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Il ruolo di Ispra nelle emergenze ambientali
1. Milano, 22-23 Maggio 2018
EMERGENZA INCENDI
Claudio Numa
IL RUOLO DI ISPRA NELLE EMERGENZE AMBIENTALI
ISPRA
Centro Nazionale per le crisi e le emergenze ambientali e il danno
2. La legge n. 132/2016, ha attribuito al SNPA (articolo 3, comma 1, lettera b)) il “controllo delle fonti e dei fattori di
inquinamento delle matrici ambientali e delle pressioni sull'ambiente derivanti da processi territoriali e da fenomeni di
origine antropica o naturale, anche di carattere emergenziale, e dei relativi impatti, mediante attività di
campionamento, analisi e misura, sopralluogo e ispezione, ivi inclusa la verifica delle forme di autocontrollo previste
dalla normativa vigente” e (articolo 3, comma 1, lettera h)) la “partecipazione, anche attraverso azioni di integrazione
dei sistemi conoscitivi e di erogazione di servizi specifici, ai sistemi nazionali e regionali preposti agli interventi di
protezione civile, sanitaria e ambientale, nonché collaborazione con gli organismi aventi compiti di vigilanza e
ispezione”.
Il ruolo del SNPA in emergenza (legge 132/2016 - art. 3)
4. Il Servizio nazionale si articola in Componenti e Strutture operative nazionali e regionali
Il SNPA è una Struttura Operativa (Codice di PC - Art. 13, c. 1, lettera f)
Al verificarsi delle emergenze di rilievo nazionale (tipo c in ragione della loro intensità o estensione) al fine di
assicurare il coordinamento degli interventi delle componenti e strutture operative del Servizio nazionale, il Capo del
DPC convoca il Comitato operativo nazionale.
Il ruolo del SNPA a supporto della Protezione Civile
5. Assicurare il supporto tecnico scientifico al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) e
al Servizio Nazionale della Protezione Civile (SNPC), a livello centrale e periferico per le attività di pianificazione e
gestione operativa degli interventi specialistici da porre in atto nelle diverse fasi del ciclo dell’emergenza, finalizzati
alla riduzione degli effetti dannosi sull’ambiente connessi ad eventi di origine naturale ed antropica.
Rappresentare il SNPA nei tavoli tecnico-operativi di Protezione Civile per emergenze di rilievo nazionale, in raccordo
e coordinamento con le agenzie ambientali.
COME?
Modello organizzativo
Modello operativo
Il ruolo dell’ISPRA nella gestione delle emergenze ambientali
6. Modello organizzativo per la risposta dell’Istituto nei casi di crisi e emergenze ambientali
COME?
Istituzione Centro nazionale per le crisi e le emergenze ambientali e il danno (CN-CRE)
Regolamento per le emergenze
Elementi chiave del Modello:
• Coordinamento unitario delle attività dell’ISPRA (CN-CRE)
• Reperibilità del personale deputato alla prima risposta (CN-CRE) e reperibilità ad evento
• Gruppi operativi da inviare, se necessario, in campo
Modello organizzativo
7. Modello operativo per la risposta dell'Istituto nei casi di crisi e emergenze ambientali
COME?
Rete operativa dei referenti dell'Istituto per le emergenze ambientali
Rete operativa dei referenti del SNPA per le emergenze ambientali
Elementi chiave del modello:
•Logica a rete
•Continuo scambio di dati, informazione e conoscenza su eventi in atto o previsti
•Realizzazione di sistemi informativi
•Meccanismi di attivazione della sussidiarietà sulla base delle conoscenze delle tipicità delle risorse specialistiche
all’interno del SNPA
Modello operativo
8. L'azione del Servizio Nazionale di Protezione Civile (SNPC) si esplica, in particolare, in relazione alle seguenti tipologie
di rischi: sismico, vulcanico, da maremoto, idraulico, idrogeologico, da fenomeni meteorologici avversi, da deficit
idrico e da incendi boschivi.
Ferme restando le competenze dei soggetti ordinariamente individuati ai sensi della vigente normativa di
settore e le conseguenti attività, l'azione del Servizio nazionale è suscettibile di esplicarsi, altresì, per le seguenti
tipologie di rischi: chimico, nucleare, radiologico, tecnologico, industriale, da trasporti, ambientale, igienico-sanitario e
da rientro incontrollato di oggetti e detriti spaziali.
Tipologie di rischi di Protezione Civile
9. La gestione dei rischi, naturali e tecnologici, ha già una lunga tradizione nei differenti ambiti specialistici
Relativamente ai rischi naturali, alle emergenze nucleari e radiologiche ed ai rischi di incidente rilevante, l’operatività è
definita, anche formalmente, nelle specifiche disposizioni normative o nei Piani di Emergenza Esterna.
L’elemento mancante, e dunque da sviluppare, è l’inserimento all’interno della pianificazione di emergenza della valutazione
del rischio ambientale e l’applicazione anche a tale rischio dei criteri di gestione
Rischio ambientale: l’elemento mancante
10. Per “rischio ambientale”, intendendo:
la “componente ambientale del rischio”, come il valore atteso di danneggiamento dell’ambiente determinato dalle
differenti tipologie di evento, di origine naturale o antropica, di una data intensità, in una particolare area, in un
determinato periodo di tempo;
il “rischio ambientale”, come tipologia di rischio determinato dall’ambiente degradato – a seguito di eventi di origine
naturale, antropica o di situazioni endemiche - quale sorgente di pericolo da cui può derivare, anche nel tempo differito,
un danno per l’uomo, i beni e l’ambiente stesso.
Rischio ambientale
11. Componente ambientale del rischio
L’ambiente, in quanto bersaglio, è uno degli elementi
esposti agli effetti degli eventi naturali o antropici e
pertanto oggetto di protezione dopo le persone e i beni;
Rischio ambientale
L’ambiente, degradato come sorgente di pericolo da cui
può derivare, nel tempo differito, un danno per l’uomo, i
beni e l’ambiente stesso.
Ambiente come bersaglio e come sorgente di pericolosità
12. Possiamo dunque classificare i rischi in rischi primari e rischi indotti:
I Rischi primari sono le cause scatenanti, i primi eventi di una catena evolutiva;
I Rischi indotti sono condizioni di pericolo conseguenti agli effetti immediati o differiti dei rischi primari.
E’ necessaria dunque la considerazione dei tempi di riferimento per le emergenze
Il lungo periodo nella gestione delle emergenze
13. Il lungo periodo nella gestione delle emergenze
Nella attuale logica della gestione delle emergenze è prassi consolidata considerare “chiusa” l’emergenza al termine
delle operazioni di soccorso e ripristino delle condizioni minime per la popolazione.
I potenziali effetti di lungo periodo, vengono “demandati” alla gestione ordinaria del territorio.
15. Non basta il controllo e monitoraggio a posteriori degli impatti sull’ambiente, ma devono essere affrontati gli aspetti
ambientali in tutte le fasi dell’emergenza.
Si deve considerare sia la causa dell’evento e/o della tipologia di sorgente sia l’effetto ambientale risultante.
Per le differenti tipologie di rischio si devono definire dunque:
• i termini di sorgente ovvero gli “aspetti ambientali” - (“controllo delle fonti e dei fattori di inquinamento delle matrici
ambientali e delle pressioni sull’ambiente derivanti da processi territoriali e da fenomeni di origine antropica o naturale);
• gli effetti sui bersagli come “impatti ambientali” - (mediante attività di campionamento, analisi e misura, sopralluogo e
ispezione).
Approccio all’emergenza ambientale
16. Approccio ambientale adottato per la Crisi TIANGONG
Evento: rientro incontrollato stazione spaziale cinese
Analisi preliminare dell’evento: valutazione delle fonti e delle pressioni sull’ambiente, identificazione dei recettori sensibili,
identificazione dei possibili effetti diretti e indotti (massa rilevante della stazione e quindi probabile presenza di grandi
frammenti in grado di attraversare l’atmosfera e cadere con notevole rilascio di energia cinetica e, di conseguenza, creare
ulteriori situazioni di emergenza e presenza dei serbatoi di propellente contenenti “monometil-idrazina”
Identificazione delle misure di prevenzione: prevenzione non strutturale, ovvero la “conoscenza” messa a disposizione del
decisore sui possibili effetti diretti e indotti dall’evento iniziale, ben più gravi rispetto all’evento iniziale
Messa a sistema delle conoscenze del SNPA - Logica di attivazione a rete: coinvolgimento del SNPA attraverso la rete
operativa dei referenti per le emergenze ambientali nell’ottica della federazione delle capacità nazionali e di raggiungimento
di obiettivi comuni.
Definizione modalità operative di attivazione e scambio informazioni: definizione con la rete operativa dei referenti degli
strumenti operativi di lavoro della rete
Supporto al decisore: definizione dei prodotti del Sistema sulla base delle richieste emerse dal tavolo tecnico di PC
17. Approccio ambientale adottato per la Crisi TIANGONG
Situazione di crisi:
ci si è fermati agli aspetti
ambientali, ovvero alle fonti e ai
fattori di
inquinamento delle matrici
ambientali e delle pressioni
sull’ambiente!
20. Risultati ottenuti a seguito dell’esperienza TIANGONG
Il SNPA ha dato prova di:
• poter rispondere alle richieste del SNPC con:
A. prontezza (sistema di risposta predisposto nel giro di qualche giorno)
B. robustezza tecnico-scientifica (i documenti pervenuti dal SNPA sono stati gli elementi che hanno
permesso al tavolo tecnico di poter immaginare alcuni scenari di rischio, cui è seguito
l’allertamento dei gestori delle dighe e degli impianti nucleari)
C. obiettivi comuni
D. identificazione degli operatori in un’unica identità di sistema
• poter gestire le richieste direttamente dalle proprie sedi con modalità H24
• poter rispondere con un grado di copertura nazionale del territorio come pochi altri all’interno del
Servizio Nazionale di Protezione Civile
21. Risultati ottenuti a seguito dell’esperienza TIANGONG
Le conseguenze di tali risultati sono stati:
• Inserimento permanente delle attività svolte per Tiangong 1 nella procedura di rientro incontrollato di
corpi dallo spazio
• Auspicio da parte del Capo del Dipartimento della Protezione Civile di poter collaborare per la messa a
sistema di procedure atte alla gestione di altre situazioni di crisi e/o emergenza con il SNPA
• Apertura da parte del DPC all’avvio di protocolli operativi d’intesa
23. Approccio metodologico problematica incendi
Analisi preliminare evento → Acquisizione informazioni e dati
•Identificazione possibili matrici impattate
•Osservazioni visive dell’evento da satellite o diretta:
•Identificazione recettori sensibili: per mettere a punto le successive misure di mitigazione e prevenzione
•Identificazione effetti short term e long term: effetti short term dall’esposizione al fuoco all’interno della
plume zone e della zona di pertinenza delle acque utilizzate per lo spegnimento. Effetti long term quali ad
esempio l’erosione conseguente all’incendio di un’area boschiva oppure la contaminazione di acque
sotterranee da sostanze ricadute al suolo
•Acquisizione dati meteo: (direzione e intensità del vento, probabilità di precipitazioni) per prevedere la
dispersione degli effluenti nelle varie matrici ambientali.
•Identificazione set possibili sostanze emesse: sostanze che devono essere oggetto del futuro piano di
campionamento e analisi.
24. Approccio metodologico problematica incendi
Quantificazione/stima impatto
Scelta della metodologia di stima dell’impatto (modello di dispersione, fattori di emissione, stime basate su
dati storici …); tale passaggio può anche risultare non necessario in casi di eventi la cui entità è ritenuta non
rilevante oppure non fattibile per mancanza di risorse o tempo.
In quest’ultimo caso si può pensare a metodologie di stima speditive basate su esperienze simili.
25. Approccio metodologico problematica incendi
Identificazione misure prevenzione e riduzione impatti
Misure preventive (eventuali). “Linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di
gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi” - Circolare ministeriale 4064 del 15 marzo 2018.
Misure contenitive dell’impatto: elenco delle misure da adottare per contenere l’impatto ambientale
dell’evento.
Le misure possono riguardare la gestione dell’evento e la gestione post evento, così come la gestione acque
di spegnimento.
26. Approccio metodologico problematica incendi
Quantificazione effluenti derivanti da incendi→ Piano di campionamento e analisi
Piano di campionamento: sulla base delle informazioni acquisite il campionamento può riguardare una o
più matrici ambientali, a seconda dei possibili danni ambientali.
Valutazioni emissioni: analisi dei campioni prelevati per determinare la concentrazione e la tossicità degli
effluenti e dunque l’alterazione delle matrici ambientali ai fini del danno ambientale (per esempio risorse
naturali tutelate quali specie e habitat naturali protette, acqua e terreno).