SlideShare a Scribd company logo
1 of 113
Download to read offline
I S U P P L E M E N T I
n. 2 - 2005
w w w.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
Quindicinale di documentazione giuridica, pratica professionale e tecnica
P I R O L A
PosteItalianeSped.inA.P.—D.L.353/2003,conv.L.46/2004,art.1,c.1—DCBRoma—Supplementoaln.19del4ottobre2005diAmbiente&Sicurezza
CADUTE DALL’ALTO
LE NOVITÀ
DEL DECRETO 235/03
NORMATIVA, PREVENZIONE E MODALITÀ OPERATIVE
PER LA PROGETTAZIONE, LA FORMAZIONE DEGLI OPERATORI,
LA REDAZIONE DEI PIANI DI MONTAGGIO, USO E SMONTAGGIO
PER PONTEGGI, TRABATTELLI E CASTELLI DI CARICO
Tutti gli abbo-
nati chedevo-
no ancora re-
gistrarsi possono farlo
direttamente nel sito di
Ambiente&Sicurezza
cliccandosu"registrati",
"nuovo utente",e ricor-
dandosichepercomple-
tare la registrazione oc-
corre il "codice utente"
stampatosulcellophane
dellarivista.
Per ulteriori informa-
zionirivolgersialser-
vizioclienti,telefono:
02o0630225680
DALLE REGIONI
Sicurezza in cantiere
Per il Regolamento di Igiene a Bergamo
la prevenzione parte dal progetto
106ARTICOLO A PAGINA
IGIENE E SICUREZZA
47ARTICOLO A PAGINA
Ponteggi
PiMUS: una proposta operativa
per la redazione e la gestione in cantiere
56ARTICOLO A PAGINA
Trabattelli
Prescrizioni semplificate se si rispettano
le istruzioni del costruttore
75ARTICOLO A PAGINA
Castelli di carico
Piano necessario per opere provvisionali
in sovraccarico e di grandi dimensioni
12ARTICOLO A PAGINA
Sicurezza in cantiere
La prevenzione delle cadute dall'alto
nell'edilizia tradizionale
21ARTICOLO A PAGINA
Adempimenti e misure preventive
per le manutenzioni industriali in quota
LEONARDO
CORBOManualediprevenzioneincendi5385/01
LEONARDO
CORBONormediprevenzioneincendi
1
5384/01
LEONARDO
CORBO
punto di riferimento
n particolare, l’opera
ari e lettere circolari
o ordine cronologico.
M 18 settembre 2002
di condizionamento,
2004 sui depositi di
Servizi antincendio del
el settore occupandosi
società Antema, di cui
ne della sicurezza.
mportante società, con
e incendi. Nel 1991 ha
inistratore delegato.
Normediprevenzioneincendi
2
5384/01
5384/01
LEONARDO
CORBOLaprogettazioneantincendio5386/01
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com8 N. 2/2005
In sintesi
IGIENE E SICUREZZA.................................................................................................................... p. 10
DALLE REGIONI.......................................................................................................................... p. 11
Approfondimenti
Introduzione
l La prevenzione dei lavori in altezza nell’esecuzione dell’edilizia tradizionale
di Susanna Zapparoli .......................................................................................................... p. 12
l Dal D.Lgs. n. 235/2003 adempimenti e formazione
per le manutenzioni industriali in quota
di Luigi Soardo .................................................................................................................... p. 21
l Disposizioni legislative e norme di buona tecnica
per opere provvisionali a regola d’arte
di Marco Vigone .................................................................................................................. p. 26
Ponteggi
l L’attività del Coordinatore per la progettazione
a garanzia delle condizioni essenziali di sicurezza
di Andrea Vicenzi, Giorgio Valentini .................................................................................... p. 36
l Nell’articolo 36-quater contenuti e modalità di erogazione
delle azioni di formazioni e di addestramento
di Claudio Conio ................................................................................................................. p. 45
l PiMUS: una proposta operativa per la redazione e la gestione in cantiere
di Luca Mangiapane............................................................................................................ p. 47
Trabattelli
l Rapidi nel montaggio e con costi contenuti ma pericolosi se male utilizzati
di Nicola Belloni............................................................................................................................................ p. 56
Castelli di carico
l Piano necessario per opere provvisionali in sovraccarico e di grandi dimensioni
di Damiano Romeo, Licia Asiani, Luca Vegetti, Paolo Zambianchi .................................... p. 75
Dalle Regioni
l Per il Regolamento di Igiene a Bergamo la prevenzione trova spazio nel progetto
di Lino E. Ceruti .................................................................................................................. p. 106
9www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
Direttore responsabile: FRANCESCO DEMURO
Coordinatore editoriale: Massimo Cassani
Redazione: Dario De Andrea (02/30223270),
Donatella Bollani (02/30223272)
Proprietario ed editore: IL SOLE 24 ORE S.p.A.
Presidente: INNOCENZO CIPOLLETTA
Amministratore Delegato: GIUSEPPE CERBONE
Registrazione Tribunale di Milano n. 749 del 9 novembre
1998.
Sede legale: Via Monte Rosa, 91 ­ 20149 Milano.
Amministrazione: Via Monte Rosa, 91 ­ 20149 Milano.
Direzione, redazione: Via Monte Rosa, 91 ­ 20149 Milano
­ Fax 02/30223992.
IL SOLE 24 ORE S.p.A. Tutti i diritti sono riservati.
Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta
con mezzi grafici e meccanici quali la fotoriproduzione e
la registrazione. Manoscritti e fotografie su qualsiasi sup­
porto veicolati, anche se non pubblicati, non si restituisco­
no.
Servizio clienti periodici: IL SOLE 24 ORE S.p.A. Via
Tiburtina Valeria (S.S. n. 5) km 68,700 ­ 67061 Carsoli
(AQ).
Tel. 3022 5680 (prefisso 02 oppure 06)
Fax 3022 5400 (prefisso 02 oppure 06)
I numeri non pervenuti potranno essere richiesti via fax al
n. 02­06/30225402­06 o via e­mail a servizioclienti.perio­
dici@ilsole24ore.com entro 2 mesi dall’uscita del numero
stesso.
Abbonamento per 12 mesi (Italia): 145 euro
Gli abbonamenti possono essere sottoscritti telefonando
direttamente e inviando una fotocopia della ricevuta di
pagamento sul c.c.p. n. 31481203.
La ricevuta di pagamento tramite c.c.p. può essere inviata
per posta a Il Sole 24 ORE, Via Tiburtina Valeria Km
68,700 ­ 67061 Carsoli (AQ) e via fax ai numeri 06/
30225406 ­ 02/30225406.
In questo ultimo caso non inviare la ricevuta per posta.
Pubblicità: Il Sole 24 ORE Edagricole s.r.l. ­ Via Goito 13
­ 40126 Bologna ­ Tel.: 051/65751
Stampa: IL SOLE 24 ORE S.p.A. ­ Via Tiburtina Valeria
(S.S. n. 5) km 68,700 ­ 67061 Carsoli (AQ).
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com10 N. 2/2005
IN SINTESI
Igiene e sicurezza
SICUREZZA IN CANTIERE
ARTICOLO.......................................................................................................................................................................................a pag. 12
La prevenzione dei lavori in altezza nell’esecuzione dell’edilizia tradizionale ­ Le cadute dall’alto nelle costruzioni
edili continuano a rappresentare la principale causa degli infortuni di maggiore gravità, anche mortali. Le cause per cui
l’applicazione delle norme antinfortunistiche non è riuscita a ridurre il fenomeno sono di diverso tipo, ma legate
soprattutto a ragioni di carattere economico e culturale. Inoltre, il settore edile presenta ambiti con caratteristiche molto
diverse soprattutto nell’applicazione della normativa per la sicurezza, diversità che incide sull’andamento del fenomeno
infortunistico. Si propongono qui alcuni esempi di soluzioni conformi tratti dalla ricerca ASE di Reggio Emilia e CPT di
Torino. La ricerca ha approfondito 15 attività lavorative, tra quelle con maggiori rischi nell’edilizia tradizionale, per
ognuna delle quali ha realizzato una scheda operativa che illustra: l’opera in forma sintetica, l’elenco delle opere
provvisionali di sostegno, di sicurezza e dispositivi di protezione individuale, il processo esecutivo delle attività, le
indicazioni per la redazione dei progetti architettonico e strutturale, del piano di sicurezza e coordinamento e del piano
operativo di sicurezza.
ARTICOLO.......................................................................................................................................................................................a pag. 21
Dal D.Lgs. n. 235/2003 adempimenti e formazione per le manutenzioni industriali in quota ­ La prevenzione
degli infortuni sul lavoro nel settore delle costruzioni per le lavorazioni eseguite ad altezza superiore ai 2 metri
veniva disciplinata dal D.P.R. n. 164/1965, le cui disposizioni prevedevano l’obbligo di adottare adeguate impalcatu­
re, ponteggi o opere provvisionali destinate a eliminare i pericoli di cadute dall’alto di persone o cose. Con l’entrata
in vigore del D.Lgs. 8 luglio 2003, n. 235, considerando che le cadute da scale o da attrezzature per i lavori in quota
sono una tra le maggiori cause di infortuni, questo obbligo è stato esteso a tutte le attività lavorative. Nel caso in
cui non siano presenti condizioni di lavoro e di ergonomia adeguate che garantiscano l’incolumità del lavoratore, la
scelta delle attrezzature più idonee per l’esecuzione di opere in elevazione ricede sul datore di lavoro. Inoltre,
l’accesso ai posti di lavoro in quota deve essere valutato in funzione della frequenza di circolazione, del dislivello,
della durata dell’impiego e deve poter garantire una agevole evacuazione in caso di emergenza. È necessario,
quindi, effettuare una opportuna valutazione del rischio che verifichi le differenti situazioni durante le quali i
lavoratori possono essere esposti al pericolo di caduta dall’alto, considerando tutti i possibili aspetti inerenti alle
attività e ai processi aziendali.
ARTICOLO.......................................................................................................................................................................................a pag. 26
Come prevenire le cadute dall’alto: disposizioni legislative e norme di buona tecnica ­ Nelle fasi di lavorazione
che caratterizzano il settore edile è necessario l’impiego di opere provvisionali che ne permettano la realizzazione e,
contemporaneamente, garantiscano la sicurezza dei lavoratori. Per quelle attività che devono essere svolte a un’altezza
superiore ai 2 metri, con grave pericolo di caduta del lavoratore, la legislazione prevede l’impiego di impalcature,
ponteggi o di altre idonee opere provvisionali. Con l’entrata in vigore, il 19 luglio 2005, del D.Lgs. n. 235/2003 l’uso di
ponteggi, di scale a pioli e di sistemi a fune nei lavori temporanei in quota viene più specificamente disciplinata,
stabilendo un sistema gerarchico di utilizzo delle attrezzature e rafforzando il criterio di priorità di impiego dei dispositivi
di protezione collettiva rispetto ai DPI.
PONTEGGI
ARTICOLO…………………………………………………………………………………………………… ......................................a pag. 36
Come scegliere il tipo di ponteggio più idoneo a garanzia del lavoro sicuro ­ Con l’entrata in vigore del D.Lgs. n.
235/2003 sono diventate operative le disposizioni inerenti ai requisiti minimi di sicurezza e di salute sull’impiego delle
attrezzature per i lavori temporanei in quota, che pongono in capo al datore di lavoro l’obbligo di fornire quelle «più
idonee a garantire e mantenere condizioni di lavoro sicure» qualora queste ultime non siano «adeguate a partire da un
luogo adatto allo scopo». Di fondamentale importanza è la scelta del tipo di attrezzatura in funzione dell’opera da
realizzare, in base alle sue dimensioni, e dando precedenza alla scelta di misure di protezione collettive, con lo scopo di
garantire un lavoro sicuro, una buona movimentazione di materiali e di persone e un adeguato sistema di accesso che
permetta l’evacuazione in caso di emergenza.
RUBRICASINTESI
11www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
ARTICOLO…………………………………………………………………………………………………… ......................................a pag. 45
Nell’articolo 36­quater i contenuti e le modalità di erogazione delle azioni di formazioni e di addestramento
-Con il D.Lgs. n. 235/2003, entrato in vigore il 19 luglio 2005, il legislatore ha apportato alcune modifiche al noto D.Lgs. 19
settembre 1994, n. 626, andando a dettagliare i requisiti minimi di sicurezza e di salute per l’uso delle attrezzature di
lavoro necessarie all’esecuzione di lavori temporanei in quota. Tra le nuove prescrizioni, alcune ribadiscono fortemente
l’importanza che il legislatore riconosce alla formazione professionale degli operatori e rafforza il dovere che il datore di
lavoro è tenuto ad attuare nei confronti dei lavoratori già in forza dell’articolo 38 del D.Lgs. n. 626/1994, che generica­
mente prevede formazione e addestramento adeguati e specifici sull’uso delle attrezzature di lavoro. Tra gli operatori
pontisti sono due le figure professionali identificate dallo stesso legislatore come soggetti interessati dalla formazione
obbligatoria (art. 36­quater, comma 6): gli operai pontisti addetti all’esecuzione delle lavorazioni di montaggio, smontag­
gio e trasformazione, sia in quota sia a terra; i preposti alla sorveglianza delle fasi di montaggio, smontaggio e
trasformazione del ponteggio.
ARTICOLO…………………………………………………………………………………………………….......................................a pag. 47
PiMUS: proposta operativa per la redazione e la gestione del Piano ­ Le modifiche apportate al D.Lgs. n. 626/1994 da
parte del D.Lgs. n. 235/2003 sono entrate in vigore il 19 luglio 2005. Per tutti i ponteggi che sono stati montati dopo tale data
dovrà quindi essere elaborato il PiMUS. Per i ponteggi già montati al 19 luglio 2005, anche se soggetti a trasformazioni, uso e
smontaggio, non è necessario elaborare il Piano; per questi il rispetto della normativa vigente è sufficiente garanzia di
sicurezza. Il PiMUS è il documento operativo che deve essere preso a riferimento dal personale addetto al montaggio di
ponteggi metallici fissi, al fine di garantire: la sicurezza dello stesso personale durante le fasi di montaggio e smontaggio; la
sicurezza di chi, non addetto al montaggio del ponteggio, potrebbe comunque trovarsi coinvolto in queste operazioni (altri
lavoratori presenti in cantiere, abitanti o fruitori di uno stabile in corso di ristrutturazione); la sicurezza di chi utilizzerà il
ponteggio, ottenuta in primo luogo dalla realizzazione dell’opera provvisionale conformemente alla legge e in secondo luogo
da un uso attento dello stesso.
TRABATTELLI
ARTICOLO.......................................................................................................................................................................................a pag. 56
Prescrizioni semplificate se si rispettano le istruzioni del costruttore ­ In riferimento ai ponti su ruote, che non possono
avere strutturazioni diverse da quelle previste dal costruttore, se non nel numero dei piani, e che sono dotati di istruzioni
univoche anche per il montaggio e lo smontaggio, il Piano potrà assumere una forma semplificata che, in riferimento alle
istruzioni, dettaglierà le sole particolarità del caso. È consigliabile che questa attrezzatura venga utilizzata solo se non è
possibile l’impiego di mezzi più sicuri o meno rischiosi come, per esempio, la piattaforma di lavoro sviluppabile, indipendente­
mente dal fatto che tale scelta risulti economicamente più onerosa.
CASTELLI DI CARICO
ARTICOLO.......................................................................................................................................................................................a pag. 75
Piano necessario per opere provvisionali in sovraccarico e di grandi dimensioni ­ Appartenenti alla famiglia dei
ponteggi, i castelli di carico sono opere provvisionali per lavorazioni temporanee in quota, impiegati nel settore delle
costruzioni per il deposito dei materiali da utilizzare quali, per esempio, laterizi, cemento, malta, piastrelle. Il loro impiego e
strutturazione sono stabiliti dalle disposizioni del D.P.R. n. 164/1956, il quale prevede che, se non conformi alle disposizioni del
Capo VII, nel caso in cui, siano quindi sottoposti a sovraccarichi e di grandi dimensioni, debbano essere eretti in base a un
progetto comprendente una relazione di calcolo accompagnata da elaborati grafici di progetto esecutivo della stessa opera
provvisionale. Il progetto , inoltre, deve essere firmato da «un ingegnere o un architetto abilitato a norma di legge all’esercizio
della professione».
Dalle Regioni
ARTICOLO.....................................................................................................................................................................................a pag. 106
Per il Regolamento di Igiene a Bergamo la prevenzione trova spazio nel progetto ­ Dal 15 dicembre 2003 è entrato in
vigore nella Provincia di Bergamo il Regolamento Locale d’Igiene provinciale del Servizio PSAL, che all’art. 3.2.11 disciplina le
misure di sicurezza da allestire nel caso di rischi di caduta dall’alto nel settore edile durante interventi eseguibili sulle coperture
sia di edifici di nuova costruzione sia già esistenti. Con questo provvedimento, l’ASL ha anteposto al progetto dell’opera una
elaborazione tecnica particolareggiata dei sistemi di prevenzione anticaduta, ampliando l’obbligo progettuale con analisi e
soluzioni dei rischi nei lavori in presenza di possibili cadute dall’alto e non considerando esaurienti le informazioni eventual­
mente inserite nel Fascicolo dell’opera redatto dal Coordinatore per la progettazione.
SINTESIRUBRICA
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com12 N. 2/2005
Permoltelavorazionisiutilizzaunascalaoppuresistazionasopraicasseridurantelaloroesecuzionesenzaopereprovvisionali
La prevenzione dei lavori in altezza
nell’esecuzione dell’edilizia tradizionale
di Susanna Zapparoli, Associazione per la Sicurezza in Edilizia di Reggio Emilia ­ ASE
Lecadutedall’altonelle
costruzioniedilicontinuano
arappresentarelaprincipalecausa
degliinfortunidimaggioregravità,
anchemortali.Lecausepercui
l’applicazionedellenorme
antinfortunistichenonèriuscita
aridurreilfenomenosono
didiversotipo,malegatesoprattutto
aragionidicarattereeconomicoe
culturale.Inoltre,ilsettoreedile
presentaambiticonspecificitàmolto
diversesoprattuttonell’applicazione
dellanormativaperlasicurezza,
diversitàcheincidono
sull’andamentodelfenomeno
infortunistico.Sipropongono
quialcuniesempidisoluzioni
conformitrattidallaricercaASEdi
ReggioEmiliaeCPTdiTorino.La
ricercahaapprofondito15attività
lavorative,traquelleconmaggiori
rischinell’ediliziatradizionale,per
ognunadellequalièstatarealizzata
unaschedaoperativacheillustra
l’operadaeseguirecompleta
dell’elencodelleopereprovvisionali
disostegno,disicurezzaedei
dispositividiprotezioneindividuale,
oltreall’esecuzionedell’attività,le
indicazioniperlaredazionedei
progettiarchitettonicoestrutturale,
delpianodisicurezza
ecoordinamentoedelpiano
operativodisicurezza.
T
ra tutti i settori, quello che
attualmente occupa il maggior
numero di lavoratori e che
presenta il maggior numero di in-
fortuni è sicuramente quello del-
l’edilizia tradizionale. Con questo
termine si identifica il settore del-
l’edilizia residenziale, dove i siste-
mi costruttivi, con il minimo di
progresso tecnico e tecnologico,
non sono stati modificati da molti
decenni, come ad esempio quelli
per la realizzazione di:
l pareti in muratura di mattoni o
blocchi di laterizio;
l opere di cemento armato pila-
stri, travi e solai;
l tetti con struttura di cemento ar-
mato o legno;
ed ancora per le:
l attività di manutenzione delle
coperture.
In queste fasi lavorative si è ve-
rificata, nel corsi degli anni, una
“involuzione” dettata dalla presen-
za in cantiere di maestranze sempre
meno qualificate per eseguire i la-
vori “a regola d’arte”.
Nell’edilizia tradizionale sono
presenti delle attività lavorative che
presentano il più elevato rischio di
caduta dall’alto ed esse sono:
l la realizzazione di opere di ce-
mento armato: pilastri, travi, solai;
l la realizzazione di nuove coper-
ture: con struttura di cemento ar-
mato o di legno;
l la manutenzione ordinaria e stra-
ordinaria delle coperture.
La principale causa del “rischio”
è determinata dalla mancata ado-
zione di adeguate misure di sicu-
rezza anticaduta come, ad esempio:
l il getto di calcestruzzo per la re-
alizzazione di pilastri effettuato con
il solo ausilio di una scala appog-
giata semplicemente al cassero: si
vedono situazioni dove l’operatore
risulta pericolosamente stazionato
sulle cravatte di serraggio del cas-
sero stesso;
l la posa dei solai di latero-ce-
mento con la sola protezione dei
ponteggi perimetrali esterni e quin-
di senza nessuna protezione contro
il rischio di caduta dall’alto sul so-
laio sottostante (dislivello minimo
di 3 metri);
l le rampe di scale casserate e get-
tate senza nessuna protezione late-
rale;
l la realizzazione di tetti di legno,
senza opere provvisionali interne
con operatori “arrampicati” sulle
travi principali o addirittura sui tra-
vetti;
l le piccole manutenzioni di co-
perture, realizzate senza nessuna
opera provvisionale di sicurezza.
Da quanto sopra esplicato si
comprende che per l’edilizia tradi-
zionale risulta “tradizionale” anche
tutto quanto concerne l’adozione di
misure di sicurezza, poiché non si
applicano come non si applicavano
anni fa.
I motivi dell’elevato rischio
del settore
Esiste una forte “resistenza” al-
l’applicazione della normativa di
prevenzione anticaduta; tra i moti-
vi principali:
l la mancata necessità di opere
provvisionali o di altri sistemi di
protezione per lo svolgimento delle
attività lavorative.
A differenza della realizzazione
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
13www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
Esempio di soluzione conforme
Realizzazione di un parapetto di legno da utilizzare sui bordi del solaio
Figura 1
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com14 N. 2/2005
delle murature e degli intonaci, per
i quali risulta necessario erigere
dei ponteggi ed impalcati ed è,
quindi, poco difficoltoso realizzar-
li secondo i dettami della normati-
va, per alcune delle fasi lavorative
sopra indicate è invece possibile
operare agevolmente da una scala
oppure stazionare sopra i casseri
durante la loro esecuzione e lavo-
rare senza opere provvisionali “ag-
giuntive”. La mancanza di preven-
zione dà erroneamente l’idea di
rendere più veloce l’esecuzione
dei lavori, senza considerare che
in questo errato modo di operare
anche un nulla può essere defletti-
bile. È preoccupante, quasi diabo-
lico, avere la certezza che non vale
la considerazione che “in sicurez-
za, si lavora meglio e quindi si
guadagna”;
l una scarsa conoscenza della
normativa antinfortunistica da
parte degli operatori del cantiere.
In tanti cantieri gli attori princi-
pali (imprenditori, tecnici di can-
tiere, capicantiere e coordinatori
per la sicurezza), hanno una cono-
scenza limitata, non completa e
spesso non corretta, di quelli che
sono gli obblighi normativi, proce-
durali e le modalità della loro ap-
plicazione. Molto spesso sentiamo
dire che non è possibile realizzare
un solaio in sicurezza oppure dire
che fino ad un’altezza di 3 metri
non esiste alcun pericolo. Sono poi
molti quelli che vedono nella dota-
zione della cintura di sicurezza una
risoluzione a tutte le problemati-
che, dimenticando però che i DPI
devono essere utilizzati proprio là
dove non è possibile allestire delle
protezioni collettive. Per l’utilizzo
dei dispositivi di protezione indivi-
duale occorre avere un ancoraggio
fissato a punti stabili e inamovibili
e tutto il sistema deve garantire
l’operatore dal non farsi male in
caso di caduta dall’alto; non è in-
frequente vedere operatori lavorare
con cordini di sicurezza e dissipa-
tore di energia sopra dislivelli di 2
o 3 metri, ma è necessario tenere
conto che per l’utilizzo di questo
dispositivo sono indispensabili al-
meno 6 metri di luce libera sotto la
postazione di lavoro al fine di per-
metterne il corretto funzionamento
senza danni per l’operatore;
l una scarsa conoscenza delle so-
luzioni possibili e conformi alla
normativa.
Questo punto si lega strettamen-
te a quello precedente. Il non rite-
TABELLA 1
Elenco delle schede operative - Ricerca ASE Reggio Emilia e CPT Torino
1. Costruzione di pilastri di c.a.
2. Costruzione di travi di c.a. ribassate ed in spessore
3. Costruzione di un solaio di c.a. alleggerito con elementi in laterizio
4. Costruzione di un solaio di c.a. con travetti prefabbricati ed elementi in laterizio
5. Costruzione di un solaio di c.a. con pannelli prefabbricati in laterizio o lastre in c.a. tralicciate
6. Costruzione di scale di c.a.
7. Costruzione di scale di c.a. prefabbricate
8. Costruzione di un tetto di c.a. alleggerito con elementi in laterizio
9. Costruzione di un tetto di c.a. con travetti prefabbricati ed elementi in laterizio
10. Costruzione di un tetto di c.a. con pannelli prefabbricati in laterizio o lastre in c.a. tralicciate
11. Costruzione di un tetto di legno
12. Costruzione di un tetto con pareti e tavelloni
13. Manutenzione di tetto con struttura di c.a.
14. Manutenzione di tetto con struttura di legno
15. Manutenzione di lucernari di grandi dimensioni
Indice del contenuto di una singola scheda operativa
1. Descrizione sintetica dell’opera da realizzare
2. Opere provvisionali di sostegno, di sicurezza e dispositivi di protezione individuale
3. Esecuzione delle attività
4. Indicazioni per la redazione dei progetti architettonico e strutturale, del piano di sicurezza e coordinamen­
to e del piano operativo di sicurezza
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
15www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
TABELLA 2
Elenco attrezzature, opere provvisionali e DPI - Ricerca ASE Reggio Emilia e CPT Torino
1. Ponteggi metallici fissi
2. Ponti a sbalzo
3. Reti di sicurezza
4. Parapetti
5. Ponti su cavalletti
6. Ponti su ruote a torre
7. Ponti sviluppabili
8. Dispositivi di protezione
9. Reti di protezione
10. Dispositivi di protezione individuale anticaduta
Indice del contenuto della singola scheda attrezzatura
1. Descrizione sintetica dell’attrezzatura e dei suoi principali componenti
2. Istruzioni per il montaggio e lo smontaggio
3. Caratteristiche di sicurezza
4. Istruzioni di controllo e manutenzione
Esempio di soluzione conforme
Corretto posizionamento di una linea di ancoraggio sul colmo di un tetto
Figura 2
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com16 N. 2/2005
Modalità operative di montaggio di un solaio in pannelli prefabbricati (predalles)
mediante utilizzo di DPI anticaduta
Figura 3/1
Sistema di linea di ancoraggio
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
17www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
nere importante la sicurezza signi-
fica anche non consentire o pro-
muovere la conoscenza delle solu-
zioni esistenti, che restano così pa-
trimonio di pochi andando contro
la logica di un naturale proseliti-
smo alla sicurezza;
l difficoltà di estrapolare il costo
della sicurezza.
L’esecuzione in sicurezza delle
fasi lavorative ha un preciso costo
che non può essere ritagliato all’in-
terno dei prezzi correnti per l’ese-
cuzione delle opere. Questo prezzo
è stato quantificato pensando alle
attività realizzate secondo metodo-
logie ed attrezzature di alcuni de-
cenni fa e quindi contemplando un
minimo indispensabile di sicurezza
oppure non contemplandolo per
nulla. Se i prezziari continueranno
a riportare costi non corretti, gli
imprenditori a realizzare sconti più
o meno ridotti sui totali dei compu-
ti metrici, i progettisti ad avallare
questa situazione proponendo
computi metrici con prezzi bassi, i
coordinatori per la sicurezza a non
richiedere i necessari approfondi-
menti nei PSC, l’attuale situazione
non potrà migliorare.
Non si può certo sperare che il
committente, di sua spontanea ini-
ziativa e volontà, offra all’impresa
un budget extra per la sicurezza
quando sarebbe necessario che il
processo di valutazione dei costi
funzionasse a dovere.
Come migliorare la situazione
Il punto di partenza per poter
cambiare il sistema è il convinci-
mento, da parte di tutti gli attori
del processo edilizio, che la predi-
sposizione e la realizzazione delle
misure di sicurezza sono parte in-
tegrante della realizzazione del-
l’opera. Tutto quello che non è rea-
lizzabile in sicurezza non si può
fare.
Se, cominciando dall’edilizia
tradizionale, iniziamo a dare ap-
plicazione a questo fondamentale
principio, sicuramente il rischio
delle cadute dall’alto verrebbe a
ridursi notevolmente; perciò è
necessario trovare soluzioni che
siano conformi alla normativa
antinfortunistica vigente.
Quali sono queste soluzioni, di
facile utilizzo e soprattutto che ri-
sultino facilmente prezzate per
permetterne una corretta quantifi-
cazione economica?
Chi si occupa di sicurezza nei
cantieri edili e presta particolare
attenzione avrà sicuramente notato
che sono numerosissime le pubbli-
cazioni ed i manuali che parlano di
sicurezza sul lavoro e di sicurezza
anticaduta ed avrà altresì notato
che sono pochi i testi che spiegano
in modo completo, chiaro, puntale
e soprattutto mediante l’ausilio di
disegni, le modalità di esecuzione
in sicurezza delle attività lavorati-
ve; inoltre, molto materiale in cir-
colazione non sempre riporta delle
soluzioni conformi alla normativa
antinfortunistica vigente.
Una soluzione al problema:
la ricerca ASE-CPT
Posti di fronte a questo quesito,
ASE di Reggio Emilia e CPT di Tori-
no hanno condotto una ricerca sul
problema al fine di elencare le solu-
zioni conformi.
Visto che il problema della man-
cata o non corretta applicazione
della normativa all’edilizia tradi-
zionale dipende soprattutto da deci-
sioni di carattere organizzativo, la
ricerca è stata pensata come ausilio
per gli operatori del settore con po-
tere decisionale in cantiere: datori
di lavoro, tecnici, capicantiere,
RSPP, RLS, lavoratori autonomi,
progettisti, direttori dei lavori e co-
ordinatori per la sicurezza.
La ricerca ha preso in considera-
zione e studiato 15 attività lavorative
tra quelle con maggiori rischi nel-
l’edilizia tradizionale, per ognuna
delle quali è stata realizzata una sche-
da operativa. L’elenco delle schede
operative e la loro struttura sono ri-
portati in tabella 1.
Per ognuna di queste attività la-
vorative sono state analizzate e
valutate in esclusiva le situazioni
che presentano rischi attinenti alla
caduta degli addetti dall’alto, che
sono:
l caduta all’esterno dell’edificio in
costruzione o in manutenzione, dal
bordo del tetto;
l caduta durante l’esecuzione di la-
vori in altezza per l’esecuzione di
opere o per l’allestimento di opere
provvisionali;
l caduta all’interno di asole o vani
presenti sul piano di lavoro;
l caduta per sfondamento o crollo
delle strutture o delle opere provvi-
sionali su cui si sta operando;
l caduta all’interno di vani per sfon-
damento di lucernari.
In relazione ai rischi sono state
quindi individuate le misure di si-
curezza.
Queste, nell’ambito di ogni at-
tività, sono da adottare seguendo
un preciso schema gerarchico che
può essere così riassunto (dalla
prima misura da considerare sino
all’ultima):
l applicazione delle disposizioni di
legge pertinenti (D.P.R. n. 547/1955,
D.P.R. n. 164/1956, ecc.);
l nuova organizzazione del lavoro;
l utilizzo di dispositivi di protezio-
ne individuali collettivi (ponteggi,
impalcati, ecc.);
l utilizzo di DPI anticaduta;
l applicazione di norme tecniche
specifiche per l’esecuzione di parti-
colari attività.
Come si può comprendere si è pre-
stata una specifica attenzione alla scelta
delle opere provvisionali rispetto all’uti-
lizzo dei DPI, infatti:
l ovunque è stato possibile si è fatto
ricorso alle opere provvisionali in quan-
to specifico dettato normativo per la pre-
venzione delle cadute dall’alto, in riferi-
mento al D.P.R. n. 164/1956 e al D.Lgs.
n. 626/1994 (come modificato dal
D.Lgs. n. 235/2003);
l l’utilizzo di DPI anticaduta è stato
ritenuto possibile solamente per:
- lavori realizzati in prossimità di
gronde e cornicioni, lavori su tetti con
l’ausilio di ponti sviluppabili, in presen-
za di murature da demolire, e comun-
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com18 N. 2/2005
Modalità operative di montaggio di un solaio in pannelli prefabbricati (predalles)
mediante utilizzo di DPI anticaduta
Figura 3/2
Sequenza di posizionamento del ferro di armatura
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
19www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
que quando non risulti possibile di-
sporre impalcati di protezione o para-
petti;
- lavori di posizionamento e mon-
taggio di elementi prefabbricati in ce-
mento armato;
- lavori di montaggio e smontag-
gio di opere provvisionali;
- lavori particolari per i quali non
è possibile predisporre idonee opere
provvisionali.
Per ogni attività analizzata le
misure di sicurezza sono state evi-
denziate attraverso la sequenza
delle operazioni che si devono rea-
lizzare per l’esecuzione delle atti-
vità lavorative, dall’allestimento
del cantiere fino al termine della
stessa.
Dove è stato necessario, per
una migliore comprensione dello
stadio lavorativo, sono stati inseriti
schemi e disegni tecnici corredati
di misure.
Ogni singola scheda è stata
pensata per poter essere utilizzata
singolarmente e quindi dotata di
tutti i riferimenti necessari.
Completano il lavoro le schede
delle attrezzature, opere provvisio-
nali, DPI di cui è previsto l’utiliz-
zo all’interno delle schede operati-
ve (si veda la tabella 2). l
Modalità operative di montaggio di un solaio in pannelli prefabbricati (predalles)
mediante utilizzo di DPI anticaduta
Figura 3/3
Modalità di posizionamento delle predalles
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com20 N. 2/2005
Realizzazione della ricerca tecnico-scientifica: Paolo Lombardini, Luca Mangiapane, Angelo Paro­
di, Lino Scopacasa, Mario Trapani, Susanna Zapparoli. Elaborazione dei disegni tecnici di Daniele
Minucciani.
Realizzazione di un impalcato sottostante di protezione
per la costruzione di un tetto di legno
Figura 4
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
21www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
Ancheilpersonaleesternodeveattenersialcorrettoutilizzodelleattrezzaturedurantel’esecuzionedeilavori
DalD.Lgs.n.235/2003adempimentieformazione
perlemanutenzioniindustrialiinquota
di Luigi Soardo, Responsabile Ambiente e Sicurezza Coca­Cola Bevande Italia, Stabilimento di Nogara ­ Verona
Il 19 luglio 2005 è entrato in
vigore il D.Lgs. 8 luglio 2003, n.
235, «Attuazione della direttiva
2001/45/CE relativa ai requisiti
minimi di sicurezza e di salute per
l’uso delle attrezzature di lavoro
da parte dei lavoratori»,
integrando e modificando il
D.Lgs. n. 626/1994, al Titolo III,
«Uso delle attrezzature di
lavoro». Il D.Lgs. n. 235/2003,
definisce i requisiti minimi di
sicurezza e salute per l’uso delle
attrezzature di lavoro durante
l’esecuzione di lavori temporanei
in quota, definito come
quell’attività lavorativa che
espone il lavoratore al rischio di
caduta da una quota posta ad
altezza superiore a 2 m rispetto a
un piano stabile, determinando
gli obblighi del datore di lavoro
relativamente all’impiego da
parte dei lavoratori delle
attrezzature quali scale a pioli,
ponteggi e sistemi di accesso e
posizionamento mediante funi.
G
ià il D.P.R. n. 164/1965 re-
lativamente alle norme per
la prevenzione degli infor-
tuni sul lavoro nelle costruzioni,
definisce, all’art. 16, «Ponteggi
ed opere provvisionali», che nei
lavori eseguiti a un’altezza supe-
riore ai 2 m, devono essere adot-
tate, seguendo lo sviluppo dei la-
vori stessi, adeguate impalcature
o ponteggi o idonee opere provvi-
sionali o, comunque, precauzioni
atte a eliminare i pericoli di cadu-
ta di persone e di cose.
Con l’entrata in vigore del
D.Lgs. n. 235/2003, viene esteso
a tutte le attività lavorative l’ob-
bligo di adottare adeguate attrez-
zature di lavoro durante l’esecu-
zione di lavori temporanei in quo-
ta, considerando che le cadute da
scale e da altre attrezzature per
lavori in elevazione rappresenta-
no una tra le maggiori cause di
infortuni.
Criteri di scelta
delle attrezzature
La scelta di idonee e adeguate
attrezzature per l’esecuzione dei
lavori in elevazione, deve essere
condotta dal datore di lavoro
quando questi lavori non possono
essere eseguiti in condizioni di si-
curezza e in condizioni ergonomi-
che adeguate a partire da un luo-
go adatto allo scopo, garantendo e
mantenendo condizioni sicure, in
conformità ai seguenti criteri:
l priorità alle misure di protezio-
ne collettiva rispetto alle misure
di protezione individuale;
l dimensioni delle attrezzature
di lavoro confacenti alla natura
dei lavori da eseguire, alle solle-
citazioni prevedibili e a una cir-
colazione priva di rischi.
Il sistema di accesso più ido-
neo ai posti di lavoro temporanei
in quota deve essere valutato in
relazione alla frequenza di circo-
lazione, al dislivello, alla durata
dell’impiego e deve poter consen-
tire l’evacuazione in caso di peri-
colo imminente.
Il passaggio da un sistema di
accesso a piattaforme, impalcati,
passerelle e viceversa non deve
comportare rischi ulteriori di ca-
duta.
È necessario, pertanto, effet-
tuare una accurata valutazione del
rischio ai fini dell’adozione di
idonee e adeguate attrezzature per
l’esecuzione dei lavori in altezza,
in considerazione delle attività la-
vorative svolte dai lavoratori
(condizioni normali o routinarie,
condizioni straordinarie o saltua-
rie, condizioni particolari o di
emergenza).
Nell’ambito delle attività indu-
striali, sussistono svariate situa-
zioni durante le quali i lavoratori
possono essere esposti al rischio
di caduta dall’alto durante
l’espletamento dell’attività lavo-
rativa. Basti, infatti, pensare al-
l’accesso a macchinari posti su
soppalchi, ad attività manutentive
periodiche, quali, per esempio, la
sostituzione di filtri dai sistemi di
ventilazione o di elementi di illu-
minazione, a interventi manuten-
tivi in aree di processo e a opera-
zioni di pulizia straordinarie.
Nella tabella 1 sono illustrate
in maniera non esaustiva, alcune
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com22 N. 2/2005
tra le situazioni più ricorrenti di
esposizione al rischio di caduta
dall’alto e le relative misure di
sicurezza adottate nella scelta
delle attrezzature più idonee.
Le valutazioni alla base della
scelta di una attrezzatura piutto-
sto di un’altra devono considerare
tutti i possibili aspetti inerenti al-
le attività lavorative, attraverso
un procedimento di identificazio-
ne che consideri tutte le attività e
i processi aziendali, per indivi-
duare quelli che hanno o possono
comportare dei potenziali pericoli
per il personale.
La procedura dovrebbe consi-
derare i possibili effetti sulla sicu-
rezza derivanti o potenzialmente
derivanti da:
l condizioni operative normali;
l condizioni anormali/straordi-
narie (per esempio, manutenzione
programmata/non programmata);
l situazioni potenziali di emer-
genza (per esempio, incidenti).
Accesso a macchinari posti
su soppalchi o ballatoi
Rappresenta una situazione ti-
pica nelle attività industriali, con
una frequenza variabile in funzio-
ne dell’operatività. È preferibile
la scelta di una scala fissa a gradi-
ni con parapetto, alzate e pedate
regolari, se la frequenza d’uso è
alta (almeno giornaliera), poiché
garantisce sicurezza e stabilità ma
anche perché, con frequenze ele-
vate di accesso, è possibile il
transito di persone diverse anche
non adeguatamente formate. In
alcuni casi si può optare per una
scala in muratura, ma questa solu-
zione rappresenta una limitazione
in caso di modifiche al lay-out
produttivo.
Se, invece, la frequenza d’im-
piego è media (almeno mensile),
come nel caso delle manutenzioni
alle unità di trattamento dell’aria
o alle unità di illuminazione, è
possibile l’adozione di una scala
fissa a pioli provvista di protezio-
ne dorsale e dotata di sistema di
chiusura alla base, utilizzabile so-
lamente da personale autorizzato
e adeguatamente formato.
Accesso in elevazione
per manutenzioni ordinarie
La sostituzione di tubi al neon
o lampadine, l’applicazione di
cartellonistica o di altre attività a
quote prossime o di poco superio-
ri ai 2 m, può essere condotta
mediante l’ausilio di scale sem-
plici portatili o scale doppie a
gradini, in ragione della relativa
semplicità d’uso. Anche queste
attività dovrebbero essere condot-
te solamente da personale autoriz-
zato e adeguatamente formato.
In caso di lavori manutentivi
non brevi è preferibile l’adozione
di una scala a castello o a pal-
chetto, in lega di alluminio con
parapetto normale e arresto al
piede su tre lati. Questa soluzione
è difficilmente adottabile nelle
attività di manutenzione ordina-
ria, sia per l’ingombro dell’at-
trezzatura, sia per il relativo spo-
stamento in settori diversi del-
l’impianto. Può essere, invece,
utilizzata nell’ambito di saltuarie
situazioni operative, come l’ac-
cesso a parti sospese in prossimi-
tà di macchinari.
L’utilizzo della scala semplice
è sconsigliato per l’accesso a luo-
ghi in cui non siano previste ma-
nutenzioni programmate. Queste
situazioni sono comunque da va-
lutare di volta in volta.
Accesso in elevazione per manutenzioni-
in aree di processo
Questa attività può essere ef-
fettuata con attrezzature quali
ponte su ruote, trabattello o piat-
taforma elevatrice, in funzione
delle esigenze operative specifi-
che. Per manutenzioni di breve
durata e quando non sia possibile
agire diversamente, si può utiliz-
zare la gabbia anticaduta con car-
rello elevatore.
I trabattelli o ponti su ruote e
le impalcature in genere devono
essere:
l montati da persone competenti;
l correttamente installati;
l dotati di base d’appoggio ade-
guata al peso da sostenere;
l mantenuti in buone condizioni;
l dotati di piano di calpestio
completo;
l dotati di sistemi d’accesso ade-
guati;
l periodicamente verificati da
Per lavori eseguiti oltre ai 2 m
devono essere utilizzate opere provvisionali
Figura 1
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
23www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
TABELLA 1
Esempi di situazione a rischio con indicazione delle attrezzature
più idonee nell’ambito delle manutenzioni industriali
Tipologia di
attività lavo­
rativa in quota
Frequenza
Attrezzature
NOTE
Tipo
Requisiti /
riferimenti
normativi
Accessori
complementari
Accesso a mac­
chinari posti su
soppalchi o bal­
latoi
Alta
Scala fissa a
gradini con
parapetto
­ D.P.R. n. 547/
1955 (artt. 16,
26)
­
Realizzazione a regola d’arte
con le pedate a superficie
uniforme e antisdrucciolevo­
le. Le scale e i relativi piane­
rottoli devono essere ade­
guatamente illuminati.
Media
Scala fissa a
pioli provvi­
sta di prote­
zione dorsa­
le
­ D.P.R. n. 547/
1955 (art. 17)
­ Cintura di sicu­
rezza con bretelle
collegate a fune di
trattenuta
­ Verifica periodica dello sta­
to di efficienza.
­ Attività eseguita da perso­
nale adeguatamente forma­
to e regolamentata da speci­
fica istruzione operativa.
L’accesso dovrà essere impe­
dito al personale non auto­
rizzato.
Manutenzioni
ordinarie ad al­
tezze ridotte
(sostituzione tu­
bi neon, applica­
zione cartelloni­
stica ecc.)
Media
­ Scale sem­
plici portatili
­ Scale dop­
pie a gradini
­ Scale a ca­
stello
­ UNI EN 131
p.1 e p.2 con
certificazione
tecnica del co­
s t r u t t o r e
(D.M. 23 mar­
zo 2000)
( D.P.R. n. 547/
1955­art. 18,
19, 21)
­
­ Le scale manuali devono es­
sere dotate di appoggi anti­
sdrucciolevoli o di ganci di
trattenuta.
­ Attrezzature in perfetta ef­
ficienza, verificate attraverso
controlli periodici.
­ Utilizzo riservato a persona­
le autorizzato.
Manutenzioni in
aree di processo
Media
­ P o n t i s u
ruote
­ Trabattelli
­ Piattafor­
ma elevabile
­ D.M. 27 mar­
zo 1998
­ D.P.R. n. 164/
1956 (artt. 30,
31)
­ D.P.R. n. 459/
1996
­ Cintura di sicu­
rezza con bretelle
collegate a fune di
trattenuta
­ Si ritiene sconsigliabile l’uso
della gabbia anticaduta con
l’ausilio di carrello elevatore.
­ Utilizzo riservato a persona­
le opportunamente formato
e annotato su apposito regi­
stro.
Accesso esterno
a sili di stoccag­
gio Bassa
Scala fissa a
pioli provvi­
sta di ripiani
e protezione
dorsale
­ D.P.R. n. 547/
1955 (art. 17)
­ Cintura di sicu­
rezza con bretelle
collegate a fune di
trattenuta
­ Verifica periodica dello sta­
to di efficienza.
­ Attività eseguita da perso­
nale adeguatamente forma­
to e regolamentata da speci­
fica istruzione operativa.
Accesso a tetti o
a coperture
Bassa
Scala fissa a
gradini con
parapetto
(*)
­ D.P.R. n. 547/
1955 (artt. 16,
26)
­ Cinture di sicu­
rezza con bretelle
collegate a linee
di ancoraggio
(*) L’accesso dovrà essere im­
pedito al personale non au­
torizzato, mediante l’apposi­
zione di apposita chiusura
con lucchetto.
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com24 N. 2/2005
persone competenti;
l dotati di scale ben posizionate
e assicurate;
l utilizzati solo dal personale au-
torizzato;
l ispezionati, se posizionati al-
l’aperto, dopo eventi atmosferici
significativi;
l dotati della documentazione ri-
lasciata dal fabbricante;
e soprattutto non essere spostate
con persone e materiali sull’im-
palcato di lavoro.
Dovendo rispettare questi vin-
coli, risulta più comodo e sicuro
l’utilizzo della piattaforma eleva-
trice, prestando la dovuta atten-
zione nella scelta di quella più
idonea al lavoro da svolgere.
Nell’ambito del controllo ope-
rativo, può risultare utile l’ado-
zione di un registro di utilizzo da
posizionare a bordo macchina.
In linea di principio, l’uso di
ponti su ruote, trabattello e piatta-
forma elevatrice sono da preferire
a soluzioni quali quella con gab-
bia anticaduta mediante carrello
elevatore, poiché garantiscono
maggior versatilità (piattaforma
elevatrice) e anche una consisten-
te stabilità.
Accesso esterno
a sili di stoccaggio
Questa situazione si registra
generalmente in occasione di atti-
vità manutentive periodiche, a
bassa cadenza (per esempio, se-
mestrale o annuale), ed è preferi-
bile l’uso di una scala fissa a pioli
provvista di ripiani e protezione
dorsale (si veda la figura 2).
In queste circostanze l’accesso
è consentito a personale autoriz-
zato e adeguatamente formato,
dotato di idonei dispositivi di si-
curezza da agganciare, una volta
giunti sulla sommità, a punti di
ancoraggio o al parapetto di pro-
tezione del silo. Per interventi
manutentivi, quali la sostituzione
di dispositivi di filtrazione o di
motori posti più in alto rispetto
alla sommità del serbatoio o per
ispezioni interne, il personale do-
vrà obbligatoriamente indossare
adeguati DPI, quali cinture di si-
curezza collegate a punti di anco-
raggio (per esempio, un parapetto
se di resistenza adeguata).
Accesso a tetti o a coperture
Nella maggior parte degli im-
pianti industriali, le coperture non
sono praticabili in sicurezza.
Questo accesso dovrà essere
impedito al personale non auto-
rizzato, predisponendo un sistema
adeguato come la chiusura con
lucchetto. La copertura dovrà es-
sere dotata di linee di ancoraggio
e l’accesso dovrà essere consenti-
to solamente a personale autoriz-
zato, adeguatamente formato, e
dotato di idonei dispositivi di si-
curezza.
Situazioni particolari
Possono, infine, presentarsi si-
tuazioni particolari che dovranno
essere accuratamente valutate, co-
me, per esempio, l’accesso all’in-
terno di spazi chiusi, quali i ser-
batoi.
In queste situazioni, l’adozione
di una scala alla marinara di ido-
nea larghezza in corda di nylon
con pioli antisdrucciolo può risul-
tare la soluzione più compatibile.
In questi casi si dovranno, inoltre,
adottare le precauzioni previste
per i lavori in ambienti confinati,
utilizzando il permesso di lavoro
e un efficace controllo operativo.
Queste attività dovranno essere
svolte da personale autorizzato e
adeguatamente formato, dotato di
idonei dispositivi di sicurezza
collegati a fune di sicurezza.
Altra metodologia applicabile
è quella attraverso sistemi di la-
voro mediante posizionamento
con funi, così come introdotto dal
D.Lgs. n. 235/2003.
Verifiche periodiche
delle attrezzature
La verifica periodica dello sta-
to di efficienza delle attrezzature
deve essere condotta secondo la
frequenza indicata nell’allegato
alla circolare 8 gennaio 2001, n.
3. Può essere utile, tuttavia, veri-
ficare visivamente in maniera di-
retta lo stato di efficienza, secon-
do i seguenti criteri:
l per le scale di legno, assenza di
lesioni, danni ecc., sui montanti e
sui gradini;
l per le scale metalliche, assenza
di disassamento, distorsione, ossi-
Scala fissa a pioli con ripiani
di protezione dorsali su un silo
Figura 2
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
25www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
dazione, corrosione ecc.;
l assenza di danni/rotture degli
elementi dell’attrezzatura;
l corde, catene, pulegge in effi-
cienza e periodicamente lubrifi-
cate.
Formazione e informazione
dei lavoratori
Il datore di lavoro deve fornire
ai lavoratori interessati e, quindi,
autorizzati all’utilizzo delle at-
trezzature per l’esecuzione di la-
vori in quota, una formazione
adeguata e mirata alle operazioni
previste, soprattutto in materia di
procedure di salvataggio. In parti-
colare, per le diverse tipologie di
attrezzature la formazione a carat-
tere teorico-pratico, deve consi-
derare gli argomenti riportati nel-
la tabella 2.
I corsi per l’uso di ponteggi e
quelli per l’impiego di sistemi di
accesso e posizionamento me-
diante funi, sono a frequenza ob-
bligatoria tenuti da soggetti for-
matori individuati in sede di Con-
ferenza Stato-Regioni e province
autonome.
In particolare, i lavoratori che
alla data di entrata in vigore del
D.Lgs. n. 235/2003 hanno svolto
per almeno due anni attività di
montaggio, smontaggio o trasfor-
mazione di ponteggi e attività con
impiego di sistemi di accesso e
posizionamento mediante funi,
devono partecipare a specifici
corsi di formazione entro i due
anni successivi.
I preposti che alla data di en-
trata in vigore del D.Lgs. n. 235/
2003 hanno svolto per almeno tre
anni operazioni di montaggio,
smontaggio o trasformazione di
ponteggi sono tenuti a partecipare
ai corsi di formazione entro i due
anni successivi alla data di entrata
in vigore del decreto.
L’impiego delle attrezzature
da personale esterno
Anche il personale prove-
niente da ditte esterne che opera
all’interno di siti industriali de-
ve attenersi al corretto utilizzo
delle attrezzature durante l’ese-
cuzione dei lavori in quota.
Nell’ambito dell’applicazione
dell’art. 7, D.Lgs. n. 626/1994 o
della direttiva cantieri, è oppor-
tuno assicurarsi che gli appalta-
tori o i lavoratori autonomi im-
pieghino attrezzature adeguate
all’espletamento dei lavori com-
missionati.
A questo proposito, oltre alla
documentazione prevista per
l’attestazione dell’idoneità tec-
nico-professionale delle imprese
appaltatrici o dei lavoratori au-
tonomi, è opportuno verificare,
prima dell’ingresso presso il si-
to/stabilimento, la documenta-
zione obbligatoria prevista per
le attrezzature da utilizzare in
lavori di elevazione, quali
l’elenco delle apparecchiature e
delle attrezzature di sollevamen-
to corredato dai relativi certifi-
cati di conformità, la denuncia
di prima installazione e delle
verifiche periodiche. l
TABELLA 2
Aspetti fondamentali della formazione e informazione dei lavoratori
relativamente all’utilizzo delle attrezzature per i lavori in quota
Formazione e informazio­
ne inerenti all’uso di scale,
ponti su ruote, trabattelli,
piattaforme elevatrici
Formazione e informazione
inerenti all’uso di ponteggi
Formazione e informazione ineren­
ti all’impiego di sistemi di accesso
e posizionamento mediante funi
• operazioni e attività che
comportano i rischi di caduta
dall’alto e le relative misure di
prevenzione e protezione
adottate;
• le regole da osservare per
l’utilizzo in sicurezza delle at­
trezzature;
• l’utilizzo dei dispositivi di
protezione individuale, loro
caratteristiche tecniche, ma­
nutenzione, durata e conser­
vazione.
• comprensione del piano di montaggio,
smontaggio o trasformazione del pon­
teggio;
• la sicurezza durante le operazioni di
montaggio, smontaggio o trasformazio­
ne del ponteggio con riferimento alla le­
gislazione vigente;
• le misure di prevenzione dei rischi di ca­
duta di persone o di oggetti;
• le misure di sicurezza in caso di cambia­
mento delle condizioni meteorologiche
pregiudizievoli alla sicurezza del ponteg­
gio;
• le condizioni di carico ammissibile;
• qualsiasi altro rischio che le suddette
operazioni di montaggio, smontaggio o
trasformazione possono comportare.
• l’apprendimento delle tecniche opera­
tive e dell’uso dei dispositivi necessari;
• l’addestramento specifico sia su strut­
ture naturali, sia su manufatti;
• l’utilizzo dei dispositivi di protezione
individuale, loro caratteristiche tecni­
che, manutenzione, durata e conserva­
zione;
• gli elementi di primo soccorso;
• i rischi oggettivi e le misure di preven­
zione e protezione;
• le procedure di salvataggio.
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com26 N. 2/2005
L’utilizzodellascalaapiolipuòavveniresoloneicasiincuil’impiegodiattrezzaturepiùsicurenonègiustificato
Disposizionilegislativeenormedibuonatecnica
peropereprovvisionaliaregolad’arte
di Marco Vigone, ingegnere, Presidente della Commissione Sicurezza UNI ­ Milano, CEN ­ Occupational
Health and Safety Rapporteur ­ Bruxelles, Amministratore delegato IEC srl ­ Torino
I lavori di costruzione,
montaggio, demolizione,
restauro o manutenzione, siano
essi effettuati in edilizia
o nell’impiantistica industriale,
richiedono, per erigere
o intervenire su una struttura,
l’utilizzo di idonee attrezzature
e opere provvisionali.
Secondo l’art. 7, D.P.R. n.
164/1956 l’allestimento di queste
opere deve essere effettuato a
regola d’arte, queste devono
essere proporzionate e idonee
allo scopo e occorre conservarle
in efficienza durante l’utilizzo per
l’intera durata del lavoro.
La legislazione vigente prevede
l’impiego di impalcature,
ponteggi o di altre idonee opere
provvisionali, per tutti i lavori
da eseguire a un’altezza
superiore ai due metri rispetto
a un piano stabile. Queste
precauzioni devono essere
adottate per svolgere tutti i lavori
in quota e seguendo lo sviluppo
dei lavori, permettere
di eliminare i pericoli di caduta
di persone e di cose.
L’
emanazione del D.Lgs. 8 lu-
glio 2003, n. 235, relativa ai
requisiti minimi di sicurezza e
di salute per l’uso delle attrezzature
di lavoro da parte dei lavoratori ha
disciplinato specificamente, con de-
correnza delle nuove disposizioni dal
19 luglio 2005, l’uso dei ponteggi,
delle scale a pioli e dei sistemi a fune
nei lavori temporanei in quota. Le
disposizioni stabiliscono un sistema
gerarchico d’uso tra le attrezzature di
lavoro normalmente impiegate per
l’esecuzione di lavori in quota e raf-
forza, così, il criterio della priorità
delle misure di protezione collettiva
rispetto alle misure di protezione in-
dividuale.
Queste attrezzature di lavoro sono
state normate o mediante disposizio-
ni di legge o tramite norme tecniche.
Si presentano in seguito i princi-
pali apprestamenti utilizzati in ambi-
to cantieristico suddividendo le varie
attrezzature secondo le tre tipologie
definite dal decreto succitato, colle-
gandole alle disposizioni legislative
e/o normative vigenti.
Ponteggi metallici
Come stabilito dalle disposizioni
legislative e normative, il cui elenco
è riportato nella tabella 2, l’opera
provvisionale deve essere stabile.
La dimensione, la forma e la di-
sposizione degli impalcati devono es-
sere idonee alla natura del lavoro da
eseguire, adeguate ai carichi da sop-
portare e tali da consentire l’esecuzio-
ne dei lavori in condizioni sicure.
I materiali devono essere di buona
resistenza, protetti contro la corrosio-
ne atmosferica ed esenti da ogni di-
fetto o imperfezione che possa com-
promettere il loro buon uso.
Tutti gli elementi che compongo-
no la struttura devono portare im-
pressi a rilievo o a incisione il nome
e il marchio del fabbricante.
Le disposizioni legislative impon-
gono dimensioni ben precise per tutti
i componenti di queste attrezzature.
Fondamentale ai fini della sicu-
rezza collettiva risulta la protezione
della caduta dall’alto dei materiali.
In questo caso l’art. 28, D.P.R. n.
164/1956, al comma 4, prevede lungo
le facciate del ponteggio l’inserimen-
to di un impalcato di sicurezza. Que-
sta protezione, detta mantovana para-
sassi, deve essere posizionata in corri-
spondenza dei luoghi di transito o sta-
zionamento all’altezza del solaio di
copertura del piano terreno. Devono
essere posizionati ulteriori parasassi
ogni qualvolta si superi la distanza di
12 m tra il piano di calpestio e un
qualsiasi altro impalcato superiore.
La struttura deve essere costituita
da un robusto intavolato inclinato,
con spessore minimo delle tavole di
4 cm, avente l’estremità superiore
verso l’esterno.
Sovente, nei ponteggi di tipo prefab-
bricato, la realizzazione del parasassi
richiede la necessità di utilizzare ele-
menti in tubo giunto appartenenti ad
altro tipo di ponteggio. Questa even-
tualità, però, è consentita solamente
se rientra nelle soluzioni contemplate
nelle autorizzazioni ministeriali.
Il parasassi deve essere previsto
per tutta l’estensione dell’impalcato
di lavoro, a esclusione delle zone in-
terdette al transito delle persone e de-
gli spazi adibiti alla movimentazione
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
27www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
e al sollevamento, con apparecchi
montati sul ponteggio, dei materiali.
Recentemente si è diffuso l’uso di
chiudere i prospetti delle facciate dei
ponteggi con reti o teloni. La presen-
za di queste protezioni, non specifi-
camente previste da alcuna norma in
materia, può essere considerata una
misura di sicurezza aggiuntiva capa-
ce di intercettare l’eventuale caduta
di materiale. L’adozione di graticciati
non influisce, però, sulle funzioni dei
parasassi e, conseguentemente, non
può essere ritenuta sostitutiva delle
anzidette protezioni. Particolare at-
tenzione deve essere svolta durante
l’esecuzione delle operazioni di
montaggio e smontaggio dei ponteg-
gi. Esempi di procedure tecniche da
attuare e modalità operative di mon-
taggio, smontaggio e trasformazione
possono essere visualizzate, inoltre,
nelle Linee Guida elaborate dal-
l’ISPESL e dal Ministero del Lavoro
e delle Politiche sociali relative al-
l’esecuzione dei lavori temporanei in
quota con l’impiego di ponteggi me-
tallici fissi di facciata.
Una volta eretto il ponteggio, co-
me ogni altra opera provvisionale,
deve essere mantenuto e conservato
in buone condizioni. Il responsabile
di cantiere, a intervalli periodici, do-
po violente perturbazioni atmosferi-
che o prolungata interruzione dei la-
vori, deve assicurarsi della verticalità
dei montanti, del giusto serraggio dei
giunti, dell’efficacia e dell’efficienza
degli ancoraggi e dei controventi cu-
rando il rinforzo o l’eventuale sosti-
tuzione degli elementi inefficienti.
Particolare attenzione va inoltre po-
sta ai parapetti, agli accessi, alla com-
pletezza degli intavolati, assicurando
che i piani di calpestio non manchino
di tavole.
I controlli minimi che devono es-
sere effettuati sono stati definiti dalla
circolare del Ministero del Lavoro e
delle Politiche sociali n. 46/2000, cir-
colare che stabilisce i principi da ese-
guire durante l’uso dei ponteggi per
riscontrare eventuali anomalie che
possono influire sulla stabilità del si-
stema o ridurre la sicurezza dei lavo-
ratori. Questa circolare riporta nume-
rose tabelle esplicative; riportiamo in
tabella 1 l’elenco dei testi legislativi
e delle norme tecniche applicabili.
Ponteggi mobili
I ponteggi mobili sono strutture
realizzate con elementi componibili
metallici (tipo ponteggio) in un’unica
campata e mobili su ruote.
Queste attrezzature non sono sog-
gette ad alcuna autorizzazione se
operano costantemente su ruote e se
previsti dal costruttore per essere im-
piegati senza l’adozione di stabilizza-
tori fino all’altezza e per gli usi a cui
sono effettivamente adibiti. Il loro
uso è destinato principalmente a la-
vori di costruzione o manutenzione
di breve durata.
Le caratteristiche costruttive che
contraddistinguono queste attrezzatu-
re sono:
l altezza massima di 15 m, dal pia-
no di appoggio all’ultimo ripiano di
lavoro. I ponteggi con altezza supe-
riore a 6 m devono essere muniti di
piedi stabilizzatori;
l ruote metalliche con diametro al-
meno pari a 20 cm e larghezza della
fascia non inferiore a 5 cm, dotate di
un meccanismo di bloccaggio;
l dispositivo (livella o pendolo) alla
base del ponteggio per il controllo
della orizzontalità della base;
l blocco dell’innesto verticale fra
gli elementi del ponteggio per impe-
dire lo sfilo accidentale;
l piani di lavoro e passaggio conti-
nui (con coefficiente non minore di 4
rispetto alla rottura) ben ancorati ai
correnti di appoggio, protetti con pa-
rapetti normali e fermapiede alto 20
cm. Possono essere muniti di botole
di passaggio, purché richiudibili;
l scale di accesso, con inclinazione
superiore a 75°, protette con para-
schiena di sicurezza, a meno che non
si adotti un dispositivo anticaduta da
collegare alla cintura di sicurezza. Le
scale aventi inclinazioni inferiori a
75° devono essere dotate di gradini
piani ed essere protette verso il vuoto;
l applicazione della targa riportante
i seguenti dati:
- altezza massima;
- portata massima;
- numero massimo di piani di lavoro;
- portata unitaria dei piani di lavoro;
- numero delle persone ammesse
per ciascun piano di lavoro;
- peso del ponteggio in ordine di
lavoro;
- anno di costruzione;
- numero di fabbrica;
- ditta costruttrice;
Ponteggio autosollevante bicolonna
Figura 1
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com28 N. 2/2005
- divieto di avvicinarsi a meno
di 5 m da linee elettriche (sia in
fase di lavoro sia in fase di sposta-
mento);
- avvertenze d’uso;
- montaggio e smontaggio;
l sul ponteggio non devono essere
installati apparecchi di sollevamento
al di fuori di una taglia ad aziona-
mento manuale con uno sbraccio
massimo, rispetto al piano dei mon-
tanti, di cm 30 e con una portata mas-
sima di kg 50.
Per l’uso dei ponteggi mobili ri-
sulta importante:
l rispettare le prescrizioni fornite
dal costruttore;
l verificare il buono stato degli ele-
menti, degli incastri, dei collegamen-
ti, di eventuali snodi;
l livellare la base del ponteggio per
ottenere la perfetta verticalità;
l montare il ponte mobile in tutte le
sue parti, con tutte le sue componenti;
l usare i ripiani in dotazione e non
impalcati di fortuna;
l predisporre sotto il piano di lavo-
ro, a non più di 2,50 m, un regolare
sottoponte;
l bloccare le ruote durante lo stazio-
namento;
l non effettuare spostamenti quando
su di essi si trovano lavoratori o carichi;
l ancorare il ponte alla costruzione
almeno ogni due piani;
l i lavoratori devono essere dotati di
cintura di sicurezza e fune di tratte-
nuta assicurata a un punto fisso della
struttura.
Ponti mobili sviluppabili
e cestelli su carro
I ponti mobili sviluppabili e i ce-
stelli su carro sono apparecchiature il
cui impiego è assai diffuso, in quanto
raggruppano una ricca tipologia che
va dal ponte, alla piattaforma svilup-
pabile, al cestello su braccio idraulico
a bordo di autocarro.
L’attrezzatura è costituita da un ri-
piano installato su proprio carro, fisso
o girevole, di dimensioni tali da rice-
vere persone o cose. La piattaforma
di lavoro può avere uno sviluppo a
forbice, a telescopio o a braccio arti-
colato. Il comando può essere manua-
le, come nei classici ponti sviluppabi-
li, a telescopio mediante rinvii di funi,
oppure elettrico o idraulico.
Le portate variano e sono com-
prensive del peso degli addetti, secon-
do il criterio standard di 80 kg e 20
kg, a persona, per gli utensili necessa-
ri al lavoro da svolgere.
L’utilizzo di queste attrezzature ri-
chiede il rispetto delle seguenti dispo-
sizioni di sicurezza. L’operatore deve:
l valutare la distanza da eventuali
linee elettriche aeree presenti;
l verificare l’integrità dei collega-
menti elettrici, la presenza delle pro-
tezioni alle cremagliere, i funziona-
menti dei comandi, del segnalatore
acustico e del pulsante di emergenza;
l rispettare le prescrizioni fornite
dal costruttore;
l segnalare l’area operativa, con re-
cinzioni e posizionamento di perso-
nale, per proteggere i luoghi di tran-
sito esposti alla caduta di materiale;
l comunicare l’esecuzione delle
manovre;
l rispettare la velocità di spostamen-
to della piattaforma (ad eccezione
delle piattaforme controllate automa-
ticamente da un programma denomi-
nato “sicure per posizione”, di norma
la salita e la discesa non devono supe-
rare gli 0,15 m/s e, se progettata per
essere inclinata o ruotata, la velocità
periferica della piattaforma deve es-
sere limitata a non più di 0,15 m/s. La
velocità di spostamento orizzontale
delle piattaforme con la piattaforma
completamente abbassata non deve
superare 1,1 m/s se comandate da ter-
ra senza telecomando e 1,6 m/s con
telecomando; lo spostamento oriz-
zontale con operatore a bordo non de-
ve superare 1,6 m/s con piattaforma
completamente abbassata e 0,6 m/s se
non completamente abbassata);
l verificare costantemente, durante i
movimenti, l’orizzontalità del cestello;
l indossare l’imbracatura di sicu-
rezza e collegare la fune di trattenuta
ad ancoraggi stabili del mezzo (per
esempio, montanti dei parapetti).
Ponteggi metallici
autosollevanti
I ponteggi metallici autosollevanti
sono un’opera provvisionale fra le
più recenti, ad ampia diffusione. Il
ponte autosollevante è costituito da
tralicci verticali componibili, lungo i
quali scorre verticalmente il piano o
il ponte di lavoro su cui operano gli
addetti. Viene generalmente impiega-
to per lavori di rifinitura, intonacatu-
ra e ristrutturazione di facciate di edi-
fici e ambienti ordinari; un esempio è
riportato in figura 1.
Le principali misure di sicurezza
definite dalla norma UNI EN 1495;
da seguire in merito alla costruzione
e alle modalità di impiego delle piat-
taforme di lavoro autosollevanti su
colonne, sono:
l tutti i lati della piattaforma di la-
voro e qualsiasi estensione devono
essere dotati di un parapetto fisso,
con altezza minima di 1,10 m, fascia
fermapiede di 0,15 m e traversi posti
Passerella in alluminio
Figura 2
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
29www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
a un’altezza massima di 0,50 m. Se
la piattaforma viene eretta verso un
muro a una distanza superiore a 0,30
m ma inferiore a 0,50 m, per impedi-
re agli addetti di cadere in questo
spazio si deve prevedere l’installa-
zione di un parapetto con altezza mi-
nima di 0,70 m, senza traversi inter-
medi ma con fascia fermapiede;
l la piattaforma deve essere dotata
di almeno una porta di accesso aven-
te l’apertura verso l’interno. La chiu-
sura deve essere automatica o con
bloccaggio elettrico per impedire il
funzionamento della piattaforma
quando gli accessi non sono perfetta-
mente chiusi;
l le botole presenti nella piattafor-
ma di lavoro devono essere salda-
mente fissate e non devono aprirsi
verso il basso;
l quando, nella posizione di acces-
so, il dislivello tra il pavimento della
piattaforma di lavoro e il livello di
accesso supera gli 0,50 m la piatta-
forma deve essere dotata di una scala
o di gradini di accesso con dispositivi
(maniglie, corrimano ecc.) per facili-
tare il passaggio;
l il basamento della struttura deve
essere dotato di mezzi che consento-
no il fissaggio sicuro e stabile delle
altre parti della costruzione quali co-
lonne e stabilizzatori;
l gli stabilizzatori devono poter
sopportare tutti i carichi previsti dal
produttore e devono essere progettati
e costruiti in modo da evitare ogni
movimento involontario;
l le passerelle previste sul basamen-
to e tutte le superfici calpestabili de-
vono essere dotate di una superficie
antiscivolo facile da pulire e auto-
drenante;
l il sistema di sollevamento deve
essere protetto con ripari fissi, in mo-
do da evitare lesioni del personale e
impedire la penetrazione di materiale
nei meccanismi;
l tutte le parti che costituiscono il
basamento e lo chassis (parte che as-
sicura la mobilità e il supporto del
montante e dell’insieme di solleva-
mento) che si estendono al di fuori
del profilo della piattaforma devono
essere marcate con colori di segnala-
zione;
l le cremagliere devono essere fis-
sate saldamente al montante e deve
essere possibile effettuare un loro
controllo senza effettuare smontaggi;
l qualsiasi estensione telescopica del-
la piattaforma principale deve poter
essere bloccata in posizione per evitar-
ne l’eventuale movimento involonta-
rio. L’estensione massima ammessa
deve essere chiaramente indicata;
l quando le piattaforme sono monta-
te a un’altezza superiore a quella mas-
sima specificata dal produttore devono
essere vincolate lateralmente a una
struttura portante adiacente separata;
l gli ancoraggi della colonna devo-
no essere progettati in modo da con-
sentire la movimentazione manuale e
una facilità di montaggio a mezzo di
utensili manuali;
l le piattaforme devono essere dota-
te di comandi manuali a “uomo pre-
sente” cosicché tutti i movimenti del-
la piattaforma siano possibili soltanto
mentre il comando viene azionato;
nel momento del rilascio i comandi
devono ritornare automaticamente
alla posizione neutra;
l ogni piattaforma deve essere dota-
ta di:
- sistema frenante che viene azio-
nato automaticamente nel caso di in-
terruzione dell’alimentazione elettri-
ca di rete e dell’alimentazione ai cir-
cuiti di comando;
- di ammortizzatori al limite infe-
riore della corsa;
- di dispositivi che impediscano la
caduta della piattaforma di lavoro in
caso di guasto;
- di dispositivo rivelatore e di in-
dicatore del sovraccarico che deve ri-
levare il carico totale della piattafor-
ma di lavoro dovuto a persone, at-
trezzature e materiali;
l la piattaforma deve essere dotata
di un dispositivo, fisso e protetto con
un lucchetto, capace di interrompere
l’alimentazione di energia e proteg-
gerla da ogni uso non autorizzato
quando è fuori servizio;
l il manuale di istruzione del pro-
duttore e/o del fornitore della piatta-
forma deve dare informazioni suffi-
cientemente complete per l’utilizzo
senza rischi dell’attrezzatura.
Scale
Il datore di lavoro deve scegliere
il sistema di accesso ai posti di lavo-
ro temporanei in quota più idoneo in
rapporto alla frequenza di circolazio-
ne, al dislivello e alla durata dell’im-
piego. L’utilizzo della scala a pioli
deve essere disposta solo nei casi in
cui l’uso di altre attrezzature di lavo-
ro considerate più sicure non è giusti-
ficato a causa del limitato livello di
rischio e della breve durata di impie-
go oppure per le caratteristiche non
modificabili esistenti nel sito. L’im-
piego di questi apprestamenti com-
porta, infatti, elevate probabilità di
caduta o scivolamenti degli addetti.
Particolare attenzione deve essere
posta durante la fase di posizionamen-
Schema posizionamento reti
Figura 3
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com30 N. 2/2005
TABELLA 1
Elenco dei testi legislativi e delle norme tecniche
da applicare alle attrezzature contro le cadute dall’alto
Circolare ministeriale
11 luglio 2000, n. 46
Verifiche di sicurezza dei ponteggi metallici fissi di cui all’art. 30 del Decreto Presidente
Repubblica 7 gennaio 1956, n. 164.
Circolare ministeriale
20 gennaio 1982, n. 13
Sicurezza nell’edilizia: sistemi e mezzi anticaduta, produzione e montaggio degli elemen­
ti prefabbricati in c.a. e c.a.p., manutenzione delle gru a torre automontati.
Circolareministeriale23
maggio 2003, n. 20
Chiarimenti in relazione all’uso promiscuo dei ponteggi metallici fissi.
Circolare ministeriale
n. 149/1985
Criteri fondamentali per le verifiche di stabilità dei ponteggi metallici fissi.
Circolare ministeriale
n. 24/1982
Ponteggi metallici realizzati con elementi componibili e nota tecnica lavorativa.
Decreto 23 marzo 2000 Riconoscimentodiconformitàallevigentinormedimezziesistemidisicurezzarelativialla
costruzione ed all’impiego di scale portatili.
Decreto 27 marzo 1998 Riconoscimentodiconformitàallevigentinormedimezziesistemidisicurezzarelativialla
costruzione ed all’impiego di un nuovo tipo portatile in legno ad un montante.
Decreto 27 marzo 1998 Riconoscimento di conformità alla vigenti norme di un sistema di sicurezza anticaduta
montato su una scala fissa metallica ad un montante.
Decreto 27 marzo 1998 Riconoscimentodiconformitàallevigentinormedimezziesistemidisicurezzarelativialla
costruzione e all’impiego di ponti su ruote a torre.
Decreto legislativo
19 settembre 1994,
n. 626
Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/
270/CEE,90/394/CEE,90/679/CEE,93/88/CEE,95/63/CE,97/42/CE,98/24/CE,99/38/CEe99/92/CE
riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro.
Decreto ministeriale
2 settembre 1968
Riconoscimento di efficacia di alcune misure tecniche di sicurezza per i ponteggi metallici
fissi.
Decreto ministeriale
22 maggio 1992, n. 466
Regolamento recante il riconoscimento di efficacia di un sistema individuale anticaduta
per gli addetti al montaggio/smontaggio di ponteggi metallici.
Decreto ministeriale
23 marzo 1990, n. 115
Riconoscimento di efficacia per ponteggi metallici fissi aventi interasse tra i montanti su­
periore a m 1,80.
Decreto ministeriale
28 maggio 1985
Riconoscimentodiefficaciadiunsistemaindividualeanticadutapergliaddettialmontag­
gio/smontaggio di ponteggi metallici.
Decreto Presidente
Repubblica
7 gennaio 1956, n. 164
Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni.
Decreto Presidente
Repubblica
19 marzo 1956, n. 303
Norme generali per l’igiene del lavoro.
Decreto Presidente
Repubblica
27 aprile 1955, n. 547
Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Linea guida ISPESL per l’esecuzione di lavori temporanei in quota con l’impiego di sistemi di accesso e posiziona­
mento mediante funi.
Linea guida ISPESL per l’esecuzione di lavori temporanei in quota con l’impiego di sistemi di accesso e posiziona­
mento mediante ponteggi metallici fissi di facciata.
Linea guida ISPESL per la scelta, l’uso e la manutenzione delle scale portatili.
Linea guida ISPESL per la scelta, l’uso e la manutenzione di dispositivi di protezione individuale contro le cadute
dall’alto ­ Sistemi di arresto caduta.
UNI 10401:1994 Scale d’appoggio portatili a sfilo ed innestabili per usi professionali specifici nell’industria.
UNI EN 39:2004 Tubi in acciaio sciolti per ponteggi a tubi e raccordi ­ Condizioni tecniche di fornitura.
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
31www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
to; la sistemazione, infatti, deve ga-
rantire la loro stabilità durante lo svol-
gimento di tutta l’attività lavorativa.
I requisiti che le scale a pioli de-
vono soddisfare, conformemente alle
norme UNI EN 131, parte 1 e 2,
vengono qui di seguito elencati:
l devono poggiare su un supporto
stabile, resistente, di dimensioni ade-
guate e immobile, in modo da garan-
tire la posizione orizzontale dei pioli;
l devono essere fissate stabilmente
prima di accedervi;
l le scale a pioli di tipo sospeso devo-
no essere agganciate in modo sicuro e,
ad eccezione delle scale a funi, in ma-
niera tale da evitare spostamenti e
qualsiasi movimento di oscillazione;
l i montanti devono essere provvisti
di un dispositivo antiscivolo per im-
pedire lo scivolamento del piede;
l le scale usate per l’accesso a un
piano devono essere tali da sporgere
a sufficienza oltre il livello di acces-
so, a meno che altri dispositivi garan-
tiscano una presa sicura;
l le tipologie composte da più ele-
menti, innestabili o a sfilo, devono es-
sere utilizzate in modo da assicurare
il fermo reciproco dei vari elementi.
L’accessibilità a particolari aree,
quali, per esempio, le coperture, può
essere assicurata dall’impiego di ele-
menti componibili in alluminio. Que-
ste strutture, di facile installazione, si
adattano ai piani o ai muri eventual-
mente presenti.
L’elemento può essere dotato di
proprio parapetto (si veda la figura 2)
o può costituire un dispositivo di pro-
tezione ausiliario che l’operatore de-
ve utilizzare, per esempio, completo
di cinture di sicurezza e di fune di
trattenuta.
Estremamente importante, pertan-
to, è la scelta del tipo di attrezzatura;
nel merito si consiglia la lettura della
Linea Guida redatta dall’ISPESL e
dal Ministero del Lavoro e delle Poli-
tiche Sociali.
Reti di sicurezza
Le reti di sicurezza, normate dalle
norme UNI EN 1263, parte 1 e 2,
sono un mezzo di difesa collettiva
atto ad arrestare la caduta di persone
dall’alto, da disporsi orizzontalmente
e spostabile con l’avanzamento del-
l’opera in fase di realizzo (si veda la
figura 3).
Schema
posizionamento reti
Le reti sono composte da funi in
fibre sintetiche, normalmente in po-
liamminica, atte ad ammortizzare so-
lo forze di trazione.
Questa protezione è un sistema di
sicurezza collettivo da ritenersi sosti-
tutivo a quelli tradizionali, quali i
ponteggi e le impalcature in genere,
così come previsto dai dettami del-
l’art. 16, D.P.R. n. 164/1956, che am-
mette, nei lavori eseguiti a una altez-
za superiore a 2 m, l’adozione di pre-
cauzioni atte a eliminare i pericoli di
caduta di persone o cose.
La parte II dell’Allegato alla cir-
colare del Ministero del Lavoro e
delle Politiche sociali 20 gennaio
1982, n. 13, relativa alle Istruzioni
per la costruzione e l’impiego di reti
di sicurezza nei lavori di montaggio
di costruzioni prefabbricate, di car-
penteria metallica e coperture in ge-
nere, dispone l’obbligo per i costrut-
tori di corredare il prodotto di marca-
tura di riferimento e di certificazione
omologativa.
La documentazione, rilasciata da
un organismo ufficiale, deve fornire
UNI EN 74:1990 Giunti, spinotti e basette per ponteggi di servizio e di sostegno costruiti con tubi d’accia­
io ­ Requisiti e metodi di prova.
UNI EN 131­1:1994 Scale ­ Terminologia, tipi, dimensioni funzionali.
UNI EN 353­1:2003 Dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto ­ Dispositivi anticaduta di
tipo guidato comprendenti una linea di ancoraggio rigida.
UNI EN 353­2:2003 Dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto ­ Dispositivi anticaduta di
tipo guidato comprendenti una linea di ancoraggio flessibile.
UNI EN 362:1993 Dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto ­ Connettori.
UNI EN 363:2003 Dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto ­ Sistemi di arresto caduta.
UNI EN 365:1993 Dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto ­ requisiti generali per le
istruzioni per l’uso e la marcatura.
UNI EN 795:2002 Protezione contro le cadute dall’alto ­ dispositivi di ancoraggio ­ Requisiti e prove.
UNI EN 1495:1999 Piattaforme elevabili ­ Piattaforme di lavoro autosollevanti su colonne.
UNI EN 1570:2001 Requisiti di sicurezza per le piattaforme elevabili.
UNI HD 1000:1990 Ponteggi di servizio con elementi prefabbricati ­ Materiali dimensioni, carichi di progetto
e requisiti di sicurezza.
UNI HD 1004:1993 Torri mobili da lavoro (ponteggi mobili) costituite da elementi prefabbricati ­ Materiali,
componenti, dimensioni, carichi di progetto e requisiti di sicurezza.
UNI EN 1263­1:2003 Reti di sicurezza ­ Requisiti di sicurezza, metodi di prova.
UNI EN 1263­2:2003 Reti di sicurezza ­ Requisiti di sicurezza per i limiti di posizionamento.
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com32 N. 2/2005
tutte le istruzioni scritte e, se il caso,
disegnate, necessarie al montaggio e
all’uso corretto, allo stoccaggio e alla
conservazione del sistema. Le condi-
zioni di sicurezza devono essere spe-
cificate sull’insieme del sistema e
sulle singole componenti.
La circolare n. 13/1982 e la norma
UNI EN 1263, parti 1 e 2, inoltre,
offrono numerosi esempi di utilizza-
zione e dei chiarimenti sulle questio-
ni di impiego e prevenzione, espri-
mendosi sulle caratteristiche genera-
li, sulla messa in opera e sulle attrez-
zature di sollevamento e trasporto da
utilizzare (si vedano le figure 4 e 5).
Gli aspetti antinfortunistici più
evidenti sono:
l la messa in opera delle reti deve
risultare relativamente facile e per-
mettere una protezione efficace;
l le reti vanno collocate il più vici-
no possibile al piano di lavoro per
ridurre l’altezza di caduta ed essere
sufficientemente elastiche da racco-
gliere la persona senza troppi allenta-
menti o provocare rimbalzi pericolo-
si (l’altezza massima deve essere li-
mitata a 6 m; quando l’altezza è su-
periore ai 4 m occorre utilizzare reti
che non abbiano più di un anno);
l le maglie delle reti, per offrire una
maggiore resistenza, devono avere
dimensioni ridotte (dimensione con-
sigliata 40 x 40 mm);
l durante l’installazione delle reti di
sicurezza gli addetti devono essere
posizionati su cestelli elevatori e far
uso di idonee cinture di sicurezza;
l nella fase di installazione occorre
mantenere un’altezza libera suffi-
ciente a evitare urti al di sopra del
suolo (o di qualsiasi ostacolo); questa
distanza è da valutare in funzione
dell’elasticità della rete;
l i dispositivi di ancoraggio alla
carpenteria, compresi quelli utilizzati
dagli addetti durante le fasi di mon-
taggio, devono essere predisposti già
in fase di progetto;
l nel calcolo della carpenteria oc-
corre tenere in conto gli sforzi gene-
rati dall’applicazione delle reti e de-
gli eventuali apparecchi o attrezzatu-
re di sollevamento (sforzi di tesatura,
traslazione/movimentazione, caduta
di persone);
l evitare la caduta di materiale in-
candescente sulla rete qualora venga-
no eseguiti dei lavori di saldatura e
molatura;
l i mezzi di ancoraggio (moschetto-
ni, ralinghe, agganci, maniglie, cappi,
nodi) devono essere efficaci e con-
trollati periodicamente;
l nel caso di pericolo di caduta di
materiale minuto sui lavoratori sotto-
stanti (come, per esempio, utensili,
viti, bulloneria, ecc.) le reti di sicu-
rezza per l’arresto di persone vanno
completate con la sovrapposizione di
una seconda rete a maglia con di-
mensioni non superiori a 2 mm. Gli
oggetti caduti accidentalmente nel te-
lo protettivo vanno rimossi di volta
in volta. Nei casi in cui non sia pre-
sente la seconda rete deve essere in-
terdetto l’accesso, il transito e la so-
sta nella zona sottostante ai lavori;
l prima di ogni messa in opera con-
trollare a vista i singoli teli di rete, le
parti danneggiate non devono più es-
sere usate;
l il trasporto, la movimentazione e
lo stoccaggio delle reti e degli acces-
sori vanno fatti con cura per evitarne
il degrado;
l l’uso di reti spostabili con l’avan-
Distanze di sicurezza della rete
dalla superficie di cantiere
Figura 4
SUPPLEMENTO
SICUREZZA IN CANTIERE
Articolo
33www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
TABELLA 2
Ponteggi metallici a montanti e traversi prefabbricati
Elementi Tipo di verifica Modalità di verifica Misura adottata
Generale Controllo esistenza del libretto di cui
all’autorizzazione ministeriale rilascia­
ta dal Ministero del Lavoro e della Pre­
videnza sociale
Visivo Se non esiste il libretto, il ponteggio
non può essere utilizzato. Occorre ri­
chiedere il libretto, che deve contene­
re tutti gli elementi del ponteggio, al
fabbricante del ponteggio.
Controllo che gli elementi in tubi e
giunti, eventualmente utilizzati, siano
di tipo autorizzato appartenenti a uni­
co fabbricante
Visivo Se il controllo è negativo, è necessario
utilizzare elementi autorizzati appar­
tenenti a un unico fabbricante, richie­
dendone il relativo libretto.
Montante Controllo marchio come da libretto Visivo Se il marchio non è rilevabile, ovvero è
difforme rispetto a quello indicato nel
libretto, occorre scartare l’elemento.
Controllo stato di conservazione della
protezione contro la corrosione
Visivo Se il controllo è negativo, procedere al
controllo degli spessori:
­ se il controllo degli spessori è negati­
vo (tenuto conto delle tolleranze pre­
viste dal fabbricante del ponteggio),
scartare l’elemento;
­ se il controllo degli spessori è positi­
vo, procedere al ripristino della prote­
zione, in conformità alle modalità pre­
viste dal fabbricante del ponteggio.
Controllo verticalità Visivo, per esempio con
utilizzo filo a piombo
Se la verticalità del montante non è
soddisfattaoccorrescartarel’elemento.
Controllo spinotto di collegamento fra
montanti
Visivo e/o funzionale Se il controllo è negativo occorre scar­
tare l’elemento.
Controllo attacchi­elementi Visivo e/o funzionale Se il controllo è negativo occorre scar­
tare l’elemento.
Traverso Controllo marchio come da libretto Visivo Se il marchio non è rilevabile, o è dif­
forme rispetto a quello indicato nel li­
bretto, occorre scartare l’elemento.
Controllo orizzontalità traverso Visivo Se il controllo è negativo scartare l’ele­
mento.
Particolari rete di sicurezza
Figura 5
zamento dei lavori deve essere effet-
tuato nel completo rispetto delle indi-
cazioni definite dal produttore;
al termine dell’impiego le reti de-
vono essere lavate e lasciate asciuga-
re senza esporle direttamente ai rag-
gi solari. La conservazione deve av-
venire in locali asciutti e protetti (i
cordoncini di poliammide che costi-
tuiscono le reti nel giro di non più di
due anni perdono resistenza anche in
ragione del 50%. La loro tenuta, che
è a trazione e mai inferiore a 200 kg,
va, pertanto, verificata con controlli
periodici sui fili di prova di cui cia-
scuna rete deve essere corredata sin
dal momento della costruzione). l
PONTEGGI
Portata e geometria sono le discriminanti utili per la scelta dell’opera provvisionale
L’attivitàdelCoordinatoreperlaprogettazione
agaranziadellecondizioniessenzialidisicurezza
di Andrea Vicenzi, ingegnere, Giorgio Valentini, architetto, esperti di sicurezza in cantiere, Libra
Società di ingegneria
Nel settore delle costruzioni gran
parte delle fasi delle lavorazioni
in quota sono caratterizzate
dall’impiego di ponteggi
che permettono la
movimentazione di persone
e di materiali e garantiscono
un adeguato sistema di accesso e
di evacuazione in caso di
situazioni di emergenza. Con
l’entrata in vigore
del D.Lgs. n. 235/2003 il datore
di lavoro è destinatario
dell’obbligo di fornire quelle
attrezzature «più idonee
a garantire e mantenere
condizioni di lavoro sicure»
qualora queste ultime non siano
«adeguate a partire da un luogo
adatto allo scopo», privilegiando
la scelta di misure preventive
collettive.
D
al 19 luglio 2005 sono di-
ventati operativi i contenuti
del D.Lgs. n. 235/2003, re-
lativo ai requisiti minimi di sicu-
rezza e di salute per l’uso delle
attrezzature di lavoro per l’esecu-
zione dei lavori temporanei in
quota. È interessante approfondire
soprattutto gli aspetti legati all’im-
piego del ponteggio che garantisca
un lavoro sicuro, a partire da una
scelta progettuale sul tipo del-
l’opera per concludere con alcune
riflessioni legate alla sua gestione
operativa durante l’uso stesso.
La premessa alla riflessione
viene fornita dallo stesso D.Lgs.
n. 235/2003, che, all’art. 5, stabi-
lisce che «Il datore di lavoro, nei
casi in cui i lavori temporanei in
quota non possono essere esegui-
ti in condizioni di sicurezza e in
condizioni ergonomiche adeguate
a partire da un luogo adatto allo
scopo, sceglie le attrezzature di
lavoro più idonee a garantire e
mantenere condizioni di lavoro
sicure, in conformità ai seguenti
criteri:
a) priorità alle misure di prote-
zione collettiva rispetto alle misu-
re di protezione individuale;
b) dimensioni delle attrezzature
di lavoro confacenti alla natura
dei lavori da eseguire, alle solleci-
tazioni prevedibili e ad una circo-
lazione priva di rischi».
È, quindi, fondamentale la scel-
ta del tipo di attrezzatura in fun-
zione dell’opera che si deve realiz-
zare, privilegiando le misure col-
lettive rispetto a quelle individuali
e dimensionando le attrezzature
scelte in funzione della natura del-
l’opera da eseguire, garantendo un
lavoro sicuro, una buona movi-
mentazione di materiali e di perso-
ne, un idoneo sistema di accesso
che consenta, inoltre, una buona
evacuazione in caso di pericolo
imminente.
Tra le varie attrezzature (ponteg-
gi, cestelli elevatori, piattaforme ae-
ree, parapetti, reti di sicurezza, linee
vita con imbrachi ecc.) il campo
dell’analisi sarà limitato allo studio
dei vari tipi di ponteggio fisso, che
più comunemente vengono utilizza-
ti nei cantieri.
È necessaria, quindi, una prima
conoscenza di base sulle tipologie
di ponteggio e sulle loro caratteri-
stiche essenziali, nonché una spe-
cifica conoscenza dell’opera che si
dovrà realizzare e delle sue speci-
fiche caratteristiche tecniche,
strutturali e geometriche.
Tipologie di ponteggio
e loro caratteristiche
Ponteggio fisso
a telai prefabbricati
I ponteggi fissi a telai prefabbricati
(si veda la figura 1 a pag. 37) sono
quasi sicuramente i più diffusi e uti-
lizzati per la loro facilità nel montag-
gio e nello smontaggio: è sufficiente
innestare una cavalla prefabbricata
sull’altra e completare con semplici
traversi e diagonali inseriti in punti
prestabiliti dal costruttore. Questo ti-
po di ponteggio, che com’è intuibile,
richiede mano d’opera di normale
professionalità (comunque specializ-
SUPPLEMENTO
PONTEGGI
Articolo
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com36 N. 2/2005
zata nell’utilizzo), per contro risulta
poco flessibile e quindi poco adattabi-
le a geometrie particolari di fabbrica-
ti, con elementi in rilievo o rientranze
varie.
Ponteggio a tubi e giunti
I ponteggi a tubi e giunti (si
veda la figura 2 a pag. 38), an-
ch’essi ormai ampiamente diffusi,
hanno il grosso vantaggio del-
l’estrema flessibilità, poiché il
giunto può essere sistemato a pia-
cere nei vari livelli del montante,
sia regolando l’altezza dei piani di
lavoro sia la loro disposizione a
360° sull’orizzontale desiderata.
Per contro, richiedono una mano
d’opera più specializzata per il
collegamento dei giunti e l’irrigi-
dimento complessivo del ponteg-
gio.
Ponteggi multidirezionali
a montanti e traversi
Da alcuni anni sono stati im-
messi nel mercato nazionale anche
i cosiddetti ponteggi multidirezio-
nali (si veda la figura 3 a pag. 39),
a montanti e traversi prefabbricati,
anche conosciuti come ponteggi
misti trattandosi, appunto, di opere
provvisionali nate dalla combina-
zione dei due tipi precedenti di
ponteggio. Essi, infatti, uniscono
la flessibilità del tubo e del giunto
(normalmente si può realizzare un
intavolato ogni 50 cm del montan-
te) con la semplicità dei telai pre-
fabbricati (numerosi elementi pre-
fabbricati che si adattano alle varie
esigenze dell’opera da realizzare).
Anche il montaggio risulta piutto-
sto veloce, poiché i suoi innesti
sono facilmente realizzati con un
semplice colpo di martelletto che
colloca un cuneo in un’asola pre-
disposta. Per contro, questi pon-
teggi risultano leggermente più co-
stosi delle altre tipologie.
Principali caratteristiche
per una buona scelta
Una prima grande discriminan-
te per effettuare la scelta del cor-
retto ponteggio da utilizzare ri-
guarda la portata dello stesso le-
gata essenzialmente alla macroti-
pologia di lavorazione che andia-
mo a effettuare; in particolare,
possiamo suddividere in due gros-
si blocchi le tipologie di ponteggi,
quelli da manutenzione e quelli da
costruzione, pensando per i primi
ai lavori di intonacatura e di pittu-
ra e, per i secondi, ai lavori di
muratura e/o di scalpellino.
La discriminante è essenzial-
mente legata alla classe dell’im-
palcato che viene utilizzato. In
quelli da manutenzione si usano
tavole dell’impalcato con portate
che vanno:
l da 0,75 kN/m2 (circa 75 kg) nei
semplici lavori di ispezione;
l a 1,50 kN/m2 (circa 150 kg), nei
lavori di manutenzione (quali pit-
turazione, pulitura di superfici, in-
tonacatura, riparazioni) senza de-
posito di materiali, salvo quelli
immediatamente necessari;
l fino a 2,00 kN/m2 (circa 200
kg), nei medesimi lavori di manu-
tenzione ma con limitato deposito
di materiali necessari per il lavoro
giornaliero.
Nei ponteggio da costruzione,
invece, si usano tavole dell’impal-
cato con portate che vanno:
l da 3,00 kN/m2 (circa 300 kg),
nei lavori di costruzione (quali
muratura, getti di calcestruzzo
ecc.);
l a 4,50 kN/m2 (circa 450 kg), nei
lavori con deposito temporaneo di
materiali (quali le piazzole di cari-
co);
l fino a 6,00 kN/m2 (circa 600
kg), nei lavori di muratura pesante
(quali le vie di transito per veicoli
leggeri).
Le portate cambiano, dunque,
completamente ed è fondamentale
averne piena consapevolezza fin
dalla fase di concezione progettua-
le (o di acquisto) del ponteggio.
Oltre al carico massimo sugli
impalcati è altrettanto importante
sapere che non è sempre possibile
realizzare contemporaneamente
tutti gli impalcati previsti dal pon-
teggio, è possibile montare solo
Ponteggio fisso a telai prefabbricati
Figura 1
SUPPLEMENTO
PONTEGGI
Articolo
37www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
Ponteggio a tubi e giunti
Figura 2
quelli specificamente autorizzati e
indicati nel libretto rilasciato dal
Ministero del Lavoro ed è bene,
fin dalla fase progettuale (o di ac-
quisto), essere a conoscenza di
questa limitazione.
In effetti, nei libretti di autoriz-
zazione alla costruzione e impiego
del ponteggio sono indicati gli
schemi operativi utilizzati per il
calcolo di verifica sulle singole
parti dello stesso ed è indicato il
sovraccarico utilizzato per il cal-
colo.
Per esempio, per ponteggi da
manutenzione può essere indicato
un sovraccarico di:
l 5 ripiani di sole tavole (30 kg/m2
ciascuna, in pratica il piano di lavoro
scarico, con il solo peso proprio del-
le tavole in legno);
l 1 ripiano con 150 kg/m2 unifor-
memente ripartito (il piano di la-
voro a pieno carico);
l 1 ripiano con 75 kg/m2 unifor-
memente ripartito (un sottoponte
con carico ridotto al 50%).
Oppure, per ponteggi da costru-
zione può essere indicato un so-
vraccarico di:
l 6 ripiani di sole tavole (30 kg/
m2 ciascuna, in pratica il piano di
lavoro scarico, con il solo peso
proprio delle tavole in legno);
l 1 ripiano con 300 kg/m2 unifor-
memente ripartito (il piano di la-
voro a pieno carico);
l 2 ripiani con 150 kg/m2 unifor-
memente ripartito (due piani di la-
voro con carico ridotto al 50%).
Pertanto, sia la messa in opera
sia l’uso degli impalcati del pon-
teggio viene, dunque, limitata nu-
mericamente alle specifiche istru-
zioni indicate nel libretto e non
bisogna derogare da queste istru-
zioni per non sovraccaricare peri-
colosamente i montanti del pon-
teggio prescelto.
Una seconda grande discrimi-
nante per valutare la scelta del
ponteggio idoneo riguarda essen-
zialmente la geometria dell’opera
che andremo a realizzare la con-
formazione geometrica che biso-
gna dare al ponteggio affinché
quest’ultimo meglio si adatti alla
conformazione dell’opera permet-
tendo una lavorazione agevole, co-
munque protetta dalle cadute dal-
l’alto in ogni punto della lavora-
zione.
In questo caso entrano in gioco
le informazioni precedenti sulle
caratteristiche delle tre principali
tipologie di ponteggio.
In fase progettuale, e, quindi,
durante la predisposizione del Pia-
no di Sicurezza e Coordinamento
(PSC), si potranno suggerire dei
semplici “consigli” che l’impresa
deciderà se e in quale misura adot-
tare direttamente in cantiere, op-
pure si potranno/dovranno fissare,
per così dire, degli specifici “pa-
letti” che diventano vincolo con-
trattuale per l’impresa in interesse.
Nel primo caso si possono tro-
vare nel PSC frasi del tipo «Per
questo tipo di facciata senza par-
ticolari rientranze o sporgenze
(ad esclusione della pensilina) è
consigliabile un tipo di ponteggio
a telai prefabbricati che si monta
e si smonta in totale sicurezza
senzadover fare uso di cinture e
imbrachi di sicurezza, poiché il
parapetto del piano superiore può
essere montato dall’intavolato
sottostante già parapettato» (si
SUPPLEMENTO
PONTEGGI
Articolo
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com38 N. 2/2005
Ponteggio multidirezionale
a montanti e traversi prefabbricati
Figura 3
veda la figura 4 a pag. 40).
È chiaro, per ovvi motivi di tra-
sparenza, che non è possibile “pre-
tendere” che l’impresa che realiz-
zerà i lavori sia in possesso di un
determinato tipo di ponteggio pre-
sente sul mercato, quando gli stes-
si lavori possono essere realizzati
anche con altri tipi di ponteggio
comunque nel pieno rispetto nor-
mativo.
Tuttavia, è ormai tradizional-
mente nota agli addetti ai lavori
l’estrema difficoltà e ritrosia al-
l’uso della cintura di sicurezza du-
rante le fasi di montaggio e smon-
taggio del ponteggio, magari viene
anche indossata, ma ci si “dimenti-
ca”, per praticità, di ancorarsi a
parte stabile, di predisporre la li-
nea vita per l’ancoraggio, oppure
non si hanno in dotazione gli spe-
cifici moschettoni per l’ancorag-
gio diretto ai traversi o ai montanti
del ponteggio. Una serie di moti-
vazioni, alcune fasulle, altre reali-
ste, che inducono l’operatore a
non imbracarsi in tutte le sequenze
delle fasi a rischio.
Per questa ragione una massima
semplificazione del problema la
offrono proprio quei ponteggi, or-
mai da anni presenti sul mercato
europeo e ora anche italiano, che
si possono montare e smontare in
totale sicurezza senza dover fare
uso delle cinture; ed è per questo
che è buona norma che lo stesso
PSC ne consigli l’uso o meglio
ancora, quando possibile, per
esempio per lavori privati, dove
viene meno il rischio di riserve
dell’impresa per invalidare la gara,
assieme al progettista si prenda la
decisione univoca di richiedere
quella particolare tipologia di pon-
teggio prescrivendola, non solo
nel PSC e nella sua stima dei costi
per la sicurezza, ma anche tra le
specifiche del disciplinare di inca-
rico. È indubbiamente un modo
per diffondere l’uso di una attrez-
zatura che, a tutti gli effetti, risulta
certamente sicura al pari di altre
attrezzature, ma più fruibile nella
delicata fase di montaggio e di
smontaggio della stessa.
Quindi, semplici consigli del
PSC possono diventare “paletti”
contrattuali da perorare ogni qual
volta la tipologia dell’opera e dei
documenti da predisporre ne con-
senta l’impiego.
Su questo aspetto va segnalato,
inoltre, che spesso il mancato uso
in cantiere di questa tipologia di
ponteggio viene giustificato per i
costi troppo elevati. A questo pro-
posito va segnalato:
l da un lato il fatto che ormai
diversi produttori di ponteggi han-
no introdotto, nella gamma dei lo-
ro prodotti, questo tipo particolare
di ponteggio, (abbastanza simili
tra loro anche se, naturalmente,
con differenze su singoli elementi
quali, per esempio, i parapetti); in
questo modo la concorrenza e
l’aumento dei prodotti distribuiti
rappresenta certamente uno spro-
no alla diminuzione dei costi;
l dall’altro lato il costo a metro
quadro del ponteggio, verosimil-
mente superiore, anche se di po-
co, rispetto a tipologie similari a
semplici telai prefabbricati, è co-
munque ammortizzato dalla ridu-
zione dei tempi durante le fasi di
montaggio e smontaggio, in mo-
do che al committente si possono
garantire costi complessivamente
concorrenziali.
In definitiva, è auspicabile che,
anche attraverso la sensibilizzazio-
ne dei progettisti e dei coordinato-
ri per la sicurezza in fase di pro-
SUPPLEMENTO
PONTEGGI
Articolo
39www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05
199  ambiente e-sicurezza-dossier_02_05

More Related Content

What's hot

Linee Guida Lavori In Quota
Linee Guida Lavori In QuotaLinee Guida Lavori In Quota
Linee Guida Lavori In Quotaguestda992
 
Ania - Premi del Lavoro Diretto Italiano 2013
Ania - Premi del Lavoro Diretto Italiano 2013Ania - Premi del Lavoro Diretto Italiano 2013
Ania - Premi del Lavoro Diretto Italiano 2013Fabrizio Callarà
 
La disciplina delle terre e rocce da scavo novembre 2014
La disciplina delle terre e rocce da scavo  novembre 2014La disciplina delle terre e rocce da scavo  novembre 2014
La disciplina delle terre e rocce da scavo novembre 2014Marco Grondacci
 
Circolare 31 e 2014
Circolare 31 e 2014Circolare 31 e 2014
Circolare 31 e 2014Paolo Soro
 
Poteri sindacali in materia di prevenzione nella tutela della salute pubblica
Poteri sindacali in materia di prevenzione nella tutela della salute pubblicaPoteri sindacali in materia di prevenzione nella tutela della salute pubblica
Poteri sindacali in materia di prevenzione nella tutela della salute pubblicaMarco Grondacci
 
La disciplina aia nelle installazione strategiche di interesse nazionale
La disciplina aia nelle installazione strategiche di interesse nazionaleLa disciplina aia nelle installazione strategiche di interesse nazionale
La disciplina aia nelle installazione strategiche di interesse nazionaleMarco Grondacci
 
Ii quaderno di monitoraggio
Ii quaderno di monitoraggioIi quaderno di monitoraggio
Ii quaderno di monitoraggioFabio Bolo
 
Potenzialità e benefici dall’impiego dei Combustibili Solidi Secondari (CSS) ...
Potenzialità e benefici dall’impiego dei Combustibili Solidi Secondari (CSS) ...Potenzialità e benefici dall’impiego dei Combustibili Solidi Secondari (CSS) ...
Potenzialità e benefici dall’impiego dei Combustibili Solidi Secondari (CSS) ...Paglia Ing. Mirko Massimiliano
 
Ambiente - Norme in materia ambientale Decreto Legislativo n. 152 del 3 april...
Ambiente - Norme in materia ambientale Decreto Legislativo n. 152 del 3 april...Ambiente - Norme in materia ambientale Decreto Legislativo n. 152 del 3 april...
Ambiente - Norme in materia ambientale Decreto Legislativo n. 152 del 3 april...angerado
 
La nuova normativa sui raee 2014
La nuova normativa sui raee 2014La nuova normativa sui raee 2014
La nuova normativa sui raee 2014Marco Grondacci
 
Dl crescita e sviluppo x cdm 03 10-2012
Dl crescita e sviluppo x cdm 03 10-2012Dl crescita e sviluppo x cdm 03 10-2012
Dl crescita e sviluppo x cdm 03 10-2012Unapass
 

What's hot (13)

Linee Guida Lavori In Quota
Linee Guida Lavori In QuotaLinee Guida Lavori In Quota
Linee Guida Lavori In Quota
 
Ania - Premi del Lavoro Diretto Italiano 2013
Ania - Premi del Lavoro Diretto Italiano 2013Ania - Premi del Lavoro Diretto Italiano 2013
Ania - Premi del Lavoro Diretto Italiano 2013
 
La disciplina delle terre e rocce da scavo novembre 2014
La disciplina delle terre e rocce da scavo  novembre 2014La disciplina delle terre e rocce da scavo  novembre 2014
La disciplina delle terre e rocce da scavo novembre 2014
 
Circolare 31 e 2014
Circolare 31 e 2014Circolare 31 e 2014
Circolare 31 e 2014
 
Poteri sindacali in materia di prevenzione nella tutela della salute pubblica
Poteri sindacali in materia di prevenzione nella tutela della salute pubblicaPoteri sindacali in materia di prevenzione nella tutela della salute pubblica
Poteri sindacali in materia di prevenzione nella tutela della salute pubblica
 
La disciplina aia nelle installazione strategiche di interesse nazionale
La disciplina aia nelle installazione strategiche di interesse nazionaleLa disciplina aia nelle installazione strategiche di interesse nazionale
La disciplina aia nelle installazione strategiche di interesse nazionale
 
Modello Organizzativo GSE
Modello Organizzativo GSEModello Organizzativo GSE
Modello Organizzativo GSE
 
102 uni pdr-3_2013
102   uni pdr-3_2013102   uni pdr-3_2013
102 uni pdr-3_2013
 
Ii quaderno di monitoraggio
Ii quaderno di monitoraggioIi quaderno di monitoraggio
Ii quaderno di monitoraggio
 
Potenzialità e benefici dall’impiego dei Combustibili Solidi Secondari (CSS) ...
Potenzialità e benefici dall’impiego dei Combustibili Solidi Secondari (CSS) ...Potenzialità e benefici dall’impiego dei Combustibili Solidi Secondari (CSS) ...
Potenzialità e benefici dall’impiego dei Combustibili Solidi Secondari (CSS) ...
 
Ambiente - Norme in materia ambientale Decreto Legislativo n. 152 del 3 april...
Ambiente - Norme in materia ambientale Decreto Legislativo n. 152 del 3 april...Ambiente - Norme in materia ambientale Decreto Legislativo n. 152 del 3 april...
Ambiente - Norme in materia ambientale Decreto Legislativo n. 152 del 3 april...
 
La nuova normativa sui raee 2014
La nuova normativa sui raee 2014La nuova normativa sui raee 2014
La nuova normativa sui raee 2014
 
Dl crescita e sviluppo x cdm 03 10-2012
Dl crescita e sviluppo x cdm 03 10-2012Dl crescita e sviluppo x cdm 03 10-2012
Dl crescita e sviluppo x cdm 03 10-2012
 

Similar to 199 ambiente e-sicurezza-dossier_02_05

Valutazione ambientale di progetti ed opere
Valutazione ambientale di progetti ed opereValutazione ambientale di progetti ed opere
Valutazione ambientale di progetti ed opereMarco Grondacci
 
88 2015 ulss15- pimus modello - piano montaggio uso smontaggio ponteggio
88   2015   ulss15- pimus modello - piano montaggio uso smontaggio ponteggio 88   2015   ulss15- pimus modello - piano montaggio uso smontaggio ponteggio
88 2015 ulss15- pimus modello - piano montaggio uso smontaggio ponteggio http://www.studioingvolpi.it
 
Dlgs81 dlgs106 con-sanzioni_rev6
Dlgs81 dlgs106 con-sanzioni_rev6Dlgs81 dlgs106 con-sanzioni_rev6
Dlgs81 dlgs106 con-sanzioni_rev6Giovanni Vinci
 
112 2017 inail - sicurezza al passo coi tempi- ed 2017_
112   2017  inail - sicurezza al passo coi tempi- ed 2017_112   2017  inail - sicurezza al passo coi tempi- ed 2017_
112 2017 inail - sicurezza al passo coi tempi- ed 2017_http://www.studioingvolpi.it
 
Dispensa sicurezza
Dispensa sicurezzaDispensa sicurezza
Dispensa sicurezzamimmopnl
 
La nuova disciplina gestione rifiuti e bonifiche in aree militari 2014
La nuova disciplina gestione rifiuti e bonifiche in aree militari 2014La nuova disciplina gestione rifiuti e bonifiche in aree militari 2014
La nuova disciplina gestione rifiuti e bonifiche in aree militari 2014Marco Grondacci
 
198 2016 priorita-e_strategie_nelle_politiche_di_sicurezza salute_sul_lav...
198   2016   priorita-e_strategie_nelle_politiche_di_sicurezza salute_sul_lav...198   2016   priorita-e_strategie_nelle_politiche_di_sicurezza salute_sul_lav...
198 2016 priorita-e_strategie_nelle_politiche_di_sicurezza salute_sul_lav...http://www.studioingvolpi.it
 
Trasparenza Accesso Civico Anticorruzione nella P.A. 2014
Trasparenza Accesso Civico Anticorruzione nella P.A. 2014 Trasparenza Accesso Civico Anticorruzione nella P.A. 2014
Trasparenza Accesso Civico Anticorruzione nella P.A. 2014 Marco Grondacci
 
Crediti 4.0 Guida completa
Crediti 4.0 Guida completaCrediti 4.0 Guida completa
Crediti 4.0 Guida completaDiomede Blasi
 
News DIRITTO AMBIENTALE novembre 2019
News DIRITTO AMBIENTALE novembre 2019News DIRITTO AMBIENTALE novembre 2019
News DIRITTO AMBIENTALE novembre 2019Marco Grondacci
 

Similar to 199 ambiente e-sicurezza-dossier_02_05 (20)

38 cadute dall'alto notiziario
38   cadute dall'alto notiziario38   cadute dall'alto notiziario
38 cadute dall'alto notiziario
 
25 2015 vademecum-formazione
25   2015   vademecum-formazione25   2015   vademecum-formazione
25 2015 vademecum-formazione
 
Valutazione ambientale di progetti ed opere
Valutazione ambientale di progetti ed opereValutazione ambientale di progetti ed opere
Valutazione ambientale di progetti ed opere
 
88 2015 ulss15- pimus modello - piano montaggio uso smontaggio ponteggio
88   2015   ulss15- pimus modello - piano montaggio uso smontaggio ponteggio 88   2015   ulss15- pimus modello - piano montaggio uso smontaggio ponteggio
88 2015 ulss15- pimus modello - piano montaggio uso smontaggio ponteggio
 
News lex luglio 2020
News lex luglio 2020News lex luglio 2020
News lex luglio 2020
 
Dlgs81 dlgs106 con-sanzioni_rev6
Dlgs81 dlgs106 con-sanzioni_rev6Dlgs81 dlgs106 con-sanzioni_rev6
Dlgs81 dlgs106 con-sanzioni_rev6
 
96 guida usl rspp
96   guida usl  rspp96   guida usl  rspp
96 guida usl rspp
 
112 2017 inail - sicurezza al passo coi tempi- ed 2017_
112   2017  inail - sicurezza al passo coi tempi- ed 2017_112   2017  inail - sicurezza al passo coi tempi- ed 2017_
112 2017 inail - sicurezza al passo coi tempi- ed 2017_
 
Dispensa sicurezza
Dispensa sicurezzaDispensa sicurezza
Dispensa sicurezza
 
La nuova disciplina gestione rifiuti e bonifiche in aree militari 2014
La nuova disciplina gestione rifiuti e bonifiche in aree militari 2014La nuova disciplina gestione rifiuti e bonifiche in aree militari 2014
La nuova disciplina gestione rifiuti e bonifiche in aree militari 2014
 
211 prevenzione incendi-criteri_generali
211   prevenzione incendi-criteri_generali211   prevenzione incendi-criteri_generali
211 prevenzione incendi-criteri_generali
 
198 2016 priorita-e_strategie_nelle_politiche_di_sicurezza salute_sul_lav...
198   2016   priorita-e_strategie_nelle_politiche_di_sicurezza salute_sul_lav...198   2016   priorita-e_strategie_nelle_politiche_di_sicurezza salute_sul_lav...
198 2016 priorita-e_strategie_nelle_politiche_di_sicurezza salute_sul_lav...
 
197 guda usl rspp
197   guda usl rspp197   guda usl rspp
197 guda usl rspp
 
164 rspp guida pratica
164   rspp guida pratica164   rspp guida pratica
164 rspp guida pratica
 
373 bz prevenzione-incendi_criteri_generali
373   bz prevenzione-incendi_criteri_generali373   bz prevenzione-incendi_criteri_generali
373 bz prevenzione-incendi_criteri_generali
 
Trasparenza Accesso Civico Anticorruzione nella P.A. 2014
Trasparenza Accesso Civico Anticorruzione nella P.A. 2014 Trasparenza Accesso Civico Anticorruzione nella P.A. 2014
Trasparenza Accesso Civico Anticorruzione nella P.A. 2014
 
Bozza 23 gen_per_ooss
Bozza 23 gen_per_oossBozza 23 gen_per_ooss
Bozza 23 gen_per_ooss
 
Crediti 4.0 Guida completa
Crediti 4.0 Guida completaCrediti 4.0 Guida completa
Crediti 4.0 Guida completa
 
298 pd r-cncpt-uni_pdr_bozza_finale_20121220
298 pd r-cncpt-uni_pdr_bozza_finale_20121220298 pd r-cncpt-uni_pdr_bozza_finale_20121220
298 pd r-cncpt-uni_pdr_bozza_finale_20121220
 
News DIRITTO AMBIENTALE novembre 2019
News DIRITTO AMBIENTALE novembre 2019News DIRITTO AMBIENTALE novembre 2019
News DIRITTO AMBIENTALE novembre 2019
 

More from http://www.studioingvolpi.it

87 cassazione civile, sez. lav., 07 febbraio 2018, n. 2978 - infortunio sul...
87   cassazione civile, sez. lav., 07 febbraio 2018, n. 2978 - infortunio sul...87   cassazione civile, sez. lav., 07 febbraio 2018, n. 2978 - infortunio sul...
87 cassazione civile, sez. lav., 07 febbraio 2018, n. 2978 - infortunio sul...http://www.studioingvolpi.it
 
77 contenitori pesanti olio cuoca aggravamento patologia
77    contenitori pesanti olio cuoca aggravamento patologia77    contenitori pesanti olio cuoca aggravamento patologia
77 contenitori pesanti olio cuoca aggravamento patologiahttp://www.studioingvolpi.it
 
74 rivalutazione sanzioni concernenti violazioni in materia di salute e sic...
74   rivalutazione sanzioni concernenti violazioni in materia di salute e sic...74   rivalutazione sanzioni concernenti violazioni in materia di salute e sic...
74 rivalutazione sanzioni concernenti violazioni in materia di salute e sic...http://www.studioingvolpi.it
 
71 2018 bando tipo 1-2017 schema di disciplinare per servizi e forniture
71    2018   bando tipo 1-2017 schema di disciplinare per servizi e forniture71    2018   bando tipo 1-2017 schema di disciplinare per servizi e forniture
71 2018 bando tipo 1-2017 schema di disciplinare per servizi e forniturehttp://www.studioingvolpi.it
 
66 linee-guida-per-una-corretta-progettazione-acustica-di-ambienti-scolastici
66    linee-guida-per-una-corretta-progettazione-acustica-di-ambienti-scolastici66    linee-guida-per-una-corretta-progettazione-acustica-di-ambienti-scolastici
66 linee-guida-per-una-corretta-progettazione-acustica-di-ambienti-scolasticihttp://www.studioingvolpi.it
 
61 testo-ufficiale-accordo-stato-regioni-del-7-7-16-sulla-formazione-degli-...
61   testo-ufficiale-accordo-stato-regioni-del-7-7-16-sulla-formazione-degli-...61   testo-ufficiale-accordo-stato-regioni-del-7-7-16-sulla-formazione-degli-...
61 testo-ufficiale-accordo-stato-regioni-del-7-7-16-sulla-formazione-degli-...http://www.studioingvolpi.it
 

More from http://www.studioingvolpi.it (20)

88 _ responsabilita del coordinatore sicurezza
88 _ responsabilita del  coordinatore sicurezza88 _ responsabilita del  coordinatore sicurezza
88 _ responsabilita del coordinatore sicurezza
 
87 cassazione civile, sez. lav., 07 febbraio 2018, n. 2978 - infortunio sul...
87   cassazione civile, sez. lav., 07 febbraio 2018, n. 2978 - infortunio sul...87   cassazione civile, sez. lav., 07 febbraio 2018, n. 2978 - infortunio sul...
87 cassazione civile, sez. lav., 07 febbraio 2018, n. 2978 - infortunio sul...
 
85 vie di fuga libere
85   vie di fuga libere85   vie di fuga libere
85 vie di fuga libere
 
86 vdr-formazione
86  vdr-formazione86  vdr-formazione
86 vdr-formazione
 
84 verifica itp
84   verifica itp84   verifica itp
84 verifica itp
 
83 linee guida posture
83 linee guida posture83 linee guida posture
83 linee guida posture
 
82 mancata formazione
82   mancata formazione82   mancata formazione
82 mancata formazione
 
81 incidenti stradali in occasione di lavoro
81   incidenti stradali in occasione di lavoro81   incidenti stradali in occasione di lavoro
81 incidenti stradali in occasione di lavoro
 
80 sicurezza guida mezzi pesanti
80   sicurezza guida mezzi pesanti80   sicurezza guida mezzi pesanti
80 sicurezza guida mezzi pesanti
 
78 inail promozione salute
78   inail promozione salute78   inail promozione salute
78 inail promozione salute
 
77 contenitori pesanti olio cuoca aggravamento patologia
77    contenitori pesanti olio cuoca aggravamento patologia77    contenitori pesanti olio cuoca aggravamento patologia
77 contenitori pesanti olio cuoca aggravamento patologia
 
76 carenze dvr resp datore e rspp
76   carenze dvr resp datore e rspp76   carenze dvr resp datore e rspp
76 carenze dvr resp datore e rspp
 
74 rivalutazione sanzioni concernenti violazioni in materia di salute e sic...
74   rivalutazione sanzioni concernenti violazioni in materia di salute e sic...74   rivalutazione sanzioni concernenti violazioni in materia di salute e sic...
74 rivalutazione sanzioni concernenti violazioni in materia di salute e sic...
 
73 cassazione penale 1871 caduta dalla scala
73   cassazione penale 1871   caduta dalla scala73   cassazione penale 1871   caduta dalla scala
73 cassazione penale 1871 caduta dalla scala
 
72 ambienti confinati indicazioni operative
72 ambienti confinati indicazioni operative72 ambienti confinati indicazioni operative
72 ambienti confinati indicazioni operative
 
71 2018 bando tipo 1-2017 schema di disciplinare per servizi e forniture
71    2018   bando tipo 1-2017 schema di disciplinare per servizi e forniture71    2018   bando tipo 1-2017 schema di disciplinare per servizi e forniture
71 2018 bando tipo 1-2017 schema di disciplinare per servizi e forniture
 
66 linee-guida-per-una-corretta-progettazione-acustica-di-ambienti-scolastici
66    linee-guida-per-una-corretta-progettazione-acustica-di-ambienti-scolastici66    linee-guida-per-una-corretta-progettazione-acustica-di-ambienti-scolastici
66 linee-guida-per-una-corretta-progettazione-acustica-di-ambienti-scolastici
 
67 m alattie professionali
67   m alattie professionali67   m alattie professionali
67 m alattie professionali
 
62 inail segheria sicura 2017
62   inail segheria sicura 201762   inail segheria sicura 2017
62 inail segheria sicura 2017
 
61 testo-ufficiale-accordo-stato-regioni-del-7-7-16-sulla-formazione-degli-...
61   testo-ufficiale-accordo-stato-regioni-del-7-7-16-sulla-formazione-degli-...61   testo-ufficiale-accordo-stato-regioni-del-7-7-16-sulla-formazione-degli-...
61 testo-ufficiale-accordo-stato-regioni-del-7-7-16-sulla-formazione-degli-...
 

199 ambiente e-sicurezza-dossier_02_05

  • 1. I S U P P L E M E N T I n. 2 - 2005 w w w.ambientesicurezza.ilsole24ore.com Quindicinale di documentazione giuridica, pratica professionale e tecnica P I R O L A PosteItalianeSped.inA.P.—D.L.353/2003,conv.L.46/2004,art.1,c.1—DCBRoma—Supplementoaln.19del4ottobre2005diAmbiente&Sicurezza CADUTE DALL’ALTO LE NOVITÀ DEL DECRETO 235/03 NORMATIVA, PREVENZIONE E MODALITÀ OPERATIVE PER LA PROGETTAZIONE, LA FORMAZIONE DEGLI OPERATORI, LA REDAZIONE DEI PIANI DI MONTAGGIO, USO E SMONTAGGIO PER PONTEGGI, TRABATTELLI E CASTELLI DI CARICO
  • 2. Tutti gli abbo- nati chedevo- no ancora re- gistrarsi possono farlo direttamente nel sito di Ambiente&Sicurezza cliccandosu"registrati", "nuovo utente",e ricor- dandosichepercomple- tare la registrazione oc- corre il "codice utente" stampatosulcellophane dellarivista. Per ulteriori informa- zionirivolgersialser- vizioclienti,telefono: 02o0630225680 DALLE REGIONI Sicurezza in cantiere Per il Regolamento di Igiene a Bergamo la prevenzione parte dal progetto 106ARTICOLO A PAGINA IGIENE E SICUREZZA 47ARTICOLO A PAGINA Ponteggi PiMUS: una proposta operativa per la redazione e la gestione in cantiere 56ARTICOLO A PAGINA Trabattelli Prescrizioni semplificate se si rispettano le istruzioni del costruttore 75ARTICOLO A PAGINA Castelli di carico Piano necessario per opere provvisionali in sovraccarico e di grandi dimensioni 12ARTICOLO A PAGINA Sicurezza in cantiere La prevenzione delle cadute dall'alto nell'edilizia tradizionale 21ARTICOLO A PAGINA Adempimenti e misure preventive per le manutenzioni industriali in quota
  • 3.
  • 5. LEONARDO CORBONormediprevenzioneincendi 1 5384/01 LEONARDO CORBO punto di riferimento n particolare, l’opera ari e lettere circolari o ordine cronologico. M 18 settembre 2002 di condizionamento, 2004 sui depositi di Servizi antincendio del el settore occupandosi società Antema, di cui ne della sicurezza. mportante società, con e incendi. Nel 1991 ha inistratore delegato. Normediprevenzioneincendi 2 5384/01 5384/01
  • 7. www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com8 N. 2/2005 In sintesi IGIENE E SICUREZZA.................................................................................................................... p. 10 DALLE REGIONI.......................................................................................................................... p. 11 Approfondimenti Introduzione l La prevenzione dei lavori in altezza nell’esecuzione dell’edilizia tradizionale di Susanna Zapparoli .......................................................................................................... p. 12 l Dal D.Lgs. n. 235/2003 adempimenti e formazione per le manutenzioni industriali in quota di Luigi Soardo .................................................................................................................... p. 21 l Disposizioni legislative e norme di buona tecnica per opere provvisionali a regola d’arte di Marco Vigone .................................................................................................................. p. 26 Ponteggi l L’attività del Coordinatore per la progettazione a garanzia delle condizioni essenziali di sicurezza di Andrea Vicenzi, Giorgio Valentini .................................................................................... p. 36 l Nell’articolo 36-quater contenuti e modalità di erogazione delle azioni di formazioni e di addestramento di Claudio Conio ................................................................................................................. p. 45 l PiMUS: una proposta operativa per la redazione e la gestione in cantiere di Luca Mangiapane............................................................................................................ p. 47 Trabattelli l Rapidi nel montaggio e con costi contenuti ma pericolosi se male utilizzati di Nicola Belloni............................................................................................................................................ p. 56 Castelli di carico l Piano necessario per opere provvisionali in sovraccarico e di grandi dimensioni di Damiano Romeo, Licia Asiani, Luca Vegetti, Paolo Zambianchi .................................... p. 75 Dalle Regioni l Per il Regolamento di Igiene a Bergamo la prevenzione trova spazio nel progetto di Lino E. Ceruti .................................................................................................................. p. 106
  • 8. 9www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com Direttore responsabile: FRANCESCO DEMURO Coordinatore editoriale: Massimo Cassani Redazione: Dario De Andrea (02/30223270), Donatella Bollani (02/30223272) Proprietario ed editore: IL SOLE 24 ORE S.p.A. Presidente: INNOCENZO CIPOLLETTA Amministratore Delegato: GIUSEPPE CERBONE Registrazione Tribunale di Milano n. 749 del 9 novembre 1998. Sede legale: Via Monte Rosa, 91 ­ 20149 Milano. Amministrazione: Via Monte Rosa, 91 ­ 20149 Milano. Direzione, redazione: Via Monte Rosa, 91 ­ 20149 Milano ­ Fax 02/30223992. IL SOLE 24 ORE S.p.A. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta con mezzi grafici e meccanici quali la fotoriproduzione e la registrazione. Manoscritti e fotografie su qualsiasi sup­ porto veicolati, anche se non pubblicati, non si restituisco­ no. Servizio clienti periodici: IL SOLE 24 ORE S.p.A. Via Tiburtina Valeria (S.S. n. 5) km 68,700 ­ 67061 Carsoli (AQ). Tel. 3022 5680 (prefisso 02 oppure 06) Fax 3022 5400 (prefisso 02 oppure 06) I numeri non pervenuti potranno essere richiesti via fax al n. 02­06/30225402­06 o via e­mail a servizioclienti.perio­ dici@ilsole24ore.com entro 2 mesi dall’uscita del numero stesso. Abbonamento per 12 mesi (Italia): 145 euro Gli abbonamenti possono essere sottoscritti telefonando direttamente e inviando una fotocopia della ricevuta di pagamento sul c.c.p. n. 31481203. La ricevuta di pagamento tramite c.c.p. può essere inviata per posta a Il Sole 24 ORE, Via Tiburtina Valeria Km 68,700 ­ 67061 Carsoli (AQ) e via fax ai numeri 06/ 30225406 ­ 02/30225406. In questo ultimo caso non inviare la ricevuta per posta. Pubblicità: Il Sole 24 ORE Edagricole s.r.l. ­ Via Goito 13 ­ 40126 Bologna ­ Tel.: 051/65751 Stampa: IL SOLE 24 ORE S.p.A. ­ Via Tiburtina Valeria (S.S. n. 5) km 68,700 ­ 67061 Carsoli (AQ).
  • 9. www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com10 N. 2/2005 IN SINTESI Igiene e sicurezza SICUREZZA IN CANTIERE ARTICOLO.......................................................................................................................................................................................a pag. 12 La prevenzione dei lavori in altezza nell’esecuzione dell’edilizia tradizionale ­ Le cadute dall’alto nelle costruzioni edili continuano a rappresentare la principale causa degli infortuni di maggiore gravità, anche mortali. Le cause per cui l’applicazione delle norme antinfortunistiche non è riuscita a ridurre il fenomeno sono di diverso tipo, ma legate soprattutto a ragioni di carattere economico e culturale. Inoltre, il settore edile presenta ambiti con caratteristiche molto diverse soprattutto nell’applicazione della normativa per la sicurezza, diversità che incide sull’andamento del fenomeno infortunistico. Si propongono qui alcuni esempi di soluzioni conformi tratti dalla ricerca ASE di Reggio Emilia e CPT di Torino. La ricerca ha approfondito 15 attività lavorative, tra quelle con maggiori rischi nell’edilizia tradizionale, per ognuna delle quali ha realizzato una scheda operativa che illustra: l’opera in forma sintetica, l’elenco delle opere provvisionali di sostegno, di sicurezza e dispositivi di protezione individuale, il processo esecutivo delle attività, le indicazioni per la redazione dei progetti architettonico e strutturale, del piano di sicurezza e coordinamento e del piano operativo di sicurezza. ARTICOLO.......................................................................................................................................................................................a pag. 21 Dal D.Lgs. n. 235/2003 adempimenti e formazione per le manutenzioni industriali in quota ­ La prevenzione degli infortuni sul lavoro nel settore delle costruzioni per le lavorazioni eseguite ad altezza superiore ai 2 metri veniva disciplinata dal D.P.R. n. 164/1965, le cui disposizioni prevedevano l’obbligo di adottare adeguate impalcatu­ re, ponteggi o opere provvisionali destinate a eliminare i pericoli di cadute dall’alto di persone o cose. Con l’entrata in vigore del D.Lgs. 8 luglio 2003, n. 235, considerando che le cadute da scale o da attrezzature per i lavori in quota sono una tra le maggiori cause di infortuni, questo obbligo è stato esteso a tutte le attività lavorative. Nel caso in cui non siano presenti condizioni di lavoro e di ergonomia adeguate che garantiscano l’incolumità del lavoratore, la scelta delle attrezzature più idonee per l’esecuzione di opere in elevazione ricede sul datore di lavoro. Inoltre, l’accesso ai posti di lavoro in quota deve essere valutato in funzione della frequenza di circolazione, del dislivello, della durata dell’impiego e deve poter garantire una agevole evacuazione in caso di emergenza. È necessario, quindi, effettuare una opportuna valutazione del rischio che verifichi le differenti situazioni durante le quali i lavoratori possono essere esposti al pericolo di caduta dall’alto, considerando tutti i possibili aspetti inerenti alle attività e ai processi aziendali. ARTICOLO.......................................................................................................................................................................................a pag. 26 Come prevenire le cadute dall’alto: disposizioni legislative e norme di buona tecnica ­ Nelle fasi di lavorazione che caratterizzano il settore edile è necessario l’impiego di opere provvisionali che ne permettano la realizzazione e, contemporaneamente, garantiscano la sicurezza dei lavoratori. Per quelle attività che devono essere svolte a un’altezza superiore ai 2 metri, con grave pericolo di caduta del lavoratore, la legislazione prevede l’impiego di impalcature, ponteggi o di altre idonee opere provvisionali. Con l’entrata in vigore, il 19 luglio 2005, del D.Lgs. n. 235/2003 l’uso di ponteggi, di scale a pioli e di sistemi a fune nei lavori temporanei in quota viene più specificamente disciplinata, stabilendo un sistema gerarchico di utilizzo delle attrezzature e rafforzando il criterio di priorità di impiego dei dispositivi di protezione collettiva rispetto ai DPI. PONTEGGI ARTICOLO…………………………………………………………………………………………………… ......................................a pag. 36 Come scegliere il tipo di ponteggio più idoneo a garanzia del lavoro sicuro ­ Con l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 235/2003 sono diventate operative le disposizioni inerenti ai requisiti minimi di sicurezza e di salute sull’impiego delle attrezzature per i lavori temporanei in quota, che pongono in capo al datore di lavoro l’obbligo di fornire quelle «più idonee a garantire e mantenere condizioni di lavoro sicure» qualora queste ultime non siano «adeguate a partire da un luogo adatto allo scopo». Di fondamentale importanza è la scelta del tipo di attrezzatura in funzione dell’opera da realizzare, in base alle sue dimensioni, e dando precedenza alla scelta di misure di protezione collettive, con lo scopo di garantire un lavoro sicuro, una buona movimentazione di materiali e di persone e un adeguato sistema di accesso che permetta l’evacuazione in caso di emergenza. RUBRICASINTESI
  • 10. 11www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005 ARTICOLO…………………………………………………………………………………………………… ......................................a pag. 45 Nell’articolo 36­quater i contenuti e le modalità di erogazione delle azioni di formazioni e di addestramento -Con il D.Lgs. n. 235/2003, entrato in vigore il 19 luglio 2005, il legislatore ha apportato alcune modifiche al noto D.Lgs. 19 settembre 1994, n. 626, andando a dettagliare i requisiti minimi di sicurezza e di salute per l’uso delle attrezzature di lavoro necessarie all’esecuzione di lavori temporanei in quota. Tra le nuove prescrizioni, alcune ribadiscono fortemente l’importanza che il legislatore riconosce alla formazione professionale degli operatori e rafforza il dovere che il datore di lavoro è tenuto ad attuare nei confronti dei lavoratori già in forza dell’articolo 38 del D.Lgs. n. 626/1994, che generica­ mente prevede formazione e addestramento adeguati e specifici sull’uso delle attrezzature di lavoro. Tra gli operatori pontisti sono due le figure professionali identificate dallo stesso legislatore come soggetti interessati dalla formazione obbligatoria (art. 36­quater, comma 6): gli operai pontisti addetti all’esecuzione delle lavorazioni di montaggio, smontag­ gio e trasformazione, sia in quota sia a terra; i preposti alla sorveglianza delle fasi di montaggio, smontaggio e trasformazione del ponteggio. ARTICOLO…………………………………………………………………………………………………….......................................a pag. 47 PiMUS: proposta operativa per la redazione e la gestione del Piano ­ Le modifiche apportate al D.Lgs. n. 626/1994 da parte del D.Lgs. n. 235/2003 sono entrate in vigore il 19 luglio 2005. Per tutti i ponteggi che sono stati montati dopo tale data dovrà quindi essere elaborato il PiMUS. Per i ponteggi già montati al 19 luglio 2005, anche se soggetti a trasformazioni, uso e smontaggio, non è necessario elaborare il Piano; per questi il rispetto della normativa vigente è sufficiente garanzia di sicurezza. Il PiMUS è il documento operativo che deve essere preso a riferimento dal personale addetto al montaggio di ponteggi metallici fissi, al fine di garantire: la sicurezza dello stesso personale durante le fasi di montaggio e smontaggio; la sicurezza di chi, non addetto al montaggio del ponteggio, potrebbe comunque trovarsi coinvolto in queste operazioni (altri lavoratori presenti in cantiere, abitanti o fruitori di uno stabile in corso di ristrutturazione); la sicurezza di chi utilizzerà il ponteggio, ottenuta in primo luogo dalla realizzazione dell’opera provvisionale conformemente alla legge e in secondo luogo da un uso attento dello stesso. TRABATTELLI ARTICOLO.......................................................................................................................................................................................a pag. 56 Prescrizioni semplificate se si rispettano le istruzioni del costruttore ­ In riferimento ai ponti su ruote, che non possono avere strutturazioni diverse da quelle previste dal costruttore, se non nel numero dei piani, e che sono dotati di istruzioni univoche anche per il montaggio e lo smontaggio, il Piano potrà assumere una forma semplificata che, in riferimento alle istruzioni, dettaglierà le sole particolarità del caso. È consigliabile che questa attrezzatura venga utilizzata solo se non è possibile l’impiego di mezzi più sicuri o meno rischiosi come, per esempio, la piattaforma di lavoro sviluppabile, indipendente­ mente dal fatto che tale scelta risulti economicamente più onerosa. CASTELLI DI CARICO ARTICOLO.......................................................................................................................................................................................a pag. 75 Piano necessario per opere provvisionali in sovraccarico e di grandi dimensioni ­ Appartenenti alla famiglia dei ponteggi, i castelli di carico sono opere provvisionali per lavorazioni temporanee in quota, impiegati nel settore delle costruzioni per il deposito dei materiali da utilizzare quali, per esempio, laterizi, cemento, malta, piastrelle. Il loro impiego e strutturazione sono stabiliti dalle disposizioni del D.P.R. n. 164/1956, il quale prevede che, se non conformi alle disposizioni del Capo VII, nel caso in cui, siano quindi sottoposti a sovraccarichi e di grandi dimensioni, debbano essere eretti in base a un progetto comprendente una relazione di calcolo accompagnata da elaborati grafici di progetto esecutivo della stessa opera provvisionale. Il progetto , inoltre, deve essere firmato da «un ingegnere o un architetto abilitato a norma di legge all’esercizio della professione». Dalle Regioni ARTICOLO.....................................................................................................................................................................................a pag. 106 Per il Regolamento di Igiene a Bergamo la prevenzione trova spazio nel progetto ­ Dal 15 dicembre 2003 è entrato in vigore nella Provincia di Bergamo il Regolamento Locale d’Igiene provinciale del Servizio PSAL, che all’art. 3.2.11 disciplina le misure di sicurezza da allestire nel caso di rischi di caduta dall’alto nel settore edile durante interventi eseguibili sulle coperture sia di edifici di nuova costruzione sia già esistenti. Con questo provvedimento, l’ASL ha anteposto al progetto dell’opera una elaborazione tecnica particolareggiata dei sistemi di prevenzione anticaduta, ampliando l’obbligo progettuale con analisi e soluzioni dei rischi nei lavori in presenza di possibili cadute dall’alto e non considerando esaurienti le informazioni eventual­ mente inserite nel Fascicolo dell’opera redatto dal Coordinatore per la progettazione. SINTESIRUBRICA
  • 11. www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com12 N. 2/2005 Permoltelavorazionisiutilizzaunascalaoppuresistazionasopraicasseridurantelaloroesecuzionesenzaopereprovvisionali La prevenzione dei lavori in altezza nell’esecuzione dell’edilizia tradizionale di Susanna Zapparoli, Associazione per la Sicurezza in Edilizia di Reggio Emilia ­ ASE Lecadutedall’altonelle costruzioniedilicontinuano arappresentarelaprincipalecausa degliinfortunidimaggioregravità, anchemortali.Lecausepercui l’applicazionedellenorme antinfortunistichenonèriuscita aridurreilfenomenosono didiversotipo,malegatesoprattutto aragionidicarattereeconomicoe culturale.Inoltre,ilsettoreedile presentaambiticonspecificitàmolto diversesoprattuttonell’applicazione dellanormativaperlasicurezza, diversitàcheincidono sull’andamentodelfenomeno infortunistico.Sipropongono quialcuniesempidisoluzioni conformitrattidallaricercaASEdi ReggioEmiliaeCPTdiTorino.La ricercahaapprofondito15attività lavorative,traquelleconmaggiori rischinell’ediliziatradizionale,per ognunadellequalièstatarealizzata unaschedaoperativacheillustra l’operadaeseguirecompleta dell’elencodelleopereprovvisionali disostegno,disicurezzaedei dispositividiprotezioneindividuale, oltreall’esecuzionedell’attività,le indicazioniperlaredazionedei progettiarchitettonicoestrutturale, delpianodisicurezza ecoordinamentoedelpiano operativodisicurezza. T ra tutti i settori, quello che attualmente occupa il maggior numero di lavoratori e che presenta il maggior numero di in- fortuni è sicuramente quello del- l’edilizia tradizionale. Con questo termine si identifica il settore del- l’edilizia residenziale, dove i siste- mi costruttivi, con il minimo di progresso tecnico e tecnologico, non sono stati modificati da molti decenni, come ad esempio quelli per la realizzazione di: l pareti in muratura di mattoni o blocchi di laterizio; l opere di cemento armato pila- stri, travi e solai; l tetti con struttura di cemento ar- mato o legno; ed ancora per le: l attività di manutenzione delle coperture. In queste fasi lavorative si è ve- rificata, nel corsi degli anni, una “involuzione” dettata dalla presen- za in cantiere di maestranze sempre meno qualificate per eseguire i la- vori “a regola d’arte”. Nell’edilizia tradizionale sono presenti delle attività lavorative che presentano il più elevato rischio di caduta dall’alto ed esse sono: l la realizzazione di opere di ce- mento armato: pilastri, travi, solai; l la realizzazione di nuove coper- ture: con struttura di cemento ar- mato o di legno; l la manutenzione ordinaria e stra- ordinaria delle coperture. La principale causa del “rischio” è determinata dalla mancata ado- zione di adeguate misure di sicu- rezza anticaduta come, ad esempio: l il getto di calcestruzzo per la re- alizzazione di pilastri effettuato con il solo ausilio di una scala appog- giata semplicemente al cassero: si vedono situazioni dove l’operatore risulta pericolosamente stazionato sulle cravatte di serraggio del cas- sero stesso; l la posa dei solai di latero-ce- mento con la sola protezione dei ponteggi perimetrali esterni e quin- di senza nessuna protezione contro il rischio di caduta dall’alto sul so- laio sottostante (dislivello minimo di 3 metri); l le rampe di scale casserate e get- tate senza nessuna protezione late- rale; l la realizzazione di tetti di legno, senza opere provvisionali interne con operatori “arrampicati” sulle travi principali o addirittura sui tra- vetti; l le piccole manutenzioni di co- perture, realizzate senza nessuna opera provvisionale di sicurezza. Da quanto sopra esplicato si comprende che per l’edilizia tradi- zionale risulta “tradizionale” anche tutto quanto concerne l’adozione di misure di sicurezza, poiché non si applicano come non si applicavano anni fa. I motivi dell’elevato rischio del settore Esiste una forte “resistenza” al- l’applicazione della normativa di prevenzione anticaduta; tra i moti- vi principali: l la mancata necessità di opere provvisionali o di altri sistemi di protezione per lo svolgimento delle attività lavorative. A differenza della realizzazione SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo
  • 12. 13www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005 Esempio di soluzione conforme Realizzazione di un parapetto di legno da utilizzare sui bordi del solaio Figura 1 SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo
  • 13. www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com14 N. 2/2005 delle murature e degli intonaci, per i quali risulta necessario erigere dei ponteggi ed impalcati ed è, quindi, poco difficoltoso realizzar- li secondo i dettami della normati- va, per alcune delle fasi lavorative sopra indicate è invece possibile operare agevolmente da una scala oppure stazionare sopra i casseri durante la loro esecuzione e lavo- rare senza opere provvisionali “ag- giuntive”. La mancanza di preven- zione dà erroneamente l’idea di rendere più veloce l’esecuzione dei lavori, senza considerare che in questo errato modo di operare anche un nulla può essere defletti- bile. È preoccupante, quasi diabo- lico, avere la certezza che non vale la considerazione che “in sicurez- za, si lavora meglio e quindi si guadagna”; l una scarsa conoscenza della normativa antinfortunistica da parte degli operatori del cantiere. In tanti cantieri gli attori princi- pali (imprenditori, tecnici di can- tiere, capicantiere e coordinatori per la sicurezza), hanno una cono- scenza limitata, non completa e spesso non corretta, di quelli che sono gli obblighi normativi, proce- durali e le modalità della loro ap- plicazione. Molto spesso sentiamo dire che non è possibile realizzare un solaio in sicurezza oppure dire che fino ad un’altezza di 3 metri non esiste alcun pericolo. Sono poi molti quelli che vedono nella dota- zione della cintura di sicurezza una risoluzione a tutte le problemati- che, dimenticando però che i DPI devono essere utilizzati proprio là dove non è possibile allestire delle protezioni collettive. Per l’utilizzo dei dispositivi di protezione indivi- duale occorre avere un ancoraggio fissato a punti stabili e inamovibili e tutto il sistema deve garantire l’operatore dal non farsi male in caso di caduta dall’alto; non è in- frequente vedere operatori lavorare con cordini di sicurezza e dissipa- tore di energia sopra dislivelli di 2 o 3 metri, ma è necessario tenere conto che per l’utilizzo di questo dispositivo sono indispensabili al- meno 6 metri di luce libera sotto la postazione di lavoro al fine di per- metterne il corretto funzionamento senza danni per l’operatore; l una scarsa conoscenza delle so- luzioni possibili e conformi alla normativa. Questo punto si lega strettamen- te a quello precedente. Il non rite- TABELLA 1 Elenco delle schede operative - Ricerca ASE Reggio Emilia e CPT Torino 1. Costruzione di pilastri di c.a. 2. Costruzione di travi di c.a. ribassate ed in spessore 3. Costruzione di un solaio di c.a. alleggerito con elementi in laterizio 4. Costruzione di un solaio di c.a. con travetti prefabbricati ed elementi in laterizio 5. Costruzione di un solaio di c.a. con pannelli prefabbricati in laterizio o lastre in c.a. tralicciate 6. Costruzione di scale di c.a. 7. Costruzione di scale di c.a. prefabbricate 8. Costruzione di un tetto di c.a. alleggerito con elementi in laterizio 9. Costruzione di un tetto di c.a. con travetti prefabbricati ed elementi in laterizio 10. Costruzione di un tetto di c.a. con pannelli prefabbricati in laterizio o lastre in c.a. tralicciate 11. Costruzione di un tetto di legno 12. Costruzione di un tetto con pareti e tavelloni 13. Manutenzione di tetto con struttura di c.a. 14. Manutenzione di tetto con struttura di legno 15. Manutenzione di lucernari di grandi dimensioni Indice del contenuto di una singola scheda operativa 1. Descrizione sintetica dell’opera da realizzare 2. Opere provvisionali di sostegno, di sicurezza e dispositivi di protezione individuale 3. Esecuzione delle attività 4. Indicazioni per la redazione dei progetti architettonico e strutturale, del piano di sicurezza e coordinamen­ to e del piano operativo di sicurezza SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo
  • 14. 15www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005 TABELLA 2 Elenco attrezzature, opere provvisionali e DPI - Ricerca ASE Reggio Emilia e CPT Torino 1. Ponteggi metallici fissi 2. Ponti a sbalzo 3. Reti di sicurezza 4. Parapetti 5. Ponti su cavalletti 6. Ponti su ruote a torre 7. Ponti sviluppabili 8. Dispositivi di protezione 9. Reti di protezione 10. Dispositivi di protezione individuale anticaduta Indice del contenuto della singola scheda attrezzatura 1. Descrizione sintetica dell’attrezzatura e dei suoi principali componenti 2. Istruzioni per il montaggio e lo smontaggio 3. Caratteristiche di sicurezza 4. Istruzioni di controllo e manutenzione Esempio di soluzione conforme Corretto posizionamento di una linea di ancoraggio sul colmo di un tetto Figura 2 SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo
  • 15. www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com16 N. 2/2005 Modalità operative di montaggio di un solaio in pannelli prefabbricati (predalles) mediante utilizzo di DPI anticaduta Figura 3/1 Sistema di linea di ancoraggio SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo
  • 16. 17www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005 nere importante la sicurezza signi- fica anche non consentire o pro- muovere la conoscenza delle solu- zioni esistenti, che restano così pa- trimonio di pochi andando contro la logica di un naturale proseliti- smo alla sicurezza; l difficoltà di estrapolare il costo della sicurezza. L’esecuzione in sicurezza delle fasi lavorative ha un preciso costo che non può essere ritagliato all’in- terno dei prezzi correnti per l’ese- cuzione delle opere. Questo prezzo è stato quantificato pensando alle attività realizzate secondo metodo- logie ed attrezzature di alcuni de- cenni fa e quindi contemplando un minimo indispensabile di sicurezza oppure non contemplandolo per nulla. Se i prezziari continueranno a riportare costi non corretti, gli imprenditori a realizzare sconti più o meno ridotti sui totali dei compu- ti metrici, i progettisti ad avallare questa situazione proponendo computi metrici con prezzi bassi, i coordinatori per la sicurezza a non richiedere i necessari approfondi- menti nei PSC, l’attuale situazione non potrà migliorare. Non si può certo sperare che il committente, di sua spontanea ini- ziativa e volontà, offra all’impresa un budget extra per la sicurezza quando sarebbe necessario che il processo di valutazione dei costi funzionasse a dovere. Come migliorare la situazione Il punto di partenza per poter cambiare il sistema è il convinci- mento, da parte di tutti gli attori del processo edilizio, che la predi- sposizione e la realizzazione delle misure di sicurezza sono parte in- tegrante della realizzazione del- l’opera. Tutto quello che non è rea- lizzabile in sicurezza non si può fare. Se, cominciando dall’edilizia tradizionale, iniziamo a dare ap- plicazione a questo fondamentale principio, sicuramente il rischio delle cadute dall’alto verrebbe a ridursi notevolmente; perciò è necessario trovare soluzioni che siano conformi alla normativa antinfortunistica vigente. Quali sono queste soluzioni, di facile utilizzo e soprattutto che ri- sultino facilmente prezzate per permetterne una corretta quantifi- cazione economica? Chi si occupa di sicurezza nei cantieri edili e presta particolare attenzione avrà sicuramente notato che sono numerosissime le pubbli- cazioni ed i manuali che parlano di sicurezza sul lavoro e di sicurezza anticaduta ed avrà altresì notato che sono pochi i testi che spiegano in modo completo, chiaro, puntale e soprattutto mediante l’ausilio di disegni, le modalità di esecuzione in sicurezza delle attività lavorati- ve; inoltre, molto materiale in cir- colazione non sempre riporta delle soluzioni conformi alla normativa antinfortunistica vigente. Una soluzione al problema: la ricerca ASE-CPT Posti di fronte a questo quesito, ASE di Reggio Emilia e CPT di Tori- no hanno condotto una ricerca sul problema al fine di elencare le solu- zioni conformi. Visto che il problema della man- cata o non corretta applicazione della normativa all’edilizia tradi- zionale dipende soprattutto da deci- sioni di carattere organizzativo, la ricerca è stata pensata come ausilio per gli operatori del settore con po- tere decisionale in cantiere: datori di lavoro, tecnici, capicantiere, RSPP, RLS, lavoratori autonomi, progettisti, direttori dei lavori e co- ordinatori per la sicurezza. La ricerca ha preso in considera- zione e studiato 15 attività lavorative tra quelle con maggiori rischi nel- l’edilizia tradizionale, per ognuna delle quali è stata realizzata una sche- da operativa. L’elenco delle schede operative e la loro struttura sono ri- portati in tabella 1. Per ognuna di queste attività la- vorative sono state analizzate e valutate in esclusiva le situazioni che presentano rischi attinenti alla caduta degli addetti dall’alto, che sono: l caduta all’esterno dell’edificio in costruzione o in manutenzione, dal bordo del tetto; l caduta durante l’esecuzione di la- vori in altezza per l’esecuzione di opere o per l’allestimento di opere provvisionali; l caduta all’interno di asole o vani presenti sul piano di lavoro; l caduta per sfondamento o crollo delle strutture o delle opere provvi- sionali su cui si sta operando; l caduta all’interno di vani per sfon- damento di lucernari. In relazione ai rischi sono state quindi individuate le misure di si- curezza. Queste, nell’ambito di ogni at- tività, sono da adottare seguendo un preciso schema gerarchico che può essere così riassunto (dalla prima misura da considerare sino all’ultima): l applicazione delle disposizioni di legge pertinenti (D.P.R. n. 547/1955, D.P.R. n. 164/1956, ecc.); l nuova organizzazione del lavoro; l utilizzo di dispositivi di protezio- ne individuali collettivi (ponteggi, impalcati, ecc.); l utilizzo di DPI anticaduta; l applicazione di norme tecniche specifiche per l’esecuzione di parti- colari attività. Come si può comprendere si è pre- stata una specifica attenzione alla scelta delle opere provvisionali rispetto all’uti- lizzo dei DPI, infatti: l ovunque è stato possibile si è fatto ricorso alle opere provvisionali in quan- to specifico dettato normativo per la pre- venzione delle cadute dall’alto, in riferi- mento al D.P.R. n. 164/1956 e al D.Lgs. n. 626/1994 (come modificato dal D.Lgs. n. 235/2003); l l’utilizzo di DPI anticaduta è stato ritenuto possibile solamente per: - lavori realizzati in prossimità di gronde e cornicioni, lavori su tetti con l’ausilio di ponti sviluppabili, in presen- za di murature da demolire, e comun- SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo
  • 17. www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com18 N. 2/2005 Modalità operative di montaggio di un solaio in pannelli prefabbricati (predalles) mediante utilizzo di DPI anticaduta Figura 3/2 Sequenza di posizionamento del ferro di armatura SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo
  • 18. 19www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005 que quando non risulti possibile di- sporre impalcati di protezione o para- petti; - lavori di posizionamento e mon- taggio di elementi prefabbricati in ce- mento armato; - lavori di montaggio e smontag- gio di opere provvisionali; - lavori particolari per i quali non è possibile predisporre idonee opere provvisionali. Per ogni attività analizzata le misure di sicurezza sono state evi- denziate attraverso la sequenza delle operazioni che si devono rea- lizzare per l’esecuzione delle atti- vità lavorative, dall’allestimento del cantiere fino al termine della stessa. Dove è stato necessario, per una migliore comprensione dello stadio lavorativo, sono stati inseriti schemi e disegni tecnici corredati di misure. Ogni singola scheda è stata pensata per poter essere utilizzata singolarmente e quindi dotata di tutti i riferimenti necessari. Completano il lavoro le schede delle attrezzature, opere provvisio- nali, DPI di cui è previsto l’utiliz- zo all’interno delle schede operati- ve (si veda la tabella 2). l Modalità operative di montaggio di un solaio in pannelli prefabbricati (predalles) mediante utilizzo di DPI anticaduta Figura 3/3 Modalità di posizionamento delle predalles SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo
  • 19. www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com20 N. 2/2005 Realizzazione della ricerca tecnico-scientifica: Paolo Lombardini, Luca Mangiapane, Angelo Paro­ di, Lino Scopacasa, Mario Trapani, Susanna Zapparoli. Elaborazione dei disegni tecnici di Daniele Minucciani. Realizzazione di un impalcato sottostante di protezione per la costruzione di un tetto di legno Figura 4 SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo
  • 20. SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo 21www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005 Ancheilpersonaleesternodeveattenersialcorrettoutilizzodelleattrezzaturedurantel’esecuzionedeilavori DalD.Lgs.n.235/2003adempimentieformazione perlemanutenzioniindustrialiinquota di Luigi Soardo, Responsabile Ambiente e Sicurezza Coca­Cola Bevande Italia, Stabilimento di Nogara ­ Verona Il 19 luglio 2005 è entrato in vigore il D.Lgs. 8 luglio 2003, n. 235, «Attuazione della direttiva 2001/45/CE relativa ai requisiti minimi di sicurezza e di salute per l’uso delle attrezzature di lavoro da parte dei lavoratori», integrando e modificando il D.Lgs. n. 626/1994, al Titolo III, «Uso delle attrezzature di lavoro». Il D.Lgs. n. 235/2003, definisce i requisiti minimi di sicurezza e salute per l’uso delle attrezzature di lavoro durante l’esecuzione di lavori temporanei in quota, definito come quell’attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2 m rispetto a un piano stabile, determinando gli obblighi del datore di lavoro relativamente all’impiego da parte dei lavoratori delle attrezzature quali scale a pioli, ponteggi e sistemi di accesso e posizionamento mediante funi. G ià il D.P.R. n. 164/1965 re- lativamente alle norme per la prevenzione degli infor- tuni sul lavoro nelle costruzioni, definisce, all’art. 16, «Ponteggi ed opere provvisionali», che nei lavori eseguiti a un’altezza supe- riore ai 2 m, devono essere adot- tate, seguendo lo sviluppo dei la- vori stessi, adeguate impalcature o ponteggi o idonee opere provvi- sionali o, comunque, precauzioni atte a eliminare i pericoli di cadu- ta di persone e di cose. Con l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 235/2003, viene esteso a tutte le attività lavorative l’ob- bligo di adottare adeguate attrez- zature di lavoro durante l’esecu- zione di lavori temporanei in quo- ta, considerando che le cadute da scale e da altre attrezzature per lavori in elevazione rappresenta- no una tra le maggiori cause di infortuni. Criteri di scelta delle attrezzature La scelta di idonee e adeguate attrezzature per l’esecuzione dei lavori in elevazione, deve essere condotta dal datore di lavoro quando questi lavori non possono essere eseguiti in condizioni di si- curezza e in condizioni ergonomi- che adeguate a partire da un luo- go adatto allo scopo, garantendo e mantenendo condizioni sicure, in conformità ai seguenti criteri: l priorità alle misure di protezio- ne collettiva rispetto alle misure di protezione individuale; l dimensioni delle attrezzature di lavoro confacenti alla natura dei lavori da eseguire, alle solle- citazioni prevedibili e a una cir- colazione priva di rischi. Il sistema di accesso più ido- neo ai posti di lavoro temporanei in quota deve essere valutato in relazione alla frequenza di circo- lazione, al dislivello, alla durata dell’impiego e deve poter consen- tire l’evacuazione in caso di peri- colo imminente. Il passaggio da un sistema di accesso a piattaforme, impalcati, passerelle e viceversa non deve comportare rischi ulteriori di ca- duta. È necessario, pertanto, effet- tuare una accurata valutazione del rischio ai fini dell’adozione di idonee e adeguate attrezzature per l’esecuzione dei lavori in altezza, in considerazione delle attività la- vorative svolte dai lavoratori (condizioni normali o routinarie, condizioni straordinarie o saltua- rie, condizioni particolari o di emergenza). Nell’ambito delle attività indu- striali, sussistono svariate situa- zioni durante le quali i lavoratori possono essere esposti al rischio di caduta dall’alto durante l’espletamento dell’attività lavo- rativa. Basti, infatti, pensare al- l’accesso a macchinari posti su soppalchi, ad attività manutentive periodiche, quali, per esempio, la sostituzione di filtri dai sistemi di ventilazione o di elementi di illu- minazione, a interventi manuten- tivi in aree di processo e a opera- zioni di pulizia straordinarie. Nella tabella 1 sono illustrate in maniera non esaustiva, alcune
  • 21. SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com22 N. 2/2005 tra le situazioni più ricorrenti di esposizione al rischio di caduta dall’alto e le relative misure di sicurezza adottate nella scelta delle attrezzature più idonee. Le valutazioni alla base della scelta di una attrezzatura piutto- sto di un’altra devono considerare tutti i possibili aspetti inerenti al- le attività lavorative, attraverso un procedimento di identificazio- ne che consideri tutte le attività e i processi aziendali, per indivi- duare quelli che hanno o possono comportare dei potenziali pericoli per il personale. La procedura dovrebbe consi- derare i possibili effetti sulla sicu- rezza derivanti o potenzialmente derivanti da: l condizioni operative normali; l condizioni anormali/straordi- narie (per esempio, manutenzione programmata/non programmata); l situazioni potenziali di emer- genza (per esempio, incidenti). Accesso a macchinari posti su soppalchi o ballatoi Rappresenta una situazione ti- pica nelle attività industriali, con una frequenza variabile in funzio- ne dell’operatività. È preferibile la scelta di una scala fissa a gradi- ni con parapetto, alzate e pedate regolari, se la frequenza d’uso è alta (almeno giornaliera), poiché garantisce sicurezza e stabilità ma anche perché, con frequenze ele- vate di accesso, è possibile il transito di persone diverse anche non adeguatamente formate. In alcuni casi si può optare per una scala in muratura, ma questa solu- zione rappresenta una limitazione in caso di modifiche al lay-out produttivo. Se, invece, la frequenza d’im- piego è media (almeno mensile), come nel caso delle manutenzioni alle unità di trattamento dell’aria o alle unità di illuminazione, è possibile l’adozione di una scala fissa a pioli provvista di protezio- ne dorsale e dotata di sistema di chiusura alla base, utilizzabile so- lamente da personale autorizzato e adeguatamente formato. Accesso in elevazione per manutenzioni ordinarie La sostituzione di tubi al neon o lampadine, l’applicazione di cartellonistica o di altre attività a quote prossime o di poco superio- ri ai 2 m, può essere condotta mediante l’ausilio di scale sem- plici portatili o scale doppie a gradini, in ragione della relativa semplicità d’uso. Anche queste attività dovrebbero essere condot- te solamente da personale autoriz- zato e adeguatamente formato. In caso di lavori manutentivi non brevi è preferibile l’adozione di una scala a castello o a pal- chetto, in lega di alluminio con parapetto normale e arresto al piede su tre lati. Questa soluzione è difficilmente adottabile nelle attività di manutenzione ordina- ria, sia per l’ingombro dell’at- trezzatura, sia per il relativo spo- stamento in settori diversi del- l’impianto. Può essere, invece, utilizzata nell’ambito di saltuarie situazioni operative, come l’ac- cesso a parti sospese in prossimi- tà di macchinari. L’utilizzo della scala semplice è sconsigliato per l’accesso a luo- ghi in cui non siano previste ma- nutenzioni programmate. Queste situazioni sono comunque da va- lutare di volta in volta. Accesso in elevazione per manutenzioni- in aree di processo Questa attività può essere ef- fettuata con attrezzature quali ponte su ruote, trabattello o piat- taforma elevatrice, in funzione delle esigenze operative specifi- che. Per manutenzioni di breve durata e quando non sia possibile agire diversamente, si può utiliz- zare la gabbia anticaduta con car- rello elevatore. I trabattelli o ponti su ruote e le impalcature in genere devono essere: l montati da persone competenti; l correttamente installati; l dotati di base d’appoggio ade- guata al peso da sostenere; l mantenuti in buone condizioni; l dotati di piano di calpestio completo; l dotati di sistemi d’accesso ade- guati; l periodicamente verificati da Per lavori eseguiti oltre ai 2 m devono essere utilizzate opere provvisionali Figura 1
  • 22. SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo 23www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005 TABELLA 1 Esempi di situazione a rischio con indicazione delle attrezzature più idonee nell’ambito delle manutenzioni industriali Tipologia di attività lavo­ rativa in quota Frequenza Attrezzature NOTE Tipo Requisiti / riferimenti normativi Accessori complementari Accesso a mac­ chinari posti su soppalchi o bal­ latoi Alta Scala fissa a gradini con parapetto ­ D.P.R. n. 547/ 1955 (artt. 16, 26) ­ Realizzazione a regola d’arte con le pedate a superficie uniforme e antisdrucciolevo­ le. Le scale e i relativi piane­ rottoli devono essere ade­ guatamente illuminati. Media Scala fissa a pioli provvi­ sta di prote­ zione dorsa­ le ­ D.P.R. n. 547/ 1955 (art. 17) ­ Cintura di sicu­ rezza con bretelle collegate a fune di trattenuta ­ Verifica periodica dello sta­ to di efficienza. ­ Attività eseguita da perso­ nale adeguatamente forma­ to e regolamentata da speci­ fica istruzione operativa. L’accesso dovrà essere impe­ dito al personale non auto­ rizzato. Manutenzioni ordinarie ad al­ tezze ridotte (sostituzione tu­ bi neon, applica­ zione cartelloni­ stica ecc.) Media ­ Scale sem­ plici portatili ­ Scale dop­ pie a gradini ­ Scale a ca­ stello ­ UNI EN 131 p.1 e p.2 con certificazione tecnica del co­ s t r u t t o r e (D.M. 23 mar­ zo 2000) ( D.P.R. n. 547/ 1955­art. 18, 19, 21) ­ ­ Le scale manuali devono es­ sere dotate di appoggi anti­ sdrucciolevoli o di ganci di trattenuta. ­ Attrezzature in perfetta ef­ ficienza, verificate attraverso controlli periodici. ­ Utilizzo riservato a persona­ le autorizzato. Manutenzioni in aree di processo Media ­ P o n t i s u ruote ­ Trabattelli ­ Piattafor­ ma elevabile ­ D.M. 27 mar­ zo 1998 ­ D.P.R. n. 164/ 1956 (artt. 30, 31) ­ D.P.R. n. 459/ 1996 ­ Cintura di sicu­ rezza con bretelle collegate a fune di trattenuta ­ Si ritiene sconsigliabile l’uso della gabbia anticaduta con l’ausilio di carrello elevatore. ­ Utilizzo riservato a persona­ le opportunamente formato e annotato su apposito regi­ stro. Accesso esterno a sili di stoccag­ gio Bassa Scala fissa a pioli provvi­ sta di ripiani e protezione dorsale ­ D.P.R. n. 547/ 1955 (art. 17) ­ Cintura di sicu­ rezza con bretelle collegate a fune di trattenuta ­ Verifica periodica dello sta­ to di efficienza. ­ Attività eseguita da perso­ nale adeguatamente forma­ to e regolamentata da speci­ fica istruzione operativa. Accesso a tetti o a coperture Bassa Scala fissa a gradini con parapetto (*) ­ D.P.R. n. 547/ 1955 (artt. 16, 26) ­ Cinture di sicu­ rezza con bretelle collegate a linee di ancoraggio (*) L’accesso dovrà essere im­ pedito al personale non au­ torizzato, mediante l’apposi­ zione di apposita chiusura con lucchetto.
  • 23. SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com24 N. 2/2005 persone competenti; l dotati di scale ben posizionate e assicurate; l utilizzati solo dal personale au- torizzato; l ispezionati, se posizionati al- l’aperto, dopo eventi atmosferici significativi; l dotati della documentazione ri- lasciata dal fabbricante; e soprattutto non essere spostate con persone e materiali sull’im- palcato di lavoro. Dovendo rispettare questi vin- coli, risulta più comodo e sicuro l’utilizzo della piattaforma eleva- trice, prestando la dovuta atten- zione nella scelta di quella più idonea al lavoro da svolgere. Nell’ambito del controllo ope- rativo, può risultare utile l’ado- zione di un registro di utilizzo da posizionare a bordo macchina. In linea di principio, l’uso di ponti su ruote, trabattello e piatta- forma elevatrice sono da preferire a soluzioni quali quella con gab- bia anticaduta mediante carrello elevatore, poiché garantiscono maggior versatilità (piattaforma elevatrice) e anche una consisten- te stabilità. Accesso esterno a sili di stoccaggio Questa situazione si registra generalmente in occasione di atti- vità manutentive periodiche, a bassa cadenza (per esempio, se- mestrale o annuale), ed è preferi- bile l’uso di una scala fissa a pioli provvista di ripiani e protezione dorsale (si veda la figura 2). In queste circostanze l’accesso è consentito a personale autoriz- zato e adeguatamente formato, dotato di idonei dispositivi di si- curezza da agganciare, una volta giunti sulla sommità, a punti di ancoraggio o al parapetto di pro- tezione del silo. Per interventi manutentivi, quali la sostituzione di dispositivi di filtrazione o di motori posti più in alto rispetto alla sommità del serbatoio o per ispezioni interne, il personale do- vrà obbligatoriamente indossare adeguati DPI, quali cinture di si- curezza collegate a punti di anco- raggio (per esempio, un parapetto se di resistenza adeguata). Accesso a tetti o a coperture Nella maggior parte degli im- pianti industriali, le coperture non sono praticabili in sicurezza. Questo accesso dovrà essere impedito al personale non auto- rizzato, predisponendo un sistema adeguato come la chiusura con lucchetto. La copertura dovrà es- sere dotata di linee di ancoraggio e l’accesso dovrà essere consenti- to solamente a personale autoriz- zato, adeguatamente formato, e dotato di idonei dispositivi di si- curezza. Situazioni particolari Possono, infine, presentarsi si- tuazioni particolari che dovranno essere accuratamente valutate, co- me, per esempio, l’accesso all’in- terno di spazi chiusi, quali i ser- batoi. In queste situazioni, l’adozione di una scala alla marinara di ido- nea larghezza in corda di nylon con pioli antisdrucciolo può risul- tare la soluzione più compatibile. In questi casi si dovranno, inoltre, adottare le precauzioni previste per i lavori in ambienti confinati, utilizzando il permesso di lavoro e un efficace controllo operativo. Queste attività dovranno essere svolte da personale autorizzato e adeguatamente formato, dotato di idonei dispositivi di sicurezza collegati a fune di sicurezza. Altra metodologia applicabile è quella attraverso sistemi di la- voro mediante posizionamento con funi, così come introdotto dal D.Lgs. n. 235/2003. Verifiche periodiche delle attrezzature La verifica periodica dello sta- to di efficienza delle attrezzature deve essere condotta secondo la frequenza indicata nell’allegato alla circolare 8 gennaio 2001, n. 3. Può essere utile, tuttavia, veri- ficare visivamente in maniera di- retta lo stato di efficienza, secon- do i seguenti criteri: l per le scale di legno, assenza di lesioni, danni ecc., sui montanti e sui gradini; l per le scale metalliche, assenza di disassamento, distorsione, ossi- Scala fissa a pioli con ripiani di protezione dorsali su un silo Figura 2
  • 24. SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo 25www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005 dazione, corrosione ecc.; l assenza di danni/rotture degli elementi dell’attrezzatura; l corde, catene, pulegge in effi- cienza e periodicamente lubrifi- cate. Formazione e informazione dei lavoratori Il datore di lavoro deve fornire ai lavoratori interessati e, quindi, autorizzati all’utilizzo delle at- trezzature per l’esecuzione di la- vori in quota, una formazione adeguata e mirata alle operazioni previste, soprattutto in materia di procedure di salvataggio. In parti- colare, per le diverse tipologie di attrezzature la formazione a carat- tere teorico-pratico, deve consi- derare gli argomenti riportati nel- la tabella 2. I corsi per l’uso di ponteggi e quelli per l’impiego di sistemi di accesso e posizionamento me- diante funi, sono a frequenza ob- bligatoria tenuti da soggetti for- matori individuati in sede di Con- ferenza Stato-Regioni e province autonome. In particolare, i lavoratori che alla data di entrata in vigore del D.Lgs. n. 235/2003 hanno svolto per almeno due anni attività di montaggio, smontaggio o trasfor- mazione di ponteggi e attività con impiego di sistemi di accesso e posizionamento mediante funi, devono partecipare a specifici corsi di formazione entro i due anni successivi. I preposti che alla data di en- trata in vigore del D.Lgs. n. 235/ 2003 hanno svolto per almeno tre anni operazioni di montaggio, smontaggio o trasformazione di ponteggi sono tenuti a partecipare ai corsi di formazione entro i due anni successivi alla data di entrata in vigore del decreto. L’impiego delle attrezzature da personale esterno Anche il personale prove- niente da ditte esterne che opera all’interno di siti industriali de- ve attenersi al corretto utilizzo delle attrezzature durante l’ese- cuzione dei lavori in quota. Nell’ambito dell’applicazione dell’art. 7, D.Lgs. n. 626/1994 o della direttiva cantieri, è oppor- tuno assicurarsi che gli appalta- tori o i lavoratori autonomi im- pieghino attrezzature adeguate all’espletamento dei lavori com- missionati. A questo proposito, oltre alla documentazione prevista per l’attestazione dell’idoneità tec- nico-professionale delle imprese appaltatrici o dei lavoratori au- tonomi, è opportuno verificare, prima dell’ingresso presso il si- to/stabilimento, la documenta- zione obbligatoria prevista per le attrezzature da utilizzare in lavori di elevazione, quali l’elenco delle apparecchiature e delle attrezzature di sollevamen- to corredato dai relativi certifi- cati di conformità, la denuncia di prima installazione e delle verifiche periodiche. l TABELLA 2 Aspetti fondamentali della formazione e informazione dei lavoratori relativamente all’utilizzo delle attrezzature per i lavori in quota Formazione e informazio­ ne inerenti all’uso di scale, ponti su ruote, trabattelli, piattaforme elevatrici Formazione e informazione inerenti all’uso di ponteggi Formazione e informazione ineren­ ti all’impiego di sistemi di accesso e posizionamento mediante funi • operazioni e attività che comportano i rischi di caduta dall’alto e le relative misure di prevenzione e protezione adottate; • le regole da osservare per l’utilizzo in sicurezza delle at­ trezzature; • l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, loro caratteristiche tecniche, ma­ nutenzione, durata e conser­ vazione. • comprensione del piano di montaggio, smontaggio o trasformazione del pon­ teggio; • la sicurezza durante le operazioni di montaggio, smontaggio o trasformazio­ ne del ponteggio con riferimento alla le­ gislazione vigente; • le misure di prevenzione dei rischi di ca­ duta di persone o di oggetti; • le misure di sicurezza in caso di cambia­ mento delle condizioni meteorologiche pregiudizievoli alla sicurezza del ponteg­ gio; • le condizioni di carico ammissibile; • qualsiasi altro rischio che le suddette operazioni di montaggio, smontaggio o trasformazione possono comportare. • l’apprendimento delle tecniche opera­ tive e dell’uso dei dispositivi necessari; • l’addestramento specifico sia su strut­ ture naturali, sia su manufatti; • l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, loro caratteristiche tecni­ che, manutenzione, durata e conserva­ zione; • gli elementi di primo soccorso; • i rischi oggettivi e le misure di preven­ zione e protezione; • le procedure di salvataggio.
  • 25. SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com26 N. 2/2005 L’utilizzodellascalaapiolipuòavveniresoloneicasiincuil’impiegodiattrezzaturepiùsicurenonègiustificato Disposizionilegislativeenormedibuonatecnica peropereprovvisionaliaregolad’arte di Marco Vigone, ingegnere, Presidente della Commissione Sicurezza UNI ­ Milano, CEN ­ Occupational Health and Safety Rapporteur ­ Bruxelles, Amministratore delegato IEC srl ­ Torino I lavori di costruzione, montaggio, demolizione, restauro o manutenzione, siano essi effettuati in edilizia o nell’impiantistica industriale, richiedono, per erigere o intervenire su una struttura, l’utilizzo di idonee attrezzature e opere provvisionali. Secondo l’art. 7, D.P.R. n. 164/1956 l’allestimento di queste opere deve essere effettuato a regola d’arte, queste devono essere proporzionate e idonee allo scopo e occorre conservarle in efficienza durante l’utilizzo per l’intera durata del lavoro. La legislazione vigente prevede l’impiego di impalcature, ponteggi o di altre idonee opere provvisionali, per tutti i lavori da eseguire a un’altezza superiore ai due metri rispetto a un piano stabile. Queste precauzioni devono essere adottate per svolgere tutti i lavori in quota e seguendo lo sviluppo dei lavori, permettere di eliminare i pericoli di caduta di persone e di cose. L’ emanazione del D.Lgs. 8 lu- glio 2003, n. 235, relativa ai requisiti minimi di sicurezza e di salute per l’uso delle attrezzature di lavoro da parte dei lavoratori ha disciplinato specificamente, con de- correnza delle nuove disposizioni dal 19 luglio 2005, l’uso dei ponteggi, delle scale a pioli e dei sistemi a fune nei lavori temporanei in quota. Le disposizioni stabiliscono un sistema gerarchico d’uso tra le attrezzature di lavoro normalmente impiegate per l’esecuzione di lavori in quota e raf- forza, così, il criterio della priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione in- dividuale. Queste attrezzature di lavoro sono state normate o mediante disposizio- ni di legge o tramite norme tecniche. Si presentano in seguito i princi- pali apprestamenti utilizzati in ambi- to cantieristico suddividendo le varie attrezzature secondo le tre tipologie definite dal decreto succitato, colle- gandole alle disposizioni legislative e/o normative vigenti. Ponteggi metallici Come stabilito dalle disposizioni legislative e normative, il cui elenco è riportato nella tabella 2, l’opera provvisionale deve essere stabile. La dimensione, la forma e la di- sposizione degli impalcati devono es- sere idonee alla natura del lavoro da eseguire, adeguate ai carichi da sop- portare e tali da consentire l’esecuzio- ne dei lavori in condizioni sicure. I materiali devono essere di buona resistenza, protetti contro la corrosio- ne atmosferica ed esenti da ogni di- fetto o imperfezione che possa com- promettere il loro buon uso. Tutti gli elementi che compongo- no la struttura devono portare im- pressi a rilievo o a incisione il nome e il marchio del fabbricante. Le disposizioni legislative impon- gono dimensioni ben precise per tutti i componenti di queste attrezzature. Fondamentale ai fini della sicu- rezza collettiva risulta la protezione della caduta dall’alto dei materiali. In questo caso l’art. 28, D.P.R. n. 164/1956, al comma 4, prevede lungo le facciate del ponteggio l’inserimen- to di un impalcato di sicurezza. Que- sta protezione, detta mantovana para- sassi, deve essere posizionata in corri- spondenza dei luoghi di transito o sta- zionamento all’altezza del solaio di copertura del piano terreno. Devono essere posizionati ulteriori parasassi ogni qualvolta si superi la distanza di 12 m tra il piano di calpestio e un qualsiasi altro impalcato superiore. La struttura deve essere costituita da un robusto intavolato inclinato, con spessore minimo delle tavole di 4 cm, avente l’estremità superiore verso l’esterno. Sovente, nei ponteggi di tipo prefab- bricato, la realizzazione del parasassi richiede la necessità di utilizzare ele- menti in tubo giunto appartenenti ad altro tipo di ponteggio. Questa even- tualità, però, è consentita solamente se rientra nelle soluzioni contemplate nelle autorizzazioni ministeriali. Il parasassi deve essere previsto per tutta l’estensione dell’impalcato di lavoro, a esclusione delle zone in- terdette al transito delle persone e de- gli spazi adibiti alla movimentazione
  • 26. SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo 27www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005 e al sollevamento, con apparecchi montati sul ponteggio, dei materiali. Recentemente si è diffuso l’uso di chiudere i prospetti delle facciate dei ponteggi con reti o teloni. La presen- za di queste protezioni, non specifi- camente previste da alcuna norma in materia, può essere considerata una misura di sicurezza aggiuntiva capa- ce di intercettare l’eventuale caduta di materiale. L’adozione di graticciati non influisce, però, sulle funzioni dei parasassi e, conseguentemente, non può essere ritenuta sostitutiva delle anzidette protezioni. Particolare at- tenzione deve essere svolta durante l’esecuzione delle operazioni di montaggio e smontaggio dei ponteg- gi. Esempi di procedure tecniche da attuare e modalità operative di mon- taggio, smontaggio e trasformazione possono essere visualizzate, inoltre, nelle Linee Guida elaborate dal- l’ISPESL e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali relative al- l’esecuzione dei lavori temporanei in quota con l’impiego di ponteggi me- tallici fissi di facciata. Una volta eretto il ponteggio, co- me ogni altra opera provvisionale, deve essere mantenuto e conservato in buone condizioni. Il responsabile di cantiere, a intervalli periodici, do- po violente perturbazioni atmosferi- che o prolungata interruzione dei la- vori, deve assicurarsi della verticalità dei montanti, del giusto serraggio dei giunti, dell’efficacia e dell’efficienza degli ancoraggi e dei controventi cu- rando il rinforzo o l’eventuale sosti- tuzione degli elementi inefficienti. Particolare attenzione va inoltre po- sta ai parapetti, agli accessi, alla com- pletezza degli intavolati, assicurando che i piani di calpestio non manchino di tavole. I controlli minimi che devono es- sere effettuati sono stati definiti dalla circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali n. 46/2000, cir- colare che stabilisce i principi da ese- guire durante l’uso dei ponteggi per riscontrare eventuali anomalie che possono influire sulla stabilità del si- stema o ridurre la sicurezza dei lavo- ratori. Questa circolare riporta nume- rose tabelle esplicative; riportiamo in tabella 1 l’elenco dei testi legislativi e delle norme tecniche applicabili. Ponteggi mobili I ponteggi mobili sono strutture realizzate con elementi componibili metallici (tipo ponteggio) in un’unica campata e mobili su ruote. Queste attrezzature non sono sog- gette ad alcuna autorizzazione se operano costantemente su ruote e se previsti dal costruttore per essere im- piegati senza l’adozione di stabilizza- tori fino all’altezza e per gli usi a cui sono effettivamente adibiti. Il loro uso è destinato principalmente a la- vori di costruzione o manutenzione di breve durata. Le caratteristiche costruttive che contraddistinguono queste attrezzatu- re sono: l altezza massima di 15 m, dal pia- no di appoggio all’ultimo ripiano di lavoro. I ponteggi con altezza supe- riore a 6 m devono essere muniti di piedi stabilizzatori; l ruote metalliche con diametro al- meno pari a 20 cm e larghezza della fascia non inferiore a 5 cm, dotate di un meccanismo di bloccaggio; l dispositivo (livella o pendolo) alla base del ponteggio per il controllo della orizzontalità della base; l blocco dell’innesto verticale fra gli elementi del ponteggio per impe- dire lo sfilo accidentale; l piani di lavoro e passaggio conti- nui (con coefficiente non minore di 4 rispetto alla rottura) ben ancorati ai correnti di appoggio, protetti con pa- rapetti normali e fermapiede alto 20 cm. Possono essere muniti di botole di passaggio, purché richiudibili; l scale di accesso, con inclinazione superiore a 75°, protette con para- schiena di sicurezza, a meno che non si adotti un dispositivo anticaduta da collegare alla cintura di sicurezza. Le scale aventi inclinazioni inferiori a 75° devono essere dotate di gradini piani ed essere protette verso il vuoto; l applicazione della targa riportante i seguenti dati: - altezza massima; - portata massima; - numero massimo di piani di lavoro; - portata unitaria dei piani di lavoro; - numero delle persone ammesse per ciascun piano di lavoro; - peso del ponteggio in ordine di lavoro; - anno di costruzione; - numero di fabbrica; - ditta costruttrice; Ponteggio autosollevante bicolonna Figura 1
  • 27. SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com28 N. 2/2005 - divieto di avvicinarsi a meno di 5 m da linee elettriche (sia in fase di lavoro sia in fase di sposta- mento); - avvertenze d’uso; - montaggio e smontaggio; l sul ponteggio non devono essere installati apparecchi di sollevamento al di fuori di una taglia ad aziona- mento manuale con uno sbraccio massimo, rispetto al piano dei mon- tanti, di cm 30 e con una portata mas- sima di kg 50. Per l’uso dei ponteggi mobili ri- sulta importante: l rispettare le prescrizioni fornite dal costruttore; l verificare il buono stato degli ele- menti, degli incastri, dei collegamen- ti, di eventuali snodi; l livellare la base del ponteggio per ottenere la perfetta verticalità; l montare il ponte mobile in tutte le sue parti, con tutte le sue componenti; l usare i ripiani in dotazione e non impalcati di fortuna; l predisporre sotto il piano di lavo- ro, a non più di 2,50 m, un regolare sottoponte; l bloccare le ruote durante lo stazio- namento; l non effettuare spostamenti quando su di essi si trovano lavoratori o carichi; l ancorare il ponte alla costruzione almeno ogni due piani; l i lavoratori devono essere dotati di cintura di sicurezza e fune di tratte- nuta assicurata a un punto fisso della struttura. Ponti mobili sviluppabili e cestelli su carro I ponti mobili sviluppabili e i ce- stelli su carro sono apparecchiature il cui impiego è assai diffuso, in quanto raggruppano una ricca tipologia che va dal ponte, alla piattaforma svilup- pabile, al cestello su braccio idraulico a bordo di autocarro. L’attrezzatura è costituita da un ri- piano installato su proprio carro, fisso o girevole, di dimensioni tali da rice- vere persone o cose. La piattaforma di lavoro può avere uno sviluppo a forbice, a telescopio o a braccio arti- colato. Il comando può essere manua- le, come nei classici ponti sviluppabi- li, a telescopio mediante rinvii di funi, oppure elettrico o idraulico. Le portate variano e sono com- prensive del peso degli addetti, secon- do il criterio standard di 80 kg e 20 kg, a persona, per gli utensili necessa- ri al lavoro da svolgere. L’utilizzo di queste attrezzature ri- chiede il rispetto delle seguenti dispo- sizioni di sicurezza. L’operatore deve: l valutare la distanza da eventuali linee elettriche aeree presenti; l verificare l’integrità dei collega- menti elettrici, la presenza delle pro- tezioni alle cremagliere, i funziona- menti dei comandi, del segnalatore acustico e del pulsante di emergenza; l rispettare le prescrizioni fornite dal costruttore; l segnalare l’area operativa, con re- cinzioni e posizionamento di perso- nale, per proteggere i luoghi di tran- sito esposti alla caduta di materiale; l comunicare l’esecuzione delle manovre; l rispettare la velocità di spostamen- to della piattaforma (ad eccezione delle piattaforme controllate automa- ticamente da un programma denomi- nato “sicure per posizione”, di norma la salita e la discesa non devono supe- rare gli 0,15 m/s e, se progettata per essere inclinata o ruotata, la velocità periferica della piattaforma deve es- sere limitata a non più di 0,15 m/s. La velocità di spostamento orizzontale delle piattaforme con la piattaforma completamente abbassata non deve superare 1,1 m/s se comandate da ter- ra senza telecomando e 1,6 m/s con telecomando; lo spostamento oriz- zontale con operatore a bordo non de- ve superare 1,6 m/s con piattaforma completamente abbassata e 0,6 m/s se non completamente abbassata); l verificare costantemente, durante i movimenti, l’orizzontalità del cestello; l indossare l’imbracatura di sicu- rezza e collegare la fune di trattenuta ad ancoraggi stabili del mezzo (per esempio, montanti dei parapetti). Ponteggi metallici autosollevanti I ponteggi metallici autosollevanti sono un’opera provvisionale fra le più recenti, ad ampia diffusione. Il ponte autosollevante è costituito da tralicci verticali componibili, lungo i quali scorre verticalmente il piano o il ponte di lavoro su cui operano gli addetti. Viene generalmente impiega- to per lavori di rifinitura, intonacatu- ra e ristrutturazione di facciate di edi- fici e ambienti ordinari; un esempio è riportato in figura 1. Le principali misure di sicurezza definite dalla norma UNI EN 1495; da seguire in merito alla costruzione e alle modalità di impiego delle piat- taforme di lavoro autosollevanti su colonne, sono: l tutti i lati della piattaforma di la- voro e qualsiasi estensione devono essere dotati di un parapetto fisso, con altezza minima di 1,10 m, fascia fermapiede di 0,15 m e traversi posti Passerella in alluminio Figura 2
  • 28. SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo 29www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005 a un’altezza massima di 0,50 m. Se la piattaforma viene eretta verso un muro a una distanza superiore a 0,30 m ma inferiore a 0,50 m, per impedi- re agli addetti di cadere in questo spazio si deve prevedere l’installa- zione di un parapetto con altezza mi- nima di 0,70 m, senza traversi inter- medi ma con fascia fermapiede; l la piattaforma deve essere dotata di almeno una porta di accesso aven- te l’apertura verso l’interno. La chiu- sura deve essere automatica o con bloccaggio elettrico per impedire il funzionamento della piattaforma quando gli accessi non sono perfetta- mente chiusi; l le botole presenti nella piattafor- ma di lavoro devono essere salda- mente fissate e non devono aprirsi verso il basso; l quando, nella posizione di acces- so, il dislivello tra il pavimento della piattaforma di lavoro e il livello di accesso supera gli 0,50 m la piatta- forma deve essere dotata di una scala o di gradini di accesso con dispositivi (maniglie, corrimano ecc.) per facili- tare il passaggio; l il basamento della struttura deve essere dotato di mezzi che consento- no il fissaggio sicuro e stabile delle altre parti della costruzione quali co- lonne e stabilizzatori; l gli stabilizzatori devono poter sopportare tutti i carichi previsti dal produttore e devono essere progettati e costruiti in modo da evitare ogni movimento involontario; l le passerelle previste sul basamen- to e tutte le superfici calpestabili de- vono essere dotate di una superficie antiscivolo facile da pulire e auto- drenante; l il sistema di sollevamento deve essere protetto con ripari fissi, in mo- do da evitare lesioni del personale e impedire la penetrazione di materiale nei meccanismi; l tutte le parti che costituiscono il basamento e lo chassis (parte che as- sicura la mobilità e il supporto del montante e dell’insieme di solleva- mento) che si estendono al di fuori del profilo della piattaforma devono essere marcate con colori di segnala- zione; l le cremagliere devono essere fis- sate saldamente al montante e deve essere possibile effettuare un loro controllo senza effettuare smontaggi; l qualsiasi estensione telescopica del- la piattaforma principale deve poter essere bloccata in posizione per evitar- ne l’eventuale movimento involonta- rio. L’estensione massima ammessa deve essere chiaramente indicata; l quando le piattaforme sono monta- te a un’altezza superiore a quella mas- sima specificata dal produttore devono essere vincolate lateralmente a una struttura portante adiacente separata; l gli ancoraggi della colonna devo- no essere progettati in modo da con- sentire la movimentazione manuale e una facilità di montaggio a mezzo di utensili manuali; l le piattaforme devono essere dota- te di comandi manuali a “uomo pre- sente” cosicché tutti i movimenti del- la piattaforma siano possibili soltanto mentre il comando viene azionato; nel momento del rilascio i comandi devono ritornare automaticamente alla posizione neutra; l ogni piattaforma deve essere dota- ta di: - sistema frenante che viene azio- nato automaticamente nel caso di in- terruzione dell’alimentazione elettri- ca di rete e dell’alimentazione ai cir- cuiti di comando; - di ammortizzatori al limite infe- riore della corsa; - di dispositivi che impediscano la caduta della piattaforma di lavoro in caso di guasto; - di dispositivo rivelatore e di in- dicatore del sovraccarico che deve ri- levare il carico totale della piattafor- ma di lavoro dovuto a persone, at- trezzature e materiali; l la piattaforma deve essere dotata di un dispositivo, fisso e protetto con un lucchetto, capace di interrompere l’alimentazione di energia e proteg- gerla da ogni uso non autorizzato quando è fuori servizio; l il manuale di istruzione del pro- duttore e/o del fornitore della piatta- forma deve dare informazioni suffi- cientemente complete per l’utilizzo senza rischi dell’attrezzatura. Scale Il datore di lavoro deve scegliere il sistema di accesso ai posti di lavo- ro temporanei in quota più idoneo in rapporto alla frequenza di circolazio- ne, al dislivello e alla durata dell’im- piego. L’utilizzo della scala a pioli deve essere disposta solo nei casi in cui l’uso di altre attrezzature di lavo- ro considerate più sicure non è giusti- ficato a causa del limitato livello di rischio e della breve durata di impie- go oppure per le caratteristiche non modificabili esistenti nel sito. L’im- piego di questi apprestamenti com- porta, infatti, elevate probabilità di caduta o scivolamenti degli addetti. Particolare attenzione deve essere posta durante la fase di posizionamen- Schema posizionamento reti Figura 3
  • 29. SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com30 N. 2/2005 TABELLA 1 Elenco dei testi legislativi e delle norme tecniche da applicare alle attrezzature contro le cadute dall’alto Circolare ministeriale 11 luglio 2000, n. 46 Verifiche di sicurezza dei ponteggi metallici fissi di cui all’art. 30 del Decreto Presidente Repubblica 7 gennaio 1956, n. 164. Circolare ministeriale 20 gennaio 1982, n. 13 Sicurezza nell’edilizia: sistemi e mezzi anticaduta, produzione e montaggio degli elemen­ ti prefabbricati in c.a. e c.a.p., manutenzione delle gru a torre automontati. Circolareministeriale23 maggio 2003, n. 20 Chiarimenti in relazione all’uso promiscuo dei ponteggi metallici fissi. Circolare ministeriale n. 149/1985 Criteri fondamentali per le verifiche di stabilità dei ponteggi metallici fissi. Circolare ministeriale n. 24/1982 Ponteggi metallici realizzati con elementi componibili e nota tecnica lavorativa. Decreto 23 marzo 2000 Riconoscimentodiconformitàallevigentinormedimezziesistemidisicurezzarelativialla costruzione ed all’impiego di scale portatili. Decreto 27 marzo 1998 Riconoscimentodiconformitàallevigentinormedimezziesistemidisicurezzarelativialla costruzione ed all’impiego di un nuovo tipo portatile in legno ad un montante. Decreto 27 marzo 1998 Riconoscimento di conformità alla vigenti norme di un sistema di sicurezza anticaduta montato su una scala fissa metallica ad un montante. Decreto 27 marzo 1998 Riconoscimentodiconformitàallevigentinormedimezziesistemidisicurezzarelativialla costruzione e all’impiego di ponti su ruote a torre. Decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626 Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/ 270/CEE,90/394/CEE,90/679/CEE,93/88/CEE,95/63/CE,97/42/CE,98/24/CE,99/38/CEe99/92/CE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro. Decreto ministeriale 2 settembre 1968 Riconoscimento di efficacia di alcune misure tecniche di sicurezza per i ponteggi metallici fissi. Decreto ministeriale 22 maggio 1992, n. 466 Regolamento recante il riconoscimento di efficacia di un sistema individuale anticaduta per gli addetti al montaggio/smontaggio di ponteggi metallici. Decreto ministeriale 23 marzo 1990, n. 115 Riconoscimento di efficacia per ponteggi metallici fissi aventi interasse tra i montanti su­ periore a m 1,80. Decreto ministeriale 28 maggio 1985 Riconoscimentodiefficaciadiunsistemaindividualeanticadutapergliaddettialmontag­ gio/smontaggio di ponteggi metallici. Decreto Presidente Repubblica 7 gennaio 1956, n. 164 Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni. Decreto Presidente Repubblica 19 marzo 1956, n. 303 Norme generali per l’igiene del lavoro. Decreto Presidente Repubblica 27 aprile 1955, n. 547 Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Linea guida ISPESL per l’esecuzione di lavori temporanei in quota con l’impiego di sistemi di accesso e posiziona­ mento mediante funi. Linea guida ISPESL per l’esecuzione di lavori temporanei in quota con l’impiego di sistemi di accesso e posiziona­ mento mediante ponteggi metallici fissi di facciata. Linea guida ISPESL per la scelta, l’uso e la manutenzione delle scale portatili. Linea guida ISPESL per la scelta, l’uso e la manutenzione di dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto ­ Sistemi di arresto caduta. UNI 10401:1994 Scale d’appoggio portatili a sfilo ed innestabili per usi professionali specifici nell’industria. UNI EN 39:2004 Tubi in acciaio sciolti per ponteggi a tubi e raccordi ­ Condizioni tecniche di fornitura.
  • 30. SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo 31www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005 to; la sistemazione, infatti, deve ga- rantire la loro stabilità durante lo svol- gimento di tutta l’attività lavorativa. I requisiti che le scale a pioli de- vono soddisfare, conformemente alle norme UNI EN 131, parte 1 e 2, vengono qui di seguito elencati: l devono poggiare su un supporto stabile, resistente, di dimensioni ade- guate e immobile, in modo da garan- tire la posizione orizzontale dei pioli; l devono essere fissate stabilmente prima di accedervi; l le scale a pioli di tipo sospeso devo- no essere agganciate in modo sicuro e, ad eccezione delle scale a funi, in ma- niera tale da evitare spostamenti e qualsiasi movimento di oscillazione; l i montanti devono essere provvisti di un dispositivo antiscivolo per im- pedire lo scivolamento del piede; l le scale usate per l’accesso a un piano devono essere tali da sporgere a sufficienza oltre il livello di acces- so, a meno che altri dispositivi garan- tiscano una presa sicura; l le tipologie composte da più ele- menti, innestabili o a sfilo, devono es- sere utilizzate in modo da assicurare il fermo reciproco dei vari elementi. L’accessibilità a particolari aree, quali, per esempio, le coperture, può essere assicurata dall’impiego di ele- menti componibili in alluminio. Que- ste strutture, di facile installazione, si adattano ai piani o ai muri eventual- mente presenti. L’elemento può essere dotato di proprio parapetto (si veda la figura 2) o può costituire un dispositivo di pro- tezione ausiliario che l’operatore de- ve utilizzare, per esempio, completo di cinture di sicurezza e di fune di trattenuta. Estremamente importante, pertan- to, è la scelta del tipo di attrezzatura; nel merito si consiglia la lettura della Linea Guida redatta dall’ISPESL e dal Ministero del Lavoro e delle Poli- tiche Sociali. Reti di sicurezza Le reti di sicurezza, normate dalle norme UNI EN 1263, parte 1 e 2, sono un mezzo di difesa collettiva atto ad arrestare la caduta di persone dall’alto, da disporsi orizzontalmente e spostabile con l’avanzamento del- l’opera in fase di realizzo (si veda la figura 3). Schema posizionamento reti Le reti sono composte da funi in fibre sintetiche, normalmente in po- liamminica, atte ad ammortizzare so- lo forze di trazione. Questa protezione è un sistema di sicurezza collettivo da ritenersi sosti- tutivo a quelli tradizionali, quali i ponteggi e le impalcature in genere, così come previsto dai dettami del- l’art. 16, D.P.R. n. 164/1956, che am- mette, nei lavori eseguiti a una altez- za superiore a 2 m, l’adozione di pre- cauzioni atte a eliminare i pericoli di caduta di persone o cose. La parte II dell’Allegato alla cir- colare del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali 20 gennaio 1982, n. 13, relativa alle Istruzioni per la costruzione e l’impiego di reti di sicurezza nei lavori di montaggio di costruzioni prefabbricate, di car- penteria metallica e coperture in ge- nere, dispone l’obbligo per i costrut- tori di corredare il prodotto di marca- tura di riferimento e di certificazione omologativa. La documentazione, rilasciata da un organismo ufficiale, deve fornire UNI EN 74:1990 Giunti, spinotti e basette per ponteggi di servizio e di sostegno costruiti con tubi d’accia­ io ­ Requisiti e metodi di prova. UNI EN 131­1:1994 Scale ­ Terminologia, tipi, dimensioni funzionali. UNI EN 353­1:2003 Dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto ­ Dispositivi anticaduta di tipo guidato comprendenti una linea di ancoraggio rigida. UNI EN 353­2:2003 Dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto ­ Dispositivi anticaduta di tipo guidato comprendenti una linea di ancoraggio flessibile. UNI EN 362:1993 Dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto ­ Connettori. UNI EN 363:2003 Dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto ­ Sistemi di arresto caduta. UNI EN 365:1993 Dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto ­ requisiti generali per le istruzioni per l’uso e la marcatura. UNI EN 795:2002 Protezione contro le cadute dall’alto ­ dispositivi di ancoraggio ­ Requisiti e prove. UNI EN 1495:1999 Piattaforme elevabili ­ Piattaforme di lavoro autosollevanti su colonne. UNI EN 1570:2001 Requisiti di sicurezza per le piattaforme elevabili. UNI HD 1000:1990 Ponteggi di servizio con elementi prefabbricati ­ Materiali dimensioni, carichi di progetto e requisiti di sicurezza. UNI HD 1004:1993 Torri mobili da lavoro (ponteggi mobili) costituite da elementi prefabbricati ­ Materiali, componenti, dimensioni, carichi di progetto e requisiti di sicurezza. UNI EN 1263­1:2003 Reti di sicurezza ­ Requisiti di sicurezza, metodi di prova. UNI EN 1263­2:2003 Reti di sicurezza ­ Requisiti di sicurezza per i limiti di posizionamento.
  • 31. SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com32 N. 2/2005 tutte le istruzioni scritte e, se il caso, disegnate, necessarie al montaggio e all’uso corretto, allo stoccaggio e alla conservazione del sistema. Le condi- zioni di sicurezza devono essere spe- cificate sull’insieme del sistema e sulle singole componenti. La circolare n. 13/1982 e la norma UNI EN 1263, parti 1 e 2, inoltre, offrono numerosi esempi di utilizza- zione e dei chiarimenti sulle questio- ni di impiego e prevenzione, espri- mendosi sulle caratteristiche genera- li, sulla messa in opera e sulle attrez- zature di sollevamento e trasporto da utilizzare (si vedano le figure 4 e 5). Gli aspetti antinfortunistici più evidenti sono: l la messa in opera delle reti deve risultare relativamente facile e per- mettere una protezione efficace; l le reti vanno collocate il più vici- no possibile al piano di lavoro per ridurre l’altezza di caduta ed essere sufficientemente elastiche da racco- gliere la persona senza troppi allenta- menti o provocare rimbalzi pericolo- si (l’altezza massima deve essere li- mitata a 6 m; quando l’altezza è su- periore ai 4 m occorre utilizzare reti che non abbiano più di un anno); l le maglie delle reti, per offrire una maggiore resistenza, devono avere dimensioni ridotte (dimensione con- sigliata 40 x 40 mm); l durante l’installazione delle reti di sicurezza gli addetti devono essere posizionati su cestelli elevatori e far uso di idonee cinture di sicurezza; l nella fase di installazione occorre mantenere un’altezza libera suffi- ciente a evitare urti al di sopra del suolo (o di qualsiasi ostacolo); questa distanza è da valutare in funzione dell’elasticità della rete; l i dispositivi di ancoraggio alla carpenteria, compresi quelli utilizzati dagli addetti durante le fasi di mon- taggio, devono essere predisposti già in fase di progetto; l nel calcolo della carpenteria oc- corre tenere in conto gli sforzi gene- rati dall’applicazione delle reti e de- gli eventuali apparecchi o attrezzatu- re di sollevamento (sforzi di tesatura, traslazione/movimentazione, caduta di persone); l evitare la caduta di materiale in- candescente sulla rete qualora venga- no eseguiti dei lavori di saldatura e molatura; l i mezzi di ancoraggio (moschetto- ni, ralinghe, agganci, maniglie, cappi, nodi) devono essere efficaci e con- trollati periodicamente; l nel caso di pericolo di caduta di materiale minuto sui lavoratori sotto- stanti (come, per esempio, utensili, viti, bulloneria, ecc.) le reti di sicu- rezza per l’arresto di persone vanno completate con la sovrapposizione di una seconda rete a maglia con di- mensioni non superiori a 2 mm. Gli oggetti caduti accidentalmente nel te- lo protettivo vanno rimossi di volta in volta. Nei casi in cui non sia pre- sente la seconda rete deve essere in- terdetto l’accesso, il transito e la so- sta nella zona sottostante ai lavori; l prima di ogni messa in opera con- trollare a vista i singoli teli di rete, le parti danneggiate non devono più es- sere usate; l il trasporto, la movimentazione e lo stoccaggio delle reti e degli acces- sori vanno fatti con cura per evitarne il degrado; l l’uso di reti spostabili con l’avan- Distanze di sicurezza della rete dalla superficie di cantiere Figura 4
  • 32. SUPPLEMENTO SICUREZZA IN CANTIERE Articolo 33www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005 TABELLA 2 Ponteggi metallici a montanti e traversi prefabbricati Elementi Tipo di verifica Modalità di verifica Misura adottata Generale Controllo esistenza del libretto di cui all’autorizzazione ministeriale rilascia­ ta dal Ministero del Lavoro e della Pre­ videnza sociale Visivo Se non esiste il libretto, il ponteggio non può essere utilizzato. Occorre ri­ chiedere il libretto, che deve contene­ re tutti gli elementi del ponteggio, al fabbricante del ponteggio. Controllo che gli elementi in tubi e giunti, eventualmente utilizzati, siano di tipo autorizzato appartenenti a uni­ co fabbricante Visivo Se il controllo è negativo, è necessario utilizzare elementi autorizzati appar­ tenenti a un unico fabbricante, richie­ dendone il relativo libretto. Montante Controllo marchio come da libretto Visivo Se il marchio non è rilevabile, ovvero è difforme rispetto a quello indicato nel libretto, occorre scartare l’elemento. Controllo stato di conservazione della protezione contro la corrosione Visivo Se il controllo è negativo, procedere al controllo degli spessori: ­ se il controllo degli spessori è negati­ vo (tenuto conto delle tolleranze pre­ viste dal fabbricante del ponteggio), scartare l’elemento; ­ se il controllo degli spessori è positi­ vo, procedere al ripristino della prote­ zione, in conformità alle modalità pre­ viste dal fabbricante del ponteggio. Controllo verticalità Visivo, per esempio con utilizzo filo a piombo Se la verticalità del montante non è soddisfattaoccorrescartarel’elemento. Controllo spinotto di collegamento fra montanti Visivo e/o funzionale Se il controllo è negativo occorre scar­ tare l’elemento. Controllo attacchi­elementi Visivo e/o funzionale Se il controllo è negativo occorre scar­ tare l’elemento. Traverso Controllo marchio come da libretto Visivo Se il marchio non è rilevabile, o è dif­ forme rispetto a quello indicato nel li­ bretto, occorre scartare l’elemento. Controllo orizzontalità traverso Visivo Se il controllo è negativo scartare l’ele­ mento. Particolari rete di sicurezza Figura 5 zamento dei lavori deve essere effet- tuato nel completo rispetto delle indi- cazioni definite dal produttore; al termine dell’impiego le reti de- vono essere lavate e lasciate asciuga- re senza esporle direttamente ai rag- gi solari. La conservazione deve av- venire in locali asciutti e protetti (i cordoncini di poliammide che costi- tuiscono le reti nel giro di non più di due anni perdono resistenza anche in ragione del 50%. La loro tenuta, che è a trazione e mai inferiore a 200 kg, va, pertanto, verificata con controlli periodici sui fili di prova di cui cia- scuna rete deve essere corredata sin dal momento della costruzione). l
  • 33.
  • 35. Portata e geometria sono le discriminanti utili per la scelta dell’opera provvisionale L’attivitàdelCoordinatoreperlaprogettazione agaranziadellecondizioniessenzialidisicurezza di Andrea Vicenzi, ingegnere, Giorgio Valentini, architetto, esperti di sicurezza in cantiere, Libra Società di ingegneria Nel settore delle costruzioni gran parte delle fasi delle lavorazioni in quota sono caratterizzate dall’impiego di ponteggi che permettono la movimentazione di persone e di materiali e garantiscono un adeguato sistema di accesso e di evacuazione in caso di situazioni di emergenza. Con l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 235/2003 il datore di lavoro è destinatario dell’obbligo di fornire quelle attrezzature «più idonee a garantire e mantenere condizioni di lavoro sicure» qualora queste ultime non siano «adeguate a partire da un luogo adatto allo scopo», privilegiando la scelta di misure preventive collettive. D al 19 luglio 2005 sono di- ventati operativi i contenuti del D.Lgs. n. 235/2003, re- lativo ai requisiti minimi di sicu- rezza e di salute per l’uso delle attrezzature di lavoro per l’esecu- zione dei lavori temporanei in quota. È interessante approfondire soprattutto gli aspetti legati all’im- piego del ponteggio che garantisca un lavoro sicuro, a partire da una scelta progettuale sul tipo del- l’opera per concludere con alcune riflessioni legate alla sua gestione operativa durante l’uso stesso. La premessa alla riflessione viene fornita dallo stesso D.Lgs. n. 235/2003, che, all’art. 5, stabi- lisce che «Il datore di lavoro, nei casi in cui i lavori temporanei in quota non possono essere esegui- ti in condizioni di sicurezza e in condizioni ergonomiche adeguate a partire da un luogo adatto allo scopo, sceglie le attrezzature di lavoro più idonee a garantire e mantenere condizioni di lavoro sicure, in conformità ai seguenti criteri: a) priorità alle misure di prote- zione collettiva rispetto alle misu- re di protezione individuale; b) dimensioni delle attrezzature di lavoro confacenti alla natura dei lavori da eseguire, alle solleci- tazioni prevedibili e ad una circo- lazione priva di rischi». È, quindi, fondamentale la scel- ta del tipo di attrezzatura in fun- zione dell’opera che si deve realiz- zare, privilegiando le misure col- lettive rispetto a quelle individuali e dimensionando le attrezzature scelte in funzione della natura del- l’opera da eseguire, garantendo un lavoro sicuro, una buona movi- mentazione di materiali e di perso- ne, un idoneo sistema di accesso che consenta, inoltre, una buona evacuazione in caso di pericolo imminente. Tra le varie attrezzature (ponteg- gi, cestelli elevatori, piattaforme ae- ree, parapetti, reti di sicurezza, linee vita con imbrachi ecc.) il campo dell’analisi sarà limitato allo studio dei vari tipi di ponteggio fisso, che più comunemente vengono utilizza- ti nei cantieri. È necessaria, quindi, una prima conoscenza di base sulle tipologie di ponteggio e sulle loro caratteri- stiche essenziali, nonché una spe- cifica conoscenza dell’opera che si dovrà realizzare e delle sue speci- fiche caratteristiche tecniche, strutturali e geometriche. Tipologie di ponteggio e loro caratteristiche Ponteggio fisso a telai prefabbricati I ponteggi fissi a telai prefabbricati (si veda la figura 1 a pag. 37) sono quasi sicuramente i più diffusi e uti- lizzati per la loro facilità nel montag- gio e nello smontaggio: è sufficiente innestare una cavalla prefabbricata sull’altra e completare con semplici traversi e diagonali inseriti in punti prestabiliti dal costruttore. Questo ti- po di ponteggio, che com’è intuibile, richiede mano d’opera di normale professionalità (comunque specializ- SUPPLEMENTO PONTEGGI Articolo www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com36 N. 2/2005
  • 36. zata nell’utilizzo), per contro risulta poco flessibile e quindi poco adattabi- le a geometrie particolari di fabbrica- ti, con elementi in rilievo o rientranze varie. Ponteggio a tubi e giunti I ponteggi a tubi e giunti (si veda la figura 2 a pag. 38), an- ch’essi ormai ampiamente diffusi, hanno il grosso vantaggio del- l’estrema flessibilità, poiché il giunto può essere sistemato a pia- cere nei vari livelli del montante, sia regolando l’altezza dei piani di lavoro sia la loro disposizione a 360° sull’orizzontale desiderata. Per contro, richiedono una mano d’opera più specializzata per il collegamento dei giunti e l’irrigi- dimento complessivo del ponteg- gio. Ponteggi multidirezionali a montanti e traversi Da alcuni anni sono stati im- messi nel mercato nazionale anche i cosiddetti ponteggi multidirezio- nali (si veda la figura 3 a pag. 39), a montanti e traversi prefabbricati, anche conosciuti come ponteggi misti trattandosi, appunto, di opere provvisionali nate dalla combina- zione dei due tipi precedenti di ponteggio. Essi, infatti, uniscono la flessibilità del tubo e del giunto (normalmente si può realizzare un intavolato ogni 50 cm del montan- te) con la semplicità dei telai pre- fabbricati (numerosi elementi pre- fabbricati che si adattano alle varie esigenze dell’opera da realizzare). Anche il montaggio risulta piutto- sto veloce, poiché i suoi innesti sono facilmente realizzati con un semplice colpo di martelletto che colloca un cuneo in un’asola pre- disposta. Per contro, questi pon- teggi risultano leggermente più co- stosi delle altre tipologie. Principali caratteristiche per una buona scelta Una prima grande discriminan- te per effettuare la scelta del cor- retto ponteggio da utilizzare ri- guarda la portata dello stesso le- gata essenzialmente alla macroti- pologia di lavorazione che andia- mo a effettuare; in particolare, possiamo suddividere in due gros- si blocchi le tipologie di ponteggi, quelli da manutenzione e quelli da costruzione, pensando per i primi ai lavori di intonacatura e di pittu- ra e, per i secondi, ai lavori di muratura e/o di scalpellino. La discriminante è essenzial- mente legata alla classe dell’im- palcato che viene utilizzato. In quelli da manutenzione si usano tavole dell’impalcato con portate che vanno: l da 0,75 kN/m2 (circa 75 kg) nei semplici lavori di ispezione; l a 1,50 kN/m2 (circa 150 kg), nei lavori di manutenzione (quali pit- turazione, pulitura di superfici, in- tonacatura, riparazioni) senza de- posito di materiali, salvo quelli immediatamente necessari; l fino a 2,00 kN/m2 (circa 200 kg), nei medesimi lavori di manu- tenzione ma con limitato deposito di materiali necessari per il lavoro giornaliero. Nei ponteggio da costruzione, invece, si usano tavole dell’impal- cato con portate che vanno: l da 3,00 kN/m2 (circa 300 kg), nei lavori di costruzione (quali muratura, getti di calcestruzzo ecc.); l a 4,50 kN/m2 (circa 450 kg), nei lavori con deposito temporaneo di materiali (quali le piazzole di cari- co); l fino a 6,00 kN/m2 (circa 600 kg), nei lavori di muratura pesante (quali le vie di transito per veicoli leggeri). Le portate cambiano, dunque, completamente ed è fondamentale averne piena consapevolezza fin dalla fase di concezione progettua- le (o di acquisto) del ponteggio. Oltre al carico massimo sugli impalcati è altrettanto importante sapere che non è sempre possibile realizzare contemporaneamente tutti gli impalcati previsti dal pon- teggio, è possibile montare solo Ponteggio fisso a telai prefabbricati Figura 1 SUPPLEMENTO PONTEGGI Articolo 37www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005
  • 37. Ponteggio a tubi e giunti Figura 2 quelli specificamente autorizzati e indicati nel libretto rilasciato dal Ministero del Lavoro ed è bene, fin dalla fase progettuale (o di ac- quisto), essere a conoscenza di questa limitazione. In effetti, nei libretti di autoriz- zazione alla costruzione e impiego del ponteggio sono indicati gli schemi operativi utilizzati per il calcolo di verifica sulle singole parti dello stesso ed è indicato il sovraccarico utilizzato per il cal- colo. Per esempio, per ponteggi da manutenzione può essere indicato un sovraccarico di: l 5 ripiani di sole tavole (30 kg/m2 ciascuna, in pratica il piano di lavoro scarico, con il solo peso proprio del- le tavole in legno); l 1 ripiano con 150 kg/m2 unifor- memente ripartito (il piano di la- voro a pieno carico); l 1 ripiano con 75 kg/m2 unifor- memente ripartito (un sottoponte con carico ridotto al 50%). Oppure, per ponteggi da costru- zione può essere indicato un so- vraccarico di: l 6 ripiani di sole tavole (30 kg/ m2 ciascuna, in pratica il piano di lavoro scarico, con il solo peso proprio delle tavole in legno); l 1 ripiano con 300 kg/m2 unifor- memente ripartito (il piano di la- voro a pieno carico); l 2 ripiani con 150 kg/m2 unifor- memente ripartito (due piani di la- voro con carico ridotto al 50%). Pertanto, sia la messa in opera sia l’uso degli impalcati del pon- teggio viene, dunque, limitata nu- mericamente alle specifiche istru- zioni indicate nel libretto e non bisogna derogare da queste istru- zioni per non sovraccaricare peri- colosamente i montanti del pon- teggio prescelto. Una seconda grande discrimi- nante per valutare la scelta del ponteggio idoneo riguarda essen- zialmente la geometria dell’opera che andremo a realizzare la con- formazione geometrica che biso- gna dare al ponteggio affinché quest’ultimo meglio si adatti alla conformazione dell’opera permet- tendo una lavorazione agevole, co- munque protetta dalle cadute dal- l’alto in ogni punto della lavora- zione. In questo caso entrano in gioco le informazioni precedenti sulle caratteristiche delle tre principali tipologie di ponteggio. In fase progettuale, e, quindi, durante la predisposizione del Pia- no di Sicurezza e Coordinamento (PSC), si potranno suggerire dei semplici “consigli” che l’impresa deciderà se e in quale misura adot- tare direttamente in cantiere, op- pure si potranno/dovranno fissare, per così dire, degli specifici “pa- letti” che diventano vincolo con- trattuale per l’impresa in interesse. Nel primo caso si possono tro- vare nel PSC frasi del tipo «Per questo tipo di facciata senza par- ticolari rientranze o sporgenze (ad esclusione della pensilina) è consigliabile un tipo di ponteggio a telai prefabbricati che si monta e si smonta in totale sicurezza senzadover fare uso di cinture e imbrachi di sicurezza, poiché il parapetto del piano superiore può essere montato dall’intavolato sottostante già parapettato» (si SUPPLEMENTO PONTEGGI Articolo www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com38 N. 2/2005
  • 38. Ponteggio multidirezionale a montanti e traversi prefabbricati Figura 3 veda la figura 4 a pag. 40). È chiaro, per ovvi motivi di tra- sparenza, che non è possibile “pre- tendere” che l’impresa che realiz- zerà i lavori sia in possesso di un determinato tipo di ponteggio pre- sente sul mercato, quando gli stes- si lavori possono essere realizzati anche con altri tipi di ponteggio comunque nel pieno rispetto nor- mativo. Tuttavia, è ormai tradizional- mente nota agli addetti ai lavori l’estrema difficoltà e ritrosia al- l’uso della cintura di sicurezza du- rante le fasi di montaggio e smon- taggio del ponteggio, magari viene anche indossata, ma ci si “dimenti- ca”, per praticità, di ancorarsi a parte stabile, di predisporre la li- nea vita per l’ancoraggio, oppure non si hanno in dotazione gli spe- cifici moschettoni per l’ancorag- gio diretto ai traversi o ai montanti del ponteggio. Una serie di moti- vazioni, alcune fasulle, altre reali- ste, che inducono l’operatore a non imbracarsi in tutte le sequenze delle fasi a rischio. Per questa ragione una massima semplificazione del problema la offrono proprio quei ponteggi, or- mai da anni presenti sul mercato europeo e ora anche italiano, che si possono montare e smontare in totale sicurezza senza dover fare uso delle cinture; ed è per questo che è buona norma che lo stesso PSC ne consigli l’uso o meglio ancora, quando possibile, per esempio per lavori privati, dove viene meno il rischio di riserve dell’impresa per invalidare la gara, assieme al progettista si prenda la decisione univoca di richiedere quella particolare tipologia di pon- teggio prescrivendola, non solo nel PSC e nella sua stima dei costi per la sicurezza, ma anche tra le specifiche del disciplinare di inca- rico. È indubbiamente un modo per diffondere l’uso di una attrez- zatura che, a tutti gli effetti, risulta certamente sicura al pari di altre attrezzature, ma più fruibile nella delicata fase di montaggio e di smontaggio della stessa. Quindi, semplici consigli del PSC possono diventare “paletti” contrattuali da perorare ogni qual volta la tipologia dell’opera e dei documenti da predisporre ne con- senta l’impiego. Su questo aspetto va segnalato, inoltre, che spesso il mancato uso in cantiere di questa tipologia di ponteggio viene giustificato per i costi troppo elevati. A questo pro- posito va segnalato: l da un lato il fatto che ormai diversi produttori di ponteggi han- no introdotto, nella gamma dei lo- ro prodotti, questo tipo particolare di ponteggio, (abbastanza simili tra loro anche se, naturalmente, con differenze su singoli elementi quali, per esempio, i parapetti); in questo modo la concorrenza e l’aumento dei prodotti distribuiti rappresenta certamente uno spro- no alla diminuzione dei costi; l dall’altro lato il costo a metro quadro del ponteggio, verosimil- mente superiore, anche se di po- co, rispetto a tipologie similari a semplici telai prefabbricati, è co- munque ammortizzato dalla ridu- zione dei tempi durante le fasi di montaggio e smontaggio, in mo- do che al committente si possono garantire costi complessivamente concorrenziali. In definitiva, è auspicabile che, anche attraverso la sensibilizzazio- ne dei progettisti e dei coordinato- ri per la sicurezza in fase di pro- SUPPLEMENTO PONTEGGI Articolo 39www.ambientesicurezza.ilsole24ore.comN. 2/2005