Programma nazionale delle iniziative UNESCO Settimana ESS 2012
Indice Eq
1. Equilibri Stability Index
Middle
A New Perspective on Global Affairs
East and
North Africa
(MENA)
EQ - DESK MEDIORENTE E MAGHREB
Coordinamento:
Stefano Torelli
Autori:
Umberto Profazio
Luca Gambardella
3. A New Perspective on Global Affairs
Premessa
a cura di Stefano Torelli
L’indice di rischio dei Paesi del Medio Oriente e Maghreb
(Middle East and North Africa, MENA) di Equilibri è stato
pensato come un utile strumento per individuare quali sono
gli Stati con la più alta instabilità nella zona MENA. L’idea è
stata quella di elaborare i dati più importanti sotto l’aspetto
economico, politico e sociale e da questi desumere i rischi
maggiori o minori che dovrebbero affrontare nel breve
periodo i Paesi dell’area. Si tratta perciò di un indice
basato sui dati raccolti perlopiù nel presente ma con uno
sguardo proiettato verso il futuro prossimo, e può fornire utili
indicazioni sulle problematiche attinenti non solo i diversi
Paesi, ma anche l’intera area in questione. Il risultato è un
indice con valore minimo 1 (massimo rischio instabilità) e
massimo 10 (stabilità assoluta). Come tutti gli indici, anche
questo non ha pretese di scientificità, ma si propone
di essere una chiave di lettura utile all’interpretazione
degli equilibri dell’area mediterranea e mediorientale.
Una precisazione doverosa riguarda i fattori esterni che
possono concorrere a determinare possibili situazioni di
instabilità o, al contrario, mantenimento dello status quo:
non essendo quantificabili, in questo indice non se ne
tiene conto. Pertanto, l’indice rappresenta una condizione
strutturale dei diversi Paesi, su cui eventuali fattori esterni
possono comunque agire da stabilizzatori o meno.
4. A New Perspective on Global Affairs
Medioriente e Maghreb
Mappa realizzata da Pietro Longo
5. 5
A New Perspective on Global Affairs
Turchia, Israele e Territori Palestinesi
Per ciò che riguarda i dati raccolti, una piccola premessa:
la scelta di escludere Turchia, Israele e Territori palestinesi
va brevemente spiegata. Per ciò che concerne la Turchia
sono note le difficoltà e le discussioni riguardo il suo
ingresso in Europa e, d’altro canto, il suo ruolo attivo nelle
politiche mediorientali nell’era post-bipolare. Di sicuro può
essere considerata come un Paese mediorientale, ma ha
indici economici che in realtà prefigurerebbero modelli
e dati di chiara matrice occidentale. Stesso discorso
può essere fatto per Israele, e l’inclusione di tali due
Stati non avrebbe fatto altro che mostrare la differenza
di indicatori di sviluppo con gli altri Paesi invece presi in
questione. Per ciò che riguarda infine i Territori Palestinesi,
non essendo uno Stato, o almeno non ancora, la
difficoltà di recuperare dati importanti era insormontabile
e i pochi dati a disposizione non avrebbero permesso un
sufficiente grado di comparazione con gli altri Paesi presi
in considerazione.
6. 6
A New Perspective on Global Affairs
I dati
raccolti
Abbiamo già accennato alla distinzione dei vari aspetti. Indichiamo perciò brevemente quali sono questi aspetti, quali
i dati raccolti e quali le fonti di cui ci siamo serviti.
aspetto economico
. Prodotto interno lordo (Pil) pro capite: Il Pil pro capite,
corretto in base alla purchasing power parity (parità del
2011: le previsioni di quest’anno hanno un’importanza
maggiore dei dati passati, poiché è in questo momento
potere di acquisto) permette di avere un’idea immediata che la crisi economica si sta facendo maggiormente
della reale ricchezza di un Paese. Il dato è importante sentire nell’area in questione.
per evidenziare le potenzialità di redistribuzione di tale
ricchezza all’interno di un territorio e le condizioni strutturali
.
di base dell’economia di un dato Paese. Spesso, in Medio
Oriente e Maghreb, la forbice tra una ristretta élite al Bilancia commerciale: nonostante la differenza tra
potere e la maggioranza della popolazione è enorme. esportazioni ed importazioni non abbia effetti diretti sulla
Le proteste di queste settimnane ne sono la perfetta stabilità di un Paese, indirettamente tale dato può esporre
dimostrazione. uno Stato ad una posizione perennemente debitoria nei
confronti dell’estero (o al contrario ad una posizione
. Inflazione: il dato dell’inflazione è uno dei più importanti
all’interno dell’area. In particolare non bisogna dimenticare
di surplus). La presenza o meno di adeguate riserve
monetarie può porre in difficoltà gli Stati ed influenzare
scelte spesso vitali per l’economia dei Paesi. Molto
che il rincaro dei prezzi alimentari è stata la miccia che spesso, nell’area mediorientale nello specifico, si tratta di
ha scatenato la rivolta in Tunisia. La crescita dei prezzi Stati che esportano idrocarburi e che da tali ricchezze
alimentari è stata in particolare consistente nell’area, ed naturali derivano gran parte delle proprie entrate. Il rialzo
ha messo in grossa difficoltà le parti più deboli e numerose dei prezzi del petrolio, in conseguenza prima della crisi
della popolazione. Sull’aumento dei prezzi dei generi economica e poi dell’instabilità dell’area MENA, ha spesso
alimentari hanno influito diverse crisi internazionali, spesso un duplice effetto: se da una parte potrebbe aumentare
extra area, come siccità (problema che sta assumendo i profitti derivanti dalla vendita di tale importante fonte
dimensioni preoccupanti in Siria, per esempio), inondazioni energetica, dall’altra potrebbe diminuire la domanda e le
e distruzione di raccolti. A pagarne le conseguenze sono entrate stesse. Sull’aumento o diminuzione dei petrodollari
stati in particolare le classi povere dei Paesi MENA. Il dato si basano molti fondi sovrani, accorsi in Europa e negli
considerato è la previsione dell’inflazione prevista per il Stati Uniti per approfittare della crisi e dare sostegno a
7. A New Perspective on Global Affairs
molte aziende sull’orlo della bancarotta.
. Disoccupazione giovanile: uno dei dati forse più
importanti presi in considerazione durante le recenti
proteste, o forse vero e proprio motore delle rivolte. Il mix
tra inflazione e disoccupazione giovanile ha di certo
contribuito ad infiammare l’area. Non bisogna dimenticare
che Mohamed Bouazizi, il giovane che si è dato fuoco a
Sidi Bouazid, in Tunisia, e che ha scatenato le proteste che
hanno infiammato il Maghreb, era un venditore ambulante
a cui la polizia aveva sequestrato la merce poichè non
in possesso di regolari permessi. L’altissima disoccupazione
giovanile in molti Paesi dell’area è spesso accompagnata
da un alto livello di istruzione da parte di giovani che
hanno studiato all’estero o presso università locali, e che
non riescono ad entrare nel mercato del lavoro a causa
di corruzione e scarsa trasparenza.
8. 8
A New Perspective on Global Affairs
aspetto politico
. Indice di libertà: la libertà rientra fra le aspirazioni dei
partecipanti alle proteste che stanno infuocando il Medio
. Livello di corruzione: i regimi in questione sono spesso
accusati, e non a torto, di corruzione e cattivo maneggio
Oriente. I dati sono tratti da Freedom House e si riferiscono di denaro pubblico. Esemplare il caso della famiglia Ben
al Civil Liberties Score (CLS), inserito nella Map of Freedom Ali in Tunisia: la moglie del dittatore, Leila Trabelsi, è stata
2010. Abbiamo utilizzato il CLS poiché riteniamo che in accusata di aver trafugato addirittura ingenti quantità di
apparenza, e, ribadiamo, solo in apparenza, il Political oro dalla banca centrale tunisina prima di fuggire assieme
Rights Score (PRS) non sia decisivo al caso nostro. Il al marito ed al resto della famiglia in esilio a Gedda, in
PRS del Freedom House è infatti desunto da dati come Arabia Saudita. Ma i misfatti della famiglia Ben Ali non sono
il funzionamento del sistema elettorale, il multipartitismo, certo un caso isolato nell’area. I livelli di corruzione sono
la partecipazione alle elezioni ed il funzionamento del spesso endemici e sono l’effetto di lunghe permanenze
governo del Paese. Molto più interessanti ci sembrano al potere da parte dei governatori, che favoriscono
invece i dati di cui si compone il CLS, come la libertà di un sistema clientelare e nepotistico e che preferiscono
espressione e di credo, i diritti di associazione, la certezza circondarsi di persone fidate per mantenere il potere.
del diritto ed i diritti dell’individuo. Sono questi i substrati su
cui si reggono le normali democrazia, ed ove essi manchino
.
la struttura democratica non ha fondamenta solide.
Rischio terrorismo: non è certo un segreto che buona
parte di tali Paesi abbiano a che fare con il dilagare del
. Livello di democrazia: un dato molto più “politico”
è senza’altro quello sul livello di democrazia. I regimi
terrorismo interno ed internazionale. E che tale fenomeno
influisca sulla stabilità non solo del singolo Stato ma di
tutta l’area è alquanto evidente. Esistono alcuni Paesi
autocratici dell’area MENA stanno fronteggiando in cui l’attività dei gruppi terroristi non sembra essere
proteste che reclamano una maggiore democraticità delle affrontata in modo adeguato, ed in cui cellule operative
istituzioni. Istituzioni che sono spesso non rappresentative, e dei gruppi fondamentalisti possono operare quasi senza
che continuano a mantenere al potere gli stessi apparati, alcun disturbo e sfruttando la presenza di istituzioni molto
gli stessi partiti e persino gli stessi uomini per un numero deboli, come nel caso dello Yemen o, in parte, dell’Iraq.
considerevole di anni. Basta dare un’occhiata al numero La distribuzione regionale dei compiti ha comportato la
di anni al potere dei principali protagonisti di questi giorni nascita di Al Qaeda in Maghreb (AQIM), Al Qaeda nella
e di qualche settimana fa per accorgersene: Ben Ali è Penisola Arabica (AQAP), quasi sul modello di un franchising
rimasto al potere per 23 anni, Mubarak per quasi 30, Ali del terrore che vede talvolta complici tra i diversi esponenti
Abdullah Saleh, in Yemen, è Presidente da circa 32 anni, e di regimi che avrebbero in teoria il compito di contrastare
la lista non si ferma di certo qui. I dati sono tratti dal Center il fenomeno. Analizzando il numero di attentati nel 2010
for International Development and Conflict. nei singoli Paesi e gli sforzi che i vari governi hanno messo
in campo per contrastare tale fenomeno, abbiamo creato
un valore di rischio terrorismo per gli Stati oggetto della
presente ricerca.
9. 9
A New Perspective on Global Affairs
aspetto sociale
. Alfabetizzazione: tra le voci riguardanti l’aspetto sociale
l’alfabetizzazione occupa un posto importante. La nostra
quali vedi oltre).
tesi di partenza è che più è alfabetizzata una popolazione,
.
maggiore sarà la sua richiesta di partecipazione politica,
e dunque maggiori le possibilità di scontro con un regime Incremento della popolazione in percentuale: i Paesi
autocratico. Le analisi relative alla rivolta in Tunisia del MENA fronteggiano spesso incrementi cospicui della
si sono tutte concentrate sull’alta disoccupazione e popolazione, grazie a tassi di natalità particolarmente
sull’elevata educazione dei giovani, spesso laureati, con elevati. Il sovrappopolamento è un rischio per chi deve
un titolo conseguito all’estero od in patria. Un alto livello distribuire in maniera efficiente le risorse all’interno di un
di educazione universitario ha consentito una più facile Paese. E se le risorse sono spesso stazionarie, più aumenta
consapevolezza di diritti e doveri dei giovani, ed una la popolazione, minore redistribuzione delle risorse
maggiore richiesta di partecipazione politica. Studiare sarà disponibile per tutti. La congiuntura economica
all’estero inoltre mette a confronto con diverse realtà, di crisi internazionale ha costretto molti Stati a diminuire
facilitando un processo di apprendimento e scambio che drasticamente i propri bilanci, con tagli alle spese ed alla
al ritorno in patria rischia di mettere a frutto insoddisfazione amministrazione della cose pubblica: gli effetti maggiori
e volontà di cambiare le cose, come puntualmente sta sembrano aver interessato proprio l’area MENA, il cui
succedendo in questi giorni. incremento della popolazione non accenna a diminuire.
. Indice di sviluppo umano: abbiamo preso in
considerazione lo Human Development Index dell’UNDP
. Frammentazione clanica: spesso la frammentazione
tribale dei vari Stati può comportare un grosso rischio per
poiché consente di comprendere nel concetto anche l’unità dei Paesi. Ciò si è reso evidente in Libia in questi
alcuni aspetti economici e sociali. Il dato si compone giorni, ma è un fenomeno diffuso in molti altri Stati del
infatti di aspettativa di vita, educazione ed indice di Gini Medio Oriente e del Maghreb. E’noto che i Paesi dell’area
pro capite. si sono formati seguendo le antiche linee di demarcazione
coloniale, spesso non rispettose delle affiliazioni claniche
e della presenza di numerose tribù. La formazione degli
. Età media: è difficile che le rivoluzioni siano fatte da
persone anziane, ed anche i fatti attuali dimostrano che
Stati moderni in questi Paesi ha quindi dovuto affrontare
un grosso problema, che continua ancora oggi a minare
la stabilità dell’area. I dati raccolti si riferiscono all’Ethnic
i giovani sono il vero motore delle proteste. L’area MENA Group Diversity Index, fornito da Terra Lingua, una ONG
presenta in generale una popolazione relativamente specializzata in diversità bio-culturale.
giovane, grazie a livelli di natalità particolarmente elevati
se messi a paragone con il mondo occidentale. Sembra
quasi di assistere ad uno scontro generazionale tra i
“vecchi” al potere ed i giovani, aiutati da una maggiore
educazione ed un più facile utilizzo dei “new media” (sui
10. A New Perspective on Global Affairs
. Rifugiati: in una regione dove il ricorso alla guerra è
frequente, il problema dei rifugiati è comune a quasi tutti i
del potere non arriva (o non vuole arrivare) internet sembra
riuscirci. Senza dimenticare la straordinaria importanza
Paesi. Il rischio sulla stabilità di uno Stato può essere ben rivestita dai network che hanno fatto del web la loro forza
maggiore ove le possibilità di creare uno “Stato nello Stato” principale, come al-Jazeera, su cui si sono riversati fiumi di
si facciano evidenti: l’esperienza palestinese in Giordania critiche, soprattutto dalle élite al potere minacciate dalle
e Libano nei decenni passati è esemplare. Attualmente la rivolte popolari.
situazione di crisi nell’area nordafricana, in conseguenza
dei sommovimenti, ed in particolare della guerra in Libia, ha
.
portato tale difficoltà sotto gli occhi di tutti. La massiccia
presenza di profughi in Tunisia (non contabilizzata nei Percentuale della maggioranza religiosa al potere: in
nostri dati poiché questi non si riferiscono all’anno in corso un’area dove l’importanza del fattore religioso è elevata,
ed a tale situazione in continuo movimento) costituisce un come nell’area MENA, non poteva non essere accennato
pericolo non solo per l’Italia, ma anche per la stabilità un dato sulla diversità religiosa. La differenziazione tra sunniti
interna della stessa Tunisia. e sciiti è spesso motivo di contrasto nell’area, e rischia di
divenire esplosiva in condizioni critiche. Le rivolte in Bahrein
ne sono un esempio, e le comunità sciite guardano spesso
.
all’Iran come ad una sorta di “protettore” a cui affidarsi,
Accesso all’acqua: la scarsità di acqua è un problema alimentando il conflitto latente tra Teheran e i maggiori
rilevante dell’area MENA. Sulla base di tale carenza attori arabi delle regione del Golfo. Le difficoltà tra Iran
strutturale, diversi analisti prefigurano future guerre ed Arabia Saudita profilano uno scontro regionale, e
dell’acqua per controllare questo bene prioritario. Le sono fomentate dalla chiara differenziazione settaria e
porzioni di territorio desertico sono una caratteristica religiosa.
comune di tutti i Paesi del Maghreb e del Medio Oriente,
e solo ove vi siano importanti bacini idrografici (Egitto, Iraq,
etc..) il problema dell’accesso all’acqua non risulta così
problematico come negli altri Paesi. Per gli altri, invece, ciò
è un freno per lo sviluppo delle attività umane ed incide
notevolmente sul benessere della popolazione.
. Aumento accesso ad internet: le rivolte di questi giorni
hanno avuto uno straordinario impulso dallo sviluppo dei
nuovi mezzi di comunicazione nel mondo arabo. Facebook,
Twitter ed altri social network hanno avuto un ruolo
importante nel garantire costanti flussi di comunicazione
tra i manifestanti. Il ruolo dei blogger egiziani o siriani è
stato spesso enfatizzato, ma ove l’informazione al servizio
Fonti utilizzate: Fondo Monetario Internazionale (FMI); UNDP; UNHCR; Banca Mondiale; Freedom House, Center for International Development and Conflict; Transparency Inter-
national; Maplecroft; Terralingua; Internet World Stats
11. 11
A New Perspective on Global Affairs
Breve analisi
dei singoli Paesi
Marocco (5,7)
Il coefficiente di stabilità del 5,7 pone il Marocco in completamente statalizzata, si è passati ad una apertura
una fascia di medio-basso rischio, relativamente all’are del mercato all’estero e ad una privatizzazione diffusa.
circostante. Nonostante la disoccupazione giovanile Tali processi, iniziati già dagli anni Ottanta, hanno trovato
ammonti a circa il 34 %, l’inflazione, nel febbraio 2011, un forte impulso sotto il regno di Mohammad VI. Queste
si e’ attestata al 2,5%, uno dei dati più bassi dell’area accelerate trasformazioni economiche hanno tuttavia
MENA (grafico n.1). Si tratta di valori molto positivi, in un inciso profondamente anche sulla società, mutandone gli
area, come quella del Maghreb, in cui la percentuale di equilibri. La privatizzazione di specifici settori dell’economia
disoccupazione giovanile supera facilmente il 60% (grafico marocchina, avviata in modo poco trasparente, ha
n. 3) ed in cui l’inflazione è spesso schizzata oltre valori arricchito solo una parte ristretta della società. Infatti, la
accettabili. Il mix inflazione-disoccupazione giovanile che devoluzione del controllo economico statale si è basata
ha dato il via alla primavera araba ha perciò trovato prevalentemente su un sistema clientelare dove il re poteva
scarse condizioni per attecchire in Marocco. Ciò è merito scegliere arbitrariamente a chi cedere la fornitura di servizi
senza dubbio delle riforme intraprese negli ultimi anni sotto pubblici.” […]
il regno di Mohamed VI, riforme che hanno garantito una
modernizzazione del Paese che ha avuto molti effetti Le ultime parole ci riportano a considerare il valore
benefici, ma anche qualche aspetto negativo. Su un’analisi della corruzione abbastanza elevato (grafico n. 7), ed
di Equilibri.net dello scorso febbraio (“Marocco: tra un livello di trasparenza del funzionamento della cosa
Occidente ed islamismo”, di Luca Gambardella), possiamo pubblica non ancora degno di un Paese moderno. Tali
notare questo importante passaggio verso un’economica considerazioni escono rafforzate da un breve sguardo
moderna ed un maggiore sviluppo del Paese: all’alta diseguaglianza sociale marocchina: nonostante
i forti aiuti economici provenienti dall’Europa, il Paese
[…] “Con Mohammad VI la situazione è mutata: la risente fortemente di alcuni fattori determinanti, come ad
promessa di aiuti economici, di strette collaborazioni esempio il basso PIL pro-capite e un forte deficit nella
commerciali e di pieno riconoscimento della legittimità bilancia commerciale.
della monarchia alawita da parte di Stati Uniti ed Europa
hanno permesso al nuovo sovrano di aprire un periodo di
liberalizzazione economica, di garantire maggiori diritti civili
mentre veniva riconosciuto il ruolo dell’opposizione. Sotto
il primo aspetto, quello economico, è lecito affermare che
il Marocco rappresenti un caso emblematico nell’area
MENA (Medio Oriente e Nord Africa). Da un’economia
12. A New Perspective on Global Affairs
Grafico 1. Tasso di inflazione (previsione 2011). Dati: FMI
Sul fronte politico i dati sono in media con quelli degli altri derive islamiste di alcuni partiti e movimenti marocchino,
Paesi dell’area. L’indice di libertà è valutato a 4, mentre come il Partito Giustizia e Sviluppo (PJD), principale
il livello di democrazia è classificato a 0 (esattamente a movimento di opposizione, ed il Partito Giustizia e Carità (JC)
metà tra i due estremi di +10 e -10). Sul rischio di terrorismo , molto più marginale, ma non per questo meno veemente
è invece necessario spendere qualche parola in più. La nelle sue polemiche contro le istituzioni. Dal punto di vista
presenza di diverse cellule afferenti alla nebulosa di al- sociale infine, il basso tasso di alfabetizzazione, il peggiore
Qaeda ha attirato l’attenzione di Stati Uniti ed Europa, tra i Paesi considerati (grafico n. 2) non sembra giocare a
che hanno stretto legami profondi col regno di Mohamed favore di una presa di coscienza politica collettiva, tale
VI al fine di contrastare la proliferazione del terrorismo. Ciò da sfociare in rivolte politiche organizzate, come nel caso
ha portato ad attribuire un valore medio-basso al rischio della Tunisia.
terrorismo. Ancor meno preoccupanti sembrano essere le
Grafico 2. Tasso di alfabetizzazione (2008). Dati: Banca Mondiale
13. 13
A New Perspective on Global Affairs
Algeria (4,5)
Con un coefficiente di stabilità tra i più bassi dell’area, […] “Già l’estate scorsa la FAO (Food and Agricultural
il Paese si pone perlopiù allo stesso livello di Paesi Organization) affermava che la crisi alimentare in arrivo
quali Egitto e Libia, dove le rivolte sono già scoppiate appariva ancor più grave di quella che nel 2007/2008
(tenendo presente, comunque, la disomogeneità di fondo portò a sommosse popolari in Medio Oriente e nel
tra questi Paesi). A ben considerare, nonostante ciò, i Maghreb, ma le condizioni climatiche avverse e la crisi
ricordi della guerra civile dell’ultimo decennio del secolo economica internazionale non possono spiegare una
scorso sono ancora freschi, ed impediscono fin ad ora situazione così estrema. A questo proposito, se nell’estate
una presa di coscienza forte di quello che sta avvenendo 2009 il “Rapporto Levin-Coburn” di una sottocommissione
nei Paesi vicini. Le proteste ci sono di certo state, e sono d’indagine del Senato americano dimostrò che il rialzo
state innescate soprattutto da motivazioni economiche: dei prezzi alimentari non era dovuto a fattori naturali o
a pesare negativamente sono indubbiamente il dato a problemi nella catena dei rifornimenti, ma a manovre
dell’inflazione (grafico n. 1) e, ancor più marcatamente, finanziarie speculative, un anno dopo, la rivista americana
quello della disoccupazione giovanile, il dato più elevato Harper’s, pubblicò un’approfondita inchiesta nella quale
tra gli Stati considerati (grafico n. 3). venivano descritti fondi d’investimento speculativi nel
Grafico 3. Disoccupazione giovanile (2009).
Dati: UNDP Arab Human Development Report
In particolare è l’inflazione dei generi alimentari e di prima campo agro-alimentare. Per quanto i prezzi dei cereali
necessità che ha scatenato le rivolte in Algeria, trovando siano aumentati di oltre il 32% tra giugno e dicembre 2010
i questo Paese condizioni ideali per dispiegare tutti i suoi e i paesi dell’area mediterranea, come Algeria ed Egitto,
effetti, come evidenziato in questo passaggio di un’analisi siano quelli che più di tutti soffrono per il loro aumento, i
di Equilibri.net dello scorso gennaio (“Algeria: mille rivoli per rialzi improvvisi dei prezzi di alcuni generi di prima necessità
un’unica rivolta”, di Francesca La Bella): sono, anche a livello locale, dovuti più alla speculazione
che agli aumenti improvvisi sul mercato internazionale.
L’Algeria, a differenza di paesi come la Tunisia dove ogni
rialzo a livello internazionale ha effetti diretti sul mercato
locale, ha, infatti, un mercato degli alimenti fortemente
regolato dallo Stato e poco soggetto a variabili esterne.”
[…]
14. A New Perspective on Global Affairs
Tale passaggio ci riporta al ruolo dello Stato nella
gestione della cosa pubblica. Il livello di percezione della
corruzione sembra insoddisfacente (grafico n. 7), non
solo nel settore alimentare, ma anche in tutti gli altri settori
dove esista un mercato regolato. Ed in un Paese come
l’Algeria che basa la sua economia sui piani quinquennali
ciò sembra abbastanza evidente. Le ingenti rendite
petrolifere (grafico n. 9) aiutano a rendere la situazione
meno esplosiva, nonostante appare costante la minaccia
apportata alla sicurezza nazionale dalla presenza di
organizzazioni terroristiche ancora attive nel Paese, come
AQIM (al-Qaeda nel Maghreb). Fenomeno, quest’ultimo,
del resto già preoccupante da tempo e costituente
uno dei veri rischi per la stabilità del Paese, come già
sottolineato in un‘analisi del febbraio 2010 (“Algeria:
rischi e opportunità della pericolosa dipendenza dagli
idrocarburi”, di Stefano Alberzoni):
[…] Un’ulteriore minaccia alla stabilità è arrecato dal
gruppo terroristico salafita AQIM (Al Qaeda in the Islamic
Magreb) che dal 2007 continua a colpire il territorio
algerino tanto da far parlare di una guerriglia a bassa
intensità. Le zone più colpite dal terrorismo sono quelle
di Kabylia, l’entroterra orientale, Cherchell, Chlef, Aindefla,
Mascara e Blidia Medea e gli obiettivi privilegiati dagli
islamisti sono le istituzioni e le imprese governative, mentre
per i cittadini stranieri l’unico rischio è quello di divenire
oggetto di rapimento. […]
15. 15
A New Perspective on Global Affairs
Tunisia (5,2)
A ben guardare i dati socio-economici e politici del Paese, ad una minore capacità di attrazione della Tunisia per
una rivolta interna non sembrava tutto sommato essere gli investimenti esteri; infine l’indebitamento pubblico e la
così impossibile. Chiaramente era difficile prevedere i tempi corruzione. Tali segnali sono preoccupanti per l’avvenire
con i quali la situazione politica interna sarebbe potuta di Tunisi, che intrecciandosi con la mancata libertà di
degenerare, ma alcuni segnali erano evidenti. Equilibri.net, stampa e di espressione, potrebbe comportare una
nelle conclusioni di un’analisi di più di un anno fa, datata situazione esplosiva nel medio e lungo termine. Specie in
10 marzo 2010 (“Tunisia: per Ben Alì diminuiscono i voti considerazione del fatto che molto probabilmente questo
ed aumentano le sfide”, di Umberto Profazio), aveva già sarà l’ultimo mandato per Ben Ali, e che all’orizzonte
individuato con chiarezza e lungimiranza gli elementi che non si profila né un oppositore adeguato, né un delfino
avrebbero potuto portare ad una diffusa instabilità interna designato.
in Tunisia:
In materia di libertà di espressione, sia di stampa che su
[…] Qualche segnale negativo per il futuro: una internet, il regime di Tunisi si rivelava il peggiore, preceduto
disoccupazione elevata, dei giovani in particolar modo, soltanto alla Cina e addirittura più repressivo di Cuba e
con una cifra tra il 30 ed il 35% dei giovani diplomati Iran (grafico n. 4).
ancora in cerca di un primo lavoro; i bassi investimenti L’alto tasso di alfabetizzazione, almeno relativamente
esteri, dovuti ad una speculazione immobiliare che sottrae alla regione maghrebina, ha sicuramente contribuito
risorse ai settori produttivi come l’industria ed i servizi, oltre alla formazione di una coscienza politica che potesse
Grafico 4. Libertà su internet (2010). Dati: Freedom House*
*Indice espresso in valori da 0 a 100, dove 100 è il valore di massima repressione e 0 di massima
libertà
16. A New Perspective on Global Affairs
guidare i cittadini, soprattutto i più giovani ed istruiti, verso
la rivendicazione di diritti civili e politici, al di là della
congiuntura economica sfavorevole che sicuramente
ha contribuito ad accendere la miccia della rivolta. Le
incognite sono tutte verso il futuro: la caduta del regime
di Ben Ali dopo la cosiddetta rivolta dei gelsomini è stata
la prima scossa che ha dato il là alla “primavera araba”.
Ma la situazione non è ancora del tutto normalizzata:
dal punto di vista economico la Tunisia è sempre stata
considerata una delle avanguardie del Maghreb, ma
i dati raccolti sembrano ridimensionare gli entusiasmi, e
quelli riguardanti l’inflazione, ma soprattutto quelli della
disoccupazione giovanile (grafico n. 3), sono stati il vero
motore delle proteste. Il Paese è ancora alle prese con
una difficile fase di transizione del potere e della struttura
istituzionale stessa. Sicuramente, nel breve-medio periodo,
tale percorso caratterizzerà la vita politica interna della
Tunisia e ne assorbirà tutti gli sforzi. Nonostante ciò, la
situazione resta ancora critica, seppur migliorata. Nelle
settimane seguenti alla fuga di Ben Ali si sono verificati
ancora scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, con
anche delle vittime; vi sono stati già tre diversi governi
provvisori e il Paese è in cerca di maggiore stabilità
politico-economica.
17. 17
A New Perspective on Global Affairs
Libia (4,6)
In questo caso stiamo parlando di una situazione in “La controversia principale riguarda la presunta
continua evoluzione. Mentre stiamo scrivendo infatti, normalizzazione interna ed internazionale della Libia. La
continua la battaglia tra gli insorti in Cirenaica e le truppe Grande Jamahiriyya Araba Popolare e Socialista è stata,
lealiste di Gheddafi, in una continua altalena di scontri su come accennato prima, uno dei primi Stati-canaglia. In
cui dall’alto sembra monitorare la NATO, con l’imposizione seguito alla presa del potere da parte del Colonnello
di una no-fly zone che strizza di sicuro l’occhio ai ribelli. Mu’ammar el-Gheddafi nel 1969, con un colpo di
Passando ai dati raccolti, il coefficiente di 4,6 pone il Stato che mise fine alla monarchia senussita di re Idriss,
Paese tra quelli più instabili della regione. Le rivolte ancora la Libia divenne una Jamahirriyya, un governo delle
in atto, trovano origine da dati pesantemente negativi. masse, avvicinandosi al modello del socialismo reale. La
Primo fra tutti quello riferito all’Ethnic Group Diversity Index, Jamahiriyya fu infatti strutturata in seguito alla riforma del
tra i più alti registrati nell’area e che trova giustificazione 1977 come una democrazia diretta, vicina sia alla forma
nelle ben note vicende di questi giorni sull’elevato numero di Stato socialista. La struttura è infatti basata sui Congressi
di tribù ed il loro alto grado di autonomia presente in popolari di base, organizzati a livello locale, regionale e
Libia. La forte frammentazione clanica si accompagna ad nazionale secondo un modello piramidale. Al vertice della
altre variabili rilevanti: ad un’elevata corruzione (grafico piramide del potere si ha la Guida della Rivoluzione, vale
n. 7) si affianca la bassa età media della popolazione. a dire il Capo di Stato Gheddafi, che guida un Consiglio
Se la Libia non registra il dato di rischio più basso della di Comando rivoluzionario cui si accede solo per aver
regione MENA, lo si deve prevalentemente alla cospicua partecipato alla rivoluzione del 1969.”
presenza di idrocarburi e al conseguente surplus nella La Jamahiriyya non si è rivelata la Repubblica delle masse,
bilancia dei pagamenti (grafico n. 9). ma è diventato evidente che è divenuta solo una facciata,
Anche tutti gli altri dati economici sembrano essere positivi: dietro la quale il colonnello Gheddafi ha continuato ad
un buon PIL pro capite, una inflazione non elevata ed una esercitare un potere quasi assoluto, fino a prefigurare una
disoccupazione giovanile che non raggiunge il 50% sono sua successione dinastica, sulla falsariga di quanto altri
sicuramente da addebitare ai proventi della vendita del dittatori stavano provando a fare in Medio Oriente.
gas e del petrolio. Tra i fattori sociali, molto basso risulta
il dato dell’accesso all’acqua potabile (104 metri cubi a
persona).
Ma il conflitto che attualmente si sta combattendo in
Libia sembra avere motivazioni principalmente politiche.
Come descritto in un’analisi di Equilibri.net dell’agosto
2010, (“Libia: una presunta normalizzazione”, di Umberto
Profazio), è l’attuale forma di governo autoritaria a non
essere più corrispondente alla volontà popolare:
18. 18
A New Perspective on Global Affairs
Egitto (4,4)
L’Egitto, per motivi di origine politica, culturale, demografica […] La situazione egiziana deve comunque essere
e sociale, è sempre stato ritenuto il Paese di riferimento monitorizzata perchè, verosimilmente, può rappresentare
di tutto il mondo arabo-musulmano (almeno nella sua uno dei primi banchi di prova per i governi di quei Paesi
accezione sunnita). Più di una volta si è insistito sul fatto nei quali la crescita del prezzo dei beni alimentari fa
che dall’Egitto, così come accaduto in passato (basti maggiormente sentire le proprie ripercussioni. Il trend
vedere la diffusione degli ideali panarabisti di Nasser o sembra quasi inarrestabile, a causa di determinate
di quelli dell’Islam politico incarnati dal movimento della scelte di politiche agricole a livello globale. Le zone più
Fratellanza Musulmana, nata in Egitto nel 1928), avrebbe povere sono, e saranno, le prime colpite direttamente
potuto rappresentare il luogo fisico e ideologico di una dall'andamento del mercato alimentare e, senza riforme
nuova ondata di pensieri e movimenti all’interno del Medio adeguate che contrastino questa tendenza, molte aree
Oriente. In effetti, dopo che le rivolte hanno interessato africane ed asiatiche potrebbero esplodere. […]
anche l’Egitto e sono arrivate alla cacciata dal potere I segnali di una crisi politica e sociale erano del resto già
dell’ormai ex Presidente Mubarak, le proteste hanno preso evidenti, se nell’ottobre del 2008, un’analisi di Equilibri.net
piede con maggiore insistenza e vigore in tutta l’area. A (“Egitto: tra crisi politica e sociale”, di Lorenzo Fantone)
differenza di altri contesti, l’Egitto era considerato già da sottolineava che
tempo un Paese a rischio, nonostante la vicinanza politica […] Manifestazioni, oltre alle oramai famose rivolte del
all’Occidente, gli aiuti militari ed economici dati dagli Stati pane, si sono svolte in seguito all’approvazione dei
Uniti e la conseguente garanzia di stabilità interna, che progetti di legge relativi alla privatizzazione del sistema
per 30 anni ha caratterizzato le dinamiche politiche del sanitario nazionale, in una chiave prettamente liberista,
Paese. Il valore basso rilevato dal nostro indice spiega e al sistema d’incentivazione dei professori delle scuole
in parte il perché delle rivolte di piazza Tahrir e dimostra pubbliche e delle università. Soprattutto il primo di questi
che la rivolta egiziana fosse in realtà dietro l’angolo. Già progetti, bocciato dal Tribunale di giustizia amministrativa
in un’analisi di Equilibri.net del 6 maggio 2008 (“Egitto: le all’inizio di settembre, prevedeva una vera e propria
prospettive politiche dopo l’aumento dei beni alimentari”, ricollocazione privatistica del servizio sanitario nazionale,
di Stefano Torelli), del resto, si mettevano in evidenza le con chiare ripercussioni sugli strati più svantaggiati della
ragioni alla base della possibile instabilità egiziana e popolazione che ancora lottano contro le conseguenze
si lanciavano dei moniti, legati in quel caso all’aumento della crisi alimentare. Infatti l’obiettivo era quello di
del prezzo dei beni alimentari di prima necessità (grafico creare una holding che gestisse non solo il sistema
n. 1), a conferma del fatto che gli eventi di inizio 2011 mutualistico nazionale ma anche l’intero complesso delle
in Tunisia e Algeria e, successivamente anche in Egitto, strutture ospedaliere pubbliche, creando una struttura,
descritti semplicisticamente come “rivolte del pane”, con formalmente pubblica, votata alla massimizzazione del
costituissero una novità per i più attenti osservatori della profitto economico.
dinamiche economiche della regione mediorientale e Il governo con queste decisioni sta progressivamente
maghrebina: perdendo l’appoggio della popolazione che si sente
vessata da un comportamento vessatorio e clientelare.
Come si può leggere in molte blogsfere, si sta sviluppano
una forte opposizione a un sistema in cui i giornalisti e
gli oppositori vengono condannati per comportamenti
19. A New Perspective on Global Affairs
legittimi e dove invece gli uomini d’affari, come quelli
implicati nell’affondamento di un traghetto in cui morirono
1300 persone nel 2006, vengono prosciolti. Le colpe
governative nel mancato monitoraggio della collina di
Moqattam al Cairo, la cui frana il 7 settembre scorso ha
provocato la morte di più di 500 persone nella baraccopoli
di Dwiga stanno ancora surriscaldando maggiormente la
tensione sociale all’ombra delle Piramidi. […]
Gli interrogativi sono tutti rivolti al futuro e a come riuscirà
il Consiglio Supremo di Difesa a traghettare il Paese in
una nuova era. L’importanza strategica e geopolitica del
Paese potrebbe far sì che molte forze esterne collaborino
ad una pacifica e graduale transizione.
20. 20
A New Perspective on Global Affairs
Giordania (4,4)
Il valore preoccupante dell’indice di stabilità deriva da ha generato le proteste di funzionari statali, militari in
un’alta inflazione (grafico n. 1), altissima disoccupazione pensione e insegnanti. A ciò si sommano le critiche da
giovanile (grafico n. 3), bassa età media, altissima parte dei giornalisti nei confronti della stretta autoritaria
percentuale di rifugiati (grafico n. 5). del re Abdullah II, che si era inizialmente presentato come
Grafico 5. Percentuale di rifugiati sul totale della popolazione (2010). Dati: elaborazione
Equilibri.net su dati UNHCR
Nonostante la monarchia hascemita al potere abbia un riformatore.
un forte seguito, sono prevalentemente motivi socio- Secondo alcuni commentatori la situazione politica in
economici a preoccupare. L’indice di stabilità è in linea Giordania si sta muovendo in direzione di una maggiore
con quelli di Egitto e vicino a quelli di Libia e Algeria. Le instabilità […]. Lo IAF [Fronte di Azione Islamica], nonostante
proteste hanno d’altro canto contagiato il Paese nelle la sua scelta di boicottare le elezioni è un partito politico
ultime settimane, inducendo il sovrano a sostituire il Primo che non presenta intenti sovversivi all’interno della società
Ministro e promettere riforme per il rilancio dell’economica, ed è sostanzialmente moderato. Intrattiene in effetti buoni
sperando così di allentare la tensione sociale. Come rapporti con Hamas e una buona parte della base del
rilevava un’analisi di Equilibri.net lo scorso 4 novembre proprio consenso è costituita da palestinesi residenti
2010 (“Giordania: verso le elezioni parlamentari del 9 sul territorio. Nello stesso tempo, però, la Giordania è
novembre”, di Irene Manera) in merito alla situazione sempre stato un Paese dove l’islamismo radicale non ha
politica interna al Paese e alle elezioni tenutesi nel Paese mai assunto dimensioni consistenti e si è registrato un solo
nel novembre scorso, oltre alla tendenza delle varie tribù caso di attentato di matrice islamica nel 2005. L’azione di
a boicottare le elezioni, opposizione alla politica monarchica sembra configurarsi
maggiormente in ambito politico. Lo IAF ha, infatti, proposto
“ […] l’astensionismo potrebbe essere accentuato dal la creazione di una piattaforma politica di opposizione in
fatto che il consenso nei confronti del potere monarchico alleanza con il Partito Popolare di Unione Democratica
è in calo anche in altre componenti della società. Infatti, con l’obiettivo di spingere verso riforme in direzione di una
la politica di privatizzazioni e tagli alla spesa pubblica maggiore democraticità del sistema politico.”
21. 21
A New Perspective on Global Affairs
Libano (5,8)
Elementi di stabilità risultano essere lo sviluppo di istituzioni di Hariri, sono nettamente a favore di Nasrallah. […] la
democratiche, un’inflazione tenuta sotto controllo (grafico tensione interna é aumentata, costringendo il governo
n. 1) e un grado relativamente alto di rispetto dei diritti Hariri all’immobilità politica. Il destino del Paese appare
civili. La situazione politica interna frammentata costituisce legato inesorabilmente alle decisioni prese da attori
comunque un elemento di potenziale minaccia all’ordine, esterni: se, da una parte, un’eventuale intesa raggiunta da
come la caduta del governo Hariri, da cui sembra aver Paesi come Siria, Arabia Saudita e Turchia, rappresenti ad
tratto vantaggio Hezbollah, il quale ha sostenuto il nuovo oggi l’unica soluzione diplomatica disponibile nel breve
Primo ministro Najib Mikati. D’altro canto, il mantenimento termine, questa rischia di confermare nuovamente come il
di in proprio arsenale da parte di Hezbollah continua reale centro politico decisionale del Paese risieda al di
a costituire una delle più grandi potenziali minacce alla fuori dei suoi confini”.
stabilità interna. Le recenti rivolte in Siria, se dovessero
intensificarsi nell’immediato futuro, potrebbero avere
certamente conseguenze pesanti a Beirut. Occorre
tuttavia tener presente delle differenti cause di instabilità
esistenti tra Libano e Paesi e del Maghreb, come già
rilevato su Equilibri.net nel gennaio scorso (“Libano: la
caduta del governo Hariri e le sue possibili ripercussioni”,
di Luca Gambardella):
[…]“Il pericolo di sommosse popolari disordinate in Libano
esiste, come dimostrano i primi assembramenti di persone
per le strade di Beirut verificatisi martedì scorso, ma
qualora dovessero verificarsi episodi di disordine, questi
non sarebbero in alcun modo collegabili ai fatti tunisini.
In Libano vi è una situazione di tensione permanente, che
esula dal Maghreb e ha radici del tutto interne. Inoltre, una
reale volontà di porsi alla guida di agitazioni popolari
contro i sunniti, non sembrerebbe al momento una priorità
per il Partito di Dio. Diverse sono le considerazioni a favore
di tale ipotesi. Innanzitutto Hezbollah non vuole porsi come
catalizzatore di violenza agli occhi dei propri sostenitori
sciiti. Ciò sarebbe controproducente per Nasrallah,
dato che un’eventuale accusa avanzata dal TSL a suo
carico, aumenterebbe il discredito del movimento sciita
tra le fila della popolazione libanese. Un acuirsi delle
violenze non potrebbe che peggiorare la situazione. A
ciò occorre aggiungere che i rapporti di forza presenti
oggi in Libano, anche e soprattutto dopo le dimissioni
22. 22
A New Perspective on Global Affairs
Siria (3,7)
Tutti gli indicatori principali dipingono un Paese Damasco ed Equilibri.net (“Siria: successi, fallimenti ed
estremamente instabile, portando ad un coefficiente di incognite delle riforme economiche”, di Eugenio Dacrema)
3,7. Il forte incremento dei new media ha permesso una sottolineava che:
rapida diffusione delle informazioni (grafico n. 6).
Grafico 6. Diffusione di internet: aumento percentuale 2000-2010. Dati: Internet World Stats
La vicinanza politica con Paesi come la Turchia e la sua […]“Tra i nodi fondamentali da dirimere ci sono certamente
centralità geopolitica fanno sì che, potenzialmente, fattori il problema dell’esaurimento delle risorse petrolifere,
esterni possano comunque contribuire al mantenimento l’indipendenza energetica, la riforma del sistema dei
dello status quo. In particolare il ruolo di Iran e Turchia sussidi, e la crescente disoccupazione giovanile.
saranno decisivi in qualità di grandi alleati di Damasco Gli osservatori però, fanno notare come il nodo più
nell’area. Fermo restando che la situazione interna al Paese importante, spesso taciuto o considerato marginalmente
è tutt’ora in fieri, è ancora da definire la posizione che per motivi di convenienza politica, sia un altro, e riguardi
intenderanno assumere in seno alle rivolte i curdi, secondo la totale assenza di riforme politiche che accompagnino
gruppo etnico del Paese. A tal proposito vi è però da efficacemente quelle economiche. A prescindere da tutte
sottolineare la apparente apertura del Presidente Assad le altre sfide che la Siria dovrà affrontare sul cammino
alla comunità curda, tramite la promessa di concedere la della liberalizzazione, la buona riuscita finale delle
cittadinanza siriana a tutti i cittadini curdi (prima privati di riforme dipende, nell’opinione della maggior parte degli
tale diritto). L’effettiva messa in atto di tale politica è però osservatori internazionali, dalla capacità che il regime
ancora da verificare e la Siria resta un paese con molte avrà di rinnovarsi politicamente. Molti suoi elementi strutturali
incognite da superare. (statalismo, assistenzialismo, economia pianificata), infatti,
Già in un’analisi del giugno scorso, del resto, in un momento sono considerati semplicemente antitetici a una reale
ancora relativamente stabile per l’area mediorientale, economia di mercato.
erano evidenti le contraddizioni interne al regime di Ciò apre l’incognita principale. Il regime ha dimostrato negli
23. 23
A New Perspective on Global Affairs
ultimi 10 anni di non essersi mai sentito veramente sicuro
della propria stabilità per poter intraprendere un vero
programma di riforma politica. L’isolamento internazionale
dopo l’invasione americana dell’Iraq e l’assassinio di Hariri,
il pericolo jihadista sempre in agguato e il perpetuare dello
stato di guerra con Israele, hanno costituito fino adesso
elementi di insicurezza insuperabili per il regime degli
Assad. Nonostante la fine dell’isolamento internazionale
sancito dalla visita, pochi mesi fa, del segretario di
stato americano Hilary Clinton, rimane il pericolo che
l’inasprimento della condizioni del tessuto sociale e
l’aumentare del malcontento costituiscano nuove barriere
all’inizio delle riforme politiche, la cui necessità si fa sempre
più impellente.
L’alto numero di rifugiati, soprattutto iracheni (grafico
n. 5), e il fatto che il Paese sia retto da un’oligarchia di
stampo clientelare e settario (gli alawiti, famiglia al potere,
rappresentato la minoranza dei siriani) , continuano ad
essere due fattori importanti nella creazione di una
situazione non stabile e sempre pronta ad evolversi,
nonostante molti interessi esterni fungano da stabilizzatori
per il regime siriano.
24. 24
A New Perspective on Global Affairs
Iraq (3,6)
La profonda fragilità del tessuto socio-politico del Paese (Osama al-Nujeifi). […] Questa tripartizione del potere
si rispecchia in un bassissimo coefficiente di stabilità. assicura naturalmente una certa continuità e garantisce
L’impasse politico iracheno e i pericoli rappresentati dal la sopravvivenza del sistema iracheno. Ma alla lunga può
contesto regionale sono fattori di profonda inquietudine risultare frustrante per chi, nonostante abbia ottenuto più
per le sorti del Paese. Le elezioni politiche del 7 marzo 2010 seggi, si trovi costretto a disporre della sola Presidenza
hanno confermato un quadro estremamente composito del Consiglio dei Rappresentanti. E’ il caso di Iraqiya, che
a livello etnico e confessionale, con una difficile intesa con il risultato elettorale puntava alla ben più importante
raggiunta dal Primo Ministro Nouri al-Maliki, il Presidente carica di Primo Ministro ed, a ben vedere, sembra essere
della regione autonoma del Kurdistan Massoud Barzani la formazione politica più frustata ed innervosita dalla
e l’ex Primo Ministro ed attuale leader di Al Iraqiya, Iyad (lenta) applicazione dell’accordo”.
Allawi. Il 25 novembre scorso il Presidente Talabani ha
chiesto a Nouri al-Maliki di formare ufficialmente un nuovo Tra gli indicatori rilevati, quelli che rischiano di incidere
governo di coalizione nazionale. Come rilevato in un’analisi più negativamente nel Paese sono l’alto numero di
pubblicata da Equilibri.net lo scorso 13 dicembre 2010, rifugiati (grafico n. 5), l’elevato numero di gruppi etnici,
la situazione interna al Paese resta dominata da equilibri un’età media di soli 21 anni, e un’alta percezione della
politici interni complessi: corruzione (grafico n. 7). Il livello di rischio attentati
terroristici è inoltre tra i più elevati dell’area, lasciando
[…] Con l’accordo del 10 novembre è stato esplicitamente ombre preoccupanti sulle prospettive future, considerando
stabilito (e riconfermato) che in Iraq il posto di Primo Ministro il prossimo completamento della exit strategy statunitense.
vada ad un rappresentante sciita (Al-Maliki); il posto di In quest’ottica è alta la tensione tra Arabia Saudita e Iran,
Presidente della Repubblica vada ad un rappresentante dai quali dipenderà in buona parte la stabilità regionale
della comunità curda (Talabani); ed il posto di Presidente ma anche interna all’Iraq.
del Consiglio dei Rappresentanti vada ad un sunnita
Grafico 7. Indice di corruzione percepita (2010). Dati: Transparency International*
*Indice espresso in valori da 0 a 9, dove 0 è il valore di massima corruzione
25. 25
A New Perspective on Global Affairs
Arabia Saudita (5,1)
La relativa ricchezza della monarchia dei Saud è su queste due voci che si potrebbero registrare le più
sembrerebbe essere la principale garanzia della stabilità forti frizioni in futuro da parte degli eventuali oppositori al
del Paese. Gli indicatori economici sono tutti positivi, a regime. Inoltre la rilevante minoranza sciita costituisce un
parte il dato sulla disoccupazione giovanile, che è un dato elemento di possibile instabilità sempre presente, che si
negativo che accomuna comunque tutta l’area. Il Paese aggiunge alle tensioni politiche e sociali che, comunque,
detiene, a livello mondiale, le più grandi riserve petrolifere non sono inesistenti. Come si prevedeva già nel settembre
(grafico n. 8) ed oltre ad essere di importanza strategica del 2009 in un’analisi di Equilibri.net (Arabia Saudita: la
per la quantità di petrolio che quotidianamente produce Dinastia e l’Opposizione, di Antonio Buttitta):
ed esporta, lo è ancor di più se si pensa al suo ruolo di
stabilizzatore del prezzo del barile all’interno del cartello […] L’Arabia Saudita ha attraversato dei periodi di
dell’OPEC. instabilità, ai quali resta ancora esposta, sebbene il
Storicamente è uno degli alleati più importanti del mondo governo si stia impegnando per ristrutturare l’economia,
occidentale e degli Stati Uniti nella regione mediorientale migliorare il sistema educativo e risolvere alcuni importanti
e del Golfo, anche in virtù del suo potenziale ruolo di problemi socioeconomici. Il duplice problema delle riforme
controbilanciatore degli interessi iraniani nella regione. e dello sviluppo nella sfera socioeconomica non va
Come in parte nel caso della Siria, gli interessi di molti sottovalutato, e finché il regime non colmerà le differenze
attori esterni a mantenere la stabilità nel Paese sembrano tra cambiamenti sociali e sviluppo politico, è probabile
scongiurare crisi immediate. A livello socio-politico, però, la che nel breve periodo si troverà costretto ad azioni
rigidità del regime wahabita non consente eccezioni ed repressive contro la popolazione.
Grafico 8. Riserve accertate di petrolio dei primi 10 al mondo (2009). Dati: BP
26. 26
A New Perspective on Global Affairs
Esiste infatti una forte dicotomia tra il ritmo dei cambiamenti
economici e il lento sviluppo politico e sociale. Questo
problema è accentuato dal fatto che il 60% circa dei
sauditi ha meno di 21 anni. I più giovani, istruiti e disoccupati,
oltre che influenzati dagli stimoli culturali occidentali,
potrebbero in futuro sentirsi incoraggiati a chiedere dei
cambiamenti e una più effettiva partecipazione politica.
Un fattore di cambiamento sociale, per esempio, è la
televisione satellitare, diffusa in tutto il paese, sebbene
proibita nel 1994. L’esperienza maturata dai giovani
si rafforza ulteriormente attraverso i viaggi studio e il
contatto diretto con i paesi occidentali. Alcuni di questi
giovani acquisiranno dei ruoli chiave nella società
Saudita, minacciando, in futuro, una forma di cambiamento
dall’interno e sfidando i conservatori. Si tratta, spesso, di
sfide prima culturali e poi politiche da contestualizzare
nell’ambito della globalizzazione e alle quali il regime non
è preparato.
I dissensi più scomodi per il regime saudita provengono
dalla minoranza sciita, che costituisce il 20% della
popolazione totale e che è stata la causa di agitazioni
in quanto soggetta a discriminazioni. Molti sciiti risiedono
nella parte orientale del paese, ricca di giacimenti
petroliferi. Uno dei leader della comunità sciita, la Sceicco
Hassan Al Saffar, si è opposto alla discriminazione etnica,
in quanto gli sciiti non possono servire nell’esercito, nella
sicurezza e nella diplomazia. Non hanno diritto di assistere
alle cerimonie religiose e sono marginalizzati.
27. 27
A New Perspective on Global Affairs
Kuwait (6,3)
Anche il Kuwait è uno Stato del Golfo e come tale può essendo il quinto produttore al mondo petrolio (dopo
essere fatto rientrare nella media dei dati osservati per Arabia Saudita, Canada, Iran ed Iraq). Per questo, i
questi ultimi. Ottimi indicatori economici, con il miglior attivo governi hanno limitato le politiche di diversificazione nella
di una bilancia commerciale nell’area (38,7 miliardi di ricerca di altre fonti energetiche. In Kuwait, la spinta alla
dollari di surplus, vedi grafico n. 9). diversificazione nel settore del gas è stata dettata dalla
Dati derivanti naturalmente dalle vendite del petrolio scoperta di giacimenti di gas nel paese e ha contribuito
(grafico n. 8), ma che rischiano di ancorare ogni attività alla sua apertura alle altre economie del Golfo (Qatar
economica del Paese a tale settore. Come osservato stesso) e ai paesi vicini, come Iran e Iraq. Rimane comunque
nell’analisi di Equilibri.net dell’11 novembre 2010 (“Golfo: centrale il petrolio: la Kuwait Petroleum Corporation
diversificazione economica chiave di una crescita prevede, per il periodo 2006-2020, 65 miliardi di USD
duratura”, di Daria Perrella): di investimenti per la realizzazione di progetti nel settore
idrocarburi.” […]
[[…] “Diversamente da Arabia saudita e Oman, il Kuwait
e il Qatar hanno indirizzato gli investimenti principalmente A differenza degli altri, però, la vicinanza all’Iraq aumenta
a settori affini a quello petrolifero, attuando una potenzialmente il rischio di azioni terroristiche, mentre i
differenziazione economica piuttosto che un vera e dati sull’aspetto sociale non sono molto tranquillizzanti: il
propria diversificazione. Entrambe i paesi dipendono numero dei rifugiati è abbastanza elevato, un 3,6% della
economicamente dal settore degli idrocarburi. Il Qatar popolazione totale eredità sicuramente delle guerre in
dal gas, il Kuwait dal petrolio (87% delle entrate statali), Iraq, ed Il peggior dato sull’accesso all’acqua potabile.
Grafico 9. Bilancia commerciale (2010). Dati: FMI
28. 28
A New Perspective on Global Affairs
Bahrein (5,7)
Il Paese non sembra presentare nessun problema per i dagli attentati del 11 settembre 2001 quando cioè il
dati economici e quelli politici, in media con gli altri Stati Governo statunitense, con l’incrinarsi dei rapporti con
del Golfo, quindi in genere positivi, a parte la bilancia l’Arabia Saudita, ha intensificato i legami con il re del
commerciale, non alimentata dalle esportazioni di petrolio Bahrein, ha installato nelle acque dell’arcipelago la V
e gas che contraddistinguono i Paesi vicini (grafico n. 9). flotta statunitense e, a partire dal 2004, ha siglato un
Molto negativo è anche il dato sull’accesso all’acqua accordo bilaterale di libero scambio e l’accordo per la
potabile (145 metri cubi a persona), ma il problema a costruzione del “Ponte dell’Amicizia” (47 Km) tra Qatar e
Manama sembrerebbe essere di tipo politico-religioso. Bahrein, dal valore di 3 miliardi di dollari e che prevede
Il dato sulla maggioranza religiosa al potere è il più anche una linea ferroviaria per le merci ed una per i
critico di tutta l’area MENA, con un 25% di sunniti che passeggeri, la cui realizzazione avverrà entro il 2015 e il
governa su un 75% di sciiti. Gli scontri di questi giorni tra cui contratto di costruzione è stato firmato dalla francese
la popolazione a maggioranza sciita e la monarchia Vinci Construction Grands Projects.”
sunnita degli al-Khalifa sembrerebbe mettere a rischio
il regime, nonostante l’intervento dell’Arabia Saudita e
delle sue truppe sembrerebbe essere stato risolutivo. Il
rischio di instabilità del Bahrein non sembrerebbe elevato,
e più che altro rientrerebbe nel confronto regionale tra
la monarchia saudita e l’Iran. In un’analisi del 26 luglio
2010 pubblicata su Equilibri.net (“Bahrein: un regno tra
due mondi”, di Giancarlo Briguglia), che ci ricorda come
le tensioni attuali non siano in alcun modo una novità, si
notava giustamente che
[…] “In questo contesto va considerata attentamente
la posizione della Repubblica Islamica dell’Iran: Ahmadi-
Nejad, con l’obiettivo di assumere la leadership dei
movimenti islamici del tavoliere mediorientale, compresi
quelli del Golfo, e di implementare il proprio potere
d’influenza sugli Stati vicini, potrebbe approfittare
delle periodiche sommosse urbane -in particolare nel
vicino Bahrein, come è già accaduto- per sensibilizzare
un’ampia fetta dell’opinione pubblica a prender parte
nel conflitto israelo-palestinese appoggiando le posizioni
anti-statunitensi e anti-israeliane del Governo iraniano.
Una manovra che rientra in una strategia di propaganda
mediatica, piuttosto che di un vero e proprio reclutamento
dei 600.000 sciiti bahreiniti. In particolare l’attenzione di
Ahmadi-Nejad per la regione si è intensificata a partire
29. 29
A New Perspective on Global Affairs
Qatar (6,9)
Il Qatar si conferma l’oasi felice del Medio Oriente. Con Oriente, e un attore in evidente ascesa. Il più alto PIL pro
una politica lungimirante basata su programmi di sviluppo capite dell’area considerata e di tutto il mondo (grafico
economico, grazie alle immense risorse di gas naturale, n. 10), un’inflazione sotto controllo (grafico n. 1) e dati
e su un attivismo diplomatico sempre più importante, il molto positivi per la bilancia commerciale con 36 miliardi
piccolo emirato risulta il più stabile della regione.Il Qatar di dollari di attivo.
è considerato, da un lato, uno dei principali artefici della La sua ricchezza si basa sulle immense risorse di idrocarburi,
cosiddetta primavera araba, per il ruolo svolto dalla sua oltre che sua una politica di investimenti lungimirante
emittente televisiva al-Jazeera nel trasmettere le immagini che ha puntato sull’espansione di settori ancora poco
delle proteste che hanno sconvolte l’area MENA. Doha sviluppati, come la tecnologia del gas naturale liquefatto
ha valori economici tali da renderlo sicuramente una delle (GNL, si veda il grafico n. 11).
realtà più dinamiche, attive e interessanti di tutto il Medio
Grafico 10. PIL pro capite a parità di potere d’acquisto (2010). Dati: FMI
Grafico 11. Primi esportatori al mondo di GNL (2009). Dati: BP
30. 30
A New Perspective on Global Affairs
Sul versante politico registriamo il più basso rischio terrorismo […] Il Qatar sta diventando sempre di più il nuovo punto
dell’area ed il più basso livello di corruzione (grafico n. di riferimento per l’area del Golfo arabo. Il PIL che ogni
7). Come osservato in un’analisi dell’11 ottobre 2010 di anno continua a crescere a ritmi elevatissimi è la prova
Equilibri.net (“Golfo: diversificazione economica chiave di del periodo di sviluppo che sta vivendo il Paese. Al primo
una crescita duratura”, di Daria Perrella): posto, per quanto riguarda le entrate, resta sempre il
campo energetico, con gas naturale e petrolio presenti
“Anche in Qatar, la priorità di spesa del 2010 è stata in grandi quantità, e disponibili per l’esportazione. E’
e sarà il potenziamento del settore energetico, con molto interessante però anche la crescita che si sta
l’obiettivo di portare la produzione di gas naturale a 77 registrando nelle infrastrutture, nell’edilizia e nel settore
milioni di tonnellate entro il 2010 (Fonte ICE). Non rimane manifatturiero.L’Emiro Hamad al-Thani ha dimostrato che il
escluso il petrolchimico: il Ministro Al-Attiyah ha dichiarato tentativo di democratizzazione interna e, parallelamente,
che l’obiettivo dei massicci investimenti in questo settore e’ di apertura verso i mercati esteri nel lungo periodo paga
quello di fare del Qatar il quarto produttore petrolchimico in termini di benefici. Il Paese vive infatti un periodo di
al mondo entro il 2012. Nonostante la concentrazione grande prosperità e le aspettative per il futuro sembrano
degli investimenti in fonti alternative di energia, per il Qatar anche essere migliori.
il petrolio e per Kuwait il gas, entrambe i paesi hanno
comunque intrapreso un processo di diversificazione nel Solo una precipitazione della situazione iraniana
settore infrastrutturale. Il Kuwait con l’avvio di progetti (legata alla polemica sul nucleare), o un tentativo di
di sviluppo stradale; il Qatar, che ha comunque fatto destabilizzazione tramite attentati come quello del 2005
della diversificazione economica un obiettivo futuro, con nel teatro di Doha (con due morti più l’attentatore suicida
investimenti nel settore siderurgico (alluminio) e del real egiziano), potrebbero compromettere la crescita del
estate. Infine, fattore comune con gli altri GCC è stata Qatar, vista l’inevitabile coinvolgimento in cui cadrebbe in
l’apertura al commercio estero: il Kuwait orientandosi per entrambi i casi. Altrimenti, senza particolari colpi di scena, il
esempio verso l’estremo oriente ed il sud-est asiatico, ed Paese potrebbe davvero diventare un importante esempio
il Qatar aderendo dal 1995 al WTO e prevedendo un per tutta la zona limitrofa, e un ponte con l’Occidente.
rapporto di libero scambio con l’Europa. Questi sono […]
segni della volontà dei paesi di rendere libera l’economia
dalla volatilità dei mercati.”
Lo sviluppo del settore energetico, dunque, non distrae
le autorità da altre strade. La diversificazione economica
è un punto fondamentale che può consentire al Qatar
uno sviluppo non condizionato da un solo settore
economico, ma in grado di sfruttare adeguatamente
tutte le opportunità che ad esso vengano fornite. Come
sottolineato con lungimiranza già nel gennaio del 2007,
(“Qatar: il nuovo esempio per tutto il golfo”, di Stefano
Torelli):
31. 31
A New Perspective on Global Affairs
Emirati Arabi Uniti (6,3)
Con un coefficiente di stabilità del 6,3, gli Emirati Arabi Uniti Dhabi. Come osservato nel settembre scorso su Equilibri.
(EAU) si confermano tra i Paesi più tranquilli del Golfo Persico. net (“Emirati Arabi Uniti: Dubai dopo la crisi”, di Eugenio
L’elevato Pil pro-capite, un sistema creditizio e finanziario Dacrema):
all’avanguardia e gli ottimi rapporti con l’Occidente non
possono che incidere positivamente. Gli Emirati Arabi Uniti […]“Al momento molti analisti notano come effettivamente
dispongono del primo fondo sovrano al mondo (grafico n. le banche di Abu Dhabi siano riuscite a dirottare su di
12), grazie al quale possono garantire dei servizi gratuiti sé una grossa fetta di investitori. E’ però interessante
alla popolazione e investire all’estero, creando le basi per sottolineare che se da una parte i fondi di investimento
ulteriori guadagni. La recente disponibilità a collaborare “ordinari” di Abu Dhabi vengano generalmente considerati
con la “coalizione dei volenterosi” nei confronti della più sicuri, dall’altra la maggior parte degli analisti bancari
Libia, testimonia come Dubai resti un punto fermo per la e degli investitori considera tuttora i fondi di investimento
diplomazia (e l’economia) europea e statunitense nell’area. “blindati” di Dubai come i migliori di tutta l’area. […]
Da segnalare il crescente peso specifico della Francia, […]“a 9 mesi dalla peggiore crisi della sua storia, Dubai
in particolare, la quale ha recentemente “patrocinato” ha saputo recuperare molte posizioni, anche se sembra
l’apertura di una base militare nel Golfo, su territorio degli improbabile che riesca a ritornare pienamente nella sua
EAU. precedente posizione di leader assoluto nel settore
Tra i Paesi più ricchi (grafico n. 10) del Gulf Cooperation bancario regionale. Lo scenario più verosimile per il
Council (GCC), gli Emirati hanno superato le iniziali prossimo futuro è quello che lo vede in competizione per
difficoltà incontrate a causa della crisi economica tale leadership con l’emirato di Abu Dhabi, anche se non
mondiale e possono ora aspirare a ruolo di pivot sono impossibili scenari più sorprendenti legati a ben altre
nel processo di integrazione economica regionale, dinamiche di politica internazionale e ad altri attori come
nonostante permangano le storiche divergenze interne tra ad esempio l’Iran.”
i due maggiori emirati, quello di Dubai e quello di Abu
Grafico 12. Primi 10 fondi sovrani al mondo per capitale (2010). Dati: Sovereign Wealth Funds
Institute
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A New Perspective on Global Affairs
Oman (5,5)
A parte i dati economici, quelli politici e sociali rivelano per privilegiare l’occupazione dei propri cittadini. Il rischio
contrasti e controversie che potrebbero risultare decisivi che si corre è che con una forte apertura del mercato
in futuro. In particolare, una successione su cui vi è totale del lavoro ai cittadini stranieri, le imprese, soprattutto
indecisione (il Sultano Qabus bin Said al Said, 71 enne, private, vengano tentate di assumere più facilmente
è al potere del 1970 e non ha eredi dichiarati) potrebbe quest’ultimi, magari più esperti e preparati, a discapito
causare, nel breve-medio periodo tensioni interne. L’Oman della popolazione locale.
è stato testimone, al pari di molti altri Paesi dell’area, di L’altra incognita ancora aperta, anche se apparentemente
proteste popolari che hanno causato delle vittime e più lontana nel tempo, è quella degli effetti derivanti
hanno spinto il Sultano a promettere alcune riforme in dall’imitazione da parte di altri paesi dell’area
campo politico, come quella di un più ampio potere da dell’innovativa legislazione sui visti. Se il governo del
parte del governo. Le difficoltà del piccolo sultanato sultanato, infatti, non sarà capace di mantenere alta la
risultano essere, in prospettiva, anche di tipo economico. propria competitività, esiste il rischio che altri vicini, dotati
L’alto tasso di immigrazione ha portato nel tempo i di maggior potere finanziario e di investimento, possano
cittadini omaniti a competere con gli immigrati (impiegati essere in grado di sottrarre all’Oman numerose quote di
soprattutto nel settore privato) nel mercato del lavoro e, mercato nel settore delle proprietà immobiliari sfruttando
di conseguenza, il Sultanato ha messo in atto una politica le sue stesse brillanti innovazioni.
di “omanizzazione” volta a favorire l’impiego di cittadini
dell’Oman nel settore pubblico. Tale situazione è resa più
difficile dalle politiche volte a favorire una liberalizzazione
nel campo dei visti, per cui i cittadini stranieri possono
entrare con più facilità nel Paese per lavorare soprattutto
nei settori dell’immobiliare. Infine, l’Oman non possiede le
ricche risorse di idrocarburi della maggior parte degli altri
attori del Golfo, e ciò pone delle sfide maggiori nel campo
della diversificazione economica. Come si evinceva in
un’analisi pubblicata su Equilibri.net il 21 giugno 2010
(“Oman: luci e ombre del boom economico”, di Eugenio
Dacrema):
[…]Non mancano, comunque, alcune incognite aperte per
il futuro che il sultanato dovrà saper affrontare nel modo
giusto se vuole mantenere la sua invidiabile posizione.
Prima fra tutte c’è la questione controversa della modifica
al sistema dei visti riguardante la possibilità per i cittadini
stranieri residenti di lavorare liberamente in Oman. Secondo
molti esperti, infatti, tale norma rischierebbe concretamente
di mettere in seria crisi il mercato del lavoro interno, ad
oggi caratterizzato da forti spinte e incentivi governativi
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A New Perspective on Global Affairs
Yemen (3,2)
Il 7 gennaio del 2009 (“Yemen: sull’orlo del fallimento”, di gruppi organizzati di guerriglia, potrebbe essere la causa
Stefano Torelli), più di due anni fa e ben prima che il Paese scatenante di nuove ondate di violenza, alimentate dal
venisse alla ribalta internazionale per il mancato attentato malcontento sociale. A livello regionale, una tale situazione
del Natale 2009 sul volo di linea Amsterdam-Detroit potrebbe ripercuotersi negativamente sulla sicurezza del
-quando si scoprì che l’attentatore era stato addestrato Golfo Arabo da un lato, e di quello di Aden dall’altro,
in Yemen e che in questo Paese si celasse l’insidia di al- mettendo a repentaglio una delle arterie principali del
Qaeda nella Penisola Arabica (Al-Qaeda in the Arabian traffico marittimo dal Medio Oriente al Mediterraneo; in
Peninsula, AQAP)-, su Equilibri.net scrivevamo: più il Paese andrebbe a costituire una importante zona
di passaggio per i fondamentalisti islamici provenienti
[…] La crisi istituzionale che colpisce lo Yemen sin dai dall’Africa. Proprio questi effetti sulla sicurezza regionale
tempi dell’unificazione tra la parte settentrionale e potrebbero spingere gli Stati del Golfo e, indirettamente,
quella meridionale del Paese nel 1990, sta rischiando di gli Stati Uniti, a prendere delle misure precauzionali per
sfociare in vero e proprio collasso delle istituzioni statali tentare di evitare una crisi che appare imminente. […]
a causa della situazione economica sempre più difficile.
Secondo le stesse fonti governative, entro pochi anni il Lo Yemen risulta agli ultimi posti di tutti gli indicatori presi in
Paese potrebbe esaurire le riserve petrolifere, perdendo considerazione e il regime yemenita continua ad essere, a
in questo modo la fonte principale di introiti per il governo nostro avviso, uno dei principali indiziati ad un rapido crollo.
di Sana’a. La congiuntura di questi due fattori –uno Stato Lo Yemen è il Paese più povero di tutta l’area mediorientale
debole ed un’economia a rischio e non diversificata- e del Maghreb (grafico n. 10)e le sue carenze dal punto
pone in essere uno scenario preoccupante. Le sacche di vista della tenuta istituzionale rischiano di trascinare il
di resistenza al regime autoritario del Presidente Saleh (in Paese nel caos. L’indice di sviluppo umano è il più basso
carica dal 1978) trovano, in questa cornice, motivazioni di tutta la regione (grafico n. 13), così come il livello di
sempre maggiori per ribellarsi all’autorità centrale e corruzione è uno dei più alti (grafico n. 7), determinando
rivendicare maggiori diritti. una situazione in cui le istituzioni fanno fatica ad imporre
la propria sovranità sul territorio nazionale.
Proprio la presenza, sia nel Nord che nel Sud del Paese, di
Grafico 13. Indice di sviluppo umano (2010). Dati: UNDP
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A New Perspective on Global Affairs
L’appoggio dell’Arabia Saudita e di Paesi alleati nella
lotta mondiale al terrorismo, in primis gli Stati Uniti, potrebbe
garantire stabilità nel brevissimo periodo, ma la situazione
sembra essere la più critica di tutta l’area. Le rivolte di
questi giorni contro il Presidente Saleh si sono moltiplicate
in numero ed in intensità ed il rischio di uno scontro interno
è divenuto sempre più probabile. Tutti i dati raccolti
sembrano concordare su questa ipotesi. Se non sarà il
prossimo regime a cadere, lo Yemen potrebbe candidarsi
in alternativa ad essere uno dei prossimi “failed states”.
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A New Perspective on Global Affairs
Iran (3,9)
L’embargo commerciale cui è sottoposto il regime di beni e finanziamenti necessari per lo sviluppo nucleare ed
Teheran ha colpito duramente l’economia del Paese. La energetico. Pensare a ulteriori meccanismi di controllo è
bilancia commerciale risulta nettamente al di sotto di altri molto difficile in quanto il mancato funzionamento attuale
paesi esportatori di gas e petrolio nella regione, fattore di non è dovuto a carenza di mezzi, ma ad una scarsa
criticità che rappresenta un caso unico tra i paesi ricchi di volontà dei soggetti coinvolti”.
risorse di idrocarburi. Si pensi, infatti, che l’Iran è il secondo
Paese al mondo per riserve di gas naturale (grafico n. Risulta importante la diffusione di nuove tecnologie
14). telematiche, che ha portato a un drastico aumento
Come analizzato nel giugno del 2010, (“Iran: efficacia nell’uso di connessioni internet (grafico n. 6). L’Onda verde
delle sanzioni e sanction-busting”, di Francesca La Bella), del 2009, ripresentatasi all’attenzione mondiale alcune
comunque: settimane fa, ha dimostrato la voglia di cambiamento
da parte della popolazione, ma il regime - isolato e
[…]Ormai da molti anni le sanzioni limitano il commercio meno dipendente dalle forze occidentali – sembra poter
iraniano, ma questo non ha impedito al governo di reprimere con più facilità le proteste, rispetto a ciò che
proseguire nei suoi programmi politici ed energetici. Questo è accaduto in Tunisia ed Egitto. Le difficoltà che stanno
perché le sanzioni che hanno impoverito la popolazione colpendo recentemente la Siria, però, potrebbero privare
iraniana limitandone l’accesso a beni e tecnologie Teheran del solo vero alleato nell’area mediorientale, se
estere, hanno rafforzato il governo che, populisticamente, si esclude Hezbollah in Libano. In merito alle prospettive
trova consensi grazie alla paura dell’accerchiamento future del Paese, decisivo sarà il ruolo di diversi attori
internazionale. Gli interessi economici, sia statali che privati, internazionali, come evidenziato in un’analisi del giugno
di soggetti internazionali particolarmente eterogenei 2010 (“Iran: la questione nucleare tra potenze in declino
hanno, inoltre, permesso all’Iran di accedere comunque a e attori in ascesa”, di Giancarlo Briguglia):
Grafico 14. Riserve di gas naturale. Primi 10 al mondo (2009). Dati: BP
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A New Perspective on Global Affairs
[[…] A lungo termine, […] si paleseranno i nuovi equilibri
geopolitici che vedranno competere, per una posizione di
primo piano, il blocco Ue-Usa e la nuova rete d’influenza
di Russia-Iran-Turchia-Siria […]. Un effettivo rallentamento
dei piani bellici iraniani avverrà se le opposizioni interne
riusciranno ad avanzare la propria agenda politica,
imponendo tra i primi impegni del Paese la libertà di stampa,
la liberazione della comunicazione e i diritti inalienabili
dell’uomo non ancora acquisiti dalla cittadinanza
Il dato di stabilità per l’Iran, tra i più bassi dell’area, risente
di una crescita cospicua dell’inflazione (grafico n. 1), oltre
che del grado di repressione dei diritti civili e politici da
parte del regime di Teheran. Nonostante ciò, nel medio-
lungo termine potrebbero crescere i dissensi interni, non
solo tra le diverse aree politiche e della società civile
iraniana, ma anche all’interno della stessa cerchia dei
Pasdaran. Questi ultimi, oggi al potere grazie ad una forte
rete di legami e contatti in campo economico, sociale,
finanziario, militare e politico, non sembrano avere più
una sola anima, e ciò potrebbe aprire la via di divisioni
interne.