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S.P.R.I.Te.MagazineS.P.R.I.Te.MagazineSettembre2012
Indice
Deep Internet:
quello che i motori di ricerca non dicono!
pag
5
2
6
7
7
9
10
12
13
15
Windows Phone e iOS più fluidi di Android:
Bibita in lattina:
Fenomeno Karmin:
XobotOS
Natura:
Svago:
Giochi:
Bioingegneria
Upu:
Caccia ai motivi
Un click e in tre minuti si congela!
Da Boston al web
Xamarin riscrive Android in C#
Ecco l'insetto più pesante del mondo
...E fattele quattro risate
Mens Sana...in Corpore Sano
Dati riscrivibili immagazzinati nel DNA
CPU cinese per dispositivi Android
Layout:
by Fabio Politi
2
Windows Phone e iOS più fluidi di
Android: caccia ai motivi
Perché l'interfaccia di Android non è flu-
ida quanto quella di iOS e Windows
Phone? Una domanda che molti si
sarannofatti inquesti anni e sucui si dis-
cute in particolar modo in questi giorni.
Ne hannoparlatoDianne Hackborn, An-
droid Framework Engineer, e Andrew
Munn, Software Engineer.
Windows Phone, iOS e Android sono sistemi diversi, con i loro
punti di forza e debolezza. Android in particolare soffre quanto a
sensazione di fluidità, e in Rete si è aperto il dibattito sui motivi.
Deve intervenire? Cosa può fare Google? Tanto, ma non troppo.
Tra i due post il più specifico è quello
della Hackborn, che ricorda come An-
droid storicamente usi la modalità soft-
ware per renderizzare i contenuti di ogni
finestra. Nell'interfaccia standard ci sono
diversi elementi come la barra di stato,
lo sfondo, il launcher in alto e il menù.
"Se una delle finestre aggiorna il proprio
contenuto, per esempio quando viene evi-
denziata una voce, prima della versione
3.0 era il software a riprodurre i nuovi
contenuti in quella finestra, ma nessuna
delle altre finestre veniva ridisegnata e la
ricomposizione di queste era fatta in hard-
ware (con la GPU). Allo stesso modo, ogni
movimento delle finestre, come il menù
a scomparsa, è tutto gestito dall'hard-
ware"
3
Per avere una fluidità elevata l'ideale
sarebbe far lavorare tutto a 60 frame al
secondo, non sempre ci si riesce perché
molto dipende dal numero di pixel dello
schermoe dallavelocità della CPU. "L'ac-
celerazione hardware totale all'interno di
una finestra è stata aggiunta con Android
3.0. […] Il cambiamento principale in
Android 4.0 fa sì che le applicazioni riv-
olte a tale versione avranno l'acceler-
azione hardware abilitata di default",
spiega la Hackborn.
L'accelerazione hardware però non è
sempre la panacea di tutti i mali. "Per
esempio i driver di PowerVR di disposi-
tivi come Nexus S e Galaxy Nexus usano
l'OpenGL con un processo che richiede
8 MB di RAM. Dato che l'overhead del
nostro processo è circa 2 MB, la richiesta
è elevata. Questa RAM è tolta ad altri
compiti, come il numero di processi in
background che si possono far fun-
zionare e rallentando aspetti come il pas-
saggio tra le app".
Secondo l'ingegnere Andrew Munn, che
ha lavorato nel team Android e che da
gennaio passerà in quello Windows
Phone - anche se sostiene di essere un
grande fan del sistema operativo di
Google - tutto il rendering dell'interfac-
cia in iOS è affidato a un thread dedi-
cato con priorità in tempo reale, mentre
Androidsegueil tradizionalemodelloPC
in cui il rendering avviene nel thread
principale con priorità normale. Questo
mina alla radice la possibilità di avere un
sistema fluido in ogni situazione.
"Potete vederlo voi stessi. Prendete un iPad
o un iPhone e aprite Safari. Iniziate a cari-
care unapaginacomplessacome Facebook.
A metà del caricamento mettete il dito
sullo schermo e muovetelo. Tutto il render-
ing si bloccherà istantaneamente. Il sito
non si caricherà fino a quando non
toglierete il dito. Questo perché il thread
dell'UI intercetta tutti gli eventi e render-
izza l'UI con priorità in tempo reale".
4
"Se ripetete questo test in Android noterete
che il browser proverà sia ad animare la
paginechearenderizzarel'HTML, eafare
unbuonlavoro conentrambi. Su Android,
questo è uncaso in cui un processore dual-
core efficiente aiuta, ed è per questo che il
Galaxy S II è famoso per la sua fluidità"
Da notare che Munn è stato accusato di
aver semplificato troppo la spiegazione
sul fronte iOS e in effetti anche lui am-
mette che può essere andata così, ma lo
scopo era farsi capire e fondamental-
mente c'è riuscito. Munn ritiene inoltre
che unaltroproblema sia rappresentato
dalla garbage collection. "Usando l'ap-
plicazione delle foto in Honeycomb o
ICS potreste esservi chiesti come mai il
frame rate è così basso. Il frame rate è
limitato a 30 FPS". Far girare il tutto a 60
FPS porterebbe ad avere notevoli rallen-
tamenti casuali dovuti alla garbage col-
lection, "per cui limitare il frame rate a
30 FPS risolve il problema". Munn punta
il dito anche contro Tegra 2, disponibile
in diversi prodotti Android, che ha prob-
lemi di bandwidth di memoria e non
supporta le istruzioni NEON, l'equiva-
lente delle SSE di Intel pensate per accel-
Infine la macchina virtuale Dalvik non
è così matura quanto quella desktop e
Java ha problemi noti con le prestazioni
delle interfacce grafiche su desktop.
Gran parte dei problemi nell'implemen-
tazione Dalvik non sono presenti, ma al-
cuni sì. Come risolvere il tutto? Le future
versioni di Android mitigheranno tanti
problemi, ma probabilmente non si potrà
agire su tutto, a meno che non s'inter-
venga alla radice. Questo però potrebbe
voler dire scrivere tutte le applicazioni
per il nuovo framework, oppure inte-
grare il supporto alla modalità prece-
dente. Un lavoro complesso e con insidie,
che potrebbe avere ripercussioni sullo
sviluppo delle altre caratteristiche del sis-
tema operativo. Che cosa farà Google? E
quanti di voi effettivamente notano nel-
l'interfaccia grafica di Android rallenta-
menti rispetto ad iOS e Windows Phone?
erare i calcoli multimediali.
Miguel Sotomayor Gonzalez
5
Deep Internet: quello che i motori di
ricerca non dicono!
Chiunque di voi, usa certamente i motori
di ricerca (google, yahoo ecc..), molte
volte sfogliando al massimo le prime 2 o
3 pagine di risultati, perché diciamocelo,
ricercare già oltre la terza pagina di risul-
tati significa che ciò che si cercava non è
stato trovato; ed è lì che iniziamo a pen-
sare: “ma quante pagine ci sono? Non
riuscirò mai a leggerle tutte quante” e ci
ritroviamo così, semplicemente a fare
una nuova ricerca, cercando di usare
meglio le parole chiave, in modo tale che,
ciò che stiamo cercando ci appaia entro
i primi risultati invece di dover “spul-
ciare” personalmente tutte le pagine dei
risultati.
Immaginando “internet” come se fosse
l’universo potremmo descrivere la parte
ancora sconosciuta di esso come l’anti-
materia (impossibile da vedere conmezzi
normali, ma è là fuori, forse più estesa
della stessa materia)
Perché c'è un'Internet "invisibile", o,
meglio, "profonda", che i motori di
ricerca ignorano, fonte di preziose infor-
mazioni e forse più grande, da 400 a 500
volte, delle pagine normalmente indiciz-
zate e accessibili dai principali search en-
gine. Questa parte di Internet ha un
nome, deep Internet, e una causa per es-
istere: i motori di ricerca non riescono a
indicizzare il contenuto di database i cui
documenti non siano direttamente colle-
gati tramite link a pagine web. Questi
database (che includono anche alcuni
repertori arcinoti come i cataloghi di
Amazon) sono appunto il cuore della
deep Internet. Questo fa si, che il mondo
di “internet” che crediamo esistere ed es-
sere enormemente grande, non è altro
che la punta dell’iceberg.
Lo Splendido
6
Bibita in lattina: un click e in tre
minuti si congela!
La lattina della bibita West Coast Chill è
la prima al mondo che premendo un
tasto consente l'auto-congelamento in
pochi minuti. Sembra una miracolo
(commerciale) eppure senza bisogno di
alimentazione o batterie, la "comunis-
sima" lattina sviluppata dalla Joseph
Company International raggiunge in
circa tre minuti la temperatura di -1
grado. La prima bevanda disponibile è
basata su ingredienti naturali, ed è com-
pletamente priva di zucchero, caffeina,
colori e aromi artificiali. Difficile in verità
credere che possa essere qualcosa di così
naturale, e invece eccovi serviti!!
Quel che conta è il segreto della lattina:
la tecnologia Microcool. In verità la so-
cietà che ne ha curato lo sviluppo aveva
già provato a sbarcare sul mercato alla
fine degli anni '90, ma l'utilizzo del gas
serra HFC134A e l'interessamento del-
l'Environmental Protection Agency ne
aveva fiaccato ogni velleità commerciale.
"Aprire una sola lattina auto-congelante
avrebbe lo stesso impatto sull'effetto serra
di un un'auto in corsa per 200 miglia",
disse Christian Patterson, attivista di
Ozone Action. Oggi però Microcool è
stata persino premiata con l'EPA Stratos-
pheric Award considerato l'alto livello di
rispetto ambientale raggiunto. L'effetto
refrigerantesi ottienegrazieall'usodi car-
bone attivo derivato da materiali organici
vegetali rigenerati, e anidride carbonica
bonificata dall'atmosfera. Ovviamente la
miscela non entra in contatto con la
bibita, ma è stivata nella base del conteni-
tore. Le prime lattine di West Coast Chill
saranno distribuite da marzo nel Sud
della California e a Las Vegas al prezzo
di 2,95 dollari.
Giba
7
Tempo fa si era parlato della possibilità di sviluppare ap-
plicazioni AndroidinC#, ora grazie a Mono, la piattaforma
di sviluppo realizzata da Xamarin a questo scopo, tutto
questo è possibile. Mono, è un’implementazione open
source del framework .NET che consente agli sviluppatori
di scrivere il proprio codice utilizzando C#, interessante è
la possibilità di condividere lo stesso codice con i OS e
Windows Phone.
Adesso Xamarin si è spinta oltre, arrivando ad effettuare un porting completo di Android in C#: il
risultato di questo lavoro si chiama XobotOS. L’immane fatica è stata realizzata utilizzando un tool
di traduzione automatica del codice Java in C# chiamato Sharpen. Secondo Xamarin liberando An-
droid da Java, XobotOS potrebbe aiutare Google nella nota disputa legale basata appunto sull’utilizzo
della Dalvik Virtual Machine, che secondo Oracle violerebbe i brevetti Java da essa posseduti. Il
porting di Xamarin, infatti, rimpiazza Dalvik VM ed elimina qualsiasi residuo di Java da Android.
Il risultato non è soltanto un sistema operativo legalmente inattaccabile, ma le performance miglio-
rano fino all’85%, nell’esecuzione delle applicazioni con Ice Cream Sandwich. XobotOS è rilasciato
sotto doppia licenza Apache 2.0 e GPLv2.
Xamarin riscrive Android in C#, si chiama XobotOS
Da Boston al web, il fenomeno
Karmin
Si chiamano Karmin, sono un duo voce
e chitarra, voce e tastiera, o voce e altri
strumenti, e con la cover di Look at me
now di Chris Brown con Lil Wayne e
Busta Rhymes, hanno incassato oltre 49
milioni di clic su Youtube e si avvicina a
raggiungere i 50 milioni. Il loro video
passa da un profilo all'altro di Facebook.
Nasce il combinato disposto tra curiosità
e ricerca, quello che gli esperti chiamano
«marketing virale». Perché nonostante
tutto i due hanno dalla loro parte un el-
emento demodé che però funziona an-
cora: sono grandissimi artigiani. Nella
cover la cantante rappa a velocità super-
sonica (tecnicamente meglio la cover del
pezzo originale), tanto che fa venire in
mente gli incredibili solfeggi cantati di un
suonatore indianodi tabla(il tamburoin-
glese).
Karpo
8
I Karmin vivono a Boston, si chiamano
Amy Heidemann e Nick Noonan e si
sono conosciuti alla Berklee school of
music, la scuola storica del jazz ameri-
cano, da cui sono provengono musicisti
come i chitarristi John Scofield e Steve
Vai, e gruppi come i Dream Theater.
Karmin deriva dal latino carmen, verso,
con un tocco di karma indiano. Il motto
del gruppo è «una piccola band con un
grande suono». E il suono, semplice e in-
cisivo, c'è. Sul lorositosi trovanocanzoni
originali che hanno l'aria dell'acid jazz,
del soul e del rap. LA NUOVA INTER-
PRETAZIONE DELLA BAND. Le cover
di altri brani sono stati il modo di farsi
conoscere. Ma la strategia dei Karmin è
completamente diversa da quella delle
cover e tribute band, specialmente in
Italia. Mentre da noi si impara la canzone
originale e si fa di tutto per suonarla e
cantarla identica, i Karmin cercano di
dare a ogni canzone che interpretano una
nuova impronta, aiutati dal suono scarno
e dallatecnica. Usanotastieraecomputer,
chitarra acustica e percussioni, con sapi-
ente puntualità. Gli autori «coverizzati»
vanno da Sara Bareilles agli Usher a Em-
inem a Kanye West. Tutta l'onda grande
del pop americano da classifica. Il piccolo
fenomeno Karmin, insomma, fa vedere
che con le vecchie armi dell'artigianato, e
affidandosi ai canali low cost accessibili a
tutti, si puòinventare unsuccessodi pub-
blico. E magari, in futuro anche commer-
ciale. Infatti già dal loro sito e dai link
presenti “sotto” i loro video è possibile
scaricare le loro canzoni direttamente da
iTunes; su dai andate su youtube e cer-
cate: Karmin! Oppure se avete un lettore
di QRcode, usatelo qui =)
Miguel Sotomayor Gonzalez
9
Natura
Ecco l'insetto più pesante del mondo
Tranquilli: mentre lo fissate terrorizzati dalla vostra sedia, questo grillo gigante
pascolaindisturbatosulle isole piùremote dellaNuovaZelanda. Dovecostituisce
un anello fondamentale della catena alimentare.
Può divorare una carota inpochi minuti, ma
non è un coniglio. Guardate bene questa
creatura: è un weta gigante della Little Bar-
rier Island, in Nuova Zelanda ed è l'insetto
più pesante che sia mai stato osservato. Pesa
71 grammi, quanto tre topi, ma nell'aspetto
è decisamente più raccapricciante (a meno
che non siate grandi appassionati di insetti,
s'intende). Mark Moffett, la persona che
tiene in mano l'ortottero, ama a tal punto
questoanimale (nome scientificoDeinacrida
heteracantha) che l'ha cercato per due notti
nella vegetazione dell'isola, fino a trovarlo in
cima a un albero.
Rischio indigestione
L'esemplare in questione è una femmina
con un'apertura alare di 17,8 centimetri: si
tratta del weta più grande mai trovato fi-
nora, nello specifico, di un "wetapunga",
come è chiamato in lingua maori. Questi
insetti sono ormai molto rari, e rintraccia-
bili solo nelle isole più piccole della Nuova
Zelanda. Dalle più grandi sono scomparsi
in seguito all'accidentale introduzione di
ratti ad opera degli Europei. Dove i topi
Brutto ma buono
A scanso di equivoci, l'insetto gigante non è
aggressivo e non morde se non quando si
sente minacciato. Inoltre, è endemico della
Nuova Zelanda ed è parte integrante della
catena alimentare locale. Ecco perché il
paese sta facendo il possibile per salvare le
70 specie di weta dall'estinzione: si nutrono
delle larve degli insetti più piccoli, tenen-
done così sotto controllo la diffusione.
non sono stati introdotti, i weta sono ri-
masti senza molti predatori diretti e hanno
quindi avuto la possibilità di ingrandirsi a
dismisura.
Giacomo Sirri
10
...E fattele quattro risate XD
11
Kensho
12
Mens Sana...in Corpore Sano!!!
SUDOKU
Regole:
Il sudoku si gioca su una griglia di 9x9, divisa in altre griglie di 3x3 dette “regioni”.
Si inizia con alcune delle celle della griglia già contenenti numeri.
L’obiettivo del Sudoku è riempire le celle vuote con numeri tra l’1 ed il 9 (un solo
numero per cella) in base a queste direttive:
1. Il numero può apparire solo una volta per riga
2. Il numero può apparire solo una volta per colonna
3. Il numero può apparire solo una volta per regione
Kensho
13
Dati riscrivibili immagazzinati nel
DNA con la bioingegneria
Bioingegneri della Stanford University
hanno sviluppato un metodo che perme-
tte di codificare, archiviare e cancellare
ripetutamente dati digitali all'interno del
DNA di cellule viventi. Questa scoperta
potrebbe avere importanti implicazioni
per la cura del cancro, lo studio dell'in-
vecchiamento e non solo. I ricercatori
potrebbero contare quante volte si divi-
dono le cellule e un giorno si potrebbe
riuscire a spegnerle prima che diventino
cancerogene. La ricerca è stata guidata da
Jerome Bonnet, PakpoomSubsoontorn e
Drew Endy. "Ha richiesto tre anni e 750
tentativi per funzionare, ma alla fine ce
l'abbiamo fatta", ha dichiarato Bonnet.
In termini pratici, i tre hanno realizzato
l'equivalentegeneticodi unacifrabinaria,
cioè un bit. "In sostanza, se la sezione del
DNA punta in una direzione, è uno zero.
Se punta nel verso opposto, è un uno",
ha dichiarato Subsoontorn. Il lavoro
svolto dai ricercatori, in biotecnologia, è
conosciuto con il nome "recombinase-
mediated DNA inversion", che indica i
processi enzimatici usati per tagliare,
capovolgere e ricombinare il DNA all'in-
terno di una cellula.
Il team chiama il proprio dispositivo
"RAD" (recombinase addressable data).
Nel loro esperimento questo modulo è
stato usato per modificare una partico-
lare sezione di DNA con microbi che
determinano in che modo gli organismi
unicellulari diventano fluorescenti alla
presenza di luce ultravioletta. Secondo
l'orientamento della sezione di DNA, i
microbi splendevano di rosso o verde.
Usando il modulo RAD, gli ingegneri
I ricercatori hanno scoperto che era ab-
bastanza semplice capovolgere una
sezione di DNAin entrambe le direzioni.
Bonnet ora ha testato moduli RAD con
singoli microbi che si sono raddoppiati
più di 100 volte e il sistema ha tenuto.
Altri test hanno confermato che RAD
funziona, è affidabilee riscrivibile. I ricer-
catori ora sperano di poter passare dalla
scrittura di bit a quella di byte, ma l'obi-
ettivo potrebbe essere ancora ben lon-
tano. Insomma, gli uomini del futuro più
che di un medico avranno bisogno di un
programmatore XD.
14
possono spostare a piacimento avanti e
indietro le sezioni di DNA. Per arrivare
a far funzionare il sistema, il team ha
dovuto monitorare le dinamiche precise
di due opposte proteine, integrasi ed ex-
cisionasi, nei microbi.
"Gli studi precedenti avevano mostrato
come capovolgere la sequenza genetica -
anche se in maniera irreversibile - in una
direzione mediante l'espressione di un
singolo enzima", ha dichiarato Bonnet.
"Avevamo bisogno di spostare in modo
affidabile la sequenza avanti e indietro,
più e più volte, al fine di creare un reg-
istro completamente riutilizzabile di dati
binari, quindi avevamo bisogno di qual-
cosa di diverso". "Il problema è che le
proteine fanno quello che vogliono. Se
entrambi sono attivi allo stesso tempo, o
concentrati in quantità sbagliate, si ot-
tiene un pasticcio e le singole cellule pro-
ducono risultati casuali", ha dichiarato
Subsoontorn.
Sotto luce ultravioletta, i contenuti con
cellule rosse o verdi a seconda dell'orien-
tamento di una sezione specifica di
codice genetico all'interno delle cellule di
DNA.
Miguel Sotomayor Gonzalez
15
UPU:
CPU cinese per dispositivi Android
UPU prodotto da ICube rivoluziona il mondo delle architetture dei chip. L'obiet-
tivo è realizzare un un'unità che sia in grado di gestire istruzioni generiche e gra-
fiche senza problemi, riducendo il divario tra i due concetti.
Dopo l'approccio APU, ecco quello UPU
(Unified Processor Unit). Prende il nome
di Harmony Unified Processing Archi-
tecture, che al pari del progetto Loong-
son, punta a dare al paese asiatico
un'alternativa fatta in casa per realizzare
i propri telefoni e dispositivi Android, pi-
uttosto che dover dipendere da azienda
straniere.
La cinese ICube è gestita da due veterani
dell'industria, Fred Chow e Simon Moy,
che in passato rispettivamente hanno la-
vorato in Pathscale e Nvidia, ed entrambi
sono passati per SGI.
La Harmony Unified Processing Archi-
tecture consiste di core RISC paralleli
chiamati MVP (Multi-Thread Virtual
Pipeline), un set di istruzioni indipen-
dente, un compilatore ottimizzato e una
soluzione per il bilanciamento dinamico
del carico chiamata "Agile Switch".
Il chip IC1, prima interazione del prog-
etto, è descritto come "parallel comput-
ing streamprocessor core" dotato di sia
di SMP (Symmetric Multi-Processing)
che di SMT (Simultaneous Multi-
Threading).
Ogni core RISC(due nellaprimaincar-
nazione) è dotato di tecnologia Simul-
taneous Multi-Threading 4-way, cioè è
in grado di gestire fino a quattro thread.
Grazie all'approccio UPU, le risorse di
calcolo, lo spazio di memoria e il registro
dei dati è condiviso all'interno del chip,
16
cioè non c'è una suddivisione tra carico
di lavoro CPU e GPU. Sebbene le infor-
mazioni sul progetto siano tuttora limi-
tate, si spera che in un futuro non troppo
prossimo soluzioni come queste possano
diventare realtà.
In poche parole è come se AMD o Intel
realizzassero un chip con unità in grado
di gestire senza distinzioni dati x86 e
grafici, ad elevata efficienza. Intel aveva
pensato a qualcosa di simile con il prog-
etto Larrabee, poi confluito parzialmente
nel coprocessore x86 Knights Corner, ma
non ha portato avanti lo sviluppo a causa
di innumerevoli problemi.
Oggi i chipcongraficaintegrata delle due
aziende hanno unità ben distinte, con la
GPU in grado - all'occorrenza - di essere
usataancheperdeterminati calcoli gener-
ici. In tal caso si parla di calcolo eteroge-
neo.
Per quanto concerne l'architettura Har-
mony e l'approccio UPU, si parla invece
di calcolo omogeneo, dove i thread di
CPUeGPUcondividonolestesserisorse.
Trattandosi della prima versione (di cui
non è chiara le tempistica del debutto), il
processorenonpermettecalcoli invirgola
Da rilevare che il primo chip, IC1, sarà
realizzato con processo produttivo a 65
nanometri e avrà un die di solo 2,7 mil-
limetri quadrati. "Questo significa che, su
una CPUstandard con un die di 200 mm
quadrati a 32 nanometri, potreste inte-
grare oltre 100di questi core, piùlalogica
d'interconnessione e una cache condivisa
di diversi megabyte, tutto insieme", scrive
Vr-Zone. Chi pensa che in Cina siano
solo bravi a produrre su commissione e
a falsificare borsette, farebbe meglio a ri-
credersi. La tigre asiatica sta affilando gli
artigli.
mobile a doppia precisione o istruzioni
vettoriali SIMD come le AVX.
Sheldon

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  • 1. 1 S.P.R.I.Te.MagazineS.P.R.I.Te.MagazineSettembre2012 Indice Deep Internet: quello che i motori di ricerca non dicono! pag 5 2 6 7 7 9 10 12 13 15 Windows Phone e iOS più fluidi di Android: Bibita in lattina: Fenomeno Karmin: XobotOS Natura: Svago: Giochi: Bioingegneria Upu: Caccia ai motivi Un click e in tre minuti si congela! Da Boston al web Xamarin riscrive Android in C# Ecco l'insetto più pesante del mondo ...E fattele quattro risate Mens Sana...in Corpore Sano Dati riscrivibili immagazzinati nel DNA CPU cinese per dispositivi Android Layout: by Fabio Politi
  • 2. 2 Windows Phone e iOS più fluidi di Android: caccia ai motivi Perché l'interfaccia di Android non è flu- ida quanto quella di iOS e Windows Phone? Una domanda che molti si sarannofatti inquesti anni e sucui si dis- cute in particolar modo in questi giorni. Ne hannoparlatoDianne Hackborn, An- droid Framework Engineer, e Andrew Munn, Software Engineer. Windows Phone, iOS e Android sono sistemi diversi, con i loro punti di forza e debolezza. Android in particolare soffre quanto a sensazione di fluidità, e in Rete si è aperto il dibattito sui motivi. Deve intervenire? Cosa può fare Google? Tanto, ma non troppo. Tra i due post il più specifico è quello della Hackborn, che ricorda come An- droid storicamente usi la modalità soft- ware per renderizzare i contenuti di ogni finestra. Nell'interfaccia standard ci sono diversi elementi come la barra di stato, lo sfondo, il launcher in alto e il menù. "Se una delle finestre aggiorna il proprio contenuto, per esempio quando viene evi- denziata una voce, prima della versione 3.0 era il software a riprodurre i nuovi contenuti in quella finestra, ma nessuna delle altre finestre veniva ridisegnata e la ricomposizione di queste era fatta in hard- ware (con la GPU). Allo stesso modo, ogni movimento delle finestre, come il menù a scomparsa, è tutto gestito dall'hard- ware"
  • 3. 3 Per avere una fluidità elevata l'ideale sarebbe far lavorare tutto a 60 frame al secondo, non sempre ci si riesce perché molto dipende dal numero di pixel dello schermoe dallavelocità della CPU. "L'ac- celerazione hardware totale all'interno di una finestra è stata aggiunta con Android 3.0. […] Il cambiamento principale in Android 4.0 fa sì che le applicazioni riv- olte a tale versione avranno l'acceler- azione hardware abilitata di default", spiega la Hackborn. L'accelerazione hardware però non è sempre la panacea di tutti i mali. "Per esempio i driver di PowerVR di disposi- tivi come Nexus S e Galaxy Nexus usano l'OpenGL con un processo che richiede 8 MB di RAM. Dato che l'overhead del nostro processo è circa 2 MB, la richiesta è elevata. Questa RAM è tolta ad altri compiti, come il numero di processi in background che si possono far fun- zionare e rallentando aspetti come il pas- saggio tra le app". Secondo l'ingegnere Andrew Munn, che ha lavorato nel team Android e che da gennaio passerà in quello Windows Phone - anche se sostiene di essere un grande fan del sistema operativo di Google - tutto il rendering dell'interfac- cia in iOS è affidato a un thread dedi- cato con priorità in tempo reale, mentre Androidsegueil tradizionalemodelloPC in cui il rendering avviene nel thread principale con priorità normale. Questo mina alla radice la possibilità di avere un sistema fluido in ogni situazione. "Potete vederlo voi stessi. Prendete un iPad o un iPhone e aprite Safari. Iniziate a cari- care unapaginacomplessacome Facebook. A metà del caricamento mettete il dito sullo schermo e muovetelo. Tutto il render- ing si bloccherà istantaneamente. Il sito non si caricherà fino a quando non toglierete il dito. Questo perché il thread dell'UI intercetta tutti gli eventi e render- izza l'UI con priorità in tempo reale".
  • 4. 4 "Se ripetete questo test in Android noterete che il browser proverà sia ad animare la paginechearenderizzarel'HTML, eafare unbuonlavoro conentrambi. Su Android, questo è uncaso in cui un processore dual- core efficiente aiuta, ed è per questo che il Galaxy S II è famoso per la sua fluidità" Da notare che Munn è stato accusato di aver semplificato troppo la spiegazione sul fronte iOS e in effetti anche lui am- mette che può essere andata così, ma lo scopo era farsi capire e fondamental- mente c'è riuscito. Munn ritiene inoltre che unaltroproblema sia rappresentato dalla garbage collection. "Usando l'ap- plicazione delle foto in Honeycomb o ICS potreste esservi chiesti come mai il frame rate è così basso. Il frame rate è limitato a 30 FPS". Far girare il tutto a 60 FPS porterebbe ad avere notevoli rallen- tamenti casuali dovuti alla garbage col- lection, "per cui limitare il frame rate a 30 FPS risolve il problema". Munn punta il dito anche contro Tegra 2, disponibile in diversi prodotti Android, che ha prob- lemi di bandwidth di memoria e non supporta le istruzioni NEON, l'equiva- lente delle SSE di Intel pensate per accel- Infine la macchina virtuale Dalvik non è così matura quanto quella desktop e Java ha problemi noti con le prestazioni delle interfacce grafiche su desktop. Gran parte dei problemi nell'implemen- tazione Dalvik non sono presenti, ma al- cuni sì. Come risolvere il tutto? Le future versioni di Android mitigheranno tanti problemi, ma probabilmente non si potrà agire su tutto, a meno che non s'inter- venga alla radice. Questo però potrebbe voler dire scrivere tutte le applicazioni per il nuovo framework, oppure inte- grare il supporto alla modalità prece- dente. Un lavoro complesso e con insidie, che potrebbe avere ripercussioni sullo sviluppo delle altre caratteristiche del sis- tema operativo. Che cosa farà Google? E quanti di voi effettivamente notano nel- l'interfaccia grafica di Android rallenta- menti rispetto ad iOS e Windows Phone? erare i calcoli multimediali. Miguel Sotomayor Gonzalez
  • 5. 5 Deep Internet: quello che i motori di ricerca non dicono! Chiunque di voi, usa certamente i motori di ricerca (google, yahoo ecc..), molte volte sfogliando al massimo le prime 2 o 3 pagine di risultati, perché diciamocelo, ricercare già oltre la terza pagina di risul- tati significa che ciò che si cercava non è stato trovato; ed è lì che iniziamo a pen- sare: “ma quante pagine ci sono? Non riuscirò mai a leggerle tutte quante” e ci ritroviamo così, semplicemente a fare una nuova ricerca, cercando di usare meglio le parole chiave, in modo tale che, ciò che stiamo cercando ci appaia entro i primi risultati invece di dover “spul- ciare” personalmente tutte le pagine dei risultati. Immaginando “internet” come se fosse l’universo potremmo descrivere la parte ancora sconosciuta di esso come l’anti- materia (impossibile da vedere conmezzi normali, ma è là fuori, forse più estesa della stessa materia) Perché c'è un'Internet "invisibile", o, meglio, "profonda", che i motori di ricerca ignorano, fonte di preziose infor- mazioni e forse più grande, da 400 a 500 volte, delle pagine normalmente indiciz- zate e accessibili dai principali search en- gine. Questa parte di Internet ha un nome, deep Internet, e una causa per es- istere: i motori di ricerca non riescono a indicizzare il contenuto di database i cui documenti non siano direttamente colle- gati tramite link a pagine web. Questi database (che includono anche alcuni repertori arcinoti come i cataloghi di Amazon) sono appunto il cuore della deep Internet. Questo fa si, che il mondo di “internet” che crediamo esistere ed es- sere enormemente grande, non è altro che la punta dell’iceberg. Lo Splendido
  • 6. 6 Bibita in lattina: un click e in tre minuti si congela! La lattina della bibita West Coast Chill è la prima al mondo che premendo un tasto consente l'auto-congelamento in pochi minuti. Sembra una miracolo (commerciale) eppure senza bisogno di alimentazione o batterie, la "comunis- sima" lattina sviluppata dalla Joseph Company International raggiunge in circa tre minuti la temperatura di -1 grado. La prima bevanda disponibile è basata su ingredienti naturali, ed è com- pletamente priva di zucchero, caffeina, colori e aromi artificiali. Difficile in verità credere che possa essere qualcosa di così naturale, e invece eccovi serviti!! Quel che conta è il segreto della lattina: la tecnologia Microcool. In verità la so- cietà che ne ha curato lo sviluppo aveva già provato a sbarcare sul mercato alla fine degli anni '90, ma l'utilizzo del gas serra HFC134A e l'interessamento del- l'Environmental Protection Agency ne aveva fiaccato ogni velleità commerciale. "Aprire una sola lattina auto-congelante avrebbe lo stesso impatto sull'effetto serra di un un'auto in corsa per 200 miglia", disse Christian Patterson, attivista di Ozone Action. Oggi però Microcool è stata persino premiata con l'EPA Stratos- pheric Award considerato l'alto livello di rispetto ambientale raggiunto. L'effetto refrigerantesi ottienegrazieall'usodi car- bone attivo derivato da materiali organici vegetali rigenerati, e anidride carbonica bonificata dall'atmosfera. Ovviamente la miscela non entra in contatto con la bibita, ma è stivata nella base del conteni- tore. Le prime lattine di West Coast Chill saranno distribuite da marzo nel Sud della California e a Las Vegas al prezzo di 2,95 dollari. Giba
  • 7. 7 Tempo fa si era parlato della possibilità di sviluppare ap- plicazioni AndroidinC#, ora grazie a Mono, la piattaforma di sviluppo realizzata da Xamarin a questo scopo, tutto questo è possibile. Mono, è un’implementazione open source del framework .NET che consente agli sviluppatori di scrivere il proprio codice utilizzando C#, interessante è la possibilità di condividere lo stesso codice con i OS e Windows Phone. Adesso Xamarin si è spinta oltre, arrivando ad effettuare un porting completo di Android in C#: il risultato di questo lavoro si chiama XobotOS. L’immane fatica è stata realizzata utilizzando un tool di traduzione automatica del codice Java in C# chiamato Sharpen. Secondo Xamarin liberando An- droid da Java, XobotOS potrebbe aiutare Google nella nota disputa legale basata appunto sull’utilizzo della Dalvik Virtual Machine, che secondo Oracle violerebbe i brevetti Java da essa posseduti. Il porting di Xamarin, infatti, rimpiazza Dalvik VM ed elimina qualsiasi residuo di Java da Android. Il risultato non è soltanto un sistema operativo legalmente inattaccabile, ma le performance miglio- rano fino all’85%, nell’esecuzione delle applicazioni con Ice Cream Sandwich. XobotOS è rilasciato sotto doppia licenza Apache 2.0 e GPLv2. Xamarin riscrive Android in C#, si chiama XobotOS Da Boston al web, il fenomeno Karmin Si chiamano Karmin, sono un duo voce e chitarra, voce e tastiera, o voce e altri strumenti, e con la cover di Look at me now di Chris Brown con Lil Wayne e Busta Rhymes, hanno incassato oltre 49 milioni di clic su Youtube e si avvicina a raggiungere i 50 milioni. Il loro video passa da un profilo all'altro di Facebook. Nasce il combinato disposto tra curiosità e ricerca, quello che gli esperti chiamano «marketing virale». Perché nonostante tutto i due hanno dalla loro parte un el- emento demodé che però funziona an- cora: sono grandissimi artigiani. Nella cover la cantante rappa a velocità super- sonica (tecnicamente meglio la cover del pezzo originale), tanto che fa venire in mente gli incredibili solfeggi cantati di un suonatore indianodi tabla(il tamburoin- glese). Karpo
  • 8. 8 I Karmin vivono a Boston, si chiamano Amy Heidemann e Nick Noonan e si sono conosciuti alla Berklee school of music, la scuola storica del jazz ameri- cano, da cui sono provengono musicisti come i chitarristi John Scofield e Steve Vai, e gruppi come i Dream Theater. Karmin deriva dal latino carmen, verso, con un tocco di karma indiano. Il motto del gruppo è «una piccola band con un grande suono». E il suono, semplice e in- cisivo, c'è. Sul lorositosi trovanocanzoni originali che hanno l'aria dell'acid jazz, del soul e del rap. LA NUOVA INTER- PRETAZIONE DELLA BAND. Le cover di altri brani sono stati il modo di farsi conoscere. Ma la strategia dei Karmin è completamente diversa da quella delle cover e tribute band, specialmente in Italia. Mentre da noi si impara la canzone originale e si fa di tutto per suonarla e cantarla identica, i Karmin cercano di dare a ogni canzone che interpretano una nuova impronta, aiutati dal suono scarno e dallatecnica. Usanotastieraecomputer, chitarra acustica e percussioni, con sapi- ente puntualità. Gli autori «coverizzati» vanno da Sara Bareilles agli Usher a Em- inem a Kanye West. Tutta l'onda grande del pop americano da classifica. Il piccolo fenomeno Karmin, insomma, fa vedere che con le vecchie armi dell'artigianato, e affidandosi ai canali low cost accessibili a tutti, si puòinventare unsuccessodi pub- blico. E magari, in futuro anche commer- ciale. Infatti già dal loro sito e dai link presenti “sotto” i loro video è possibile scaricare le loro canzoni direttamente da iTunes; su dai andate su youtube e cer- cate: Karmin! Oppure se avete un lettore di QRcode, usatelo qui =) Miguel Sotomayor Gonzalez
  • 9. 9 Natura Ecco l'insetto più pesante del mondo Tranquilli: mentre lo fissate terrorizzati dalla vostra sedia, questo grillo gigante pascolaindisturbatosulle isole piùremote dellaNuovaZelanda. Dovecostituisce un anello fondamentale della catena alimentare. Può divorare una carota inpochi minuti, ma non è un coniglio. Guardate bene questa creatura: è un weta gigante della Little Bar- rier Island, in Nuova Zelanda ed è l'insetto più pesante che sia mai stato osservato. Pesa 71 grammi, quanto tre topi, ma nell'aspetto è decisamente più raccapricciante (a meno che non siate grandi appassionati di insetti, s'intende). Mark Moffett, la persona che tiene in mano l'ortottero, ama a tal punto questoanimale (nome scientificoDeinacrida heteracantha) che l'ha cercato per due notti nella vegetazione dell'isola, fino a trovarlo in cima a un albero. Rischio indigestione L'esemplare in questione è una femmina con un'apertura alare di 17,8 centimetri: si tratta del weta più grande mai trovato fi- nora, nello specifico, di un "wetapunga", come è chiamato in lingua maori. Questi insetti sono ormai molto rari, e rintraccia- bili solo nelle isole più piccole della Nuova Zelanda. Dalle più grandi sono scomparsi in seguito all'accidentale introduzione di ratti ad opera degli Europei. Dove i topi Brutto ma buono A scanso di equivoci, l'insetto gigante non è aggressivo e non morde se non quando si sente minacciato. Inoltre, è endemico della Nuova Zelanda ed è parte integrante della catena alimentare locale. Ecco perché il paese sta facendo il possibile per salvare le 70 specie di weta dall'estinzione: si nutrono delle larve degli insetti più piccoli, tenen- done così sotto controllo la diffusione. non sono stati introdotti, i weta sono ri- masti senza molti predatori diretti e hanno quindi avuto la possibilità di ingrandirsi a dismisura. Giacomo Sirri
  • 12. 12 Mens Sana...in Corpore Sano!!! SUDOKU Regole: Il sudoku si gioca su una griglia di 9x9, divisa in altre griglie di 3x3 dette “regioni”. Si inizia con alcune delle celle della griglia già contenenti numeri. L’obiettivo del Sudoku è riempire le celle vuote con numeri tra l’1 ed il 9 (un solo numero per cella) in base a queste direttive: 1. Il numero può apparire solo una volta per riga 2. Il numero può apparire solo una volta per colonna 3. Il numero può apparire solo una volta per regione Kensho
  • 13. 13 Dati riscrivibili immagazzinati nel DNA con la bioingegneria Bioingegneri della Stanford University hanno sviluppato un metodo che perme- tte di codificare, archiviare e cancellare ripetutamente dati digitali all'interno del DNA di cellule viventi. Questa scoperta potrebbe avere importanti implicazioni per la cura del cancro, lo studio dell'in- vecchiamento e non solo. I ricercatori potrebbero contare quante volte si divi- dono le cellule e un giorno si potrebbe riuscire a spegnerle prima che diventino cancerogene. La ricerca è stata guidata da Jerome Bonnet, PakpoomSubsoontorn e Drew Endy. "Ha richiesto tre anni e 750 tentativi per funzionare, ma alla fine ce l'abbiamo fatta", ha dichiarato Bonnet. In termini pratici, i tre hanno realizzato l'equivalentegeneticodi unacifrabinaria, cioè un bit. "In sostanza, se la sezione del DNA punta in una direzione, è uno zero. Se punta nel verso opposto, è un uno", ha dichiarato Subsoontorn. Il lavoro svolto dai ricercatori, in biotecnologia, è conosciuto con il nome "recombinase- mediated DNA inversion", che indica i processi enzimatici usati per tagliare, capovolgere e ricombinare il DNA all'in- terno di una cellula. Il team chiama il proprio dispositivo "RAD" (recombinase addressable data). Nel loro esperimento questo modulo è stato usato per modificare una partico- lare sezione di DNA con microbi che determinano in che modo gli organismi unicellulari diventano fluorescenti alla presenza di luce ultravioletta. Secondo l'orientamento della sezione di DNA, i microbi splendevano di rosso o verde. Usando il modulo RAD, gli ingegneri
  • 14. I ricercatori hanno scoperto che era ab- bastanza semplice capovolgere una sezione di DNAin entrambe le direzioni. Bonnet ora ha testato moduli RAD con singoli microbi che si sono raddoppiati più di 100 volte e il sistema ha tenuto. Altri test hanno confermato che RAD funziona, è affidabilee riscrivibile. I ricer- catori ora sperano di poter passare dalla scrittura di bit a quella di byte, ma l'obi- ettivo potrebbe essere ancora ben lon- tano. Insomma, gli uomini del futuro più che di un medico avranno bisogno di un programmatore XD. 14 possono spostare a piacimento avanti e indietro le sezioni di DNA. Per arrivare a far funzionare il sistema, il team ha dovuto monitorare le dinamiche precise di due opposte proteine, integrasi ed ex- cisionasi, nei microbi. "Gli studi precedenti avevano mostrato come capovolgere la sequenza genetica - anche se in maniera irreversibile - in una direzione mediante l'espressione di un singolo enzima", ha dichiarato Bonnet. "Avevamo bisogno di spostare in modo affidabile la sequenza avanti e indietro, più e più volte, al fine di creare un reg- istro completamente riutilizzabile di dati binari, quindi avevamo bisogno di qual- cosa di diverso". "Il problema è che le proteine fanno quello che vogliono. Se entrambi sono attivi allo stesso tempo, o concentrati in quantità sbagliate, si ot- tiene un pasticcio e le singole cellule pro- ducono risultati casuali", ha dichiarato Subsoontorn. Sotto luce ultravioletta, i contenuti con cellule rosse o verdi a seconda dell'orien- tamento di una sezione specifica di codice genetico all'interno delle cellule di DNA. Miguel Sotomayor Gonzalez
  • 15. 15 UPU: CPU cinese per dispositivi Android UPU prodotto da ICube rivoluziona il mondo delle architetture dei chip. L'obiet- tivo è realizzare un un'unità che sia in grado di gestire istruzioni generiche e gra- fiche senza problemi, riducendo il divario tra i due concetti. Dopo l'approccio APU, ecco quello UPU (Unified Processor Unit). Prende il nome di Harmony Unified Processing Archi- tecture, che al pari del progetto Loong- son, punta a dare al paese asiatico un'alternativa fatta in casa per realizzare i propri telefoni e dispositivi Android, pi- uttosto che dover dipendere da azienda straniere. La cinese ICube è gestita da due veterani dell'industria, Fred Chow e Simon Moy, che in passato rispettivamente hanno la- vorato in Pathscale e Nvidia, ed entrambi sono passati per SGI. La Harmony Unified Processing Archi- tecture consiste di core RISC paralleli chiamati MVP (Multi-Thread Virtual Pipeline), un set di istruzioni indipen- dente, un compilatore ottimizzato e una soluzione per il bilanciamento dinamico del carico chiamata "Agile Switch". Il chip IC1, prima interazione del prog- etto, è descritto come "parallel comput- ing streamprocessor core" dotato di sia di SMP (Symmetric Multi-Processing) che di SMT (Simultaneous Multi- Threading). Ogni core RISC(due nellaprimaincar- nazione) è dotato di tecnologia Simul- taneous Multi-Threading 4-way, cioè è in grado di gestire fino a quattro thread. Grazie all'approccio UPU, le risorse di calcolo, lo spazio di memoria e il registro dei dati è condiviso all'interno del chip,
  • 16. 16 cioè non c'è una suddivisione tra carico di lavoro CPU e GPU. Sebbene le infor- mazioni sul progetto siano tuttora limi- tate, si spera che in un futuro non troppo prossimo soluzioni come queste possano diventare realtà. In poche parole è come se AMD o Intel realizzassero un chip con unità in grado di gestire senza distinzioni dati x86 e grafici, ad elevata efficienza. Intel aveva pensato a qualcosa di simile con il prog- etto Larrabee, poi confluito parzialmente nel coprocessore x86 Knights Corner, ma non ha portato avanti lo sviluppo a causa di innumerevoli problemi. Oggi i chipcongraficaintegrata delle due aziende hanno unità ben distinte, con la GPU in grado - all'occorrenza - di essere usataancheperdeterminati calcoli gener- ici. In tal caso si parla di calcolo eteroge- neo. Per quanto concerne l'architettura Har- mony e l'approccio UPU, si parla invece di calcolo omogeneo, dove i thread di CPUeGPUcondividonolestesserisorse. Trattandosi della prima versione (di cui non è chiara le tempistica del debutto), il processorenonpermettecalcoli invirgola Da rilevare che il primo chip, IC1, sarà realizzato con processo produttivo a 65 nanometri e avrà un die di solo 2,7 mil- limetri quadrati. "Questo significa che, su una CPUstandard con un die di 200 mm quadrati a 32 nanometri, potreste inte- grare oltre 100di questi core, piùlalogica d'interconnessione e una cache condivisa di diversi megabyte, tutto insieme", scrive Vr-Zone. Chi pensa che in Cina siano solo bravi a produrre su commissione e a falsificare borsette, farebbe meglio a ri- credersi. La tigre asiatica sta affilando gli artigli. mobile a doppia precisione o istruzioni vettoriali SIMD come le AVX. Sheldon