved contents. It is instead a unique, more than rare, circumstance, that he could do it with an orig- inal language. Sophisticated and comprehensible at the same time. That with the logic of dissonances and contradictions glides on the delicate thread of beauty as involvement, of accusation as truth, of truth as art. Biagio Sciortino Major of Bagheria ARRIGO MUSTI, UN CONCITTADINO IMPOP ARRIGO MUSTI, AN UNPOP FELLOW CITIZEN
  • 11. ALCUNI PENSIERI IMPOP SOME IMPOP CONSIDERATIONS 11 Sono anni cruciali quelli che caratterizzano la fine del XX secolo e l’inizio del XXI secolo. Sono gli anni dei bilanci e delle previsioni. Gli uni e le altre sono complessi da un lato e potenzial- mente fallaci dall’altro. Perché non rischiare? Forse “il sogno americano” di Robert Indiana non è così “ingenuo”. Quest’ultimo mi piace sia il punto di partenza di ogni riflessione che seguirà. Egli così recitava: «il pop è amore, perché accetta qualun- que cosa. Il pop è sganciare la bomba. È il sogno americano, ottimista, generoso ed ingenuo». Sono gli anni nei quali esplode il consumismo e la società della comunicazione globale fa capolino, presagendo un futu- ro prospero, migliore. Mi incuriosisce quel particolare punto di osservazione della storia e della società, rappresentato dall’arte tout court. La pop art all’infuori di altri pregi, che non rilevano in questa sede, ha quello indiscusso di essere stata, ineditamente, in simbiosi con la società e le sue tendenze epocali. Al punto che l’artista era, più o meno consapevolmente, specchio, ove non megafono, delle mode e del sistema capita- listico. Tuttavia, nonostante questa evidenza, l’artista esprime- va una visuale privilegiata. Più delle altre. Vedi la sociologia, l’e- conomia, ecc. Privilegiata per la peculiarità dell’arte in re ipsa. È un punto di vista libero. Pertanto, non verificabile né necessariamente veritiero. È solo un punto di vista. Ed allora, giuste le premesse, è perfino possibile che il pop artista di cui sopra abbia, magari provocatoriamente, rappre- sentato il sogno dell’americano medio che, a breve, apparirà palesemente disatteso dalla realtà. Non solamente americana. Infatti, si può, al contrario, riconoscere che quel sogno, oggi, vada ampiamente ridimensionato e riportato sul campo di un oggettivo, ed almeno parziale, fallimento. Un bilancio è possibile e, finanche, doveroso. Quelle inclinazioni consumistico-capitalistiche, già esemplifi- cate in formule economiche da J.M. Keynes a J.F. Nash, non erano figlie di una ingenuità. Dove non etero-pianificate, le mode e le tendenze dell’epoca, che hanno influenzato milioni di persone, si sono tradotte in inediti bisogni primari. Necessità che hanno sostituito, in un continuo rincorrersi con il vicino di casa (vedi: Duesemberry, effetto di imitazione), i reali bisogni primari. La comunicazione è il terreno più consono per cogliere tali fatti. Essa è divenuta un bene primario, e pertanto insostituibi- le, con una espansione senza precedenti. La filmografia, per esempio, non fu in grado di prevederne in pieno gli sviluppi. Basti pensare che il film cult di S. Kubrick preve- Crucial years are those characterising the end of the 20th century and the beginning of the 21st. Years of balances and perspectives. Both of them are complex on one hand and potentially misleading on the other. Why not risking? Maybe “the American dream” of Robert Indiana is not so “naive”. I like the latter also as a starting point for any considera- tion that will follow. He used to act like this: «pop is love, because it accepts anything. Pop is dropping a bomb. It’s the American dream, optimist, generous and naïve». Those were years when consumerism was exploding and the society of global communication showed up, envisaging a prosperous and better future. I’m intrigued by that peculiar point of observation of histo- ry and society, represented by art tout court. Pop art, beyond other merits, has the unquestionable one of having been the first in symbiosis with the society and the tendencies of its time. Till the point that the artist was more or less consciously the mirror, or even the megaphone, of trends and the capitalistic sys- tem. Nevertheless, notwithstanding this evidence, the artist was expressing a privileged view. More than others. See e.g. sociolo- gy, economy etc. Privileged for peculiarity of art in re ipsa. It’s a free point of view. Hence, neither checkable nor nec- essarily truthful. It’s just a point of view. And, therefore, starting from right premises, it is even pos- sible that the aforementioned pop artist has maybe provoca- tively represented the dream of the average American that will shortly appear clearly frustrated by reality. Not only American. On the contrary, it can be actually recognized that today that dream has been reduced and brought back to a field of an objective and, at least partial, failure. A balance is possible and even owed. These consumeristic-capitalist inclinations, already exem- plified in economic recipes by J.M. Keynes and J.F. Nash, were not the result of innocence. Where not hetero-planned, trends and tendencies of that age, influencing million of people, have been translated in novel primary needs. Communication is the most suitable field to catch these things. It has become a primary consumable, and therefore irreplaceable, expanding as never in the past. For example, filmography was not able to fully predict any development. Just think of S. Kubrick cult movie was predicting an advanced technology by 2010 for space conquests and an obsolete and slow computer, though smart (who does not
  • 12. 12 deva per il 2001 una tecnologia avanzata per le conquiste spazia- li ed un computer (chi non ricorda Hal 9000), obsoleto e lento, seppur intelligente. La fine della guerra fredda ha bloccato la via delle scoperte spaziali per una tecnologia più funzionale all’uomo. Ma è stata veramente funzionale all’uomo? Oggi non vi è chi non veda l’effetto spersonalizzante di una comunicazione totale che emargina e crea solitudine. Il moder- no paradosso comunicativo è quello della perdita di una dimen- sione umana del comunicare. Dimensione efficace, ad opinione di chi scrive, se i 5 sensi e la comunicazione non verbale non venga sublimata dal pc e dai software, sempre più progrediti. Quindi, oggi, non sembra più possibile, né invero plausibi- le, gridare al miracolo di un consumismo dilagante. Né avvalo- rare il mito dei consumi. Cogliendone solo le implicazioni posi- tive e tralasciandone i pericolosi effetti collaterali. L’arte può, tuttavia, continuare ad essere specchio dei tempi? Oppure lo sperimentalismo dilagante, nelle sue species costituite da correnti artistiche, iniziato negli anni venti e trenta ha reciso definitivamente l’indebolito linguaggio simbiotico tra l’arte ed il contesto sociale, ove questa nobile forma espressiva si alimenta? Insomma l’arte è morta? Hegel, probabilmente, non avrebbe voluto, né saputo rispondere. Egli tuttavia, come noto, non era un artista, né, tantomeno, risulta amasse le profezie. L’artista, oggi, può, e forse deve, rispondere a tali interro- gativi. Infatti, a modesta opinione di chi scrive, lo può fare pro- prio perché la sua risposta non deve essere rivestita di necessa- ria obiettività. Ma è, invece, una risposta che si può obiettiviz- zare, rectius concretizzare, in un manufatto artistico. Manufat- to, contenitore di una visuale che, come accertato, nessuno può invalidare più di tanto. Allora una risposta può provenire da una riabilitazione provocatoria della comunicazione globale. Se per globale si intende la globalità corporea dell’individuo e non delle masse. Una comunicazione non artificialmente filtrata dai media e dai pc, fatta dall’uomo e per l’uomo e correlata alla sua dimensio- ne psico-corporea, spesso inadatta ai ritmi frenetici ed emargi- nanti della società dei consumi. Se, pertanto, è consentito, l’ar- tista può continuare ad attingere dalla realtà. Lo farà, però, con occhi nuovi. A distanza di alcuni decenni vi è stata, infatti, una svolta epocale. Che la pop art non poteva prevedere. Così come Robert Indiana indicava la sua visione del fenome- no del consumismo in crescita, oggi l’artista può egualmente azzardare la sua visione. Magari con gli strumenti più variegati. Senza tuttavia cedere, inconsapevolmente, alle mode dello speri- mentalismo, ormai manierista, che contraddistingue i nostri tempi. Semplicemente ricordando che il nuovo non va cercato a tutti i costi. Questo potrebbe rappresentare una concessione alle mode. E se, al contrario, appare necessaria l’innovazione a tutti i costi, forse, sarebbe meglio attingere a quel contenitore illimi- tato dei significati. Non solamente dei significanti. Recuperare il linguaggio dialettico e biunivoco con la realtà, rinunciando alla moda “obsoleta” della provocazione circense, spesso fine a se stessa, potrebbe, già, rappresentare una via percorribile per restituire umanità ed universalità all’arte. Così facendo, l’artista può superare l’angusta visione, invero autoreferenziale, del suo personale mondo interiore per remember Hal 9000). The end of cold war blocked the way to space discoveries for a technology more functional to mankind. Has it really been functional to mankind? Nowadays anybody can see the depersonalising effect of that kind of communication that excludes and generates loneliness. The modern paradox of communication is the loss of a human dimension in communicating. In the opinion of who’s writing, an effective dimension if the 5 senses and non-verbal communication are not exalted by more and more developed PCs and softwares. Hence, nowadays it doesn’t appear possible nor plausible shouting at the miracle of spreading consumerism. And nei- ther strengthening the myth of consumptions. Only catching the positive implications and neglecting the most dangerous collateral effects. Can art even so continue being the mirror of ages? Or maybe has the overworked experimentalism, in its species com- posed by artistic schools, started in the twenties and thirties, definitively cut off the weakened symbiotic language between art and social context, where this noble form of expression gets inspiration? Has, to sum up, art died? Hegel probably wouldn’t have wanted nor known what to answer. Nonetheless he was not an artist nor does it look like he loved prophecies. Nowadays the artist can, and perhaps must, answer to this inquiring. According to who’s writing, it can do it because its answer does not have to dress up with impartiality. Instead it’s an answer that can be made impartial in an artistic work. Art- work, tank of a view that, as ascertained, nobody can invali- date more than a bit. Hence, an answer can arise from provocative rehabilitation of global communication. If global means the corporal totali- ty of individual and not masses. A communication, not artifi- cially filtered by Medias and PCs, but made by men for men and connected to its psycho-corporal dimension, often unsuit- able to the frantic and emarginated rhythm of the society of wastes. If, therefore, the artist is allowed to continue and inspire from reality, he would do instead with new eyes. After several decades there has been indeed an epochal turning point. That pop art could not predict. Analogously to Robert Indiana indicating his vision of the social phenomenon of growing consumerism, nowadays the artist can equally risk its vision. Maybe with the most assorted tools. Though without unconsciously indulging to the trend of experimentalism, by this time mannerist, marking our ages. Simply reminding that novelty does not have to be sought at any price. This could represent a concession to trends. And if, on the other hand, innovation seems to be anyhow necessary, maybe it could be better exploiting that immense tank of meanings. Not only of signifiers. Recovering the dialectic language and its bivalence with reality, renouncing to “obsolete” fashion of circensian provoca- tion, often with no further target, could already represent an accessible path to give back the humanity and universality of art. In doing so, the artist can overcome the narrow visual, actually self-referential, of its personal interior world to observe the society and its trends. Similarly to the aforementioned pop artist was doing, but
  • 13. 13 osservare la società e le tendenze che la caratterizzano. Così, come faceva il pop artista di cui sopra, ma con occhi nuovi ed in tempi, soprattutto, nuovi. Infatti, sembra di tangibi- le evidenza che il consumismo dell’odierna società complessa e globale della comunicazione, ha, invece, ottenuto semplicità, se non superficialità, appiattimento, ove non isolamento ed inco- municabilità. Sembra esattamente l’antitesi del sogno pop. Allora quale compito può, ancora, adempiere l’arte? Risponderò paragonando la società e la sua vis actractiva verso l’omologazione, ad una forza vettoriale. Con una sua direzione e verso. Poi vi è l’artista, in qualche modo portatore di un mondo interiore e di un modo, più o meno singolare, di veicolarlo. Il vettore di quest’ultimo si potrebbe in qualche misura opporre ai dettami omologanti della società. Se non fosse contrapposto all’altro vettore (sociale) sareb- be un cronista. Tuttavia, per non cadere nel facile tranello del giudizio non ritengo sia il caso di esprimere giudizi di valore per chi indirizza le sue energie allo sperimentalismo tout court. Warhol, dal canto suo, riconosceva di non produrre più arte di quanto la società dei consumi americana già facesse, con il suo implacabile ritmo consumistico. Vantandosi dell’as- senza, nella sua produzione artistica, di un valore aggiunto. A questo punto, l’attento lettore impaziente si starà chie- dendo: se ognuno è libero, in questo privilegiato campo chia- mato arte, di esprimere se stesso, perché la necessità di tali riflessioni? Perché riaffermo che la libertà è anche, se non soprattut- to, quella di osservare, riflettere, scegliere e capire. Insomma ragionare. Ma come conciliare questo con il fatto che l’arte sia il campo della libertà espressiva? Ritengo che lo sia ancora, se già tutto non è stato deciso. Se non si giudica, ma si lasci liberi di scegliere. Anche di essere freddi assertori di denunce e ragionamenti? Sì, mi piace spingere al massimo il concetto di libertà per toccare il polso di chi non è veramente libero, ed è pronto ad indicare il “vero” cammino. Ritengo, tuttavia, che anche dietro il più complesso ragio- namento, in arte, ci sia sempre l’artista che, con le sue paure e insoddisfazioni, è termometro della società in cui vive. Allora la società, la storia ed il suo evolversi o involversi è lo spunto per riflettere ed il punto di partenza di ogni considerazione. Riconosco che, sovente, anch’io ho paura di farlo. Abbia- mo deciso di delegare in bianco all’arte, in grande misura, la parte emotiva dell’io. Libera di fluire. Dimenticando che ci pos- siamo e, forse, ci dobbiamo permettere di non accettare tutto. Anche con il canale artistico si può fare tutto ciò? Penso di sì. Forse, in modo più originale che in altri campi. C’è ancora tanto da dire e da dare: anche se i significanti sembrano esau- rirsi, i significati, come già detto, sono e rimarranno infiniti. Ricordarlo mi piace. Così, epurare prima facie la produzio- ne artistica da “indispensabili” sentimentalismi e provocazioni è possibile. Non solo tollerabile. Ma, forse, anche auspicabile. Così posso dire che il mondo nel XX secolo può essere rap- presentato come nella tela Un secolo di passione Recuperando la figura umana per contrastare i monitor dei computer e i lin- with a new point of view and, overall, in new ages. Actually, it appears a tangible evidence that consumerism in the complex and globalised current society has instead achieved natural- ness, if not superficiality, flattening, where not isolation and incommunicability. It seems exactly the antithesis of pop’s dream. What task can therefore fulfil art yet? I will answer comparing society and its power tending to homologation, to a vectorial force. With magnitude and direc- tion. Then there is the artist, somehow bearer of an interior world and a way of more or less eccentrically directing it. The vector of the latter one could somehow oppose to the homologating rules of the society. If it were not opposed to the other vector (social), it would be a reporter. Nonetheless, to avoid falling in the easy trick of a judgement, I do not believe it is convenient to express opinions on who addresses its energies on the experimentalism tout court. Warhol, as far as he is concerned, recognised he was nor producing more art than the American society was already doing with its inexorable consumeristic rhythm. Boasting of the absence of any added value in his artistic production. Now, the impatient careful reader may ask: if anybody is free to express itself in this privileged field called art, why are these considerations necessary? Because, I again point out that freedom is also, if not over- all, observing, reflecting, choosing and understanding. To sum up thinking. But how reconciling this with the fact that art is the field of expressive freedom? I believe it is still, if anything has not been already decided. If not judging, at least it must be given the freedom to decide. Even to be cold assertors of denounces and argumenta- tions? Yes, I like to push as much as possible the concept of free- dom to check the attitude of who is not really free, and is ready to indicate the “true” course. Nevertheless, I believe that behind the most complex con- sideration in art there is always the artist, who, with its fears and discontents, is the thermometer of the society where it lives. Hence society, history and its evolution or involution is the starting point to reflect and the starting point of any consider- ation. I recognise that often I’m also afraid to do it. We have decided to largely delegate to art the emotional part of ego. Free to flow. Forgetting that we can and must allow ourselves to not accept everything. Also through the artistic channel is it possible to do all this? I think so. Perhaps, more originally than in other fields. There is still a lot to say and to give: even if meanings seem to finish off, meanings, as I said, are and will remain infinite. I like to remind it. In the same way, it is possible to purify prima facie the artistic production from “vital” sentimentalisms and provocations. Not only tolerable. But, maybe, even desirable. Hence, I can say that the world in the 20th century can be represented as in the painting: Un secolo di passione (a centu-
  • 14. 14 guaggi anonimi dei cellulari. Forse la tela veicola una protesta? Sì, contro la violenza, nella forma. E contro i media, nella sostanza. In più, confesso, è un modo per rappresentare ed esorcizzare le mie paure. Così come vedere il mondo del XXI secolo come nella tela Un secolo di seduzione. Oppure vedere nell’universalità dell’e- lemento pioggia (Acid Rain) quel connotato corrosivo che pro- gressivamente deteriora quel patrimonio dell’umanità racchiu- so nella produzione classica. Giustappunto fatta dall’uomo per l’uomo. Per scoprirci figli di una storia universale non delegata al muto linguaggio globale degli odierni network, ma radicato in quella diversità culturale, non solamente invocata, ma anche conosciuta e riconosciuta più consona all’uomo. Chi può fer- mare questo lucido delirio? Non so se questa razionalità è arte. Forse lo può essere se l’arte non sa già cosa “deve” essere. Se l’arte è una madre benigna che accetta tutti i suoi figli, senza giudicare o perime- trare il suo campo d’azione. Viceversa, penso sarebbe uno sterile campo, delimitato e concluso, spesso etero-diretto e tristemente immobile nel suo vorticoso evolversi formale. Quindi, tornando all’uomo contemporaneo, mi permetto di descriverlo in Amor proprio e psiche. Estraneo, emotivamen- te, alle vicende del mondo e dedito alla cura narcisistica del corpo, inteso come esteriorità, e giocherellante con la psiche (rappresentata dal cerchio, come nella filosofia greca) decisa- mente superflua sopra i glutei, come se annoiato. Sudato e palestrato egli pensa solo a se stesso. Questo uomo mi fa paura. Tuttavia, è la prima volta che mi riconosco un sentimento, come volano della mia ricerca. Forse, non sono così freddamente distaccato ed imperscrutabile, come potevo apparire. Sì, oltre la mia visione del mondo e delle sue inclinazioni vi sono delle paure. Prima di tutte la banalità. non la semplicità. Ma quel “sonno generatore di mostri” della modernità che è l’indifferenza (vedi Il sonno della ragione). Non riconoscere, con gli occhi della ragione, nei nostri per- sonali lati oscuri la proiezione ortogonale sul piano collettivo di una società veloce e violenta (vedi il film, capolavoro, Crash di Paul Haggis) ci porta al paradosso junghiano. Egli, oramai, vec- chio e saggio riferisce che ha imparato a convivere con la sua “ombra”. Quelle pulsioni emotive, a volte distruttive, che risiedo- no in ogni uomo, possono, allora, e, forse, devono essere cono- sciute, razionalizzate, incanalate. Si può usare analogo metro in arte? O tutto e pop. Ingenuo popolare, irriflessivo, come il sogno americano. Quale è allora il bilancio di questo sogno? Si è realiz- zato o ha creato un pericoloso appiattimento? I media ci aiutano a scoprire noi stessi o ci continuano a condizionare? Ritengo, che dietro tutte le denunce della realtà, c’è sempre l’artista con le sue paure, le sue pulsioni, inquietudini, ecc. Stati emotivi che solo la ragione può spiegare ed incanalare, scongiurando il loro sfociare incontrollato in distruttività e violenza. Non è pop. E il suo contrario. È impop. Non è unpop. E un ibrido italianizzato di unpop. Perché, riflettendo appunto, non “italianizzare” almeno in pittura? A ben ricordare e “riflettere” un tempo, ormai lontano, l’Italia e l’arte erano un tutt’uno. Arrigo Musti ry of passion)”, recovering the human figure to challenge PC monitors and the anonym languages of mobile phones. Maybe does the painting carry a protest? Yes, against violence, in the form. And against mass media, in the essence. Furthermore, I confess that it’s a way to represent and exorcise my fears. As watching the world of the 21st century in the painting: Un secolo di seduzione (a century of seduction)”. Or observing in the universality of the acid rain that corrosive connotation, which progressively deteriorates that heritage of mankind enclosed in the artistic production. Indeed made by man for man. To find out that we are children of a universal history not assigned to the mute global language of nowadays networks, but ingrained in the cultural diversity, not only invoked, but also recognised to be more appropriate to mankind. Who can stop such lucid ecstasy? I don’t know of this rationality is art. Maybe it can be if art doesn’t know what “must” be. If art is a benign mother that accepts its sons without judging or limiting its operative field. On the other hand, I think it would be an infertile field, delimited and finished, often hetero-directed and sadly immo- bile in its whirling formal evolving. Hence, coming back to the contemporary human, I feel allowed to describe it in Amor proprio e psiche (self-love and psyche)”. Emotionally alien to world’s events and devoted to the narcissistic care of the body, meant as exteriority, and fid- dling with the psyche (represented by a circle, as in Greek phi- losophy) definitely useless above the gluteus, as bored. Sweaty and nicely shaped, he just thinks to himself. The man scares me. Nevertheless, it’s the first time that I recognise a feeling inside myself as a stimulus to my investiga- tion. Maybe, I’m not so coldly detached and impenetrable, as I could appear. Yes, beyond my vision of world and its inclina- tion there are some fears. First of all banality. Not simplicity. But that “dream generating monsters” of modernity that is indif- ference (see Il sonno della ragione, the sleep of mind). Not recognising, with the eyes of rationality in our personal dark side, the orthogonal projection on the collective plane of a fast and violent society (see the masterpiece movie Crash by Paul Haggis) leads us to the Jungian paradox. When already old and wise, he refers to have learnt to cohabit with his shadow. Those emotional instincts, sometimes destructive, that reside in any human being, can therefore, and maybe must, be known, ratio- nalised, guided. Can an analogous method be used in art? Or is everything pop? Naïve, popular, thoughtless, like the American dream. What is therefore the balance of this dream? Has it been fulfilled or has it created a dangerous flattening? Do mass media help us to discover ourselves or do they keep on influencing us? I believe that behind the accusations of reality, there is always the artist with its fears, instincts, torments, etc. Emotional states that only rationality can explain and direct, avoiding their uncon- trolled end up in destructivity and violence. It’s not pop. It’s the exact contrary. It’s impop. It’s not unpop. It’s an italian hybrid of unpop. Why not Italianising at least in painting? It is worth reminding and “reflecting” that once upon a time Italy and art were one single thing. Arrigo Musti
  • 16. 16 Il console generale del regno del Marocco Youssef Balla ed Arrigo Musti durante la cerimonia d’inaugurazione della tela Acid Rain V, presso il Consolato di Paler- mo. Forse “il sogno americano” di Robert Indiana non è così “ingenuo”. Quest’ultimo mi piace sia il punto di partenza di ogni riflessione che seguirà. Egli così recitava: “Il pop è amore, perché accetta qualunque cosa. Il pop è sganciare la bomba. È il sogno ame- ricano, ottimista, generoso ed ingenuo”. Sono gli anni nei quali esplode il consumismo e la società della comunicazione globale fa capolino, presagendo un futuro prospero, migliore… Si può, al contrario, riconoscere che quel sogno americano della pop art, oggi, vada ampiamente ridimensiona- to e riportato sul campo di un oggettivo, ed almeno parziale, fallimento. Un bilancio è possibile e, finanche, doveroso. Quelle inclinazioni consumistico-capitalistiche, già esemplificate in formule economiche da J.M. Keynes a J.F. Nash, non erano figlie di una ingenuità. Dove non etero-pianificate, le mode e le tendenze dell’epoca, che hanno influenzato milioni di persone, si sono tradotte in inediti bisogni primari. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) Maybe “the american dream” of Robert Indiana is not so “naive”. I like the latter also as a starting point for any consideration that will follow. He used to act like this: “Pop is love, because it accepts anything. Pop is dropping a bomb. It’s the american dream, optimist, generous and naïve”. On the contrary, it can be actually recognized that today that dream has been reduced and brought back to a field of an objective and, at least partial, failure. A balance is possible and even owed. These consumeristic-capitalist inclinations, already exemplified in economic recipes by J.M. Keynes and J.F. Nash, were not the result of innocence. Where not hetero-planned, trends and tendencies of that age, influencing mil- lion of people, have been translated in novel primary needs. (from Some impop considerations by Arrigo Musti) Acid Rain V, cm 200 x 250, tecnica mista ad olio, 2007. Consolato generale del regno del Marocco, Palermo, via Villa Verona (sala ricevimenti). Acid Rain V, cm 200 x 250, mixed technique oil painting, 2007. Consolato gene- rale del regno del Marocco, Palermo, via Villa Verona (sala ricevimenti).
  • 17.
  • 18. 18 Roberto Bilotti ed Arrigo Musti a Palazzo Burgio di Villafiorita (Palermo) durante l’inaugurazione del settecentesco palazzo (ottobre 2007). Sono esposte opere di Arrigo Musti della serie Acid Rain. La filmografia, per esempio, non fu in grado di prevederne in pieno gli sviluppi. Basti pensare che il film cult di S. Kubrik prevedeva per il 2001 una tecnologia avanzata per le conquiste spaziali ed un computer (chi non ricor- da Hal 9000), obsoleto e lento, seppur intelligente. La fine della guerra fredda ha bloccato la via delle scoperte spaziali per una tecnologia più funzionale all’uomo. Ma è stata veramente funzionale all’uomo? Oggi non vi è chi non veda l’effetto spersonalizzante di una comunicazione totale che emargina e crea solitudine. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) For example, filmography was not able to fully predict any development. Just think of S. Kubrik cult movie was predicting an advanced technology by 2010 for space conquests and an obsolete and slow computer, though smart (who does not remember Hal 9000). The end of cold war blocked the way to space discoveries for a tech- nology more functional to mankind. Has it really been functional to mankind? Nowadays anybody can see the depersonalising effect of that kind of communication that excludes and gene- rates loneliness. (from Some impop considerations by Arrigo Musti) Acid Rain II, cm 300 x 200, tecnica mista ad olio (collezione d’arte contempora- nea C. Bilotti). Acid Rain II, cm 300 x 200, mixed technique oil painting (contemporary art col- lection C. Bilotti).
  • 19.
  • 20. 20 Giuseppe Tornatore ed Arrigo Musti discutono d’arte presso l’hotel Zagarella e Sea Palace di S. Flavia (Palermo) durante un incontro del Rotary sul cinema del regista. L’artista, oggi, può, e forse deve, rispondere a tali interrogativi. Infatti, a modesta opinione di chi scrive, lo può fare proprio perché la sua risposta non deve essere rivestita di necessaria obiettività. Ma è, invece, una risposta che si può obiettivizzare, rectius concretizzare, in un manufatto artistico. Manufatto, contenitore di una visuale che, come accertato, nessuno può invalidare più di tanto. Allora una risposta può provenire da una riabilitazione provocatoria della comunicazione globale. Se per globa- le si intende la globalità corporea dell’individuo e non delle masse. Una comunicazione, non artificialmente fil- trata dai media e dai pc, fatta dall’uomo e per l’uomo e correlata alla sua dimensione psico-corporea, spesso inadatta ai ritmi frenetici e emarginanti della società dei consumi. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) Nowadays the artist can, and perhaps must, answer to this inquiring. According to who’s writing, it can do it because its answer does not have to dress up with impartiality. Instead it’s an answer that can be made impar- tial in an artistic work. Artwork, tank of a view that, as ascertained, nobody can invalidate more than a bit. Hence, an answer can arise from provocative rehabilitation of global communication. If global means the cor- poral totality of individual and not masses. A communication, not artificially filtered by Medias and PCs, but made by men for men and connected to its psycho-corporal dimension, often unsuitable to the frantic and emarginated rhythm of the society of wastes. (from Some impop considerations by Arrigo Musti) Acid Rain IV, cm 100 x 140, tecnica mista ad olio, 2006 (collezione privata) Acid Rain IV, cm 100 x 140, mixed technique oil painting, 2006 (private collection)
  • 21.
  • 22. 22 Arrigo Musti con Evgenij Solonovich nella galleria Mecenars di Palermo. Se, pertanto, è consentito, l’artista può continuare ad attingere dalla realtà. Lo farà, però, con occhi nuovi. A distanza di alcuni decenni vi è stata, infatti, una svolta epocale. Che la pop art non poteva prevedere. Così come Robert Indiana indicava la sua visione del fenomeno del consumismo in crescita, oggi l’artista può egualmente azzardare la sua visione. Magari con gli strumenti più variegati. Senza tuttavia cedere, inconsape- volmente, alle mode dello sperimentalismo, ormai manierista, che contraddistingue i nostri tempi. Semplicemen- te ricordando che il nuovo non va cercato a tutti i costi. Questo potrebbe rappresentare una concessione alle mode. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) If, therefore, the artist is allowed to continue and inspire from reality, he would do instead with new eyes. After several decades there has been indeed an epochal turning point. That pop art could not predict. Analogously to Robert Indiana indicating his vision of the social phenomenon of growing consumerism, nowa- days the artist can equally risk its vision. Maybe with the most assorted tools. Though without unconsciously indulging to the trend of experimentalism, by this time mannerist, marking our ages. Simply reminding that nov- elty does not have to be sought at any price. This could represent a concession to trends. (from Some impop con- siderations by Arrigo Musti) Acid Rain I, cm 90 x 100, tecnica mista ad olio, 2006 (collezione privata) Acid Rain I, cm 90 x 100, mixed technique oil painting, 2006 (private collection)
  • 23.
  • 24. 24 Marguerite Barankitse, Milena Mangalaviti e Arrigo Musti e una rappresentante della Croce Rossa internazionale alla sala gialla di Palazzo dei Normanni alla pre- senza delle massime autorità politiche e civili e militari della regione Sicilia. La Barankitse, dopo avere ricevuto una candidatura al Nobel per la pace ed avere conseguito il più alto riconoscimento dell’ONU per la pace nel mondo, incontra la Croce Rossa italiana a Palermo e riceve in omaggio un’opera serigrafica ritoc- cata a mano di Arrigo Musti per il suo Hopital Rema, ove ospita bambini vittime dei massacri in Burundi. Anche in tale circostanza è presente il console marocchi- no Balla a testimonianza del fatto che l’opera di Arrigo Acid Rain V, acquisita dal consolato del Marocco, riveste un ruolo simbolico d’integrazione multietcnica e multirazziale. E se, al contrario, appare necessaria l’innovazione a tutti i costi, forse, sarebbe meglio attingere a quel conteni- tore illimitato dei significati. Non solamente dei significanti. Recuperare il linguaggio dialettico e biunivoco con la realtà, rinunciando alla moda “obsoleta” della provocazio- ne circense, spesso fine a se stessa, potrebbe, già, rappresentare una via percorribile per restituire umanità ed universalità all’arte. Così facendo, l’artista può superare l’angusta visione, invero autoreferenziale, del suo personale mondo interio- re per osservare la società e le tendenze che la caratterizzano. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) And if, on the other hand, innovation seems to be anyhow necessary, maybe it could be better exploiting that immense tank of meanings. Not only of signifiers. Recovering the dialectic language and its bivalence with reality, renouncing to “obsolete” fashion of circensian provocation, often with no further target, could already represent an accessible path to give back the humani- ty and universality of art. In doing so, the artist can overcome the narrow visual, actually self-referential, of its personal interior world to observe the society and its trends. (from Some impop considerations by Arrigo Musti) Acid Rain VII, cm 100 x 140, tecnica mista ad olio, 2007 (collezione privata) Acid Rain VII, cm 100 x 140, mixed technique oil painting, 2007 (private collection)
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  • 26. 26 Philippe Daverio ed Arrigo Musti durante l’inaugurazione di Palazzo Burgio di Vil- lafiorita a Palermo. Infatti, sembra di tangibile evidenza che il consumismo dell’odierna società complessa e globale della comuni- cazione, ha, invece, ottenuto semplicità, se non superficialità, appiattimento, ove non isolamento ed incomuni- cabilità. Sembra esattamente l’antitesi del sogno pop. Allora quale compito può, ancora, adempiere l’arte? (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) Actually, it appears a tangible evidence that consumerism in the complex and globalised current society has instead achieved naturalness, if not superficiality, flattening, where not isolation and incommunicability. It seems exactly the antithesis of pop’s dream. What task can therefore fulfil art yet? (from Some impop considerations by Arrigo Musti) Acid Rain VI, cm 100 x 140, tecnica mista ad olio, 2007 (collezione privata) Acid Rain VI, cm 100 x 140, mixed technique oil painting, 2007 (private collection)
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  • 28. 28 Ennio Morricone ed Arrigo Musti a Villa Cattolica, sede del Museo Renato Gut- tuso (Bagheria) durante la cerimonia voluta dall’assessorato alla Cultura del Comune di Bagheria di conferimento della cittadinanza onoraria bagherese al celebre musicista. Arrigo riveste per l’assessorato alla Cultura del Comune di Bagheria il ruolo di consulente per le arti, multimedialità e promozione artistica. Tuttavia, per non cadere nel facile tranello del giudizio non ritengo sia il caso di esprimere giudizi di valore per chi indirizza le sue energie allo sperimentalismo tout court. Warhol, dal canto suo, riconosceva di non produrre più arte di quanto la società dei consumi americana già facesse, con il suo implacabile ritmo consumistico. Vantandosi dell’assenza, nella sua produzione artistica, di un valore aggiunto. A questo punto, l’attento lettore impaziente si starà chiedendo: se ognuno è libero, in questo privilegiato campo chiamato arte, di esprimere se stesso, perché la necessità di tali riflessioni? Perché riaffermo che la libertà è anche, se non soprattutto, quella di osservare, riflettere, scegliere e capire. Insomma ragionare. Ma come conciliare questo con il fatto che l’arte sia il campo della libertà espressiva? (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) Nonetheless, to avoid falling in the easy trick of a judgement, I do not believe it is convenient to express opin- ions on who addresses its energies on the experimentalism tout court. Warhol, as far as he is concerned, recognised he was nor producing more art than the american society was already doing with its inexorable consumeristic rhythm. Boasting of the absence of any added value in his artis- tic production. Now, the impatient careful reader may ask: if anybody is free to express itself in this privileged field called art, why are these considerations necessary? Because, I again point out that freedom is also, if not overall, observing, reflecting, choosing and understand- ing. To sum up thinking. But how reconciling this with the fact that art is the field of expressive freedom? (from Some impop considerations by Arrigo Musti) Acid Rain VIII, cm 80 x 100, tecnica mista ad olio, 2007, Mecenars. Acid Rain VIII, cm 80 x 100, mixed technique oil painting, 2007, Mecenars.
  • 29.
  • 30. 30 Arrigo Musti e Beatrice Feo a Palazzo Burgio di Villafiorita (Palermo). Ma come conciliare questo con il fatto che l’arte sia il campo della libertà espressiva? Ritengo che lo sia ancora, se già tutto non è stato deciso. Se non si giudica, ma si lasci liberi di scegliere. Anche di essere freddi assertori di denunce e ragionamenti? Sì, mi piace spingere al massimo il concetto di libertà per toccare il polso di chi non è veramente libero, ed è pronto ad indicare il “vero” cammino. Ritengo, tuttavia, che anche dietro il più complesso ragionamento, in arte, ci sia sempre l’artista che, con le sue paure e insoddisfazioni, è termometro della società in cui vive. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) But how reconciling this with the fact that art is the field of expressive freedom? I believe it is still, if anything has not been already decided. If not judging, at least it must be given the freedom to decide. Even to be cold assertors of denounces and argumentations? Yes, I like to push as much as possible the concept of freedom to check the attitude of who is not really free, and is ready to indicate the “true” course. Nevertheless, I believe that behind the most complex consideration in art there is always the artist, who, with its fears and discontents, is the thermometer of the society where it lives. (from Some impop considerations by Arrigo Musti) Acid Rain III, cm 90 x 100, tecnica mista ad olio, 2007, Mecenars. Acid Rain III, cm 90 x 100, mixed technique oil painting, 2007, Mecenars.
  • 31.
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  • 33. XX Un secolo di passione A century of passion
  • 34. 34 Arrigo Musti, Marcello Caruso (assessore al Patrimonio della Provincia regionale di Palermo) e Francesco Musotto (presidente della Provincia di Palermo) a Palaz- zo Comitini, sede della Provincia e del percorso museale d’arte contemporanea, in occasione della allocazione della tela di Arrigo nella collezione d’arte della Pro- vincia (Sala Gialla). Allora la società, la storia ed il suo evolversi o involversi è lo spunto per riflettere ed il punto di partenza di ogni considerazione. Riconosco che, sovente, anch’io ho paura di farlo. Abbiamo deciso di delegare in bianco all’arte, in grande misu- ra, la parte emotiva dell’io. Libera di fluire. Dimenticando che ci possiamo e, forse, ci dobbiamo permettere di non accettare tutto. Anche con il canale artistico si può fare tutto ciò? Penso di sì. Forse, in modo più originale che in altri campi. C’è ancora tanto da dire e da dare: anche se i significanti sembrano esaurirsi, i significati, come già detto, sono e rimarranno infiniti. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) Hence society, history and its evolution or involution is the starting point to reflect and the starting point of any consideration. I recognise that often I’m also afraid to do it. We have decided to largely delegate to art the emotional part of ego. Free to flow. Forgetting that we can and must allow ourselves to not accept everything. Also through the artistic channel is it possible to do all this? I think so. Perhaps, more originally than in other fields. There is still a lot to say and to give: even if meanings seem to finish off, meanings, as I said, are and will remain infinite. (from Some impop considerations by Arrigo Musti) Un secolo di passione, olio su tela, cm 200 x 210, 2005, Provincia regionale di Palermo, Museo d’arte contemporanea. Un secolo di passione, oil on canvas, cm 200 x 210, 2005, Provincia regionale di Palermo, Museo d’arte contemporanea.
  • 35.
  • 36. 36 Il sindaco di Elk Grove (Illinois) riceve dal sindaco di Bagheria un’opera serigrafi- ca di Arrigo Musti per il gemellaggio con la città di Bagheria. Epurare prima facie la produzione artistica da “indispensabili” sentimentalismi e provocazioni è possibile. Non solo tollerabile. Ma, forse, anche auspicabile. Cosi posso dire che il mondo nel XX secolo può essere rappresentato come nella tela Un secolo di passione Recu- perando la figura umana per contrastare i monitor dei computer e i linguaggi anonimi dei cellulari. Forse la tela veicola una protesta? Si contro la violenza, nella forma. E contro i media, nella sostanza. In più, confesso, è un modo per rappresentare ed esorcizzare le mie paure. Cosi come vedere il mondo del XXI secolo come nella tela Un secolo di seduzione. Oppure vedere nell’universa- lità dell’elemento pioggia (Acid Rain) quel connotato corrosivo che progressivamente deteriora quel patrimonio dell’umanità racchiuso nella produzione classica. Giustappunto fatta dall’uomo per l’uomo. Per scoprirci figli di una storia universale non delegata al muto linguaggio globale degli odierni network, ma radicato in quella diver- sità culturale, non solamente invocata, ma anche conosciuta e riconosciuta più consona all’uomo. Chi può fer- mare questo lucido delirio? (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) In the same way, it is possible to purify prima facie the artistic production from “vital” sentimentalisms and provocations. Not only tolerable. But, maybe, even desirable. Hence, I can say that the world in the the 20th century can be represented as in the painting: Un secolo di pas- sione (a century of passion), recovering the human figure to challenge PC monitors and the anonym languages of mobile phones. Maybe does the painting carry a protest? Yes, against violence, in the form. And against mass media, in the essence. Furthermore, I confess that it’s a way to represent and exorcise my fears. As watching the world of the 21st century in the painting: Un secolo di seduzione (a century of seduction). Or observing in the universality of the acid rain that corrosive connotation, which progressively deteriorates that heritage of mankind enclosed in the artistic production. Indeed made by man for man. To find out that we are children of a universal history not assigned to the mute global language of nowadays networks, but ingrained in the cultural diversity, not only invoked, but also recognised to be more appropriate to mankind. Who can stop such lucid ecstasy? (from Some impop considerations by Arrigo Musti) Il Quarto Reich, cm 200 x 280 olio su tela, 2005 (Ordine Avvocati di Palermo, Palazzo di Giustizia di Palermo, aula adunanze avv. Biagio Bruno). Il Quarto Reich, cm 200 x 280 oil on canvas, 2005 (Ordine Avvocati di Palermo, Palazzo di Giustizia di Palermo, aula adunanze avv. Biagio Bruno).
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  • 38. 38 Istallazione d’arte di Arrigo Musti: Un secolo di passione, 2004. Nel video le opere sul XX secolo realizzate da Arrigo entrano virtualmente nelle immagini storiche che hanno caratterizzato il secolo in oggetto. Non so se questa razionalità è arte. Forse lo può essere se l’arte non sa già cosa “deve” essere. Se l’arte è una madre benigna che accetta tutti i suoi figli, senza giudicare o perimetrare il suo campo d’azione. Viceversa, penso sarebbe uno sterile campo, delimitato e concluso spesso etero-diretto e tristemente immobile nel suo vorticoso evolversi formale. Quindi, tornando all’uomo contemporaneo, mi permetto di descriverlo in Amor proprio e psiche [pag. 47]. Estra- neo, emotivamente, alle vicende del mondo e dedito alla cura narcisistica del corpo, inteso come esteriorità, e giocherellante con la psiche (rappresentata dal cerchio, come nella filosofia greca) decisamente superflua sopra i glutei, come se annoiato. Sudato e palestrato egli pensa solo a se stesso. Questo uomo mi fa paura. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) I don’t know of this rationality is art. Maybe it can be if art doesn’t know what “must” be. If art is a benign mother that accepts its sons without judging or limiting its operative field. On the other hand, I think it would be an infertile field, delimited and finished, often hetero-directed and sadly immobile in its whirling formal evolving. Hence, coming back to the contemporary human, I feel allowed to describe it in Amor proprio e psiche (self- love and psyche) [pag. 43]. Emotionally alien to world’s events and devoted to the narcissistic care of the body, meant as exteriority, and fiddling with the psyche (represented by a circle, as in Greek philosophy) definitely use- less above the gluteus, as bored. Sweaty and nicely shaped, he just thinks to himself. The man scares me. (from Some impop considerations by Arrigo Musti) Il sonno della ragione, cm 150 x160, olio su tela, 2004. Mecenars. Il sonno della ragione, cm 150 x160, oil on canvas, 2004. Mecenars.
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  • 40. 40 Arrigo Musti nello studio di pittura a Bagheria (Palermo). È la prima volta che mi riconosco un sentimento, come volano della mia ricerca. Forse, non sono cosi fredda- mente distaccato ed imperscrutabile, come potevo apparire. Si, oltre la mia visione del mondo e delle sue incli- nazioni vi sono delle paure. Prima di tutte la banalità. non la semplicità. Ma quel “sonno generatore di mostri” della modernità che è l’indifferenza (vedi Il sonno della ragione) [pag. 39]. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) it’s the first time that I recognise a feeling inside myself as a stimulus to my investigation. Maybe, I’m not so cold- ly detached and impenetrable, as I could appear. Yes, beyond my vision of world and its inclination there are some fears. First of all banality. Not simplicity. But that “dream generating monsters” of modernity that is indif- ference (see Il sonno della ragione, the sleep of mind) [pag. 35]. (from Some impop considerations by Arrigo Musti) Memories, cm 50 x 120, carboncino su tavola, 2004. Memories, cm 50 x 120, charcoal paintig, 2004.
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  • 43. XXI Un secolo di seduzione A century of seduction
  • 44. 44 Arrigo Musti nella galleria Mecenars in occasione di un incontro con una scolare- sca di un istituto d’arte della regione Sicilia. Non riconoscere, con gli occhi della ragione, nei nostri personali lati oscuri la proiezione ortogonale sul piano collettivo di una società veloce e violenta (vedi il film, capolavoro, Crash di Paul Haggis) ci porta al paradosso junghiano. Egli, oramai, vecchio e saggio riferisce che ha imparato a convivere con la sua “ombra”. Quelle pul- sioni emotive, a volte distruttive, che risiedono in ogni uomo, possono, allora, e, forse, devono essere conosciu- te, razionalizzate, incanalate. Si può usare analogo metro in arte? (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) Not recognising, with the eyes of rationality, in our personal dark side, the orthogonal projection on the collec- tive plane of a fast and violent society (see the masterpiece movie Crash by Paul Haggis) leads us to the Jungian paradox. When already old and wise, he refers to have learnt to cohabit with his shadow. Those emotional instincts, sometimes destructive, that reside in any human being, can therefore, and maybe must, be known, rationalised, guided. Can an analogous method be used in art? (from Some impop considerations by Arrigo Musti) Un secolo di seduzione, cm 160 x 270, olio su tela, 2006. Mecenars. Un secolo di seduzione, cm 160 x 270, oil on canvas, 2006. Mecenars.
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  • 46. 46 Durante il convegno che ha visto a Villa Cattolica (Bagheria), confrontarsi qualifi- cati esponenti di tre, tra le più diffuse religioni monoteiste: padre Gianni Notari, direttore dell’istituto di formazione politica “Pedro Arrupe” di Palermo, il rabbi- no capo di Ferrara, Luciano Caro e l’imam Mohamed Nius Dachan, presidente dell’UCOII (Unione Comunità Islamiche Italiane), già membro del comitato nazio- nale scuola e legalità del ministro della Pubblica Istruzione Fioroni e membro della Consulta Islamica istituita dal ministro degli Interni Giuliano Amato, dalla presi- dentessa dell’Aisma (Associazione Interculturale Sicilia Marocco), Vincenza Mura- tore, era presente anche il console del Marocco, Jussef Balla. Ha moderato il dott. Davide Camarrone, giornalista della Rai 3 Sicilia. Dopo l’intervento di Arrigo Musti sul valore dell’arte come veicolo di conoscenza della diversità culturale e delle radici, spesso comuni, dei popoli mediterranei, gli intervenuti ricevono opere serigrafiche di Arrigo Musti Acid Rain V, opera assunta dal consolato come simbolo dell’integrazione dei popoli mediterranei. Oppure tutto è pop. Ingenuo popolare, irriflessivo, come il sogno americano. Quale è allora il bilancio di questo sogno? Si è realizzato o ha creato un pericoloso appiattimento? I media ci aiutano a scoprire noi stessi o ci con- tinuano a condizionare? Ritengo, che dietro tutte le denunce della realtà, c’è sempre l’artista con le sue paure, le sue pulsioni, inquietudini, ecc. Stati emotivi che solo la ragione può spiegare ed incanalare, scongiurando il loro sfociare incontrollato in distruttività e violenza. Nop è pop. E il suo contrario. È impop. Non è unpop. E un ibrido italianizzato di unpop. Perché, riflettendo appunto, non “italianizzare” almeno in pittura? A ben ricordare e “riflettere” un tempo, ormai lontano, l’Italia e l’arte erano un tutt’uno. (da Alcuni pensieri impop di Arrigo Musti) Or is everything pop? Naïve, popular, thoughtless, like the american dream. What is therefore the balance of this dream? Has it been fulfilled or has it created a dangerous flattening? Do mass media help us to discover our- selves or do they keep on influencing us? I believe that behind the accusations of reality, there is always the artist with its fears, instincts, torments, etc. Emotional states that only rationality can explain and direct, avoiding their uncontrolled end up in destructivity and violence. It’s not pop. It’s the exact contrary. It’s impop. It’s not unpop. It’s an italian hybrid of unpop. Why not italianising at least in painting? It is worth reminding and “reflecting” that once upon a time Italy and art were one single thing. (from Some impop considerations by Arrigo Musti) A destra Amor proprio e psiche, cm 100 x 140, olio su tela, 2006 (collezione privata) A destra Amor proprio e psiche, cm 100 x 140, oil on canvas, 2006 (private collection)
  • 47.
  • 48. 48 Il sindaco di Bagheria omaggia un’opera ad olio di Arrigo Musti (ed una guida del museo R. Guttuso) al Comune di Chicago per ivi rimanervi esposta. La riceve il sindaco di Chicago, Richard Daley. La forza e la bellezza alimentano il desiderio di potenza. Quest’ultimo, immanente nell’odierna società, può sfo- ciare in pericolose aspettative individuali e collettive. I primi due profili della seduzione possono intravedersi nella smorfia tragicomica della M. Monroe - M. Tatcher dai capelli esplosivi, come le atomiche sul Giappone del 1945. Quelle immagini di bellezza e potenza bellica che girarono il mondo, seducendolo e scuotendolo, oggi forse pos- sono essere rilette in chiave critica. L’”ombra” collettiva, proiezione macroscopica ortogonale delle “ombre” individuali, distruttiva e vorace, in re ipsa, può essere arginata dalla sua razionalizzazione e comprensione. Cosicché, come C.G. Jung suggeriva, pos- siamo scendere nell’inferno delle nostre passioni individuali e di massa per superarle ed, infine, uscirne per rimi- rar le stelle (cit. Dante Aligheri - Inferno). Arrigo Strength and beauty feed desire and power. The latter, inherent of nowadays society, may result in dangerous individual and collective expectations. The first two profiles of seduction can be discerned in the tragicomic grimace of M. Monroe - M. Tatcher with explosive hair evoking the atomic bombs on Japan in 1945. These images of beauty and military power that went around the world seducing and shaking it, nowadays can maybe be critically reinterpreted. The collective “shadow”, macroscopic orthogonal projection of individual “shadows”, destructing and greedy, can be stemmed by its rationalization and comprehension. Thus, as C. G. Jung suggested, we can descend the hell of our individual and collective passions aiming to prevail over them and, finally, get out of them to admire the starry sky (cit. Dante Alighieri - Hell). Arrigo Impop art. Il doppio lato della seduzione, cm 120 x 120, carboncino su tavola. Impop art. Il doppio lato della seduzione, cm 120 x 120, charcoal painting.
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  • 50. Arrigo Musti è nato a Palermo nel 1969. Fin da giovanissi- mo manifesta attitudini al disegno, seppur mai coltivate e tra- dotte in studi artistici. Una capacità nella manipolazione delle argille prima e della scultura delle pietre dure dopo viene sco- perta grazie ad una circostanza casuale. In vacanza a ventidue anni ricava dalle sabbie di Camarina (Sicilia) grandi figure di cavalli ed uomini. Nonostante gli incoraggianti risultati, tale attitudine non si tradurrà in un concreto impegno artistico e continuerà i suoi studi giuridici che lo vedranno ottenere otti- mi riconoscimenti accademici. Vince, inoltre, una borsa di stu- dio in una università americana, a New York, e si laurea a Paler- mo con il massimo dei voti e la lode in giurisprudenza. Impe- gnato nelle tematiche di ampio respiro sociale, dai risvolti giu- ridici, partecipa a due importanti conferenze, da correlatore, sul concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso e sull’abuso d’ufficio (presenti, tra gli altri, il presiden- te alla commissione di riforma al codice penale, prof. Antonio Pagliaro), trasmesse anche da Radio Radicale. L’attenzione alle tematiche sociali, non solo della terra in cui vive, contraddistingue i suoi primari interessi, ma avverte fin da allora, 26 anni, che possono esistere strumenti di comunicazione e terreni più idonei alle sue esigenze. Diviene avvocato e poi professore di diritto presso gli istituti superio- ri. Tuttavia, col tempo, percepisce sempre più che probabil- mente la sua reale inclinazione è rimasta ancora latente. Con- segue intanto alcuni master in prestigiose università italiane come la Luiss Management. Solo all’età di 33 anni, dopo avere ricevuto in dono una tela decorativa, decide di interve- nire sui colori della stessa fino a modificarla. Si incuriosisce e si determina studiare, da autodidatta, tecniche pittoriche ed anatomia umana. Proprio quest’ultima viene eletta da lui a terreno principe della sua comunicazione. Terreno che, anco- ra, non aveva trovato un adeguato veicolo espressivo. È il lin- guaggio non verbale e corporeo tout court che più di tutti viene, da Arrigo, riconosciuto idoneo a veicolare nelle sue tele la sua visione della storia e della contemporaneità. Ciò si tradurrà in un costante impegno pittorico che lo vedrà cimen- tarsi con le scottanti tematiche della guerra e della sopraffa- zione hobbesiana del XX secolo. Vengono realizzate, nel giro di pochi anni, tele di grandi dimensioni che troveranno ingresso, per ivi rimanervi, nelle collezioni d’arte contemporanea di Palazzo Comitini, sede della Provincia Regionale di Palermo (XX Un secolo di passio- ne, cm 200 x 250), nel Palazzo di Giustizia di Palermo (Il Quarto Reich, cm 200 x 280), nella sede del Consolato Gene- rale del Regno del Marocco a Palermo (Acid Rain V, cm 200 x 250), nell’Hopital Rema della candidata al nobel per la pace Marguerite Barankitse in Burundi, nella Diocesi di Mahenge del Vescovo A. Ndorobo (Presidente della Caritas della Tanza- nia) e nel municipio di Chicago (Illinois). Da ultimo una tela di grandi dimensioni (Acid Rain II, cm 200 x 300) entra anche nella prestigiosa collezione d’arte contemporanea di C. Bilot- ti. Tali circostanze avvalorano il fatto che le tematiche affron- tate sono figlie di valori universali ed interculturali. Arrigo Musti was born in Palermo in 1969. Since his youth manifests skills in painting, though never deepened and con- verted in artistic studies. Skills in the manipulation of clays first and later in the sculpture of hard rocks unveil during a fortuitous event. During his vacations at the age of 22, he molds big shapes of horses and humans in the sands of Camarina (Sicily). Notwithstanding the encouraging results, these skills do not translate in a substantial artistic dedication and he would continue his juridical studies with excellent academic recognition. In addition, he gets a grant in an American university and achieves the degree in law with top marks cum laude. He is involved in social topics with wide social and juridical implications and takes part to two impor- tant conferences as co-chairman on the topics: external par- ticipation in criminal association of mafia type and public function abuse (with the participation, among others, of the president of the board for the penal code reform), broadcast- ed by Radio Radicale. The attention on social topics, not only from his land, marks his primary interests, though he perceives since that age (26 years old) that he can employ communication tools and fields more appropriate to his nature. He becomes a lawyer and later professor of law in secondary school, achiev- ing several masters in juridical disciplines, though he gets more and more concerned that probably his real attitude is still latent. Only at the age of 33, after receiving as a present a decorative painting, he decides to modify the colors of the painting. He arouses his curiosity and comes to the decision of studying as an autodidact painting techniques and human anatomy. The latter is chosen by him as the main field of his communication. Field that at that time had not found an ade- quate expressive tool yet. The tout court non-verbal and body language is that recognized more than others by Arrigo as the most suitable to carry in his paintings his vision of con- temporary history. This will turn to a constant pictorial engagement in which he tests himself in the controversial topics of war and Hobbesian abuse of XX century. Within few years, he paints large size paintings that are permanently exposed in Palazzo Comitini within the collec- tion of contemporary art, headquarter of the Regional Province of Palermo (XX A Century of Passion, 200x250 cm), in the Hall of Justice of Palermo (Il Quarto Reich, 200 x 280 cm), in the headquarter of the Reign of Morocco General Consulate (Acid Rain V, 200 x 260 cm), in the Hopital Rema of Marguerite Barankitse, Nobel Prize candidate, in Burundi, in Diocese of Mahenge (Bishop A. Ndorobo Caritas President of Tanzania) and in the town hall of Chicago (Illinois). Last but not least a large sized painting (Acid Rain II, 200 x 250 cm) is included in C. Bilotti’s prestigious collection of contem- porary art. These circumstances thus strengthen the fact that the topics handled are based on universal and intercultural values. Furthermore, he takes part to several solo exhibitions receiving several ackowledgements. BIOGRAFIA BIOGRAPHY 50
  • 51. Partecipa a svariate mostre personali in Italia e ricevendo alcuni riconoscimenti. La galleria Mecenars si Palermo espone in permanenza le opere di Arrigo. Ha realizzato una video istallazione, XX, un secolo di pas- sione, che è stata proiettata nelle scuole ed in alcuni Comuni della Provincia di Palermo. È stato varie volte invitato come presidente di giurie arti- stiche o giurato in manifestazioni ed estemporanee di pittura ed arte tout court, tra le quali il Capacicinemabreve nel 2005. Si sono interessate a lui quasi tutte le testate giornalistiche siciliane a nazionali. Viene nominato nel 2007 dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Bagheria consulente alle arti, mul- timedialità e promozione artistica territoriale. Elabora il mani- festo artistico impop art che incuriosisce anche Giuseppe Tor- natore (regista), che all’uopo vuole scrivere un appassionato pensiero sull’artista concittadino e sulla sua produzione pittori- ca. Infine, anche Evgenij Solonovich (professore di Letteratura italiana presso l’Università Gorky di Mosca, poeta e traduttore dei classici italiani in lingua russa) si è interessato alla sua pro- duzione artistica ed al relativo manifesto. All’uopo ha voluto aggiungere le sue considerazioni in merito. Arrigo ha ricevuto, inoltre, richieste di esporre in gallerie londinesi ed il suo sito web, www.arrigomusti.it, è ospitato dalla Charles Saatchi Gallery di Londra. Di lui hanno scritto anche la direttrice del museo Renato Guttuso in Bagheria, Dora Favatella Lo Cascio (storico dell’arte), il critico d’arte Daniela Bri- gnone, il presidente della commissione V cultura all’Assemblea Regionale Siciliana dott. Antonello Antinoro, eccetera. Da ulti- mo la serie pioggia acida (Acid Rain) sta caratterizzando una svolta nell’elaborazione e personalizzazione della rappresenta- zione delle immagini, pur rimanendo fedele alle consuete tema- tiche di denuncia delle inclinazioni e della violenza fisica e cul- turale dell’uomo moderno. Perpetrata in definitiva su se stesso. Vive e lavora a Bagheria (Palermo). The Mecenars gallery in Palermo permanently hosts Arri- go’s works. In addition, he had filmed a video, XX, a century of passion, that has been projected in schools and some municipalities of Palermo’s Province. He has also been invited as president in artistic juries in manifestations of painting and art tout-court. Among them, the Capacicinemabreve in 2005. Most of the Sicilian and national press has devoted interest in his work. He has been recently appointed in 2007 by the Council of Culture of Bagheria: advisor for arts, use of multi- media and territorial artistic promotion. He has developed the artistic manifest “impop art” that has aroused the curiosity of Giuseppe Tornatore (film director), who has accordingly writ- ten an enthusiastic comment on the artist fellow citizen and his artistic production. Finally, Evgenij Solonovich (professor of Italian literature at Gorky Univesity in Moscow and poet and translator of Italian classis in Russian) ha also paid attention to Arrigo’s artistic production and the related manifesto. Accord- ingly he wanted to include his considerations. Arrigo has received several requests to expose in galleries in London and his web site: www.arrigomusti.it is hosted by the Charles Saatchi Gallery of London. The director of the Renato Guttuso Museum in Bagheria, Dora Favatella Lo Cascio (art his- torian), the art critic Daniela Brignone, the president of the fifth cultural committee of the Assemblea Regionale Siciliana Dr. Antonello Antinoro have all written about him. Last but not least, the series Acid Rain is charachterizing a turning point in the elaboration and personalization of images representation, though remaining faithful to the usual topics of accusation of the inclinations and the physical and cultural violence of the modern human being. Eventually perpetrated on itself. He lives and works in Bagheria (Palermo). 51
  • 52. Finito di stampare nel mese di dicembre 2007 dalle Officine Tipografiche Aiello & Provenzano, Bagheria per conto del Gruppo Editoriale Kalós