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Progetto di riqualificazione di Piazza del Plebiscito
e dei suoi spazi ipogei
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
Disegno originale tecnica acquerello e china di Amelia Buzzi Puccini
NAPOLI SOTTO E SOPRA
Il centro storico di Napoli, dichiarato nel 1995 Patrimonio mondiale
dell'Umanità, è forse uno dei più rappresentativi e caratteristici siti
UNESCO in quanto la sua unicità si estende fino dentro la terra, nel suo
incredibile e misterioso sottosuolo, che rappresenta, al rovescio, una vera
e propria altra città. Napoli nasce dalle sue viscere e al suo interno si
ritrovano vitali e compresenti espressioni millenarie e forme
contemporanee, documenti autoctoni e altri provenienti dall’esterno, che
nel tempo sono stati desunti e fatti propri in una struttura che del
“palinsesto” fa la sua immagine più diffusa e veritiera.
Napoli rappresenta una scrittura continua sulla stessa pagina di testi
diversi, di storie che si sono sovrapposte e che oggi costituiscono
quell'unitario suolo su cui la città poggia e che già il Vesuvio, con le sue
eruzioni aveva nel tempo contribuito a ispessire.
Il rapporto che la città di sopra ha con la citta di sotto costituisce il tema di
progetto su cui molti architetti hanno lavorato e a cui questa
Amministrazione prova a dare voce, attraverso atti concreti di
riqualificazione e di apertura di spazi troppo a lungo negati ai cittadini.
Acquedotti e canalizzazioni prima greche e poi romane, catacombe
paleocristiane, gallerie di comunicazione, pozzi erosi, smangiati non dal
tempo o dalla natura ma dagli uomini, usati come cave nel corso dei secoli,
come rifugi durante le guerre, come depositi, officine ma anche (e
purtroppo) come discariche, rappresentano una complesso quanto
affascinante patrimonio che la città nel suo ventre custodisce.
Vuoti sotterranei, sequenze di cunicoli, vasti ipogei, anfratti scavati
rappresentano al rovescio una nuova città parallela costituita da circa
550.000 mq di cavità rilevate, un mondo ricco di mistero e di storia da
conoscere, indagare, e ancora da utilizzare.
Un’altra Napoli, in gran parte ancora sconosciuta e misteriosa, si estende
quindi al di sotto della Napoli “baciata dal sole”, al punto da indurre studiosi
e ricercatori napoletani, negli anni, a chiedere un riconoscimento
legislativo-normativo di “bene culturale” anche per il sottosuolo della città.
L’interesse per la conservazione e per la tutela di tale patrimonio rientra in
maniera decisa nelle intenzioni di questa Amministrazione, che fa propria
una tradizione di studi e di ricerche che vede negli spazi sotterranei della
città un luogo mistico e magico, dove religione, culti pagani, credenze
popolari e storia si intrecciano e si confondono, come spesso accade nella
cultura partenopea. Oggetto di interesse e protagonista di testi letterari,
progetti architettonici e pellicole cinematografiche (tra tutte si ricordano i
film “Operazione San Gennaro” di Dino Risi, “Viaggio in Italia” di Roberto
Rossellini e non ultimo “Nella Napoli di Luca Giordano” di Mario Martone),
il sottosuolo di Napoli si anima di vita, diventa luogo di incontro, di socialità,
di condivisione di momenti tragici, come l’esperienza della guerra e la
paura dei bombardamenti, ma anche di rapporti clandestini, di attività
illecite.
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
2
Francesco Venezia. Studi sottosuolo parteno-
peo, crypta Neapolitana
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
3
Non solo catacombe e morte quindi ma anche luogo in cui poter mettere
in scena le proprie paure per affrontarle, esorcizzarle e quindi viverle più
e meglio di prima. La città del sotto ha reso più potente e grande la città di
sopra fornendole acqua, materiali da costruzione e rifugi.
I vuoti esistenti meritano,allora, quale forma parziale di riconoscimento, di
essere tutelati, studiati, ripensati e vissuti.
L’ipogeo esistente sotto la chiesa di San Francesco di Paola,
estremamente interessante per le sue particolari caratteristiche spaziali
architettoniche, rientra allora in questa intenzionalità progettuale.
Sebbene poco conosciuto e poco descritto dai testi dell’epoca, il caso non
costituisce eccezione in quanto numerosi sono gli esempi di fondazioni di
chiese, spesso utilizzate come catacombe, che sono state riaperte al
pubblico e che oggi contano un numero sempre più alto di turisti.
Ne costituiscono degli esempi le chiese di Santa Maria delle anime del
Purgatorio ad Arco, la chiesa di San Lorenzo Maggiore, la Cappella di
Sant’ Aspreno al Porto, o ancora, cappella San Severo, la chiesa di
Sant’Antonio ai Monti etc… L’obiettivo della riapertura degli spazi ipogei
al pubblico diventa allora, a ragione, il tema principale di questo progetto
che potrebbe così iniziare a modificare l’immagine della Piazza, legandola
di più alla sua storia, agli ambienti del Palazzo Reale, al mare, attraverso
nuove condizioni d’uso e forme di percorrenza.
La città parallela: un tratto della chilo-
metrica rete di gallerie sotterranee che
attraversa la città. Tratto dal libro “Na-
poli Sotterranea. Percorsi tra i misteri
della città parallela” di A. E. Piedimonte
PIAZZA DEL PLEBISCITO E CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA
Piazza Plebiscito, simbolo da cartolina della città di Napoli, pausa urbana
nel tessuto regolare e stretto dei vicoli dei quartieri Spagnoli, rappresenta,
fin dalla sua costruzione, un luogo di attrazione e di rappresentanza, di
feste regali e popolari, di cortei e processioni, di grandi comizi politici e
manifestazioni.
In un’area di circa un chilometro quadrato si racchiude la storia politica
della città, che resta impressa oltre che nella memoria dei napoletani,
anche negli edifici simbolo delle diverse dominazioni di epoca angioina,
aragonese e borbonica che nel tempo hanno contribuito alla sua
costruzione.
Qui fu proclamato il plebiscito di annessione al regno di Sardegna nel
1860, nei tempi precedenti sorgevano gli “alberi della cuccagna” dei
Vicerè; dal Palazzo Reale uscivano in corteo i Borbone; e nel 1799 fu
innalzato l'albero della Libertà, con il berretto frigio (o berretta
rivoluzionaria) e la ghirlanda di rami verdi simbolo della neonata
Repubblica Napoletana.
La struttura stessa della piazza, un tempo slargo rettangolare e informe,
conosciuto con il nome “largo di palazzo”, deve oggi la sua configurazione
ad un ambizioso progetto urbanistico che per un certo periodo della storia
provò a fare di quel luogo, simbolo delle rappresentazioni del potere reale,
una piazza del/e per il popolo.
La sua storia inizia infatti i primi anni del ’600 quando il Vicerè spagnolo
Fernando Ruiz de Castro decise di costruire in continuità del Palazzo
Vecchio di Don Pedro da Toledo un grande edificio in occasione della visita
del re Filippo III, su progetto dell’architetto Domenico Fontana1
.
La nuova residenza non trovò nello spazio all’intorno un’adeguata
sistemazione urbanistica, in quanto lo slargo antistante la sua facciata,
irregolare e frastagliato nel suo andamento planimetrico, si mostrava alla
vista composto da
«sovraffollate stratificazioni, rumorosi accostamenti, stupefacenti contrasti
di minute sopravvivenze medievali e ampie, improvvise emergenze
monumentali proprie della città barocca2
».
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
4
G. Van Wittel, Il Largo di Palazzo
(Banca Commerciale Italiana)
L'albero della Libertà, Saverio della
Gatta, coll. Di Fraia
1 Cfr. Piazza del Plebiscito. Saggi di G. Doria,
T. Santangelo, A. Porzio, U. Carughi, A. Ven-
ditti, Casa editirice Fausto Fiorentino, Napoli,
1992
2 Cfr.
Villari S., “Tra neoclassicismo e restau-
razione: la chiesa di San Francesco di Paola”,
in N. Ossanna Cavadini (a cura di) Pietro
Bianchi (1787-1848), architetto e archeologo,
Electa, Milano, 1991
Le prime ipotesi di trasformazione della piazza, portatrici di nuove idee
urbanistiche e riforme politiche furono allora avanzate durante il secolo
illuminista. Così infatti scriveva nel 1789 Vincenzo Ruffo, nel saggio
“Sull’abbellimento di cui è capace la città di Napoli”, a proposito della
trasformazione del luogo da lui immaginata:
«un portico misto di linee rette e curve disegnato in forma d’ un semicirco
sostenuto da colonne isolate entro cui vi fossero botteghe per caffè
rinfreschi liquori etc., con una o due trattorie darebbe il comodo di
passeggiare al coverto in ogni stagione…
Al piano superiore un grande appartamento con varie divisioni per darci
pubbliche feste di ballo o per formarvi un ridotto, per divertimento pubblico
o per trasferirvi la nobile Accademia de’ Cavalieri; ai due estremi del portico
due torri orarie s’innalzerebbero con due orologi uno all'italiana, alla
francese l'altro; una balaustrata sopra il portico guarnita di 30 statue che
conterrebbero la serie cronologica dei nostri Re da Ruggiero fino a Carlo
III; tutto ciò costituirebbe un edificio il quale nobilitando il Real Palazzo vi
formerebbe una piazza regolare e servirebbe ancora al comodo pubblico.
Il solo Convento di Santo Spirito verrebbe demolito, l'attuale strada del
Grottone chiusa ed aperta ne verrebbe un'altra sul suolo del Convento da
demolire che formerebbe quasi una linea retta fin sopra Santa Maria degli
Angioli. Di questo pensiero io ne ho formato un piano dettagliato co’
disegni corrispondenti che ho presentati al re3
».
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
5
3 Ruffo V., Saggio sull'abbellimento di cui è
capace la città di Napoli, Accademico della
Real Accademia delle belle Arti di
Firenza,Editore Michele Morelli, Napoli, 1789
La "macchina" di Ferdinando Sanfelice,
eretta nel 1740
Tomas Ruiz,Festa al Largo di Palazzo,
Napoli, coll. Radice
Purtroppo, al fervore di idee e di elaborati, che numerosi in quegli anni
ponevano al centro il tema di una forma nuova da dare alla piazza, non
seguì alcuna concreta azione di trasformazione, per la quale si dovette
aspettare l’inizio dell’Ottocento e il regno di Gioacchino Murat.
Il Largo di Palazzo divenne allora il gran foro Giacchino in omaggio al
nuovo re e con lo scopo di rimettere al centro quel ruolo sociale, di
rappresentazione e discussione politica, propria del foro romano.
Nel 1809, il consiglio degli edifici civili, appena istituito, bandì un concorso
per la costruzione del gran foro, che fu vinto - dopo un lungo e accesso
dibattito - dagli architetti Leopoldo Laperuta e Antonio De Simone.
Demoliti numerosi edifici, iniziarono i lavori per la realizzazione di un
solenne spazio semiellittico, delimitato a sud dal palazzo Acton, destinato
a residenze dei ministri di stato, a nord da un nuovo edificio, gemello del
precedente, sede del Ministero degli Esteri, e al centro, da un grande
edificio pubblico di forma circolare, riservato ad assemblee popolari, che
doveva sovrastare l’ uniforme e continuo colonnato semicircolare adibito
a museo delle scienze, della tecnica e del lavoro nazionale che chiudeva
e caratterizzava lo spazio della piazza.
«Così, nella trasparenza assoluta delle sue funzioni rappresentativa, il
gran foro Gioacchino inscriveva nello spazio urbano i segni di una nuova
costituzione politica del governo napoletano, fondata sull’equilibrio delle
istituzioni, sull'alleanza tra forze sociali e poteri dello stato, su principi ormai
inalienabili di sovranità popolare, libertà e autodeterminazione nazionale4
».
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
6
Giuliano de Fazio. Prospetto della
Chiesa di San Francesco di Paola.
Progetto partecipante al concorso del
1815
4 Cfr.
Villari S., “Tra neoclassicismo e restau-
razione: la chiesa di San Francesco di Paola”,
in N. Ossanna Cavadini (a cura di) Pietro
Bianchi (1787-1848), architetto e archeologo,
Electa, Milano, 1991
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
7
Ma la sconfitta nel 1815 a Tolentino di Gioacchino Murat e il ritorno dei
“legittimi” sovrani europei sul regno di Napoli misero bruscamente fine alle
prime speranze patriottiche d’unificazione nazionale e con esse anche le
idee progettuali alla base della trasformazione della piazza i cui lavori
furono infatti subito sospesi con il ritorno di Ferdinando IV.
Ci volle allora qualche anno perché la restaurata monarchia borbonica
desse nuovamente il consenso a ultimare i lavori della piazza, che erano
troppo avanzati per essere annullati, ma non ancora così definitivi da non
poter essere stravolti nel senso, nella destinazione d’uso e nella forma
architettonica, cosa che infatti accadde. Il compito di sovraintendere ai
lavori, attraverso un nuovo progetto più vicino alle idee reali, fu quindi
affidato da Ferdinando IV all’architetto Pietro Bianchi, a cui si deve la
trasformazione del grande edificio pubblico semicircolare in un tempietto
classico in onore del Santo Francesco di Paola.
Leopoldo da Laperuta Prospetto e se-
zione della Chiesa di San Francesco di
Paola.
Progetto vincitore al concorso del 1815.
Da notare in sezione la presenza degli
ambienti ipogei al di sotto della chiesa.
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
8
Pianta della Chiesa di San Francesco
di Paola e del colonnato.
Confronto tra il progetto originale di
Leopoldo da Laperuta e quello succes-
sivo di Pietro Bianchi
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
9
Confermata per la chiesa la pianta circolare ciò che fu variata, nel progetto
di Bianchi, è la logica compositiva dell’insieme.
La relazione tra il volume della chiesa e il colonnato divenne maggiormente
dilatato per la costruzione delle cupole angolari delle capelle, e si fece più
imponente in favore della chiesa, che prese il sopravvento sul colonnato,
spezzato in due dalla presenza di un’imponente scalinata centrale,
sormontata da un pesante frontone in stile neoclassico.
Il colonnato semisferico così realizzato provò a rifarsi a quello della Basilica
di S. Pietro a Roma, di cui però non non possiede le dimensioni e
l’imponenza architettonica.
L’interno, molto simile a quello del Pantheon, fu composto da un vestibolo
circolare del diametro di 34 metri, coperto da una cupola sorretta da 34
colonne di ordine corinzio, alte 11 metri, con fusti in marmo di Mondragone,
alternate ad altrettanti pilastri. Sei metri al di sotto del vestibolo fu realizzata
la sala ipogea che riproduce le caratteristiche dell’aula ecclesiale in
superficie, ed è caratterizzata da una struttura interamente in pietra di tufo,
di altezza variabile da 4,00 m ai 5,60 m. Dalla sala centrale, spazialmente
definita da un pilastro ad archi a forma di fungo, attraverso un sistema di
percorsi concentrici e di cunicoli è possibile raggiungere quattro sale più
piccole, una di forma ottagonale, due circolari e una poligonale, poste a
quote differenti ma corrispondenti anch’esse alle cappelle sovrastanti.
Pietro Bianchi, Prospetto della Chiesa
di San Francesco di Paola.
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
10
L’ipogeo al di sotto della Basilica di S. Francesco di Paola rientra nel
complesso e diffuso sistema di “città sotterranea”, di cui si è detto,
realizzato attraverso gli scavi che nel tempo sono stati effettuati all’interno
dei numerosi costoni tufacei, generatisi dall'autocementazione di vari detriti
vulcanici che si sono accumulati in seguiti all’antica attività eruttiva dei
Campi Flegrei. La storia degli spazi ipogei della chiesa di San Francesco
di Paola non è molto nota, non si conosco infatti le ragioni che hanno
spinto Laperuta e De Simone a dare vita, per le fondamenta di questo
edificio, ad un’architettura così complessa e stupefacente e soprattutto
non è chiaro per quali usi fosse destinata. Di certo, l’idea della
realizzazione in superficie di un palazzo pubblico per assemblee popolari
può far non a torto ipotizzare che anche questi ambienti potessero essere
utilizzati come luogo di incontro per spettacoli ed eventi.
Ipotesi queste che ritornano anche nei primi anni del ‘900, all’interno dei
progetti e dei piani di riorganizzazione dell’assetto stradale cittadino che
vedono il sottosuolo di Piazza Plebiscito come un importante sistema di
attraversamento per collegare la zona occidentale di Napoli con quella
orientale. Così infatti scriveva il prof. Gaetano Corrado, nel suo studio
propedeutico alla realizzazione del tunnel della Vittoria (1927), pubblicato
negli Atti dell’Accademia Pontaniana del 1925, rispetto alla possibilità di
realizzare un grande nodo stradale sotto Piazza Plebiscito per risolvere il
problema delle comunicazioni tra la parte est e la parte ovest della città:
«Questo progetto si accorda ottimamente con quello dell’ Ing. De’ Simone
che utilizza il sottosuolo corrispondente all’emiciclo del colonnato di S.
Francesco di Paola, nel quale spazio l’illustre ingegnere progetta, fra i
cavalli di bronzo, un teatro di pianta eguale al S. Carlo ed attorno quattro
grandiosi saloni, con una doppia rampa, che permetterebbe l’accesso in
automobile nel sottosuolo. Egli inoltre, dato il dislivello di più di 2 metri e
mezzo fra la parte anteriore della piazza e quella dove sono i cavalli di
bronzo, progetta innanzi ad essi una gradinata monumentale, ciò
conferirebbe un magnifico aspetto estetico alla storica piazza, senza
modificarne l’abituale utilizzazione della superficie […]5
».
Inoltre la Galleria di Piazza Plebiscito ipotizzata dal prof. Corrado, come
egli stesso scrive,
«sarebbe allo stesso livello di Santa Lucia, di via Domenico Morelli e di
Piazza de’ Martiri. E sarebbe in connessione con tutti i locali esistenti e
ricavabili sotto la Basilica di San Francesco di Paola (che sono magnifici
ed oggi inutili, perché quasi inaccessibili ed ingombri di terriccio) e sotto i
grandi edifizii demaniali circostanti, compreso il Palazzo Reale con i suoi
grandiosi cortili e magnifici giardini, fino ad uscire nel vallo che circonda il
Castello Nuovo, passando così dal modernissimo al medioevale, con una
successione quasi fantasmagorica di insuperabile bellezza6
».
5 Cfr.
Corrado G., Nodo stradale per le comu-
nicazioni fra la parte orientale e quella occi-
dentale della città di Napoli e grande Galleria
sotto Piazza Plebiscito; con l'uitlizzazione del
sottosuolo degli edifizii circostanti (Basilica di
San Francesco di Paola, Prefettura, CO-
mando militare e Palazzo Reale), Real Acca-
demia Medico-Chirurgica, 1926, p.6
6 Ibidem
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
11
Quella ipotizzata da Gaetano Corrado è quindi una vera e propria nuova
città sotterranea, che attraversa, percorrendoli in auto, strade, spazi
pubblici e addirittura teatri sotterranei, ricavati dalla messa in connessione
di spazi ipogei già esistenti (come quelli appunto citati della chiesa di San
Francesco di Paola) e di altri la cui realizzazione è assolutamente possibile
grazie al naturale dislivello esistente tra Palazzo Reale e via Acton.
6 Cfr.
Corrado G., Nodo stradale per le comu-
nicazioni fra la parte orientale e quella occi-
dentale della città di Napoli e grande Galleria
sotto Piazza Plebiscito; con l'uitlizzazione del
sottosuolo degli edifizii circostanti (Basilica di
San Francesco di Paola, Prefettura, CO-
mando militare e Palazzo Reale), Real Acca-
demia Medico-Chirurgica, 1926
Disegno di Gaetano Corrado del nodo
stradale e della grande galleria sotto
Piazza Plebiscito, con l'utilizzazione del
sottosuolo degli edifici demaniali circo-
stanti (Basilica di San Francesco di
Paola, Prefettura, Palazzo Salerno e
Palazzo Reale coi suoi cortili e giardini)
fino a Castel Nuovo, 1926
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
12
PROPOSTA PROGETTUALE
Sulla base di queste immagini, si inserisce allora la proposta di questa
Amministrazione di dare vita ad un progetto condiviso di ripensamento di
Piazza del Plebiscito, degli spazi al di sotto del suo colonnato e degli spazi
ipogei, che meravigliosi si riscoprono sotto la sua superficie.
In coerenza con gli strumenti di tutela del territorio, la riqualificazione e
l'utilizzo della Piazza per attività temporanee amplifica la ben nota funzione
aggregativa riconosciuta alle piazze e ai giardini pubblici cittadini.
In relazione alle sue caratteristiche storiche, architettoniche, ambientali
Piazza del Plebiscito richiede certamente un'attenzione particolare ai fini
della programmazione e della gestione di eventi, di manifestazioni
temporanee, così come di qualsiasi altra forma di uso dello spazio
pubblico, che dovrà avvenire nel rispetto della singolarità della sua cornice
paesaggistica, della sua configurazione storica e morfologica e delle sue
visuali privilegiate.
Il progetto di “Restauro e recupero funzionale del complesso demaniale
monumentale di S. Francesco di Paola”, promosso dal Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti e attuato dal Provveditorato alle Opere
Pubbliche - in corso di realizzazione - prevede quindi interventi sulle
facciate dei volumi alle spalle del colonnato, restauro sia delle coperture
dei volumi postici sia del colonnato e delle tre cupole, nonché restauro
degli ambienti ipogei e ristrutturazione dei locali deputati alle attività
ecclesiali. La riqualificazione di Piazza del Plebiscito dovrà seguire un
approccio integrato e partecipativo di proposte e azioni relative non solo
al restauro e rifunzionalizzazione del complesso monumentale annesso
alla Chiesa di S. Francesco di Paola ma anche alla ristrutturazione e
definizione delle destinazioni d'uso dei locali del colonnato per un
miglioramento generale delle condizioni di vivibilità della Piazza.
Tre allora i temi del progetto integrato: lo spazio pubblico della piazza, i
locali del colonnato e l’ipogeo. Le destinazioni d'uso prevedibili potranno
avere carattere culturale, ricreativo e commerciale.
Dal progetto di “Restauro e recupero
funzionale del complesso demaniale
monumentale di S. Francesco di
Paola”, promosso dal Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti e attuato
dal Provveditorato alle Opere
Pubbliche.
Dettaglio prospetto Piazza Plebiscito
Lo spazio pubblico della piazza
Nel singolare e caratteristico scenario urbano di Piazza del Plebiscito si
potranno prevedere – come già in passato − esposizioni temporanee di
opere d'arte, spettacoli, manifestazioni sportive, eventi informativi e di
divulgazione legate alla ricerca medico-scientifica, fiere, mostre,
manifestazioni estive, installazioni e performance artistiche.
Sono molti anni infatti che l’arte contemporanea nazionale ed
internazionale ha iniziato a dialogare con lo spazio storico di Piazza del
Plebiscito; in particolare, nel tempo, essa è stata nobile vetrina di molte
opere d’arte dalla “Montagna di sale” di Mimmo Paladino, alla “Tarantatara”
di Anish Kapoor, alla grande spirale “Naples” dello scultore Richard Serra,
ad altre installazioni di artisti, quali, Jannis Kounellis, Mario Merz, Gilberto
Zorio, Giulio Paolini, Joseph Kosuth e Rebecca Horn.
La realizzazione di ognuna di queste attività, da considerare di promozione
del territorio comunale e regionale, e per tempi limitati, dovrà continuare
ad essere organizzata ed allestita nel rispetto del patrimonio storico,
artistico, paesaggistico e ambientale della piazza.
In tale cornice, sarà di primaria importanza rivedere il sistema di
illuminazione presente in favore di uno più attuale e conformante rispetto
alle molteplici destinazioni d'uso cui lo spazio si presta ad ospitare, anche
soffuso, in alcuni casi, per valorizzare le geometrie degli edifici
monumentali presenti e la singolare spazialità della piazza in relazione
anche alle opere di restauro che interesseranno il Complesso di S.
Francesco di Paola. Analoga attenzione sarà data alla valorizzazione delle
sculture equestri di Carlo III di Borbone e di Ferdinando I.
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
13
Dal 1995 Piazza Plebiscito è sede di istallazioni temporanee di arte
contemporanea che dialogano con lo spazio urbano e monumentale
della piazza. Di seguito alcuni esempi Mimmo paladino "La
montagna di sale", 1995; Jannis Kounellis, 1996; Joseph Kosuth
"Ripensare il vero", 2001; Richard Serra, Naples, 2003.
Locali del colonnato
Perseguendo l'obiettivo di un'effettiva rivitalizzazione dell'emiciclo e di un
suo maggiore uso pubblico, per i locali del colonnato si propone di rivedere
le attuali destinazioni d'uso esistenti.
Attualmente, ad esclusione del centro di informazioni turistiche,
dell'archivio fotografico della città di Napoli e dell'antica libreria Treves, la
maggior parte dei locali presenti all’interno dell’emiciclo sono destinati a
depositi di materiale documentale.
Quest'ultima funzione è sicuramente da rivedere a favore di attività in
grado di rendere viva la partecipazione dei cittadini e turisti sia durante il
giorno che durante le prime ore della sera.
Si propone, quindi, di destinare la maggior parte dei locali ad attività legate
alle arti e agli antichi mestieri della città di Napoli, botteghe di artigianato
di qualità con spazi per la vendita, dalla ceramica all’arte orafa o
presepiale, fino alla promozione di prodotti di alta sartoria napoletana.
Parimenti si dovrebbe destinare una parte dei locali ad attività che offrono
beni e servizi, esercizi di somministrazione al pubblico di alimenti e
bevande, opportunamente selezionati, e di promozione dei prodotti
enograstronomici regionali.
La varietà di attività commerciali, aperte anche nelle prime ore della sera,
potrebbe certamente assicurare una maggiore vivibilità della piazza,
rendendo i cittadini co-protagonisti di una nuova fruizione dello spazio
urbano.
Risulta particolarmente importante, specie in questo momento storico,
valorizzare e sostenere gli esercizi commerciali ed artigianali già esistenti
del Centro Storico, che hanno un intrinseco valore storico, documentario
e architettonico e che costituiscono una risorsa preziosa per la città, anche
sotto il profilo dell'attrattività turistica, in quanto testimonianza della storia
dell'arte, della cultura e della più nobile tradizione imprenditoriale
napoletana. Tali funzioni potrebbero trovare la loro massima espressione
proprio nei locali del colonnato di una delle più centrali e importanti piazze
cittadine. A tal proposito si sottolinea come siano da inibire invece
l’insediamento di esercizi di vendita e di attività commerciali riguardanti
merceologie ingombranti o ritenute avulse ed incompatibili con il contesto
del centro storico di Napoli e con le sue esigenze ambientali.
Le attività che potrebbero allora rientrare tra quelle compatibili sono:
- esercizi commerciali per la vendita di prodotti quali piante, fiori, erbe
medicali, libri, materiali di cancelleria e simili;
- esercizi pubblici per la somministrazione di alimenti e bevande;
- servizi al pubblico di accoglienza e di informazione turistico culturale;
- laboratori artigianali, che svolgono attività di produzione o di servizio,
purché siano aperti al pubblico, per la vendita diretta dei propri prodotti o
per la prestazione di servizi.
Sono invece da ritenersi assolutamente incompatibili tutte le attività che
non si inquadrano con la cornice monumentale della piazza o che possono
presentare aspetti di pericolosità per l’incolumità pubblica o che ancora
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
14
Scene tratte dal film “Il giovane favo-
loso” diretto dal regista Mario Martone,
2014. Il giovane Leopardi consuma un
gelato seduto al tavolino di un bar sotto
il colonnato della Chiesa di San France-
sco di Paola.
Immagini di Piazze italiane attrezzate
con eleganti tavolini per la somministra-
zione di cibi e bevande. Dall’alto verso
il basso: Piazza San Marco a Venezia,
e Piazza Navona a Roma.
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
non si conciliano con la caratteristica di assoluta pedonalizzazione
dell’area. A tal scopo è importante e significativo il contributo che la
Soprintendenza B.A.P.S.A.E potrà dare nella definizione delle attività
compatibili con il carattere storico del complesso monumentale e della
piazza.
Inoltre, nell’ipotesi di apertura al pubblico degli spazi ipogei della chiesa
di S. Francesco e Paola, alcuni dei locali del colonnato potrebbero ospitare
funzioni strettamente collegate con le attività culturali, museali, teatrali
artistiche che si prevedono nel sottosuolo, in questo modo si creerebbe
una forte simbiosi tra le due strutture, in grado di attirare e incuriosire un
numero sempre maggiore di visitatori. Un collegamento tra le parti che di
fatto fisicamente già esiste in corrispondenza dei civici 6 e 7del colonnato
dove sono stati realizzati una scala e un ascensore per disabili che
consente l’accesso pubblico ai locali ipogei.
Per tali ambienti, di proprietà del FEC – Fondo Edifici di Culto – di
riferimento del Ministero dell'Interno, è in corso l’elaborazione di una
specifica convenzione che evidenzi gli usi compatibili e i termini di utilizzo
e gestione.
15
Sovrapposizione della pianta dell’ipo-
geo (in rosso) e la pianta della Chiesa
di San Francesco di Paola. L’ipogeo di-
sposto a sei metri sotto il vestibolo della
Basilica riproduce in pianta le caratteri-
stiche dell’aula ecclesiale posta in su-
perficie.
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
IPOGEO DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA
Le caratteristiche morfologico-architettoniche dell’ipogeo della Chiesa di
San Francesco di Paola fanno di questo luogo uno spazio prezioso e unico
nel suo genere; bisognerà pertanto immaginarne un utilizzo teso alla
valorizzazione e all’esaltazione di questa sua singolarità. L’ipogeo si
dispone a sei metri sotto il vestibolo della Basilica di S. Francesco di Paola
e riproduce le caratteristiche dell’aula ecclesiale posta in superficie.
Le coperture a volta, così come l’intera struttura muraria, sono interamente
in pietra di tufo con altezza variabile dai 4,00 m ai 5,60 m.
Oltre la sala centrale, ricavata all’interno di un enorme pilastro “a fungo”
che regge il pavimento della chiesa, l’ipogeo si caratterizza per la presenza
di numerosi percorsi che portano a quattro sale più piccole: una di forma
ottagonale, due circolari e una poligonale poste a quote leggermente
sottoposte. Esistono poi anche due piccoli ambienti rettangolari in cui, nel
progetto, sono stati predisposti i servizi igienici.
L’accesso all’ipogeo è garantito in maniera autonoma da due distinti
ingressi. Il primo, interessato da lavori, attualmente in corso e promossi
dal Provveditorato alle Opere Pubbliche della Campania e Molise, è posto
all’interno dei locali di cui al numero civico 6 e 7 del colonnato; il secondo,
si trova invece sul retro della chiesa sulla via Gennaro Serra.
Ambienti con tali caratteristiche e singolarità richiamano in maniera forte
quella che dovrebbe essere la futura destinazione d’uso espositiva e
museale dell’ipogeo.
Destinazioni che negli ultimi anni hanno subito evidenti e complesse
trasformazioni dovute al mutamento del contesto sociologico, culturale,
economico ma soprattutto tecnologico in cui viviamo. Il museo moderno è
diventato sempre più uno spazio aperto e di relazione tra i fruitori, le opere
e il contesto in cui sono immersi. In questa modalità, assumono sempre
più importanza i concetti di “contesto” e di “spazio” intesi come dei veri e
propri percorsi di narrazione.
Così, l’opera mostrata non è più relegata all’interno di un contenitore
anonimo e saturo, in cui il fruitore si limita ad osservarla, ma la sua
conoscenza è sempre più mediata e consentita dall’interazione diretta che
consente di coglierne appieno il senso e il significato.
Per tali ragioni, in questo progetto, le nuove tecnologie diventano l’anima
dell'esposizione interattiva e dell’ installazione, per proporre allo spettatore
un’esperienza e uno spazio che contenga già in sé qualcosa di artistico.
Sono stati allora previsti particolari allestimenti, attraverso l’uso di pannelli
tematici, di sistemi digitali, come il QR code, e di installazioni multimediali,
sonore e/o video-fotografiche, predisposti tenendo conto della peculiare
spazialità a spirale dello spazio, che ricorda in piccolo quella del
Guggenheim Museum realizzato dall’architetto Frank Lloyd Wright a New
York. Tale conformazione è inoltre accentuata da un attento progetto di
illuminazione, che dosa sapientemente la luce naturale con quella
16
Ipotesi progettuali del 1988 a cura di
Aldo Rossi per Piazza del Plebiscito
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
17
Foto dell’ipogeo oggi. Le immagini si riferiscono alla parte centrale a forma di fungo che sorregge il pavimento centrale della chiesa e ai
percorsi laterali che portano alle sale più piccole poste intorno.
artificiale dei faretti, senza però rinunciare alla bellezza delle ombre che è
propria di ogni spazio sotterraneo. Il profondo articolarsi dei corridoi che
compongono l’ipogeo ha consentito inoltre di collocare dei proiettori e di
utilizzare la tecnica della retroproiezione, nascondendo apparecchiature
e luci di proiezione, il che ha permesso di creare un effetto “magico” dovuto
a queste nuove "finestre parlanti".
Per tali ragioni, anche gli ambienti laterali, corrispondenti alle cappelle in
superficie, potrebbero avere destinazioni d'uso legate a conferenze,
convegni, seminari, rassegne d’arte, mostre, manifestazioni e iniziative
culturali.
In questo modo il progetto si inserirebbe pienamente nella strategia
dell’amministrazione comunale tesa a sviluppare una moderna e
competitiva offerta culturale, in grado di implementare l’interesse verso
parti sempre maggiori del territorio ed aumentare i flussi di visitatori e
turisti, incrementando inoltre la visibilità e la fruibilità del patrimonio
culturale cittadino. Così come la piazza è diventata negli anni uno scenario
unico di rappresentazione dell’arte contemporanea, così anche l’ipogeo
potrebbe accogliere le singolari installazioni ed esposizioni museali al pari
dei già riconosciuti ed apprezzati musei internazionali. Nel sottolineare
infine l’integrità del complesso monumentale, nelle sue connessioni con
la basilica sovrastante, andrà naturalmente considerata la relazione tra le
attività culturali ipotizzate e le attività di culto, sia in senso più ampio che
specifico. Per la valorizzazione delle attività dell’ipogeo, nella sua funzione
museale, sarà utile impostare strategie che amplifichino le possibilità di
relazione e socialità: creare percorsi e spazi per la condivisione e il
confronto tra le persone, impegnandosi a lavorare sul percorso
partecipativo coinvolgendo i numerosi giovani artisti napoletani e
internazionali. In questa prospettiva è fondamentale dunque che il museo
sappia diversificare le attività proposte, affiancando alla prospettiva della
conservazione e della salvaguardia quella dello spazio aperto al dialogo
e al confronto culturale, all’evento pubblico, allo scambio simbolico tra
attori di una medesima comunità le cui dinamiche sociali sono in continuo
e rapido mutamento.
Oltre alle esposizioni temporanee che potranno trovare sede all’interno
delle sale ipogee, diventa quanto mai significativo connettere questi spazi
con i percorsi sotterranei già esistenti della Galleria Borbonica, su progetto
dell'arch. Enrico Alvino, con ingresso da via del Grottone a circa 100m da
Piazza Plebiscito e da via Morelli.
Il percorso proposto dagli speleologi della Galleria Borbonica prevede,
infatti, l’attraversamento di ambienti legati ai tratti seicenteschi
dell’acquedotto della Bolla, nel corso del quale si ammirano anche le opere
civili realizzate nella galleria e gli ambienti adattati a ricovero durante la
Seconda Guerra Mondiale. Da un primo studio di sovrapposizione dei
tracciati delle cavità e da opportuni sopralluoghi tecnici, si è verificata la
fattibilità della realizzazione di un percorso sotterraneo ben più esteso e
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
18
Ipotesi di possibili installazioni multime-
diali. Immagini dalla Biennale di Architet-
tura di Venezia 2014, R. Koolhaas
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
19
Sovrapposizione tracciati sotterranei e collegamento tra la Galleria Borbonica e l’ipogeo della Basilica di S. Francesco di Paola.
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
suggestivo di quello proposto dalla Galleria borbonica. Lo studio dei
percorsi sotterranei napoletani ha interessato l’immaginario di numerosi
architetti italiani, tra cui Aldo Rossi, che ipotizzava già nel 1988 un possibile
collegamento tra la Piazza del Plebiscito e le aree a monte, così come
viene rappresentato dalle immagini che seguono.
Per l’attuazione del progetto culturale da realizzare all’interno dell’ipogeo
della Basilica di San Francesco di Paola, l’Amministrazione comunale
provvederà a formulare e pubblicare un bando internazionale per
l’affidamento di servizi culturali di gestione e sviluppo del museo, ai sensi
del Dlg.vo 163/2006 s.m.i. – Codice dei contratti pubblici relativi a lavori,
servizi e forniture, e in osservanza delle specifiche linee guida che saranno
approvate con Delibera di Giunta Comunale.
Il bando, che sarà opportunamente condiviso con tutti gli Enti e le Istituzioni
coinvolte nel progetto di riqualificazione, conterrà l’elenco preciso di tutti i
servizi da affidare, tra cui, a titolo di esempio:
- gestione del museo e dei servizi connessi (bookshop e relativa vendita
prodotti editoriali ed oggettistica, biglietteria, punto informazioni ed
accoglienza, ecc.);
- allestimenti e forniture di arredi di base;
- pianificazione, organizzazione e realizzazione di mostre ed eventi di alto
profilo;
- e-commerce e progettazione, realizzazione e aggiornamento del sito
internet ufficiale;
- marketing, pianificazione attività e comunicazione.
I soggetti ammessi a partecipare al bando dovranno avere una
comprovata esperienza in gestione dei servizi suddetti di entità uguale o
superiore a quelli oggetto dell’affidamento.
20
Museo ipogeo di Matera con allestimento sculture di arte contemporanea; ipotesi di allestimento con proiettori ed esposizioni d’arte degli
ambienti ipogei di Piazza Plebiscito (fotoinserimento)
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
21
Pianta di accesso ai locali ipogei.
Progetto di "Restauro e Recupero Funzionale del com-
plesso Demaniale di S. Francesco di Paola in Piazza Ple-
biscito” del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Provveditorato interregioanle per le OO.PP. Campania e
Molise. RUP Dott. Arch. Salvatore Russo
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
22
Pianta di accesso ai locali ipogei. Dal progetto di "Restauro e Recupero Funzionale del complesso Demaniale di S. Francesco di Paola in
Piazza Plebiscito” del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Provveditorato interregioanle per le OO.PP. Campania e Molise.
RUP Dott. Arch. Salvatore Russo
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
23
Pianta e sezione dell’ipogeo. Q. -6 mt, materiale tufo.
Ipotesi di percorso espositivo e di allestimento con pannelli multimediali per mostre d’arte o eventi teatrali.
Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni
24
Ulteriore ipotesi di allestimento dello spazio ipogeo per installazioni multimediali, spettacoli teatrali e incontri didattico-culturali sviluppato
dall’Accademia di Belle Arti di Napoli, arch. M. Pisani.

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Napoli - Progetto Piazza del Plebiscito

  • 1. Progetto di riqualificazione di Piazza del Plebiscito e dei suoi spazi ipogei Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni Disegno originale tecnica acquerello e china di Amelia Buzzi Puccini
  • 2. NAPOLI SOTTO E SOPRA Il centro storico di Napoli, dichiarato nel 1995 Patrimonio mondiale dell'Umanità, è forse uno dei più rappresentativi e caratteristici siti UNESCO in quanto la sua unicità si estende fino dentro la terra, nel suo incredibile e misterioso sottosuolo, che rappresenta, al rovescio, una vera e propria altra città. Napoli nasce dalle sue viscere e al suo interno si ritrovano vitali e compresenti espressioni millenarie e forme contemporanee, documenti autoctoni e altri provenienti dall’esterno, che nel tempo sono stati desunti e fatti propri in una struttura che del “palinsesto” fa la sua immagine più diffusa e veritiera. Napoli rappresenta una scrittura continua sulla stessa pagina di testi diversi, di storie che si sono sovrapposte e che oggi costituiscono quell'unitario suolo su cui la città poggia e che già il Vesuvio, con le sue eruzioni aveva nel tempo contribuito a ispessire. Il rapporto che la città di sopra ha con la citta di sotto costituisce il tema di progetto su cui molti architetti hanno lavorato e a cui questa Amministrazione prova a dare voce, attraverso atti concreti di riqualificazione e di apertura di spazi troppo a lungo negati ai cittadini. Acquedotti e canalizzazioni prima greche e poi romane, catacombe paleocristiane, gallerie di comunicazione, pozzi erosi, smangiati non dal tempo o dalla natura ma dagli uomini, usati come cave nel corso dei secoli, come rifugi durante le guerre, come depositi, officine ma anche (e purtroppo) come discariche, rappresentano una complesso quanto affascinante patrimonio che la città nel suo ventre custodisce. Vuoti sotterranei, sequenze di cunicoli, vasti ipogei, anfratti scavati rappresentano al rovescio una nuova città parallela costituita da circa 550.000 mq di cavità rilevate, un mondo ricco di mistero e di storia da conoscere, indagare, e ancora da utilizzare. Un’altra Napoli, in gran parte ancora sconosciuta e misteriosa, si estende quindi al di sotto della Napoli “baciata dal sole”, al punto da indurre studiosi e ricercatori napoletani, negli anni, a chiedere un riconoscimento legislativo-normativo di “bene culturale” anche per il sottosuolo della città. L’interesse per la conservazione e per la tutela di tale patrimonio rientra in maniera decisa nelle intenzioni di questa Amministrazione, che fa propria una tradizione di studi e di ricerche che vede negli spazi sotterranei della città un luogo mistico e magico, dove religione, culti pagani, credenze popolari e storia si intrecciano e si confondono, come spesso accade nella cultura partenopea. Oggetto di interesse e protagonista di testi letterari, progetti architettonici e pellicole cinematografiche (tra tutte si ricordano i film “Operazione San Gennaro” di Dino Risi, “Viaggio in Italia” di Roberto Rossellini e non ultimo “Nella Napoli di Luca Giordano” di Mario Martone), il sottosuolo di Napoli si anima di vita, diventa luogo di incontro, di socialità, di condivisione di momenti tragici, come l’esperienza della guerra e la paura dei bombardamenti, ma anche di rapporti clandestini, di attività illecite. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 2 Francesco Venezia. Studi sottosuolo parteno- peo, crypta Neapolitana
  • 3. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 3 Non solo catacombe e morte quindi ma anche luogo in cui poter mettere in scena le proprie paure per affrontarle, esorcizzarle e quindi viverle più e meglio di prima. La città del sotto ha reso più potente e grande la città di sopra fornendole acqua, materiali da costruzione e rifugi. I vuoti esistenti meritano,allora, quale forma parziale di riconoscimento, di essere tutelati, studiati, ripensati e vissuti. L’ipogeo esistente sotto la chiesa di San Francesco di Paola, estremamente interessante per le sue particolari caratteristiche spaziali architettoniche, rientra allora in questa intenzionalità progettuale. Sebbene poco conosciuto e poco descritto dai testi dell’epoca, il caso non costituisce eccezione in quanto numerosi sono gli esempi di fondazioni di chiese, spesso utilizzate come catacombe, che sono state riaperte al pubblico e che oggi contano un numero sempre più alto di turisti. Ne costituiscono degli esempi le chiese di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco, la chiesa di San Lorenzo Maggiore, la Cappella di Sant’ Aspreno al Porto, o ancora, cappella San Severo, la chiesa di Sant’Antonio ai Monti etc… L’obiettivo della riapertura degli spazi ipogei al pubblico diventa allora, a ragione, il tema principale di questo progetto che potrebbe così iniziare a modificare l’immagine della Piazza, legandola di più alla sua storia, agli ambienti del Palazzo Reale, al mare, attraverso nuove condizioni d’uso e forme di percorrenza. La città parallela: un tratto della chilo- metrica rete di gallerie sotterranee che attraversa la città. Tratto dal libro “Na- poli Sotterranea. Percorsi tra i misteri della città parallela” di A. E. Piedimonte
  • 4. PIAZZA DEL PLEBISCITO E CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA Piazza Plebiscito, simbolo da cartolina della città di Napoli, pausa urbana nel tessuto regolare e stretto dei vicoli dei quartieri Spagnoli, rappresenta, fin dalla sua costruzione, un luogo di attrazione e di rappresentanza, di feste regali e popolari, di cortei e processioni, di grandi comizi politici e manifestazioni. In un’area di circa un chilometro quadrato si racchiude la storia politica della città, che resta impressa oltre che nella memoria dei napoletani, anche negli edifici simbolo delle diverse dominazioni di epoca angioina, aragonese e borbonica che nel tempo hanno contribuito alla sua costruzione. Qui fu proclamato il plebiscito di annessione al regno di Sardegna nel 1860, nei tempi precedenti sorgevano gli “alberi della cuccagna” dei Vicerè; dal Palazzo Reale uscivano in corteo i Borbone; e nel 1799 fu innalzato l'albero della Libertà, con il berretto frigio (o berretta rivoluzionaria) e la ghirlanda di rami verdi simbolo della neonata Repubblica Napoletana. La struttura stessa della piazza, un tempo slargo rettangolare e informe, conosciuto con il nome “largo di palazzo”, deve oggi la sua configurazione ad un ambizioso progetto urbanistico che per un certo periodo della storia provò a fare di quel luogo, simbolo delle rappresentazioni del potere reale, una piazza del/e per il popolo. La sua storia inizia infatti i primi anni del ’600 quando il Vicerè spagnolo Fernando Ruiz de Castro decise di costruire in continuità del Palazzo Vecchio di Don Pedro da Toledo un grande edificio in occasione della visita del re Filippo III, su progetto dell’architetto Domenico Fontana1 . La nuova residenza non trovò nello spazio all’intorno un’adeguata sistemazione urbanistica, in quanto lo slargo antistante la sua facciata, irregolare e frastagliato nel suo andamento planimetrico, si mostrava alla vista composto da «sovraffollate stratificazioni, rumorosi accostamenti, stupefacenti contrasti di minute sopravvivenze medievali e ampie, improvvise emergenze monumentali proprie della città barocca2 ». Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 4 G. Van Wittel, Il Largo di Palazzo (Banca Commerciale Italiana) L'albero della Libertà, Saverio della Gatta, coll. Di Fraia 1 Cfr. Piazza del Plebiscito. Saggi di G. Doria, T. Santangelo, A. Porzio, U. Carughi, A. Ven- ditti, Casa editirice Fausto Fiorentino, Napoli, 1992 2 Cfr. Villari S., “Tra neoclassicismo e restau- razione: la chiesa di San Francesco di Paola”, in N. Ossanna Cavadini (a cura di) Pietro Bianchi (1787-1848), architetto e archeologo, Electa, Milano, 1991
  • 5. Le prime ipotesi di trasformazione della piazza, portatrici di nuove idee urbanistiche e riforme politiche furono allora avanzate durante il secolo illuminista. Così infatti scriveva nel 1789 Vincenzo Ruffo, nel saggio “Sull’abbellimento di cui è capace la città di Napoli”, a proposito della trasformazione del luogo da lui immaginata: «un portico misto di linee rette e curve disegnato in forma d’ un semicirco sostenuto da colonne isolate entro cui vi fossero botteghe per caffè rinfreschi liquori etc., con una o due trattorie darebbe il comodo di passeggiare al coverto in ogni stagione… Al piano superiore un grande appartamento con varie divisioni per darci pubbliche feste di ballo o per formarvi un ridotto, per divertimento pubblico o per trasferirvi la nobile Accademia de’ Cavalieri; ai due estremi del portico due torri orarie s’innalzerebbero con due orologi uno all'italiana, alla francese l'altro; una balaustrata sopra il portico guarnita di 30 statue che conterrebbero la serie cronologica dei nostri Re da Ruggiero fino a Carlo III; tutto ciò costituirebbe un edificio il quale nobilitando il Real Palazzo vi formerebbe una piazza regolare e servirebbe ancora al comodo pubblico. Il solo Convento di Santo Spirito verrebbe demolito, l'attuale strada del Grottone chiusa ed aperta ne verrebbe un'altra sul suolo del Convento da demolire che formerebbe quasi una linea retta fin sopra Santa Maria degli Angioli. Di questo pensiero io ne ho formato un piano dettagliato co’ disegni corrispondenti che ho presentati al re3 ». Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 5 3 Ruffo V., Saggio sull'abbellimento di cui è capace la città di Napoli, Accademico della Real Accademia delle belle Arti di Firenza,Editore Michele Morelli, Napoli, 1789 La "macchina" di Ferdinando Sanfelice, eretta nel 1740 Tomas Ruiz,Festa al Largo di Palazzo, Napoli, coll. Radice
  • 6. Purtroppo, al fervore di idee e di elaborati, che numerosi in quegli anni ponevano al centro il tema di una forma nuova da dare alla piazza, non seguì alcuna concreta azione di trasformazione, per la quale si dovette aspettare l’inizio dell’Ottocento e il regno di Gioacchino Murat. Il Largo di Palazzo divenne allora il gran foro Giacchino in omaggio al nuovo re e con lo scopo di rimettere al centro quel ruolo sociale, di rappresentazione e discussione politica, propria del foro romano. Nel 1809, il consiglio degli edifici civili, appena istituito, bandì un concorso per la costruzione del gran foro, che fu vinto - dopo un lungo e accesso dibattito - dagli architetti Leopoldo Laperuta e Antonio De Simone. Demoliti numerosi edifici, iniziarono i lavori per la realizzazione di un solenne spazio semiellittico, delimitato a sud dal palazzo Acton, destinato a residenze dei ministri di stato, a nord da un nuovo edificio, gemello del precedente, sede del Ministero degli Esteri, e al centro, da un grande edificio pubblico di forma circolare, riservato ad assemblee popolari, che doveva sovrastare l’ uniforme e continuo colonnato semicircolare adibito a museo delle scienze, della tecnica e del lavoro nazionale che chiudeva e caratterizzava lo spazio della piazza. «Così, nella trasparenza assoluta delle sue funzioni rappresentativa, il gran foro Gioacchino inscriveva nello spazio urbano i segni di una nuova costituzione politica del governo napoletano, fondata sull’equilibrio delle istituzioni, sull'alleanza tra forze sociali e poteri dello stato, su principi ormai inalienabili di sovranità popolare, libertà e autodeterminazione nazionale4 ». Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 6 Giuliano de Fazio. Prospetto della Chiesa di San Francesco di Paola. Progetto partecipante al concorso del 1815 4 Cfr. Villari S., “Tra neoclassicismo e restau- razione: la chiesa di San Francesco di Paola”, in N. Ossanna Cavadini (a cura di) Pietro Bianchi (1787-1848), architetto e archeologo, Electa, Milano, 1991
  • 7. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 7 Ma la sconfitta nel 1815 a Tolentino di Gioacchino Murat e il ritorno dei “legittimi” sovrani europei sul regno di Napoli misero bruscamente fine alle prime speranze patriottiche d’unificazione nazionale e con esse anche le idee progettuali alla base della trasformazione della piazza i cui lavori furono infatti subito sospesi con il ritorno di Ferdinando IV. Ci volle allora qualche anno perché la restaurata monarchia borbonica desse nuovamente il consenso a ultimare i lavori della piazza, che erano troppo avanzati per essere annullati, ma non ancora così definitivi da non poter essere stravolti nel senso, nella destinazione d’uso e nella forma architettonica, cosa che infatti accadde. Il compito di sovraintendere ai lavori, attraverso un nuovo progetto più vicino alle idee reali, fu quindi affidato da Ferdinando IV all’architetto Pietro Bianchi, a cui si deve la trasformazione del grande edificio pubblico semicircolare in un tempietto classico in onore del Santo Francesco di Paola. Leopoldo da Laperuta Prospetto e se- zione della Chiesa di San Francesco di Paola. Progetto vincitore al concorso del 1815. Da notare in sezione la presenza degli ambienti ipogei al di sotto della chiesa.
  • 8. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 8 Pianta della Chiesa di San Francesco di Paola e del colonnato. Confronto tra il progetto originale di Leopoldo da Laperuta e quello succes- sivo di Pietro Bianchi
  • 9. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 9 Confermata per la chiesa la pianta circolare ciò che fu variata, nel progetto di Bianchi, è la logica compositiva dell’insieme. La relazione tra il volume della chiesa e il colonnato divenne maggiormente dilatato per la costruzione delle cupole angolari delle capelle, e si fece più imponente in favore della chiesa, che prese il sopravvento sul colonnato, spezzato in due dalla presenza di un’imponente scalinata centrale, sormontata da un pesante frontone in stile neoclassico. Il colonnato semisferico così realizzato provò a rifarsi a quello della Basilica di S. Pietro a Roma, di cui però non non possiede le dimensioni e l’imponenza architettonica. L’interno, molto simile a quello del Pantheon, fu composto da un vestibolo circolare del diametro di 34 metri, coperto da una cupola sorretta da 34 colonne di ordine corinzio, alte 11 metri, con fusti in marmo di Mondragone, alternate ad altrettanti pilastri. Sei metri al di sotto del vestibolo fu realizzata la sala ipogea che riproduce le caratteristiche dell’aula ecclesiale in superficie, ed è caratterizzata da una struttura interamente in pietra di tufo, di altezza variabile da 4,00 m ai 5,60 m. Dalla sala centrale, spazialmente definita da un pilastro ad archi a forma di fungo, attraverso un sistema di percorsi concentrici e di cunicoli è possibile raggiungere quattro sale più piccole, una di forma ottagonale, due circolari e una poligonale, poste a quote differenti ma corrispondenti anch’esse alle cappelle sovrastanti. Pietro Bianchi, Prospetto della Chiesa di San Francesco di Paola.
  • 10. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 10 L’ipogeo al di sotto della Basilica di S. Francesco di Paola rientra nel complesso e diffuso sistema di “città sotterranea”, di cui si è detto, realizzato attraverso gli scavi che nel tempo sono stati effettuati all’interno dei numerosi costoni tufacei, generatisi dall'autocementazione di vari detriti vulcanici che si sono accumulati in seguiti all’antica attività eruttiva dei Campi Flegrei. La storia degli spazi ipogei della chiesa di San Francesco di Paola non è molto nota, non si conosco infatti le ragioni che hanno spinto Laperuta e De Simone a dare vita, per le fondamenta di questo edificio, ad un’architettura così complessa e stupefacente e soprattutto non è chiaro per quali usi fosse destinata. Di certo, l’idea della realizzazione in superficie di un palazzo pubblico per assemblee popolari può far non a torto ipotizzare che anche questi ambienti potessero essere utilizzati come luogo di incontro per spettacoli ed eventi. Ipotesi queste che ritornano anche nei primi anni del ‘900, all’interno dei progetti e dei piani di riorganizzazione dell’assetto stradale cittadino che vedono il sottosuolo di Piazza Plebiscito come un importante sistema di attraversamento per collegare la zona occidentale di Napoli con quella orientale. Così infatti scriveva il prof. Gaetano Corrado, nel suo studio propedeutico alla realizzazione del tunnel della Vittoria (1927), pubblicato negli Atti dell’Accademia Pontaniana del 1925, rispetto alla possibilità di realizzare un grande nodo stradale sotto Piazza Plebiscito per risolvere il problema delle comunicazioni tra la parte est e la parte ovest della città: «Questo progetto si accorda ottimamente con quello dell’ Ing. De’ Simone che utilizza il sottosuolo corrispondente all’emiciclo del colonnato di S. Francesco di Paola, nel quale spazio l’illustre ingegnere progetta, fra i cavalli di bronzo, un teatro di pianta eguale al S. Carlo ed attorno quattro grandiosi saloni, con una doppia rampa, che permetterebbe l’accesso in automobile nel sottosuolo. Egli inoltre, dato il dislivello di più di 2 metri e mezzo fra la parte anteriore della piazza e quella dove sono i cavalli di bronzo, progetta innanzi ad essi una gradinata monumentale, ciò conferirebbe un magnifico aspetto estetico alla storica piazza, senza modificarne l’abituale utilizzazione della superficie […]5 ». Inoltre la Galleria di Piazza Plebiscito ipotizzata dal prof. Corrado, come egli stesso scrive, «sarebbe allo stesso livello di Santa Lucia, di via Domenico Morelli e di Piazza de’ Martiri. E sarebbe in connessione con tutti i locali esistenti e ricavabili sotto la Basilica di San Francesco di Paola (che sono magnifici ed oggi inutili, perché quasi inaccessibili ed ingombri di terriccio) e sotto i grandi edifizii demaniali circostanti, compreso il Palazzo Reale con i suoi grandiosi cortili e magnifici giardini, fino ad uscire nel vallo che circonda il Castello Nuovo, passando così dal modernissimo al medioevale, con una successione quasi fantasmagorica di insuperabile bellezza6 ». 5 Cfr. Corrado G., Nodo stradale per le comu- nicazioni fra la parte orientale e quella occi- dentale della città di Napoli e grande Galleria sotto Piazza Plebiscito; con l'uitlizzazione del sottosuolo degli edifizii circostanti (Basilica di San Francesco di Paola, Prefettura, CO- mando militare e Palazzo Reale), Real Acca- demia Medico-Chirurgica, 1926, p.6 6 Ibidem
  • 11. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 11 Quella ipotizzata da Gaetano Corrado è quindi una vera e propria nuova città sotterranea, che attraversa, percorrendoli in auto, strade, spazi pubblici e addirittura teatri sotterranei, ricavati dalla messa in connessione di spazi ipogei già esistenti (come quelli appunto citati della chiesa di San Francesco di Paola) e di altri la cui realizzazione è assolutamente possibile grazie al naturale dislivello esistente tra Palazzo Reale e via Acton. 6 Cfr. Corrado G., Nodo stradale per le comu- nicazioni fra la parte orientale e quella occi- dentale della città di Napoli e grande Galleria sotto Piazza Plebiscito; con l'uitlizzazione del sottosuolo degli edifizii circostanti (Basilica di San Francesco di Paola, Prefettura, CO- mando militare e Palazzo Reale), Real Acca- demia Medico-Chirurgica, 1926 Disegno di Gaetano Corrado del nodo stradale e della grande galleria sotto Piazza Plebiscito, con l'utilizzazione del sottosuolo degli edifici demaniali circo- stanti (Basilica di San Francesco di Paola, Prefettura, Palazzo Salerno e Palazzo Reale coi suoi cortili e giardini) fino a Castel Nuovo, 1926
  • 12. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 12 PROPOSTA PROGETTUALE Sulla base di queste immagini, si inserisce allora la proposta di questa Amministrazione di dare vita ad un progetto condiviso di ripensamento di Piazza del Plebiscito, degli spazi al di sotto del suo colonnato e degli spazi ipogei, che meravigliosi si riscoprono sotto la sua superficie. In coerenza con gli strumenti di tutela del territorio, la riqualificazione e l'utilizzo della Piazza per attività temporanee amplifica la ben nota funzione aggregativa riconosciuta alle piazze e ai giardini pubblici cittadini. In relazione alle sue caratteristiche storiche, architettoniche, ambientali Piazza del Plebiscito richiede certamente un'attenzione particolare ai fini della programmazione e della gestione di eventi, di manifestazioni temporanee, così come di qualsiasi altra forma di uso dello spazio pubblico, che dovrà avvenire nel rispetto della singolarità della sua cornice paesaggistica, della sua configurazione storica e morfologica e delle sue visuali privilegiate. Il progetto di “Restauro e recupero funzionale del complesso demaniale monumentale di S. Francesco di Paola”, promosso dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e attuato dal Provveditorato alle Opere Pubbliche - in corso di realizzazione - prevede quindi interventi sulle facciate dei volumi alle spalle del colonnato, restauro sia delle coperture dei volumi postici sia del colonnato e delle tre cupole, nonché restauro degli ambienti ipogei e ristrutturazione dei locali deputati alle attività ecclesiali. La riqualificazione di Piazza del Plebiscito dovrà seguire un approccio integrato e partecipativo di proposte e azioni relative non solo al restauro e rifunzionalizzazione del complesso monumentale annesso alla Chiesa di S. Francesco di Paola ma anche alla ristrutturazione e definizione delle destinazioni d'uso dei locali del colonnato per un miglioramento generale delle condizioni di vivibilità della Piazza. Tre allora i temi del progetto integrato: lo spazio pubblico della piazza, i locali del colonnato e l’ipogeo. Le destinazioni d'uso prevedibili potranno avere carattere culturale, ricreativo e commerciale. Dal progetto di “Restauro e recupero funzionale del complesso demaniale monumentale di S. Francesco di Paola”, promosso dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e attuato dal Provveditorato alle Opere Pubbliche. Dettaglio prospetto Piazza Plebiscito
  • 13. Lo spazio pubblico della piazza Nel singolare e caratteristico scenario urbano di Piazza del Plebiscito si potranno prevedere – come già in passato − esposizioni temporanee di opere d'arte, spettacoli, manifestazioni sportive, eventi informativi e di divulgazione legate alla ricerca medico-scientifica, fiere, mostre, manifestazioni estive, installazioni e performance artistiche. Sono molti anni infatti che l’arte contemporanea nazionale ed internazionale ha iniziato a dialogare con lo spazio storico di Piazza del Plebiscito; in particolare, nel tempo, essa è stata nobile vetrina di molte opere d’arte dalla “Montagna di sale” di Mimmo Paladino, alla “Tarantatara” di Anish Kapoor, alla grande spirale “Naples” dello scultore Richard Serra, ad altre installazioni di artisti, quali, Jannis Kounellis, Mario Merz, Gilberto Zorio, Giulio Paolini, Joseph Kosuth e Rebecca Horn. La realizzazione di ognuna di queste attività, da considerare di promozione del territorio comunale e regionale, e per tempi limitati, dovrà continuare ad essere organizzata ed allestita nel rispetto del patrimonio storico, artistico, paesaggistico e ambientale della piazza. In tale cornice, sarà di primaria importanza rivedere il sistema di illuminazione presente in favore di uno più attuale e conformante rispetto alle molteplici destinazioni d'uso cui lo spazio si presta ad ospitare, anche soffuso, in alcuni casi, per valorizzare le geometrie degli edifici monumentali presenti e la singolare spazialità della piazza in relazione anche alle opere di restauro che interesseranno il Complesso di S. Francesco di Paola. Analoga attenzione sarà data alla valorizzazione delle sculture equestri di Carlo III di Borbone e di Ferdinando I. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 13 Dal 1995 Piazza Plebiscito è sede di istallazioni temporanee di arte contemporanea che dialogano con lo spazio urbano e monumentale della piazza. Di seguito alcuni esempi Mimmo paladino "La montagna di sale", 1995; Jannis Kounellis, 1996; Joseph Kosuth "Ripensare il vero", 2001; Richard Serra, Naples, 2003.
  • 14. Locali del colonnato Perseguendo l'obiettivo di un'effettiva rivitalizzazione dell'emiciclo e di un suo maggiore uso pubblico, per i locali del colonnato si propone di rivedere le attuali destinazioni d'uso esistenti. Attualmente, ad esclusione del centro di informazioni turistiche, dell'archivio fotografico della città di Napoli e dell'antica libreria Treves, la maggior parte dei locali presenti all’interno dell’emiciclo sono destinati a depositi di materiale documentale. Quest'ultima funzione è sicuramente da rivedere a favore di attività in grado di rendere viva la partecipazione dei cittadini e turisti sia durante il giorno che durante le prime ore della sera. Si propone, quindi, di destinare la maggior parte dei locali ad attività legate alle arti e agli antichi mestieri della città di Napoli, botteghe di artigianato di qualità con spazi per la vendita, dalla ceramica all’arte orafa o presepiale, fino alla promozione di prodotti di alta sartoria napoletana. Parimenti si dovrebbe destinare una parte dei locali ad attività che offrono beni e servizi, esercizi di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, opportunamente selezionati, e di promozione dei prodotti enograstronomici regionali. La varietà di attività commerciali, aperte anche nelle prime ore della sera, potrebbe certamente assicurare una maggiore vivibilità della piazza, rendendo i cittadini co-protagonisti di una nuova fruizione dello spazio urbano. Risulta particolarmente importante, specie in questo momento storico, valorizzare e sostenere gli esercizi commerciali ed artigianali già esistenti del Centro Storico, che hanno un intrinseco valore storico, documentario e architettonico e che costituiscono una risorsa preziosa per la città, anche sotto il profilo dell'attrattività turistica, in quanto testimonianza della storia dell'arte, della cultura e della più nobile tradizione imprenditoriale napoletana. Tali funzioni potrebbero trovare la loro massima espressione proprio nei locali del colonnato di una delle più centrali e importanti piazze cittadine. A tal proposito si sottolinea come siano da inibire invece l’insediamento di esercizi di vendita e di attività commerciali riguardanti merceologie ingombranti o ritenute avulse ed incompatibili con il contesto del centro storico di Napoli e con le sue esigenze ambientali. Le attività che potrebbero allora rientrare tra quelle compatibili sono: - esercizi commerciali per la vendita di prodotti quali piante, fiori, erbe medicali, libri, materiali di cancelleria e simili; - esercizi pubblici per la somministrazione di alimenti e bevande; - servizi al pubblico di accoglienza e di informazione turistico culturale; - laboratori artigianali, che svolgono attività di produzione o di servizio, purché siano aperti al pubblico, per la vendita diretta dei propri prodotti o per la prestazione di servizi. Sono invece da ritenersi assolutamente incompatibili tutte le attività che non si inquadrano con la cornice monumentale della piazza o che possono presentare aspetti di pericolosità per l’incolumità pubblica o che ancora Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 14 Scene tratte dal film “Il giovane favo- loso” diretto dal regista Mario Martone, 2014. Il giovane Leopardi consuma un gelato seduto al tavolino di un bar sotto il colonnato della Chiesa di San France- sco di Paola. Immagini di Piazze italiane attrezzate con eleganti tavolini per la somministra- zione di cibi e bevande. Dall’alto verso il basso: Piazza San Marco a Venezia, e Piazza Navona a Roma.
  • 15. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni non si conciliano con la caratteristica di assoluta pedonalizzazione dell’area. A tal scopo è importante e significativo il contributo che la Soprintendenza B.A.P.S.A.E potrà dare nella definizione delle attività compatibili con il carattere storico del complesso monumentale e della piazza. Inoltre, nell’ipotesi di apertura al pubblico degli spazi ipogei della chiesa di S. Francesco e Paola, alcuni dei locali del colonnato potrebbero ospitare funzioni strettamente collegate con le attività culturali, museali, teatrali artistiche che si prevedono nel sottosuolo, in questo modo si creerebbe una forte simbiosi tra le due strutture, in grado di attirare e incuriosire un numero sempre maggiore di visitatori. Un collegamento tra le parti che di fatto fisicamente già esiste in corrispondenza dei civici 6 e 7del colonnato dove sono stati realizzati una scala e un ascensore per disabili che consente l’accesso pubblico ai locali ipogei. Per tali ambienti, di proprietà del FEC – Fondo Edifici di Culto – di riferimento del Ministero dell'Interno, è in corso l’elaborazione di una specifica convenzione che evidenzi gli usi compatibili e i termini di utilizzo e gestione. 15 Sovrapposizione della pianta dell’ipo- geo (in rosso) e la pianta della Chiesa di San Francesco di Paola. L’ipogeo di- sposto a sei metri sotto il vestibolo della Basilica riproduce in pianta le caratteri- stiche dell’aula ecclesiale posta in su- perficie.
  • 16. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni IPOGEO DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA Le caratteristiche morfologico-architettoniche dell’ipogeo della Chiesa di San Francesco di Paola fanno di questo luogo uno spazio prezioso e unico nel suo genere; bisognerà pertanto immaginarne un utilizzo teso alla valorizzazione e all’esaltazione di questa sua singolarità. L’ipogeo si dispone a sei metri sotto il vestibolo della Basilica di S. Francesco di Paola e riproduce le caratteristiche dell’aula ecclesiale posta in superficie. Le coperture a volta, così come l’intera struttura muraria, sono interamente in pietra di tufo con altezza variabile dai 4,00 m ai 5,60 m. Oltre la sala centrale, ricavata all’interno di un enorme pilastro “a fungo” che regge il pavimento della chiesa, l’ipogeo si caratterizza per la presenza di numerosi percorsi che portano a quattro sale più piccole: una di forma ottagonale, due circolari e una poligonale poste a quote leggermente sottoposte. Esistono poi anche due piccoli ambienti rettangolari in cui, nel progetto, sono stati predisposti i servizi igienici. L’accesso all’ipogeo è garantito in maniera autonoma da due distinti ingressi. Il primo, interessato da lavori, attualmente in corso e promossi dal Provveditorato alle Opere Pubbliche della Campania e Molise, è posto all’interno dei locali di cui al numero civico 6 e 7 del colonnato; il secondo, si trova invece sul retro della chiesa sulla via Gennaro Serra. Ambienti con tali caratteristiche e singolarità richiamano in maniera forte quella che dovrebbe essere la futura destinazione d’uso espositiva e museale dell’ipogeo. Destinazioni che negli ultimi anni hanno subito evidenti e complesse trasformazioni dovute al mutamento del contesto sociologico, culturale, economico ma soprattutto tecnologico in cui viviamo. Il museo moderno è diventato sempre più uno spazio aperto e di relazione tra i fruitori, le opere e il contesto in cui sono immersi. In questa modalità, assumono sempre più importanza i concetti di “contesto” e di “spazio” intesi come dei veri e propri percorsi di narrazione. Così, l’opera mostrata non è più relegata all’interno di un contenitore anonimo e saturo, in cui il fruitore si limita ad osservarla, ma la sua conoscenza è sempre più mediata e consentita dall’interazione diretta che consente di coglierne appieno il senso e il significato. Per tali ragioni, in questo progetto, le nuove tecnologie diventano l’anima dell'esposizione interattiva e dell’ installazione, per proporre allo spettatore un’esperienza e uno spazio che contenga già in sé qualcosa di artistico. Sono stati allora previsti particolari allestimenti, attraverso l’uso di pannelli tematici, di sistemi digitali, come il QR code, e di installazioni multimediali, sonore e/o video-fotografiche, predisposti tenendo conto della peculiare spazialità a spirale dello spazio, che ricorda in piccolo quella del Guggenheim Museum realizzato dall’architetto Frank Lloyd Wright a New York. Tale conformazione è inoltre accentuata da un attento progetto di illuminazione, che dosa sapientemente la luce naturale con quella 16 Ipotesi progettuali del 1988 a cura di Aldo Rossi per Piazza del Plebiscito
  • 17. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 17 Foto dell’ipogeo oggi. Le immagini si riferiscono alla parte centrale a forma di fungo che sorregge il pavimento centrale della chiesa e ai percorsi laterali che portano alle sale più piccole poste intorno.
  • 18. artificiale dei faretti, senza però rinunciare alla bellezza delle ombre che è propria di ogni spazio sotterraneo. Il profondo articolarsi dei corridoi che compongono l’ipogeo ha consentito inoltre di collocare dei proiettori e di utilizzare la tecnica della retroproiezione, nascondendo apparecchiature e luci di proiezione, il che ha permesso di creare un effetto “magico” dovuto a queste nuove "finestre parlanti". Per tali ragioni, anche gli ambienti laterali, corrispondenti alle cappelle in superficie, potrebbero avere destinazioni d'uso legate a conferenze, convegni, seminari, rassegne d’arte, mostre, manifestazioni e iniziative culturali. In questo modo il progetto si inserirebbe pienamente nella strategia dell’amministrazione comunale tesa a sviluppare una moderna e competitiva offerta culturale, in grado di implementare l’interesse verso parti sempre maggiori del territorio ed aumentare i flussi di visitatori e turisti, incrementando inoltre la visibilità e la fruibilità del patrimonio culturale cittadino. Così come la piazza è diventata negli anni uno scenario unico di rappresentazione dell’arte contemporanea, così anche l’ipogeo potrebbe accogliere le singolari installazioni ed esposizioni museali al pari dei già riconosciuti ed apprezzati musei internazionali. Nel sottolineare infine l’integrità del complesso monumentale, nelle sue connessioni con la basilica sovrastante, andrà naturalmente considerata la relazione tra le attività culturali ipotizzate e le attività di culto, sia in senso più ampio che specifico. Per la valorizzazione delle attività dell’ipogeo, nella sua funzione museale, sarà utile impostare strategie che amplifichino le possibilità di relazione e socialità: creare percorsi e spazi per la condivisione e il confronto tra le persone, impegnandosi a lavorare sul percorso partecipativo coinvolgendo i numerosi giovani artisti napoletani e internazionali. In questa prospettiva è fondamentale dunque che il museo sappia diversificare le attività proposte, affiancando alla prospettiva della conservazione e della salvaguardia quella dello spazio aperto al dialogo e al confronto culturale, all’evento pubblico, allo scambio simbolico tra attori di una medesima comunità le cui dinamiche sociali sono in continuo e rapido mutamento. Oltre alle esposizioni temporanee che potranno trovare sede all’interno delle sale ipogee, diventa quanto mai significativo connettere questi spazi con i percorsi sotterranei già esistenti della Galleria Borbonica, su progetto dell'arch. Enrico Alvino, con ingresso da via del Grottone a circa 100m da Piazza Plebiscito e da via Morelli. Il percorso proposto dagli speleologi della Galleria Borbonica prevede, infatti, l’attraversamento di ambienti legati ai tratti seicenteschi dell’acquedotto della Bolla, nel corso del quale si ammirano anche le opere civili realizzate nella galleria e gli ambienti adattati a ricovero durante la Seconda Guerra Mondiale. Da un primo studio di sovrapposizione dei tracciati delle cavità e da opportuni sopralluoghi tecnici, si è verificata la fattibilità della realizzazione di un percorso sotterraneo ben più esteso e Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 18 Ipotesi di possibili installazioni multime- diali. Immagini dalla Biennale di Architet- tura di Venezia 2014, R. Koolhaas
  • 19. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 19 Sovrapposizione tracciati sotterranei e collegamento tra la Galleria Borbonica e l’ipogeo della Basilica di S. Francesco di Paola.
  • 20. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni suggestivo di quello proposto dalla Galleria borbonica. Lo studio dei percorsi sotterranei napoletani ha interessato l’immaginario di numerosi architetti italiani, tra cui Aldo Rossi, che ipotizzava già nel 1988 un possibile collegamento tra la Piazza del Plebiscito e le aree a monte, così come viene rappresentato dalle immagini che seguono. Per l’attuazione del progetto culturale da realizzare all’interno dell’ipogeo della Basilica di San Francesco di Paola, l’Amministrazione comunale provvederà a formulare e pubblicare un bando internazionale per l’affidamento di servizi culturali di gestione e sviluppo del museo, ai sensi del Dlg.vo 163/2006 s.m.i. – Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, e in osservanza delle specifiche linee guida che saranno approvate con Delibera di Giunta Comunale. Il bando, che sarà opportunamente condiviso con tutti gli Enti e le Istituzioni coinvolte nel progetto di riqualificazione, conterrà l’elenco preciso di tutti i servizi da affidare, tra cui, a titolo di esempio: - gestione del museo e dei servizi connessi (bookshop e relativa vendita prodotti editoriali ed oggettistica, biglietteria, punto informazioni ed accoglienza, ecc.); - allestimenti e forniture di arredi di base; - pianificazione, organizzazione e realizzazione di mostre ed eventi di alto profilo; - e-commerce e progettazione, realizzazione e aggiornamento del sito internet ufficiale; - marketing, pianificazione attività e comunicazione. I soggetti ammessi a partecipare al bando dovranno avere una comprovata esperienza in gestione dei servizi suddetti di entità uguale o superiore a quelli oggetto dell’affidamento. 20 Museo ipogeo di Matera con allestimento sculture di arte contemporanea; ipotesi di allestimento con proiettori ed esposizioni d’arte degli ambienti ipogei di Piazza Plebiscito (fotoinserimento)
  • 21. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 21 Pianta di accesso ai locali ipogei. Progetto di "Restauro e Recupero Funzionale del com- plesso Demaniale di S. Francesco di Paola in Piazza Ple- biscito” del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Provveditorato interregioanle per le OO.PP. Campania e Molise. RUP Dott. Arch. Salvatore Russo
  • 22. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 22 Pianta di accesso ai locali ipogei. Dal progetto di "Restauro e Recupero Funzionale del complesso Demaniale di S. Francesco di Paola in Piazza Plebiscito” del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Provveditorato interregioanle per le OO.PP. Campania e Molise. RUP Dott. Arch. Salvatore Russo
  • 23. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 23 Pianta e sezione dell’ipogeo. Q. -6 mt, materiale tufo. Ipotesi di percorso espositivo e di allestimento con pannelli multimediali per mostre d’arte o eventi teatrali.
  • 24. Assessorato alle Politiche urbane, Urbanistica e Beni Comuni 24 Ulteriore ipotesi di allestimento dello spazio ipogeo per installazioni multimediali, spettacoli teatrali e incontri didattico-culturali sviluppato dall’Accademia di Belle Arti di Napoli, arch. M. Pisani.