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Castelbuono

I segnalisilenziosi
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Anno pastorale 2011-2012
IV Convegno Ecclesiale Nazionale

«… La società in cui viviamo va compresa
nei suoi dinamismi e nei suoi
meccanismi, così come la cultura va
compresa nei suoi modelli di pensiero e di
comportamento, prestando anche
attenzione al modo in cui vengono
prodotti e modificati. Se ciò venisse
sottovalutato o perfino ignorato, la
testimonianza cristiana correrebbe il rischio
I modelli di pensiero
22 Ottobre: F. Nietzsche
19 Novembre: E. Severino
10 Dicembre: E. Scalfari

14 Gennaio: H. Küng
25 Febbraio: C.M. Martini
24 Marzo: E. Bianchi
21 Aprile: E. De Luca
19 Maggio: E. Hillesum
card. Carlo Maria Martini (Torino, 15 febbraio
1927)
In Italia tentano spesso di
servirsi di questo
coraggioso alto prelato
come di un antipapa a
causa della sua mentalità
aperta.
Il cardinale si limita a
sorridere e a dire:
“Sono, semmai, un antepapa, un precursore e
preparatore per il Santo
Padre”.
verità
Pro veritateadversadiligere
Per la verità amare le avversità
“Preso dalla Regola pastorale di san
Gregorio Magno - dice - il mio motto
suona così: „pro veritateadversadiligere‟, e
cioè per il servizio della verità essere
pronto ad amare le avversità. Oggi la
negazione della verità assume spesso la
figura dell‟omissione voluta e
colpevole, condizionata dalla paura o
dall‟interesse, o anche dalla paciosità: mi
guardi il Signore da queste trappole!”.
Roma = il Gesuita
Gerusalemme = il Biblista
Milano = il Pastore
Roma = il Gesuita
Gerusalemme = il Biblista
Milano = il Pastore
Roma = il Gesuita
Gerusalemme = il Biblista
Milano = il Pastore
I grandi temi
1. La Parola di Dio
2. Il Ministero
3. Le questioni esistenziali (la fede, il
dolore, il silenzio di Dio, l'ingiustizia).
4. Il rapporto Chiesa - società
Un proverbio indiano parla di
quattro stadi nella vita dell'uomo.
Il primo è quello nel quale si
impara.
Il secondo è quello nel quale si
insegna e si servono gli
altri, mettendo a punto ciò che si è
imparato.
Il terzo stadio è quello del
silenzio, della riflessione, del
ripensamento.
Il quarto tempo: si impara a
mendicare; è il tempo in cui si
Le età della vita. Una guida dall’alba al
tramonto dell’avventura umana, Milano 2010.
Lettera ai giovani che non
incontro
Caro amico, cara amica,
non stupirti per questa mia lettera
indirizzata proprio a te.
M'è stato impossibile incontrarti:
dove andavo io,
tu non c'eri
e dove andavi tu...
io non c'ero!
Tuttavia le nostre strade si sono spesso
incrociate.
Mi sono domandato: come presentarmi?
Ho deciso, allora, di scriverti.
Io tenterò di essere breve e tu cerca di
arrivare fino in fondo.
Nessuna persona umana, uomo o donna, si
rassegna a vivere una vita insignificante.
Nessuno vorrebbe sentirsi un essere
inutile, in balia degli altri o del caso.
Nessuno può diventare “padrone”
dell'uomo.
Il cuore umano
è più ricco di quanto possa apparire;
è più sensibile di quanto si possa
immaginare;
è generatore di energie insperate;
è miniera di potenzialità
spesso poco conosciute o soffocate
dalla poca stima di se stessi,
dalla frustrante convinzione che “tanto è
impossibile cambiare qualcosa... tanto io
non ce la faccio!”.
A questo punto, allora, vorrei
valutare con te alcune proposte
La prima è: prova a interrogarti sulle
verità che stanno nel più profondo di te.
Fatti aiutare da qualcuno in cui hai
fiducia.
Nel silenzio sentiti voluto bene da Dio e, se
riesci, parlagli: “Mio Dio, come è difficile
orientarsi nella vita: dammi una mano!”.
La seconda: cerca di conoscere Gesù.
Domandati che cosa pensi di lui, della sua
vita, della sua morte in croce.
La terza proposta: prova a “cambiare tu le
carte in tavola”.
Parla,
discuti,
fa' sentire
la tua voce,
le tue esigenze,
i tuoi problemi,
i motivi che ti hanno allontanato
da Dio
e dalla Chiesa.
L'ultima proposta: la commozione che
provi tenta di tradurla, magari con l'aiuto
di qualche amico, nell'impegno
concreto, nel volontariato.
Carlo Maria MartiniGeorgSporschill, Conversazioni notturne a
Gerusalemme. Sul rischio della fede, Milano
Carlo Maria MartiniGeorgSporschill, Conversazioni notturne a
Gerusalemme. Sul rischio della fede, Milano
Da molti anni lavoro a contatto con i senza
tetto e i bambini di strada. Il servizio sociale è
per me una fonte di fede, così come la
preghiera, l’amicizia e le Sacre Scritture ...
Il coraggio di decidere
Tra i giovani dobbiamo distinguere
diversi gruppi
1. Quelli che non nutrono particolare
interesse per valori spirituali, religione o
problemi sociali.
E’ difficile che la Chiesa entri in contatto
con loro se non in modo superficiale.
2. Coloro che vengono da noi perché
sperano di trovare in noi qualcosa che non
trovano altrove.
Vengono perché hanno bisogno di una
comunità e vorrebbero conoscere altri
giovani.
Non vogliono essere soli, ma sono meno
interessati a interrogarsi sulla preghiera o
su Dio.
3. Molti giovani che difendono dei
valori, sono interessati a questioni spirituali
o sociali, ma mantengono le distanze dalla
Chiesa. Magari hanno gli stessi
obiettivi, ma li promuovono lontano dalla
Chiesa. Anche questi giovani sono spesso
soli, hanno bisogno di un contesto, di un
accompagnamento di una comunità.
4. I giovani che vengono da noi chiedendo:
come posso diventare un buon cristiano?
Come posso imparare a pregare, come
posso leggere le Sacre Scritture?
Domandano di Dio e anche della loro
missione nel mondo. Occorre aiutarli a
superare lo sconforto e l‟incertezza e a
prendere una decisione, anche a costo di
fallire.
Mi chiedo come possiamo
riconquistarli
Per una Chiesa aperta
Vi è un'indubbia tendenza a prendere le
distanze dal concilio. Il coraggio e le forze
non sono più grandi come a quell'epoca e
subito dopo. Ed è indubbio che nel primo
periodo di apertura alcuni valori sono
stati buttati a mare. La Chiesa si è
dunque indebolita. Altre energie si sono
disperse nelle controversie postconciliari.
Eppure quegli accaniti dibattiti erano
necessari.
Anche se ogni mutamento radicale
richiede sacrifici ed è inevitabile che vi
siano esagerazioni, credo nella prospettiva
lungimirante e nell'efficacia del concilio.
Esso ha affrontato con coraggio i problemi
del suo tempo. Invece di ritrarsi con
timore, ha avviato un dialogo con il mondo
moderno così com'è.
Il concilio ha innanzitutto individuato le
molte buone energie che nel mondo
perseguono lo stesso scopo della nostra
Chiesa, cioè quello di aiutare gli uomini e
di cercare e venerare l'unico Dio.
Le grandi religioni e le diverse
confessioni cristiane offrono un
orientamento a chi ne è in cerca, curano i
feriti, si battono per la giustizia e per quelle
condizioni che diano a tutti i bambini e a
tutti i giovani la possibilità di una buona
formazione e di un futuro dignitoso.
A Milano avevo istituito la Cattedra dei
non credenti per sentirli parlare del loro
contributo alla salvezza del mondo e di ciò
che hanno da dire all'uomo. Volevo
coinvolgere individui pensanti.
Dovevano partecipare con la loro ricerca
della verità.
Attraverso questa cattedra molti cattolici
dotati di spirito critico nelle nostre
file, hanno imparato a essere aperti al
dialogo e a parlare della fede. In queste
discussioni con i non credenti, alcuni hanno
scoperto i tesori della loro fede e i dolorosi
limiti della Chiesa. Non si avvertiva alcuna
ostilità, piuttosto amicizia. Il risultato più
importante è stato l'esaurirsi di paure e
pregiudizi.
Lei auspica una Chiesa aperta
In cosa ripone la sua fiducia?
Sì, voglio
una Chiesa aperta,
una Chiesa che abbia le porte aperte alla
gioventù,
una Chiesa che guardi lontano.
Non saranno né il conformismo né tiepide
proposte a rendere la Chiesa interessante.
Io confido nella radicalità della parola di
Gesù che dobbiamo tradurre nel nostro
mondo: come aiuto nell'affrontare la
vita, come buona novella che Gesù vuole
portare. Tradurre non significa svilire.
Sono colpito dalla domanda di Gesù: il
Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la
fede?
Egli non chiede: troverò una Chiesa
grande e bene organizzata?
Sa apprezzare anche una Chiesa piccola e
modesta, che ha una fede salda e agisce di
conseguenza.
Non dobbiamo dipendere dai numeri e dai
successi.
Saremo molto più liberi di seguire la
chiamata di Gesù.
Da vescovo, ho spesso riflettuto sui nuovi
movimenti religiosi, molti sono partiti da
Milano [Comunione e Liberazione].
Mi sono sforzato di capire se ci guidino nel
futuro.
E naturalmente mi sono anche chiesto: non
mettono in ombra i comuni e bravi
cattolici?
Come vescovo ha sempre dovuto prendere
molte decisioni che avevano conseguenze
per il futuro.
Quali sono i criteri per una decisione
valida e duratura?
È fondamentale ascoltare lo Spirito
Santo, interrogare Dio e anche i fratelli e
le sorelle. Insieme possiamo elaborare un
programma per il futuro.
Un vescovo non parte dalla propria
opinione limitandosi a metterla in
pratica, non funziona in questo modo.
Una dote necessaria è il coraggio civile e il
coraggio di dire la verità.
È importante riconoscere quale sia il
momento giusto per farlo.
Questa nozione è un dono dello Spirito
Santo.
Non possiamo sempre gridare forte la
verità. Essa presuppone amore e
sensibilità. I vescovi non sono
soli, possono ascoltare i loro fratelli e
sorelle, le loro collaboratrici e i loro
collaboratori.
La Chiesa ha sempre bisogno di riforme.
La forza riformatrice deve venire dal suo
interno. Non solo il singolo, ma anche la
comunità e la Chiesa locale possono fare
esercizi spirituali, rivedere il proprio
percorso, individuare cosa sia riuscito e
quali siano stati gli errori.
Martin Lutero fu un grande riformatore.
Il suo amore per le Sacre Scritture, dalle
quali ricavò buone idee, è la cosa più
importante. Io stesso devo molto nella
scienza biblica ai grandi autori protestanti.
In Lutero trovo problematico il punto in
cui, da riforme necessarie e da ideali, crea
un sistema a sé.
Un sistema a sé
da Lutero a Paolo VI
Papa Paolo VI, con un solitario senso del
dovere e mosso da profonda convinzione
personale, pubblicò l‟enciclica Humanae Vitae.
Sottrasse scientemente l‟argomento ai dibattiti
dei padri conciliari; in questa materia volle
assumere una responsabilità altamente
personale. A lunga scadenza, la solitudine di
questa decisione non si è dimostrata un
presupposto favorevole per trattare il tema
sessualità e famiglia. Papa Giovanni Paolo II
ha seguito la via di una rigorosa applicazione.
Per i temi che riguardano la vita e
l‟amore, sapere ammettere i propri errori
e la limitatezza delle proprie vedute di
ieri è segno di grandezza d’animo e di
sicurezza.
Guardare la meta è più importante che
domandarsi se sia permesso o se sia
peccato. La sessualità ha una dinamica che
non ti lascia soddisfatto di ciò che hai
ottenuto. Se resti dove sei, distruggi te
stesso e il rapporto.
Illusioni e divieti non portano a nulla.
Nel Concilio Vaticano IIla Chiesa cattolica
si è lasciata ispirare anche dalle riforme
di Lutero, avviando un processo di
rinnovamento dall'interno. Per la prima
volta, i tesori della Bibbia sono stati
presentati ai cattolici su base allargata.
Abbiamo un nuovo rapporto con il
mondo, con le sue difficoltà e con il suo
sapere.
Anche il movimento ecumenico è una
conseguenza delle riforme.
Ai suoi occhi cosa contraddistingue un
cristiano nella situazione attuale?
Un cristiano si distingue per il suo
coraggio che gli viene dalla fede. Sa che
Dio Io guida e lo sostiene. E allo stesso
modo Dio parla per bocca degli altri. Vale
dunque la pena di ascoltare l'opinione
altrui.
I cristiani non temono il dialogo, cercano
la collaborazione di persone di diversa fede
e pensiero, di chi pone domande e di chi è
insoddisfatto.
Con loro, insieme e in concorrenza, i
cristiani portano nel mondo
luce, orientamento, guarigione, protezione,
pace e gioia di vivere.
L'insieme dei cristiani nell'ecumenismo e il
dialogo interreligioso sono richiesti e
favoriti dalle necessità del mondo.
Come potrebbe presentarsi un insieme di
questo genere?
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Doroteo di Gaza
IL MONDO
DIO

IL MONDO
I MODI DI VIVERE

DIO

IL MONDO
Come vede le relazioni interreligiose?
Quali sono gli obiettivi?
E i modelli?
Possiamo imparare a conoscere le vie
orientali della spiritualità, forse non
comprenderle. Non dobbiamo imitare o
mescolare con leggerezza le tradizioni.
Nell'autunno del 2007 sono rimasto molto
impressionato dalle proteste dei monaci
birmani: hanno dimostrato pacificamente
per la libertà. Hanno rischiato la vita per
la libertà e la giustizia. Da noi chi osa più
mettere a repentaglio la propria vita con
tanta decisione?
In Europa l'islam rappresenta sempre più
una sfida politica e anche religiosa.
Quale compito si propone la nostra Chiesa
nei confronti dell'islam?
Ritengo vi siano tre grandi compiti.
1. Combattere pregiudizi diffusi e nemici
immaginari.
I fondamentalisti esistono da entrambe le
parti.
Soltanto l'istruzione e il progresso sociale
possono privarli del potere.
In questo consiste uno degli attuali compiti
di noi cristiani: essere all'altezza del
nostro ruolo di ospitanti.
2. Guardiamo alle differenze tra le nostre
religioni. I contrasti tra cristiani e
musulmani sono nati anche da diverse
concezioni della Trinità.
Il rapporto con l'islam è per noi cristiani
una continua sfida alla fede nell'unico Dio.
3. L'islam è una religione figlia del
cristianesimo, così come il cristianesimo è
una religione figlia dell'ebraismo.
Come vescovo cattolico approverebbe la
costruzione di un minareto e
permetterebbe a un'insegnante di
indossare il velo?
Se i musulmani sono molti o la
maggioranza, avranno bisogno del
minareto, proprio come i cristiani hanno
bisogno delle campane quando sono
numerosi.
Anch'essi non possono pretendere le
campane se sono solo un gruppetto tra
persone di confessione diversa.
Il velo è un simbolo della religione.
Nonè che io sia contrario.

Se un'insegnante o una studentessa debba
indossare il velo a scuola è un problema di
competenza dello Stato.
La democrazia tratterà le grandi comunità
religiose in modo uguale.
Per poter tramandare il
cristianesimo e farlo rifiorire
Consegna ai tuoi figli un mondo che non
sia rovinato.
Fa‟ sì che siano radicati nella
tradizione, soprattutto nella Bibbia.
Leggila insieme a loro.
Abbi profonda fiducia nei giovani, essi
risolveranno i problemi.
Non dimenticare di dare loro anche dei
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Impareranno a sopportare difficoltà e
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Carlo Maria Martini

  • 1. comunitàparrocchiale “S. Antoninomartire” Castelbuono I segnalisilenziosi eimoltepliciindizi In dialogo con imendicantidell’Assoluto Anno pastorale 2011-2012
  • 2. IV Convegno Ecclesiale Nazionale «… La società in cui viviamo va compresa nei suoi dinamismi e nei suoi meccanismi, così come la cultura va compresa nei suoi modelli di pensiero e di comportamento, prestando anche attenzione al modo in cui vengono prodotti e modificati. Se ciò venisse sottovalutato o perfino ignorato, la testimonianza cristiana correrebbe il rischio
  • 3. I modelli di pensiero
  • 4. 22 Ottobre: F. Nietzsche 19 Novembre: E. Severino 10 Dicembre: E. Scalfari 14 Gennaio: H. Küng 25 Febbraio: C.M. Martini 24 Marzo: E. Bianchi 21 Aprile: E. De Luca 19 Maggio: E. Hillesum
  • 5.
  • 6.
  • 7. card. Carlo Maria Martini (Torino, 15 febbraio 1927)
  • 8. In Italia tentano spesso di servirsi di questo coraggioso alto prelato come di un antipapa a causa della sua mentalità aperta. Il cardinale si limita a sorridere e a dire: “Sono, semmai, un antepapa, un precursore e preparatore per il Santo Padre”.
  • 9.
  • 11. Pro veritateadversadiligere Per la verità amare le avversità
  • 12. “Preso dalla Regola pastorale di san Gregorio Magno - dice - il mio motto suona così: „pro veritateadversadiligere‟, e cioè per il servizio della verità essere pronto ad amare le avversità. Oggi la negazione della verità assume spesso la figura dell‟omissione voluta e colpevole, condizionata dalla paura o dall‟interesse, o anche dalla paciosità: mi guardi il Signore da queste trappole!”.
  • 13. Roma = il Gesuita Gerusalemme = il Biblista Milano = il Pastore
  • 14. Roma = il Gesuita Gerusalemme = il Biblista Milano = il Pastore
  • 15. Roma = il Gesuita Gerusalemme = il Biblista Milano = il Pastore
  • 17. 1. La Parola di Dio 2. Il Ministero 3. Le questioni esistenziali (la fede, il dolore, il silenzio di Dio, l'ingiustizia). 4. Il rapporto Chiesa - società
  • 18.
  • 19. Un proverbio indiano parla di quattro stadi nella vita dell'uomo. Il primo è quello nel quale si impara. Il secondo è quello nel quale si insegna e si servono gli altri, mettendo a punto ciò che si è imparato. Il terzo stadio è quello del silenzio, della riflessione, del ripensamento. Il quarto tempo: si impara a mendicare; è il tempo in cui si
  • 20. Le età della vita. Una guida dall’alba al tramonto dell’avventura umana, Milano 2010.
  • 21. Lettera ai giovani che non incontro
  • 22. Caro amico, cara amica, non stupirti per questa mia lettera indirizzata proprio a te.
  • 23. M'è stato impossibile incontrarti: dove andavo io, tu non c'eri e dove andavi tu... io non c'ero! Tuttavia le nostre strade si sono spesso incrociate.
  • 24. Mi sono domandato: come presentarmi? Ho deciso, allora, di scriverti. Io tenterò di essere breve e tu cerca di arrivare fino in fondo.
  • 25. Nessuna persona umana, uomo o donna, si rassegna a vivere una vita insignificante. Nessuno vorrebbe sentirsi un essere inutile, in balia degli altri o del caso.
  • 26. Nessuno può diventare “padrone” dell'uomo.
  • 27. Il cuore umano è più ricco di quanto possa apparire; è più sensibile di quanto si possa immaginare; è generatore di energie insperate; è miniera di potenzialità spesso poco conosciute o soffocate dalla poca stima di se stessi, dalla frustrante convinzione che “tanto è impossibile cambiare qualcosa... tanto io non ce la faccio!”.
  • 28. A questo punto, allora, vorrei valutare con te alcune proposte
  • 29. La prima è: prova a interrogarti sulle verità che stanno nel più profondo di te. Fatti aiutare da qualcuno in cui hai fiducia. Nel silenzio sentiti voluto bene da Dio e, se riesci, parlagli: “Mio Dio, come è difficile orientarsi nella vita: dammi una mano!”.
  • 30. La seconda: cerca di conoscere Gesù. Domandati che cosa pensi di lui, della sua vita, della sua morte in croce.
  • 31. La terza proposta: prova a “cambiare tu le carte in tavola”. Parla, discuti, fa' sentire la tua voce, le tue esigenze, i tuoi problemi, i motivi che ti hanno allontanato da Dio e dalla Chiesa.
  • 32. L'ultima proposta: la commozione che provi tenta di tradurla, magari con l'aiuto di qualche amico, nell'impegno concreto, nel volontariato.
  • 33. Carlo Maria MartiniGeorgSporschill, Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede, Milano
  • 34. Carlo Maria MartiniGeorgSporschill, Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede, Milano
  • 35. Da molti anni lavoro a contatto con i senza tetto e i bambini di strada. Il servizio sociale è per me una fonte di fede, così come la preghiera, l’amicizia e le Sacre Scritture ...
  • 36. Il coraggio di decidere
  • 37. Tra i giovani dobbiamo distinguere diversi gruppi
  • 38. 1. Quelli che non nutrono particolare interesse per valori spirituali, religione o problemi sociali. E’ difficile che la Chiesa entri in contatto con loro se non in modo superficiale.
  • 39. 2. Coloro che vengono da noi perché sperano di trovare in noi qualcosa che non trovano altrove. Vengono perché hanno bisogno di una comunità e vorrebbero conoscere altri giovani. Non vogliono essere soli, ma sono meno interessati a interrogarsi sulla preghiera o su Dio.
  • 40. 3. Molti giovani che difendono dei valori, sono interessati a questioni spirituali o sociali, ma mantengono le distanze dalla Chiesa. Magari hanno gli stessi obiettivi, ma li promuovono lontano dalla Chiesa. Anche questi giovani sono spesso soli, hanno bisogno di un contesto, di un accompagnamento di una comunità.
  • 41. 4. I giovani che vengono da noi chiedendo: come posso diventare un buon cristiano? Come posso imparare a pregare, come posso leggere le Sacre Scritture? Domandano di Dio e anche della loro missione nel mondo. Occorre aiutarli a superare lo sconforto e l‟incertezza e a prendere una decisione, anche a costo di fallire.
  • 42. Mi chiedo come possiamo riconquistarli
  • 43. Per una Chiesa aperta
  • 44. Vi è un'indubbia tendenza a prendere le distanze dal concilio. Il coraggio e le forze non sono più grandi come a quell'epoca e subito dopo. Ed è indubbio che nel primo periodo di apertura alcuni valori sono stati buttati a mare. La Chiesa si è dunque indebolita. Altre energie si sono disperse nelle controversie postconciliari. Eppure quegli accaniti dibattiti erano necessari.
  • 45. Anche se ogni mutamento radicale richiede sacrifici ed è inevitabile che vi siano esagerazioni, credo nella prospettiva lungimirante e nell'efficacia del concilio. Esso ha affrontato con coraggio i problemi del suo tempo. Invece di ritrarsi con timore, ha avviato un dialogo con il mondo moderno così com'è.
  • 46. Il concilio ha innanzitutto individuato le molte buone energie che nel mondo perseguono lo stesso scopo della nostra Chiesa, cioè quello di aiutare gli uomini e di cercare e venerare l'unico Dio.
  • 47. Le grandi religioni e le diverse confessioni cristiane offrono un orientamento a chi ne è in cerca, curano i feriti, si battono per la giustizia e per quelle condizioni che diano a tutti i bambini e a tutti i giovani la possibilità di una buona formazione e di un futuro dignitoso.
  • 48. A Milano avevo istituito la Cattedra dei non credenti per sentirli parlare del loro contributo alla salvezza del mondo e di ciò che hanno da dire all'uomo. Volevo coinvolgere individui pensanti. Dovevano partecipare con la loro ricerca della verità.
  • 49. Attraverso questa cattedra molti cattolici dotati di spirito critico nelle nostre file, hanno imparato a essere aperti al dialogo e a parlare della fede. In queste discussioni con i non credenti, alcuni hanno scoperto i tesori della loro fede e i dolorosi limiti della Chiesa. Non si avvertiva alcuna ostilità, piuttosto amicizia. Il risultato più importante è stato l'esaurirsi di paure e pregiudizi.
  • 50. Lei auspica una Chiesa aperta In cosa ripone la sua fiducia?
  • 51. Sì, voglio una Chiesa aperta, una Chiesa che abbia le porte aperte alla gioventù, una Chiesa che guardi lontano. Non saranno né il conformismo né tiepide proposte a rendere la Chiesa interessante.
  • 52. Io confido nella radicalità della parola di Gesù che dobbiamo tradurre nel nostro mondo: come aiuto nell'affrontare la vita, come buona novella che Gesù vuole portare. Tradurre non significa svilire.
  • 53. Sono colpito dalla domanda di Gesù: il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede? Egli non chiede: troverò una Chiesa grande e bene organizzata?
  • 54. Sa apprezzare anche una Chiesa piccola e modesta, che ha una fede salda e agisce di conseguenza. Non dobbiamo dipendere dai numeri e dai successi. Saremo molto più liberi di seguire la chiamata di Gesù.
  • 55. Da vescovo, ho spesso riflettuto sui nuovi movimenti religiosi, molti sono partiti da Milano [Comunione e Liberazione]. Mi sono sforzato di capire se ci guidino nel futuro. E naturalmente mi sono anche chiesto: non mettono in ombra i comuni e bravi cattolici?
  • 56. Come vescovo ha sempre dovuto prendere molte decisioni che avevano conseguenze per il futuro. Quali sono i criteri per una decisione valida e duratura?
  • 57. È fondamentale ascoltare lo Spirito Santo, interrogare Dio e anche i fratelli e le sorelle. Insieme possiamo elaborare un programma per il futuro. Un vescovo non parte dalla propria opinione limitandosi a metterla in pratica, non funziona in questo modo.
  • 58. Una dote necessaria è il coraggio civile e il coraggio di dire la verità. È importante riconoscere quale sia il momento giusto per farlo. Questa nozione è un dono dello Spirito Santo.
  • 59. Non possiamo sempre gridare forte la verità. Essa presuppone amore e sensibilità. I vescovi non sono soli, possono ascoltare i loro fratelli e sorelle, le loro collaboratrici e i loro collaboratori.
  • 60. La Chiesa ha sempre bisogno di riforme. La forza riformatrice deve venire dal suo interno. Non solo il singolo, ma anche la comunità e la Chiesa locale possono fare esercizi spirituali, rivedere il proprio percorso, individuare cosa sia riuscito e quali siano stati gli errori.
  • 61. Martin Lutero fu un grande riformatore. Il suo amore per le Sacre Scritture, dalle quali ricavò buone idee, è la cosa più importante. Io stesso devo molto nella scienza biblica ai grandi autori protestanti.
  • 62. In Lutero trovo problematico il punto in cui, da riforme necessarie e da ideali, crea un sistema a sé.
  • 63. Un sistema a sé da Lutero a Paolo VI
  • 64. Papa Paolo VI, con un solitario senso del dovere e mosso da profonda convinzione personale, pubblicò l‟enciclica Humanae Vitae. Sottrasse scientemente l‟argomento ai dibattiti dei padri conciliari; in questa materia volle assumere una responsabilità altamente personale. A lunga scadenza, la solitudine di questa decisione non si è dimostrata un presupposto favorevole per trattare il tema sessualità e famiglia. Papa Giovanni Paolo II ha seguito la via di una rigorosa applicazione.
  • 65. Per i temi che riguardano la vita e l‟amore, sapere ammettere i propri errori e la limitatezza delle proprie vedute di ieri è segno di grandezza d’animo e di sicurezza.
  • 66. Guardare la meta è più importante che domandarsi se sia permesso o se sia peccato. La sessualità ha una dinamica che non ti lascia soddisfatto di ciò che hai ottenuto. Se resti dove sei, distruggi te stesso e il rapporto. Illusioni e divieti non portano a nulla.
  • 67. Nel Concilio Vaticano IIla Chiesa cattolica si è lasciata ispirare anche dalle riforme di Lutero, avviando un processo di rinnovamento dall'interno. Per la prima volta, i tesori della Bibbia sono stati presentati ai cattolici su base allargata.
  • 68. Abbiamo un nuovo rapporto con il mondo, con le sue difficoltà e con il suo sapere. Anche il movimento ecumenico è una conseguenza delle riforme.
  • 69. Ai suoi occhi cosa contraddistingue un cristiano nella situazione attuale?
  • 70. Un cristiano si distingue per il suo coraggio che gli viene dalla fede. Sa che Dio Io guida e lo sostiene. E allo stesso modo Dio parla per bocca degli altri. Vale dunque la pena di ascoltare l'opinione altrui.
  • 71. I cristiani non temono il dialogo, cercano la collaborazione di persone di diversa fede e pensiero, di chi pone domande e di chi è insoddisfatto. Con loro, insieme e in concorrenza, i cristiani portano nel mondo luce, orientamento, guarigione, protezione, pace e gioia di vivere.
  • 72. L'insieme dei cristiani nell'ecumenismo e il dialogo interreligioso sono richiesti e favoriti dalle necessità del mondo.
  • 73. Come potrebbe presentarsi un insieme di questo genere? E dove ha il suo centro?
  • 77. I MODI DI VIVERE DIO IL MONDO
  • 78. Come vede le relazioni interreligiose? Quali sono gli obiettivi? E i modelli?
  • 79. Possiamo imparare a conoscere le vie orientali della spiritualità, forse non comprenderle. Non dobbiamo imitare o mescolare con leggerezza le tradizioni.
  • 80. Nell'autunno del 2007 sono rimasto molto impressionato dalle proteste dei monaci birmani: hanno dimostrato pacificamente per la libertà. Hanno rischiato la vita per la libertà e la giustizia. Da noi chi osa più mettere a repentaglio la propria vita con tanta decisione?
  • 81. In Europa l'islam rappresenta sempre più una sfida politica e anche religiosa. Quale compito si propone la nostra Chiesa nei confronti dell'islam?
  • 82. Ritengo vi siano tre grandi compiti.
  • 83. 1. Combattere pregiudizi diffusi e nemici immaginari. I fondamentalisti esistono da entrambe le parti. Soltanto l'istruzione e il progresso sociale possono privarli del potere. In questo consiste uno degli attuali compiti di noi cristiani: essere all'altezza del nostro ruolo di ospitanti.
  • 84. 2. Guardiamo alle differenze tra le nostre religioni. I contrasti tra cristiani e musulmani sono nati anche da diverse concezioni della Trinità. Il rapporto con l'islam è per noi cristiani una continua sfida alla fede nell'unico Dio.
  • 85. 3. L'islam è una religione figlia del cristianesimo, così come il cristianesimo è una religione figlia dell'ebraismo.
  • 86. Come vescovo cattolico approverebbe la costruzione di un minareto e permetterebbe a un'insegnante di indossare il velo?
  • 87. Se i musulmani sono molti o la maggioranza, avranno bisogno del minareto, proprio come i cristiani hanno bisogno delle campane quando sono numerosi. Anch'essi non possono pretendere le campane se sono solo un gruppetto tra persone di confessione diversa.
  • 88. Il velo è un simbolo della religione. Nonè che io sia contrario. Se un'insegnante o una studentessa debba indossare il velo a scuola è un problema di competenza dello Stato. La democrazia tratterà le grandi comunità religiose in modo uguale.
  • 89. Per poter tramandare il cristianesimo e farlo rifiorire
  • 90. Consegna ai tuoi figli un mondo che non sia rovinato.
  • 91. Fa‟ sì che siano radicati nella tradizione, soprattutto nella Bibbia. Leggila insieme a loro.
  • 92. Abbi profonda fiducia nei giovani, essi risolveranno i problemi.
  • 93. Non dimenticare di dare loro anche dei limiti. Impareranno a sopportare difficoltà e ingiurie se per loro la giustizia conta più di ogni altra cosa.