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COMUNE di PADOVA UNIVERSITÀ degli STUDI DI PADOVA
QUALIFICAZIONE AMBIENTALE DEGLI
EDIFICI: UN POSSIBILE APPROCCIO AL
PROBLEMA
TESI DELLO STAGE
DI
ANDREA ALESSANDRINI
GIUGNO 2003
2
[A_1] RIASSUNTO
Con qualificazione ambientale di un edificio si intende l’esplicitazione di un giudizio di valore sulla
sostenibilità che l’edificio, situato in un ben determinato contesto, ha.
La tesi sostenuta nel presente scritto è che una qualificazione ambientale si può ottenere valutando
parametri di vari campi (sociali, economici, ecologici,…) che vengono elaborati sulla base di una
scala di priorità esplicitate. Nel testo sono forniti i modi per ottenere questa priorizzazione ed un
esempio numerico di qualificazione ambientale.
Il lavoro si conclude con una stima della fattibilità economica della qualificazione.
[A_1] Abstract
Environmental rating of a built (in Italian qualificazione ambientale) may be used to achive
durable development.
The present paper suggests a way to get a environmental rating, using parameter from different
fields (social, economics, ecologic,…). It’s also presented a numeric example of environmental
rating.
The second part of the paper value the economic viability of the presented environmental rating.
3
[B_5] INTRODUZIONE
Il presente testo raccogli alcuni approfondimenti attuati durante uno stage presso il settore
Ambiente del Comune di Padova. Esso segue ed amplia vari studi specifici già disponibili: fra tutti
lo studio redatto dall’ing. Anna Franceschini in cui, in particolare, si elencavano e pesavano i
parametri da monitorare per ottenere una possibile certificazione energetica e di sostenibilità.
La lettura dei due lavori, il presente e quello scritto da Franceschini, deve essere sinottica,
poiché, non volendo appesantire inutilmente questo secondo testo con delle ripetizioni, frequenti
saranno i riferimenti al primo.
Nel testo, pur non essendo formalmente corretto, i termini certificazione e qualificazione
sono usati come sinonimi.
Colgo l’occasione per ringraziare quanti mi hanno aiutato nel lavoro di questi mesi,
fornendomi preziosi suggerimenti per la redazione del presente testo.
PRIMA PARTE
[D_6] INQUADRAMENTO GENERALE
Nel 1987 l’allora segretario generale della nazioni unite Buthros Buthros Gahli ha lanciato il
progetto agenda 21: si trattava di un ambizioso programma di azioni da intraprendere durante il 21
secolo al fine di migliorare la vita di tutti gli abitanti del pianeta. L’agenda prevedeva azioni sociali
ed economiche: la formulazione scontava sicuramente il peso della definizione di sviluppo
sostenibile [NOTA “uno sviluppo che garantisca alle generazioni future pari opportunità di accesso
alle risorse” ] che nel 1987 ne diede l’apposita commissione Burtenland. Il concetto si sviluppo
sostenibile si è innestato nel piano Agenda 21: anche i piani di sviluppo a lungo termine del
territorio devono essere sostenibili, e devono valutare non solo l’aspetto di equità intergenerazionale
(padri figli), ma anche l’equità intragenerazionale (fra uomini viventi in lunghi differenti nello
stesso momento) ed ambientale.
La certificazione energetica (nota si veda per questo il paragrafo D_13) degli edifici è figlia
dei questo spirito e vede accanto a tema del risparmio energetico tutta una ampia lista di temi legati
alla sostenibilità ambientale (emissioni di gas serra, rumorosità,… ) e sociale (benessere di
permanenza nella casa, sicurezza degli inquilini, accessibilità ai disabili [NOTA un parametro questo
non usato in Franceschini 2002, ad esempio appare importante l’accessibilità alle strutture da parte
di cittadini disabili ]...) Il tipo di sviluppo solamente vincolato all’efficienza economica, comparato
con lo sviluppo sostenibile è bel schematizzato nel grafico D_6.
L’idea di sviluppo sostenibile non è statica ne definitiva: la prospettiva è un continuo
aggiornamento e revisione del fatto, con un approccio ricorsivo [NOTA non vi è la pretesa di poter
fare tutto in una volta, infatti proprio i piani di agenda 21 locale prevedono la costituzione del forum
permanente in cui gli attori del territorio costantemente valutano i progressi della progettazione fatta
e emendano la proposta stessa].
4
GRAFICO D_6: i diversi concetti di sviluppo [fonte: Craco, 2001]
SVILUPPO IN TERMINI ECONOMICI
OBIETTIVI SOCIALI
- riduzione della povertà
OBIETTIVI ECONOMICI
- crescita economica
OBIETTIVI ECOLOGICI
- gestione risorse ambientali
SVILUPPO SOSTENIBILE
OBIETTIVI SOCIALI
- occupazione
- partecipazione
- mobilità sociale
- coesione sociale
- identità culturale
- sviluppo istituzioni
OBIETTIVI ECONOMICI
- crescita economica
- equità
- efficienza
OBIETTIVI ECOLOGICI
- integrità ecosistemi
- capacità di carico
- biodiversità
- questioni globali
[D_13] NOVITÀ LEGISLATIVE
Il panorama legislativo di riferimento, che appariva da diversi anni statico, è stato innovato
drasticamente dalla Direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre
2002, sul rendimento energetico nell’edilizia (pubblicata nella G.U.C.E. del 4.1.2003, n. L1, p.65)
destinata ad entrare in vigore nel 2006, renderà obbligatorio lo strumento della certificazione
energetica, del resto già previsto nel lontano 1991 dalla legge 10/91 [NOTA per il testo completo della
direttiva si rimanda all’appendice [T_2] ].
5
Obiettivo del provvedimento è "promuovere il miglioramento del rendimento energetico
degli edifici nella Comunità europea, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne,
nonché delle prescrizioni per quanto riguarda il clima degli ambienti interni e l'efficacia sotto il
profilo dei costi".
La nuova direttiva prevede che negli Stati membri possa essere rilasciata la concessione
edilizia [NOTA ora divenuto permesso di costruire] solo per gli immobili che rispettino determinati
criteri di basso consumo energetico. La direttiva fissa gli standard di efficienza riferiti a tutti i fattori
che influenzano il parametro del consumo energetico. I requisiti previsti dovranno essere sottoposti
a revisione a scadenze periodiche regolari, e comunque almeno ogni 5 anni.
La direttiva si applica sicuramente a tutte le nuove costruzioni, nonché alle ristrutturazioni di
immobili esistenti che superino i 1.000 mq, mentre i singoli Stati potranno stabilire autonomamente
se sottoporre o meno alla nuova disciplina gli immobili di particolare valenza storica, artistica o
architettonica, i siti industriali, gli edifici agricoli e quelli che ospitano attività religiose, gli
immobili abitati per meno di quattro mesi l'anno, i fabbricati indipendenti con metratura utile
inferiore ai 50 metri quadri.
La direttiva contiene quattro elementi principali:
Istituzione di un quadro generale per un metodo comune di calcolo integrato del
rendimento energetico degli edifici.
Questo metodo di calcolo integrato, che potrà essere differenziato a livello nazionale o regionale,
dovrà tenere conto non solo della qualità dell’isolamento termico dell’edificio, ma di fattori quali
gli impianti di riscaldamento e di raffreddamento, dell’energia usata per la ventilazione, degli
impianti di illuminazione, della posizione dell’edificio, del recupero di calore, dell’apporto di calore
dal sole e da altre fonti di energia rinnovabili.
Applicazione di norme minime sul rendimento energetico agli edifici di nuova costruzione e a
determinati edifici esistenti in fase di ristrutturazione.
Gli edifici di nuova costruzione, nonché gli edifici esistenti di grandi dimensioni (di oltre 1000
metri quadrati), dovranno rispettare limiti minimi di rendimento energetico calcolati in base alla
metodologia integrata.
Introduzione di un sistema di certificazione energetica degli edifici di nuova costruzione ed
esistenti.
In fase di costruzione, locazione o compravendita di un edificio, dovrà essere messo a disposizione
un attestato relativo al rendimento energetico. La certificazione, che deve risalire a non più di dieci
anni prima, dovrà fornire informazioni utili per le potenziali utenze, in modo da consentire ai
consumatori di valutare e raffrontare le prestazioni energetiche dell’edificio.
Questi certificati, accompagnati da un’informazione sulle temperature interne raccomandate ed
effettive, dovranno essere pubblicati anche negli edifici pubblici.
Controllo e valutazione delle caldaie e degli impianti di riscaldamento e raffreddamento.
Le caldaie con potenza utile compresa tra i 20 e i 100 a KW e gli impianti di raffreddamento
dovranno essere ispezionati ad intervalli regolari. Le caldaie la cui potenza nominale utile è
superiore a 100 KW dovranno essere ispezionate ogni due anni.
Le certificazioni e le ispezioni dovranno essere effettuate da personale qualificato ed indipendente.
[D_15] STUDI E PROPOSTE
In Europa le proposte e i modi di affrontare la certificazione energetica, in attesa della
proposta unificatrice derivate dall’azione della direttiva2002/91/CE, sono i più vari.
A mo’ di esempio si riportano 2 approcci esistenti: gli sportelli di punto energia in Italia
[NOTA per visionare un caso concreto di servizio fornito da punto energia si rimanda all’appendice
[T_10] e l’approccio economicista di BRE nel Regno Unito.
6
I primi prestano la loro opera principalmente nei confronti della pubblica amministrazione,
fornendo consulenza su come ridurre i consumi energetici dell’edificio: questo perché le pubbliche
amministrazioni sono meno legate all’aspetto dei costi immediati degli interventi.
In completa antitesi concettuale, invece, gli uffici del progetto BRE, attraverso l’uso di
software specifici, vanno a rivolgersi principalmente ai soggetti privati per misurare i risparmi
economici derivati dall’utilizzo di tecnologie di risparmio energetico negli edifici.
[F_3] LA CERTIFICAZIONE PADOVA
Nel precedente paragrafo sono state presentate alcune possibili impostazioni che possono
essere date alla certificazione energetica. Dai lavori precedentemente illustrati si differenzia
l'impostazione di certificazione sviluppata dal settore Ambiente del Comune di Padova (d'ora in poi
detta certificazione Padova), per il suo tentativo, pur negli inevitabili limiti e manchevolezze, di
avere un approccio olistico alla sostenibilità ambientale, di cui la sostenibilità energetica è un
aspetto necessario, ma non sufficiente. Lo spirito con cui ci si è approcciati alla certificazione è di
includere aspetti sia sociale che ecologici, e non da ultimo economici [NOTA il framework di
riferimento è agenda 21 vedi paragrafo D_6].
Il risultato della sostenibilità coinvolge numerosissimi fattori. Di questi fattori non si sa, alla
luce della conoscenza scientifica attuale, dare una caratterizzazione univoca per due principali
ragioni: perché il loro effetto va letto in funzione di obiettivi diversi, e perché gli effetti sono
inseriti in sistema che usa le regole della complessità, con coazioni e non logiche lineari di cause-
effetti [NOTA bibliografica Bendo Palmieri 1999 termodinamica ecologica].
A mo' di esempio, l'uso di energia derivata dai combustibili fossili per il riscaldamento, che
inevitabilmente si degrada e diminuisce l'exergia planetaria, dovrebbe essere nulla se volessimo
avere un processo sostenibile nel senso di riproducibile indefinitamente nel tempo; cosa questa che
cozza con il desiderio legittimo di scaldarsi previsto dall'aspetto sociale della sostenibilità.
Se sia preferibile un uso importante di risorse combustibili fossili o un loro razionamento
sine die lo si determina in funzione delle conoscenze che si hanno su scorte disponibili, effetti a
scala locale e planetaria, tecnologie di trasformazione e impiego disponibili [NOTA il termine che
meglio riassume il concetto è la parola inglese avaible, che potremmo tradurre con l’espressione
“fattibile praticamente”] (dipendenza scientifica) ed in funzione della sensibilità con cui viene
percepito ognuno di questi aspetti (dipendenza politica).
Non si è in grado di qualificare oggettivamente l'importanza dei numerosissimi fattori da cui
dipende la sostenibilità (e nemmeno di farlo per il particolare casi di edifici sostenibili). La scelta
sarà di per sé sempre parziale e incompleta, o meglio discrezionale. Questa incompletezza non deve
spaventare, ma la sua coscienza deve portare alla esplicitazione dei caratteri di sostenibilità che
maggiormente perseguiamo.
In particolare, con riferimento alla certificazione Padova, la scelta dei pesi si è risolta con la
delega a tecnici esperti. Questo modo non ha permesso di evidenziare la componete politica
nell'attribuzione dei pesi. E’ necessario proporre un metodo che tenga conto anche di questo
aspetto. Esistono affidabili metodi di gerarchizzazione delle priorità: il riscorso a metodi
decisionali strutturati, fra i quali appare interessate il metodo AHP, si presenta come passaggio
ineludibile per un qualificazione energetica degli edifici.
7
[F_7] I METODI DI SUPPORTO ALLA DECISIONE
Esistono alcuni criteri usati come discriminanti fra i vari metodi si supporto alle decisioni
esistenti. Se la scelta può essere fatta o fra alternative di caratteristiche date a priori e fisse, dette
attributi, o fra scenari con caratteristiche modulabili: per il primo caso si pensi al confronti di 2
automobili (un dato modello avrà un certo peso, un dato consumo di carburante e questi dati sono
unici per il modello), per il secondo caso si pensi di dover determinare le quantità ottimali di
ingredienti per una torta affinché sia gustosa ma non pesante (e allora la quantità di farina da usare
potrà essere 100g, ma anche 110g , o al limite anche 103g, assumendo tutta una possibile scala di
valori modulabili per l'appunto).
Uscendo dall’esempio esplicativo chiamiamo i primi (con scenari ad attibuti fissi) metodi di
supporto alle decisioni multicriterio, mentre ai secondi si da il nome di metodi di supporto alle
decisioni multiobiettivo. [NOTA l’analisi multiobiettivo può avere senso, pur con le ovvie restrizioni,
nella fase di progetto di un edificio, per la valutazione di immobili finiti si deve usare invece il
multicriterio].
Mentre il metodo multiobiettimo ha come scopo la massimizzazione di una funzione
obiettivo (costruita su valori continui degli attibuti), nel caso del multicriterio la funzione da
massimizzare è, nella maggior parte dei casi, una sommatoria; e il lavoro si riduce quindi alla
determinazione del peso di ogni fattore. Ciò può essere fatto in molti modi; il metodo Analytic
Hierarchy Process (AHP) permette per semplice comparazione a coppie di ogni fattore (quindi per
mezzo di un confronto relativo) di determinare il peso finale (i.e. il valore assoluto del peso): tale
caratteristica lo rende intuitivo e di facile applicazione.
Nel caso della certificazione Padova un gruppo rappresentativo [NOTA non si intende aprire
l'ampia parentesi necessaria sul tema della rappresentanza in questa sede; ai soli fini esplicativi si
dica che il gruppo deve contenere i due approcci della sostenibilità (il tecnico e il politico)], con
scadenze periodica, si ipotizza quinquennale, è opportune che proceda a una sua revisione della lista
degli attributi ed alla revisione dei pesi. [NOTA La metodologia è spiegata in appendice AHP
[T_3 ] ]
Dato la grande complessità che caratterizza la materia logico applicare al metodo un
incertezza. il giudizio non potrà, nella maggior parte dei casi essere espresso con un valore univoco
ma si attesterà con un certa probabilità in un intorno di un valore.
Per esprimere questi dati è opportuno ricorrere alla logica fuzzy [NOTA per una definizione
maggiormente puntuale della logica fuzzy si rimanda all’appendice [T_5 ]. Si fa presente in questa
sede solo come l'uso dei due metodi (AHP e Fuzzy) impone la scelta di un approccio - ottimista o
pessimista - si veda per questo l'appendice [T-7] Esempio Numerico]
8
SECONDA PARTE
La seconda parte dello studio vuole fornire alcuni spunti di riflessione rispetto alla fattibilità
economica della certificazione Padova.
La fattibilità tecnica è stata presa in considerazione della prima parte, in cui, pur con le limitazioni
ben evidenziate, si è mostrato come già in questo momento esistano i presupposti per una
qualificazione di sostenibilità fondata su dati "pesanti" e misurabili.
Una valutazione economica del metodo è indispensabile prima di una sua implementazione, come ci
ricordano le normative europee e nazionali, che chiedono, nelle più svariate situazioni, ma in
particolar modo in campo ambientale, sia applicato "il meglio del possibile", altrimenti detto, le
migliori tecnologie disponibili a costi ragionevoli.
[M_5] IL MERCATO POTENZIALE
Il censimento generale del 1991 (aspettando i dati del censimento 2001) riportata che in
Italia erano presenti a quella data 25.028.522 unità immobiliari [FONTE Simoni - unione inquilini
1999].
Per avvicinarsi maggiormente alla realtà della regine Veneto, citiamo il caso di Vicenza dove a
fronte di una popolazione residente di 110mila abitanti si trova un patrimonio di alloggi pari a
49mila alloggi [FONTE osservatorio residenziale comune Vicenza]. Fatti i debiti distinguo ci si può
accontentare di una prima valutazione di massima che definisce in 1:2 il rapporto abitanti alloggi
certificabili-qualificabili.
Interessante è anche verificare l’incremento di nuovi alloggi per anno. I dati ISTAT riportano per il
2000 una rilevazione in Italia di nuove costruzioni pari a 2030 m3
per volume medio, corrispondenti
a 33.065 nuovi alloggi residenziali, e a 17.185 (pari a 5.479 m3) di fabbricati non residenziali
[ISTAT 2002 tavola 15.1].
Andando nel dettaglio dei dati si scopre come la maggio parte di questi alloggi sia situata
nelle regioni settentrionali (18.489) dove sono maggiori le spese energetiche per il riscaldamento,
supposta la poca diffusione, anche se comunque in crescita, degli impianti per il raffrescamento (si
veda la tavola di seguito riprodotta sul tipo di impianto ISTAT 15.7)
Ed ancora il dato di ampliamenti e ristrutturazioni che potrebbero essere occasione per una
riqualificazione ambientale dell’edificio.
Stante queste condizioni del potenziale mercato, sia per le nuove costruzioni sia per le
ristrutturazioni, a fronte di una introduzione ex lege della qualificazione degli edifici si riuscirebbe
sicuramente a sviluppare un’economia di scala: questo significherebbe una sostanziale contrazioni
dei costi (valutati nei paragrafi successivi) di implementazione della stessa.
9
Tavola 15.1 - Fabbricati residenziali e non residenziali, per regione - Anno 2000 (a) (volume in metri cubi
vuoto per pieno)
Fabbricati residenziali Fabbricati non residenziali
Nuova costruzione Ampliamenti Nuova costruzione Ampliamenti
ANNI
REGIONI
N. Volume Volume Volume N. Volume Volume medio Volume
Medio
1996 35.348 65.945.764 1.866 10.587.615 20.884 81.430.355 3.899 31.190.580
1997 32.212 60.536.513 1.879 9.667.821 17.726 63.887.215 3.604 27.095.660
1998 28.455 56.268.471 1.977 9.220.360 16.613 67.443.808 4.060 29.863.900
1999 29.705 62.079.900 2.090 9.433.650 17.089 81.615.523 4.776 33.716.520
2000 PER REGIONE
Piemonte 2.081 4.772.323 2.293 836.798 1.292 6.871.397 5.318 2.618.982
Valled'Aosta 89 112.917 1.269 11.521 59 108.420 1.838 7.841
Lombardia 5.640 14.225.208 2.522 1.955.146 2.536 19.747.906 7.787 6.583.564
TrentinoAA 867 1.683.757 1.942 330.040 616 2.479.065 4.024 1.617.985
Bolzano 661 1.215.100 1.838 218.464 422 1.752.923 4.154 1.162.166
Trento 206 468.657 2.275 111.576 194 726.142 3.743 455.819
Veneto 5.055 10.771.284 2.131 1.488.487 2.261 17.309.832 7.656 6.918.682
FriuliVG 1.201 2.050.453 1.707 306.850 436 4.409.661 10.114 1.835.514
Liguria 423 463.550 1.096 82.287 230 727.091 3.161 97.190
EmiliaR 3.133 7.876.529 2.514 751.254 1.457 10.977.185 7.534 4.542.037
Toscana 1.342 2.894.608 2.157 321.866 851 4.870.529 5.723 966.461
Umbria 676 1.205.412 1.783 151.719 302 1.093.567 3.621 433.682
Marche 660 1.731.883 2.624 114.908 414 3.037.186 7.336 1.334.553
Lazio 2.249 3.673.350 1.633 516.555 776 2.264.112 2.918 950.526
Abruzzo 716 1.314.482 1.836 283.884 368 2.570.730 6.986 534.738
Molise 239 329.995 1.381 28.585 240 1.172.849 4.887 151.011
Campania 1.387 3.221.117 2.322 410.927 1.119 4.155.180 3.713 788.188
Puglia 2.209 3.973.323 1.799 620.449 936 4.420.438 4.723 1.029.324
Basilicata 255 464.445 1.821 50.908 433 1.173.712 2.711 155.267
Calabria 802 1.402.622 1.749 173.471 451 1.358.765 3.013 177.260
Sicilia 2.299 3.231.999 1.406 343.044 1.226 3.242.651 2.645 324.263
Sardegna 1.742 1.727.141 991 484.420 1.182 2.174.860 1.840 485.389
ITALIA 33.065 67.126.398 2.030 9.263.119 17.185 94.165.136 5.479 31.552.457
Nord 18.489 41.956.021 2.269 5.762.383 8.887 62.630.557 7.047 24.221.795
Centro 4.927 9.505.253 1.929 1.105.048 2.343 11.265.394 4.808 3.685.222
Sud 9.649 15.665.124 1.623 2.395.688 5.955 20.269.185 3.404 3.645.440
Fonte: Attività edilizia (R)
(a) Dati provvisori.
Tavola 15.7 - Fabbricati residenziali e abitazioni di nuova costruzione per caratteristiche dell'impianto termico
e per regione - Anno 2000 (a)
Riscaldamento Condizionamento Riscald. e condiz. Centralizzato Autonomo
ANNI
REGIONI
Fabbricati Abitazioni Fabbricati Abitazioni Fabbricati Abitazioni Fabbricati Abitazioni Fabbricati Abitazioni
1996 28.451 115.365 93 396 351 1.943 3.472 11.771 25.423 105.933
1997 26.615 109.275 72 290 380 2.457 3.148 12.753 23.919 99.269
1998 23.905 104.732 83 342 398 2.197 2.750 10.453 21.636 96.818
1999 25.025 117.225 110 703 557 2.975 2.824 12.490 22.868 108.413
2000 - PER REGIONE
Piemonte 1.976 8.902 2 3 17 108 229 784 1.766 8.229
Valled'Aosta88 222 - - - - 31 54 57 168
Lombardia 5.474 31.011 7 47 100 416 380 2.203 5.201 29.271
TrentinoAA 857 3.026 1 9 2 8 456 1.518 404 1.525
Bolzano 653 2.104 1 9 2 8 416 1.403 240 718
Trento 204 922 - - - - 40 115 164 807
Veneto 4.680 20.947 14 71 309 1.333 380 1.240 4.623 21.111
FVG 1119 4.303 3 3 57 217 116 266 1.063 4.257
Liguria 405 1.023 1 1 7 83 44 74 369 1.033
EmiliaR 2.954 16.780 7 36 150 1.042 214 1.604 2.897 16.254
Toscana 1.282 7.186 2 11 27 106 101 610 1.210 6.693
Umbria 669 2.263 - - 2 4 70 141 601 2.126
Marche 639 3.700 - - 6 21 42 150 603 3.571
Lazio 2.068 7.733 7 10 28 247 207 501 1.896 7.489
Abruzzo 682 2.413 1 1 2 14 77 131 608 2.297
Molise 221 480 1 1 2 7 27 41 197 447
Campania 1.188 4.976 3 7 19 60 193 732 1.017 4.311
Puglia 1.413 5.960 7 9 19 284 154 628 1.285 5.625
Basilicata 214 725 - - 7 22 34 104 187 643
Calabria 456 1.570 1 1 4 7 89 275 372 1.303
Sicilia 962 3.513 15 36 63 150 230 673 810 3.026
Sardegna 612 1.652 67 431 91 323 124 292 646 2.114
ITALIA 27.959 128.385 139 677 912 4.452 3.198 12.021 25.812 121.493
Nord 17.553 86.214 35 170 642 3.207 1.850 7.743 16.380 81.848
Centro 4.658 20.882 9 21 63 378 420 1.402 4.310 19.879
10
Mezzogiorno 5.748 21.289 95 486 207 867 928 2.876 5.122 19.766
Fonte: Attività edilizia (R) (a)Dati provvisori.
[M_7] DISPONIBILITÀ A PAGARE
Nel paragrafo precedente di è valutata l’estensione del mercato di afferenza potenziale della
certificazione.
A tutt’oggi comunque gli edifici certificati energeticamente sono l’eccezione e non la regola:
questo per svariate ragioni, l’ignoranza della materia, la mancanza di norme univoche di
riferimento, la bassa “spendibilità” – presunta o reale- sul mercato di tale certificazione, ecc.
E’ riconosciuto che nel campo ambientale si proceduto molto alla sola legiferazione in
materia di tutela ambientale senza valutare la fattibilità delle misure introdotte (l’approccio
command and control), tant’è che svariati autori (Turner 1992, Mike 1986) hanno da tempo
sottolineato l’importanza di strumenti di contabilità ambientale (environmental accountacy) per
introdurre buone pratiche aziendali. [NOTA gli strumenti europei in tal senso sono molti, dal EMAS
alle ISO 14000] .
Ricorrendo ad un parallelo anche nella certificazione di un edificio si vuole valutare se i
costi sostenuti dal proprietario, privato cittadino e gruppo che sia, possono essere recuperati dal
valore aggiunto che la certificazione rappresenta per l’edificio; se così fosse probabilmente non si
avrebbero i costi collettivi dovuti al controllo che la certificazione avvenga, perché la convenienza
di questa pratica dovrebbe contribuire a renderla di larga applicazione. [NOTA al fine di evitare
equivoci è bene specificare come anche nel caso dell’adesione volontaria a protocolli di
certificazione rimarrebbe l’onere del controllo - svolto presumibilmente da società di certificazione
già oggigiorno esistenti e operanti in svariati campi; ma questo controllo sarebbe specifico e entità
quantitativa ben più modesta, mentre probabilmente di qualità molto più elevata.]
Molte variabili contribuiscono a rendere lo studio di fattibilità economica della
certificazione energetica degli edifici di difficile applicazione, primo fra tutti la mancanza di una
casistica storica (database) che rende difficile stimare i cambiamenti del mercato immobiliare
indotti da una qualificazione di questo tipo. Ancora, i costi della certificazione variano in funzione
del numero di parametri presi in considerazione e solitamente i fattori oggetto di misurazione e la
qualità della certificazione sono inversamente proporzionali: sicché a certificazioni monetariamente
economiche corrispondono valutazioni qualitativamente povere. [NOTA sta poi alla bravura della
commissione tecnica proponente di elidere le misurazioni ridondanti e dal basso valore aggiunto
informativo.)]
Per l’estimo del valore dato dalla qualificazione ambientale di un edificio ci si trova a
cavallo fra 2 impostazioni possibili: per i beni privati l’estimo ha proposto vari tecniche di stima del
valore, a cui vanno aggiunte tutte le tecniche usate per stimare i beni ambientali [NOTA beni
pubblici definiti come i beni non escludibili dal consumo e senza rivalità nell’uso, perché
economicamente non conveniente e perché tecnicamente non fattibile, cioè non scarsi e non
circoscrivibili o “recintabili”; definizione questa che calza a pennello all’atmosfera, al paesaggio,…
meglio che a molti altri beni come parchi, acqua ecc.] (metodi edometrici, dei costi di viaggio,
interviste). La qualità dello certificazione proposta dal presente studio ingloba sia aspetti di
risparmio monetari e di qualità della vita, che aspetti riguardanti l’ambiente; per queste ragioni
richiederebbe l’integrazione delle due tecniche. . il metodo delle interviste permetterebbe ciò.
Rifacendosi a studi tratti dalla letteratura scientifica la disponibilità a pagare è valutata in conteso
europeo, in 130 € per chi vende e in 140 € per chi acquista l’immobile in uno studio finlandese
[AKO 1999]. Questo Autore ha valutato la sola certificazione energetica, distinguendo la
11
percezione dell’importanza della certificazione (si veda la figura M_7_fig_1) con la disponibilità a
pagare per la certificazione (M_7_fig_2).
M_7_fig_1
M_7_fig_2
12
13
[M_9] LISTA DEI COSTI SOSTENUTI
Nelle seguenti tabelle si riassumono i dati richiesti per la certificazione energetica; per
ognuno si esplicita se sia ricavabile dal progetto dell'edificio (sigla S) o se sia necessaria una
misurazione in loco ad edificio ultimato (sigla P).
Accanto al codice, la seconda colonna esplicita se il dato richiesto è misurabile solo a
posteriori (P), presente nel progetto (S), non conoscibile (N), ricavabile dai dati progettuali (R) o si
riferisca ad una autorizzazione (esterne al progetto) (A).
Riprendendo la lista di parametri presi in considerazione per la certificazione Padova, si ha
[NOTA confronta Franceschini, 2001, pp. 41- 53 per la descrizione in dettaglio delle voci] :
P > 350 kW 350 kW >P > 35 kW P < 35 kW
Codice Sigla Codice sigla Codice Sigla
1. gestione impianti a P a P a P
b P b P b P
c P c P c P
d P d P d P
e P e A e P
f P f P
g A g P
h P h S
i P
j S
+ unità immobiliari 1 sola unità immobiliare
2.salute e benessere a P a P
b - A S b - A S
b - B o C P b - B o C P
c S c S
d P d P
e S e S
f S
g S
3. energia ed
emissioni inquinanti
a S
b R
c P
d P
e S
f S
g S
4. materiali e
componenti
a S
b S
14
c S
d S
e R
+ unità immobiliari 1 sola unità immobiliare
5. tipologia di
impianto
a S a S
b S b S
c S c S
S d S
d S
e R
6. Illuminazione a S
b S
c S
7. Struttura edificio a S
b S
c S
Il costo principale è dato dai FATTORI MISURANDI, che dovranno essere quantificati con apposte
uscita dei tecnici, mentre si possono assimilare ai fattori esplicitati nel progetto i FATTORI RICAVANDI;
cioè quei fattori che non sono immediatamente presenti nel progetto, ma che necessitano di un
calcolo fattibile sulla base dei soli dati progettuali. [NOTA a rigore si dovrebbe aggiungere una terta
tipologia di informazione, ciò la verifica di adempimenti manutentivi. Nel caso concreto di tratta
dell’esistenza dei libretto della centrale termica, in funzione della potenza e non della tipologia
immobiliare. Ciò comunque non è legato a misurazione, ma a semplice constatazione della
avvenuta manutenzione periodica. Si intendono, pertanto, che questi costi siano compresi nella voce
redazione della certificazione.]
Riordinando i fattori in base a questa logica si ha:
FATTORI MISURANDI codice Descrizione Sigla
2.salute e benessere a Assenza di condensazione
superficiale interstiziale
P
2.salute e benessere b Ricambio d’aria,
ventilazione naturale
P
2.salute e benessere d Livelli di rumore P
3. energia ed
emissioni inquinanti
c Tenore di NOx allo scarico P
3. energia ed
emissioni inquinanti
d Tenore di CO allo scarico P
FATTORI RICAVANDI codice Descrizione Sigla
3. energia ed
emissioni inquinanti
b Emissione di CO2 R
15
4. materiali e componenti e Dispersione volumetrica R
5. tipologia di impianto e Rendimento della
produzione e altro di acqua
calda sanitaria
R
[O_8] STIMA DEI COSTI PER I FATTORI MISURANDI
Per il ricambio d’aria (dato la particolarità della misurazione) non si hanno costi di
riferimento, ma non appare essere molto onerosa. [NOTA una stima indiretta si potrebbe fare a partire
dal costo dello strumento utilizzato, i.e. l’anemometro]
Per il la misurazione della condensazione e dell’emissione degli inquinanti atmosferici si è fatto
riferimento al tariffario ASSISTAL [si veda appendice completa di tutti i costi in allegato T_9]. Il
costo di riferimento è quello della manutenzione preventiva di gruppo termici fino a 35 kW.
Per la misurazione della rumorosità ci si è rivolti a professionisti del settore. Questo risulta il
costo maggiormente rilevante. Richieste di preventivo per la misurazione di livello rumore
ambientale equivalente, potere fonoisolante dei muri fra alloggi, potere fonoisolante muri nella
stessa abitazione, potere fonoisolante solai fra alloggi (vedi Franceschini, 2001, p. 45) hanno avuto
riscontro medio di 600 € per le sole misurazioni e di 1500 € misurazioni con relazione.
Codice Costo
2.salute e benessere b Ricambio d’aria, ventilazione
naturale
10
2.salute e benessere Livelli di rumore 600
3. energia ed
emissioni
inquinanti(frazione di
costo se centralizzato );
2.salute e benessere
3.c, 3.d,
2. a
Tenore di NOx allo scarico
Tenore di CO allo scarico
Assenza di condensazione
superficiale interstiziale
100
REDAZIONE DELLA
CERTIFICAZIONE E CALCOLO DEI
FATTORI RICAVANDI
redazione della certificazione
e calcolo dei
Fattori ricavandi
300
Totale 1010
[NOTA non si hanno avuto riscontri puntuali per la redazione della REDAZIONE DELLA CERTIFICAZIONE E
CALCOLO DEI FATTORI RICAVANDI poiché non ancora standardizzati, e conseguentemente non si è ancora
formato un mercato per questo servizio. La cifra riportata e stata ricavata da una proposta
commerciale di punto energia riportata all’allegato T_10].
16
[O_12] CONCLUSIONI
Pur essendo la rumorosità ambientale un parametro che pesantemente incide sulla qualità
della vita in un alloggio, in relazione all’alto costo di rilevazione si propone di escluderlo dalla
certificazione Padova.
Ben diverso è il discorso per la rilevazione degli scarichi inquinanti, che sia per esiguità di
scosto che per prezzo contenuto, possono essere ben inglobati nella manutenzione periodica a cui è
sottoposto l’impianto di combustione.
Ci si attesterebbe in questo modo su di un costo una tantum di circa 400 €, gravato
principalmente dalla stesura della relazione – da farsi solamente all’inizio della vita di un edificio-
per poi essere aggiornata con poca dispendio di tempo e energie.
Come sottolineato nel paragrafo [M_5] il valore aggiunto dell’edificio compenserebbe
mediamente per circa un 33% i costi della certificazione, il che suggerisce un avvio del sistema
qualificazione inizialmente volontario, dove gli edifici che maggiormente beneficerebbero
farebbero da apripista, per poi estenderlo a tutti gli edifici quando si siano raggiunte le economie di
scala descritte nel paragrafo M5.
17
ALLEGATI
[T_2] NORMATIVA EUROPEA
Parlamento e Consiglio CE, Direttiva 16
dicembre 2002, n.91 sul rendimento
energetico nell'edilizia
(Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale delle
Comunità Europee del 4 gennaio 2003 2003,
L 1)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL
CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità
europea, in particolare l'articolo 175,
paragrafo 1,
vista la proposta della Commissione(1),
visto il parere del Comitato economico e
sociale(2),
visto il parere del Comitato delle regioni(3),
deliberando secondo la procedura di cui
all'articolo 251 del trattato(4),
considerando quanto segue:
(1) Ai sensi dell'articolo 6 del trattato, le
esigenze connesse con la tutela dell'ambiente
devono essere integrate nella definizione e
nell'attuazione delle politiche e azioni
comunitarie.
(2) Le risorse naturali, alla cui utilizzazione
accorta e razionale fa riferimento l'articolo
174 del trattato, comprendono i prodotti
petroliferi, il gas naturale e i combustibili
solidi, che pur costituendo fonti essenziali di
energia sono anche le principali sorgenti delle
emissioni di biossido di carbonio.
(3) L'aumento del rendimento energetico
occupa un posto di rilievo nel complesso delle
misure e degli interventi necessari per
conformarsi al protocollo di Kyoto e dovrebbe
far parte integrante anche dei pacchetti di
proposte volte ad assolvere agli impegni
assunti in altre sedi.
(4) La gestione del fabbisogno energetico è un
importante strumento che consente alla
Comunità di influenzare il mercato mondiale
dell'energia e quindi la sicurezza degli
approvvigionamenti nel medio e lungo
termine.
(5) Nelle conclusioni del 30 maggio 2000 e
del 5 dicembre 2000 il Consiglio ha approvato
il piano d'azione della Commissione
sull'efficienza energetica ed ha richiesto
interventi specifici nel settore dell'edilizia.
(6) L'energia impiegata nel settore
residenziale e terziario, composto per la
maggior parte di edifici, rappresenta oltre il
40 % del consumo finale di energia della
Comunità. Essendo questo un settore in
espansione, i suoi consumi di energia e quindi
le sue emissioni di biossido di carbonio sono
destinati ad aumentare.
(7) La direttiva 93/76/CEE del Consiglio, del
13 settembre 1993, intesa a limitare le
emissioni di biossido di carbonio migliorando
l'efficienza energetica (SAVE)(5), che impone
agli Stati membri di elaborare, attuare e
comunicare i programmi per il rendimento
energetico nel settore dell'edilizia, ha iniziato
a produrre notevoli benefici. Si avverte
tuttavia l'esigenza di uno strumento giuridico
complementare che sancisca interventi più
concreti al fine di realizzare il grande
potenziale di risparmio energetico tuttora
18
inattuato e di ridurre l'ampio divario tra le
risultanze dei diversi Stati membri in questo
settore.
(8) Ai sensi della direttiva 89/106/CEE del
Consiglio, del 21 dicembre 1988, relativa al
ravvicinamento delle disposizioni legislative,
regolamentari e amministrative degli Stati
membri concernenti i prodotti da
costruzione(6), l'edificio ed i relativi impianti
di riscaldamento, condizionamento ed
aerazione devono essere progettati e realizzati
in modo da richiedere, in esercizio, un basso
consumo di energia, tenuto conto delle
condizioni climatiche del luogo e nel rispetto
del benessere degli occupanti.
(9) Le misure per l'ulteriore miglioramento
del rendimento energetico degli edifici
dovrebbero tenere conto delle condizioni
climatiche e locali, nonché dell'ambiente
termico interno e dell'efficacia sotto il profilo
dei costi. Esse non dovrebbero contravvenire
ad altre prescrizioni essenziali sull'edilizia
quali l'accessibilità, la prudenza e l'uso cui è
destinato l'edificio.
(10) Il rendimento energetico degli edifici
dovrebbe essere calcolato in base ad una
metodologia, che può essere differenziata a
livello regionale, che consideri, oltre alla
coibentazione, una serie di altri fattori che
svolgono un ruolo di crescente importanza,
come il tipo di impianto di riscaldamento e
condizionamento, l'impiego di fonti di energia
rinnovabili e le caratteristiche architettoniche
dell'edificio. L'impostazione comune di
questa analisi, svolta da esperti qualificati e/o
accreditati, la cui indipendenza deve essere
garantita in base a criteri obiettivi, contribuirà
alla creazione di un contesto omogeneo per le
iniziative di risparmio energetico degli Stati
membri nel settore edile e introdurrà un
elemento di trasparenza sul mercato
immobiliare comunitario, a beneficio dei
potenziali acquirenti o locatari dell'immobile.
(11) La Commissione intende sviluppare
ulteriormente norme quali la EN 832 e la
prEN 13790, anche per quanto riguarda i
sistemi di condizionamento d'aria e
l'illuminazione.
(12) Poiché gli edifici influiscono sul
consumo energetico a lungo termine, tutti i
nuovi edifici dovrebbero essere assoggettati a
prescrizioni minime di rendimento energetico
stabilite in funzione delle locali condizioni
climatiche. A questo proposito le migliori
prassi dovrebbero essere destinate ad un uso
ottimale degli elementi relativi al
miglioramento del rendimento energetico.
Dato che in genere il potenziale
dell'applicazione dei sistemi energetici
alternativi non è analizzato in profondità, la
fattibilità tecnica, ambientale ed economica
dei sistemi energetici alternativi dovrebbe
essere accertata una volta, ad opera dello
Stato membro, mediante uno studio che
indichi un elenco di misure di conservazione
dell'energia, per condizioni medie di mercato
locale, che soddisfino criteri relativi al
rapporto costi/efficacia. Se la o le misure sono
considerate fattibili, prima dell'inizio dei
lavori possono essere necessari studi specifici.
(13) Per gli edifici che superano determinate
dimensioni, la ristrutturazione importante
dovrebbe essere considerata un'opportunità di
migliorare il rendimento energetico mediante
misure efficaci sotto il profilo dei costi.
Ristrutturazioni importanti si hanno quando il
costo totale della ristrutturazione connesso
con le murature esterne e/o gli impianti
energetici quali il riscaldamento, la
produzione di acqua calda, il
condizionamento d'aria, la ventilazione e
l'illuminazione è superiore al 25 % del valore
dell'edificio, escluso il valore del terreno sul
quale questo è situato, o quando una quota
superiore al 25 % delle murature esterne
dell'edificio viene ristrutturata.
(14) Tuttavia, il miglioramento del
rendimento energetico globale di un edificio
19
esistente non implica necessariamente una
completa ristrutturazione dell'edificio e
potrebbe invece limitarsi alle parti che sono
più specificamente pertinenti ai fini del
rendimento energetico dell'edificio e che
rispondono al criterio costi/efficienza.
(15) I requisiti di ristrutturazione per gli
edifici esistenti non dovrebbero essere
incompatibili con la funzione, la qualità o il
carattere previsti dell'edificio. Dovrebbe
essere possibile ricuperare i costi
supplementari dovuti ad una siffatta
ristrutturazione entro un lasso di tempo
ragionevole rispetto alla prospettiva tecnica di
vita degli investimenti tramite un maggiore
risparmio energetico.
(16) Il processo di certificazione può essere
accompagnato da programmi per agevolare un
accesso equo al miglioramento del
rendimento energetico, basato su accordi tra
associazioni di soggetti interessati e un
organismo designato dagli Stati membri e
attuato da società di servizi energetici che
accettano di impegnarsi a realizzare gli
investimenti prestabiliti. I progetti adottati
dovrebbero essere oggetto di sorveglianza e
controllo da parte degli Stati membri che
dovrebbero inoltre facilitare il ricorso a
sistemi incentivanti. Per quanto possibile,
l'attestato dovrebbe descrivere la reale
situazione dell'edificio in termini di
rendimento energetico e può essere riveduto
di conseguenza. Gli edifici occupati dalle
pubbliche autorità o aperti al pubblico
dovrebbero assumere un approccio esemplare
nei confronti dell'ambiente e dell'energia
assoggettandosi alla certificazione energetica
ad intervalli regolari. I relativi dati sulle
prestazioni energetiche andrebbero resi
pubblici affiggendo gli attestati in luogo
visibile. Potrebbero inoltre essere affisse le
temperature ufficialmente raccomandate per
gli ambienti interni, raffrontate alle
temperature effettivamente riscontrate, onde
scoraggiare l'uso scorretto degli impianti di
riscaldamento, condizionamento e
ventilazione. Ciò dovrebbe contribuire ad
evitare gli sprechi di energia e a mantenere
condizioni climatiche interne confortevoli
(comfort termico) in funzione della
temperatura esterna.
(17) Gli Stati membri possono altresì
avvalersi di altri mezzi/misure, non previsti
dalla presente direttiva, per promuovere un
rendimento energetico maggiore. Gli Stati
membri dovrebbero incoraggiare una buona
gestione energetica, tenendo conto
dell'intensità di impiego degli edifici.
(18) Negli ultimi anni si osserva una crescente
proliferazione degli impianti di
condizionamento dell'aria nei paesi del sud
dell'Europa. Ciò pone gravi problemi di carico
massimo, che comportano un aumento del
costo dell'energia elettrica e uno squilibrio del
bilancio energetico di tali paesi. Dovrebbe
essere accordata priorità alle strategie che
contribuiscono a migliorare il rendimento
termico degli edifici nel periodo estivo.
Concretamente, occorrerebbe sviluppare
maggiormente le tecniche di raffreddamento
passivo, soprattutto quelle che contribuiscono
a migliorare le condizioni climatiche interne e
il microclima intorno agli edifici.
(19) La manutenzione regolare, da parte di
personale qualificato, delle caldaie e degli
impianti di condizionamento contribuisce a
garantire la corretta regolazione in base alle
specifiche di prodotto e quindi un rendimento
ottimale sotto il profilo ambientale, energetico
e della sicurezza. È bene sottoporre il
complesso dell'impianto termico ad una
perizia indipendente qualora la sostituzione
possa essere presa in considerazione in base a
criteri di efficienza sotto il profilo dei costi.
(20) La fatturazione, per gli occupanti degli
edifici, dei costi relativi al riscaldamento, al
condizionamento dell'aria e all'acqua calda,
calcolati in proporzione al reale consumo,
potrebbero contribuire ad un risparmio
energetico nel settore residenziale. Gli
20
occupanti dovrebbero essere messi in
condizione di regolare il proprio consumo di
calore ed acqua calda, in quanto tali misure
siano economicamente proficue.
(21) Secondo i principi della sussidiarietà e
della proporzionalità di cui all'articolo 5 del
trattato, i principi generali e gli obiettivi della
disciplina in materia di rendimento energetico
devono essere fissati a livello comunitario,
mentre le modalità di attuazione restano di
competenza degli Stati membri, cosicché
ciascuno di essi possa predisporre il regime
che meglio si adatta alle sue specificità. La
presente direttiva si limita al minimo richiesto
e non va al di là di quanto necessario per il
raggiungimento di tali obiettivi.
(22) Occorrerebbe prevedere la possibilità di
un rapido adeguamento del metodo di calcolo
e della revisione periodica da parte degli Stati
membri delle prescrizioni minime nel campo
del rendimento energetico degli edifici nei
confronti del progresso tecnologico, per
quanto riguarda, tra l'altro, le proprietà (o
qualità) isolanti dei materiali di costruzione e
dell'evoluzione futura degli standard.
(23) Le misure necessarie per l'attuazione
della presente direttiva sono adottate secondo
la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del
28 giugno 1999, recante modalità per
l'esercizio delle competenze di esecuzione
conferite alla Commissione(7),
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE
DIRETTIVA:
Articolo 1
Obiettivo
L'obiettivo della presente direttiva è
promuovere il miglioramento del rendimento
energetico degli edifici nella Comunità,
tenendo conto delle condizioni locali e
climatiche esterne, nonché delle prescrizioni
per quanto riguarda il clima degli ambienti
interni e l'efficacia sotto il profilo dei costi.
Le disposizioni in essa contenute riguardano:
a) il quadro generale di una metodologia per il
calcolo del rendimento energetico integrato
degli edifici;
b) l'applicazione di requisiti minimi in materia
di rendimento energetico degli edifici di
nuova costruzione;
c) l'applicazione di requisiti minimi in materia
di rendimento energetico degli edifici esistenti
di grande metratura sottoposti a importanti
ristrutturazioni;
d) la certificazione energetica degli edifici, e
e) l'ispezione periodica delle caldaie e dei
sistemi di condizionamento d'aria negli
edifici, nonché una perizia del complesso
degli impianti termici le cui caldaie abbiano
più di quindici anni.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente direttiva valgono le
seguenti definizioni:
1) "edificio": una costruzione provvista di
tetto e di muri, per la quale l'energia è
utilizzata per il condizionamento del clima
degli ambienti interni; il termine può riferirsi
a un intero edificio ovvero a parti di edificio
progettate o ristrutturate per essere utilizzate
come unità abitative a sé stanti;
2) "rendimento energetico di un edificio": la
quantità di energia effettivamente consumata
o che si prevede possa essere necessaria per
soddisfare i vari bisogni connessi ad un uso
standard dell'edificio, compresi, tra gli altri, il
riscaldamento, il riscaldamento dell'acqua, il
raffreddamento, la ventilazione e
l'illuminazione. Tale quantità viene espressa
da uno o più descrittori calcolati tenendo
conto della coibentazione, delle caratteristiche
tecniche e di installazione, della progettazione
e della posizione in relazione agli aspetti
climatici, dell'esposizione al sole e
dell'influenza delle strutture adiacenti,
dell'esistenza di sistemi di generazione
propria di energia e degli altri fattori,
compreso il clima degli ambienti interni, che
influenzano il fabbisogno energetico;
21
3) "attestato del rendimento energetico di un
edificio": un documento riconosciuto dallo
Stato membro o da una persona giuridica da
esso designata, in cui figura il valore
risultante dal calcolo del rendimento
energetico di un edificio effettuato seguendo
una metodologia sulla base del quadro
generale descritto nell'allegato;
4) "cogenerazione (generazione combinata di
energia elettrica e termica)": la produzione
simultanea di energia meccanica o elettrica e
di energia termica a partire dai combustibili
primari nel rispetto di determinati criteri
qualitativi di efficienza energetica;
5) "sistema di condizionamento d'aria": il
complesso di tutti i componenti necessari per
un sistema di trattamento dell'aria in cui la
temperatura è controllata o può essere
abbassata, eventualmente in combinazione
con il controllo della ventilazione,
dell'umidità e della purezza dell'aria;
6) "caldaia": il complesso bruciatore-focolare
che permette di trasferire all'acqua il calore
prodotto dalla combustione;
7) "potenza nominale utile (espressa in kW)":
la potenza termica massima specificata e
garantita dal costruttore come potenza che
può essere sviluppata all'acqua in regime di
funzionamento continuo rispettando i
rendimenti utili indicati dal costruttore;
8) "pompa di calore": un dispositivo/impianto
che sottrae calore a bassa temperatura
dall'aria, dall'acqua o dal suolo e lo trasferisce
all'impianto di riscaldamento di un edificio.
Articolo 3
Adozione di una metodologia
Gli Stati membri applicano a livello nazionale
e regionale una metodologia di calcolo del
rendimento energetico degli edifici sulla base
del quadro generale di cui all'allegato. Le
parti 1 e 2 di tale quadro sono adeguate al
progresso tecnico secondo la procedura di cui
all'articolo 14, paragrafo 2, tenendo conto dei
valori o delle norme applicati nella normativa
degli Stati membri.
Tale metodologia è stabilita a livello
nazionale o regionale.
Il rendimento energetico degli edifici è
espresso in modo trasparente e può indicare il
valore delle emissioni di CO2.
Articolo 4
Fissazione di requisiti di rendimento
energetico
1. Gli Stati membri adottano le misure
necessarie per garantire che siano istituiti
requisiti minimi di rendimento energetico per
gli edifici, calcolati in base alla metodologia
di cui all'articolo 3. Nel fissare tali requisiti,
gli Stati membri possono distinguere tra gli
edifici già esistenti e quelli di nuova
costruzione, nonché diverse categorie di
edifici. Tali requisiti devono tener conto delle
condizioni generali del clima degli ambienti
interni allo scopo di evitare eventuali effetti
negativi quali una ventilazione inadeguata,
nonché delle condizioni locali, dell'uso cui
l'edificio è destinato e della sua età. I requisiti
sono riveduti a scadenze regolari che non
dovrebbero superare i cinque anni e, se
necessario, aggiornati in funzione dei
progressi tecnici nel settore dell'edilizia.
2. I requisiti di rendimento energetico sono
applicati a norma degli articoli 5 e 6.
3. Gli Stati membri possono decidere di non
istituire o di non applicare i requisiti di cui al
paragrafo 1 per le seguenti categorie di
fabbricati:
- edifici e monumenti ufficialmente protetti
come patrimonio designato o in virtù del loro
speciale valore architettonico o storico, nei
casi in cui il rispetto delle prescrizioni
implicherebbe un'alterazione inaccettabile del
loro carattere o aspetto,
- edifici adibiti a luoghi di culto e allo
svolgimento di attività religiose,
- fabbricati temporanei con un tempo di
utilizzo previsto non superiore a due anni, siti
industriali, officine ed edifici agricoli non
residenziali a basso fabbisogno energetico,
nonché edifici agricoli non residenziali
utilizzati in un settore disciplinato da un
22
accordo nazionale settoriale sul rendimento
energetico,
- edifici residenziali destinati ad essere
utilizzati meno di quattro mesi all'anno,
- fabbricati indipendenti con una metratura
utile totale inferiore a 50 m2.
Articolo 5
Edifici di nuova costruzione
Gli Stati membri provvedono affinché gli
edifici di nuova costruzione soddisfino i
requisiti minimi di rendimento energetico di
cui all'articolo 4.
Per gli edifici di nuova costruzione la cui
metratura utile totale supera i 1000 m2, gli
Stati membri provvedono affinché la
fattibilità tecnica, ambientale ed economica di
sistemi alternativi quali:
- sistemi di fornitura energetica decentrati
basati su energie rinnovabili,
- cogenerazione,
- sistemi di riscaldamento e climatizzazione a
distanza (complesso di edifici/condomini), se
disponibili,
- pompe di calore, a certe condizioni,
sia valutata e sia tenuta presente prima
dell'inizio dei lavori di costruzione.
Articolo 6
Edifici esistenti
Gli Stati membri provvedono affinché,
allorché edifici di metratura totale superiore a
1000 m2 subiscono ristrutturazioni
importanti, il loro rendimento energetico sia
migliorato al fine di soddisfare i requisiti
minimi per quanto tecnicamente,
funzionalmente ed economicamente fattibile.
Gli Stati membri ricavano i requisiti minimi
di rendimento energetico sulla base dei
requisiti di rendimento energetico fissati per
gli edifici a norma dell'articolo 4. I requisiti
possono essere fissati per gli edifici
ristrutturati nel loro insieme o per i sistemi o i
componenti ristrutturati, allorché questi
rientrano in una ristrutturazione da attuare in
tempi ristretti, con l'obiettivo succitato di
migliorare il rendimento energetico globale
dell'edificio.
Articolo 7
Attestato di certificazione energetica
1. Gli Stati membri provvedono a che, in fase
di costruzione, compravendita o locazione di
un edificio, l'attestato di certificazione
energetica sia messo a disposizione del
proprietario o che questi lo metta a
disposizione del futuro acquirente o locatario,
a seconda dei casi. La validità dell'attestato è
di dieci anni al massimo.
La certificazione per gli appartamenti di un
condominio può fondarsi:
- su una certificazione comune dell'intero
edificio per i condomini dotati di un impianto
termico comune ovvero
- sulla valutazione di un altro appartamento
rappresentativo dello stesso condominio.
Gli Stati membri possono escludere le
categorie di cui all'articolo 4, paragrafo 3,
dall'applicazione del presente paragrafo.
2. L'attestato di certificazione energetica degli
edifici comprende dati di riferimento, quali i
valori vigenti a norma di legge e i valori
riferimento, che consentano ai consumatori di
valutare e raffrontare il rendimento energetico
dell'edificio. L'attestato è corredato di
raccomandazioni per il miglioramento del
rendimento energetico in termini di costi-
benefici.
L'obiettivo degli attestati di certificazione è
limitato alla fornitura di informazioni e
qualsiasi effetto di tali attestati in termini di
procedimenti giudiziari o di altra natura sono
decisi conformemente alle norme nazionali.
3. Gli Stati membri adottano le misure
necessarie a garantire che negli edifici la cui
metratura utile totale supera i 1000 m2
occupati da autorità pubbliche e da enti che
forniscono servizi pubblici a un ampio
numero di persone e sono pertanto frequentati
spesso da tali persone sia affisso in luogo
chiaramente visibile per il pubblico un
attestato di certificazione energetica risalente
a non più di dieci anni prima.
23
Per i suddetti edifici può essere chiaramente
esposta la gamma delle temperature
raccomandate e reali per gli ambienti interni
ed eventualmente le altre grandezze
meteorologiche pertinenti.
Articolo 8
Ispezione delle caldaie
Al fine di ridurre il consumo energetico e i
livelli di emissione di biossido di carbonio, gli
Stati membri o:
a) adottano le misure necessarie per
prescrivere ispezioni periodiche delle caldaie
alimentate con combustili liquidi o solidi non
rinnovabili con potenza nominale utile
compresa tra i 20 ed i 100 kW. Tali ispezioni
possono essere effettuate anche su caldaie che
utilizzano altri combustibili.
Le caldaie la cui potenza nominale utile è
superiore a 100 kW sono ispezionate almeno
ogni due anni. Per le caldaie a gas, questo
periodo può essere esteso a quattro anni.
Per gli impianti termici dotati di caldaie di
potenza nominale utile superiore a 20 kW e di
età superiore a quindici anni, gli Stati membri
adottano le misure necessarie per prescrivere
un'ispezione una tantum dell'impianto termico
complessivo. Sulla scorta di tale ispezione,
che include una valutazione del rendimento
della caldaia e del suo dimensionamento
rispetto al fabbisogno termico dell'edificio, gli
esperti forniscono alle utenze una consulenza
in merito alla sostituzione della caldaia, ad
altre modifiche dell'impianto termico o a
soluzioni alternative; ovvero
b) adottano provvedimenti atti ad assicurare
che sia fornita alle utenze una consulenza in
merito alla sostituzione delle caldaie, ad altre
modifiche dell'impianto termico o a soluzioni
alternative, che possono comprendere
ispezioni intese a valutare l'efficienza e il
corretto dimensionamento della caldaia.
L'impatto globale di tale approccio dovrebbe
essere sostanzialmente equipollente a quello
di cui alla lettera a). Gli Stati membri che si
avvalgono di questa formula presentano alla
Commissione, con scadenza biennale, una
relazione sull'equipollenza dell'approccio da
essi adottato.
Articolo 9
Ispezione dei sistemi di condizionamento
d'aria
Al fine di ridurre il consumo energetico e le
emissioni di biossido di carbonio, gli Stati
membri stabiliscono le misure necessarie
affinché i sistemi di condizionamento d'aria la
cui potenza nominale utile è superiore a 12
kW vengano periodicamente ispezionati.
L'ispezione contempla una valutazione
dell'efficienza del sistema di condizionamento
d'aria e del suo dimensionamento rispetto al
fabbisogno di condizionamento dell'edificio.
Viene data alle utenze un'opportuna
consulenza in merito ai possibili
miglioramenti o alla sostituzione del sistema
di condizionamento ovvero a soluzioni
alternative.
Articolo 10
Esperti indipendenti
Gli Stati membri si assicurano che la
certificazione degli edifici e l'elaborazione
delle raccomandazioni che la corredano
nonché l'ispezione delle caldaie e dei sistemi
di condizionamento d'aria vengano effettuate
in maniera indipendente da esperti qualificati
e/o riconosciuti, qualora operino come
imprenditori individuali o impiegati di enti
pubblici o di organismi privati.
Articolo 11
Revisione
La Commissione, assistita dal comitato di cui
all'articolo 14, valuta la presente direttiva alla
luce dell'esperienza acquisita nel corso della
sua applicazione e, se necessario, presenta
proposte concernenti tra l'altro:
a) eventuali misure complementari relative
alla ristrutturazione degli edifici di superficie
utile totale inferiore a 1000 m2;
24
b) incentivi generali a favore di misure di
efficienza energetica negli edifici.
Articolo 12
Informazione
Gli Stati membri adottano le misure
necessarie per informare gli utilizzatori di
edifici sui diversi metodi e sulle diverse prassi
che contribuiscono a migliorare il rendimento
energetico. Su richiesta degli Stati membri, la
Commissione assiste gli Stati membri nella
realizzazione di queste campagne di
informazione, che possono essere oggetto di
programmi comunitari.
Articolo 13
Adeguamento del contesto
Le parti 1 e 2 dell'allegato sono rivedute a
scadenze regolari, non inferiori a due anni.
Le eventuali modifiche necessarie per
adeguare le parti 1 e 2 dell'allegato al
progresso tecnico sono adottati secondo la
procedura di cui all'articolo 14, paragrafo 2.
Articolo 14
Comitato
1. La Commissione è assistita da un comitato.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al
presente paragrafo, si applicano gli articoli 5 e
7 della decisione 1999/468/CE, tenendo conto
delle disposizioni dell'articolo 8 della stessa.
Il termine di cui all'articolo 5, paragrafo 6,
della decisione 1999/468/CE è fissato a tre
mesi.
3. Il comitato adotta il proprio regolamento
interno.
Articolo 15
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le
disposizioni legislative, regolamentari e
amministrative necessarie per conformarsi
alla presente direttiva entro il 4 gennaio 2006.
Essi ne informano immediatamente la
Commissione.
Quando gli Stati membri adottano tali
disposizioni, queste contengono un
riferimento alla presente direttiva o sono
corredate di un siffatto riferimento all'atto
della pubblicazione ufficiale. Le modalità di
tale riferimento sono decise dagli Stati
membri.
2. In caso di mancata disponibilità di esperti
qualificati e/o riconosciuti, gli Stati membri
dispongono di un ulteriore periodo di tre anni
per applicare integralmente gli articoli 7, 8 e
9. Se si avvalgono di tale possibilità, essi ne
danno comunicazione alla Commissione,
fornendo le appropriate motivazioni, insieme
ad un calendario per l'ulteriore attuazione
della presente direttiva.
Articolo 16
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il giorno
della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale
delle Comunità europee.
Articolo 17
Destinatari
Gli Stati membri sono i destinatari della
presente direttiva.
Fatto a Bruxelles, addì 16 dicembre 2002.
Per il Parlamento europeo
Il Presidente
P. Cox
Per il Consiglio
La Presidente
M. Fischer Boel
(1) GU C 213 E del 31.7.2001, pag. 266 e GU
C 203 E del 27.8.2002, pag. 69.
(2) GU C 36 dell'8.2.2002, pag. 20.
(3) GU C 107 del 3.5.2002, pag. 76.
(4) Parere del Parlamento europeo del 6
febbraio 2002 (non ancora pubblicato nella
25
Gazzetta ufficiale). Posizione comune del
Consiglio del 7 giugno 2002 (GU C 197 E del
20.8.2002, pag. 6) e decisione del Parlamento
europeo del 10 ottobre 2002 (non ancora
pubblicata nella Gazzetta ufficiale).
(5) GU L 237 del 22.9.1993, pag. 28.
(6) GU L 40 dell'11.2.1989, pag. 12. Direttiva
modificata dalla direttiva 93/68/CEE (GU L
220 del 30.8.1993, pag. 1).
(7) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
ALLEGATO
Quadro generale per il calcolo del rendimento
energetico degli edifici (articolo 3)
1. Il metodo di calcolo del rendimento
energetico degli edifici deve comprendere
almeno i seguenti aspetti:
a) caratteristiche termiche dell'edificio
(murature esterne e divisioni interne, ecc.).
Tali caratteristiche possono anche includere
l'ermeticità;
b) impianto di riscaldamento e di produzione
di acqua calda, comprese le relative
caratteristiche di coibentazione;
c) sistema di condizionamento d'aria;
d) ventilazione;
e) impianto di illuminazione incorporato
(principalmente per il settore non
residenziale);
f) posizione ed orientamento degli edifici,
compreso il clima esterno;
g) sistemi solari passivi e protezione solare;
h) ventilazione naturale;
i) qualità climatica interna, incluso il clima
degli ambienti interni progettato.
2. Il calcolo deve tener conto, se del caso, dei
vantaggi insiti nelle seguenti opzioni:
a) sistemi solari attivi ed altri impianti di
generazione di calore ed elettricità a partire da
fonti energetiche rinnovabili;
b) sistemi di cogenerazione dell'elettricità;
c) sistemi di riscaldamento e condizionamento
a distanza (complesso di edifici/condomini);
d) illuminazione naturale.
3. Ai fini del calcolo è necessario classificare
adeguatamente gli edifici secondo categorie
quali:
a) abitazioni monofamiliari di diverso tipo;
b) condomini (di appartamenti);
c) uffici;
d) strutture scolastiche;
e) ospedali;
f) alberghi e ristoranti;
g) impianti sportivi;
h) esercizi commerciali per la vendita
all'ingrosso o al dettaglio;
i) altri tipi di fabbricati impieganti energia.
26
[T_3] AHP - ANALYTIC HIERARCHY PROCESS
Teoria ed esempi di valutazione di progetti alla scala territoriale
[ NOTA approfondimento tratto dalle dispense delle lezioni del prof. Alessandro Giangrande]
1. Introduzione al metodo AHP
AHP (Anlytic Hierarchy Process) è un metodo di aiuto alla decisione multicriteri (MCDA, Multi-
Criteria Decision Aid) sviluppato da Thomas Lorie Saaty verso la fine degli anni 70 (Saaty 1977 e
1980). A tutt'oggi esistono numerose decine di esempi di applicazione del metodo a problemi di
valutazione nei settori più svariati (Golden et al. 1989).
Il metodo AHP può essere utilizzato per determinare il rapporto benefici/costi di un progetto
quando non è possibile valutare in termini esclusivamente monetari i vantaggi e gli svantaggi che
deriverebbero dalla sua realizzazione (Saaty 1980 pp. 113-120, Saaty and Kearns 1985 pp. 178-200,
Saaty 1990). L'autore ha avuto l'opportunità di applicarlo alla valutazione di grandi infrastrutture
territoriali nell'ambito di alcuni studi di VIA (Valutazione d'Impatto Ambientale) dove la
maggioranza dei costi e dei benefici appartiene alla categoria degli intangibili, cioè dei beni
extramercato per i quali risulta impossibile o complicato operare le simulazioni atte a identificarne
il prezzo (Giangrande 1987a, 1987b, 1988; Giangrande et al. 1990).
Il metodo, in generale, consente di valutare le priorità di azioni che possono essere, a seconda dei
casi: programmi, strategie d'intervento, piani, progetti, ecc. Nel seguito esso sarà illustrato senza gli
assiomi e le dimostrazioni dei teoremi sui quali si fonda (Saaty 1980 e 1986).
1.1 La gerarchia di dominanza
Il primo passo del metodo comporta la costruzione della gerarchia di dominanza.
Una gerarchia di dominanza è una struttura reticolare costituita da due o più livelli. Il primo livello
contiene l'obiettivo generale della valutazione o goal. In un'applicazione diretta a valutare la
compatibilità ambientale di alternative progettuali di una nuova infrastruttura territoriale il goal
potrebbe essere formulato, ad es., nel modo seguente: minimare l'impatto dell'infrastruttura sul
contesto naturale e antropico.
Il secondo livello contiene gli obiettivi che specificano contenuti e significati del goal. Ad es., il
goal precedente potrebbe articolarsi nei sei obiettivi seguenti:
(i) minimare l'impatto sul contesto naturale;
(ii) minimare l'impatto sull'ambiente percepibile;
(iii) minimare l'impatto sul contesto storico e culturale;
(iv) minimare l'impatto sulla salute e sul benessere psico-fisico;
(v) minimare l'impatto sul contesto socio-economico;
(vi) minimare i conflitti con la pianificazione territoriale.
Ciascuno di questi può essere suddiviso a sua volta in obiettivi più specifici (terzo livello), e così di
seguito.
Passando dai livelli superiori ai livelli inferiori della gerarchia gli obiettivi perdono
progressivamente il loro carattere strategico-assiologico.
Le azioni da valutare sono situate alla base della gerarchia e sono collegate direttamente agli
obiettivi più specifici (obiettivi terminali).
Una gerarchia, oltre agli obiettivi e alle azioni, può contenere altri elementi del processo
decisionale: tra questi vanno annoverati gli attori del processo. In questo caso il metodo consente di
27
valutare le azioni in relazione ai differenti attori e di rendere esplicite le differenze di valutazione
che dipendono dalla diversità dei loro interessi e sistemi di valori.
La scelta del numero di livelli e del numero di elementi deve tenere conto sia delle caratteristiche
del contesto fisico e decisionale, sia della natura delle azioni da valutare.
1.2 Costruzione della matrice dei confronti a coppie
Tutti gli elementi subordinati allo stesso elemento della gerarchia vengono confrontati a coppie tra
loro.
Gli elementi di ciascuna coppia vengono comparati al fine di stabilire quale di essi è più importante
in rapporto all'elemento sovraordinato, e in quale misura: il risultato del confronto è il coefficiente
di dominanza aij che rappresenta una stima della dominanza del primo elemento (i) rispetto al
secondo (j).
Per determinare i valori dei coefficienti aij occorre utilizzare la scala seguente (scala semantica di
Saaty) che mette in relazione i primi nove numeri interi con altrettanti giudizi che esprimono, in
termini qualitativi, i possibili risultati del confronto (Saaty 1980):
aij GIUDIZIO
1 Ugualmente importante
3 Leggermente più importante
5 Più importante
7 Molto più importante
9 Estremamente più importante
2,4,6,8 (Valori intermedi o di "compromesso")
Confrontando a coppie n elementi si ottengono n2
coefficienti: di questi soltanto n(n-1)/2 devono
essere direttamente determinati dal decisore o dall'esperto che effettua la valutazione, essendo aii=1
e aji=1/aij per ogni valore di i e j. La seconda condizione, nota come relazione di reciprocità,
scaturisce dalla necessità di garantire la simmetria dei giudizi di importanza.
I coefficienti di dominanza definiscono una matrice quadrata reciproca e positiva detta matrice dei
confronti a coppie:
Un modo alternativo di costruire la matrice dei confronti a coppie consiste nell'utilizzare la tecnica
del rating (Voogd 1983, p. 105). Secondo questa tecnica l'esperto che effettua la valutazione
dispone di un budget di 100 punti che deve suddividere tra i due elementi in modo che la quantità di
punti assegnata a ciascuno di essi (rating) ne rispecchi l'importanza. L'indice di dominanza aij viene
calcolato allora come rapporto dei rating dei due elementi.
L'autore, sulla base della sua esperienza, considera questa tecnica più affidabile di quella che si basa
sull'uso della scala semantica.
Per ogni elemento non terminale della gerarchia occorre costruire una matrice confrontando a
coppie gli elementi che sono ad esso direttamente subordinati.
1.3 Determinazione dei pesi locali
I pesi sono coefficienti che misurano l'importanza relativa di singoli elementi.
Supponiamo di poter determinare in modo diretto i pesi (fisici) w1, w2, ..., wn di n pietre con una
bilancia (ad es., w1 = 305 gr, w2 = 212 gr, ecc.) e di calcolare il coefficiente di dominanza di ogni
coppia di pietre come rapporto dei rispettivi pesi. In questo caso 'ideale' i coefficienti aij esprimono
28
esattamente quante volte la pietra i è più pesante della pietra j e si calcolano semplicemente così: aij
= wi/wj , per ogni valore di i e j. La matrice dei confronti coppie può essere riscritta per esteso nel
modo seguente:
w1/w1 w1/w2 ... w1/wn
w2/w1 w2/w2 ... w2/wn
A = ...
wn/w1 wn/w2 ... wn/wn
In questo caso A è una matrice consistente, cioè soddisfa la condizione aij= aik akj per tutti i valori di
i, j, k.
Supponiamo ora che non sia possibile calcolare i valori aij come wi/wj, perché non possediamo la
bilancia che ci consente di determinare i pesi delle singole pietre.
Questa stessa situazione si presenta del resto anche quando occorra valutare il 'peso' (l'importanza)
di un insieme di obiettivi o di azioni. In questo caso non esiste lo strumento fisico che ci consente di
determinare questi 'pesi', ma è necessario affidarsi ai giudizi di un esperto. Non disponendo di uno
strumento di misura ma soltanto della sua personale esperienza, l'esperto non è in grado di
determinare direttamente i pesi wi, ma può fornire solo delle stime approssimate dei loro rapporti
con l'ausilio della scala semantica o con la tecnica del rating.
Le stime fornite dall'esperto, nella maggioranza dei casi, non saranno dunque consistenti. Questa
mancata consistenza dipende sia dalla difficoltà che esso incontra nel mantenere la coerenza di
giudizio in tutti i confronti a coppie, sia dal fatto che i suoi giudizi possono essere strutturalmente
non consistenti. La teoria dei sistemi relazionali di preferenza dimostra infatti che le relazioni di
preferenza e di indifferenza che conseguono da un insieme di confronti a coppie possono essere non
transitive (ad es., a è preferito a b, b è preferito a c, ma a può essere non preferito a c). Obbligando
l'esperto ad essere perfettamente coerente nei suoi giudizi lo costringeremmo implicitamente (e
indebitamente) a rispettare quel principio di transitività della preferenza e dell'indifferenza che non
dovrebbe mai essere imposto a priori (Armstrong 1939, Luce 1956, Vincke 1981).
Sarebbe dunque poco realistico pensare che le relazioni aij = wi/wj debbano valere anche in questi
casi: se non conosciamo i pesi wi ma solo i valori di aij (che abbiamo ricavati direttamente
utilizzando, ad es., la scala semantica di Saaty), il problema di determinare i pesi wi dai valori aij
imponendo le condizioni aij = wi/wj sarebbe probabilmente irresolubile. I valori aij ricavati da
giudizi qualitativi possono avvicinarsi ai valori 'veri' wi/wj ma anche discostarsi da essi in modo
significativo.
Cerchiamo allora di risolvere questo problema senza imporre rigidamente le suddette condizioni,
ma consentendo ai valori di aij di poter deviare dal loro valore 'vero'.
Consideriamo la i-esima riga della matrice A: ai1, ai2 , ... ain.
Nel caso 'ideale' (aij = wi/wj) questi valori coincidono con i rapporti wi/w1, wi/w2, wi/wn. Se
moltiplichiamo il primo termine di questa riga per w1, il secondo per w2 ecc. otteniamo:
(wi/w1) w1 = wi , (wi/w2) w2 = wi , ... (wi/wn) wn = wi
Il risultato è dunque una riga costituita da termini tutti uguali, mentre nel caso generale (non
'ideale') quello che otterremo è una riga di termini che costituiscono un insieme di valori statistici
'dispersi' attorno al valore wi. Sembra pertanto ragionevole assumere che, in questo caso, wi sia la
media dei valori di questi termini. Nel caso generale si possono dunque rilasciare le rigide
condizioni aij = wi/wj per sostituirle con le condizioni:
Σj aij wj
29
wi = _______ (1)
n
A questo punto resta ancora da risolvere una questione: queste condizioni meno stringenti sono
sufficienti a garantire l'esistenza di soluzioni? cioè, a garantire che abbia soluzione il problema di
trovare dei pesi unici wi quando siano dati i coefficienti di dominanza aij?
Per rispondere a questa domanda occorre esprimere le suddette condizioni in una forma diversa.
Notiamo innanzitutto che se le stime aij sono valide, esse tenderanno ad essere molto vicine ai valori
wi/wj, cioè rappresenteranno delle piccole 'perturbazioni' di questi rapporti. Se trattiamo le stime aij
come variabili è possibile che esista una soluzione delle (1): cioè wi e wj, possono cambiare per
adattarsi ai cambiamenti dei valori aij che non coincidono più con i loro valori 'ideali' wi/wj, purchè
si consenta anche al valore n di cambiare. Se chiamiamo lmax il valore che deve assumere n
affinché la (1) sia risolubile, la (1) stessa assume la forma:
Σj aij wj
wi = _______
lmax
o, se si vuole:
Σj aij wj = lmax wi
Ma queste espressioni non sono altro che l'esplicitazione di un ben noto problema matematico
consistente nel determinare gli autovalori e gli autovettori di una matrice. In forma matriciale
questo problema si definisce nel modo seguente:
Aw = lmax w (2)
Per determinare il valore di lmax e dei pesi w possiamo fare ricorso a due importanti risultati della
teoria delle matrici (gli enunciati dei teoremi dai quali questi risultati discendono sono riportati
nell'APPENDICE A).
(i) Se l1, l 2, ..., ln sono n numeri che soddisfano l'equazione:
Ax = lmax x,
(cioè sono gli autovalori di A) e se per tutti i valori di i è aii =1, allora:
Σi li = n
Quando la matrice A è consistente, tutti gli autovalori sono necessariamente uguali a zero escluso
uno che vale n (ciò deriva dal fatto che ponendo nella (2) l = n l'equazione diventa un'identità). Se
ne deduce che quando A è una matrice consistente, n è il suo autovalore massimo lmax (o
autovalore principale ) ed è anche l'unico a essere diverso da zero.
(ii) Se si modificano leggermente i valori aij di una matrice reciproca e positiva, i corrispondenti
autovalori variano di poco e in modo continuo.
Combinando i due risultati precedenti si deduce che quando gli elementi della diagonale principale
della matrice A sono tutti uguali a 1 e la matrice è consistente, variando di poco i valori aij
30
l'autovalore principale della matrice non differisce molto da n mentre i restanti autovalori si
mantengono prossimi allo zero.
Sembra dunque ragionevole ipotizzare che, nel caso generale, i pesi cercati coincidano con le
componenti dell'autovettore principale w corrispondente all'autovalore principale lmax della
matrice A (per una dimostrazione formale vedi Saaty 1980).
In genere è preferibile ottenere una soluzione normalizzata, cioè tale che la somma dei valori delle
componenti del vettore dei pesi w sia uguale a 1 (in realtà vedremo che ciò è vero solo se si
confrontano degli obiettivi; nel caso di azioni l'operazione di normalizzazione dei pesi locali
dipende dalla particolare "modalità" utilizzata nell'applicare AHP, cfr. 2).
Un esperto, a rigore, potrebbe limitarsi a fornire soltanto n-1 stime indipendenti di aij: per
determinare i pesi basterebbe in questo caso risolvere il sistema lineare non omogeneo di n
equazioni in n incognite (w1, w2, ..., wn) che si ottiene uguagliando il valore di ogni stima a quello
del corrispondente rapporto wi/wj ed imponendo la condizione di normalizzazione.
Questo metodo, a differenza di quello che comporta il calcolo dell'autovettore principale di A, non
utilizza le stime 'ridondanti' di aij. D'altronde sono proprio queste stime che consentono di pervenire
a un risultato più affidabile: i pesi che si ottengono risolvendo la (2) sono infatti molto meno
sensibili agli errori di valutazione (Saaty 1980 pp. 192-197, Millet and Harker 1990).
Resta ancora il problema di stabilire se i pesi che si ricavano dalla (2) rispecchiano i giudizi di chi
ha effettuato i confronti. In altri termini occorre stabilire se e in quale misura i valori dei rapporti
wi/wj, che si calcolano dopo aver determinato l'autovettore principale w, si discostano dalle stime aij
fornite dall'esperto.
A questo fine il metodo AHP definisce il seguente indice di consistenza (CI, consistency index) che
consente di misurare lo scarto complessivo tra questi due insiemi di valori:
lmax - n
CI = ________
n - 1
In questa sede non dimostreremo perché CI assume questa forma (cfr. Saaty 1977 e 1980). Basterà
notare che nel caso di consistenza perfetta CI è uguale a zero: quando la matrice è perfettamente
consistente, l'autovalore principale lmax è infatti uguale ad n.
Al crescere dell'inconsistenza il valore di CI aumenta (per questo motivo sarebbe più logico
chiamarlo indice di inconsistenza).
Il metodo AHP prevede che l'indice CI sia confrontato con l'indice RI (random index). Questo
secondo indice si calcola effettuando la media dei valori di CI di numerose matrici reciproche dello
stesso ordine, i cui coefficienti vengono generati in modo random (cioè casuale) da un computer.
Quando il valore di CI della matrice compilata dall'esperto supera una soglia convenzionalmente
posta uguale al 10% del valore di RI, la deviazione dalla condizione di consistenza perfetta viene
giudicata inaccettabile. Secondo Saaty (1980) un valore di CI superiore a tale soglia indica una
scarsa coerenza (forse anche una scarsa attenzione) dell'esperto che ha effettuato i confronti,
piuttosto che una non transitività strutturale, e come tale accettabile, del suo sistema di preferenze.
Quando il valore di CI supera la soglia, l'esperto deve sforzarsi di aumentare la coerenza dei suoi
giudizi modificando, totalmente o in parte, le stime di aij.
Risolvendo la (2) per tutte le matrici dei confronti a coppie si ottengono i pesi di tutti gli elementi
della gerarchia.
Questi pesi sono detti locali perché valutano l'importanza degli elementi non in termini complessivi,
ma solo in rapporto all'elemento sovraordinato rispetto al quale sono stati confrontati.
31
Ogni elemento ha tanti pesi locali quanti sono gli obiettivi ai quali esso è direttamente subordinato.
1.4 Determinazione dei pesi globali: il principio di composizione gerarchica
Per determinare l'importanza di ogni elemento in rapporto al goal occorre applicare il principio di
composizione gerarchica (Saaty 1980).
I pesi locali di ogni elemento vengono moltiplicati per quelli dei corrispondenti elementi
sovraordinati e i prodotti così ottenuti sono sommati. Procedendo dall'alto verso il basso, i pesi
locali di tutti gli elementi della gerarchia vengono così trasformati progressivamente in pesi globali.
L'APPENDICE B illustra un semplice esempio di calcolo dei pesi globali degli elementi terminali
in una gerarchia a tre livelli (goal, obiettivi e azioni).
I pesi globali (o priorità) degli elementi collocati alla base della gerarchia, nel livello successivo a
quello degli obiettivi termionali, rappresentano il risultato principale della valutazione. Quando gli
elementi terminali sono azioni, i pesi globali consentono di determinare un ordine di preferenza:
un'azione (un piano, un progetto, ...) sarà tanto più preferibile quanto maggiore è il suo peso
globale.
1.5 Una estensione del metodo: il caso delle matrici incomplete
Per compilare una matrice dei confronti a coppie occorre effettuare un numero di confronti pari a
n(n-1)/2, dove n è il numero di elementi.
Harker (1987) ha sviluppato una procedura che consente all'esperto di non effettuare parte dei
confronti.
Tale procedura si basa sulla definizione di matrice quasi reciproca. In una matrice quasi reciproca
possono essere presenti alcuni coefficienti nulli: in questo caso risulta aij = aji = 0 per alcuni valori di
i e di j (i#j), mentre continua a valere la relazione di reciprocità per tutti gli altri coefficienti.
Da una matrice A quasi reciproca si può ricavare una nuova matrice B nella quale i coefficienti che
non appartengono alla diagonale principale coincidono con quelli di A, mentre i coefficienti della
diagonale, che nella matrice A sono uguali a 1, assumono in B il valore mi, essendo mi il numero di
coefficienti nulli presenti nella riga i-esima di A. Il valore mi rappresenta pertanto il numero di
confronti non effettuati nei quali è coinvolto l'elemento i.
Harker ha dimostrato che le componenti dell'autovettore principale della matrice B costituiscono
delle stime corrette dei pesi degli elementi confrontati. A questo fine Harker ha sviluppato la teoria
necessaria per determinare l'autovalore principale di una matrice nella quale alcuni coefficienti sono
espressi nella forma funzionale wi/wj (dove i valori wi e wj sono incogniti) piuttosto che come valori
numerici noti.
Questa variante del metodo è di grande importanza quando occorra confrontare un numero elevato
di elementi (generalmente più di 6-7 elementi).
Ad esempio, per costruire secondo il metodo tradizionale una matrice di confronti a coppie di 10
elementi l'esperto dovrebbe effettuare 45 confronti. Questo compito è molto oneroso e non sempre
un decisore o un tecnico è disposto a svolgerlo. Al crescere del numero di confronti risulta inoltre
sempre più difficile mantenere quella coerenza di giudizio necessaria per superare il test di
consistenza.
Con la variante di Harker il numero dei confronti, per n=10, può ridursi fino a 9. La scelta del
numero dei confronti da effettuare implica un tradeoff tra affidabilità del risultato e tempo che il
decisore o l'esperto è disposto a spendere per la valutazione.
32
[T_5] LA LOGICA FUZZY
Sulla logica fuzzy sono ormai stati scritti svariati manuali, che presentano il tema in modo
più o meno rigoroso e comprensibile.
Nel 1965 Lofti A. Zadeh formalizzò questo concetto, partendo dalla teoria
della polivalenza. Per spiegare questi concetti utilizzo l’esempio fu degli uomini
alti. Al concetto «alto» venne associata una curva di valori - la curva di
appartenenza - che per ogni valore d’altezza dà la misura dell’appartenenza
all’insieme degli uomini alti. In questo modo ogni uomo è alto in una certa
misura, e non-alto in una certa altra misura, dal momento che la curva «non-
alto» costituisce l’inverso della curva «alto».
La logica “Fuzzy” indica la possibilità che X assuma il valore u, con u ∈ U.
La funzione di appartenenza di X indicherà quindi la funzione di distribuzione
di possibilità che associa ad ogni elemento u di U la possibilità che X abbia quel
determinato valore.
Più che opporsi alla logica tradizionale, affrontando temi e problemi irrisolti in
precedenza, la logica fuzzy ne allarga quindi gli orizzonti.
Gli insiemi fuzzy e le operazioni di base
Nel 1937 il filosofo quantistico Max Black pubblicò un saggio intitolato
Vagueness: An exercise in logical anaysis, dove per la prima volta si definisce
l’insieme fuzzy con quella che ora noi chiamiamo curva, o funzione, di
appartenenza (fig. 1). Nel 1965 Lofti A. Zadeh formalizzò questo concetto,
partendo dalla teoria della polivalenza. Per spiegare questi concetti utilizzo
l’esempio fu degli uomini alti. Al concetto «alto» venne associata una curva di
valori - la curva di appartenenza - che per ogni valore d’altezza dà la misura
dell’appartenenza all’insieme degli uomini alti. In questo modo ogni uomo è
alto in una certa misura , e non-alto in una certa altra misura, dal momento che
la curva «non-alto» costituisce l’inverso della curva «alto».
Si può notare come buona parte della forza degli insiemi fuzzy deriva
dagli aspetti che rendevano deboli e criticabili gli insiemi classici, che si
riducevano a funzioni a gradino o linee verticali da A a non-A. Il concetto alto,
espresso in termini tradizionali, implica che un uomo che appartiene all’insieme
«alto» non può appartenere all’insieme «non-alto», cosicché ad una certa
altezza, supponiamo 1.75 m, si salta dal non-alto all’alto (fig. 1).
La statura di una persona in realtà cresce con l’altezza, e la
rappresentazione attraverso la curva di appartenenza continua è più realistica
di quella degli insiemi tradizionali. La forza degli insiemi fuzzy sta nel collegare
parole a curve.
33
Fig. 1 - Concetto "alto" formalizzato con insiemi fuzzy (a) e insiemi tradizionali (b)
È possibile ora formalizzare in modo più rigoroso questi concetti.
Un insieme fuzzy è un insieme di oggetti nel quale non c’è un confine ben
preciso tra gli oggetti che vi appartengono e quelli che non vi appartengono.
Sia X = {x} un insieme di elementi denotati genericamente da x. Un insieme
fuzzy è allora un insieme di coppie ordinate
A = {(x, µA (x) }, x ∈ X
dove µA (x) è la funzione che caratterizza l’insieme fuzzy, cioè la funzione
di appartenenza che associa ad ogni punto di X un numero reale nell’intervallo
[0, 1], e dove il valore di µA(x) rappresenta il grado di appartenenza di x in A
(Zadeh, 1965).
Se A è un insieme tradizionale, la sua funzione di appartenenza può avere solo due valori
µA (x)= 1 se x appartiene ad A
µA(x)= 0 se x non appartiene ad A.
La mappa µA:X→A definisce lo spazio M chiamato spazio di appartenenza,
che viene assunto come intervallo chiuso [0, 1], dove 0 e 1 rappresentano
rispettivamente il minore e il maggior grado di appartenenza.
[NOTA questa appendice è tratta dalla tesi di laurea: “LA LOGICA FUZZY NELLA SOLUZIONE
DEI PROBLEMI TERRITORIALI MULTICRITERIALI” di Antonella Faggiani - DAEST - ]
34
[T_7] ESEMPIO NUMERICO
Si procede alla esplicitazione di un caso numerico di gerarchizzazione degli obiettivi.
[paragrafo F_8] con il metodo proposto di supporto alla decisione AHP.
Si suppone di registrare man mano l’opinione del gruppo di decisori (il gruppo, per le
considerazioni fatte in D_6 e F_3, sarà composto di tecnici e politici): saranno loro a stabilire ciò
che è più importante e ciò che è meno importante; il metodo propone un percorso che razionalizza
ed esplicita le scelte fatte per arrivare a una gerarchizzazione coerente.
Si ribadisce il significato di alcuni termini del processo di AHP (tabella T_7_a). Si dividono
i campi in:
Gli SCENARI da valutare
sono l’insieme delle
caratterische (attributi) di un
alloggio
Attributi
Caratteristiche oggettive
degli scenari
Obiettivi
Sono i risultati da
soddisfare con la
certificazione.
Esempio • Appartamento in
condominio con
riscaldamenteo autonomo
• Villetta isolata
Consumo annuo metro
quadro (kW), isolamento
acustico (dB A), tipo di
combustibile (metano,), …
Sviluppo sostenibile,
Tabella T_7_a [NOTA mentre le caratteristiche posso essere Fuzzy il peso deve essere univoco.]
Si esplicitano gli obiettivi e si evidenziano quali sono le caratteristiche degli scenari che
influenzano il loro raggiungimento.
A. OBIETTIVI BISOGNI
Ci si può aiutare con domande come: Cosa vogliamo risolvere? che vogliamo raggiungere?
Quali bisogni deve soddisfare? O anche con tecniche di pensiero laterale (deBono 1992)
Caso concreto: OBIETTIVI
O1 aumentare la sicurezza e il benessere;
O2 diminuire i consumi;
O3 rendere vivibile accessibile;
O4 diminuire l’inquinamento;
(ogni obiettivo si caratterizza con una parole univoca)
Caso concreto:
ESPLICITAZIONE LIVELLI DI IMPORTANZA DEGLI OBIETTIVI (da 1 a k )
Per determinarlo si una matrice come la seguente. Compilata la parte sopra la diagonale, per
inversione si hanno i fattori sotto la diagonale ( x i,j = k ; x j,i = 1/k ).
O1 O2 O3 O4
O1 1 Importanza di O1
rispetto all’O2
… …
O2 … 1 …
O3 … 1
O4 1
35
Si esplicita l’importanza che ha un obiettivo rispetto ad un altro confrontandoli a coppie
secondo la scala (1 pari importanza, 3 moderatamente più importante, 5 fortemente più importante,
7 molto fortemente più importante, 9 estremamente più importante) con valori intermedi nel caso di
maggior dettaglio di giudizio.
O1 O2 O3 O4
O1 1 5 8 2
O2 1/5 1 9 1
O3 1/8 1/9 1 6
O4 1/2 1 1/6 1
Di questa matrice si calcola l’indice di consistenza (vi veda T_3): per ottenerlo serve lmax
(l’autovalore massimo) , che in questo caso vale 6.2630. Indice di consistenza IC= -22.6298
Perché la matrice possa essere considerata consistente Il rapporto di consistenza ( è pari
all’indice di consistenza diviso per un valore tabulato in funzione del numero di righe della matrice)
deve essere minore del 10%.
Nel presente caso è (TEMP= (AUTO(1,1)- SIZE(1) ) /( RCC( SIZE(1)) -
1) = (6,2 - 4 )/ (0,9 -1)= -22,62 ) ed è quindi accettabile.
(i valori tabulati in funzione del numero di righe della matrice riportano che nel caso di matrice di
ordine 4 si ha un valore di 0.9).
I dati tabulati, che si riportano, che permettono il controllo di matrici fino a 10 righe, sono
presenti in letteratura: RCC = [0 0 0.58 0.9 1.12 1.24 1.32 1.41 1.43 1.49]
ATTRIBUTI
Come già è stato detto gli attributi sono dei parametri che hanno gli scenari. Gli attributi
devono essere concreti e misurabili (deve essere possibile attribuire dei valori agli attributi al limite
con logoca fuzzy), in modo tale da poter essere poi normalizzati e inseriti nella sommatoria finale.
Si ricorda che gli attributi sono legati a degli obiettivi che aiutano, o impediscono, di raggiungere.
Caso concreto:
ESPLICITAZIONE ATTRIBUTI (da 1 a j )
Descrizione u.m. Obiett.
Atr.1 Realizzazione della
manutenzione
Sì/No 1, 2, 4
Atr.2 Illuminazione naturale % 1, 2
Atr.3 Buona disposizione delle
stanze
% 1, 2
Atr.4 Costo di gestione annuale
dell’immobile
€ / y 3
Atr.5 Tipo di combustibile Da Lista 2
Atr.6 Ricambio d’aria Volume / h 2
Atr.7 Rumorosità dB(A) 3
36
Atr.8 FEC kWh /(m2 .
anno) 2
Atr.9 U trasmittanza W / (m2 .
C°) 4
Atr.10 Qualità serramenti (scarsa…ottima) 1, 2
Atr.11 Rendimento impianto % 2, 4
Atr.12 Rapporto superficie/volume m-1
2, 3
Atr.13 CO e NOx allo scarico ppm 4
Descrizione degli attributi prescelti:
2. la percentuale di superficie vetrate rispetto a quelle del pavimento (almeno il 12%)
5. il tipo di conbustibile usato in funzione della purezza, rinnovabilità, facilità di ripoduzione,
elementi di inquinamento- scarti dovuti all’uso (questo attributo verrà inquadrato con logica fuzzy)
7. il potere fonoisolante fra i muri dell’alloggio
LEGAME OBIETTIVI-ATTRIBUTI
Attributo numero:
O1 aumentare la sicurezza; 1, 2, 3, 10
O2 diminuire i consumi; 1, 2, 3, 5, 6, 8, 10, 11, 12
O3 rendere vivibile e aumentare il benessere; 4, 7, 12
O4 diminuire l’inquinamento; 1, 7, 9, 13
Graficamente il legame obiettivi-attributi si presenta così:
O1 O2 O3 O4
Atr.1 Atr.2 Atr.3 Atr.4 Atr.5 Atr.6 Atr.7 Atr.8 Atr.9 Atr.10 Atr.11 Atr.12 Atr.13
Grafico T_7_d: legame fra gli attributi e l’obiettivo
Attribuzione dei pesi per confronto (si ha una tabella per ogni obiettivo nella quale si
esplicitano i pesi , con la consueta verifica della congruenza della tabella con indice di congruenza)
TABELLA generica per l’obiettivo k
Atr.1 Atr.2 Atr.3 Atr.4 Atr.5
Atr.1 1 importan
za di
Atr.1 su
Atr.2
… … …
Atr.2 … 1 … … …
Atr.3 1
Atr.4 1
Atr.5 1
37
Caso concreto:
Obiettivo 1: sicurezza
Atr.1 Atr.2 Atr.3 Atr.10
Atr.1 1 6 8 9 4,559 0,71
Atr.2 1/6 1 3 1/2 0,707 0,11
Atr.3 1/8 1/3 1 6 0,707 0,11
Atr.10 1/9 2 1/6 1 0,439 0,07
Obiettivo 2: consumi
Atr.1 Atr.2 Atr.3 Atr.5 Atr.6 Atr.8 Atr.10 Atr.11 Atr.12
Atr.1 1 1/2 1/3 1/6 3 1/6 1/3 1/6 3 0,5095 0,05
Atr.2 2 1 1 1/6 3 1/5 6 1/6 3 0,9448 0,09
Atr.3 3 1 1 2 3 1/6 1/3 1/6 6 1 0,09
Atr.5 6 6 1/2 1 2 3 1/6 5 6 2,0119 0,18
Atr.6 1/3 1/3 1/3 1/2 1 2 1/6 1 5 0,6795 0,06
Atr.8 6 5 6 1/3 1/2 1 2 9 7 2,4975 0,23
Atr.1
0
3 1/6 3 6 6 1/2 1 2 3 1,76 0,16
Atr.1
1
6 6 6 1/5 1 1/9 1/2 1 2 1,1904 0,11
Atr.12 1/3 1/3 1/6 1/6 1/5 1/7 1/3 1/2 1 0,2904 0,03
Obiettivo 3: perequazione
Atr.4 Atr.7 Atr.12
Atr.4 1 1/3 1/3 0,4807 0,14
Atr.7 3 1 1/3 1 0,28
Atr.12 3 3 1 2,0801 0,58
Obiettivo 4: inquinamento
Atr.1 Atr.9 Atr.11 Atr.13
Atr.1 1 2 1/3 1/9 0,5217 0,08
Atr.9 1/2 1 1/3 1/9 0,3689 0,06
Atr.11 3 3 1 1/6 1,1067 0,17
Atr.13 9 9 6 1 4,6953 0,70
Si verifica la congruenza e si pesano: P finale Atr. j ( peso della dell’Atr. j in tabella i per peso
dell’obiettivo k):
Atr. Obiet. O1 O2 O3 O4 tot
1 1, 2, 4 0,71 0,05 0,08 0,84
2 1, 2 0,11 0,09 0,20
3 1, 2 0,11 0,09 0,20
4 3 0,14 0,14
38
5 2 0,18 0,18
6 2 0,06 0,06
7 3 0,28 0,28
8 2 0,23 0,23
9 4 0,06 0,06
10 1, 2 0,07 0,16 0,23
11 2, 4 0,11 0,17 0,27
12 2, 3 0,03 0,58 0,61
13 4 0,70 0,70
Controllo 1,00 1,00 1,00 1,00 4,00
SCENARI
In questa sezione si da applicazione al metodo ipotizzando un alloggio fittizio. Gli attributi a
cui sono stati attribuiti i pesi nella sezione precedenti vengono ora normalizzati e inseriti per il
conteggio.
Si mettono i valori per ogni attributo
S1 S2 S3 S4
Atr.1
Atr.2
Atr.3
Atr.4
Atr.5
Si normalizza i valori degli attributi (con 2 formule a seconda che sia beneficio ( Atr. X / Atr. max)
o un costo (Atr. min / Atr. X) …)
NOTA se è fuzzy è un po’ più complicato [es. beneficio ????( A Atr. X / D Atr. max, B Atr. X / D Atr.
max, C Atr. X / D Atr. max, D Atr. X / D Atr. max) e non ( A Atr. X / A Atr. max, B Atr. X / B Atr. max, C Atr.
X / C Atr. max, D Atr. X / D Atr. max) ]
pesano gli a
risultati complessivi
2,31 2,40 2,46 2,50
normalizzati a 100 58% 60% 62% 63%
39
qualificazione energetica
0
1 1
00
0,5
1
1,5
56% 58% 60% 62% 64%
percentuale raggiunta
probabilità
dell'evento
valori
complessivi
probabilità dell'evento 0 1 1 0
il valore esprime l'incertezza legata alla misura non certa dei valori di input.
40
caso pratico
Descrizion
e
u.m. numero
fuzzy?
valore attributi normalizzato
come costo
o beneficio?
valoremassimo(ominimo)
NORMALIZZATO
Atr.1
manutenzione
Sì/No 1 1 1 1 beneficio 1 1,00 1,00 1,00 1,0
Atr.2
Illuminazione
% 17 17 17 17 beneficio 100 0,17 0,17 0,17 0,1
Atr.3
disposizione
stanze
% F 60 70 80 85 beneficio 100 0,60 0,70 0,80 0,8
Atr.4
Costo gestione
€ / y 900 900 900 900 costo 600 0,67 0,67 0,67 0,6
Atr.5
Tipo di
combustibile
da Lista F 55 60 70 75 beneficio 100 0,55 0,60 0,70 0,7
Atr.6
Ricambio d’aria
Volume / h 1,3 1,3 1,3 1,3 beneficio 2 0,65 0,65 0,65 0,6
Atr.7
Rumorosità
dB(A) F 40 45 50 55 beneficio 80 0,50 0,56 0,63 0,6
Atr.8
FEC
kWh /
(m2 .
anno)
55 55 55 55 costo 30 0,55 0,55 0,55 0,5
Atr.9
trasmittanza
W /
(m2 .
C°)
0,45 0,45 0,45 0,45 costo 0,2 0,44 0,44 0,44 0,4
Atr.10
Qualità serramenti
(scarsa…
ottima)
F 50 80 90 95 beneficio 100 0,50 0,80 0,90 0,9
Atr.11
Rendimento
impianto
% 105 105 105 105 beneficio 140 0,75 0,75 0,75 0,7
Atr.12
Rapporto
superficie/volume
m-1
0,5 0,5 0,5 0,5 centrato 0,6 0,20 0,20 0,20 0,2
Atr.13
CO e NOx allo
scarico
ppm 44 44 44 44 costo 20 0,45 0,45 0,45 0,4
41
[T_9] LISTINO PREZZI ASSISTAL
Si riporta parte de “l’informatore” Assistal , prezzi delle opere impiantistiche per le tre
venezie, numero 13, giugno 1998. I prezzi riportati sono affiancati dai prezzi aggiornati al 2003 in
euro, secondo il tasso di inflazione registrato dall’ISTAT pari al 11,13% (in italicus grassetto). [NOTA
non essendo possibile ottenere i dati giungo 2003 ci si è fermati a marzo 2003. Questo
aggiornamento statistico , comunque, dà solo un indicazione di massima dei prezzi possibili,
essendo facoltà della categoria variarli a piacimento e su bisogno.]
MANUTENZIONE PREVENTIVA DI GRUPPO TERMICI FINO A 35 kW
II D.P.R. 412/93 Legge 10 rende le operazioni di manutenzione obbligatorie; ed impone al
manutentore di compilare il libretto di impianto nel quale verranno annotati il nominativo del
responsabile della manutenzione, i componenti dell'impianto termico ed i valori rilevati dall'analisi
della combustione: tutto questo per garantire un perfetto funzionamento, sicurezza, risparmio
energetico.
DESCRIZIONE
2.01 Manutenzione preventiva di bruciatori e gruppi termici fino a 35 kW
Le operazioni comprese nel prezzo sono:
a) controllo della corretta areazione del locale
b) pulizia completa della caldaia e camera di combustione
c) pulizia completa del bruciatore
d) controllo della tenuta tubazioni adduzione del gas
e) controllo tiraggio camino
f)controllo pressione dei vasi di espansione
g) controllo regolare accensione e funzionamento
h) controllo dispositivi di sicurezza gas e temperatura
i) taratura e regolazione del bruciatore :
1) analisi della combustione con determinazione del rendimento
m) compilazione del libretto di impianto come previsto dalla Legge 10 DPR 26 agosto 1993 n. 142
unità di misura
tutte le operazioni descritte corpo £ 216.300 € 124,14
INSTALLAZIONE E AVVIAMENTO DI BRUCIATORE
Installazione e avviamento di bruciatori, compreso nel prezzo la modifica della lastra della caldaia e
della relativa coibentazione; il montaggio del bruciatore sulla caldaia; i collegamenti elettrici ai cavi
posti al fianco del bruciatore;
accensione e la taratura del bruciatore; l'analisi della combustione
bruciatori di gas
fino a 50 kW 43.000 kcal/h 309,000 € 177,35
Fino a 100 kW 86.000 kcal/h 373.100 € 214,14
Fino a 200 kW 172.000 kcal/h 434.700 € 249,49
fino a 350 kW 301.000 kcal/h 497,500 € 285,53
fino a 500 kW 430.000 kcal/h 584.000 € 335,18
fino a 750 kW 645.000 kcal/h 643.800 € 369,50
fino a 1.000 kW 860.000 kcal/h 758,100 € 435,10
42
b) bruciatori di gasolio
Fino a 50kW, 43.000 kcaVh 247.200 € 141,88
fino a 100 kW, 86.000 kcal/h 310.300 € 178,09
fino a 200 kW, 172.000 kca/h 373,000 € 214,14
fino a 350 kW, 301.000 kcaVh 634.700 € 364,28
fino a 500 kW, 430.000 kcal/h 497,500 € 285,53
fino a 750 kW, 645.000 kcal/h 559.100 € 320,89
fino a 1.000 kW, 860.000 kcal/h 621.900 € 356,93
c) bruciatori di nafta
fino a 350 kW, 301.000 kcaVh 497500 € 285,53
fino a 500 kW, 430.000 kcal/h 572100 € 328,35
fino a 750 kW, 645.000 kcal/h 646700 € 371,17
fino a 1.000 kW, 860.000 kcal/h 696500 € 399,75
Installazione e avviamento: di bruciatori, compreso nel prezzo; solo i collegamenti elettrici ai
cavi posti a fianco del bruciatore; l'accensione e La taratura del bruciatore; l'analisi della
combustione.
bruciatori di gas
fino a 50 kW 43.000 kcal/h 185.400 € 106,41
Fino a 100 kW 86.000 kcal/h 223.900 € 128,50
Fino a 200 kW 172.000 kcal/h 260.600 € 149,57
fino a 350 kW 301.000 kcal/h 310.300 € 178,09
fino a 500 kW 430.000 kcal/h 373.100 € 214,14
fino a 750 kW 645.000 kcal/h 434.700 € 249,49
fino a 1.000 kW 860.000 kcal/h 497.500 € 285,53
b) bruciatori di gasolio
fino a 50 kW 43.000 kcal/h 158.500 € 90,97
Fino a 100 kW 86.000 kcal/h 199.000 € 114,21
Fino a 200 kW 172.000 kcal/h 235.700 € 135,28
fino a 350 kW 301.000 kcal/h 273.600 € 157,03
fino a 500 kW 430.000 kcal/h 310.300 € 178,09
fino a 750 kW 645.000 kcal/h 373.100 € 214,14
fino a 1.000 kW 860.000 kcal/h 434.700 € 249,49
c) bruciatori di nafta
fino a 350 kW 301.000 kcal/h 273.600 € 171,32
fino a 500 kW 430.000 kcal/h 310.300 € 214,14
fino a 750 kW 645.000 kcal/h 373.100 € 249,49
fino a 1.000 kW 860.000 kcal/h 434.700 € 285,53
IMPIANTI DI COMBUSTIONE
Avvertenze Particolari
Le normative di riferimento riguardanti i lavori di manutenzione e revisione dei bruciatori si
attengono alle istruzioni riportate nelle nonne UNI 8364; per la conduzione, controllo e
manutenzione di centrali termiche si attengono alle istruzioni riportate nelle norme UNI 9317.
43
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  • 1. COMUNE di PADOVA UNIVERSITÀ degli STUDI DI PADOVA QUALIFICAZIONE AMBIENTALE DEGLI EDIFICI: UN POSSIBILE APPROCCIO AL PROBLEMA TESI DELLO STAGE DI ANDREA ALESSANDRINI GIUGNO 2003
  • 2. 2
  • 3. [A_1] RIASSUNTO Con qualificazione ambientale di un edificio si intende l’esplicitazione di un giudizio di valore sulla sostenibilità che l’edificio, situato in un ben determinato contesto, ha. La tesi sostenuta nel presente scritto è che una qualificazione ambientale si può ottenere valutando parametri di vari campi (sociali, economici, ecologici,…) che vengono elaborati sulla base di una scala di priorità esplicitate. Nel testo sono forniti i modi per ottenere questa priorizzazione ed un esempio numerico di qualificazione ambientale. Il lavoro si conclude con una stima della fattibilità economica della qualificazione. [A_1] Abstract Environmental rating of a built (in Italian qualificazione ambientale) may be used to achive durable development. The present paper suggests a way to get a environmental rating, using parameter from different fields (social, economics, ecologic,…). It’s also presented a numeric example of environmental rating. The second part of the paper value the economic viability of the presented environmental rating. 3
  • 4. [B_5] INTRODUZIONE Il presente testo raccogli alcuni approfondimenti attuati durante uno stage presso il settore Ambiente del Comune di Padova. Esso segue ed amplia vari studi specifici già disponibili: fra tutti lo studio redatto dall’ing. Anna Franceschini in cui, in particolare, si elencavano e pesavano i parametri da monitorare per ottenere una possibile certificazione energetica e di sostenibilità. La lettura dei due lavori, il presente e quello scritto da Franceschini, deve essere sinottica, poiché, non volendo appesantire inutilmente questo secondo testo con delle ripetizioni, frequenti saranno i riferimenti al primo. Nel testo, pur non essendo formalmente corretto, i termini certificazione e qualificazione sono usati come sinonimi. Colgo l’occasione per ringraziare quanti mi hanno aiutato nel lavoro di questi mesi, fornendomi preziosi suggerimenti per la redazione del presente testo. PRIMA PARTE [D_6] INQUADRAMENTO GENERALE Nel 1987 l’allora segretario generale della nazioni unite Buthros Buthros Gahli ha lanciato il progetto agenda 21: si trattava di un ambizioso programma di azioni da intraprendere durante il 21 secolo al fine di migliorare la vita di tutti gli abitanti del pianeta. L’agenda prevedeva azioni sociali ed economiche: la formulazione scontava sicuramente il peso della definizione di sviluppo sostenibile [NOTA “uno sviluppo che garantisca alle generazioni future pari opportunità di accesso alle risorse” ] che nel 1987 ne diede l’apposita commissione Burtenland. Il concetto si sviluppo sostenibile si è innestato nel piano Agenda 21: anche i piani di sviluppo a lungo termine del territorio devono essere sostenibili, e devono valutare non solo l’aspetto di equità intergenerazionale (padri figli), ma anche l’equità intragenerazionale (fra uomini viventi in lunghi differenti nello stesso momento) ed ambientale. La certificazione energetica (nota si veda per questo il paragrafo D_13) degli edifici è figlia dei questo spirito e vede accanto a tema del risparmio energetico tutta una ampia lista di temi legati alla sostenibilità ambientale (emissioni di gas serra, rumorosità,… ) e sociale (benessere di permanenza nella casa, sicurezza degli inquilini, accessibilità ai disabili [NOTA un parametro questo non usato in Franceschini 2002, ad esempio appare importante l’accessibilità alle strutture da parte di cittadini disabili ]...) Il tipo di sviluppo solamente vincolato all’efficienza economica, comparato con lo sviluppo sostenibile è bel schematizzato nel grafico D_6. L’idea di sviluppo sostenibile non è statica ne definitiva: la prospettiva è un continuo aggiornamento e revisione del fatto, con un approccio ricorsivo [NOTA non vi è la pretesa di poter fare tutto in una volta, infatti proprio i piani di agenda 21 locale prevedono la costituzione del forum permanente in cui gli attori del territorio costantemente valutano i progressi della progettazione fatta e emendano la proposta stessa]. 4
  • 5. GRAFICO D_6: i diversi concetti di sviluppo [fonte: Craco, 2001] SVILUPPO IN TERMINI ECONOMICI OBIETTIVI SOCIALI - riduzione della povertà OBIETTIVI ECONOMICI - crescita economica OBIETTIVI ECOLOGICI - gestione risorse ambientali SVILUPPO SOSTENIBILE OBIETTIVI SOCIALI - occupazione - partecipazione - mobilità sociale - coesione sociale - identità culturale - sviluppo istituzioni OBIETTIVI ECONOMICI - crescita economica - equità - efficienza OBIETTIVI ECOLOGICI - integrità ecosistemi - capacità di carico - biodiversità - questioni globali [D_13] NOVITÀ LEGISLATIVE Il panorama legislativo di riferimento, che appariva da diversi anni statico, è stato innovato drasticamente dalla Direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2002, sul rendimento energetico nell’edilizia (pubblicata nella G.U.C.E. del 4.1.2003, n. L1, p.65) destinata ad entrare in vigore nel 2006, renderà obbligatorio lo strumento della certificazione energetica, del resto già previsto nel lontano 1991 dalla legge 10/91 [NOTA per il testo completo della direttiva si rimanda all’appendice [T_2] ]. 5
  • 6. Obiettivo del provvedimento è "promuovere il miglioramento del rendimento energetico degli edifici nella Comunità europea, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne, nonché delle prescrizioni per quanto riguarda il clima degli ambienti interni e l'efficacia sotto il profilo dei costi". La nuova direttiva prevede che negli Stati membri possa essere rilasciata la concessione edilizia [NOTA ora divenuto permesso di costruire] solo per gli immobili che rispettino determinati criteri di basso consumo energetico. La direttiva fissa gli standard di efficienza riferiti a tutti i fattori che influenzano il parametro del consumo energetico. I requisiti previsti dovranno essere sottoposti a revisione a scadenze periodiche regolari, e comunque almeno ogni 5 anni. La direttiva si applica sicuramente a tutte le nuove costruzioni, nonché alle ristrutturazioni di immobili esistenti che superino i 1.000 mq, mentre i singoli Stati potranno stabilire autonomamente se sottoporre o meno alla nuova disciplina gli immobili di particolare valenza storica, artistica o architettonica, i siti industriali, gli edifici agricoli e quelli che ospitano attività religiose, gli immobili abitati per meno di quattro mesi l'anno, i fabbricati indipendenti con metratura utile inferiore ai 50 metri quadri. La direttiva contiene quattro elementi principali: Istituzione di un quadro generale per un metodo comune di calcolo integrato del rendimento energetico degli edifici. Questo metodo di calcolo integrato, che potrà essere differenziato a livello nazionale o regionale, dovrà tenere conto non solo della qualità dell’isolamento termico dell’edificio, ma di fattori quali gli impianti di riscaldamento e di raffreddamento, dell’energia usata per la ventilazione, degli impianti di illuminazione, della posizione dell’edificio, del recupero di calore, dell’apporto di calore dal sole e da altre fonti di energia rinnovabili. Applicazione di norme minime sul rendimento energetico agli edifici di nuova costruzione e a determinati edifici esistenti in fase di ristrutturazione. Gli edifici di nuova costruzione, nonché gli edifici esistenti di grandi dimensioni (di oltre 1000 metri quadrati), dovranno rispettare limiti minimi di rendimento energetico calcolati in base alla metodologia integrata. Introduzione di un sistema di certificazione energetica degli edifici di nuova costruzione ed esistenti. In fase di costruzione, locazione o compravendita di un edificio, dovrà essere messo a disposizione un attestato relativo al rendimento energetico. La certificazione, che deve risalire a non più di dieci anni prima, dovrà fornire informazioni utili per le potenziali utenze, in modo da consentire ai consumatori di valutare e raffrontare le prestazioni energetiche dell’edificio. Questi certificati, accompagnati da un’informazione sulle temperature interne raccomandate ed effettive, dovranno essere pubblicati anche negli edifici pubblici. Controllo e valutazione delle caldaie e degli impianti di riscaldamento e raffreddamento. Le caldaie con potenza utile compresa tra i 20 e i 100 a KW e gli impianti di raffreddamento dovranno essere ispezionati ad intervalli regolari. Le caldaie la cui potenza nominale utile è superiore a 100 KW dovranno essere ispezionate ogni due anni. Le certificazioni e le ispezioni dovranno essere effettuate da personale qualificato ed indipendente. [D_15] STUDI E PROPOSTE In Europa le proposte e i modi di affrontare la certificazione energetica, in attesa della proposta unificatrice derivate dall’azione della direttiva2002/91/CE, sono i più vari. A mo’ di esempio si riportano 2 approcci esistenti: gli sportelli di punto energia in Italia [NOTA per visionare un caso concreto di servizio fornito da punto energia si rimanda all’appendice [T_10] e l’approccio economicista di BRE nel Regno Unito. 6
  • 7. I primi prestano la loro opera principalmente nei confronti della pubblica amministrazione, fornendo consulenza su come ridurre i consumi energetici dell’edificio: questo perché le pubbliche amministrazioni sono meno legate all’aspetto dei costi immediati degli interventi. In completa antitesi concettuale, invece, gli uffici del progetto BRE, attraverso l’uso di software specifici, vanno a rivolgersi principalmente ai soggetti privati per misurare i risparmi economici derivati dall’utilizzo di tecnologie di risparmio energetico negli edifici. [F_3] LA CERTIFICAZIONE PADOVA Nel precedente paragrafo sono state presentate alcune possibili impostazioni che possono essere date alla certificazione energetica. Dai lavori precedentemente illustrati si differenzia l'impostazione di certificazione sviluppata dal settore Ambiente del Comune di Padova (d'ora in poi detta certificazione Padova), per il suo tentativo, pur negli inevitabili limiti e manchevolezze, di avere un approccio olistico alla sostenibilità ambientale, di cui la sostenibilità energetica è un aspetto necessario, ma non sufficiente. Lo spirito con cui ci si è approcciati alla certificazione è di includere aspetti sia sociale che ecologici, e non da ultimo economici [NOTA il framework di riferimento è agenda 21 vedi paragrafo D_6]. Il risultato della sostenibilità coinvolge numerosissimi fattori. Di questi fattori non si sa, alla luce della conoscenza scientifica attuale, dare una caratterizzazione univoca per due principali ragioni: perché il loro effetto va letto in funzione di obiettivi diversi, e perché gli effetti sono inseriti in sistema che usa le regole della complessità, con coazioni e non logiche lineari di cause- effetti [NOTA bibliografica Bendo Palmieri 1999 termodinamica ecologica]. A mo' di esempio, l'uso di energia derivata dai combustibili fossili per il riscaldamento, che inevitabilmente si degrada e diminuisce l'exergia planetaria, dovrebbe essere nulla se volessimo avere un processo sostenibile nel senso di riproducibile indefinitamente nel tempo; cosa questa che cozza con il desiderio legittimo di scaldarsi previsto dall'aspetto sociale della sostenibilità. Se sia preferibile un uso importante di risorse combustibili fossili o un loro razionamento sine die lo si determina in funzione delle conoscenze che si hanno su scorte disponibili, effetti a scala locale e planetaria, tecnologie di trasformazione e impiego disponibili [NOTA il termine che meglio riassume il concetto è la parola inglese avaible, che potremmo tradurre con l’espressione “fattibile praticamente”] (dipendenza scientifica) ed in funzione della sensibilità con cui viene percepito ognuno di questi aspetti (dipendenza politica). Non si è in grado di qualificare oggettivamente l'importanza dei numerosissimi fattori da cui dipende la sostenibilità (e nemmeno di farlo per il particolare casi di edifici sostenibili). La scelta sarà di per sé sempre parziale e incompleta, o meglio discrezionale. Questa incompletezza non deve spaventare, ma la sua coscienza deve portare alla esplicitazione dei caratteri di sostenibilità che maggiormente perseguiamo. In particolare, con riferimento alla certificazione Padova, la scelta dei pesi si è risolta con la delega a tecnici esperti. Questo modo non ha permesso di evidenziare la componete politica nell'attribuzione dei pesi. E’ necessario proporre un metodo che tenga conto anche di questo aspetto. Esistono affidabili metodi di gerarchizzazione delle priorità: il riscorso a metodi decisionali strutturati, fra i quali appare interessate il metodo AHP, si presenta come passaggio ineludibile per un qualificazione energetica degli edifici. 7
  • 8. [F_7] I METODI DI SUPPORTO ALLA DECISIONE Esistono alcuni criteri usati come discriminanti fra i vari metodi si supporto alle decisioni esistenti. Se la scelta può essere fatta o fra alternative di caratteristiche date a priori e fisse, dette attributi, o fra scenari con caratteristiche modulabili: per il primo caso si pensi al confronti di 2 automobili (un dato modello avrà un certo peso, un dato consumo di carburante e questi dati sono unici per il modello), per il secondo caso si pensi di dover determinare le quantità ottimali di ingredienti per una torta affinché sia gustosa ma non pesante (e allora la quantità di farina da usare potrà essere 100g, ma anche 110g , o al limite anche 103g, assumendo tutta una possibile scala di valori modulabili per l'appunto). Uscendo dall’esempio esplicativo chiamiamo i primi (con scenari ad attibuti fissi) metodi di supporto alle decisioni multicriterio, mentre ai secondi si da il nome di metodi di supporto alle decisioni multiobiettivo. [NOTA l’analisi multiobiettivo può avere senso, pur con le ovvie restrizioni, nella fase di progetto di un edificio, per la valutazione di immobili finiti si deve usare invece il multicriterio]. Mentre il metodo multiobiettimo ha come scopo la massimizzazione di una funzione obiettivo (costruita su valori continui degli attibuti), nel caso del multicriterio la funzione da massimizzare è, nella maggior parte dei casi, una sommatoria; e il lavoro si riduce quindi alla determinazione del peso di ogni fattore. Ciò può essere fatto in molti modi; il metodo Analytic Hierarchy Process (AHP) permette per semplice comparazione a coppie di ogni fattore (quindi per mezzo di un confronto relativo) di determinare il peso finale (i.e. il valore assoluto del peso): tale caratteristica lo rende intuitivo e di facile applicazione. Nel caso della certificazione Padova un gruppo rappresentativo [NOTA non si intende aprire l'ampia parentesi necessaria sul tema della rappresentanza in questa sede; ai soli fini esplicativi si dica che il gruppo deve contenere i due approcci della sostenibilità (il tecnico e il politico)], con scadenze periodica, si ipotizza quinquennale, è opportune che proceda a una sua revisione della lista degli attributi ed alla revisione dei pesi. [NOTA La metodologia è spiegata in appendice AHP [T_3 ] ] Dato la grande complessità che caratterizza la materia logico applicare al metodo un incertezza. il giudizio non potrà, nella maggior parte dei casi essere espresso con un valore univoco ma si attesterà con un certa probabilità in un intorno di un valore. Per esprimere questi dati è opportuno ricorrere alla logica fuzzy [NOTA per una definizione maggiormente puntuale della logica fuzzy si rimanda all’appendice [T_5 ]. Si fa presente in questa sede solo come l'uso dei due metodi (AHP e Fuzzy) impone la scelta di un approccio - ottimista o pessimista - si veda per questo l'appendice [T-7] Esempio Numerico] 8
  • 9. SECONDA PARTE La seconda parte dello studio vuole fornire alcuni spunti di riflessione rispetto alla fattibilità economica della certificazione Padova. La fattibilità tecnica è stata presa in considerazione della prima parte, in cui, pur con le limitazioni ben evidenziate, si è mostrato come già in questo momento esistano i presupposti per una qualificazione di sostenibilità fondata su dati "pesanti" e misurabili. Una valutazione economica del metodo è indispensabile prima di una sua implementazione, come ci ricordano le normative europee e nazionali, che chiedono, nelle più svariate situazioni, ma in particolar modo in campo ambientale, sia applicato "il meglio del possibile", altrimenti detto, le migliori tecnologie disponibili a costi ragionevoli. [M_5] IL MERCATO POTENZIALE Il censimento generale del 1991 (aspettando i dati del censimento 2001) riportata che in Italia erano presenti a quella data 25.028.522 unità immobiliari [FONTE Simoni - unione inquilini 1999]. Per avvicinarsi maggiormente alla realtà della regine Veneto, citiamo il caso di Vicenza dove a fronte di una popolazione residente di 110mila abitanti si trova un patrimonio di alloggi pari a 49mila alloggi [FONTE osservatorio residenziale comune Vicenza]. Fatti i debiti distinguo ci si può accontentare di una prima valutazione di massima che definisce in 1:2 il rapporto abitanti alloggi certificabili-qualificabili. Interessante è anche verificare l’incremento di nuovi alloggi per anno. I dati ISTAT riportano per il 2000 una rilevazione in Italia di nuove costruzioni pari a 2030 m3 per volume medio, corrispondenti a 33.065 nuovi alloggi residenziali, e a 17.185 (pari a 5.479 m3) di fabbricati non residenziali [ISTAT 2002 tavola 15.1]. Andando nel dettaglio dei dati si scopre come la maggio parte di questi alloggi sia situata nelle regioni settentrionali (18.489) dove sono maggiori le spese energetiche per il riscaldamento, supposta la poca diffusione, anche se comunque in crescita, degli impianti per il raffrescamento (si veda la tavola di seguito riprodotta sul tipo di impianto ISTAT 15.7) Ed ancora il dato di ampliamenti e ristrutturazioni che potrebbero essere occasione per una riqualificazione ambientale dell’edificio. Stante queste condizioni del potenziale mercato, sia per le nuove costruzioni sia per le ristrutturazioni, a fronte di una introduzione ex lege della qualificazione degli edifici si riuscirebbe sicuramente a sviluppare un’economia di scala: questo significherebbe una sostanziale contrazioni dei costi (valutati nei paragrafi successivi) di implementazione della stessa. 9
  • 10. Tavola 15.1 - Fabbricati residenziali e non residenziali, per regione - Anno 2000 (a) (volume in metri cubi vuoto per pieno) Fabbricati residenziali Fabbricati non residenziali Nuova costruzione Ampliamenti Nuova costruzione Ampliamenti ANNI REGIONI N. Volume Volume Volume N. Volume Volume medio Volume Medio 1996 35.348 65.945.764 1.866 10.587.615 20.884 81.430.355 3.899 31.190.580 1997 32.212 60.536.513 1.879 9.667.821 17.726 63.887.215 3.604 27.095.660 1998 28.455 56.268.471 1.977 9.220.360 16.613 67.443.808 4.060 29.863.900 1999 29.705 62.079.900 2.090 9.433.650 17.089 81.615.523 4.776 33.716.520 2000 PER REGIONE Piemonte 2.081 4.772.323 2.293 836.798 1.292 6.871.397 5.318 2.618.982 Valled'Aosta 89 112.917 1.269 11.521 59 108.420 1.838 7.841 Lombardia 5.640 14.225.208 2.522 1.955.146 2.536 19.747.906 7.787 6.583.564 TrentinoAA 867 1.683.757 1.942 330.040 616 2.479.065 4.024 1.617.985 Bolzano 661 1.215.100 1.838 218.464 422 1.752.923 4.154 1.162.166 Trento 206 468.657 2.275 111.576 194 726.142 3.743 455.819 Veneto 5.055 10.771.284 2.131 1.488.487 2.261 17.309.832 7.656 6.918.682 FriuliVG 1.201 2.050.453 1.707 306.850 436 4.409.661 10.114 1.835.514 Liguria 423 463.550 1.096 82.287 230 727.091 3.161 97.190 EmiliaR 3.133 7.876.529 2.514 751.254 1.457 10.977.185 7.534 4.542.037 Toscana 1.342 2.894.608 2.157 321.866 851 4.870.529 5.723 966.461 Umbria 676 1.205.412 1.783 151.719 302 1.093.567 3.621 433.682 Marche 660 1.731.883 2.624 114.908 414 3.037.186 7.336 1.334.553 Lazio 2.249 3.673.350 1.633 516.555 776 2.264.112 2.918 950.526 Abruzzo 716 1.314.482 1.836 283.884 368 2.570.730 6.986 534.738 Molise 239 329.995 1.381 28.585 240 1.172.849 4.887 151.011 Campania 1.387 3.221.117 2.322 410.927 1.119 4.155.180 3.713 788.188 Puglia 2.209 3.973.323 1.799 620.449 936 4.420.438 4.723 1.029.324 Basilicata 255 464.445 1.821 50.908 433 1.173.712 2.711 155.267 Calabria 802 1.402.622 1.749 173.471 451 1.358.765 3.013 177.260 Sicilia 2.299 3.231.999 1.406 343.044 1.226 3.242.651 2.645 324.263 Sardegna 1.742 1.727.141 991 484.420 1.182 2.174.860 1.840 485.389 ITALIA 33.065 67.126.398 2.030 9.263.119 17.185 94.165.136 5.479 31.552.457 Nord 18.489 41.956.021 2.269 5.762.383 8.887 62.630.557 7.047 24.221.795 Centro 4.927 9.505.253 1.929 1.105.048 2.343 11.265.394 4.808 3.685.222 Sud 9.649 15.665.124 1.623 2.395.688 5.955 20.269.185 3.404 3.645.440 Fonte: Attività edilizia (R) (a) Dati provvisori. Tavola 15.7 - Fabbricati residenziali e abitazioni di nuova costruzione per caratteristiche dell'impianto termico e per regione - Anno 2000 (a) Riscaldamento Condizionamento Riscald. e condiz. Centralizzato Autonomo ANNI REGIONI Fabbricati Abitazioni Fabbricati Abitazioni Fabbricati Abitazioni Fabbricati Abitazioni Fabbricati Abitazioni 1996 28.451 115.365 93 396 351 1.943 3.472 11.771 25.423 105.933 1997 26.615 109.275 72 290 380 2.457 3.148 12.753 23.919 99.269 1998 23.905 104.732 83 342 398 2.197 2.750 10.453 21.636 96.818 1999 25.025 117.225 110 703 557 2.975 2.824 12.490 22.868 108.413 2000 - PER REGIONE Piemonte 1.976 8.902 2 3 17 108 229 784 1.766 8.229 Valled'Aosta88 222 - - - - 31 54 57 168 Lombardia 5.474 31.011 7 47 100 416 380 2.203 5.201 29.271 TrentinoAA 857 3.026 1 9 2 8 456 1.518 404 1.525 Bolzano 653 2.104 1 9 2 8 416 1.403 240 718 Trento 204 922 - - - - 40 115 164 807 Veneto 4.680 20.947 14 71 309 1.333 380 1.240 4.623 21.111 FVG 1119 4.303 3 3 57 217 116 266 1.063 4.257 Liguria 405 1.023 1 1 7 83 44 74 369 1.033 EmiliaR 2.954 16.780 7 36 150 1.042 214 1.604 2.897 16.254 Toscana 1.282 7.186 2 11 27 106 101 610 1.210 6.693 Umbria 669 2.263 - - 2 4 70 141 601 2.126 Marche 639 3.700 - - 6 21 42 150 603 3.571 Lazio 2.068 7.733 7 10 28 247 207 501 1.896 7.489 Abruzzo 682 2.413 1 1 2 14 77 131 608 2.297 Molise 221 480 1 1 2 7 27 41 197 447 Campania 1.188 4.976 3 7 19 60 193 732 1.017 4.311 Puglia 1.413 5.960 7 9 19 284 154 628 1.285 5.625 Basilicata 214 725 - - 7 22 34 104 187 643 Calabria 456 1.570 1 1 4 7 89 275 372 1.303 Sicilia 962 3.513 15 36 63 150 230 673 810 3.026 Sardegna 612 1.652 67 431 91 323 124 292 646 2.114 ITALIA 27.959 128.385 139 677 912 4.452 3.198 12.021 25.812 121.493 Nord 17.553 86.214 35 170 642 3.207 1.850 7.743 16.380 81.848 Centro 4.658 20.882 9 21 63 378 420 1.402 4.310 19.879 10
  • 11. Mezzogiorno 5.748 21.289 95 486 207 867 928 2.876 5.122 19.766 Fonte: Attività edilizia (R) (a)Dati provvisori. [M_7] DISPONIBILITÀ A PAGARE Nel paragrafo precedente di è valutata l’estensione del mercato di afferenza potenziale della certificazione. A tutt’oggi comunque gli edifici certificati energeticamente sono l’eccezione e non la regola: questo per svariate ragioni, l’ignoranza della materia, la mancanza di norme univoche di riferimento, la bassa “spendibilità” – presunta o reale- sul mercato di tale certificazione, ecc. E’ riconosciuto che nel campo ambientale si proceduto molto alla sola legiferazione in materia di tutela ambientale senza valutare la fattibilità delle misure introdotte (l’approccio command and control), tant’è che svariati autori (Turner 1992, Mike 1986) hanno da tempo sottolineato l’importanza di strumenti di contabilità ambientale (environmental accountacy) per introdurre buone pratiche aziendali. [NOTA gli strumenti europei in tal senso sono molti, dal EMAS alle ISO 14000] . Ricorrendo ad un parallelo anche nella certificazione di un edificio si vuole valutare se i costi sostenuti dal proprietario, privato cittadino e gruppo che sia, possono essere recuperati dal valore aggiunto che la certificazione rappresenta per l’edificio; se così fosse probabilmente non si avrebbero i costi collettivi dovuti al controllo che la certificazione avvenga, perché la convenienza di questa pratica dovrebbe contribuire a renderla di larga applicazione. [NOTA al fine di evitare equivoci è bene specificare come anche nel caso dell’adesione volontaria a protocolli di certificazione rimarrebbe l’onere del controllo - svolto presumibilmente da società di certificazione già oggigiorno esistenti e operanti in svariati campi; ma questo controllo sarebbe specifico e entità quantitativa ben più modesta, mentre probabilmente di qualità molto più elevata.] Molte variabili contribuiscono a rendere lo studio di fattibilità economica della certificazione energetica degli edifici di difficile applicazione, primo fra tutti la mancanza di una casistica storica (database) che rende difficile stimare i cambiamenti del mercato immobiliare indotti da una qualificazione di questo tipo. Ancora, i costi della certificazione variano in funzione del numero di parametri presi in considerazione e solitamente i fattori oggetto di misurazione e la qualità della certificazione sono inversamente proporzionali: sicché a certificazioni monetariamente economiche corrispondono valutazioni qualitativamente povere. [NOTA sta poi alla bravura della commissione tecnica proponente di elidere le misurazioni ridondanti e dal basso valore aggiunto informativo.)] Per l’estimo del valore dato dalla qualificazione ambientale di un edificio ci si trova a cavallo fra 2 impostazioni possibili: per i beni privati l’estimo ha proposto vari tecniche di stima del valore, a cui vanno aggiunte tutte le tecniche usate per stimare i beni ambientali [NOTA beni pubblici definiti come i beni non escludibili dal consumo e senza rivalità nell’uso, perché economicamente non conveniente e perché tecnicamente non fattibile, cioè non scarsi e non circoscrivibili o “recintabili”; definizione questa che calza a pennello all’atmosfera, al paesaggio,… meglio che a molti altri beni come parchi, acqua ecc.] (metodi edometrici, dei costi di viaggio, interviste). La qualità dello certificazione proposta dal presente studio ingloba sia aspetti di risparmio monetari e di qualità della vita, che aspetti riguardanti l’ambiente; per queste ragioni richiederebbe l’integrazione delle due tecniche. . il metodo delle interviste permetterebbe ciò. Rifacendosi a studi tratti dalla letteratura scientifica la disponibilità a pagare è valutata in conteso europeo, in 130 € per chi vende e in 140 € per chi acquista l’immobile in uno studio finlandese [AKO 1999]. Questo Autore ha valutato la sola certificazione energetica, distinguendo la 11
  • 12. percezione dell’importanza della certificazione (si veda la figura M_7_fig_1) con la disponibilità a pagare per la certificazione (M_7_fig_2). M_7_fig_1 M_7_fig_2 12
  • 13. 13
  • 14. [M_9] LISTA DEI COSTI SOSTENUTI Nelle seguenti tabelle si riassumono i dati richiesti per la certificazione energetica; per ognuno si esplicita se sia ricavabile dal progetto dell'edificio (sigla S) o se sia necessaria una misurazione in loco ad edificio ultimato (sigla P). Accanto al codice, la seconda colonna esplicita se il dato richiesto è misurabile solo a posteriori (P), presente nel progetto (S), non conoscibile (N), ricavabile dai dati progettuali (R) o si riferisca ad una autorizzazione (esterne al progetto) (A). Riprendendo la lista di parametri presi in considerazione per la certificazione Padova, si ha [NOTA confronta Franceschini, 2001, pp. 41- 53 per la descrizione in dettaglio delle voci] : P > 350 kW 350 kW >P > 35 kW P < 35 kW Codice Sigla Codice sigla Codice Sigla 1. gestione impianti a P a P a P b P b P b P c P c P c P d P d P d P e P e A e P f P f P g A g P h P h S i P j S + unità immobiliari 1 sola unità immobiliare 2.salute e benessere a P a P b - A S b - A S b - B o C P b - B o C P c S c S d P d P e S e S f S g S 3. energia ed emissioni inquinanti a S b R c P d P e S f S g S 4. materiali e componenti a S b S 14
  • 15. c S d S e R + unità immobiliari 1 sola unità immobiliare 5. tipologia di impianto a S a S b S b S c S c S S d S d S e R 6. Illuminazione a S b S c S 7. Struttura edificio a S b S c S Il costo principale è dato dai FATTORI MISURANDI, che dovranno essere quantificati con apposte uscita dei tecnici, mentre si possono assimilare ai fattori esplicitati nel progetto i FATTORI RICAVANDI; cioè quei fattori che non sono immediatamente presenti nel progetto, ma che necessitano di un calcolo fattibile sulla base dei soli dati progettuali. [NOTA a rigore si dovrebbe aggiungere una terta tipologia di informazione, ciò la verifica di adempimenti manutentivi. Nel caso concreto di tratta dell’esistenza dei libretto della centrale termica, in funzione della potenza e non della tipologia immobiliare. Ciò comunque non è legato a misurazione, ma a semplice constatazione della avvenuta manutenzione periodica. Si intendono, pertanto, che questi costi siano compresi nella voce redazione della certificazione.] Riordinando i fattori in base a questa logica si ha: FATTORI MISURANDI codice Descrizione Sigla 2.salute e benessere a Assenza di condensazione superficiale interstiziale P 2.salute e benessere b Ricambio d’aria, ventilazione naturale P 2.salute e benessere d Livelli di rumore P 3. energia ed emissioni inquinanti c Tenore di NOx allo scarico P 3. energia ed emissioni inquinanti d Tenore di CO allo scarico P FATTORI RICAVANDI codice Descrizione Sigla 3. energia ed emissioni inquinanti b Emissione di CO2 R 15
  • 16. 4. materiali e componenti e Dispersione volumetrica R 5. tipologia di impianto e Rendimento della produzione e altro di acqua calda sanitaria R [O_8] STIMA DEI COSTI PER I FATTORI MISURANDI Per il ricambio d’aria (dato la particolarità della misurazione) non si hanno costi di riferimento, ma non appare essere molto onerosa. [NOTA una stima indiretta si potrebbe fare a partire dal costo dello strumento utilizzato, i.e. l’anemometro] Per il la misurazione della condensazione e dell’emissione degli inquinanti atmosferici si è fatto riferimento al tariffario ASSISTAL [si veda appendice completa di tutti i costi in allegato T_9]. Il costo di riferimento è quello della manutenzione preventiva di gruppo termici fino a 35 kW. Per la misurazione della rumorosità ci si è rivolti a professionisti del settore. Questo risulta il costo maggiormente rilevante. Richieste di preventivo per la misurazione di livello rumore ambientale equivalente, potere fonoisolante dei muri fra alloggi, potere fonoisolante muri nella stessa abitazione, potere fonoisolante solai fra alloggi (vedi Franceschini, 2001, p. 45) hanno avuto riscontro medio di 600 € per le sole misurazioni e di 1500 € misurazioni con relazione. Codice Costo 2.salute e benessere b Ricambio d’aria, ventilazione naturale 10 2.salute e benessere Livelli di rumore 600 3. energia ed emissioni inquinanti(frazione di costo se centralizzato ); 2.salute e benessere 3.c, 3.d, 2. a Tenore di NOx allo scarico Tenore di CO allo scarico Assenza di condensazione superficiale interstiziale 100 REDAZIONE DELLA CERTIFICAZIONE E CALCOLO DEI FATTORI RICAVANDI redazione della certificazione e calcolo dei Fattori ricavandi 300 Totale 1010 [NOTA non si hanno avuto riscontri puntuali per la redazione della REDAZIONE DELLA CERTIFICAZIONE E CALCOLO DEI FATTORI RICAVANDI poiché non ancora standardizzati, e conseguentemente non si è ancora formato un mercato per questo servizio. La cifra riportata e stata ricavata da una proposta commerciale di punto energia riportata all’allegato T_10]. 16
  • 17. [O_12] CONCLUSIONI Pur essendo la rumorosità ambientale un parametro che pesantemente incide sulla qualità della vita in un alloggio, in relazione all’alto costo di rilevazione si propone di escluderlo dalla certificazione Padova. Ben diverso è il discorso per la rilevazione degli scarichi inquinanti, che sia per esiguità di scosto che per prezzo contenuto, possono essere ben inglobati nella manutenzione periodica a cui è sottoposto l’impianto di combustione. Ci si attesterebbe in questo modo su di un costo una tantum di circa 400 €, gravato principalmente dalla stesura della relazione – da farsi solamente all’inizio della vita di un edificio- per poi essere aggiornata con poca dispendio di tempo e energie. Come sottolineato nel paragrafo [M_5] il valore aggiunto dell’edificio compenserebbe mediamente per circa un 33% i costi della certificazione, il che suggerisce un avvio del sistema qualificazione inizialmente volontario, dove gli edifici che maggiormente beneficerebbero farebbero da apripista, per poi estenderlo a tutti gli edifici quando si siano raggiunte le economie di scala descritte nel paragrafo M5. 17
  • 18. ALLEGATI [T_2] NORMATIVA EUROPEA Parlamento e Consiglio CE, Direttiva 16 dicembre 2002, n.91 sul rendimento energetico nell'edilizia (Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee del 4 gennaio 2003 2003, L 1) IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA, visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 175, paragrafo 1, vista la proposta della Commissione(1), visto il parere del Comitato economico e sociale(2), visto il parere del Comitato delle regioni(3), deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato(4), considerando quanto segue: (1) Ai sensi dell'articolo 6 del trattato, le esigenze connesse con la tutela dell'ambiente devono essere integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche e azioni comunitarie. (2) Le risorse naturali, alla cui utilizzazione accorta e razionale fa riferimento l'articolo 174 del trattato, comprendono i prodotti petroliferi, il gas naturale e i combustibili solidi, che pur costituendo fonti essenziali di energia sono anche le principali sorgenti delle emissioni di biossido di carbonio. (3) L'aumento del rendimento energetico occupa un posto di rilievo nel complesso delle misure e degli interventi necessari per conformarsi al protocollo di Kyoto e dovrebbe far parte integrante anche dei pacchetti di proposte volte ad assolvere agli impegni assunti in altre sedi. (4) La gestione del fabbisogno energetico è un importante strumento che consente alla Comunità di influenzare il mercato mondiale dell'energia e quindi la sicurezza degli approvvigionamenti nel medio e lungo termine. (5) Nelle conclusioni del 30 maggio 2000 e del 5 dicembre 2000 il Consiglio ha approvato il piano d'azione della Commissione sull'efficienza energetica ed ha richiesto interventi specifici nel settore dell'edilizia. (6) L'energia impiegata nel settore residenziale e terziario, composto per la maggior parte di edifici, rappresenta oltre il 40 % del consumo finale di energia della Comunità. Essendo questo un settore in espansione, i suoi consumi di energia e quindi le sue emissioni di biossido di carbonio sono destinati ad aumentare. (7) La direttiva 93/76/CEE del Consiglio, del 13 settembre 1993, intesa a limitare le emissioni di biossido di carbonio migliorando l'efficienza energetica (SAVE)(5), che impone agli Stati membri di elaborare, attuare e comunicare i programmi per il rendimento energetico nel settore dell'edilizia, ha iniziato a produrre notevoli benefici. Si avverte tuttavia l'esigenza di uno strumento giuridico complementare che sancisca interventi più concreti al fine di realizzare il grande potenziale di risparmio energetico tuttora 18
  • 19. inattuato e di ridurre l'ampio divario tra le risultanze dei diversi Stati membri in questo settore. (8) Ai sensi della direttiva 89/106/CEE del Consiglio, del 21 dicembre 1988, relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti i prodotti da costruzione(6), l'edificio ed i relativi impianti di riscaldamento, condizionamento ed aerazione devono essere progettati e realizzati in modo da richiedere, in esercizio, un basso consumo di energia, tenuto conto delle condizioni climatiche del luogo e nel rispetto del benessere degli occupanti. (9) Le misure per l'ulteriore miglioramento del rendimento energetico degli edifici dovrebbero tenere conto delle condizioni climatiche e locali, nonché dell'ambiente termico interno e dell'efficacia sotto il profilo dei costi. Esse non dovrebbero contravvenire ad altre prescrizioni essenziali sull'edilizia quali l'accessibilità, la prudenza e l'uso cui è destinato l'edificio. (10) Il rendimento energetico degli edifici dovrebbe essere calcolato in base ad una metodologia, che può essere differenziata a livello regionale, che consideri, oltre alla coibentazione, una serie di altri fattori che svolgono un ruolo di crescente importanza, come il tipo di impianto di riscaldamento e condizionamento, l'impiego di fonti di energia rinnovabili e le caratteristiche architettoniche dell'edificio. L'impostazione comune di questa analisi, svolta da esperti qualificati e/o accreditati, la cui indipendenza deve essere garantita in base a criteri obiettivi, contribuirà alla creazione di un contesto omogeneo per le iniziative di risparmio energetico degli Stati membri nel settore edile e introdurrà un elemento di trasparenza sul mercato immobiliare comunitario, a beneficio dei potenziali acquirenti o locatari dell'immobile. (11) La Commissione intende sviluppare ulteriormente norme quali la EN 832 e la prEN 13790, anche per quanto riguarda i sistemi di condizionamento d'aria e l'illuminazione. (12) Poiché gli edifici influiscono sul consumo energetico a lungo termine, tutti i nuovi edifici dovrebbero essere assoggettati a prescrizioni minime di rendimento energetico stabilite in funzione delle locali condizioni climatiche. A questo proposito le migliori prassi dovrebbero essere destinate ad un uso ottimale degli elementi relativi al miglioramento del rendimento energetico. Dato che in genere il potenziale dell'applicazione dei sistemi energetici alternativi non è analizzato in profondità, la fattibilità tecnica, ambientale ed economica dei sistemi energetici alternativi dovrebbe essere accertata una volta, ad opera dello Stato membro, mediante uno studio che indichi un elenco di misure di conservazione dell'energia, per condizioni medie di mercato locale, che soddisfino criteri relativi al rapporto costi/efficacia. Se la o le misure sono considerate fattibili, prima dell'inizio dei lavori possono essere necessari studi specifici. (13) Per gli edifici che superano determinate dimensioni, la ristrutturazione importante dovrebbe essere considerata un'opportunità di migliorare il rendimento energetico mediante misure efficaci sotto il profilo dei costi. Ristrutturazioni importanti si hanno quando il costo totale della ristrutturazione connesso con le murature esterne e/o gli impianti energetici quali il riscaldamento, la produzione di acqua calda, il condizionamento d'aria, la ventilazione e l'illuminazione è superiore al 25 % del valore dell'edificio, escluso il valore del terreno sul quale questo è situato, o quando una quota superiore al 25 % delle murature esterne dell'edificio viene ristrutturata. (14) Tuttavia, il miglioramento del rendimento energetico globale di un edificio 19
  • 20. esistente non implica necessariamente una completa ristrutturazione dell'edificio e potrebbe invece limitarsi alle parti che sono più specificamente pertinenti ai fini del rendimento energetico dell'edificio e che rispondono al criterio costi/efficienza. (15) I requisiti di ristrutturazione per gli edifici esistenti non dovrebbero essere incompatibili con la funzione, la qualità o il carattere previsti dell'edificio. Dovrebbe essere possibile ricuperare i costi supplementari dovuti ad una siffatta ristrutturazione entro un lasso di tempo ragionevole rispetto alla prospettiva tecnica di vita degli investimenti tramite un maggiore risparmio energetico. (16) Il processo di certificazione può essere accompagnato da programmi per agevolare un accesso equo al miglioramento del rendimento energetico, basato su accordi tra associazioni di soggetti interessati e un organismo designato dagli Stati membri e attuato da società di servizi energetici che accettano di impegnarsi a realizzare gli investimenti prestabiliti. I progetti adottati dovrebbero essere oggetto di sorveglianza e controllo da parte degli Stati membri che dovrebbero inoltre facilitare il ricorso a sistemi incentivanti. Per quanto possibile, l'attestato dovrebbe descrivere la reale situazione dell'edificio in termini di rendimento energetico e può essere riveduto di conseguenza. Gli edifici occupati dalle pubbliche autorità o aperti al pubblico dovrebbero assumere un approccio esemplare nei confronti dell'ambiente e dell'energia assoggettandosi alla certificazione energetica ad intervalli regolari. I relativi dati sulle prestazioni energetiche andrebbero resi pubblici affiggendo gli attestati in luogo visibile. Potrebbero inoltre essere affisse le temperature ufficialmente raccomandate per gli ambienti interni, raffrontate alle temperature effettivamente riscontrate, onde scoraggiare l'uso scorretto degli impianti di riscaldamento, condizionamento e ventilazione. Ciò dovrebbe contribuire ad evitare gli sprechi di energia e a mantenere condizioni climatiche interne confortevoli (comfort termico) in funzione della temperatura esterna. (17) Gli Stati membri possono altresì avvalersi di altri mezzi/misure, non previsti dalla presente direttiva, per promuovere un rendimento energetico maggiore. Gli Stati membri dovrebbero incoraggiare una buona gestione energetica, tenendo conto dell'intensità di impiego degli edifici. (18) Negli ultimi anni si osserva una crescente proliferazione degli impianti di condizionamento dell'aria nei paesi del sud dell'Europa. Ciò pone gravi problemi di carico massimo, che comportano un aumento del costo dell'energia elettrica e uno squilibrio del bilancio energetico di tali paesi. Dovrebbe essere accordata priorità alle strategie che contribuiscono a migliorare il rendimento termico degli edifici nel periodo estivo. Concretamente, occorrerebbe sviluppare maggiormente le tecniche di raffreddamento passivo, soprattutto quelle che contribuiscono a migliorare le condizioni climatiche interne e il microclima intorno agli edifici. (19) La manutenzione regolare, da parte di personale qualificato, delle caldaie e degli impianti di condizionamento contribuisce a garantire la corretta regolazione in base alle specifiche di prodotto e quindi un rendimento ottimale sotto il profilo ambientale, energetico e della sicurezza. È bene sottoporre il complesso dell'impianto termico ad una perizia indipendente qualora la sostituzione possa essere presa in considerazione in base a criteri di efficienza sotto il profilo dei costi. (20) La fatturazione, per gli occupanti degli edifici, dei costi relativi al riscaldamento, al condizionamento dell'aria e all'acqua calda, calcolati in proporzione al reale consumo, potrebbero contribuire ad un risparmio energetico nel settore residenziale. Gli 20
  • 21. occupanti dovrebbero essere messi in condizione di regolare il proprio consumo di calore ed acqua calda, in quanto tali misure siano economicamente proficue. (21) Secondo i principi della sussidiarietà e della proporzionalità di cui all'articolo 5 del trattato, i principi generali e gli obiettivi della disciplina in materia di rendimento energetico devono essere fissati a livello comunitario, mentre le modalità di attuazione restano di competenza degli Stati membri, cosicché ciascuno di essi possa predisporre il regime che meglio si adatta alle sue specificità. La presente direttiva si limita al minimo richiesto e non va al di là di quanto necessario per il raggiungimento di tali obiettivi. (22) Occorrerebbe prevedere la possibilità di un rapido adeguamento del metodo di calcolo e della revisione periodica da parte degli Stati membri delle prescrizioni minime nel campo del rendimento energetico degli edifici nei confronti del progresso tecnologico, per quanto riguarda, tra l'altro, le proprietà (o qualità) isolanti dei materiali di costruzione e dell'evoluzione futura degli standard. (23) Le misure necessarie per l'attuazione della presente direttiva sono adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione(7), HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA: Articolo 1 Obiettivo L'obiettivo della presente direttiva è promuovere il miglioramento del rendimento energetico degli edifici nella Comunità, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne, nonché delle prescrizioni per quanto riguarda il clima degli ambienti interni e l'efficacia sotto il profilo dei costi. Le disposizioni in essa contenute riguardano: a) il quadro generale di una metodologia per il calcolo del rendimento energetico integrato degli edifici; b) l'applicazione di requisiti minimi in materia di rendimento energetico degli edifici di nuova costruzione; c) l'applicazione di requisiti minimi in materia di rendimento energetico degli edifici esistenti di grande metratura sottoposti a importanti ristrutturazioni; d) la certificazione energetica degli edifici, e e) l'ispezione periodica delle caldaie e dei sistemi di condizionamento d'aria negli edifici, nonché una perizia del complesso degli impianti termici le cui caldaie abbiano più di quindici anni. Articolo 2 Definizioni Ai fini della presente direttiva valgono le seguenti definizioni: 1) "edificio": una costruzione provvista di tetto e di muri, per la quale l'energia è utilizzata per il condizionamento del clima degli ambienti interni; il termine può riferirsi a un intero edificio ovvero a parti di edificio progettate o ristrutturate per essere utilizzate come unità abitative a sé stanti; 2) "rendimento energetico di un edificio": la quantità di energia effettivamente consumata o che si prevede possa essere necessaria per soddisfare i vari bisogni connessi ad un uso standard dell'edificio, compresi, tra gli altri, il riscaldamento, il riscaldamento dell'acqua, il raffreddamento, la ventilazione e l'illuminazione. Tale quantità viene espressa da uno o più descrittori calcolati tenendo conto della coibentazione, delle caratteristiche tecniche e di installazione, della progettazione e della posizione in relazione agli aspetti climatici, dell'esposizione al sole e dell'influenza delle strutture adiacenti, dell'esistenza di sistemi di generazione propria di energia e degli altri fattori, compreso il clima degli ambienti interni, che influenzano il fabbisogno energetico; 21
  • 22. 3) "attestato del rendimento energetico di un edificio": un documento riconosciuto dallo Stato membro o da una persona giuridica da esso designata, in cui figura il valore risultante dal calcolo del rendimento energetico di un edificio effettuato seguendo una metodologia sulla base del quadro generale descritto nell'allegato; 4) "cogenerazione (generazione combinata di energia elettrica e termica)": la produzione simultanea di energia meccanica o elettrica e di energia termica a partire dai combustibili primari nel rispetto di determinati criteri qualitativi di efficienza energetica; 5) "sistema di condizionamento d'aria": il complesso di tutti i componenti necessari per un sistema di trattamento dell'aria in cui la temperatura è controllata o può essere abbassata, eventualmente in combinazione con il controllo della ventilazione, dell'umidità e della purezza dell'aria; 6) "caldaia": il complesso bruciatore-focolare che permette di trasferire all'acqua il calore prodotto dalla combustione; 7) "potenza nominale utile (espressa in kW)": la potenza termica massima specificata e garantita dal costruttore come potenza che può essere sviluppata all'acqua in regime di funzionamento continuo rispettando i rendimenti utili indicati dal costruttore; 8) "pompa di calore": un dispositivo/impianto che sottrae calore a bassa temperatura dall'aria, dall'acqua o dal suolo e lo trasferisce all'impianto di riscaldamento di un edificio. Articolo 3 Adozione di una metodologia Gli Stati membri applicano a livello nazionale e regionale una metodologia di calcolo del rendimento energetico degli edifici sulla base del quadro generale di cui all'allegato. Le parti 1 e 2 di tale quadro sono adeguate al progresso tecnico secondo la procedura di cui all'articolo 14, paragrafo 2, tenendo conto dei valori o delle norme applicati nella normativa degli Stati membri. Tale metodologia è stabilita a livello nazionale o regionale. Il rendimento energetico degli edifici è espresso in modo trasparente e può indicare il valore delle emissioni di CO2. Articolo 4 Fissazione di requisiti di rendimento energetico 1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che siano istituiti requisiti minimi di rendimento energetico per gli edifici, calcolati in base alla metodologia di cui all'articolo 3. Nel fissare tali requisiti, gli Stati membri possono distinguere tra gli edifici già esistenti e quelli di nuova costruzione, nonché diverse categorie di edifici. Tali requisiti devono tener conto delle condizioni generali del clima degli ambienti interni allo scopo di evitare eventuali effetti negativi quali una ventilazione inadeguata, nonché delle condizioni locali, dell'uso cui l'edificio è destinato e della sua età. I requisiti sono riveduti a scadenze regolari che non dovrebbero superare i cinque anni e, se necessario, aggiornati in funzione dei progressi tecnici nel settore dell'edilizia. 2. I requisiti di rendimento energetico sono applicati a norma degli articoli 5 e 6. 3. Gli Stati membri possono decidere di non istituire o di non applicare i requisiti di cui al paragrafo 1 per le seguenti categorie di fabbricati: - edifici e monumenti ufficialmente protetti come patrimonio designato o in virtù del loro speciale valore architettonico o storico, nei casi in cui il rispetto delle prescrizioni implicherebbe un'alterazione inaccettabile del loro carattere o aspetto, - edifici adibiti a luoghi di culto e allo svolgimento di attività religiose, - fabbricati temporanei con un tempo di utilizzo previsto non superiore a due anni, siti industriali, officine ed edifici agricoli non residenziali a basso fabbisogno energetico, nonché edifici agricoli non residenziali utilizzati in un settore disciplinato da un 22
  • 23. accordo nazionale settoriale sul rendimento energetico, - edifici residenziali destinati ad essere utilizzati meno di quattro mesi all'anno, - fabbricati indipendenti con una metratura utile totale inferiore a 50 m2. Articolo 5 Edifici di nuova costruzione Gli Stati membri provvedono affinché gli edifici di nuova costruzione soddisfino i requisiti minimi di rendimento energetico di cui all'articolo 4. Per gli edifici di nuova costruzione la cui metratura utile totale supera i 1000 m2, gli Stati membri provvedono affinché la fattibilità tecnica, ambientale ed economica di sistemi alternativi quali: - sistemi di fornitura energetica decentrati basati su energie rinnovabili, - cogenerazione, - sistemi di riscaldamento e climatizzazione a distanza (complesso di edifici/condomini), se disponibili, - pompe di calore, a certe condizioni, sia valutata e sia tenuta presente prima dell'inizio dei lavori di costruzione. Articolo 6 Edifici esistenti Gli Stati membri provvedono affinché, allorché edifici di metratura totale superiore a 1000 m2 subiscono ristrutturazioni importanti, il loro rendimento energetico sia migliorato al fine di soddisfare i requisiti minimi per quanto tecnicamente, funzionalmente ed economicamente fattibile. Gli Stati membri ricavano i requisiti minimi di rendimento energetico sulla base dei requisiti di rendimento energetico fissati per gli edifici a norma dell'articolo 4. I requisiti possono essere fissati per gli edifici ristrutturati nel loro insieme o per i sistemi o i componenti ristrutturati, allorché questi rientrano in una ristrutturazione da attuare in tempi ristretti, con l'obiettivo succitato di migliorare il rendimento energetico globale dell'edificio. Articolo 7 Attestato di certificazione energetica 1. Gli Stati membri provvedono a che, in fase di costruzione, compravendita o locazione di un edificio, l'attestato di certificazione energetica sia messo a disposizione del proprietario o che questi lo metta a disposizione del futuro acquirente o locatario, a seconda dei casi. La validità dell'attestato è di dieci anni al massimo. La certificazione per gli appartamenti di un condominio può fondarsi: - su una certificazione comune dell'intero edificio per i condomini dotati di un impianto termico comune ovvero - sulla valutazione di un altro appartamento rappresentativo dello stesso condominio. Gli Stati membri possono escludere le categorie di cui all'articolo 4, paragrafo 3, dall'applicazione del presente paragrafo. 2. L'attestato di certificazione energetica degli edifici comprende dati di riferimento, quali i valori vigenti a norma di legge e i valori riferimento, che consentano ai consumatori di valutare e raffrontare il rendimento energetico dell'edificio. L'attestato è corredato di raccomandazioni per il miglioramento del rendimento energetico in termini di costi- benefici. L'obiettivo degli attestati di certificazione è limitato alla fornitura di informazioni e qualsiasi effetto di tali attestati in termini di procedimenti giudiziari o di altra natura sono decisi conformemente alle norme nazionali. 3. Gli Stati membri adottano le misure necessarie a garantire che negli edifici la cui metratura utile totale supera i 1000 m2 occupati da autorità pubbliche e da enti che forniscono servizi pubblici a un ampio numero di persone e sono pertanto frequentati spesso da tali persone sia affisso in luogo chiaramente visibile per il pubblico un attestato di certificazione energetica risalente a non più di dieci anni prima. 23
  • 24. Per i suddetti edifici può essere chiaramente esposta la gamma delle temperature raccomandate e reali per gli ambienti interni ed eventualmente le altre grandezze meteorologiche pertinenti. Articolo 8 Ispezione delle caldaie Al fine di ridurre il consumo energetico e i livelli di emissione di biossido di carbonio, gli Stati membri o: a) adottano le misure necessarie per prescrivere ispezioni periodiche delle caldaie alimentate con combustili liquidi o solidi non rinnovabili con potenza nominale utile compresa tra i 20 ed i 100 kW. Tali ispezioni possono essere effettuate anche su caldaie che utilizzano altri combustibili. Le caldaie la cui potenza nominale utile è superiore a 100 kW sono ispezionate almeno ogni due anni. Per le caldaie a gas, questo periodo può essere esteso a quattro anni. Per gli impianti termici dotati di caldaie di potenza nominale utile superiore a 20 kW e di età superiore a quindici anni, gli Stati membri adottano le misure necessarie per prescrivere un'ispezione una tantum dell'impianto termico complessivo. Sulla scorta di tale ispezione, che include una valutazione del rendimento della caldaia e del suo dimensionamento rispetto al fabbisogno termico dell'edificio, gli esperti forniscono alle utenze una consulenza in merito alla sostituzione della caldaia, ad altre modifiche dell'impianto termico o a soluzioni alternative; ovvero b) adottano provvedimenti atti ad assicurare che sia fornita alle utenze una consulenza in merito alla sostituzione delle caldaie, ad altre modifiche dell'impianto termico o a soluzioni alternative, che possono comprendere ispezioni intese a valutare l'efficienza e il corretto dimensionamento della caldaia. L'impatto globale di tale approccio dovrebbe essere sostanzialmente equipollente a quello di cui alla lettera a). Gli Stati membri che si avvalgono di questa formula presentano alla Commissione, con scadenza biennale, una relazione sull'equipollenza dell'approccio da essi adottato. Articolo 9 Ispezione dei sistemi di condizionamento d'aria Al fine di ridurre il consumo energetico e le emissioni di biossido di carbonio, gli Stati membri stabiliscono le misure necessarie affinché i sistemi di condizionamento d'aria la cui potenza nominale utile è superiore a 12 kW vengano periodicamente ispezionati. L'ispezione contempla una valutazione dell'efficienza del sistema di condizionamento d'aria e del suo dimensionamento rispetto al fabbisogno di condizionamento dell'edificio. Viene data alle utenze un'opportuna consulenza in merito ai possibili miglioramenti o alla sostituzione del sistema di condizionamento ovvero a soluzioni alternative. Articolo 10 Esperti indipendenti Gli Stati membri si assicurano che la certificazione degli edifici e l'elaborazione delle raccomandazioni che la corredano nonché l'ispezione delle caldaie e dei sistemi di condizionamento d'aria vengano effettuate in maniera indipendente da esperti qualificati e/o riconosciuti, qualora operino come imprenditori individuali o impiegati di enti pubblici o di organismi privati. Articolo 11 Revisione La Commissione, assistita dal comitato di cui all'articolo 14, valuta la presente direttiva alla luce dell'esperienza acquisita nel corso della sua applicazione e, se necessario, presenta proposte concernenti tra l'altro: a) eventuali misure complementari relative alla ristrutturazione degli edifici di superficie utile totale inferiore a 1000 m2; 24
  • 25. b) incentivi generali a favore di misure di efficienza energetica negli edifici. Articolo 12 Informazione Gli Stati membri adottano le misure necessarie per informare gli utilizzatori di edifici sui diversi metodi e sulle diverse prassi che contribuiscono a migliorare il rendimento energetico. Su richiesta degli Stati membri, la Commissione assiste gli Stati membri nella realizzazione di queste campagne di informazione, che possono essere oggetto di programmi comunitari. Articolo 13 Adeguamento del contesto Le parti 1 e 2 dell'allegato sono rivedute a scadenze regolari, non inferiori a due anni. Le eventuali modifiche necessarie per adeguare le parti 1 e 2 dell'allegato al progresso tecnico sono adottati secondo la procedura di cui all'articolo 14, paragrafo 2. Articolo 14 Comitato 1. La Commissione è assistita da un comitato. 2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 5 e 7 della decisione 1999/468/CE, tenendo conto delle disposizioni dell'articolo 8 della stessa. Il termine di cui all'articolo 5, paragrafo 6, della decisione 1999/468/CE è fissato a tre mesi. 3. Il comitato adotta il proprio regolamento interno. Articolo 15 Recepimento 1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 4 gennaio 2006. Essi ne informano immediatamente la Commissione. Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri. 2. In caso di mancata disponibilità di esperti qualificati e/o riconosciuti, gli Stati membri dispongono di un ulteriore periodo di tre anni per applicare integralmente gli articoli 7, 8 e 9. Se si avvalgono di tale possibilità, essi ne danno comunicazione alla Commissione, fornendo le appropriate motivazioni, insieme ad un calendario per l'ulteriore attuazione della presente direttiva. Articolo 16 Entrata in vigore La presente direttiva entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee. Articolo 17 Destinatari Gli Stati membri sono i destinatari della presente direttiva. Fatto a Bruxelles, addì 16 dicembre 2002. Per il Parlamento europeo Il Presidente P. Cox Per il Consiglio La Presidente M. Fischer Boel (1) GU C 213 E del 31.7.2001, pag. 266 e GU C 203 E del 27.8.2002, pag. 69. (2) GU C 36 dell'8.2.2002, pag. 20. (3) GU C 107 del 3.5.2002, pag. 76. (4) Parere del Parlamento europeo del 6 febbraio 2002 (non ancora pubblicato nella 25
  • 26. Gazzetta ufficiale). Posizione comune del Consiglio del 7 giugno 2002 (GU C 197 E del 20.8.2002, pag. 6) e decisione del Parlamento europeo del 10 ottobre 2002 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale). (5) GU L 237 del 22.9.1993, pag. 28. (6) GU L 40 dell'11.2.1989, pag. 12. Direttiva modificata dalla direttiva 93/68/CEE (GU L 220 del 30.8.1993, pag. 1). (7) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23. ALLEGATO Quadro generale per il calcolo del rendimento energetico degli edifici (articolo 3) 1. Il metodo di calcolo del rendimento energetico degli edifici deve comprendere almeno i seguenti aspetti: a) caratteristiche termiche dell'edificio (murature esterne e divisioni interne, ecc.). Tali caratteristiche possono anche includere l'ermeticità; b) impianto di riscaldamento e di produzione di acqua calda, comprese le relative caratteristiche di coibentazione; c) sistema di condizionamento d'aria; d) ventilazione; e) impianto di illuminazione incorporato (principalmente per il settore non residenziale); f) posizione ed orientamento degli edifici, compreso il clima esterno; g) sistemi solari passivi e protezione solare; h) ventilazione naturale; i) qualità climatica interna, incluso il clima degli ambienti interni progettato. 2. Il calcolo deve tener conto, se del caso, dei vantaggi insiti nelle seguenti opzioni: a) sistemi solari attivi ed altri impianti di generazione di calore ed elettricità a partire da fonti energetiche rinnovabili; b) sistemi di cogenerazione dell'elettricità; c) sistemi di riscaldamento e condizionamento a distanza (complesso di edifici/condomini); d) illuminazione naturale. 3. Ai fini del calcolo è necessario classificare adeguatamente gli edifici secondo categorie quali: a) abitazioni monofamiliari di diverso tipo; b) condomini (di appartamenti); c) uffici; d) strutture scolastiche; e) ospedali; f) alberghi e ristoranti; g) impianti sportivi; h) esercizi commerciali per la vendita all'ingrosso o al dettaglio; i) altri tipi di fabbricati impieganti energia. 26
  • 27. [T_3] AHP - ANALYTIC HIERARCHY PROCESS Teoria ed esempi di valutazione di progetti alla scala territoriale [ NOTA approfondimento tratto dalle dispense delle lezioni del prof. Alessandro Giangrande] 1. Introduzione al metodo AHP AHP (Anlytic Hierarchy Process) è un metodo di aiuto alla decisione multicriteri (MCDA, Multi- Criteria Decision Aid) sviluppato da Thomas Lorie Saaty verso la fine degli anni 70 (Saaty 1977 e 1980). A tutt'oggi esistono numerose decine di esempi di applicazione del metodo a problemi di valutazione nei settori più svariati (Golden et al. 1989). Il metodo AHP può essere utilizzato per determinare il rapporto benefici/costi di un progetto quando non è possibile valutare in termini esclusivamente monetari i vantaggi e gli svantaggi che deriverebbero dalla sua realizzazione (Saaty 1980 pp. 113-120, Saaty and Kearns 1985 pp. 178-200, Saaty 1990). L'autore ha avuto l'opportunità di applicarlo alla valutazione di grandi infrastrutture territoriali nell'ambito di alcuni studi di VIA (Valutazione d'Impatto Ambientale) dove la maggioranza dei costi e dei benefici appartiene alla categoria degli intangibili, cioè dei beni extramercato per i quali risulta impossibile o complicato operare le simulazioni atte a identificarne il prezzo (Giangrande 1987a, 1987b, 1988; Giangrande et al. 1990). Il metodo, in generale, consente di valutare le priorità di azioni che possono essere, a seconda dei casi: programmi, strategie d'intervento, piani, progetti, ecc. Nel seguito esso sarà illustrato senza gli assiomi e le dimostrazioni dei teoremi sui quali si fonda (Saaty 1980 e 1986). 1.1 La gerarchia di dominanza Il primo passo del metodo comporta la costruzione della gerarchia di dominanza. Una gerarchia di dominanza è una struttura reticolare costituita da due o più livelli. Il primo livello contiene l'obiettivo generale della valutazione o goal. In un'applicazione diretta a valutare la compatibilità ambientale di alternative progettuali di una nuova infrastruttura territoriale il goal potrebbe essere formulato, ad es., nel modo seguente: minimare l'impatto dell'infrastruttura sul contesto naturale e antropico. Il secondo livello contiene gli obiettivi che specificano contenuti e significati del goal. Ad es., il goal precedente potrebbe articolarsi nei sei obiettivi seguenti: (i) minimare l'impatto sul contesto naturale; (ii) minimare l'impatto sull'ambiente percepibile; (iii) minimare l'impatto sul contesto storico e culturale; (iv) minimare l'impatto sulla salute e sul benessere psico-fisico; (v) minimare l'impatto sul contesto socio-economico; (vi) minimare i conflitti con la pianificazione territoriale. Ciascuno di questi può essere suddiviso a sua volta in obiettivi più specifici (terzo livello), e così di seguito. Passando dai livelli superiori ai livelli inferiori della gerarchia gli obiettivi perdono progressivamente il loro carattere strategico-assiologico. Le azioni da valutare sono situate alla base della gerarchia e sono collegate direttamente agli obiettivi più specifici (obiettivi terminali). Una gerarchia, oltre agli obiettivi e alle azioni, può contenere altri elementi del processo decisionale: tra questi vanno annoverati gli attori del processo. In questo caso il metodo consente di 27
  • 28. valutare le azioni in relazione ai differenti attori e di rendere esplicite le differenze di valutazione che dipendono dalla diversità dei loro interessi e sistemi di valori. La scelta del numero di livelli e del numero di elementi deve tenere conto sia delle caratteristiche del contesto fisico e decisionale, sia della natura delle azioni da valutare. 1.2 Costruzione della matrice dei confronti a coppie Tutti gli elementi subordinati allo stesso elemento della gerarchia vengono confrontati a coppie tra loro. Gli elementi di ciascuna coppia vengono comparati al fine di stabilire quale di essi è più importante in rapporto all'elemento sovraordinato, e in quale misura: il risultato del confronto è il coefficiente di dominanza aij che rappresenta una stima della dominanza del primo elemento (i) rispetto al secondo (j). Per determinare i valori dei coefficienti aij occorre utilizzare la scala seguente (scala semantica di Saaty) che mette in relazione i primi nove numeri interi con altrettanti giudizi che esprimono, in termini qualitativi, i possibili risultati del confronto (Saaty 1980): aij GIUDIZIO 1 Ugualmente importante 3 Leggermente più importante 5 Più importante 7 Molto più importante 9 Estremamente più importante 2,4,6,8 (Valori intermedi o di "compromesso") Confrontando a coppie n elementi si ottengono n2 coefficienti: di questi soltanto n(n-1)/2 devono essere direttamente determinati dal decisore o dall'esperto che effettua la valutazione, essendo aii=1 e aji=1/aij per ogni valore di i e j. La seconda condizione, nota come relazione di reciprocità, scaturisce dalla necessità di garantire la simmetria dei giudizi di importanza. I coefficienti di dominanza definiscono una matrice quadrata reciproca e positiva detta matrice dei confronti a coppie: Un modo alternativo di costruire la matrice dei confronti a coppie consiste nell'utilizzare la tecnica del rating (Voogd 1983, p. 105). Secondo questa tecnica l'esperto che effettua la valutazione dispone di un budget di 100 punti che deve suddividere tra i due elementi in modo che la quantità di punti assegnata a ciascuno di essi (rating) ne rispecchi l'importanza. L'indice di dominanza aij viene calcolato allora come rapporto dei rating dei due elementi. L'autore, sulla base della sua esperienza, considera questa tecnica più affidabile di quella che si basa sull'uso della scala semantica. Per ogni elemento non terminale della gerarchia occorre costruire una matrice confrontando a coppie gli elementi che sono ad esso direttamente subordinati. 1.3 Determinazione dei pesi locali I pesi sono coefficienti che misurano l'importanza relativa di singoli elementi. Supponiamo di poter determinare in modo diretto i pesi (fisici) w1, w2, ..., wn di n pietre con una bilancia (ad es., w1 = 305 gr, w2 = 212 gr, ecc.) e di calcolare il coefficiente di dominanza di ogni coppia di pietre come rapporto dei rispettivi pesi. In questo caso 'ideale' i coefficienti aij esprimono 28
  • 29. esattamente quante volte la pietra i è più pesante della pietra j e si calcolano semplicemente così: aij = wi/wj , per ogni valore di i e j. La matrice dei confronti coppie può essere riscritta per esteso nel modo seguente: w1/w1 w1/w2 ... w1/wn w2/w1 w2/w2 ... w2/wn A = ... wn/w1 wn/w2 ... wn/wn In questo caso A è una matrice consistente, cioè soddisfa la condizione aij= aik akj per tutti i valori di i, j, k. Supponiamo ora che non sia possibile calcolare i valori aij come wi/wj, perché non possediamo la bilancia che ci consente di determinare i pesi delle singole pietre. Questa stessa situazione si presenta del resto anche quando occorra valutare il 'peso' (l'importanza) di un insieme di obiettivi o di azioni. In questo caso non esiste lo strumento fisico che ci consente di determinare questi 'pesi', ma è necessario affidarsi ai giudizi di un esperto. Non disponendo di uno strumento di misura ma soltanto della sua personale esperienza, l'esperto non è in grado di determinare direttamente i pesi wi, ma può fornire solo delle stime approssimate dei loro rapporti con l'ausilio della scala semantica o con la tecnica del rating. Le stime fornite dall'esperto, nella maggioranza dei casi, non saranno dunque consistenti. Questa mancata consistenza dipende sia dalla difficoltà che esso incontra nel mantenere la coerenza di giudizio in tutti i confronti a coppie, sia dal fatto che i suoi giudizi possono essere strutturalmente non consistenti. La teoria dei sistemi relazionali di preferenza dimostra infatti che le relazioni di preferenza e di indifferenza che conseguono da un insieme di confronti a coppie possono essere non transitive (ad es., a è preferito a b, b è preferito a c, ma a può essere non preferito a c). Obbligando l'esperto ad essere perfettamente coerente nei suoi giudizi lo costringeremmo implicitamente (e indebitamente) a rispettare quel principio di transitività della preferenza e dell'indifferenza che non dovrebbe mai essere imposto a priori (Armstrong 1939, Luce 1956, Vincke 1981). Sarebbe dunque poco realistico pensare che le relazioni aij = wi/wj debbano valere anche in questi casi: se non conosciamo i pesi wi ma solo i valori di aij (che abbiamo ricavati direttamente utilizzando, ad es., la scala semantica di Saaty), il problema di determinare i pesi wi dai valori aij imponendo le condizioni aij = wi/wj sarebbe probabilmente irresolubile. I valori aij ricavati da giudizi qualitativi possono avvicinarsi ai valori 'veri' wi/wj ma anche discostarsi da essi in modo significativo. Cerchiamo allora di risolvere questo problema senza imporre rigidamente le suddette condizioni, ma consentendo ai valori di aij di poter deviare dal loro valore 'vero'. Consideriamo la i-esima riga della matrice A: ai1, ai2 , ... ain. Nel caso 'ideale' (aij = wi/wj) questi valori coincidono con i rapporti wi/w1, wi/w2, wi/wn. Se moltiplichiamo il primo termine di questa riga per w1, il secondo per w2 ecc. otteniamo: (wi/w1) w1 = wi , (wi/w2) w2 = wi , ... (wi/wn) wn = wi Il risultato è dunque una riga costituita da termini tutti uguali, mentre nel caso generale (non 'ideale') quello che otterremo è una riga di termini che costituiscono un insieme di valori statistici 'dispersi' attorno al valore wi. Sembra pertanto ragionevole assumere che, in questo caso, wi sia la media dei valori di questi termini. Nel caso generale si possono dunque rilasciare le rigide condizioni aij = wi/wj per sostituirle con le condizioni: Σj aij wj 29
  • 30. wi = _______ (1) n A questo punto resta ancora da risolvere una questione: queste condizioni meno stringenti sono sufficienti a garantire l'esistenza di soluzioni? cioè, a garantire che abbia soluzione il problema di trovare dei pesi unici wi quando siano dati i coefficienti di dominanza aij? Per rispondere a questa domanda occorre esprimere le suddette condizioni in una forma diversa. Notiamo innanzitutto che se le stime aij sono valide, esse tenderanno ad essere molto vicine ai valori wi/wj, cioè rappresenteranno delle piccole 'perturbazioni' di questi rapporti. Se trattiamo le stime aij come variabili è possibile che esista una soluzione delle (1): cioè wi e wj, possono cambiare per adattarsi ai cambiamenti dei valori aij che non coincidono più con i loro valori 'ideali' wi/wj, purchè si consenta anche al valore n di cambiare. Se chiamiamo lmax il valore che deve assumere n affinché la (1) sia risolubile, la (1) stessa assume la forma: Σj aij wj wi = _______ lmax o, se si vuole: Σj aij wj = lmax wi Ma queste espressioni non sono altro che l'esplicitazione di un ben noto problema matematico consistente nel determinare gli autovalori e gli autovettori di una matrice. In forma matriciale questo problema si definisce nel modo seguente: Aw = lmax w (2) Per determinare il valore di lmax e dei pesi w possiamo fare ricorso a due importanti risultati della teoria delle matrici (gli enunciati dei teoremi dai quali questi risultati discendono sono riportati nell'APPENDICE A). (i) Se l1, l 2, ..., ln sono n numeri che soddisfano l'equazione: Ax = lmax x, (cioè sono gli autovalori di A) e se per tutti i valori di i è aii =1, allora: Σi li = n Quando la matrice A è consistente, tutti gli autovalori sono necessariamente uguali a zero escluso uno che vale n (ciò deriva dal fatto che ponendo nella (2) l = n l'equazione diventa un'identità). Se ne deduce che quando A è una matrice consistente, n è il suo autovalore massimo lmax (o autovalore principale ) ed è anche l'unico a essere diverso da zero. (ii) Se si modificano leggermente i valori aij di una matrice reciproca e positiva, i corrispondenti autovalori variano di poco e in modo continuo. Combinando i due risultati precedenti si deduce che quando gli elementi della diagonale principale della matrice A sono tutti uguali a 1 e la matrice è consistente, variando di poco i valori aij 30
  • 31. l'autovalore principale della matrice non differisce molto da n mentre i restanti autovalori si mantengono prossimi allo zero. Sembra dunque ragionevole ipotizzare che, nel caso generale, i pesi cercati coincidano con le componenti dell'autovettore principale w corrispondente all'autovalore principale lmax della matrice A (per una dimostrazione formale vedi Saaty 1980). In genere è preferibile ottenere una soluzione normalizzata, cioè tale che la somma dei valori delle componenti del vettore dei pesi w sia uguale a 1 (in realtà vedremo che ciò è vero solo se si confrontano degli obiettivi; nel caso di azioni l'operazione di normalizzazione dei pesi locali dipende dalla particolare "modalità" utilizzata nell'applicare AHP, cfr. 2). Un esperto, a rigore, potrebbe limitarsi a fornire soltanto n-1 stime indipendenti di aij: per determinare i pesi basterebbe in questo caso risolvere il sistema lineare non omogeneo di n equazioni in n incognite (w1, w2, ..., wn) che si ottiene uguagliando il valore di ogni stima a quello del corrispondente rapporto wi/wj ed imponendo la condizione di normalizzazione. Questo metodo, a differenza di quello che comporta il calcolo dell'autovettore principale di A, non utilizza le stime 'ridondanti' di aij. D'altronde sono proprio queste stime che consentono di pervenire a un risultato più affidabile: i pesi che si ottengono risolvendo la (2) sono infatti molto meno sensibili agli errori di valutazione (Saaty 1980 pp. 192-197, Millet and Harker 1990). Resta ancora il problema di stabilire se i pesi che si ricavano dalla (2) rispecchiano i giudizi di chi ha effettuato i confronti. In altri termini occorre stabilire se e in quale misura i valori dei rapporti wi/wj, che si calcolano dopo aver determinato l'autovettore principale w, si discostano dalle stime aij fornite dall'esperto. A questo fine il metodo AHP definisce il seguente indice di consistenza (CI, consistency index) che consente di misurare lo scarto complessivo tra questi due insiemi di valori: lmax - n CI = ________ n - 1 In questa sede non dimostreremo perché CI assume questa forma (cfr. Saaty 1977 e 1980). Basterà notare che nel caso di consistenza perfetta CI è uguale a zero: quando la matrice è perfettamente consistente, l'autovalore principale lmax è infatti uguale ad n. Al crescere dell'inconsistenza il valore di CI aumenta (per questo motivo sarebbe più logico chiamarlo indice di inconsistenza). Il metodo AHP prevede che l'indice CI sia confrontato con l'indice RI (random index). Questo secondo indice si calcola effettuando la media dei valori di CI di numerose matrici reciproche dello stesso ordine, i cui coefficienti vengono generati in modo random (cioè casuale) da un computer. Quando il valore di CI della matrice compilata dall'esperto supera una soglia convenzionalmente posta uguale al 10% del valore di RI, la deviazione dalla condizione di consistenza perfetta viene giudicata inaccettabile. Secondo Saaty (1980) un valore di CI superiore a tale soglia indica una scarsa coerenza (forse anche una scarsa attenzione) dell'esperto che ha effettuato i confronti, piuttosto che una non transitività strutturale, e come tale accettabile, del suo sistema di preferenze. Quando il valore di CI supera la soglia, l'esperto deve sforzarsi di aumentare la coerenza dei suoi giudizi modificando, totalmente o in parte, le stime di aij. Risolvendo la (2) per tutte le matrici dei confronti a coppie si ottengono i pesi di tutti gli elementi della gerarchia. Questi pesi sono detti locali perché valutano l'importanza degli elementi non in termini complessivi, ma solo in rapporto all'elemento sovraordinato rispetto al quale sono stati confrontati. 31
  • 32. Ogni elemento ha tanti pesi locali quanti sono gli obiettivi ai quali esso è direttamente subordinato. 1.4 Determinazione dei pesi globali: il principio di composizione gerarchica Per determinare l'importanza di ogni elemento in rapporto al goal occorre applicare il principio di composizione gerarchica (Saaty 1980). I pesi locali di ogni elemento vengono moltiplicati per quelli dei corrispondenti elementi sovraordinati e i prodotti così ottenuti sono sommati. Procedendo dall'alto verso il basso, i pesi locali di tutti gli elementi della gerarchia vengono così trasformati progressivamente in pesi globali. L'APPENDICE B illustra un semplice esempio di calcolo dei pesi globali degli elementi terminali in una gerarchia a tre livelli (goal, obiettivi e azioni). I pesi globali (o priorità) degli elementi collocati alla base della gerarchia, nel livello successivo a quello degli obiettivi termionali, rappresentano il risultato principale della valutazione. Quando gli elementi terminali sono azioni, i pesi globali consentono di determinare un ordine di preferenza: un'azione (un piano, un progetto, ...) sarà tanto più preferibile quanto maggiore è il suo peso globale. 1.5 Una estensione del metodo: il caso delle matrici incomplete Per compilare una matrice dei confronti a coppie occorre effettuare un numero di confronti pari a n(n-1)/2, dove n è il numero di elementi. Harker (1987) ha sviluppato una procedura che consente all'esperto di non effettuare parte dei confronti. Tale procedura si basa sulla definizione di matrice quasi reciproca. In una matrice quasi reciproca possono essere presenti alcuni coefficienti nulli: in questo caso risulta aij = aji = 0 per alcuni valori di i e di j (i#j), mentre continua a valere la relazione di reciprocità per tutti gli altri coefficienti. Da una matrice A quasi reciproca si può ricavare una nuova matrice B nella quale i coefficienti che non appartengono alla diagonale principale coincidono con quelli di A, mentre i coefficienti della diagonale, che nella matrice A sono uguali a 1, assumono in B il valore mi, essendo mi il numero di coefficienti nulli presenti nella riga i-esima di A. Il valore mi rappresenta pertanto il numero di confronti non effettuati nei quali è coinvolto l'elemento i. Harker ha dimostrato che le componenti dell'autovettore principale della matrice B costituiscono delle stime corrette dei pesi degli elementi confrontati. A questo fine Harker ha sviluppato la teoria necessaria per determinare l'autovalore principale di una matrice nella quale alcuni coefficienti sono espressi nella forma funzionale wi/wj (dove i valori wi e wj sono incogniti) piuttosto che come valori numerici noti. Questa variante del metodo è di grande importanza quando occorra confrontare un numero elevato di elementi (generalmente più di 6-7 elementi). Ad esempio, per costruire secondo il metodo tradizionale una matrice di confronti a coppie di 10 elementi l'esperto dovrebbe effettuare 45 confronti. Questo compito è molto oneroso e non sempre un decisore o un tecnico è disposto a svolgerlo. Al crescere del numero di confronti risulta inoltre sempre più difficile mantenere quella coerenza di giudizio necessaria per superare il test di consistenza. Con la variante di Harker il numero dei confronti, per n=10, può ridursi fino a 9. La scelta del numero dei confronti da effettuare implica un tradeoff tra affidabilità del risultato e tempo che il decisore o l'esperto è disposto a spendere per la valutazione. 32
  • 33. [T_5] LA LOGICA FUZZY Sulla logica fuzzy sono ormai stati scritti svariati manuali, che presentano il tema in modo più o meno rigoroso e comprensibile. Nel 1965 Lofti A. Zadeh formalizzò questo concetto, partendo dalla teoria della polivalenza. Per spiegare questi concetti utilizzo l’esempio fu degli uomini alti. Al concetto «alto» venne associata una curva di valori - la curva di appartenenza - che per ogni valore d’altezza dà la misura dell’appartenenza all’insieme degli uomini alti. In questo modo ogni uomo è alto in una certa misura, e non-alto in una certa altra misura, dal momento che la curva «non- alto» costituisce l’inverso della curva «alto». La logica “Fuzzy” indica la possibilità che X assuma il valore u, con u ∈ U. La funzione di appartenenza di X indicherà quindi la funzione di distribuzione di possibilità che associa ad ogni elemento u di U la possibilità che X abbia quel determinato valore. Più che opporsi alla logica tradizionale, affrontando temi e problemi irrisolti in precedenza, la logica fuzzy ne allarga quindi gli orizzonti. Gli insiemi fuzzy e le operazioni di base Nel 1937 il filosofo quantistico Max Black pubblicò un saggio intitolato Vagueness: An exercise in logical anaysis, dove per la prima volta si definisce l’insieme fuzzy con quella che ora noi chiamiamo curva, o funzione, di appartenenza (fig. 1). Nel 1965 Lofti A. Zadeh formalizzò questo concetto, partendo dalla teoria della polivalenza. Per spiegare questi concetti utilizzo l’esempio fu degli uomini alti. Al concetto «alto» venne associata una curva di valori - la curva di appartenenza - che per ogni valore d’altezza dà la misura dell’appartenenza all’insieme degli uomini alti. In questo modo ogni uomo è alto in una certa misura , e non-alto in una certa altra misura, dal momento che la curva «non-alto» costituisce l’inverso della curva «alto». Si può notare come buona parte della forza degli insiemi fuzzy deriva dagli aspetti che rendevano deboli e criticabili gli insiemi classici, che si riducevano a funzioni a gradino o linee verticali da A a non-A. Il concetto alto, espresso in termini tradizionali, implica che un uomo che appartiene all’insieme «alto» non può appartenere all’insieme «non-alto», cosicché ad una certa altezza, supponiamo 1.75 m, si salta dal non-alto all’alto (fig. 1). La statura di una persona in realtà cresce con l’altezza, e la rappresentazione attraverso la curva di appartenenza continua è più realistica di quella degli insiemi tradizionali. La forza degli insiemi fuzzy sta nel collegare parole a curve. 33
  • 34. Fig. 1 - Concetto "alto" formalizzato con insiemi fuzzy (a) e insiemi tradizionali (b) È possibile ora formalizzare in modo più rigoroso questi concetti. Un insieme fuzzy è un insieme di oggetti nel quale non c’è un confine ben preciso tra gli oggetti che vi appartengono e quelli che non vi appartengono. Sia X = {x} un insieme di elementi denotati genericamente da x. Un insieme fuzzy è allora un insieme di coppie ordinate A = {(x, µA (x) }, x ∈ X dove µA (x) è la funzione che caratterizza l’insieme fuzzy, cioè la funzione di appartenenza che associa ad ogni punto di X un numero reale nell’intervallo [0, 1], e dove il valore di µA(x) rappresenta il grado di appartenenza di x in A (Zadeh, 1965). Se A è un insieme tradizionale, la sua funzione di appartenenza può avere solo due valori µA (x)= 1 se x appartiene ad A µA(x)= 0 se x non appartiene ad A. La mappa µA:X→A definisce lo spazio M chiamato spazio di appartenenza, che viene assunto come intervallo chiuso [0, 1], dove 0 e 1 rappresentano rispettivamente il minore e il maggior grado di appartenenza. [NOTA questa appendice è tratta dalla tesi di laurea: “LA LOGICA FUZZY NELLA SOLUZIONE DEI PROBLEMI TERRITORIALI MULTICRITERIALI” di Antonella Faggiani - DAEST - ] 34
  • 35. [T_7] ESEMPIO NUMERICO Si procede alla esplicitazione di un caso numerico di gerarchizzazione degli obiettivi. [paragrafo F_8] con il metodo proposto di supporto alla decisione AHP. Si suppone di registrare man mano l’opinione del gruppo di decisori (il gruppo, per le considerazioni fatte in D_6 e F_3, sarà composto di tecnici e politici): saranno loro a stabilire ciò che è più importante e ciò che è meno importante; il metodo propone un percorso che razionalizza ed esplicita le scelte fatte per arrivare a una gerarchizzazione coerente. Si ribadisce il significato di alcuni termini del processo di AHP (tabella T_7_a). Si dividono i campi in: Gli SCENARI da valutare sono l’insieme delle caratterische (attributi) di un alloggio Attributi Caratteristiche oggettive degli scenari Obiettivi Sono i risultati da soddisfare con la certificazione. Esempio • Appartamento in condominio con riscaldamenteo autonomo • Villetta isolata Consumo annuo metro quadro (kW), isolamento acustico (dB A), tipo di combustibile (metano,), … Sviluppo sostenibile, Tabella T_7_a [NOTA mentre le caratteristiche posso essere Fuzzy il peso deve essere univoco.] Si esplicitano gli obiettivi e si evidenziano quali sono le caratteristiche degli scenari che influenzano il loro raggiungimento. A. OBIETTIVI BISOGNI Ci si può aiutare con domande come: Cosa vogliamo risolvere? che vogliamo raggiungere? Quali bisogni deve soddisfare? O anche con tecniche di pensiero laterale (deBono 1992) Caso concreto: OBIETTIVI O1 aumentare la sicurezza e il benessere; O2 diminuire i consumi; O3 rendere vivibile accessibile; O4 diminuire l’inquinamento; (ogni obiettivo si caratterizza con una parole univoca) Caso concreto: ESPLICITAZIONE LIVELLI DI IMPORTANZA DEGLI OBIETTIVI (da 1 a k ) Per determinarlo si una matrice come la seguente. Compilata la parte sopra la diagonale, per inversione si hanno i fattori sotto la diagonale ( x i,j = k ; x j,i = 1/k ). O1 O2 O3 O4 O1 1 Importanza di O1 rispetto all’O2 … … O2 … 1 … O3 … 1 O4 1 35
  • 36. Si esplicita l’importanza che ha un obiettivo rispetto ad un altro confrontandoli a coppie secondo la scala (1 pari importanza, 3 moderatamente più importante, 5 fortemente più importante, 7 molto fortemente più importante, 9 estremamente più importante) con valori intermedi nel caso di maggior dettaglio di giudizio. O1 O2 O3 O4 O1 1 5 8 2 O2 1/5 1 9 1 O3 1/8 1/9 1 6 O4 1/2 1 1/6 1 Di questa matrice si calcola l’indice di consistenza (vi veda T_3): per ottenerlo serve lmax (l’autovalore massimo) , che in questo caso vale 6.2630. Indice di consistenza IC= -22.6298 Perché la matrice possa essere considerata consistente Il rapporto di consistenza ( è pari all’indice di consistenza diviso per un valore tabulato in funzione del numero di righe della matrice) deve essere minore del 10%. Nel presente caso è (TEMP= (AUTO(1,1)- SIZE(1) ) /( RCC( SIZE(1)) - 1) = (6,2 - 4 )/ (0,9 -1)= -22,62 ) ed è quindi accettabile. (i valori tabulati in funzione del numero di righe della matrice riportano che nel caso di matrice di ordine 4 si ha un valore di 0.9). I dati tabulati, che si riportano, che permettono il controllo di matrici fino a 10 righe, sono presenti in letteratura: RCC = [0 0 0.58 0.9 1.12 1.24 1.32 1.41 1.43 1.49] ATTRIBUTI Come già è stato detto gli attributi sono dei parametri che hanno gli scenari. Gli attributi devono essere concreti e misurabili (deve essere possibile attribuire dei valori agli attributi al limite con logoca fuzzy), in modo tale da poter essere poi normalizzati e inseriti nella sommatoria finale. Si ricorda che gli attributi sono legati a degli obiettivi che aiutano, o impediscono, di raggiungere. Caso concreto: ESPLICITAZIONE ATTRIBUTI (da 1 a j ) Descrizione u.m. Obiett. Atr.1 Realizzazione della manutenzione Sì/No 1, 2, 4 Atr.2 Illuminazione naturale % 1, 2 Atr.3 Buona disposizione delle stanze % 1, 2 Atr.4 Costo di gestione annuale dell’immobile € / y 3 Atr.5 Tipo di combustibile Da Lista 2 Atr.6 Ricambio d’aria Volume / h 2 Atr.7 Rumorosità dB(A) 3 36
  • 37. Atr.8 FEC kWh /(m2 . anno) 2 Atr.9 U trasmittanza W / (m2 . C°) 4 Atr.10 Qualità serramenti (scarsa…ottima) 1, 2 Atr.11 Rendimento impianto % 2, 4 Atr.12 Rapporto superficie/volume m-1 2, 3 Atr.13 CO e NOx allo scarico ppm 4 Descrizione degli attributi prescelti: 2. la percentuale di superficie vetrate rispetto a quelle del pavimento (almeno il 12%) 5. il tipo di conbustibile usato in funzione della purezza, rinnovabilità, facilità di ripoduzione, elementi di inquinamento- scarti dovuti all’uso (questo attributo verrà inquadrato con logica fuzzy) 7. il potere fonoisolante fra i muri dell’alloggio LEGAME OBIETTIVI-ATTRIBUTI Attributo numero: O1 aumentare la sicurezza; 1, 2, 3, 10 O2 diminuire i consumi; 1, 2, 3, 5, 6, 8, 10, 11, 12 O3 rendere vivibile e aumentare il benessere; 4, 7, 12 O4 diminuire l’inquinamento; 1, 7, 9, 13 Graficamente il legame obiettivi-attributi si presenta così: O1 O2 O3 O4 Atr.1 Atr.2 Atr.3 Atr.4 Atr.5 Atr.6 Atr.7 Atr.8 Atr.9 Atr.10 Atr.11 Atr.12 Atr.13 Grafico T_7_d: legame fra gli attributi e l’obiettivo Attribuzione dei pesi per confronto (si ha una tabella per ogni obiettivo nella quale si esplicitano i pesi , con la consueta verifica della congruenza della tabella con indice di congruenza) TABELLA generica per l’obiettivo k Atr.1 Atr.2 Atr.3 Atr.4 Atr.5 Atr.1 1 importan za di Atr.1 su Atr.2 … … … Atr.2 … 1 … … … Atr.3 1 Atr.4 1 Atr.5 1 37
  • 38. Caso concreto: Obiettivo 1: sicurezza Atr.1 Atr.2 Atr.3 Atr.10 Atr.1 1 6 8 9 4,559 0,71 Atr.2 1/6 1 3 1/2 0,707 0,11 Atr.3 1/8 1/3 1 6 0,707 0,11 Atr.10 1/9 2 1/6 1 0,439 0,07 Obiettivo 2: consumi Atr.1 Atr.2 Atr.3 Atr.5 Atr.6 Atr.8 Atr.10 Atr.11 Atr.12 Atr.1 1 1/2 1/3 1/6 3 1/6 1/3 1/6 3 0,5095 0,05 Atr.2 2 1 1 1/6 3 1/5 6 1/6 3 0,9448 0,09 Atr.3 3 1 1 2 3 1/6 1/3 1/6 6 1 0,09 Atr.5 6 6 1/2 1 2 3 1/6 5 6 2,0119 0,18 Atr.6 1/3 1/3 1/3 1/2 1 2 1/6 1 5 0,6795 0,06 Atr.8 6 5 6 1/3 1/2 1 2 9 7 2,4975 0,23 Atr.1 0 3 1/6 3 6 6 1/2 1 2 3 1,76 0,16 Atr.1 1 6 6 6 1/5 1 1/9 1/2 1 2 1,1904 0,11 Atr.12 1/3 1/3 1/6 1/6 1/5 1/7 1/3 1/2 1 0,2904 0,03 Obiettivo 3: perequazione Atr.4 Atr.7 Atr.12 Atr.4 1 1/3 1/3 0,4807 0,14 Atr.7 3 1 1/3 1 0,28 Atr.12 3 3 1 2,0801 0,58 Obiettivo 4: inquinamento Atr.1 Atr.9 Atr.11 Atr.13 Atr.1 1 2 1/3 1/9 0,5217 0,08 Atr.9 1/2 1 1/3 1/9 0,3689 0,06 Atr.11 3 3 1 1/6 1,1067 0,17 Atr.13 9 9 6 1 4,6953 0,70 Si verifica la congruenza e si pesano: P finale Atr. j ( peso della dell’Atr. j in tabella i per peso dell’obiettivo k): Atr. Obiet. O1 O2 O3 O4 tot 1 1, 2, 4 0,71 0,05 0,08 0,84 2 1, 2 0,11 0,09 0,20 3 1, 2 0,11 0,09 0,20 4 3 0,14 0,14 38
  • 39. 5 2 0,18 0,18 6 2 0,06 0,06 7 3 0,28 0,28 8 2 0,23 0,23 9 4 0,06 0,06 10 1, 2 0,07 0,16 0,23 11 2, 4 0,11 0,17 0,27 12 2, 3 0,03 0,58 0,61 13 4 0,70 0,70 Controllo 1,00 1,00 1,00 1,00 4,00 SCENARI In questa sezione si da applicazione al metodo ipotizzando un alloggio fittizio. Gli attributi a cui sono stati attribuiti i pesi nella sezione precedenti vengono ora normalizzati e inseriti per il conteggio. Si mettono i valori per ogni attributo S1 S2 S3 S4 Atr.1 Atr.2 Atr.3 Atr.4 Atr.5 Si normalizza i valori degli attributi (con 2 formule a seconda che sia beneficio ( Atr. X / Atr. max) o un costo (Atr. min / Atr. X) …) NOTA se è fuzzy è un po’ più complicato [es. beneficio ????( A Atr. X / D Atr. max, B Atr. X / D Atr. max, C Atr. X / D Atr. max, D Atr. X / D Atr. max) e non ( A Atr. X / A Atr. max, B Atr. X / B Atr. max, C Atr. X / C Atr. max, D Atr. X / D Atr. max) ] pesano gli a risultati complessivi 2,31 2,40 2,46 2,50 normalizzati a 100 58% 60% 62% 63% 39 qualificazione energetica 0 1 1 00 0,5 1 1,5 56% 58% 60% 62% 64% percentuale raggiunta probabilità dell'evento valori complessivi
  • 40. probabilità dell'evento 0 1 1 0 il valore esprime l'incertezza legata alla misura non certa dei valori di input. 40
  • 41. caso pratico Descrizion e u.m. numero fuzzy? valore attributi normalizzato come costo o beneficio? valoremassimo(ominimo) NORMALIZZATO Atr.1 manutenzione Sì/No 1 1 1 1 beneficio 1 1,00 1,00 1,00 1,0 Atr.2 Illuminazione % 17 17 17 17 beneficio 100 0,17 0,17 0,17 0,1 Atr.3 disposizione stanze % F 60 70 80 85 beneficio 100 0,60 0,70 0,80 0,8 Atr.4 Costo gestione € / y 900 900 900 900 costo 600 0,67 0,67 0,67 0,6 Atr.5 Tipo di combustibile da Lista F 55 60 70 75 beneficio 100 0,55 0,60 0,70 0,7 Atr.6 Ricambio d’aria Volume / h 1,3 1,3 1,3 1,3 beneficio 2 0,65 0,65 0,65 0,6 Atr.7 Rumorosità dB(A) F 40 45 50 55 beneficio 80 0,50 0,56 0,63 0,6 Atr.8 FEC kWh / (m2 . anno) 55 55 55 55 costo 30 0,55 0,55 0,55 0,5 Atr.9 trasmittanza W / (m2 . C°) 0,45 0,45 0,45 0,45 costo 0,2 0,44 0,44 0,44 0,4 Atr.10 Qualità serramenti (scarsa… ottima) F 50 80 90 95 beneficio 100 0,50 0,80 0,90 0,9 Atr.11 Rendimento impianto % 105 105 105 105 beneficio 140 0,75 0,75 0,75 0,7 Atr.12 Rapporto superficie/volume m-1 0,5 0,5 0,5 0,5 centrato 0,6 0,20 0,20 0,20 0,2 Atr.13 CO e NOx allo scarico ppm 44 44 44 44 costo 20 0,45 0,45 0,45 0,4 41
  • 42. [T_9] LISTINO PREZZI ASSISTAL Si riporta parte de “l’informatore” Assistal , prezzi delle opere impiantistiche per le tre venezie, numero 13, giugno 1998. I prezzi riportati sono affiancati dai prezzi aggiornati al 2003 in euro, secondo il tasso di inflazione registrato dall’ISTAT pari al 11,13% (in italicus grassetto). [NOTA non essendo possibile ottenere i dati giungo 2003 ci si è fermati a marzo 2003. Questo aggiornamento statistico , comunque, dà solo un indicazione di massima dei prezzi possibili, essendo facoltà della categoria variarli a piacimento e su bisogno.] MANUTENZIONE PREVENTIVA DI GRUPPO TERMICI FINO A 35 kW II D.P.R. 412/93 Legge 10 rende le operazioni di manutenzione obbligatorie; ed impone al manutentore di compilare il libretto di impianto nel quale verranno annotati il nominativo del responsabile della manutenzione, i componenti dell'impianto termico ed i valori rilevati dall'analisi della combustione: tutto questo per garantire un perfetto funzionamento, sicurezza, risparmio energetico. DESCRIZIONE 2.01 Manutenzione preventiva di bruciatori e gruppi termici fino a 35 kW Le operazioni comprese nel prezzo sono: a) controllo della corretta areazione del locale b) pulizia completa della caldaia e camera di combustione c) pulizia completa del bruciatore d) controllo della tenuta tubazioni adduzione del gas e) controllo tiraggio camino f)controllo pressione dei vasi di espansione g) controllo regolare accensione e funzionamento h) controllo dispositivi di sicurezza gas e temperatura i) taratura e regolazione del bruciatore : 1) analisi della combustione con determinazione del rendimento m) compilazione del libretto di impianto come previsto dalla Legge 10 DPR 26 agosto 1993 n. 142 unità di misura tutte le operazioni descritte corpo £ 216.300 € 124,14 INSTALLAZIONE E AVVIAMENTO DI BRUCIATORE Installazione e avviamento di bruciatori, compreso nel prezzo la modifica della lastra della caldaia e della relativa coibentazione; il montaggio del bruciatore sulla caldaia; i collegamenti elettrici ai cavi posti al fianco del bruciatore; accensione e la taratura del bruciatore; l'analisi della combustione bruciatori di gas fino a 50 kW 43.000 kcal/h 309,000 € 177,35 Fino a 100 kW 86.000 kcal/h 373.100 € 214,14 Fino a 200 kW 172.000 kcal/h 434.700 € 249,49 fino a 350 kW 301.000 kcal/h 497,500 € 285,53 fino a 500 kW 430.000 kcal/h 584.000 € 335,18 fino a 750 kW 645.000 kcal/h 643.800 € 369,50 fino a 1.000 kW 860.000 kcal/h 758,100 € 435,10 42
  • 43. b) bruciatori di gasolio Fino a 50kW, 43.000 kcaVh 247.200 € 141,88 fino a 100 kW, 86.000 kcal/h 310.300 € 178,09 fino a 200 kW, 172.000 kca/h 373,000 € 214,14 fino a 350 kW, 301.000 kcaVh 634.700 € 364,28 fino a 500 kW, 430.000 kcal/h 497,500 € 285,53 fino a 750 kW, 645.000 kcal/h 559.100 € 320,89 fino a 1.000 kW, 860.000 kcal/h 621.900 € 356,93 c) bruciatori di nafta fino a 350 kW, 301.000 kcaVh 497500 € 285,53 fino a 500 kW, 430.000 kcal/h 572100 € 328,35 fino a 750 kW, 645.000 kcal/h 646700 € 371,17 fino a 1.000 kW, 860.000 kcal/h 696500 € 399,75 Installazione e avviamento: di bruciatori, compreso nel prezzo; solo i collegamenti elettrici ai cavi posti a fianco del bruciatore; l'accensione e La taratura del bruciatore; l'analisi della combustione. bruciatori di gas fino a 50 kW 43.000 kcal/h 185.400 € 106,41 Fino a 100 kW 86.000 kcal/h 223.900 € 128,50 Fino a 200 kW 172.000 kcal/h 260.600 € 149,57 fino a 350 kW 301.000 kcal/h 310.300 € 178,09 fino a 500 kW 430.000 kcal/h 373.100 € 214,14 fino a 750 kW 645.000 kcal/h 434.700 € 249,49 fino a 1.000 kW 860.000 kcal/h 497.500 € 285,53 b) bruciatori di gasolio fino a 50 kW 43.000 kcal/h 158.500 € 90,97 Fino a 100 kW 86.000 kcal/h 199.000 € 114,21 Fino a 200 kW 172.000 kcal/h 235.700 € 135,28 fino a 350 kW 301.000 kcal/h 273.600 € 157,03 fino a 500 kW 430.000 kcal/h 310.300 € 178,09 fino a 750 kW 645.000 kcal/h 373.100 € 214,14 fino a 1.000 kW 860.000 kcal/h 434.700 € 249,49 c) bruciatori di nafta fino a 350 kW 301.000 kcal/h 273.600 € 171,32 fino a 500 kW 430.000 kcal/h 310.300 € 214,14 fino a 750 kW 645.000 kcal/h 373.100 € 249,49 fino a 1.000 kW 860.000 kcal/h 434.700 € 285,53 IMPIANTI DI COMBUSTIONE Avvertenze Particolari Le normative di riferimento riguardanti i lavori di manutenzione e revisione dei bruciatori si attengono alle istruzioni riportate nelle nonne UNI 8364; per la conduzione, controllo e manutenzione di centrali termiche si attengono alle istruzioni riportate nelle norme UNI 9317. 43