2. CONNETTIVO TESSUTO
CONNETTIVO, TESSUTO (fr. tissu conjonctif; sp. teijdo Conjonctivo;
ted.Bindegewebe; ingl. connective tissue). - In anatomia, è compreso fra
i tessuti dell'organismo; vi rientrano formazioni a caratteri morfologici
diversissimi, quali il connettivo lasso, dotato di grande plasticità; il
tessuto adiposo; parti dure, resistenti, come i tendini, gli elementi
cartilaginei e ossei. A differenza degli epitelî, del tessuto nervoso, del
muscolare liscio, le cellule dei connettivi hanno di solito una parte
meno rilevante, in confronto alle formazioni intercellulari o
fondamentali, le quali non hanno con le cellule rapporti materiali. E
dai caratteri strutturali, fisici e chimici di queste, dipende l'impronta
propria delle singole varietà di tessuto connettivo. Sono tutte costituite
da parti organizzate fibrillari (metaplasmi di Heidenhain) e da una
sostanza amorfa interposta alle fibrille, la quale nelle forme molli di
connettivo è fluida, in altre è viscosa e nell'osso durissima, per i sali
minerali che vi sono depositati.
3. meteplasmi
ll valore biologico dei metaplasmi è oscuro; non
risultano evidenti gli attributi biologici del
protoplasma; è dubbio che abbiano un metabolismo, e
se mai in misura così minima che non può essere
determinato coi mezzi attuali d'indagine. Oggi prevale
la tendenza a ritenere i metaplasmi come parti non
viventi dell'organismo; si formerebbero nell'embrione
e, in condizioni sperimentali, in seno a sostanze
amorfe (coaguli fibrinosi, secondo Nageotte e
Maximow) e assumerebbero un'organizzazione per
l'azione esercitata dalle cellule del connettivo; l'intima
natura di quest'azione ci sfugge.
4. Composizione chimica
Tessuti molto diversi in apparenza, hanno in comune l'origine e
la composizione chimica, con affinità funzionali e strutturali
molteplici. Per le proprietà fisiche delle strutture fibrillari che vi
si sono differenziate oppongono resistenza alle azioni
meccaniche, in vario grado nei singoli tessuti; servono perciò di
sostegno e di protezione a organi più delicati, impediscono
spostamenti eccessivi delle parti, funzionano da organi passivi di
movimento (tessuti di sostegno o a funzione meccanica). Le
forme lasse del connettivo s'imbevono dei liquidi nutritivi e,
funzionando da intermediarî fra l'apparato vascolare e gli altri
tessuti, partecipano indirettamente al metabolismo. Ma la
funzione meccanica non è sempre attributo esclusivo delle
strutture fibrillari; in alcune delle varietà di questo gruppo di
tessuti le cellule si trasformano in modo da acquistare spiccata
resistenza elastica alla pressione
5. Grado di differenziazione
Il grado di differenziazione dei tessuti a funzione meccanica dipende
specialmente dalla resistenza alle forze che su essi dovranno agire; col
crescere della mole corporea non aumenta nella stessa misura il loro
volume, ma la perfezione della loro struttura. La parentela fra questi
tessuti apparentemente tanto diversi è dimostrata, oltre che
dall'analogia funzionale, dai fatti desunti dall'embriologia,
dall'anatomia comparata e dalla patologia. In periodi successivi dello
sviluppo un tessuto è sostituito dall'altro; il connettivo da cartilagine,
questa da osso; inoltre nelle varie classi dei vertebrati, nelle forme
adulte, organi omologhi possono essere rappresentati da tessuti a
funzione meccanica diversa; tutto lo scheletro nei Ciclostomi e nei
Selaci è cartilagineo, negli altri Vertebrati osseo; componenti del cuore,
dell'occhio, ecc., in alcuni Vertebrati sono costituiti da connettivo, in
altri da cartilagine o da osso (tessuto osseo nel cuore dei Ruminanti,
nella sclerotica e in varî tendini degli Uccelli). E in condizioni
patologiche si può avere una metamorfosi (metaplasia) di connettivo in
osso o in cartilagine.
6. classificadione dei
connettivi
Le fibrille si distinguono per i
caratteri morfologici e fisici e per la
composizione chimica,
in collagene, elastiche e retiLe
fibre collagene si ripetono
invariabilmente in quasi tutti i
tessuti di sostegno; hanno grande
uniformità; se molto numerose
conferiscono al tessuto una tinta
bianca. Si vedono facilmente al
microscopio a fresco e nei
preparati fissaticolari.
Nella classificazione dei
connettivi si tien conto dei
caratteri, della disposizione e
della quantità delle fibrille
della sostanza fondamentale,
e della quantità, della
composizione chimica e delle
proprietà fisiche della
sostanza amorfa interposta
alle fibrille.
7. BIRIFRANGENZA POSITIVA
All'esame a luce polarizzata appaiono dotate di birifrangenza
positiva uniassile; l'asse ottico corrisponde all'asse delle fibrille.
In un tendine in sezione longitudinale appaiono luminose
fra nicol incrociati, quando intersecano il piano dei nicol di 45°;
in sezione trasversa sono oscure in tutte le posizioni. Sembra che
la loro birifrangenza dipenda dall'essere costituite da
particelle cristalline (micelle) ultramicroscopiche a forma
di bastoncino, orientate con regolarità. Si tingono
elettivamente con alcune sostanze coloranti (picrofucsina,
metalli colloidali, ecc.), risaltando sugli altri costituenti
istologici. Nell'acqua bollente si disciolgono in una sostanza
collosa, la quale, dopo raffreddamento, diventa una gelatina
insolubile in acqua. In acidi e in alcali diluiti divengono
trasparenti; sono resistentissime alla macerazione; sono digerite
dalla pepsina in soluzione acida, non dalla tripsina in soluzione
neutra e alcalina.
8. AMILOIDOSI
AMILOIDOSI (dal gr. ἄμυλον "amido" e εἴδος "forma";
sinonimi: degenerazione amiloidea; degenerazione lardacea). - In anatomia
patologica si chiama così un processo che colpisce i tessuti connettivi e gli
stromi degli organi con la precipitazione dal sangue di un prodotto abnorme
(sostanza amiloide), che, come massa cristallina, infiltra i tessuti quando essa
giunge a saturazione nei liquidi organici. Conosciuta in antico (Bonetus, sec.
XVII) come "lignificazione" e indicata poi come "degenerazione lardacea"
(Rokitanski, 1842), o "degenerazione cerea" (Christensen, 1844), per l'aspetto
particolare che induce negli organi che ne sono colpiti, questa alterazione fu
più tardi (1853) chiamata "degenerazione amiloide" da Virchow, che credeva (in
contrasto con l'idea dominante nel suo tempo che i tessuti ammalassero per un
sovraccarico di colesterina: Meckel) di ravvisare nel comportamento colorativo,
di fronte ad alcuni reattivi, analogie di costituzione chimica della sostanza
infiltrante con le sostanze amilacee: e se ne concluse che essa fosse un corpo
simile all'amido (cellulosa animale). Il nome di amiloidosi è rimasto, ma il
processo è oggi diversamente interpretato nel suo significato e nella sua natura.
9. AMILOIDOSI
Con soluzione iodata, per esempio il liquido di Lugol,
la sostanza amiloide prende una colorazione rosso-
br̄una di varia intensità, fino a rosso-mogano: ma, a
differenza delle sostanze amilacee, l'aggiunta di
soluzioni deboli di acido solforico o di cloruro di zinco
modifica il colore bruno in violetto o violetto bluastro.
10. FORMAZIONE DELLA SOSTANZA
La formazione della sostanza amiloidea viene considerata
come espressione di un abnorme processo disintegrativo a
carico di proteine eterologhe o eterogeneizzate (Kuczynski,
Rondoni), il cui prodotto sembra entri solo
secondariamente in combinazione con l'acido
condroitinsolforico preesistente nei tessuti connettivi (e
non preformato nell'amiloide), che la trasformerebbe
(Leupold) dal suo stato di solin gel. In tal modo
l'amiloidosi va intesa come un'intossicazione proteica. Altri
sostengono (Domagk) che la produzione dell'amiloide sia
in diretto rapporto, non con proteine eterologhe, ma col
disfacimento di cellule a carattere fagocitico (leucociti,
elementi del sistema reticolo-istiocitario).
11. NATURA ALBUMINOIDE
Prova della sua natura albuminoide fu data con
l'ottenere alcuni amminoacidi (leucina e tirosina)
come prodotti di scissione di questa sostanza, che
assomiglia alle sostanze proteiche basiche e
precisamente alle protamine e agl'istoni (Lustig e
Galeotti). L'amiloide dà caratteristiche reazioni
metacromatiche di fronte ai colori di anilina.
12. METODI DI COLORAZIONE
AFFINITA’ CON ROSSO
CONGO
ALTRI METODI
Nella sua precipitazione nei tessuti è
probabile che vengano trascinati altri corpi,
donde forse una sua certa diversità di
composizione e di apparenza che
spiegherebbe il frequente suo vario
comportamento metacromatico in
presenza di uno stesso reattivo. L'affinità
del rosso congo per l'amiloide in
vivo (Bennhold) può essere utilizzata come
metodo diagnostico clinico (Rondoni). S'è
molto insistito già in passato e poi più tardi
(Chantemesse e Podwissotsky) sui rapporti
fra la sostanza amiloide e quella ialina, che
parevano dimostrati dai varî atteggiamenti
colorativi, e che venivano spiegati dalla
combinazione, o no, con l'acido
condroitinsolforico; ma in proposito non
c'è accordo di vedute (Sotti).
Il potere metacromatico è
rappresentato dalla diversa
colorazione che le parti colpite
assumono rispetto al tessuto
sano che prende normalmente il
colore della sostanza colorante:
così, ad esempio, la sostanza
amiloide si colora in rosso-
violaceo col metilvioletto e col
violetto di genziana, in violetto
col verde di metile, ecc. Esistono
numerosi metodi tecnici per la
colorazione dell'amiloide
(Pianese, Schmorl, Ischreyt,
ecc.).
14. L'amiloidosi si forma lentamente ed ha evoluzione ordinariamente cronica e
progressiva senza alcuna manifesta tendenza a riassorbirsi: la morte avviene per
cachessia. La sostanza precipita nelle pareti dei piccoli vasi e si estende
progressivamente nei tessuti. nelle arteriole si accumula prima tra le fibre
muscolari, che, degenerando o atrofizzandosi, scompaiono; nelle venule si
raccoglie immediatamente al disotto dell'intima e nei precapillari e nei capillari
essa è a diretto contatto con gli endotelî: si osservano notevoli fasi degenerative
del tessuto elastico (che da qualcuno, con estensione ad altri tessuti che ne sono
ricchi, s'è voluto anche mettere in rapporto genetico con l'amiloide). Gli organi
affetti ne restano ingranditi, ma non deformati, anche quando raggiungono
volume e peso enormi: induriscono e sulla superficie di taglio, asciutta, esangue,
grigia o grigio-rossastra, hanno una particolare lucentezza cristallina, in forma
diffusa, o ad aree circoscritte. La presenza di questa sostanza, che va sempre
accrescendosi, comprime i vasi e i parenchimi, donde l'anemia e l'atrofia o la
degenerazione (per lo più grassa) degli organi ammalati.
15. AMILOIDOSI CELLULE
PARENCHIMALI
IPOTESI
Antiche ricerche istochimiche, riprese più tardi da qualcuno
(Maximoff), che tendevano ad avvalorare l'ipotesi di un processo
iniziale di amiloidosi dalle cellule parenchimali o di una diretta
partecipazione loro al processo, non sono più seguite. Allo stesso
modo non trova più credito l'ipotesi che i globuli bianchi e gli
eritrociti abbiano importanza come vettori (granulazioni iodofile
o eosinofile) della sostanza nei tessuti (Finzi).
16. DEGENERAZIONE AMILOIDEA
Riguardo alla sua distribuzione, la degenerazione amiloidea si generalizza nello
stesso tempo in più organi, o si localizza in uno solo, o in parte di esso. Gli
organi che più facilmente ne restano colpiti sono la milza, il fegato, i reni, le
linfoghiandole, i surreni, la mucosa dell'intestino crasso, in secondo ordine gli
altri: nessuno ne è rispettato, sebbene alcuni (midollo osseo, sistema nervoso,
ecc.) si mostrino solo di rado e scarsamente affetti. In alcuni organi, per la loro
stessa tessitura, il processo può assumere di sposizione nodosa o diffusa: così
nella milza, per amiloidosi dei follicoli (milza sagù), o generalizzata (milza
prosciutto o lardacea); così nel rene, per la più frequente degenerazione
amiloidea esclusiva dei glomeruli (noduli splendenti e sottili linee lucide), o
per una diffusione, più rara, del processo a tutto l'organo (cilindri amiloidei
nell'urina); il fegato ne è di solito invaso diffusamente, ma lo stato di
sanguificazione dell'organo, eventuali processi di cirrosi, ecc., o di steatosi
spesso associata, modificano sensibilmente il quadro macroscopico
complessivo. L'amiloidosi generalizzata, che in passato era frequente, va
facendosi sempre più rara.
17. INFILTRAZIONI
Indipendentemente dall'amiloidosi generalizzata o viscerale, si possono trovare
infiltrazioni amiloidee localizzate in tessuti infiammati cronicamente
(linfoghiandole, laringe, vescica, ecc.); o in neoplasmi (per lo più fibromi);
nelle palpebre e nella congiuntiva (spesso su fondo tracomatoso) il processo
può assumere l'aspetto di grossi tumori duri (Zwigmann): anche in infarti
emorragici del polmone (Ziegler) o di altri tessuti furono dimostrate
formazioni amiloidi. Spesso, quando la degenerazione amiloide resta
localizzata e persiste per lungo tempo, le masserelle di sostanza, forse agendo
da corpi estranei nel tessuto infiammato, si trovano circondate da cellule
giganti, che finirebbero, secondo alcuni, con assorbirle; ciò non si verifica di
solito nelle forme di amiloidosi diffusa. La coesistenza frequente di processi
flogistici, che mancano nelle forme generalizzate, fa pensare a un diverso
meccanismo patogenetico dell'amiloidosi circoscritta, tanto più che di solito
questa si riscontra in organi che ordinariamente non partecipano all'amiloidosi
generalizzata (laringe, vescica, ecc.), e che il comportamento istogenetico
appare notevolmente diverso (Sotti).
18. GRAZIE PER L’ATTENZIONE!
LAINI FLAVIA VITTORIA