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Evoluzioni in atto
•  Per quasi trecento anni la tecnologia ha
creato più posti di lavoro di quanti ne
eliminasse - da qualche anno non è più così!
Oggi il saldo è negativo
•  Nel 1995 le prime 200 azienda al mondo
hanno prodotto un volume d’affari di 7850
miliardi di dollari, pari al 31% del PIL
mondiale, occupando appena lo 0,75% della
forza lavoro mondiale
segue
•  La disoccupazione, in gran parte, non è più
congiunturale (legata cioè all’andamento
dell’economia) ma strutturale
•  Ciò significa che per quanto forte possa
essere una ripresa economica avrà effetti
limitati sull’occupazione
•  L’economia mondiale cresce senza creare
occupazione (Jobless growth)
•  Un esempio: quanti posti di lavoro hanno
creato gli incentivi per la rottamazione?
Dove finiscono i posti di lavoro?
•  Automazione, informatizzazione…
•  Reengineering: si fa di più con meno risorse
•  Delocalizzazione, esternalizzazione,
terziarizzazione
•  Economia sommersa
•  Finanziarizzazione dell’economia
Secondo un’indagine dell’Espresso, le grandi imprese italiane, nel 1998,
hanno investito circa il 50% del loro capitale in attività finanziarie
E la rivoluzione di Internet è appena iniziata...
La fine del lavoro
•  La corrispondenza fra lavoro e reddito è
relativamente moderna - esiste da circa
trecento anni
•  La domanda di questo tipo di lavoro sembra
destinata a diminuire in modo irreversibile
•  Si va verso la società dei 4/5: 1/5 lavora
molto, pagato profumatamente e gli altri da
Mc Donald’s
•  Forse il futuro ci costringerà a rivedere
profondamente il significato della parola
lavoro
Due atteggiamenti
•  Catastrofista: se il lavoro sta diminuendo,
siamo destinati ad un futuro di occupazioni
occasionali, prive di tutela, con redditi molto
bassi
•  Entusiasta: finalmente, grazie al progresso,
l’uomo sarà affrancato dal lavoro e potrà
godersi il tempo libero
Problemi dell’Italia
•  È ai margini nei settori chiave: informatica,
microelettronica, telecomunicazioni,
biotecnologie
•  Natalità troppo bassa: gli imprenditori non
possono fare a meno degli immigrati
•  Sistema bancario che, per quanto in
evoluzione, è ancora profondamente
inadeguato
La situazione italiana
•  Disoccupazione “a macchie di leopardo”:
quasi inesistente in molte zone del centro
nord, drammaticamente alta in quasi tutto il
sud
•  Presenza contemporanea di eccesso di
domanda in alcune professioni ed eccesso di
offerta in altre
•  Disoccupazione certamente sopravvalutata
È bene ricordare che le imprese domandano lavoro, mentre i
lavoratori lo offrono
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•  Disoccupazione “culturale” legata al diverso
riconoscimento sociale delle professioni
•  Bassissima conoscenza del mercato del
lavoro e delle professioni da parte dei giovani
•  Fabbisogno molto forte, anche se ancora
parzialmente inespresso, di orientamento e
informazioni sul lavoro in generale
•  Propensione alla mobilità sul territorio, anche
a livello locale, molto bassa
Il mercato del lavoro in Italia
•  Il numero degli iscritti al collocamento è il
doppio dei disoccupati secondo l’ISTAT
•  Solo il 2-5% di chi trova lavoro lo fa grazie al
collocamento
•  I servizi pubblici sono ancora molto carenti
per le attività di incontro domanda - offerta
•  I Centri per l’Impiego
I miti
•  La ripresa creerà occupazione
Le politiche economiche espansive, per quanto fondamentali per l’economia
di un paese, hanno effetti limitati sull’occupazione
•  Basta fare come negli Stati Uniti
In Italia la popolazione non cresce
La disoccupazione è calcolata in un modo diverso dall’Italia, rendendo
confrontabili i dati si osserva che, in realtà, gli USA non hanno fatto grandi
passi avanti
•  Più flessibilità
È da dimostrare che maggior flessibilità crei occupazione - ma soprattutto:
ancora più flessibilità di così? È permesso persino il lavoro gratuito (si
chiama stage o tirocinio)
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•  Il terziario assorbirà la disoccupazione
Non è possibile, anche il settore dei servizi si sta contraendo:
l’informatizzazione fa sparire gli intermediari, molti servizi vengono
industrializzati...
•  Bisogna smantellare lo stato sociale
I dati europei dimostrano esattamente il contrario! È una rete di protezioni
sociali forti che può rendere più dinamico il mercato del lavoro
•  Più flessibilità
È da dimostrare che maggior flessibilità crei occupazione - ma soprattutto:
ancora più flessibilità di così? È permesso persino il lavoro gratuito (si
chiama stage o tirocinio
Cambia il patto fra imprese e
lavoratori
•  Una volta: fedeltà e obbedienza in cambio di
stipendio e sicurezza del posto di lavoro
•  Oggi: partecipazione in cambio di reddito e
sviluppo professionale
Impiegabilità
•  Il bene forse più importante che le imprese danno
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delle loro competenze sul mercato
•  Conseguenza logica di ciò è la necessità di
formazione lungo tutto l’arco della vita lavorativa -
secondo Luciano Gallino un lavoratore che non si
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•  Forse, il problema sta più nel reddito che nel
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Un altro problema
•  Oggi sembra affermarsi sempre più il
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Economicamente Corretto”
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sfruttamento, l’ambiente è in pericolo, le
strategie delle grandi multinazionali seguono
più le mode della Harvard University che altre
scelte …
•  … ma, a quanto pare, nessuno osa mettere in
discussione il “turbocapitalismo” portato
dalla cosiddetta globalizzazione
Il pensiero economicamente
corretto
•  Il privato è buono, il pubblico è da
smantellare progressivamente
•  Il libero mercato sistemerà tutto
•  Il rigore di bilancio e la politica monetaria
innanzi tutto
•  Il pericolo pubblico numero 1 e l’inflazione
(anche se è fra l’1 e il 2%)
•  ...
Come intervenire?
•  Politiche di distribuzione del reddito
•  Politiche economiche espansive
•  Politiche attive del lavoro
•  Riduzioni dell’orario di lavoro
•  Incentivi allo sviluppo del terzo settore
•  Investimenti sulla “qualità della vita”
•  …
Senza dimenticare la complessità
In ogni caso, un fenomeno complesso come la
disoccupazione può essere affrontato solo ed
esclusivamente con una serie, altrettanto
complessa, di interventi - non possono esistere
interventi risolutivi!
La Politica consiste proprio nella decisione su
come impiegare le risorse, ben sapendo che
ciascuna scelta nel precluderà altre
Alcuni esempi
•  Miglioramento generale dei servizi pubblici
•  Investimenti in ricerca e sviluppo e innovazione
•  Investimenti in settori in espansione e non nei settori
maturi (basta incentivi alla rottamazione…)
•  Equilibrare i “costi di localizzazione” fra nord e sud
•  Tutelare le grandi imprese di interesse nazionale (vedi
caso Telecom/Omnitel) e promuovere lo sviluppo e il
consolidamento delle piccole e medie imprese
•  Porre al centro dell’attenzione la famiglia come
“impresa” che produce e consuma
•  Rendere un vero mercato il mercato del lavoro
Adattato da L. Gallino, “Se tre milioni vi sembrano pochi”
Sei suggerimenti
di Ralf Dahrendorf
•  Cambiare il linguaggio dell’economia
pubblica
Il PIL non è indice di benessere sociale
•  Diffondere l’alternanza fra scuola e lavoro
In particolare dei tirocini, visto che l’impiego a vita sta diventando l’eccezione e non la
regola
•  Tagliare le radici dell’esclusione
È necessario prevenire con ogni mezzo le possibili cause di esclusione sociale
•  Paradossi della globalizzazione
Globalizzazione significa anche tendenza all’accentramento - bisogna valorizzare le
realtà locali, pensare globalmente ma agire localmente
•  Stakeholder
Bisogna considerare tutti coloro che sono portatori di interessi nei confronti di
un’impresa, non limitarsi agli azionisti
•  Il ruolo dei governi
Bibliografia
•  Jeremy Rifkin, La fine del Lavoro - Baldini & Castoldi
•  Charles Handy, L’epoca del paradosso - Sperling & Kupfer
•  Luciano Gallino, Se tre milioni vi sembrano pochi - Einaudi
•  Aris Accornero, Era il secolo del lavoro - Il Mulino
•  Ralf Dahrendorf, Quadrare il cerchio - Laterza
•  Bernard Maris, Lettera aperta ai guru dell’economia che ci
prendono per imbecilli - Ponte alle Grazie
•  Aris Accornero, L’ultimo tabù - Il mulino

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  • 1. Evoluzioni in atto •  Per quasi trecento anni la tecnologia ha creato più posti di lavoro di quanti ne eliminasse - da qualche anno non è più così! Oggi il saldo è negativo •  Nel 1995 le prime 200 azienda al mondo hanno prodotto un volume d’affari di 7850 miliardi di dollari, pari al 31% del PIL mondiale, occupando appena lo 0,75% della forza lavoro mondiale
  • 2. segue •  La disoccupazione, in gran parte, non è più congiunturale (legata cioè all’andamento dell’economia) ma strutturale •  Ciò significa che per quanto forte possa essere una ripresa economica avrà effetti limitati sull’occupazione •  L’economia mondiale cresce senza creare occupazione (Jobless growth) •  Un esempio: quanti posti di lavoro hanno creato gli incentivi per la rottamazione?
  • 3. Dove finiscono i posti di lavoro? •  Automazione, informatizzazione… •  Reengineering: si fa di più con meno risorse •  Delocalizzazione, esternalizzazione, terziarizzazione •  Economia sommersa •  Finanziarizzazione dell’economia Secondo un’indagine dell’Espresso, le grandi imprese italiane, nel 1998, hanno investito circa il 50% del loro capitale in attività finanziarie E la rivoluzione di Internet è appena iniziata...
  • 4. La fine del lavoro •  La corrispondenza fra lavoro e reddito è relativamente moderna - esiste da circa trecento anni •  La domanda di questo tipo di lavoro sembra destinata a diminuire in modo irreversibile •  Si va verso la società dei 4/5: 1/5 lavora molto, pagato profumatamente e gli altri da Mc Donald’s •  Forse il futuro ci costringerà a rivedere profondamente il significato della parola lavoro
  • 5. Due atteggiamenti •  Catastrofista: se il lavoro sta diminuendo, siamo destinati ad un futuro di occupazioni occasionali, prive di tutela, con redditi molto bassi •  Entusiasta: finalmente, grazie al progresso, l’uomo sarà affrancato dal lavoro e potrà godersi il tempo libero
  • 6. Problemi dell’Italia •  È ai margini nei settori chiave: informatica, microelettronica, telecomunicazioni, biotecnologie •  Natalità troppo bassa: gli imprenditori non possono fare a meno degli immigrati •  Sistema bancario che, per quanto in evoluzione, è ancora profondamente inadeguato
  • 7. La situazione italiana •  Disoccupazione “a macchie di leopardo”: quasi inesistente in molte zone del centro nord, drammaticamente alta in quasi tutto il sud •  Presenza contemporanea di eccesso di domanda in alcune professioni ed eccesso di offerta in altre •  Disoccupazione certamente sopravvalutata È bene ricordare che le imprese domandano lavoro, mentre i lavoratori lo offrono
  • 8. segue •  Disoccupazione “culturale” legata al diverso riconoscimento sociale delle professioni •  Bassissima conoscenza del mercato del lavoro e delle professioni da parte dei giovani •  Fabbisogno molto forte, anche se ancora parzialmente inespresso, di orientamento e informazioni sul lavoro in generale •  Propensione alla mobilità sul territorio, anche a livello locale, molto bassa
  • 9. Il mercato del lavoro in Italia •  Il numero degli iscritti al collocamento è il doppio dei disoccupati secondo l’ISTAT •  Solo il 2-5% di chi trova lavoro lo fa grazie al collocamento •  I servizi pubblici sono ancora molto carenti per le attività di incontro domanda - offerta •  I Centri per l’Impiego
  • 10. I miti •  La ripresa creerà occupazione Le politiche economiche espansive, per quanto fondamentali per l’economia di un paese, hanno effetti limitati sull’occupazione •  Basta fare come negli Stati Uniti In Italia la popolazione non cresce La disoccupazione è calcolata in un modo diverso dall’Italia, rendendo confrontabili i dati si osserva che, in realtà, gli USA non hanno fatto grandi passi avanti •  Più flessibilità È da dimostrare che maggior flessibilità crei occupazione - ma soprattutto: ancora più flessibilità di così? È permesso persino il lavoro gratuito (si chiama stage o tirocinio)
  • 11. segue •  Il terziario assorbirà la disoccupazione Non è possibile, anche il settore dei servizi si sta contraendo: l’informatizzazione fa sparire gli intermediari, molti servizi vengono industrializzati... •  Bisogna smantellare lo stato sociale I dati europei dimostrano esattamente il contrario! È una rete di protezioni sociali forti che può rendere più dinamico il mercato del lavoro •  Più flessibilità È da dimostrare che maggior flessibilità crei occupazione - ma soprattutto: ancora più flessibilità di così? È permesso persino il lavoro gratuito (si chiama stage o tirocinio
  • 12. Cambia il patto fra imprese e lavoratori •  Una volta: fedeltà e obbedienza in cambio di stipendio e sicurezza del posto di lavoro •  Oggi: partecipazione in cambio di reddito e sviluppo professionale
  • 13. Impiegabilità •  Il bene forse più importante che le imprese danno ai dipendenti è la manutenzione/miglioramento della loro impiegabilità, cioè della spendibilità delle loro competenze sul mercato •  Conseguenza logica di ciò è la necessità di formazione lungo tutto l’arco della vita lavorativa - secondo Luciano Gallino un lavoratore che non si forma diviene obsoleto entro 10 anni: ciò significa che si dovrebbe dedicare un decimo dell’orario di lavoro alla formazione/aggiornamento...
  • 14. Lavoro segue Gioco Studio Lavoro Pensione tempo Questo schema della vita, che ci ha accompagnati per secoli, pare oggi inadeguato alle evoluzione e alle necessità dell’economia. In particolare, i confini fra lavoro e studio sono destinati a divenire indefiniti... Gioco Studio ??? tempo
  • 15. Un circolo vizioso Crisi L’impresa si ristruttura Licenziamenti Diminuisce l’occupazione Di conseguenza diminuisce il reddito Di conseguenza diminuiscono i consumi … e quindi l’impresa si ritrova in... Come evitarlo? Dove si può intervenire?
  • 16. … dove intervenire? •  Una volta l’intervento era concentrato sull’occupazione (“IRIzzazione” dell’economia o assunzioni da parte della Pubblica Amministrazione) oppure faceva ricorso a strumenti come prepensionamenti o cassa Integrazione •  Oggi è necessario, in qualche modo, sostenere reddito e consumi
  • 17. Il lavoro ci sarebbe •  Oltre all’apparente paradosso di un mercato in cui convivono eccesso di domanda ed eccesso di offerta, c’è in realtà una forte domanda di lavoro •  Il problema sta nella divisione fra beni e servizi che conviene produrre con alti livelli di efficienza e altri, certamente utili, che non è però economicamente conveniente produrre
  • 18. … a ben vedere... •  Forse, il problema sta più nel reddito che nel lavoro! •  Non è il lavoro che manca, quanto chi è disposto a pagare lavori che oggi vengono svolti dal cosiddetto “terzo settore” •  Probabilmente è giunto il tempo per ripensare profondamente le politiche di distribuzione della ricchezza •  Il reddito può essere funzione della cittadinanza, anziché del lavoro?
  • 19. Un altro problema •  Oggi sembra affermarsi sempre più il “Pensiero Unico” o “Pensiero Economicamente Corretto” •  Ci sono nel mondo ingiustizie, iniquità, sfruttamento, l’ambiente è in pericolo, le strategie delle grandi multinazionali seguono più le mode della Harvard University che altre scelte … •  … ma, a quanto pare, nessuno osa mettere in discussione il “turbocapitalismo” portato dalla cosiddetta globalizzazione
  • 20. Il pensiero economicamente corretto •  Il privato è buono, il pubblico è da smantellare progressivamente •  Il libero mercato sistemerà tutto •  Il rigore di bilancio e la politica monetaria innanzi tutto •  Il pericolo pubblico numero 1 e l’inflazione (anche se è fra l’1 e il 2%) •  ...
  • 21. Come intervenire? •  Politiche di distribuzione del reddito •  Politiche economiche espansive •  Politiche attive del lavoro •  Riduzioni dell’orario di lavoro •  Incentivi allo sviluppo del terzo settore •  Investimenti sulla “qualità della vita” •  …
  • 22. Senza dimenticare la complessità In ogni caso, un fenomeno complesso come la disoccupazione può essere affrontato solo ed esclusivamente con una serie, altrettanto complessa, di interventi - non possono esistere interventi risolutivi! La Politica consiste proprio nella decisione su come impiegare le risorse, ben sapendo che ciascuna scelta nel precluderà altre
  • 23. Alcuni esempi •  Miglioramento generale dei servizi pubblici •  Investimenti in ricerca e sviluppo e innovazione •  Investimenti in settori in espansione e non nei settori maturi (basta incentivi alla rottamazione…) •  Equilibrare i “costi di localizzazione” fra nord e sud •  Tutelare le grandi imprese di interesse nazionale (vedi caso Telecom/Omnitel) e promuovere lo sviluppo e il consolidamento delle piccole e medie imprese •  Porre al centro dell’attenzione la famiglia come “impresa” che produce e consuma •  Rendere un vero mercato il mercato del lavoro Adattato da L. Gallino, “Se tre milioni vi sembrano pochi”
  • 24. Sei suggerimenti di Ralf Dahrendorf •  Cambiare il linguaggio dell’economia pubblica Il PIL non è indice di benessere sociale •  Diffondere l’alternanza fra scuola e lavoro In particolare dei tirocini, visto che l’impiego a vita sta diventando l’eccezione e non la regola •  Tagliare le radici dell’esclusione È necessario prevenire con ogni mezzo le possibili cause di esclusione sociale •  Paradossi della globalizzazione Globalizzazione significa anche tendenza all’accentramento - bisogna valorizzare le realtà locali, pensare globalmente ma agire localmente •  Stakeholder Bisogna considerare tutti coloro che sono portatori di interessi nei confronti di un’impresa, non limitarsi agli azionisti •  Il ruolo dei governi
  • 25. Bibliografia •  Jeremy Rifkin, La fine del Lavoro - Baldini & Castoldi •  Charles Handy, L’epoca del paradosso - Sperling & Kupfer •  Luciano Gallino, Se tre milioni vi sembrano pochi - Einaudi •  Aris Accornero, Era il secolo del lavoro - Il Mulino •  Ralf Dahrendorf, Quadrare il cerchio - Laterza •  Bernard Maris, Lettera aperta ai guru dell’economia che ci prendono per imbecilli - Ponte alle Grazie •  Aris Accornero, L’ultimo tabù - Il mulino