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I DELITTI CONTRO L’AMBIENTE
NEL CODICE PENALE:
UNA RIFORMA DI CIVILTÀ
Stefano Ciafani
Vice presidente nazionale di Legambiente
Ecomafia
Termine coniato da Legambiente nel 1994, per
indicare il ruolo delle organizzazioni mafiose nei fenomeni
di aggressione al patrimonio ambientale del nostro Paese.
Di questo termine esiste, del resto, una definizione
linguistica in senso stretto, essendo entrato, a partire
dall’edizione del 1999, nel vocabolario Zingarelli della
lingua italiana. Che così recita:
"Ecomafia (comp. di eco- e mafia, 1994), s.f. Settore della
mafia che gestisce attività altamente dannose per
l’ambiente come l’abusivismo edilizio e lo smaltimento
clandestino dei rifiuti tossici”.
1994: Legambiente, insieme al Comando generale dell’Arma dei
carabinieri e all’Eurispes, presenta il primo Rapporto Ecomafia.
Obiettivo: l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel codice
penale e norme più severe contro l’abusivismo edilizio.
1995: istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul
ciclo dei rifiuti
1997: il rapporto Ecomafia di Legambiente diventa un
appuntamento annuale.
La cronistoria
8 marzo 2001: nell’ultimo giorno della XIII legislatura
viene approvato il delitto di organizzazione di traffico
illecito di rifiuti
Art. 53bis del decreto Ronchi (Attività organizzate per
il traffico illecito di rifiuti) (oggi art. 260 del Codice
ambientale d.lgs 152/2006)
“Chiunque, al fine di conseguire un ingiusto profitto, con
più operazioni e attraverso l'allestimento di mezzi e
attività continuative organizzate, cede, riceve, trasporta,
esporta, importa, o comunque gestisce abusivamente
ingenti quantitativi di rifiuti è punito con la reclusione da
uno a sei anni.
Se si tratta di rifiuti ad alta radioattività si applica la pena
della reclusione da tre a otto anni”
Febbraio 2002: viene arrestato il primo trafficante di
rifiuti in Umbria (operazione “Greenland”)
Dall’operazione “Greenland” del febbraio 2002 ad oggi è
stata dimostrata l’esistenza nel nostro Paese di vere e
proprie organizzazioni criminali, non
necessariamente di stampo mafioso, che operano
illecitamente nel ciclo dei rifiuti su tutto il territorio
nazionale, dalla Lombardia alla Sicilia, passando per
l’Umbria e la Toscana.
Fino al 10 maggio 2013 sono state 216 le indagini avviate
dalle forze dell’ordine, soprattutto dal Comando tutela
ambiente dell’Arma dei carabinieri ma anche dai nuclei
investigativi del Corpo Forestale e dalla Guardia di
Finanza, che hanno portato all’emissione di ordinanze di
custodia cautelare.
Le procure che hanno coordinato le inchieste: 30 del
Nord, 27 del Centro e 33 del Sud/Isole. Tra le altre:
Milano, Busto Arsizio (Va), Spoleto, Napoli, Torre Annunziata,
Paola (Cosenza), Bari, Siracusa, Venezia, Mondovì (Cn),
Trani (Ba), Palermo, Trapani, Larino (Cb), Firenze, Nola (Na),
Rieti, Alessandria, Forlì, Taranto, Livorno, Udine.
Le inchieste contro i trafficanti di rifiuti
I numeri che riassumono queste 216 inchieste:
- 1367 le ordinanze di custodia cautelare emesse;
- 4055 le persone denunciate;
- 698 le società coinvolte, dalla produzione al trasporto
fino allo smaltimento;
- 19 le regioni interessate (tutte meno la Valle d’Aosta).
Emerge una fitta ragnatela di connivenze e complicità, che
coinvolge produttori di rifiuti, società di raccolta e
trasporto, gestori di impianti di smaltimento ma
anche insospettabili titolari di aziende agricole.
Alcune tipologie di rifiuti trafficati
Lungo le rotte dei traffici illeciti, che restano
prevalentemente quelle Nord-Sud, viaggia davvero di
tutto:
- scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio
- fanghi conciari
- polveri di abbattimento fumi (derivanti spesso da
industrie siderurgiche)
- trasformatori con oli contaminati da Pcb
- reflui liquidi contaminati
- rifiuti e terre provenienti da attività di bonifica
Alcune tecniche di smaltimento illegale
- fanghi industriali altamente contaminati diventano
fertilizzati utilizzati in aziende agricole
- polveri di abbattimento fumi, particolarmente tossiche,
finiscono nelle fornaci in cui si producono laterizi o nei
cementifici
- residui di fonderia vengono smaltiti, illegalmente,
nelle fondamenta di cantieri edili
- rifiuti speciali e pericolosi vengono “trasformati”
in innocui rifiuti urbani da avviare a impianti di
incenerimento
- rifiuti pericolosi che vengono miscelati illegalmente
oppure occultati sul fondo di fusti che contengono
sostanze apparentemente “innocue”
IL NETWORK DELLO
SMALTIMENTO ILLEGALE
• PRODUTTORI
• AZIENDE AGRICOLE COMPIACENTI
• IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO
• IMPIANTI DI TRATTAMENTO/RECUPERO DI
RIFIUTI
• CAVE IN RIPRISTINO AMBIENTALE
La «catena montuosa» dell’ecomafia
Una montagna di rifiuti alta quanto l’Etna
con base di 3 ettari e altezza di 3.100 metri
Dal ciclo del cemento
al ciclo dei rifiuti
Litorale Domizio Flegreo
e Agro Aversano
Troia (FG)
Paliano (FR)
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Crotone
Provincia di Rieti
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2013: scoppia il caso della Terra dei fuochi
- Nel Rapporto Ecomafia 2003 il capitolo a pag 197 si intitola
“La Terra dei fuochi” (dieci anni prim!)
- Nel 2005 esce “Gomorra”, il bestseller di Roberto Saviano
- Il primo decreto del governo per la Terra dei fuochi è del
dicembre 2013 (Dl 136/2013): approvato il secondo delitto
ambientale
A quando gli altri delitti
ambientali per fermare i ladri
di futuro, che speculano e
guadagnano impunemente ancora
oggi danneggiando l’ambiente,
facendo concorrenza sleale alle
imprese che rispettano la legge, e
mettendo a rischio la
sicurezza, la salute dei
cittadini e l’economia sana?
Disegno di legge “Disposizioni in
materia di delitti contro l’ambiente”
approvato dalla Camera il 26
febbraio scorso.
Ora in discussione al Senato.
Il ddl approvato alla camera presenta alcune lacune ed
è sicuramente perfettibile (non si deve restringere il campo
di applicazione dei nuovi delitti solo alle violazioni alla
normativa a tutela dell’ambiente; si deve garantire ancora la
possibilità di contestare il disastro cosiddetto innominato;
occorre riformulare la definizione di disastro ambientale).
È fondamentale approvare al più presto il disegno di legge,
evitando allungamenti dei tempi e un ennesimo fallimento,
come già avvenuto nelle precedenti legislature, che si
trasformerebbe in un imperdonabile regalo alle
ecomafie.
Non possiamo rimanere
ancora con un Codice Penale
per cui l’inquinamento
ambientale è “getto
pericoloso di cose” e il
disastro ambientale è
“altro”.
Il Parlamento deve dare
seguito all’interesse generale
del Paese.
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S. Ciafani - I delitti contro l’ambiente nel codice penale: una riforma di civiltà

  • 1. I DELITTI CONTRO L’AMBIENTE NEL CODICE PENALE: UNA RIFORMA DI CIVILTÀ Stefano Ciafani Vice presidente nazionale di Legambiente
  • 2. Ecomafia Termine coniato da Legambiente nel 1994, per indicare il ruolo delle organizzazioni mafiose nei fenomeni di aggressione al patrimonio ambientale del nostro Paese. Di questo termine esiste, del resto, una definizione linguistica in senso stretto, essendo entrato, a partire dall’edizione del 1999, nel vocabolario Zingarelli della lingua italiana. Che così recita: "Ecomafia (comp. di eco- e mafia, 1994), s.f. Settore della mafia che gestisce attività altamente dannose per l’ambiente come l’abusivismo edilizio e lo smaltimento clandestino dei rifiuti tossici”.
  • 3.
  • 4.
  • 5.
  • 6.
  • 7. 1994: Legambiente, insieme al Comando generale dell’Arma dei carabinieri e all’Eurispes, presenta il primo Rapporto Ecomafia. Obiettivo: l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel codice penale e norme più severe contro l’abusivismo edilizio. 1995: istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti 1997: il rapporto Ecomafia di Legambiente diventa un appuntamento annuale. La cronistoria
  • 8. 8 marzo 2001: nell’ultimo giorno della XIII legislatura viene approvato il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti Art. 53bis del decreto Ronchi (Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti) (oggi art. 260 del Codice ambientale d.lgs 152/2006) “Chiunque, al fine di conseguire un ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso l'allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, cede, riceve, trasporta, esporta, importa, o comunque gestisce abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti è punito con la reclusione da uno a sei anni. Se si tratta di rifiuti ad alta radioattività si applica la pena della reclusione da tre a otto anni”
  • 9. Febbraio 2002: viene arrestato il primo trafficante di rifiuti in Umbria (operazione “Greenland”) Dall’operazione “Greenland” del febbraio 2002 ad oggi è stata dimostrata l’esistenza nel nostro Paese di vere e proprie organizzazioni criminali, non necessariamente di stampo mafioso, che operano illecitamente nel ciclo dei rifiuti su tutto il territorio nazionale, dalla Lombardia alla Sicilia, passando per l’Umbria e la Toscana.
  • 10. Fino al 10 maggio 2013 sono state 216 le indagini avviate dalle forze dell’ordine, soprattutto dal Comando tutela ambiente dell’Arma dei carabinieri ma anche dai nuclei investigativi del Corpo Forestale e dalla Guardia di Finanza, che hanno portato all’emissione di ordinanze di custodia cautelare. Le procure che hanno coordinato le inchieste: 30 del Nord, 27 del Centro e 33 del Sud/Isole. Tra le altre: Milano, Busto Arsizio (Va), Spoleto, Napoli, Torre Annunziata, Paola (Cosenza), Bari, Siracusa, Venezia, Mondovì (Cn), Trani (Ba), Palermo, Trapani, Larino (Cb), Firenze, Nola (Na), Rieti, Alessandria, Forlì, Taranto, Livorno, Udine. Le inchieste contro i trafficanti di rifiuti
  • 11. I numeri che riassumono queste 216 inchieste: - 1367 le ordinanze di custodia cautelare emesse; - 4055 le persone denunciate; - 698 le società coinvolte, dalla produzione al trasporto fino allo smaltimento; - 19 le regioni interessate (tutte meno la Valle d’Aosta). Emerge una fitta ragnatela di connivenze e complicità, che coinvolge produttori di rifiuti, società di raccolta e trasporto, gestori di impianti di smaltimento ma anche insospettabili titolari di aziende agricole.
  • 12. Alcune tipologie di rifiuti trafficati Lungo le rotte dei traffici illeciti, che restano prevalentemente quelle Nord-Sud, viaggia davvero di tutto: - scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio - fanghi conciari - polveri di abbattimento fumi (derivanti spesso da industrie siderurgiche) - trasformatori con oli contaminati da Pcb - reflui liquidi contaminati - rifiuti e terre provenienti da attività di bonifica
  • 13. Alcune tecniche di smaltimento illegale - fanghi industriali altamente contaminati diventano fertilizzati utilizzati in aziende agricole - polveri di abbattimento fumi, particolarmente tossiche, finiscono nelle fornaci in cui si producono laterizi o nei cementifici - residui di fonderia vengono smaltiti, illegalmente, nelle fondamenta di cantieri edili - rifiuti speciali e pericolosi vengono “trasformati” in innocui rifiuti urbani da avviare a impianti di incenerimento - rifiuti pericolosi che vengono miscelati illegalmente oppure occultati sul fondo di fusti che contengono sostanze apparentemente “innocue”
  • 14. IL NETWORK DELLO SMALTIMENTO ILLEGALE • PRODUTTORI • AZIENDE AGRICOLE COMPIACENTI • IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO • IMPIANTI DI TRATTAMENTO/RECUPERO DI RIFIUTI • CAVE IN RIPRISTINO AMBIENTALE
  • 15. La «catena montuosa» dell’ecomafia
  • 16. Una montagna di rifiuti alta quanto l’Etna con base di 3 ettari e altezza di 3.100 metri
  • 17. Dal ciclo del cemento al ciclo dei rifiuti Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano
  • 24. 2013: scoppia il caso della Terra dei fuochi - Nel Rapporto Ecomafia 2003 il capitolo a pag 197 si intitola “La Terra dei fuochi” (dieci anni prim!) - Nel 2005 esce “Gomorra”, il bestseller di Roberto Saviano - Il primo decreto del governo per la Terra dei fuochi è del dicembre 2013 (Dl 136/2013): approvato il secondo delitto ambientale
  • 25. A quando gli altri delitti ambientali per fermare i ladri di futuro, che speculano e guadagnano impunemente ancora oggi danneggiando l’ambiente, facendo concorrenza sleale alle imprese che rispettano la legge, e mettendo a rischio la sicurezza, la salute dei cittadini e l’economia sana? Disegno di legge “Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente” approvato dalla Camera il 26 febbraio scorso. Ora in discussione al Senato.
  • 26. Il ddl approvato alla camera presenta alcune lacune ed è sicuramente perfettibile (non si deve restringere il campo di applicazione dei nuovi delitti solo alle violazioni alla normativa a tutela dell’ambiente; si deve garantire ancora la possibilità di contestare il disastro cosiddetto innominato; occorre riformulare la definizione di disastro ambientale). È fondamentale approvare al più presto il disegno di legge, evitando allungamenti dei tempi e un ennesimo fallimento, come già avvenuto nelle precedenti legislature, che si trasformerebbe in un imperdonabile regalo alle ecomafie.
  • 27. Non possiamo rimanere ancora con un Codice Penale per cui l’inquinamento ambientale è “getto pericoloso di cose” e il disastro ambientale è “altro”. Il Parlamento deve dare seguito all’interesse generale del Paese. L’Italia non può più aspettare.