La democrazia che sognò le fate (stato di eccezione, teoria dell'alieno e del...
Tesi Magistrale_ Abstract
1. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI “ROMA TRE”
FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE
LAUREA MAGISTRALE
IN
RELAZIONI INTERNAZIONALI
Tesi di Laurea in Sociologia dei Processi di Pace
BRANDING ROMANIA
TRASFORMAZIONI SOCIALI E NUOVA
IMMAGINE
PALATUL PARLAMENTULUI
RELATORE CANDIDATO
Prof.ssa Maria Luisa Maniscalco Federico Focacci
CORRELATORE Matricola 251709
Dott. Robert Castrucci
Anno Accademico 2006/2007
2. 2
ABSTRACT
Il lavoro di ricerca svolto in questa tesi, dal titolo “Branding Romania: trasformazioni sociali e
nuova immagine”, offre ampio spazio ad un ritratto il più possibile chiaro e puntuale della
“nuova” Romania, soprattutto alla luce del fatto che l’”immagine” di un Paese è, nella ormai
allargata e complessa “macchina comunitaria”, uno dei fattori determinanti per la costruzione
di una sua nuova identità. Questo è dunque lo scopo della tesi, senza però prescindere o
tralasciare gli aspetti culturali, storici e sociali – quest’ultimi a volte drammatici – che hanno
caratterizzato ed influenzato le vicende romene nell’ultimo secolo.
Nel primo capitolo viene presentato il concetto di “nation branding”. Basandosi su recenti
tendenze nello studio e nelle strategie del marketing internazionale, si è cercato di spiegare le
motivazioni e le tecniche proprie nello studio della costruzione o ricostruzione della identità di
un Paese. Ciò è particolarmente importante nel caso della Romania che sta vivendo una
complessa fase di cambiamento, democratizzazione e sviluppo, anche e soprattutto in una
logica d’integrazione all’interno dell’Unione europea. Per questo motivo essa deve confrontarsi
con l’immaginario collettivo sia interno alla nazione sia esterno. Fondamentali sono alcuni
fattori commerciali ed economici che maggiormente influenzano i programmi nazionali di
branding come gli investimenti stranieri diretti, le esportazioni del brand ed il turismo.
L’immagine della Romania nel mondo è povera: l’epoca di Ceausescu, le vandalizzazioni di
Bucarest, gli scandali degli orfani romeni, e anche Dracula, hanno riempito i titoli dei giornali.
Queste sono le percezioni sul popolo romeno e sul Paese nella mente della gente in Romania e
all’estero ed il processo di branding dovrà imporre una serie di decisioni intese a diluire la
percezione negativa sulla Romania e sostituirla con una più favorevole e positiva, fondata su di
una realtà accettabile e riconoscibile. L’attuale immagine della Romania non è soltanto povera
ma rivela anche una discrepanza tra la percezione e la realtà. Di fatto, la realtà percepita da
ogni turista in visita in Romania è migliore dell’immagine che la stessa offre all’esterno. Lo
scopo principale del branding è quindi quello di far coincidere le percezioni esterne alla realtà in
continuo cambiamento.
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Il secondo capitolo è invece diviso in due sezioni. La prima, è dedicata agli antichi legami
della Romania con la latinità, che fu da sempre un mezzo di conservazione dell’identità, di
conquista di alcuni diritti politici-nazionali e di elevazione culturale. Roma rappresenta un
simbolo delle origini romene, l’Italia è la sorella maggiore della Romania, mentre la comune
latinità rappresenta un ponte verso l’Europa unita, verso il nuovo quadro di esistenza della
Romania all’interno dell’Unione europea. L’altra sezione descrive gli aspetti socio-culturali,
legati all’identità romena. Un contributo importante è offerto dal discorso che il Principe Radu
Hohenzolern, marito della Principessa Margherita, figlia del Re Michele, tenne ad una
Conferenza su temi europei nel mese di giugno del 2006. Un esempio tracciato dal Principe è il
fatto che l’eredità comunista in Romania ha lasciato che gli uomini fossero educati con una
solida cultura generale; i romeni infatti parlano fluentemente due o tre lingue, quello che è più
raro nel caso di altri paesi europei.
Nel terzo capitolo – attraverso un breve percorso storico – si arriva ad illustrare il
drammatico e discusso regime comunista di Nicolae Ceausescu e delle cause che hanno
provocato la Rivoluzione del 1989. Ceausescu creò un pervadente culto della personalità,
dando a se stesso il titolo di “Conducator” e sua moglie Elena – che la propaganda trasformò
in una delle più grandi scienziate della sua epoca – pretese che lo Stato assoldasse artisti e
scultori di fama che li ritraessero. Nel 1982 una forte politica d’austerità avrebbe messo a dura
prova il popolo romeno e questa situazione acuì l’odio della popolazione. Anche tra i militari
c’era un diffuso malcontento perché non accettavano ingerenze nelle decisioni di loro esclusiva
competenza.
Nel quarto capitolo si è cercato di ricostruire la tanto chiacchierata Rivoluzione del 1989
– così come è stata descritta nei media internazionali – e di investigare su alcune delle verità
nascoste che hanno causato l’esautorazione di Ceausescu. Il “massacro di Timisoara” e gli
scontri nella città di Bucarest raccontati dai media di tutto il mondo sono stati uno dei casi di
disinformazione più eclatanti degli ultimi vent’anni. Gli spettatori del mondo intero si
commossero di fronte al “vero” volto dell’oppressione comunista vedendo i corpi dei ribelli
torturati e poi uccisi dalla Securitate, la polizia segreta. La stessa – si è scoperto più tardi – che
tramò all’ombra del dittatore.
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Nel quinto capitolo vengono sviluppate le fasi principali – transizione, instaurazione e
consolidamento – che hanno accompagnato il processo di democratizzazione nelle sue più
sfumate sfaccettature, partendo dalla consapevolezza che la Pace è una condizione necessaria
per la democratizzazione. Nei contesti post-totalitari, come nel caso della Romania, si pone la
necessità di dar vita ad un nuovo sistema politico istituzionale capace di assicurare libertà e
sicurezza economico-sociale. In Romania questo è evidente nel 1990 quando ha di fatto inizio
il processo di democratizzazione a seguito della caduta del regime comunista. In tempi
relativamente brevi, il Paese ha intrapreso la strada della democratizzazione prima e della
modernizzazione poi, con costi sociali altissimi. Ad essi la gente ha fatto fronte con senso di
responsabilità, nella consapevolezza che quella fosse la rotta giusta da seguire per garantire a se
stessi, e soprattutto alle future generazioni, una vita migliore.
Il sesto capitolo è suddiviso in tre macro aree, ciascuna delle quali evidenzia le più
significative trasformazioni politiche, economiche e sociali. La prima, analizza la scena politica
romena attuale sia dal punto di vista delle istituzioni che la dirigono sia dal punto di vista della
partecipazione di massa. In particolare viene preso in considerazione il Referendum popolare
del 19 maggio scorso, attraverso il quale i cittadini romeni sono stati chiamati a scegliere se
destituire o meno il Presidente Basescu dopo la procedura d’impeachement votata dal
Parlamento, che ha infatti confermato, con una partecipazione di più del 70% degli aventi
diritto al voto, un ritorno alla partecipazione politica di massa dopo il lungo oblio del regime
comunista. La seconda area, è rivolta al rilancio dell’economia e agli investimenti stranieri:
adesso si può affermare che la sostenuta crescita economica fa della Romania una delle “tigri
del continente europeo”. L’ultima, esamina un’importante priorità nazionale, la tutela
dell’infanzia: per l’attuale Governo della Romania garantire e rispettare i diritti dei bambini,
così tanto trascurati durante il periodo post-Ceausescu, rappresenta un obiettivo primario
nell’agenda politica.
Nel settimo ed ultimo capitolo ampio spazio viene dedicato al recente ingresso della
Romania nell’Ue, che segna un passo in avanti nell’unificazione del Continente, senza però
tralasciare i rapporti di ieri e di oggi della Romania con l’Italia. Il primo Gennaio 2007
l’obiettivo dell’adesione all’Unione europea è stato centrato dopo lunghi negoziati con
Bruxelles. Tale successo ha lenito molte brucianti ferite di un durissimo regime comunista che
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aveva separato la Romania dallo stesso Continente. Si è concluso così un processo di
transizione durato 17 anni, avviatosi con la breve ma cruenta Rivoluzione del 1989, che è
costata la vita ad un migliaio di romeni, attraverso la quale la Romania ha riconquistato la
libertà. Con l’ingresso della Romania nella Unione europea, l’Europa si è dunque riconciliata
con la sua storia, accogliendo nel suo “grembo” la giovane ed allo stesso tempo antica nazione
romena. Il lungo isolamento politico, economico, culturale e sociale cui la Romania è stata
costretta, ha lasciato il segno anche nel carattere della popolazione, il cui riscatto è consistito
nel giungere puntuale all’appuntamento con l’Europa. Contemporaneamente, la diaspora
romena ha spinto molti giovani verso l’emigrazione, che tanto ha allarmato – e continua ad
allarmare – le nazioni europee. Nonostante il fenomeno sia molto diffuso, esso non costituisce
però una fuga dei giovani dalla realtà romena. Quando si superano i pregiudizi e si consente ai
tanti immigrati romeni di manifestarsi, si scopre che l’intento che li muove non è solo il
bisogno in senso passivo, contrario alla loro stessa dignità, ma anche la ricerca di energia e la
determinazione di superare l’attuale fase di indubbia difficoltà sociale ed economica che
investe ancora gran parte di questo popolo. L’Italia un tempo Paese di emigranti, adesso si
trova ad essere un Paese ricco e sviluppato, ricettore d’immigrazione. Un tempo i flussi
migratori Romania-Italia avevano una tendenza inversa a quella attuale. Fin dai tempi
dell’Impero Austro-Ungarico erano intere comunità del Trentino, del Friuli o del Veneto a
trasferirsi in Romania e in particolare nelle sue regioni geograficamente più vicine all’Italia. Nel
1868 si trovavano, impegnati su tutto il territorio della Romania, svariate centinaia di operai
italiani per la costruzione di strade, ferrovie, porti e grandi edifici pubblici. Di molte di queste
comunità si è perso il ricordo. Ripercorrendo le vicende degli italiani in Romania si possono
meglio capire le aspettative dei romeni di oggi che vedono l’Italia come un Paese con una
cultura affine, un passato di stenti e un rapporto di amicizia antichissimo. Sono tanti i romeni
che oggi partono con la segreta speranza che in futuro il proprio Paese raggiunga i livelli
dell’Italia, anche grazie al loro sacrificio.
L’Appendice, infine, propone una vasta gamma di argomenti che iniziano con una
Scheda Paese, (struttura istituzionale e popolazione, dati macroeconomici e previsioni,
investimenti nelle infrastrutture) e proseguono con lo sviluppo dei media ed il nuovo
pluralismo dell’informazione, con il turismo (fortezze e città medioevali, castelli e palazzi,
turismo rurale e monumenti) e con un articolo sulle bellezze naturali, architettoniche e
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paesaggistiche del Paese. L’Appendice contiene anche un riferimento ad un caso di
mitteleuropa.
Il lavoro è stato realizzato mediante l’esame di specifici testi (Guida, Linz e Stepan, Popescu,
per citarne alcuni) e attraverso la consultazione di alcuni siti web (brandingromania.ro,
peacereporter.net, infoeuropa.ro, e molti altri) che hanno permesso di maturare e sviluppare le idee
sull’argomento trattato. Un contributo particolarmente importante al lavoro svolto è derivato
dall’esperienza di stagista presso l’Ambasciata d’Italia a Bucarest dell’autore che chiude un
ciclo di studio e di lavoro con la Romania durato circa tre anni – “Erasmus”, “Leonardo da
Vinci”, “Ricerca Tesi all’Estero” – nei quali si rintracciano importanti fattori stimolanti che
hanno concorso alla realizzazione di questa tesi. L’esperienza vissuta all’Ambasciata d’Italia ha
consentito di osservare, da una “vetrina preferenziale”, le dinamiche interne alla società
romena e di reperire testimonianze dirette di persone informate sui vari argomenti trattati.